INTRODUZIONE
I primi anni Settanta, nello specifico il 1973 e il 1974, gli anni della guerra
dello Yom Kippur in Medio Oriente e della crisi petrolifera che ne è derivata,
sono l‟oggetto di questo studio che si è prefissato di fare il punto su un
argomento ancora poco noto, ovvero l‟evoluzione della politica estera italiana
nella regione investita da questo conflitto. In particolare ci si è preoccupati di
analizzare l‟atteggiamento italiano, ricco di contraddizioni e di complessità,
partendo dallo studio dei documenti conservati presso l‟Archivio Centrale dello
Stato e facenti parte dell‟Archivio personale di Aldo Moro, indiscusso
protagonista della politica italiana degli anni Sessanta e Settanta. A questi si
sono aggiunti altre documentazioni provenienti dagli Archivi del Dipartimento di
Stato americano che hanno permesso di valutare oggettivamente
l‟atteggiamento tenuto dall‟alleato d‟oltreoceano nei confronti dell‟Italia e
numerosi volumi di carattere generale che hanno completato lo studio con una
panoramica generale della situazione italiana e delle relazioni internazionali
durante il periodo preso in considerazione: nello specifico sono stati utilizzati i
testi come quelli di Gaja, Ferraris e Romano per quanto riguarda la situazione
interna italiana; Del Pero, Di Nolfo e Varsori per le relazioni internazionali; Corn
e Oren per un‟analisi del contesto mediorientale prima della guerra del Kippur.
Concluso il periodo del boom economico e della ricostruzione post bellica,
gli anni Settanta sarebbero stati caratterizzati a livello mondiale dallo sviluppo
della distensione nei rapporti tra Stati Uniti e Unione Sovietica che avrebbe
portato alla firma di numerosi accordi in materia di armamenti e alla Conferenza
sulla Sicurezza e la Cooperazione Europea del 1975 da un lato, e sarebbero
stati un periodo di crisi dall‟altro. Una crisi che avrebbe investito sia il tessuto
economico della società, causata dalla fine del sistema di Bretton Woods prima,
dallo shock petrolifero poi, sia quello sociale con i residui di quella
contestazione giovanile che dal „68 aveva portato in tutto il mondo occidentale
una ventata di anti – americanismo, dovuta in particolar modo alla guerra del
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Vietnam.
Anche per l‟Italia questo sarebbe stato un momento di crisi e di regresso.
La recessione economica e la nascita del fenomeno del terrorismo, teso a
mirare la già precaria stabilità dello Stato, sarebbero stati due tra i principali
fattori di crisi anche della politica estera: l‟agire politico, in questo arco
temporale, sarebbe apparso orientato esclusivamente sul fronte interno,
trascurando il ruolo internazionale dell‟Italia, che avrebbe continuato a oscillare
tra una volontà di autonomia di azione dall‟Alleanza Atlantica e una volontà di
mantenere lo stretto legame con gli Stati Uniti, considerati alleati indispensabili.
La tesi affronta inizialmente il contesto internazionale, con una particolare
attenzione al Medio Oriente e alle soluzioni per il superamento della crisi arabo
– israeliana proposte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, quali le
risoluzioni adottate e il lancio della missione di pace guidata dall‟Ambasciatore
svedese Jarring, e dai singoli Stati, come il piano Rogers, dall‟iniziativa
dell‟allora Segretario di Stato americano. Il lavoro prosegue focalizzando
l‟attenzione sul caso italiano, sulle problematiche interne e sull‟atteggiamento
italiano in politica estera.
L‟azione italiana degli anni Sessanta e Settanta presupponeva una serie
di costanti quali: la fedeltà atlantica all‟alleato statunitense, la scelta favorevole
alla costruzione graduale dell‟unione europea, l‟impegno diplomatico a
protezione degli interessi economici e commerciali nell‟area del Mediterraneo,
l‟incoraggiamento di soluzioni in chiave multilaterale per risolvere le crisi più
gravi del sistema, la costante ricerca di spazi per un‟azione autonoma tale da
non creare un appiattimento sulle posizioni americane e da mettere l‟interesse
nazionale in stretta competizione con quello delle altre Nazioni impegnate nel
1
processo di costruzione europea.
Il Mar Mediterraneo rappresentava per l‟Italia lo spazio geografico
fondamentale nel quale si concentravano le risorse petrolifere di cui il Paese
necessitava, e necessita tutt‟oggi, per il proprio fabbisogno energetico. Senza
tener presente questo dato di fatto non si possono capire gli obiettivi e il ruolo
1
Caviglia Daniele, Cricco Massimiliano, La diplomazia italiana e gli equilibri mediterranei,
Catanzaro, Rubbettino, 2006, pag. 6.
4
avuti dagli uomini politici italiani nel continuo sforzo di mediazione tra le parti in
conflitto. Proprio questo infatti è l‟obiettivo di questa tesi, cercare di capire se
l‟azione italiana durante la guerra del Kippur fosse rimasta fedele alla politica
degli anni precedenti, caratterizzata cioè da un atteggiamento di equidistanza
nel conflitto in Medio Oriente e mantenendo fede all‟amicizia con Washington,
oppure se, durante la presenza di Aldo Moro alla Farnesina, si fosse spostata
realmente verso lo schieramento arabo, proponendo una propria azione
autonoma da media potenza regionale.
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CAPITOLO 1
IL CONTESTO INTERNAZIONALE NEGLI ANNI SETTANTA
Nel corso degli anni Sessanta, nel sistema internazionale si era venuto a
creare un equilibrio basato sull‟ormai consolidato bipolarismo strategico –
militare tra gli Stati Uniti e l‟Unione Sovietica parallelo però ad un nascente
multipolarismo economico e politico. È infatti durante gli anni Sessanta che era
iniziata la forte azione dell‟ONU contro il colonialismo e a favore del diritto di
autodeterminazione dei popoli. Anticolonialismo e nascita di nuovi stati
indipendenti soprattutto in Asia e Africa furono dovuti anche ai proclami e alle
azioni verso il Terzo Mondo da parte delle due superpotenze. Inoltre, a questo
multipolarismo di carattere politico se ne era aggiunto uno anche di tipo
economico con la presenza sulla scena internazionale di nuovi poli economici
che si erano affiancati ad americani e sovietici come quello europeo e
giapponese e altri, come quelli cinese o brasiliano, già stati annunciati e che
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erano in procinto di fare la loro comparsa sulla scena.
Per tutto il mondo il decennio successivo sarebbe stato un periodo di crisi,
sia politica che economica durante il quale la leadership americana sarebbe
apparsa assai ridimensionata: un primo segnale di sfiducia era dato dalla crisi
dell‟economia americana impegnata nella difficile transizione da un sistema
industriale “taylorista” ad uno postindustriale che tra l‟altro aveva costretto il
Presidente Nixon a sospendere la libera convertibilità tra dollaro e oro ponendo
3
fine al sistema di Bretton Woods. Ma il segnale più emblematico del declino
americano era dato senza dubbio dalla guerra in Vietnam che si era dimostrata
una guerra inefficace e soprattutto aveva segnato l‟insostenibilità della dottrina
2
Mammarella Giuseppe, Destini incrociati, Bari, Laterza, 2005, pag. 212.
3
Accordo generale del 1958 che garantiva la convertibilità di tutte monete in relazione al
valore fisso stabilito tra oro e dollaro, rendendo così la moneta americana centro e fulcro del
sistema monetario internazionale.
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del contenimento globale, mostrando come il devastare un paese per tentare
5
di salvarlo dal comunismo fosse un‟azione assurda e piena di limiti.
In questi anni il responsabile della politica estera americana divenne
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Henry Kissinger che, inamovibile nella sua visione bipolare del sistema
internazionale, non mise mai in discussione il protagonismo americano, ma ne
ridefinì solo le pratiche mirando a circoscrivere lo spazio della competizione
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senza annullare l‟antagonismo. L‟obiettivo dichiarato di Kissinger era stato
infatti, quello di fornire la possibilità agli Stati Uniti di controllare e gestire
l‟Unione Sovietica grazie al congelamento dell‟ordine mondiale esistente,
permettendo così, di congelare anche le pressioni centrifughe in Europa
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occidentale che avevano minacciato la struttura bipolare dal ‟68 in poi. L‟arma
usata da Kissinger per raggiungere il suo scopo era stata la distensione che, a
suo modo di vedere, sarebbe dovuta essere caratterizzata da tre elementi
fondamentali: l‟appoggio politico ad un internazionalismo capace di fronteggiare
sia i rigurgiti neo – isolazionisti sia le proposte “limitazioniste” e invocanti una
riduzione dell‟esposizione internazionale che erano presenti in alcuni settori del
Congresso americano; conferire legittimità al sistema bipolare, che avrebbe
dovuto essere il mezzo e il fine della politica estera americana; giustificare
qualsiasi pratica spregiudicata al fine di consolidare l‟egemonia globale degli
9
Stati Uniti.
4
Nata nel 1948 sotto la presidenza Truman, la dottrina del contenimento mirava a
racchiudere il comunismo entro i suoi confini. La pericolosa espansione dell‟influenza sovietica
era vista come un rischio per la stessa sicurezza americana e pertanto si decise di sostenere
qualsiasi regime che potesse impedire la diffusione del comunismo. L‟esempio più eclatante di
questa teoria è appunto la guerra del Vietnam.
5
Del Pero Mario, Henry Kissinger e l’ascesa dei neo conservatori, Roma, Laterza, 2003,
pag. 34.
6
Viene nominato Segretario di Stato nel 1973 sotto la presidenza Nixon, ma già dal 1968 da
quando era a capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale, è stato colui che ha tenuto le redini
della politica estera americana grazie alla sua personalità e al suo carisma a scapito proprio del
Segretario di Stato, suo predecessore, Rogers.
7
Del Pero Mario, Henry Kissinger e l’ascesa dei neo conservatori, pag.72.
8
Del Pero Mario, Henry Kissinger e l’ascesa dei neo conservatori, pag. 77 – 79.
9
Del Pero Mario, Henry Kissinger e l’ascesa dei neo conservatori, pag. 74.
8
1.1 La distensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica
La distensione degli anni Settanta è solo uno dei fenomeni delle lunghe e
complicate relazioni fra Washington e Mosca nel mezzo secolo trascorso fra la
fine della Seconda Guerra Mondiale e il crollo dell‟Unione Sovietica.
Ciò che aveva contraddistinto il rapporto tra le due superpotenze durante il
corso degli anni Settanta era stata la presenza di un progetto compiuto di
coesistenza: dopo la morte di Stalin e a seguito della crisi dei missili cubani, i
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gesti distensivi erano stati più episodici che strutturali. Per circa un decennio –
dal 1969 al 1980 – la distensione aveva poggiato invece su un‟ampia
convergenza di interessi, pur entro i limiti dell‟ostilità: i poderosi arsenali
accumulati erano un segno di potenza internazionale ma che non avrebbero
avuto, se non al di fuori di ogni calcolo razionale, altro valore che quello
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“simbolico” di sanzionare un preciso ruolo internazionale. Le due potenze
infatti avevano voluto sancire il loro ruolo predominante sulla politica
internazionale già a partire da un primo accordo, il Trattato di Non
Proliferazione, firmato il 1° luglio 1968 e basato sull‟impegno per gli stati
possessori di armi nucleari a non trasferirle agli stati che ancora non le
possedevano e imponeva a questi ultimi la rinuncia ad un futuro possesso.
Il dialogo per la limitazione degli armamenti era continuato negli anni
successivi e nel 1971, dopo quattro lunghi anni di discussione e negoziati,
americani e sovietici avevano trovato l‟accordo sui missili a lunga gittata (Icbm)
e sui missili antimissili (Abm). Nel maggio del ‟72 i capi di Stato avevano firmato
infatti, il trattato SALT I (Strategic Armaments Limitations Treaty) che prevedeva
non la limitazione, ma il congelamento del numero di missili posseduti dai due
stati. La firma di questo trattato era avvenuta in un contesto nuovo all‟interno
del clima della Guerra Fredda ovvero durante la prima visita nella storia di un
Presidente degli Stati Uniti in territorio sovietico. Era il segno dell‟oggettivo
disgelo tra i due blocchi e della volontà di entrambi i contendenti di passare da
10
Riferimento al trattato Test Ban Treaty del 1963 che limitava gli esperimenti nucleari
sottomarini, nell‟atmosfera e nello spazio esterno e al trattato del 1967 sulla disciplina dell‟uso
di armamenti nucleari sulla Luna, nello spazio e negli altri corpi celesti.
11
Di Nolfo Ennio, Dagli imperi militari agli imperi tecnologici, Bari, Laterza, 2002, pag.315.
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una situazione di contrasto ad una di cooperazione. Alla visita di Nixon fecero
seguito l‟anno dopo il viaggio di Brežnev negli Stati Uniti e un secondo viaggio
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di Nixon a Mosca nell‟estate del 1974. Durante questi viaggi avrebbero siglato
anche ulteriori accordi sia commerciali sia strategici. L‟incontro del 1972 fu
contrassegnato dalla firma di una serie di documenti tra cui spiccavano una
dichiarazione congiunta sui principî basilari delle relazioni sovietico – americane
e vari accordi di cooperazione sui settori scientifico-tecnico, spaziale, sanitario
ed ecologico. L‟incontro del 1973 portò quindi alla stipulazione di altre intese, di
cui le principali erano un accordo sulla prevenzione della guerra nucleare,
un‟intesa sui principî ispiratori dell‟ulteriore corso del negoziato SALT II per la
limitazione delle armi strategiche offensive e vari accordi di cooperazioni nei
settori dell‟oceanografia, trasporti, agricoltura e uso pacifico dell‟energia
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atomica. La visita del presidente Nixon nell‟URSS del 1974 era invece
coincisa con la firma dei seguenti documenti: un trattato per il divieto degli
esperimenti nucleari sotterranei al di sopra di 150 Kilotoni, a partire dal 31
marzo 1976; due protocolli tecnici (segreti) circa dettagli esecutivi delle intese
SALT del 1972, cioè il trattato sugli armamenti strategici difensivi e l‟accordo
interinale su quelli offensivi; un protocollo aggiuntivo al summenzionato trattato
SALT del „72 che riduce da due a uno il numero di postazione AMB consentite a
ciascuna parte; una dichiarazione congiunta contro l‟impiego militare di tecniche
volte a modificare l‟ambiente; un accordo decennale di cooperazione
economica, industriale e tecnica; un accordo per ricerche nel settore
dell‟edilizia; un accordo per lo sviluppo di un cuore artificiale; un accordo di
cooperazione nel settore dell‟energia; un‟intesa di principio circa l‟apertura di
14
Uffici Consolari dei due Paesi, rispettivamente a Kiev e New York.
La distensione era diventata soprattutto da parte sovietica una necessità.
Necessità di ridimensionare la pesante voce degli armamenti all‟interno del
bilancio dello Stato per poter così investire il denaro risparmiato in riforme.
12
Di Nolfo Ennio, Dagli imperi militari agli imperi tecnologici, pag.320.
13
Archivio Aldo Moro, Fascicolo 159, appunto del Ministero degli Affari Esteri in occasione
della visita in Italia del Segretario di Stato americano Kissinger, 5 luglio 1974.
14
Archivio Aldo Moro, Fascicolo 159, appunto del Ministero degli Affari Esteri in occasione
della visita Unione Sovietica dell‟On. Ministro Moro, 24 luglio 1974.
10
L‟enorme divario con la tecnologia americana aveva infatti costretto Brežnev ad
un enorme sforzo finanziario che si ripercuoteva soprattutto su quei settori,
come l‟aumento di produzione dei beni di consumo e l‟agricoltura, che erano
stati enunciati come principali al momento della salita del potere.
I contatti diplomatici tra le due potenze erano poi continuati con la nomina
di Ford alla Casa Bianca in seguito alle dimissioni di Nixon dovute allo scandalo
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del Watergate. Era infatti del novembre 1974 la nuova intesa SALT II che
rinnovava alcune parti del precedente trattato: entrambi i contendenti potevano
possedere un numero uguale di vettori indipendentemente dalla loro natura ma
solo 1320 sui 2400 totali potevano essere dotati di testate nucleari multiple.
Questa tuttavia sarebbe divenuta definitiva soltanto nel giugno del ‟79 con
l‟amministrazione americana Carter, ma già nel dicembre dello stesso anno gli
Stati Uniti ne avrebbero rifiutato la ratifica a causa dell‟invasione
dell‟Afghanistan da parte di truppe sovietiche per imporre al paese, da sempre
non allineato e vittima di un colpo di stato, un governo comunista fedele a
Mosca. La crisi dell‟Afghanistan avrebbe portato con sé anche la conseguente
fine del periodo della distensione.
Nella situazione internazionale di dialogo tra i due blocchi durante gli anni
Settanta si era inserita anche la proposta sovietica di una Conferenza per la
sicurezza e la cooperazione in Europa. La proposta sovietica, apparentemente
neutrale e di apertura verso il dialogo con l‟Occidente, cercava di raggiungere i
cinque obiettivi fondamentali della politica estera russa in Europa:
l‟allontanamento dell‟Europa dagli Stati Uniti, un controllo sugli armamenti dei
paesi europei, un riconoscimento oggettivo della divisione della Germania, la
cristallizzazione dei confini europei e un controllo sugli sviluppi interni ai paesi
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del blocco occidentale. Nonostante questi iniziali timori, l‟Unione Sovietica
grazie alla forte pressione esercitata presso i paesi europei era riuscita a
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Durante la campagna elettorale per le presidenziali del ‟72 da alcuni agenti repubblicani
furono piazzate alcune microspie presso la sede del comitato elettorale democratico nel
palazzo del Watergate. In seguito alla scoperta dell‟accaduto furono avviate delle indagini nelle
quali si scoprì un tentativo di fuorviare le indagini da parte del presidente Nixon: travolto dallo
scandalo a fronte della sua responsabilità oggettiva e sottoposto a procedura per
“impeachment”, Nixon dovette dimettersi il 9 agosto 1974.
16
Gaja Roberto, L’Italia nel mondo bipolare, Bologna, Il mulino, 1995.
11
conquistare le loro opinioni pubbliche, ormai desiderose di questa nuova
opportunità di dialogo. A questo si era aggiunta anche l‟azione di appoggio data
all‟iniziativa dai governi dei paesi satelliti del Patto di Varsavia che, per la prima
volta nella loro storia, avevano avuto la possibilità di partecipare ad una
conferenza internazionale con una loro delegazione e di poter parlare in
maniera autonoma.
La Conferenza tenutasi ad Helsinki dal novembre 1972 al 1° agosto 1975
aveva portato alla firma dell‟Atto finale, combaciante con il vertice della
parabola dei rapporti bipolari. L‟Atto era una dichiarazione di principî diviso in
quattro “cesti” comprendenti il riconoscimento di tutti gli stati europei e
l‟impegno a non modificare i confini con la forza, la cooperazione economica,
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scientifica e ambientale, la cooperazione nel campo dei diritti umani e
l‟impegno a tenere una nuova conferenza per fare il punto sugli accordi.
Durante gli anni Settanta quindi si erano avuti grandi passi in avanti nelle
relazioni tra gli Stati Uniti e l‟Unione Sovietica, ciò nonostante vi era sempre
stato qualche problema che aveva condizionato il raggiungimento di una
completa distensione. Alcuni di questi problemi erano stati per lo più legati a
questioni interne ai due blocchi. Come si affermava in proposito in un
documento del Ministero degli Affari Esteri italiano, innanzitutto vi erano
difficoltà nel raggiungimento di un accordo definitivo in materia di armi
strategiche offensive, che non erano state superate neanche con la visita di
Kissinger a Mosca del marzo „74: il tema era stato oggetto di serrate polemiche
all‟interno degli USA tra l‟Amministrazione e taluni elementi dell‟opposizione
democratica (sen. Jackson) e del Pentagono (Nitze) che avevano rimproverato
a Nixon e Kissinger di sacrificare gli interessi strategici del Paese alle esigenze
della distensione. Sempre all‟interno degli Stati Uniti si era incontrata una
perdurante opposizione del Congresso americano alla concessione delle
facilitazioni commerciali richieste dall‟Urss (clausola della Nazione più Favorita,
crediti ExImBank) in assenza di precisi impegni di Mosca in materia di
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I paesi occidentali posero l‟impegno sui diritti umani come condizione fondamentale per la
loro partecipazione alla Conferenza. Questa materia sarà poi una delle principali cause
dell‟aumento della tensione e del dissenso interno all‟Unione Sovietica.
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