8
contraddizioni strutturali, con la conflittualità e con il mutamento sociale,
con i fatti ordinari e quelli inattesi della vita quotidiana, con l’azione
selettiva, discriminatoria, del controllo sociale nella formazione della
popolazione criminale, ecc…”
2
.
“Quando tutti gli uomini erano liberi ed uguali, nessuno era sicuro dell'altro.
La vita era breve, la paura sconfinata”
3
.
La volontà di difendersi dalla violenza è stata una causa fondante del
contratto sociale, dello Stato: gli individui rinunciano ad una parte di
libertà in cambio di una maggiore sicurezza.
La criminologia con i suoi strumenti d’indagine- che vedremo analizzati in
questo lavoro- si inserisce in questo contesto con un approccio dal basso,
ponendo come assioma principale “ubi societas ibi crimen”
4
e, quindi, non
studiando il crimine come elemento dotato di un’autonoma esistenza a
prescindere dal suo contesto, ma indagando la realtà sociale nella quale si
sviluppa al fine di giungere “alla predisposizione d’ipotesi e strategie,
avvalorate dall’esperienza, per la prevenzione generale e speciale e per il
controllo della criminalità”
5
.
__________________
(2)
SCLAFANI F., Teorie e attualità in criminologia.. Il caso Russia, CLUEB, Bologna, 1998, pag. 33.
(3)
WOLFANG S., Saggio sulla violenza, Einaudi, Torino, 1998.
(4)
GASSIN, R., Criminologie, Dalloz, Paris, 1994, pagg. 29-30. La criminologia è “la scienza che
studia i fattori e i processi dell’azione criminale e che determina, a partire dalla conoscenza di
questi fattori e di questi processi, i mezzi di lotta migliori per contenere e, se possibile ridurre,
questo male sociale”.
(5)
SCAFANI F., Teorie e attualità in criminologia. Il caso Russia., cit., pag. 2.
9
Il primo dato del quale dispone a questo scopo sono le Statistiche ufficiali
della criminalità. E’ questa, infatti, la base per iniziare una riflessione sul
crimine nonché il metro di verifica posteriore all’applicazione di ogni
politica criminale; ed è da questo punto che prenderà le mosse la presente
indagine.
Ma è anche proprio in questo campo che la nostra ricerca dovrà poi
scontrarsi con un’ineludibile realtà: la scarsa rappresentatività del dato
statistico a causa di quella che viene chiamata “la cifra oscura della
criminalità”. Con tale termine ci si intende riferire a quella quota di delitti
che vengono consumati ma non registrati dalle fonti ufficiali.
Addirittura la criminalità è stata paragonata ad un iceberg, perché la
parte sommersa sarebbe più cospicua di quella emergente
6
.
Le statistiche, dunque, si rivelano così un mezzo poco attendibile se non è
integrato da ulteriori metodi conoscitivi della realtà criminale.
Vedremo, infatti, come il problema della cifra oscura abbia importanti
ripercussioni sia riguardo all’elaborazione di una efficiente politica
criminale, sia in tema di percezione della sicurezza, contribuendo ad un
tempo a impedire l’azione degli organismi di controllo e ad incrementare la
sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, divenendo così un problema tanto
importante da minare costantemente la tenuta del sistema penale e della
____________________
(6)
National Swedish Council for Crime Prevention, in: BANDINI T. e altri, Criminologia.. Il contributo
della ricerca alla conoscenza del crimine e della relazione sociale, Giuffrè, Milano, 1991, pag. 103.
10
società.
Solo conoscendo in profondità il problema, e quindi le reali dimensioni del
fenomeno criminale e le sue caratteristiche, è possibile impostare una
coerente politica criminale nonché una politica di sicurezza che miri a
rendere le persone più sicure e, quindi, più fiduciose nelle istituzioni.
Quanto fino ad ora detto rende evidente l’importanza che l’azione del
cittadino ha nel porre in moto i meccanismi giurisdizionali di tutela contro
le violazioni delle fattispecie penali, e pone l’accento sull’importanza dello
studio dei fattori che condizionano la propensione alla denuncia.
11
CAPITOLO PRIMO
La conoscenza quantitativa del fenomeno criminale
1.1 Le statistiche di massa
Le statistiche di massa costituiscono la fonte principale per lo studio
quantitativo della realtà criminale. Esse sono costituite da un organico
insieme di cifre risultanti dalla “raccolta, l’analisi matematica e
l’interpretazione di dati idonei a essere espressi in termini quantitativi,
inclusa la determinazione di effettive correlazioni fra vari gruppi di dati”
1
.
Proprio perché raccolgono, di un fatto osservato, tutti i casi che si sono
acclarati, o comunque un numero molto grande di essi, “la veridicità dei
dati- salvo quanto diremo oltre riguardo al numero oscuro- è molto
elevata”
2
.
L’origine storica di questo metodo conoscitivo viene fatta risalire al
diciassettesimo secolo
2
;
ma la prima opera che raccolse in una
pubblicazione ufficiale le statistiche sulla criminalità relative ad una
________________
(1)
PONTI G., Compendio di criminologia, Raffaello Cortina ed., Milano, 1990, pag. 70.
(2)
PONTI G., Compendio di criminologia, cit., pag. 76.
12
intera nazione risale al 1827 ed è il francese “Compte général de
l’administration de la justice criminelle en France”
3
.
Fu comunque l’Inghilterra la nazione che per prima iniziò a raccogliere
sistematicamente, a partire da 1857, i dati concernenti i cosiddetti “reati
noti alla polizia”, e fu senz’altro in U.S.A. che le statistiche ufficiali
vennero accolte con il maggior interesse, tanto che nel 1930 Il Federal
Bureau of Investigation (F.B.I.) pubblicò il primo dei suoi Uniform Crime
Reports (U.C.R.)
4
probabilmente “al fine di combattere le distorsioni di
immagine del delitto compiuta dalla stampa”
5
.
Per quanto riguarda invece il nostro paese, un autore
6
riferisce che già nel
1872 venne creato un Ufficio Centrale di Statistica e che nel 1887 ebbero
inizio le pubblicazioni di statistica giudiziaria, in concomitanza con la
costituzione di un Comitato Permanente (diventato poi “Commissione”) di
Statistica Giudiziaria. Nel 1908 fu istituito il Casellario Centrale e nel
1938 le competenze relative alle statistiche furono definitivamente
trasferite all’apposito Istituto Centrale di Statistica (I.S.T.A.T.).
___________________
(3)
BANDINI T.
e altri,
Criminologia. Il contributo della ricerca alla conoscenza del crimine e della
reazione sociale, cit., pag. 100, nota 1.
(4)
BANDINI T. e altri., Criminologia. Il contributo della ricerca alla conoscenza del crimine e della
reazione sociale, cit., pag. 101.
(5)
MALTZ M.D., Crime statistics: a mathematical prospective, in Journal of Criminal Justice, 1975, 3,
177.
(6)
CORRADO S., Statistica giudiziaria, Maggioli Ed., Rimini, 1986, pag. 78.
13
E’ dunque dalla fine del secolo scorso che nel nostro Paese si raccolgono
dati e si compilano statistiche al fine di descrivere e spiegare l’andamento
dei reati, per capire se sono aumentati o diminuiti, se sono più diffusi al
nord o al sud, in una regione piuttosto che in un’altra, e, soprattutto, per
verificare l’efficacia delle scelte di politica criminale adottate dalle
istituzioni
7
.
In tale ultimo senso s’intende quest’aspetto come “parte della più generale
responsabilità delle Istituzioni politiche nei confronti del controllo dell’ordine
pubblico e della sicurezza personale dei cittadini”
8
.
In Italia, la raccolta, l’elaborazione delle informazioni statistiche in campo
giudiziario e penitenziario avviene a cura dell’Istituto di Statistica
(I.S.T.A.T.), che ha sede a Roma e che può contare su un apposito settore
interno addetto a tali compiti (Servizio delle Statistiche giudiziarie)
9
.
Gli organi di rilevazione periferica sono rappresentati dalle Cancellerie
degli Uffici Giudiziari della magistratura ordinaria e da altri organi dello
Stato (quali la Polizia, i Carabinieri, la Guardia di Finanza), nonché dalle
Cancellerie dei Tribunali Militari (che appartengono alla magistratura
speciale) e, per quanto riguarda le statistiche penitenziarie, dagli uffici
_______________
(7)
BARBAGLI M. – GATTI U., La criminalità in Italia, Il Mulino, Bologna, 2003, pag. 280.
(8)
PANUNZIO S. P., Il ruolo della giustizia amministrativa in uno Stato democratico. Osservazioni sul
caso italiano, in Riv. pol. dir., marzo 2000, pag. 26.
(9)
BANDINI T. e altri, Criminologia. Il contributo della ricerca alla conoscenza del crimine e della
reazione sociale, cit., pag. 103.
14
amministrativi dei vari stabilimenti penitenziari
10
e dalle Cancellerie dei
Tribunali di Sorveglianza
11
.
La rilevazione dei dati avviene attualmente sulla base di più di 80 diversi
formulari, modelli e registri, i quali devono essere inviati a scadenze
prefissate
12
.
Il materiale pervenuto viene quindi sottoposto, a cura
dell’I.S.T.A.T., ad un processo di revisione qualitativa e quantitativa e
quindi elaborato elettronicamente e divulgato con pubblicazioni
differenziate per forma e livello di disaggregazione dei dati.
La pubblicazione nella quale i dati statistici sono più ampiamente riportati
è costituita dall’“Annuario di Statistiche Giudiziarie”
13
.
In ambito criminologico, dunque, il rilevamento della quantità del crimine
viene classificato secondo vari criteri.
Il principale di questi si basa sulle caratteristiche della fonte di
conoscenza: si parla dunque di statistiche ufficiali per riferirsi a quelle
____________________
(10)
Secondo la distinzione proposta dall’attuale Ordinamento penitenziario (legge 26 luglio 1975; n.
354), gli istituti di prevenzione e pena comprendono:
a) gli istituti di custodia preventiva (che sono destinati ad accogliere gli imputati in attesa di
giudizio, i detenuti a disposizione dell’autorità di pubblica sicurezza o di altre autorità, gli
arrestati per ragioni di estradizione, i detenuti in transito e i condannati in attesa di
assegnazione a stabilimenti di pena);
b) gli Istituti per l’esecuzione delle pene (dove vengono “ ristretti i condannati definitivi all’arresto,
alla reclusione e all’ergastolo);
c) gli Istituti per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentiva (Colonie agricole, case di lavoro,
case di cura e di custodia, ospedali psichiatrici giudiziari, riformatori giudiziari per i
minorenni);
d) i Centri di osservazione, che sono istituti autonomi o sezioni di altri istituti.
(11)
BANDINI T. e altri, Criminologia. Il contributo della ricerca alla conoscenza del crimine e della
reazione sociale, cit., pag. 104.
(12)
CORRADO S., Statistica giudiziaria, cit., pag. 61.
(13)
PONTI G., Compendio di criminologia, cit., pag. 76.
15
che traggono i propri dati dalle informazioni fornite dalle agenzie di
controllo formale e che dunque riproducono la c. d. “criminalità
registrata”
14
.
All’interno di questa categoria si distinguono: a) le statistiche di polizia, b)
le statistiche giudiziarie c) le statistiche penitenziarie. Tutte rispecchiano
l’oggetto e le modalità della conoscenza “ufficiale” del crimine propria dei
rispettivi organi di rilevazione
15
.
a) Le statistiche della delittuosità o statistiche di polizia
Le statistiche della delittuosità si formano a seguito dell’attività della
Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza che, attraverso i
propri organismi periferici, trasmettono mensilmente all’Istituto Centrale
di Statistica i dati numerici riassuntivi circa i reati di cui sono venuti a
conoscenza
16
. Più dettagliatamente, esse assumono come elementi di base
le informative trasmesse dalle Forze di Polizia all’Autorità Giudiziaria,
hanno cadenza mensile, rilevano una parte importante dei delitti previsti
dal codice penale, con una classificazione meno ampia di quella adottata
nella seconda fonte in relazione al numero di fattispecie, ma con una
____________________
(14)
FORTI G., L’ immane concretezza, Raffaello Cortina ed., Milano, 2000, pag. 395.
(15)
KAISER G., Criminologia, Giuffrè, Milano, 1985, pag. 163 ss.
(16)
ISTAT, Statistiche giudiziarie penali. Anno 1996, Roma, 1998, pag. 8: “Sono escluse dalla
rilevazione le contravvenzioni nonché i delitti denunciati all’Autorità da altri Pubblici Ufficiali e da
privati. L’esclusione di questi ultimi delitti e il diverso momento della rilevazione costituiscono
alcuni degli elementi per i quali non è possibile porre a raffronto i dati in questione con quelli
relativi alla statistica della criminalità”.
16
maggiore articolazione della casistica relativa ad alcuni tipi di reati ed una
disaggregazione territoriale che consente di distinguere per dimensioni dei
centri urbani
17
.
b) le statistiche della criminalità (o statistiche giudiziarie)
Le statistiche della criminalità sono il risultato dell’attività informativa
degli uffici giudiziari che inviano i dati, dal 1984 a cadenza trimestrale,
all’ISTAT, dopo aver provveduto ad una loro prima rilevazione, dapprima
giornaliera, quindi mensile, tramite annotazione su appositi registri.
Esse esistono dalla fine del secolo diciannovesimo e rilevano i dati sui
delitti di autore ignoto e quelli di autore noto per i quali l’Autorità
giudiziaria ha intrapreso l’azione penale
18
. Esse abbracciano un notevole
ventaglio di fattispecie penali, senza peraltro ulteriori articolazioni in
relazione ad aspetti particolari, come fanno invece le statistiche della
delittuosità. Sono tuttavia, disaggregate territorialmente secondo diversi
livelli istituzionali
19
(regioni, province, comuni capoluogo e non).
_______________
(17)
KAISER G., Criminologia, cit., pag. 178.
(18)
Ai fini statistici l'azione penale si considera iniziata:
1) nei casi di delitti di autori noti quando si provvede ad imputazione formale della persona
sottoposta ad indagini preliminari ai sensi dell'art. 405 c.p.p.;
2) nel caso di delitti di autori ignoti quando si dà luogo alla rubricazione del reato nel registro
ignoti.
(19)
ISTAT, Statistiche giudiziarie penali, cit., pag. 36: “è da tener presente che, nel caso di persona
denunciata per più reati, l’autore viene preso in considerazione con riferimento al delitto per il
quale è prevista dal Codice penale e dalle altre leggi la pena più grave. (….) restano escluse le
contravvenzioni nonché i delitti denunciati a magistrature diverse da quella ordinaria”.
17
c) Le statistiche penitenziarie
Le statistiche penitenziarie hanno come oggetto la rilevazione dei dati
concernenti: il movimento dei detenuti nonché i detenuti e gli internati,
prima, dopo, durante la loro entrata in istituto. Esse sono inoltre
significative per conoscere la struttura degli Istituti e l’attività del
Tribunale di Sorveglianza
20
.
E’ da sottolineare che in esse vengono rilevati gli ingressi negli Istituti
penitenziari, ma l'unità di rilevazione è il singolo ingresso e non il soggetto.
Pertanto, se nel periodo di riferimento della rilevazione, un soggetto entra
più di una volta nel circuito penitenziario, ne verrà contato il numero degli
ingressi
21
. La rilevazione, poi, prende in esame i singoli reati e non i
soggetti che li hanno commessi. Ne consegue che, nel caso in cui
l'individuo abbia commesso più di un reato, egli viene conteggiato più
volte. Il totale riportato nella tabella completa dei reati è quindi il numero
dei reati ascritti alla popolazione detenuta e non il numero di detenuti
presenti alla data del rilevamento
22
.
Le categorie nelle quali sono stati raggruppati i singoli reati sono state
desunte dal codice penale. I dati sono forniti direttamente dal
Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per la detenzione degli
___________________________
(20)
BANDINI T. e altri, Criminologia. Il contributo della ricerca alla conoscenza del crimine e della
reazione sociale, cit., pag. 106.
(21)
ISTAT, Statistiche giudiziarie penali, cit., pag. 5.
(22)
ISTAT, Statistiche giudiziarie penali, cit., pag. 7.
18
adulti e dal Dipartimento della giustizia minorile per la detenzione
minorile
23
.
È opinione abbastanza diffusa che le statistiche che meglio fotografano
l’andamento della criminalità nel nostro paese siano le “statistiche della
delittuosità”, che riportano il numero dei reati denunciati dalle forze
dell’ordine all’Autorità giudiziaria
24
. Pur non contemplando quei reati che
sono denunciati all’Autorità giudiziaria da altri uffici pubblici o da privati,
il loro vantaggio rispetto alle statistiche della criminalità (relative al
numero di reati per i quali l’Autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale)
sono molteplici. Innanzi tutto queste ultime rappresentano, in effetti, uno
strumento di conoscenza insostituibile per la loro analiticità riguardo a
talune specie di reati di notevole rilevanza per la loro gravità (come
l’omicidio) o per la loro frequenza (i furti)
25
. Per fare alcuni esempi, mentre
la statistica della delittuosità registra informazioni sulle rapine
distinguendo tra ben 10 diverse sottospecie
(rapine in banca, in uffici
postali, in gioiellerie e laboratori, a rappresentanti di preziosi, a
trasportatori di valori bancari, a trasportatori di valori postali, in danno di
coppie o prostitute, di automezzi pesanti trasportanti merci, con targa
_________________
(23)
ISTAT, Statistiche giudiziarie penali, cit., pag. 7.
(24)
SUTHERLAND E.H. – CRESSEY D.R., Criminologia, Giuffrè, Milano, 1996, pag. 42: “La validità
delle statistiche criminali come base della misurazione della criminalità all’interno di determinate
aree geografiche diminuisce man mano che le procedure ci portano lontano dal reato stesso”.
(25)
SISTAN, Compendio delle Statistiche Ufficiali dell’Amministrazione dell’Interno, Ministero
dell’Interno, Roma, 2001, pag. 14.
19
italiana, o con targa straniera, infine una categoria generica e residua di
altre rapine), quella della criminalità, cioè quella prodotta dagli uffici
giudiziari, non solo non distingue tra sottofattispecie ma, sino al 1990,
addirittura ha considerato la rapina come un reato contro il patrimonio
distinto dal furto e dalla frode, ma non dal sequestro di persona e
dall’estorsione, classificati in un’unica categoria
26
.
In altri casi, è il criterio di classificazione ad essere difforme. Così, mentre
la seconda fonte classifica l’omicidio come un reato contro la persona,
distinguendo tra omicidio volontario consumato, volontario tentato,
preterintenzionale, infanticidio e omicidio colposo, la prima contempla, nel
caso degli omicidi, solo quelli dolosi consumati, distinguendoli però a
seconda dei motivi (a scopo di furto o rapina; per motivi di mafia, camorra
ecc.; per motivi di onore; a scopo terroristico; per altri motivi)
27
.
E tuttavia, se la statistica della delittuosità considera le singole specie di
reati (i furti, le rapine ecc.), classificandole in tipologie più analitiche di
quelle utilizzate nell’altra fonte, il ventaglio di delitti preso in
considerazione da questa
28
– cioè dalle statistiche prodotte dagli uffici
___________________
(26)
SISTAN, Compendio delle Statistiche Ufficiali dell’Amministrazione dell’Interno, Ministero
dell’Interno, cit., pag. 21.
(27)
SISTAN, Compendio delle Statistiche Ufficiali dell’Amministrazione dell’Interno, Ministero
dell’Interno, cit., pag. 29.
(28)
SISTAN, Compendio delle Statistiche Ufficiali dell’Amministrazione dell’Interno, Ministero
dell’Interno, cit., pag. 29.
20
giudiziari- è però molto più ampio: dai reati contro il patrimonio e la
persona a quelli contro l’economia e la fede pubblica, dai reati contro la
famiglia e la moralità (del tutto assenti nella statistica della delittuosità) a
quelli contro lo Stato.
Le due serie statistiche non rappresentano, dunque, una duplicazione dei
medesimi dati ma si presentano come fonti distinte e tra loro autonome,
sia per la differente natura dei loro organi di rilevazione, sia per il diverso
momento in cui avviene la rilevazione, sia, e soprattutto, per la diversa
gamma di notizie rilevate
29
.
Senza contare che la coesistenza tra le due fonti è un fatto relativamente
recente. La statistica della delittuosità esiste, infatti, solo a partire dal
1955, mentre quella della criminalità risale agli ultimi decenni del secolo
diciannovesimo. È dunque a quest’ultima che occorre inevitabilmente
rifarsi per analisi di archi temporali precedenti il 1955 o per analisi
storiche di lungo periodo
30
.
Per questo, nelle ricostruzioni degli andamenti generali per grandi
categorie di reato, in cui non è indispensabile procedere a ulteriori
distinzioni analitiche delle singole fattispecie, si preferisce normalmente
ricorrere ai dati della statistica della criminalità, disponibili in serie
storiche più lunghe, così consentendo analisi longitudinali di ampio
respiro, e con garanzie di rappresentatività più forti
31
.
____________________
(29)
CORRADO S., Statistica giudiziaria, cit., pagg. 141, 142.
(30)
CORRADO S., Statistica giudiziaria, cit., pag. 141.
(31)
BARBAGLI M.- GATTI U., La criminalità in Italia, cit., pag. 280.
21
Peraltro, la periodicità più ravvicinata consente alle statistiche della
delittuosità di fornire dati statistici sulla criminalità con una tempestività
maggiore rispetto a quelle costruite attraverso gli uffici giudiziari, ciò che
fa preferire questa fonte quando ad oggetto ci sia la descrizione o
l’interpretazione delle dinamiche in atto e l’interesse prioritario al
presente
32
.
1.2 Aspetti problematici delle raccolte statistiche
Nonostante la riconosciuta utilità degli indici statistici forniti dalle
agenzie di controllo sociale formale, i dati relativi a tali tipi di registrazione
devono essere letti con estrema cautela, e soltanto in tal senso possono
fornire validi elementi di valutazione criminologica
33
.
Un primo aspetto da considerare riguarda il campo di rilevazione di ogni
statistica riguardante il fenomeno criminale. Infatti, in esso, il campo dei
reati è già in partenza limitato all’area dei soli delitti, ad esclusione,
quindi, delle contravvenzioni
34
.
Seppure, infatti, queste ultime costituiscano reati di natura per lo più
“amministrativa”, in essi è già riscontrabile in embrione un “animus
violandi” delle norme da parte del contravventore
35
.
___________________
(32)
PONTI G., Compendio di criminologia, cit., pag. 77.
(33)
KAISER G., Criminologia, cit., pag. 180 ss.
(34)
CORRADO S., Statistica giudiziaria, cit., pag. 146.
(35)
NICEFORO A., Criminologia: ambiente e delinquenza, Bocca, Milano, 1953, pag. 48.