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Introduzione
L’assistente sociale rappresenta oggi un punto di riferimento importante nel campo delle politiche
sociali: attraverso specifici strumenti e tecniche professionali riesce ad intervenire in situazioni
complesse di disagio, garantendo all’utente un servizio di aiuto costante ed efficace. Le persone
con disabilità rientrano fra i soggetti considerati “fragili”, i quali, entrando in contatto con il
servizio sociale, tendono a ricevere dal professionista un trattamento caratterizzato da un iter
specifico: in seguito all’accoglienza e la presa in carico del problema, si tiene conto del contesto
di provenienza di quest’ultimo, andando ad analizzare e valutare i bisogni e le risorse della persona,
nonché le sue relazioni personali, sociali e ambientali.
Il contesto in cui spesso la persona con disabilità si trova a vivere è costituito in primis dalla rete
familiare, frequentemente non pronta ad accogliere le problematicità legate alle condizioni di
handicap; l’obiettivo cruciale dell’assistente sociale è quello di ridurre il grado di difficoltà
percepito dalla famiglia, avvalendosi non soltanto dei propri strumenti, ma anche e soprattutto
della collaborazione dell’equipe medica specialistica. Il concetto di disabilità e i relativi approcci
hanno subito nel tempo una notevole trasformazione, sia in ambito personale, sociale, e legislativo.
Tale processo ha permesso di cancellare gradualmente quel passato fatto di discriminazione,
emarginazione e indifferenza.
Questa tesi vuole illustrare il modo in cui la sensibilizzazione collettiva ha portato risultati di
grande importanza non soltanto all’interno delle mura domestiche, ma anche nell’ambito scolastico
e lavorativo. Il percorso proposto delinea le modalità che hanno consentito la valorizzazione della
diversità. In questo senso l’integrazione rappresenta il fine ultimo di un progetto in cui si vanno
principalmente ad esaltare i punti di forza cognitivi e sociali.
L’ambiente di vita deve quindi possedere attitudini volte ad una modernità aperta, comprensiva, e
soprattutto integrante; soltanto in questo modo il soggetto diversamente abile può sentirsi accolto
da un contesto in cui ha la possibilità di donare il proprio contributo affettivo e, in alcuni casi
lavorativo. Quest’ultimo ambito, come anche la scuola è regolato da una legislazione che ha
permesso nel tempo una migliore integrazione e tutela dei diritti del disabile
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In tal modo è stato possibile rendere significativa l’esistenza delle persone con diversità fisiche o
psichiche, rendendo concreto un progetto di vita rapportato alle possibilità soggettive della persona
stessa.
Questo lavoro di tesi si suddivide in tre capitoli: nel primo capitolo si è cercato di definire il
concetto di disabilità, per poi cercare di passare alla descrizione storico-sociale di tale concetto,
dalla preistoria ad oggi. In seguito, si è cercato di approfondire le dinamiche socioeducative che si
sviluppano nel rapporto genitoriale in una famiglia con figlio disabile. Pertanto, ci si ferma a
riflettere quali potessero essere, invece, le dinamiche relazionali all’interno del rapporto di
fratellanza.
Nel secondo capitolo si vuole introdurre, all’interno del panorama normativo italiano, quelle che
sono state le principali norme in materia di tutela della disabilità. Perciò si comincia ad
approfondire le normative riguardo l’introduzione della persona disabile all’interno del sistema
scolastico. Successivamente, si sono trattate le normative in merito all’integrazione sociale e ai
diritti delle persone con disabilità, per poi passare alle norme relative all’introduzione della persona
disabile nel mondo del lavoro. In seguito mi sono dedicato ad approfondire i principali compiti del
servizio sociale verso la persona con disabilità. In ultima analisi ho scelto di porre l’attenzione
sulle normative che agiscono contro ogni forma di discriminazione a tutela della persona con
disabilità.
Il terzo ed ultimo capitolo si sviluppa sulla tematica del minore disabile all’interno del contesto
scolastico, ponendo l’attenzione sul ruolo dell’equipe educativa nel processo di integrazione del
minore nel gruppo dei pari. Di conseguenza vorrei analizzare il processo di aiuto specifico rivolto
alla persona disabile, messo in atto dai servizi sociali attraverso la figura dell’assistente sociale.
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Capitolo 1
La disabilità
Il fenomeno della disabilità esiste da sempre nella storia dell’umanità, esso coinvolge la persona da
un punto di vista sociale, biologico ed esistenziale, la disabilità trae le sue origini da differenti fattori:
malattie, infezioni, infortuni, incidenti, guerre, punizioni, torture, autolesioni.
Si cerca da sempre di spiegare ed interpretare la realtà legata a soggetti con diverse tipologie di
menomazioni corporee, sensoriali, intellettive, psichiche. Fondamentalmente si vuole cercare la
collocazione più idonea per le persone disabili all’interno della società.
1.1 Chi è il disabile
Il soggetto con disabilità è colui che presenta una minorazione fisica o psichica il cui grado di
problematicità è condizionato dalla gravità della menomazione e dall’ambiente in cui si trova a
vivere. Nel 1980 l’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) ha delineato una prima
classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e degli Handicap,
sottolineandone le differenze:
• La menomazione è la qualsivoglia mancanza o anormalità di un organismo o di una
funzione psicologica, fisiologica o anatomica. È contraddistinta da anomalie provvisorie o
permanenti, (la sindrome di Down presenta una difformità cromosomica, una
malformazione genetica) e può comprendere difetti o perdite a carico di arti, organi, tessuti
o altre strutture dell’organismo psichico e fisico. Si può nascere menomati, o lo si può
diventare a seguito di un incidente;
• Il termine disabilità riguarda la sfera delle attività che si riferisce alla conseguenza pratica
della menomazione. Per esempio, una minorazione del linguaggio comporta una disabilità
nell’espressione verbale. Oppure a livello psicologico può condurre a problematiche di tipo
relazionale;
• L’handicap è in primis un fenomeno sociale con cui si illustra una condizione di svantaggio.
A seguito di una menomazione o disabilità, l’individuo è parzialmente o totalmente limitato
nell’adempimento di un ruolo sociale considerato normale, in merito all’età, al sesso, al
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contesto socioculturale di appartenenza della persona.
L’handicap è una condizione strettamente legata all’interconnessione tra disabilità e ambiente
fisico-sociale: maggiore è l’accoglienza delle circostanze ambientali, minore sarà l’handicap.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, il 22 maggio 2002, ha approvato una nuova
Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute denominata ICF:
i tre termini portanti della precedente versione (menomazione, disabilità, handicap) sono stati
sostituiti da: funzioni e strutture corporee, attività, partecipazione
1
.
1.2 Percorso evolutivo storico della disabilità: dalla preistoria ai giorni nostri
Storicamente l’antropologo Lèvi Strauss evidenzia come la menomazione sia un elemento
fondante del mito greco, la cui funzione è quella di ordinare e raccontare gli elementi costitutivi
della realtà. La disabilità pone le sue radici in tempi molto antecedenti rispetto all’antica Grecia: resti
preistorici emersi in Spagna nel 2009 appartenenti ad un giovane, affetto da un grave ritardo dello
sviluppo psico-fisico, dimostrano come quest’ultimo è integrato all’interno della comunità, senza
che la sua condizione può comportare uno stato di abbandono.
La tendenza di queste civiltà è quella di considerare la disabilità come l’esito della possessione da
parte di uno spirito maligno, nel caso in cui non dipende da incidenti o punizioni.
Una certa dignità è presente tra il popolo degli Ittiti in quanto alcuni studiosi hanno rilevato la
presenza di una possibile forma di comunicazione fra ciechi o sordi.
Riguardo gli egiziani, i diversi casi di disabilità sono illustrati su stele, bassorilievi e attraverso altri
tipi di rappresentazioni grafiche. Gli stessi hanno lasciato reperti sulle prime protesi usate
all’epoca: uno di questi rappresenta una gamba di bronzo dotata di un ginocchio artificiale in legno.
La protesi nel corso dei secoli è stata l’emblema della disabilità fisica/motoria dando maggiore
spazio alle facoltà dell’uomo, in precedenza limitate: l’invenzione della sedia a ruote ne è un
esempio. Alla fine del 1700 la sedia si modernizza e si aggiungono il poggiapiedi e lo schienale
regolabile, oltre alla possibilità di muoversi in autonomia. La stessa si è diffusa nel XIX secolo,
proprio tra chi era rimasto ferito durante le guerre; in Inghilterra venivano concesse gratuitamente
agli invalidi di guerra. Da queste prime forme assistenziali, si giunge ad un sistema ospedaliero
pubblico sempre più specializzato: verranno istituiti manicomi, istituti educativi e di cura.
1
V. Piazza, Per chi suono la campanella?, Edscuola, 2002. Reperibile su:
http://wwwedscuola.it/archivio/handicap/disabile.htm, data di accesso: 13/06/2021
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A partire dal 1800, con la rivoluzione industriale si realizzeranno le basi per quello che sarà lo
stato previdenziale. I primi interventi saranno volti al recupero o all’inserimento lavorativo dei
disabili educabili o correggibili all’interno degli istituti educativi.
Nel 1859 è stata istituita in Italia la legge Casati, che intende sviluppare un sistema educativo per
i disabili in base alle differenti menomazioni
2
.
Un’ulteriore progressione si è avuta nel settore degli ausili per i disabili. Pertanto nei primi decenni
del Novecento gli stessi hanno potuto disporre di macchine ortopediche, carrozzelle e arti
artificiali
3
.
Nello stesso periodo la collettività iniziava a mostrare un certo interessamento verso coloro che
possiedono un handicap, tant’è che i primi gruppi associativi si sono diffusi in Italia nel 1917, con
l’obiettivo di sensibilizzare e porre fine alle discriminazioni e disuguaglianze nei confronti dei
minorati. Un enorme contributo è stato dato sia da quest’ultime, ma soprattutto dalle persone che
sono affette da una malattia e dalle loro famiglie.
Successivamente a partire dal 1920 sono nate varie associazioni, tra cui: l’Unione italiana ciechi,
L’Ente nazionale sordi, l’associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro.
Nel 1928 in tema di formazione scolastica è stato il testo unico che sancisce l’obbligo
dell’istruzione elementare e post-elementare, grazie all’istituzione delle scuole speciali riservate solo
alle disabilità sensoriali. Pertanto, termina un ciclo temporale definito “fase dell’esclusione”,
poiché fino ad allora quest’ultima si caratterizza nella comune quotidianità
4
. Un’altra invenzione
importante risale al 1931: il bastone bianco per i ciechi, il quale permette a loro una maggiore
autosufficienza.
Durante il periodo dei regimi storici, il disabile vive diversi tipi di discriminazione, in quanto è
considerato appartenente ad una “razza” inferiore. Gli studiosi hanno illustrato come i portatori di
handicap venivano collocati in diverse modalità di trattamento: per esempio i bambini nati con una
malformazione fisica vengono messi a morte; altre modalità potevano prevedere l’abbandono, la
segregazione, l’assistenza o la discriminazione.
Negli anni a seguire più precisamente al termine della II Guerra Mondiale entra in vigore il 1°
gennaio del 1948 la Costituzione Italiana, stabilendo i principi fondamentali della Repubblica
Italiana caratterizzandosi per essere uno Stato Sociale.
Tra i primi articoli della Costituzione si cita l’Art. 3 il principio di uguaglianza “Tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
2
Schianchi M. “Storia della disabilità. Dal castigo degli dei alla crisi del welfare”, Carocci, 2012 p. 151.
3
Ivi, pp. 20-29.
4
Ivi, pp. 153.