Introduzione 5
Questa realtà del Mediterraneo è spesso confusa con la rappresentazione della
realtà stessa, attraverso le immagini del passato. Come afferma Predrag
Matvejevic', “l’immagine del Mediterraneo ed il Mediterraneo reale non si
identificano affatto […]. La retrospettiva continua ad avere la meglio sulla
prospettiva”3.
Il riferimento alle specificità nazionali permette anche di individuare “più
Europe” (Giulio Sapelli, 1996), come quella centrale, orientale, continentale,
insulare, etc. L’Unione Europea ha una sua Dimensione Mediterranea.
Dal punto di vista geografico, la regione mediterranea dell’Unione si stende
dallo stretto di Gibilterra al Bosforo lungo la riva settentrionale del Mare (Fig. 1).
Essa comprende Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Malta, Grecia, Cipro, quali
Stati membri, e Turchia, Paese candidato all’ammissione. Il Portogallo, anche se
bagnato dall’oceano Atlantico, presenta caratteristiche comuni all’area
mediterranea. La Francia, invece, è una nazione dell’Europa continentale, ma
affonda le sue radici nella cultura latina ed è, inoltre, coinvolta in diversi progetti
di cooperazione. La Turchia condivide con l’Europa l’esperienza di Democrazia
parlamentare e l’appartenenza ad organizzazioni internazionali (come la NATO).
Le isole di Malta e Cipro sono membri dell’UE in seguito all’allargamento del
2004. Non rientrano nell’area considerata le Repubbliche dell’ex Jugoslavia legate
all’esperienza storica dell’Europa centrale ed orientale.
La dimensione mediterranea presenta dei caratteri distintivi sia rispetto
all’Europa continentale ed insulare, che ai Paesi mediterranei non europei (Paesi
Terzi Mediterranei, PTM). Queste differenze dipendono, come già detto, dalle
specificità dei processi di formazione politica, economica e sociale dei Paesi in
questione.
3
Da “La nuova Europa e il Mediterraneo” di P. Matvejevic', documento on-line disponibile sul
sito della Fondazione Laboratorio Mediterraneo (www.euromedi.org/fondazione/nuovaeuropa.asp)
Introduzione 6
Fig. 1 – Il Mare Mediterraneo
Riguardo alla realtà continentale ed insulare (Regno Unito) dell’Europa, la
dimensione mediterranea si caratterizza per tre aspetti principali che sono in
relazione, rispettivamente, al piano politico, economico e sociale:
1) Debolezza dello Stato.
2) Tardiva industrializzazione.
3) Individualismo.
La Rivoluzione Industriale, ebbe origine in Gran Bretagna nel XVIII sec. e si
diffuse, in seguito, sul Continente, attraverso dei modelli d’imitazione. Lo
sviluppo industriale si concentrò in Francia, nell’area di Parigi, che era la
maggiore città dell’Europa continentale, in Belgio ed in Germania, soprattutto nei
distretti industriali della Ruhr e della Sassonia. L’Industrializzazione comportò dei
cambiamenti non solo economici, ma anche politico-sociali, determinando un
processo di trasformazione/evoluzione della Società che si definisce
“modernizzazione”.
Introduzione 7
Lo sviluppo dei Paesi mediterranei avvenne in ritardo rispetto al Continente e
presentò forti squilibri regionali. In Italia il decollo industriale si ebbe dalla fine
del XIX sec., a distanza di pochi anni dall’unità dello Stato, e coinvolse soltanto
l’area del cosiddetto triangolo industriale (Piemonte-Liguria-Lombardia). In
Spagna i segni del processo furono evidenti nei Paesi Baschi, in Catalogna e nella
regione di Madrid. L’Industrializzazione di Portogallo, Grecia e Turchia, inoltre,
fu del tutto parziale. Le regioni non toccate dalla Rivoluzione rimasero legate ad
attività prevalentemente agricole.
Dal secondo dopoguerra, nei Paesi mediterranei si registra un rapido passaggio
dell’occupazione dal settore primario (Agricoltura) a quello terziario (servizi),
senza una forte crescita del settore secondario (Industria). Ciò determina una
distorsione dell’evoluzione socio-politica rispetto alla modernizzazione
dell’Europa continentale. In pratica, la Società mediterranea conserva valori
culturali legati alla tradizione ed all’individualismo delle società rurali. Questi
meccanismi si traducono nella debolezza dell’istituzionalizzazione politica e
partitica, nella presenza di comportamenti legati all’”otium”, rispetto al dominio
del “negotium” nella società continentale, nelle logiche di paternalismo e di
“compromesso clientelare”.
Giulio Sapelli, nell’opera L’Europa del Sud dopo il 19454, riporta i concetti
fondamentali di “modernizzazione senza sviluppo” e di “sete di civilizzazione”.
Con il primo s’intende il carattere tipico dell’esperienza dell’Europa mediterranea
negli ultimi cinquant’anni. La “sete di civilizzazione”, invece, rappresenta la
tensione culturale al miglioramento che alimenta i flussi migratori del Sud verso
le centrali capitalistiche del Nord.
4
G. SAPELLI, L’Europa del Sud dopo il 1945. Tradizione e modernità in Portogallo, Spagna,
Italia, Grecia e Turchia, Rubbettino, 1996.
Introduzione 8
Applicando il modello Centro-Periferia di Wallerstein sulla scala europea,
risulta che il centro, quale motore economico-produttivo dell’Unione, è
rappresentato dal cosiddetto asse Londra-Milano. Le zone esterne, come l’area
orientale e meridionale, sono dipendenti dal centro. Il Mediterraneo, quindi,
rappresenta la periferia dell’UE.
La Dimensione Mediterranea si distingue anche dalla realtà dei PTM. L’area
del Mare non europea comprende il Maghreb (Marocco, Tunisia, Algeria e Libia),
Egitto, Israele, Territori palestinesi, Libano, Siria e Giordania. Questi Paesi (ad
eccezione di Israele), rispetto al versante europeo, sono connotati da conflittualità
politica, espansione demografica e da un basso grado di sviluppo e di integrazione
economica. I PTM sono fortemente legati ai Paesi europei da rapporti
commerciali e finanziari e da relazioni di eredità coloniale. Dal punto di vista
geopolitico, la Riva Sud del Mediterraneo, inoltre, risente dei conflitti del
quadrante mediorientale relativi alla questione palestinese ed alla guerra in Iraq.
Gli scenari politici ed economici del versante africano ed asiatico destano
enormi preoccupazioni in Europa. Il fondamentalismo islamico ed il costante
aumento dei flussi migratori, insieme all’interesse di bilanciare l’asse politico
europeo – in riferimento al processo di allargamento ad Est dell’Unione –
costituiscono l’impulso principale di un nuovo progetto di cooperazione
multilaterale e multidimensionale. I rappresentanti di ventisette Paesi, tra cui i
quindici membri dell’UE più Algeria, Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano,
Malta, Marocco, Siria, Tunisia e Turchia, hanno sottoscritto il 28 Novembre del
1995 la “Dichiarazione di Barcellona”. Essa istituisce il cosiddetto Partenariato
Euro-Mediterraneo (PEM), quale programma di cooperazione, e prevede la
costituzione, entro il 2010, di un’area di libero scambio tra UE e PTM (Euro-
Mediterranean Free Trade Area, EMFTA).
Introduzione 9
Gli obiettivi principali del PEM sono:
Il partenariato politico e di sicurezza per stabilire una “area comune di
pace e stabilità”.
Il partenariato economico e finanziario per una “area di prosperità
condivisa”.
Il partenariato su questioni sociali, culturali ed umane per gli scambi tra
società civili e per la comprensione tra le diverse culture.
Il Mediterraneo offre, quindi, nuove possibilità di sviluppo sia per l’UE sia per
i PTM. Le opportunità di decentramento produttivo, lo scambio di fattori, il
trasferimento di tecnologie e di capitale, le aperture a nuove importazioni ed
esportazioni sono condizioni necessarie per lo sviluppo economico ed il
consolidamento democratico del Mediterraneo ed anche per il controllo
dell’immigrazione nell’UE.
Nell’ambito del processo di Globalizzazione, quale integrazione economica
mondiale, ed a seguito dell’evoluzione dei trasporti e delle comunicazioni, della
rivoluzione della localizzazione e della logistica, il Mediterraneo assume oggi una
“Nuova Centralità”. I caratteri di questo nuovo ruolo sono evidenti nella posizione
strategica del Mediterraneo rispetto alla rotta commerciale Europa-Usa-Asia. E’
stata, infatti, dimostrata la maggiore convenienza, in termini di tempi e di costi,
delle rotte marittime tra Asia ed Europa attraverso il Canale di Suez rispetto alle
tratte marittimo-terrestri che collegano l’Atlantico al Pacifico. Ciò implica la
“necessità di intervento” nelle infrastrutture, nel settore della portualità, dei
trasporti e della ricerca scientifica per una maggiore competitività e per realizzare
questa imperdibile opportunità di sviluppo per l’Italia, per il Mediterraneo e per
l’Europa. Le parole di Aristide, quindi, da retrospettiva diventano una possibile
prospettiva del futuro del Mediterraneo.
Introduzione 10
I ministri degli Affari Esteri del PEM, riuniti all’Aja il 29 e 30 Novembre del
2004, in occasione del decennale del Processo di Barcellona, hanno designato il
2005 quale “Anno del Mediterraneo”.
Questo lavoro, seppur in maniera sintetica, intende presentare un quadro
d’insieme della Dimensione Mediterranea dell’UE alla luce della “nuova
centralità” e dell’importanza del Mare Interno nelle prospettive future di sviluppo
dei Paesi dell’Europa del Sud.
In particolare, il metodo usato si riferisce al cosiddetto Approccio spaziale e
multidimensionale – che considera i fenomeni nella loro “espressione
territoriale” su scale diverse – proprio della Geografia Politica ed Economica ed
al cosiddetto Approccio multidisciplinare, proprio delle Scienze Politiche.
Il testo è stato suddiviso in tre diversi Capitoli, rispettivamente riferiti alle
specificità della Dimensione euromediterranea, al Mediterraneo nel contesto
d’integrazione europea ed al Mediterraneo nell’ambito dell’integrazione globale.
Il quinto paragrafo di ogni Capitolo riguarda le peculiarità della situazione
italiana nel Mediterraneo, in Europa e nel Mondo.
Tale lavoro, inoltre, è integrato da aggiornamenti grazie ad Internet, in
considerazione, però, di una precisa “Gerarchia delle Informazioni”.
I. LA DIMENSIONE EURO-MEDITERRANEA
1.1 L’Unione Europea.
L’Unione europea rappresenta il frutto del processo d’integrazione che, dal
secondo dopoguerra, consiste nell’evoluzione di strutture d’unione e nel graduale
abbattimento delle frontiere nazionali. L’art.1.2 del Trattato di Maastricht
definisce l’UE quale “una nuova tappa nel processo di creazione di un’unione
sempre più stretta tra i popoli dell’Europa […]”. Il progetto di costruzione
europea è finalizzato ad assicurare una pacifica co-esistenza tra gli Stati, mediante
l’integrazione economica, monetaria e politica.
Dal 1957 gli Stati Membri sono Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi
e Lussemburgo (i cosiddetti sei Paesi fondatori). A questi si sono aggiunti la Gran
Bretagna, l’Irlanda, la Danimarca nel 1973, la Grecia nel 1981, la Spagna ed il
Portogallo nel 1986 e l’Austria, la Svezia e la Finlandia nel 1995. Tali Paesi
costituiscono la cosiddetta “Europa a 15” (European Union fifteen zone, EU-15
zone). In seguito all’Allargamento dell’Unione del 2004 sono membri Polonia,
Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania,
Malta e Cipro (Paesi Nuovi Entranti, PNE). Questi Paesi, insieme ai quindici
membri, definiscono la cosiddetta “Europa a 25” (European Union twentyfive
zone, EU-25 zone). Turchia, Romania, Bulgaria e Croazia sono Paesi candidati
all’ammissione nel 2007 (Fig. 1.1).
La Dimensione Euro-Mediterranea 12
Fig. 1.1 – L’Unione Europea
Dal 1999 fanno parte dell’Unione Monetaria (basata sull’adozione dell’Euro,
quale moneta unica europea) i sei Paesi fondatori più Spagna, Portogallo, Austria,
Grecia, Finlandia ed Irlanda, che rappresentano l’area Euro (Euro-zone). Gran
Bretagna e Danimarca conservano le proprie valute nazionali in base alla clausola
opting out. L’ingresso della Svezia nell’Euro è momentaneamente sospeso.
L’insieme degli Stati Membri costituisce un territorio che si stende dall’Artico
a Cipro e che occupa una superficie pari a circa un terzo del territorio statunitense.
L’EU-25 ha una popolazione di oltre 450 milioni di abitanti e rappresenta il 7%
della popolazione mondiale (Tab. 1.1). Lo Stato Membro più abitato è la
Germania, con quasi 83 milioni, seguita da Francia, Regno Unito ed Italia.
La Dimensione Euro-Mediterranea 13
Tab. 1.1 – La popolazione del Mondo dal 1960 al 2002
Fonte: Eurostat Yearbook 2004, Chapter 1.
L’UE è un’organizzazione internazionale a carattere regionale in materia
economica e politica. In generale, per Organizzazione Internazionale s’intende la
“cornice” istituzionale della cooperazione tra Stati. In tal senso il cosiddetto
Accordo Internazionale rappresenta la veste giuridica (e non istituzionale) della
collaborazione tra Paesi. Un’organizzazione internazionale è fondata dal
cosiddetto Trattato Istitutivo che stabilisce la struttura ed il funzionamento
interno. La diffusione di questi enti si spiega per la necessità avvertita dalla
Comunità Internazionale, soprattutto dal secondo dopoguerra, di risolvere insieme
prolemi comuni. La particolarità delle organizzazioni intergovernative consiste
nella loro indipendenza rispetto agli Stati; esse sono, infatti, “distinte e
giustapposte” rispetto ai Paesi Membri, agli Stati Terzi ed alle altre organizzazioni
e, come tali, sono titolari della Personalità di Diritto Internazionale. Le
organizzazioni ricevono potere normativo, operativo e giudiziario dalle cessioni o
limitazioni di Sovranità nazionale degli Stati Membri, superando il concetto di
sovranità assoluta teorizzata da Bodin nel ’600, quale potere illimitato ed
indivisibile.
La Dimensione Euro-Mediterranea 14
A livello multilaterale (cioè su scala mondiale) la massima organizzazione è
rappresentata dalle Nazioni Unite (United Nations, UN). L’Unione Europea
rappresenta, invece, il massimo esempio d’integrazione su scala regionale
(Regionalismo). Essa, infatti, è dotata di ampi poteri che superano la Sovranità
degli Stati Membri. Ciò è evidente nel principio di prevalenza della legislazione
unitaria su quella nazionale, nei fenomeni di confusione tra diritto interno e diritto
comunitario, nelle decisioni europee di politica economica e monetaria, nel
principio di sussidarietà, etc. Per queste ragioni l’UE si definisce come “entità
sovranazionale”.
Nella realtà europea odierna è particolarmente evidente la cosiddetta “crisi
dello Stato Moderno” che consiste nell’erosione, o trasformazione, del potere
dello Stato. I processi di Internazionalismo (integrazione delle politiche nazionali
ed internazionali) e di Globalizzazione (integrazione delle economie mondiali)
sono la causa della “crisi della Sovranità territoriale”1. Oggi, infatti, la politica e
l’economia nazionale trascendono dalla dimensione spaziale dello Stato e
risentono del complesso intreccio di decisioni assunte a livello mondiale. I
Governi, quindi, perdono un margine di autonomia nella definizione delle
politiche interne ed economiche e devono riferirsi al piano delle relazioni
internazionali. L’integrazione risponde alla necessità di maggiore collaborazione e
di pacifica co-esistenza tra Stati. La recente tendenza al Decentramento politico
rappresenta la reazione delle comunità locali all’integrazione ed alla perdita di
potere centrale. Le limitazioni dell’autorità dello Stato, quindi, provengono
“dall’alto” (integrazione internazionale) e “dal basso” (decentramento politico). In
Europa sono anche evidenti fenomeni di “estrema reazione” come l’emergere di
localismi e di nuovi nazionalismi.
1
La Sovranità territoriale rappresenta l’esercizio esclusivo del potere dello Stato sul territorio
nazionale. Essa esprime la relazione materiale tra Stato e territorio e, per questo, costituisce il
fondamento della Geografia politica.
La Dimensione Euro-Mediterranea 15
L’UE non rappresenta una realtà omogenea, ma è fortemente connotata da
squilibri regionali e dalla presenza del cosiddetto asse centrale Londra-Milano.
Viaggiando dalla Capitale inglese verso il capoluogo lombardo s’incontrano le
città di Rotterdam, primo porto mondiale, Bruxelles, capitale politica ed esecutiva
dell’Unione, Lussemburgo, capitale del potere giudiziario, Francoforte sul Meno,
capitale economica e sede della Banca Centrale Europea (BCE) e Strasburgo,
capitale legislativa e sede del Parlamento Europeo (PE). La presenza dei principali
nodi finanziari, economici ed industriali e del cosiddetto sistema delle “tre
capitali”, espressione territoriale della distribuzione dei poteri civili di
Montesquieu, fanno dell’asse centrale il vero motore politico-economico-
produttivo dell’Unione Europea.
1.2 Il Mare Mediterraneo
Sul piano della Geografia fisica, il Mar Mediterraneo è un mare interno (dal
latino mediterraneus, che significa “in mezzo alle terre”) e dipendente
dall’Oceano Atlantico. Esso si è formato circa 200 milioni di anni fa
dall’evoluzione della Tetide, antico oceano interposto tra due grandi blocchi,
Laurasia (boreale) e Gondwana (australe), da cui, per effetto della deriva dei
Continenti, si è costituita l’attuale configurazione della superficie terrestre. La
presenza della faglia con la placca africana determina l’attività sismica (terremoti
e bradisismo) e vulcanica (Etna, Stromboli, Vulcano, Vesuvio, Santorini, etc.). Il
Mar Mediterraneo ha un’estensione di circa 3 milioni di km2 e rappresenta solo lo
0,7% dello spazio marino della Terra. Esso è compreso tra Europa, Asia ed Africa
e consiste in diversi bacini chiusi e semichiusi. I 138 km tra Sicilia e Tunisia
definiscono il bacino occidentale ed il bacino orientale. Si distinguono, inoltre, i
cosiddetti “mari regionali” come il mar Ligure, il mar Tirreno, il mare Adriatico,
il mare Ionio, il mar Egeo, etc.