3
Tali negoziati portarono alla realizzazione della Comunità Europea del
Carbone e dell’Acciaio (C.E.C.A.) con il trattato di Parigi firmato il 18
aprile 1951, ratificato dai sei paesi membri nel corso del 1952, e alla
firma del trattato che istituiva una Comunità Europea di Difesa (C.E.D.),
il 27 maggio 1952.
Lo stesso periodo era contrassegnato da una crescente emancipazione
dello Stato tedesco occidentale dalla tutela dei tre paesi occidentali
vincitori della seconda guerra mondiale, la Francia, la Gran Bretagna e
gli Stati Uniti, attraverso una serie di eventi: dagli accordi di Petersberg
nel novembre del 1949, che avevano come effetto un notevole
alleggerimento degli obblighi imposti al governo di Bonn
particolarmente in materia di riparazioni, all’adesione della Repubblica
Federale al Consiglio d’Europa, in un primo momento come paese
associato il 15 giugno 1950, per poi divenire paese membro a tutti gli
effetti. il 5 maggio 1951; dalla dichiarazione del 9 maggio 1950 di
Robert Schuman, che permetteva allo Stato tedesco di ottenere la parità
dei diritti all’interno della futura Comunità del carbone e dell’acciaio,
alla conferenza di New York, nel settembre 1950, che ponendo il
problema del riarmo tedesco nell’ambito del sistema occidentale di difesa
contro la minaccia proveniente dalla Russia sovietica, sollecitava una
revisione dell’atteggiamento delle nazioni occidentali nei confronti della
Repubblica Federale, da paese vinto assurto al ruolo di partner di quegli
stessi Stati che solo cinque anni prima avevano obbligato il Reich
tedesco alla capitolazione e a una resa incondizionata; dalla conferenza
di Washington, nel settembre del 1951, che ammetteva il principio di
4
sostituzione del vigente statuto di occupazione con accordi contrattuali
liberamente sottoscritti dal governo di Bonn, intesi a regolare i suoi
rapporti con le nazioni alleate garanti della sicurezza sul territorio della
Repubblica Federale, mentre dava allo stesso tempo un notevole impulso
alla costituzione di una comunità Europea di difesa con partecipazione
tedesca su basi quasi paritarie, agli accordi di Bonn e Parigi, punto di
arrivo del processo di emancipazione precedentemente delineato.
La relativa rapidità del processo di emancipazione dello Stato tedesco e
del cammino dell’idea europea nei primi anni 50 non devono far pensare,
ancor più se si tiene conto degli avvenimenti del periodo
immediatamente successivo a quello analizzato, a un processo a senso
unico e di carattere irreversibile, che attraverso una politica di
collaborazione franco-tedesca determinasse l’affermazione dell’ideale
europeo sulla scena internazionale.
Da una parte le incertezze della diplomazia francese a perseguire
coerentemente e fino in fondo la politica di collaborazione pensata da
Robert Schuman e da Jean Monnet per trovare una soluzione al problema
tedesco, di cui la dichiarazione del 9 maggio 1950 enunciava i principi
basilari e ne costituiva il momento costruttivo per eccellenza, resero
talvolta problematici i rapporti tra i governi di Bonn e Parigi, soprattutto
in relazione alla questione sarrese.
La controversia in atto a proposito di questo territorio, annesso
economicamente dalla Francia nel 1947 e dotato di un forte grado di
autonomia nei confronti della madrepatria tedesca, autonomia che
risultava fittizia nei confronti del governo francese, il quale esercitava
5
un’attento e pervicace conrollo attraverso il proprio Alto Commissario
Gilbert Grandval e l’investitura di un governo amico, il governo
Hoffmann, è presente durante l’intero periodo qui analizzato, rendendo
talvolta problematiche le relazioni franco-tedesche.
Questo stato di tensione si manifestò soprattutto in occasione delle
convenzioni franco-sarresi, firmate il 3 marzo 1950, e mai riconosciute
come aventi un qualche valore da parte tedesca; al momento della firma
del Piano Schuman, sebbene un compromesso venisse raggiunto in uno
scambio di lettere tra il ministro francese e il cancelliere Adenauer; ancor
più in occasione dell’interdizione da parte del governo Hoffmann del
partito democratico sarrese (DPS), accusato di sabotare le relazioni
franco-sarresi, nel maggio 1951, misura che causava una ferma condanna
da parte tedesca, rivelando la fragilità dell’intesa in precedenza
raggiunta.
Il compromesso veniva nuovamente messo a dura prova dalla decisione
del ministro francese di nominare l’Alto Commissario Grandval
ambasciatore francese sul territorio, sopprimendo l’Alto Commissariato
nella Saar, ma continuando ad assicurare i propri interessi mediante
l’installazione di una missione diplomatica a Saarbrücken, nel gennaio
del 1952, decisione che causava una volta di più l’opposizione dei
tedeschi che non si erano rassegnati ad accettare lo status quo.
D’altra parte l’azione di disturbo dei sovietici al processo di integrazione
della Repubblica Federale nella comunità delle nazioni occidentali, fallita
la prova di forza del blocco di Berlino, assumeva un carattere più
6
efficace, cercando di fare leva sulle aspirazioni alla riunificazione del
popolo tedesco.
Tali propositi venivano messi in atto attraverso un’attiva propaganda sul
territorio federale di agenti provenienti dalla zona orientale e mediante
una serie di atti, dalla costituzione della Repubblica Democratica
Tedesca nella zona di occupazione sovietica il 7 ottobre 1949, tentativo
di presentare un governo fortemente condizionato dalla volontà di Mosca
come uno Stato dotato di maggiori libertà dello Stato gemello al di qua
della linea di frontiera dell’Oder-Neisse, alla redazione di una serie di
note da parte di Grotewhol, Primo ministro della Germania orientale,
rivolte a Adenauer, nelle quali erano presentate le modalità per la
costituzione di un governo democratico per la Germania unita, che
potesse trovare con le quattro potenze occupanti una composizione del
problema tedesco, se la Repubblica Federale avesse rinunciato a
sviluppare la politica di integrazione all’interno del blocco delle nazioni
occidentali.
Queste note, la prima delle quali veniva presentata il 3 novembre 1950,
seguita da una serie di iniziative dello stesso Grotewhol e della Camera
Popolare della Repubblica Democratica, trovavano sostenitori sia negli
ambienti tedeschi contrari alla politica di riarmo intrapresa dal governo
federale e nostalgici dell’unità tedesca, sia in ampi strati dell’opinione
pubblica e degli ambienti politici francesi, che temevano il riarmo
tedesco e il risorgere dell’antica potenza dello scomodo vicino,
spingendo le quattro potenze occupanti a ricercare un negoziato sulla
questione tedesca.
7
Tra marzo e la fine di giugno del 1951 si svolgeva a Parigi la conferenza
preparatoria dei Supplenti dei ministri degli Esteri dei “quattro”, sciolta
dopo le elezioni francesi del 17 giugno sebbene già da tempo fosse chiaro
che non si sarebbe ottenuto alcun risultato, ma tale esito deludente non
attenuava le pressioni sovietiche per impedire l’integrazione del governo
di Bonn al blocco occidentale.
A partire dalla metà di settembre, e lungo l’intero arco di tempo qui
considerato, una serie di iniziative, culminate con la nota di Stalin del 10
marzo 1952, cercavano di interrompere il processo di integrazione
europea agitando lo spettro dell’unità tedesca e ostacolando le scelte
politiche operate dal cancelliere Adenauer di adesione al fronte
occidentale.
Gli eventi presentati mettono in luce l’ambiguità dell’evoluzione
registratasi nei rapporti franco-tedeschi, che spesso apparivano obbligati
a seguire più gli imperativi dettati dalla situazione prodottasi sullo
scenario internazionale che le reali convinzioni dei fautori di una tale
politica, come appare evidente in primo luogo dalla fitta corrispondenza
di François-Poncet, principale esecutore della politica adottata da Robert
Schuman in qualità di Alto Commissario francese nella Repubblica
Federale, con la Direzione Europa del Quai d’Orsay, e altresì dall’analisi
delle opere di autori che svolsero un ruolo politico di primo piano negli
eventi in questione.
Una tale constatazione non vuole in ogni caso oscurare i meriti indiscussi
di Robert Schuman che seppe condurre, assumendosene la completa
responsabilità, una politica di cooperazione con l’ex nemico per certi
8
versi rivoluzionaria, a pochi anni dalla fine di una guerra che aveva
lasciato pesantissimi ricordi nell’immaginario collettivo di tutta una
nazione, quella francese, ossessionata dalla paura di soccombere di fronte
a una ritrovata grandezza del vicino d’oltre Reno.
Ancor più meritano di essere sottolineati i meriti di Jean Monnet,
principale artefice di entrambe i progetti lanciati nel 1950 da parte
francese, che costituirono un indubbio passo in avanti sul cammino
dell’integrazione europea e permisero una nuova impostazione del
problema tedesco più rispondente alla situazione internazionale, senza
trascurare gli imperativi della politica francese di contenimento e
sicurezza nei confronti dello Stato tedesco.
D’altro canto non si può non tenere conto dell’influenza esercitata sui
responsabili politici francesi dalle pressioni dell’amministrazione
americana la quale, resasi conto, in seguito all’inasprirsi della guerra
fredda, della necessità di impiegare il potenziale tedesco per la
ricostruzione delle economie dei paesi occidentali e per la sicurezza del
blocco occidentale di fronte alla minaccia proveniente dalla Russia
sovietica, aveva fatto dell’inclusione della Repubblica Federale nella
comunità di nazioni europee, sia in campo economico che nel delicato
settore della difesa, il cardine della propria politica europea.
Un ruolo minore veniva giocato dai responsabili politici dell’altro paese
occupante, la Gran Bretagna, la quale non partecipava direttamente alla
costruzione europea, rifiutandone il carattere di sovranazionalità delle
istituzioni, e finiva spesso per assecondare la linea politica sposata dalla
diplomazia americana nei confronti della Repubblica Federale.
9
La complessità dell’argomento affrontato, e la presenza di una sterminata
bibliografia dedicata a tale soggetto, hanno determinato la scelta di
trattare gli eventi del periodo in esame nella prospettiva della diplomazia
francese, analizzando le percezioni che i responsabili di tale politica
avevano dell’evoluzione della questione tedesca attraverso l’analisi del
contesto interno tedesco e della situazione internazionale in cui agiva la
Repubblica Federale come presentati nella corrispondenza inviata
dall’Alto Commissario francese, dal suo aggiunto Berard e dai numerosi
osservatori presenti sul territorio tedesco, alla Direzione Europa e al
ministro Schuman. Si è cercato in tal modo di ricostruire più un quadro
immediato degli avvenimenti che di dare un giudizio degli stessi,
lasciando ad altri lavori maggiormente documentati un tale non facile
compito.
Nell’analisi del contesto tedesco, per ragioni sia di interesse storico che
di peculiarità del contesto stesso e per una maggiore compattezza della
trattazione, l’attenzione si è concentrata sull’azione dei due grandi partiti
democratici, la CDU e la SPD, e le loro rispettive interazioni con la
diplomazia francese, non tralasciando di presentare il più vasto contesto
politico interno in occasione di circostanze di particolare rilievo
nell’evoluzione della questione tedesca.
10
1. Robert Schuman e la ricerca di una soluzione europea al problema
tedesco.
Robert Schuman
1
succedette nella carica di ministro degli Esteri a
Georges Bidault
2
il 26 luglio 1948.
Se nel corso del 1947 e nella prima metà del 1948 la politica francese nei
riguardi della questione tedesca aveva subito una lenta ma costante
evoluzione, il nuovo ministro degli Esteri si sarebbe situato alla base
dell’elaborazione e della messa in atto di una nuova politica estera: la
riconciliazione franco-tedesca nel quadro di un’Europa unita
3
.
Il responsabile del Quai d’Orsay aveva assunto la propria carica in un
momento di grande tensione internazionale; nel confronto est-ovest
4
la
Francia, avendo optato per il campo occidentale, aveva preso impegni di
cui Schuman doveva tenere conto e che rischiavano, talvolta, di ipotecare
i suoi margini di manovra.
Tali impegni riguardavano tanto l’organizzazione del blocco occidentale
quanto il problema tedesco che, agli occhi della Francia, restava una
questione primaria, condizionante più o meno tutte le altre
5
.
1
Si veda, omaggio alla sua opera, Robert Schuman, l’Europe par la réconciliation
franco-allemande Lausanne, Fondation Jean Monnet pour l’Europe, Centre des
recherches européennes, 1986.
2
Si veda: J.Dalloz, Georges Bidault. Biographie politique , Paris, L’Hamatton, 1992.
3
P.Gerbet, Le Relèvement 1944-1949 , Paris, Imprimerie Nationale, 1991, p.292.
4
Si veda sulla storia del dopoguerra: P.M.De La Gorce, L’après-guerre 1944-1952 ,
Paris, Grasset, 1978;
5
R.Poidevin, Robert Schuman homme d’Etat, 1886-1963 , Paris, Imprimerie Nationale,
1986, p.188.
11
In giugno si era chiusa la conferenza di Londra sul problema tedesco con
una serie di decisioni, in particolare l’ipotesi di creazione di uno Stato
tedesco occidentale, che erano state interpretate da larghi strati
dell’opinione pubblica e da numerosi uomini politici della stessa
maggioranza governativa come un’ulteriore sconfitta degli interessi di
Parigi
6
, a tutto vantaggio dell’ex-nemico e dei progetti anglo-americani.
All’interno del Consiglio dei ministri Bidault era stato sottoposto a forti
critiche e il presidente Auriol aveva disapprovato le decisioni prese a
Londra
7
.
Robert Schuman, allora Primo ministro, non aveva nascosto il suo
malcontento, nell’esaminare il testo degli accordi, ritenendo tuttavia di
non poter sconfessare il proprio ministro degli Esteri
8
.
Alla Direzione Europa del Quai d’Orsay numerosi erano i pareri ostili
alla creazione di un governo nella Germania occidentale, che avrebbe
potuto provocare una reazione sovietica e reso la Germania lo strumento
principale degli Stati Uniti sullo scacchiere europeo
9
.
Alla conferenza di Londra era stato inoltre raggiunto un accordo di
principio per il controllo internazionale della Ruhr; esso prevedeva la
creazione di un organo internazionale col compito di “garantire che le
risorse economiche della regione non fossero nuovamente utilizzate a
scopi aggressivi e che l’approvvigionamento del suo carbone e
6
Si veda sulla vita politica francese: J.Chapsal, La vie politique en France de 1940 à
1958 , Paris, Presse Universitaire de France, 1984.
7
A.Varsori, Il patto di Bruxelles (1948): tra integrazione europea e alleanza atlantica ,
Roma, Bonacci editore, 1988, pp.163-164.
8
G.Elgey, La République des illusions 1945-1951 , Paris, Fayard, 1978, pp.386-387.
9
P.Gerbet, op.cit. , p.287.
12
dell’acciaio fosse assicurato nell’interesse di una larga parte della
Comunità europea, inclusa la Germania”
10
.
In effetti dalla firma degli accordi di Londra i russi respinsero ogni
iniziativa alleata, serrando ancor più il blocco intorno a Berlino, che era
cominciato il 20 marzo con l’abbandono da parte del generale russo
Sokolovski del Consiglio di controllo interalleato, momento di grande
importanza secondo l’opinione di François Seydoux in quanto “deux
Allemagnes étaient contenues en germe dans la rupture qui se produisait
autour de la table des commandants en chef: la République Fédérale
d’Allemagne, la République Démocrate Allemande”
11
.
Da parte tedesca le reazioni agli accordi di Londra furono ovunque
sfavorevoli, all’interno della SPD, dove era prevalsa la tesi del leader
Schumacher
12
che li giudicava insufficienti in quanto non ristabilivano la
piena sovranità tedesca, come da parte del partito di Adenauer
13
, la CDU,
poiché essi sancivano di fatto la divisione del paese
14
.
Con gli accordi di Londra la politica di riforma delle tre zone occidentali
avanzava a grandi passi, dando il via ai primi organismi trizonali e
producendo benefici effetti in campo economico; la risposta sovietica di
inasprimento della pressione su Berlino e di contemporanea apparente
volontà negoziale non compromise l’evoluzione in atto nei settori
10
G.Mammarella, Storia d’Europa dal 1945 a oggi , Bari, Laterza, 1988, p.162.
11
F.Seydoux, Memoires d’outre-Rhin , Paris, Grasset, 1975, p.112.
12
Sulla vita e sulla personalità del leader socialdemocratico si veda: Edinger, Kurt
Schumacher. A study in a personality and political behaviour , Stanford, Stanford
University Press, 1965.
13
Si veda la sua biografia: K.Adenauer, Memoirs , 3 voll., Chicago, Henry Regnery,
1966.
14
C.Buffet, Mourir pour Berlin. La France et l’Allemagne 1945-1949 , Paris, Colin,
1991, p.150.
13
occidentali. Per tale motivo, pur discutendo del problema tedesco a
partire dalla situazione di Berlino, le potenze occupanti perseguirono i
rispettivi programmi, accentuando inesorabilmente la divisione del
paese
15
.
Se dopo tre anni di ostinata opposizione il governo francese convenne
sulla necessità della rinascita di uno Stato tedesco fu perché comprese
che esso era indispensabile allo sforzo europeo di ricostruzione; la guerra
fredda
16
accelerò il processo di presa di coscienza di questa
interdipendenza
17
.
Il passaggio di Schuman al Ministero degli Esteri
18
spinse quest’ultimo
ad occuparsi in prima persona del problema tedesco, dando alla questione
una rilevanza particolare che con Bidault non si era manifestata.
Pur senza operare grandi cambiamenti fra i suoi collaboratori, Schuman
si circondò di uomini che, sebbene con qualche sfumatura, tendevano a
condividere le sue convinzioni
19
.
Bernard Clappier, direttore di gabinetto, Jacques de Bourbon Busset, suo
aggiunto e poi sostituto dal 1951; Jean Chauvel, sostituito su propria
richiesta nel febbraio 1949 da Alexandre Parodi come segretario
generale; Jean Camille Paris e François Seydoux alla Direzione Europa,
Hervé Alphand agli Affari economici e finanziari, Le Roy de la
15
ibidem, p.177.
16
Si veda sulla guerra fredda: R.Aron, La guerre froide 1947-1955. , les articles de
politique internationale dans “Le Figaro” de 1947 à 1977, Paris, Éditions de Fallois,
1983.
17
C.Buffet, op.cit. , p.183.
18
Si veda, sulla crisi politica dell’estate 48: J. Moch, Une si longue vie , Paris, Laffont,
1976, pp.308-325.
19
R.Poidevin, R.Schuman.. , op.cit., p.193.
14
Tournelle, Roland de Margerie, Jean Daridan alle Direzioni riunite di
Affari politici ed economici, Couve de Murville, sotto la direzione di
Schuman si trovarono a pensare in termini nuovi il problema dei rapporti
franco-tedeschi, considerando ineluttabile il ritorno della Germania nel
concerto delle nazioni come membro a parità di diritti in un futuro ormai
prossimo
20
.
Il nuovo corso ebbe inizio con il viaggio a Coblenza, all’inizio
dell’ottobre del 1948, durante il quale Schuman si intrattenne in colloqui
con vari esponenti dei partiti tedeschi, ma non incontrò alcun leader
socialdemocratico, e con membri del mondo ecclesiastico e dei sindacati.
Al viaggio non parteciparono rappresentanti del governo militare
francese nella ZFO, e Schuman non rilasciò alcuna dichiarazione
ufficiale; gli ambienti politici tedeschi videro in questa visita il segno che
Parigi non aveva più fiducia nei metodi del generale Koenig, attivo
partigiano delle tesi golliste
21
.
In un telegramma del 7 ottobre inviato a René Massigli, ambasciatore a
Londra, Schuman spiegava le ragioni dell’atteggiamento di Parigi: “...lo
stesso governo francese è convinto della necessità di dare
un’organizzazione all’Europa...considera infine essenziale presentare
all’immaginazione politica dei tedeschi un sistema continentale in cui la
Germania abbia la sua parte e il suo ruolo. La rinascita così rapida del
nazionalismo nella gioventù tedesca catalizza la nostra attenzione.
20
ibidem, pp.193-194.
21
Si veda a tale proposito: J.Binoche, De Gaulle et les allemands , Bruxelles,
Complexe, 1990.
15
Il governo ritiene che se le potenze occidentali non saranno in grado di
offrire al governo di Francoforte al più presto possibile dopo la sua
costituzione, non solamente una speranza bensì un inizio di realizzazione
europea, il nazionalismo tedesco si cristallizzerà attorno all’idea di
restaurazione dell’unità tedesca e la Germania riprenderà a oscillare fra
l’est e l’ovest”
22
.
Un ulteriore memorandum della Direzione affari europei, redatto il 23
ottobre, specificava: “Uno degli obiettivi essenziali dell’unione
occidentale è il coinvolgimento della Germania in questa comunità di
nazioni. Se si vuole evitare che la Germania riprenda il corso di una
politica indipendente, e alla fine dannosa per la politica del continente, è
importante legarla in maniera forte al gruppo in fase di costituzione”
23
.
Ancor più significativa fu la nomina di François-Poncet, già
ambasciatore a Berlino negli anni 30
24
e buon conoscitore del mondo
tedesco, nel mese di novembre come chargé de mission speciale presso il
governo di Baden-Baden, limitando di fatto l’ampia autonomia di cui
godeva il generale Koenig
25
.
I servizi francesi in ZFO (Zona Francese di Occupazione)
26
mantenevano
una certa diffidenza nei confronti degli sviluppi in corso nei settori
occidentali di occupazione.
22
A.Varsori, op.cit. , p.205.
23
ibidem, p.208.
24
Si veda a tale proposito: A.François-Poncet, The fateful years , New York, Harcourt
Brace, 1949.
25
R.Poidevin, R.Schuman.. ,op.cit., p.210.
26
Si veda sull’occupazione francese in Germania: M.Hillel, L’occupation française en
Allemagne 1945-1949 , Paris, Balland, 1983.
16
A Bonn si riuniva dal mese di settembre il Consiglio Parlamentare, sotto
la presidenza di Adenauer, per l’elaborazione di un progetto di Legge
Fondamentale per il futuro Stato tedesco, in esecuzione delle decisioni di
Londra
27
.
I dibattiti, nell’analisi degli osservatori francesi, erano caratterizzati da
dichiarazioni di tono patriottiche e prese di posizione nazionalistiche; il
consigliere politico del Comandante in Capo, Jacques de Saint-Hardouin,
constatava che la creazione del Consiglio segnava la fine di un periodo di
occupazione diretta e che bisognava considerare nuove forme di
influenza sul rinascente nazionalismo tedesco
28
.
“C’est en nous présentant comme désireux de jeter les bases d’une communauté
européenne que nous pouvons espérer orienter et endiguer le nationalisme allemand,
qui cherche à profiter de la rivalité russo-américaine pour effacer les plus lourdes
conséquences de la défaite. L’affirmation du caractère européen de la politique
française, qui était hier une possibilité, devient aujourd’hui une impérieuse nécessité si
nous voulons continuer à assurer, dans cette nouvelle phase de l’occupation, la défense
de nos intérêts fondamentaux”
29
-notava il diplomatico francese,
consigliando, in attesa di attuare questa politica imposta più dalle
circostanze che dalle convinzioni, di bloccare sul nascere ogni
manifestazione di nazionalismo tedesco.
Al Quai d’Orsay la Direzione Europa con Jean Camille Paris, assistito da
Pierre de Leusse, era cosciente della necessità di risolvere il problema
27
Si veda: A.Grosser, Storia della Germania dopo il 1945 , Universale il Portolano,
Bologna, 1980.
28
C.Buffet, op.cit. , p.214.
29
ibidem.