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INTRODUZIONE
Nel Santuario di San Pietro Martire, a Seveso, è conservata un’importante reliquia: il
pugnale con il quale il predicatore domenicano fu assassinato, il 6 Aprile 1252. Pietro da
Verona fu canonizzato da Papa Innocenzo IV in tempi brevissimi, divenendo il patrono
degli inquisitori: un vero e proprio martire che ha dato la vita per difendere l’integrità
della Chiesa romana.
L’eredità cristiana che è arrivata fino ai nostri giorni è frutto di numerose evoluzioni e
scontri dottrinali protratti nel tempo. Ogni religione, infatti, presenta al suo interno diversi
punti di vista interpretativi del messaggio che essa vuole lanciare. L’accentramento del
potere religioso a Roma, intorno alla Chiesa fondata dall’apostolo Pietro, darà luogo ad
un sistema che si arrogherà la supremazia sull’intera cristianità: la Chiesa cattolica si
ritiene così l’unica portavoce autorizzata della Parola divina.
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Dopo lo scisma del 1054
con la chiesa d’Oriente, si crearono i presupposti per il lento sviluppo di un contesto
repressivo: per mantenere il controllo sulla società cristiana, i pontefici del basso
medioevo si videro costretti ad attuare misure sempre più decise nei confronti di chi
predicava un’altra chiave di lettura del verbo cristiano. Quando nel corso dei secoli si
ottiene un enorme potere politico e sociale, come nel caso della Chiesa, è perfettamente
naturale avere il timore di perdere la propria completa rilevanza. Fu proprio questo,
infatti, quello che rappresentò l’eresia e gli eretici per la chiesa cattolica: un grande
pericolo capace di sviare il fedele verso altri sentieri, discostandolo da tutto quello che,
nel tempo, i successori di Pietro avevano costruito e conquistato. La Fede, nel medioevo,
andava di pari passo con l’evoluzione sociale delle comunità: dobbiamo infatti
immaginare la vita quotidiana di un uomo medievale, accompagnata costantemente dalla
religione cristiana, la quale conferiva uno scopo e un’identità all’individuo.
Quando nel XII secolo diverse eresie iniziarono a dilagare in Europa raccogliendo
numerosi consensi, si diede inizio a quel lento processo che andrà ad istituire la macchina
inquisitoriale. Se già nel 1002 avvennero le prime esecuzioni di catari a Orléans e a
1
Vincenzo Tedesco, Inquisizione, eresia e magia nel tardo medioevo, Monsagrati, La Vela, 2020, pp. 29-
30.
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Tolosa,
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possiamo indicare il Terzo Concilio Lateranense, indetto da Papa Alessandro III
nel 1179, come prima presa di posizione formale nei confronti dell’eterodossia. Le eresie
sviluppatesi nel corso del XII secolo hanno preparato il contesto repressivo che
caratterizzerà il Duecento. In particolare, nei primi anni Trenta del XIII secolo iniziano a
circolare e ad agire gli inquisitori delegati dalla sede apostolica, con il compito di
contrastare le dottrine eterodosse. I primi ad agire, dunque, sono inquisitori in carne ed
ossa, e non una vera e propria istituzione chiamata “Inquisizione”. Ma come nasce questo
processo e in che luoghi agiranno gli inquisitori?
Come afferma il celebre inquisitore trecentesco Bernardo Gui nella sua opera Practica
officii inquisitonis hareticae pravitatis:
Il fine dell’Inquisizione consiste nella distruzione dell’eresia. Ma l’eresia non si può annientare se non
distruggendo gli eretici; gli eretici non si possono sopprimere senza sopprimere con essi i difensori e i
fautori dell’eresia, e ciò può avverarsi in due modi: con la loro conversione alla vera fede cattolica, oppure
quando, abbandonati al braccio secolare, vengono corporalmente bruciati.
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In questa tesi si è voluto analizzare il diffondersi delle principali eresie medievali, con
particolare occhio di riguardo nei confronti di quella catara, e le modalità con le quali la
Chiesa cattolica le affronta, dando successivamente vita all’ufficio inquisitoriale a seguito
di una repressione che si incrementa gradualmente.
Nel primo capitolo vengono descritte le principali dottrine eterodosse, promosse sia da
singoli predicatori, come Pietro di Bruis, il monaco Enrico e Arnaldo da Brescia, sia da
veri e propri movimenti religiosi, che metteranno in seria difficoltà la comunità cattolica,
minacciando l’integrità della Chiesa predicando una nuova chiave di lettura del
cristianesimo e del messaggio evangelico. Nel delineare il quadro generale, verrà spiegato
il concetto di eresia e di come la magia sia stata strettamente collegata ad essa tramite la
demonologia, la quale, nonostante il maggior sviluppo in età moderna, trova le sue radici
in quest’epoca.
2
Zoe Oldenbourg, L’assedio di Montségur. La crociata contro i catari nella Francia del Medioevo,
Garzanti, 1990, p. 221.
3
Walter Peruzzi, Il cattolicesimo reale attraverso i testi della Bibbia, dei papi, dei dottori della Chiesa,
dei concili, Odradek, Roma, 2008, p. 227.
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Nel secondo capitolo, tramite lo studio delle normative antiereticali dei singoli pontefici,
viene delineato il processo che porta al sorgere dell’ufficio inquisitoriale, partendo dal III
Concilio Lateranense e passando per la Ad Abolendam di Lucio III e la Vergentis in
senium di Innocenzo III, fino ad arrivare al termine del pontificato di Innocenzo IV, nel
1254, quando il neonato metodo inquisitorio risulta già definito. Verranno analizzate la
struttura e le influenze del catarismo, nonché la sua organizzazione in Chiese sia
nell’Italia centro-settentrionale che in Francia meridionale. L’attenzione verso il
movimento cataro si farà più acuta a partire dal pontificato di Innocenzo III, il quale, oltre
a importanti normative, bandirà la crociata albigese per estirpare la nuova religione in
Linguadoca.
Per collegare il mondo archeologico del mio corso di studi al tema prettamente storico
della mia tesi, ho deciso di dedicare il terzo ed ultimo capitolo del mio lavoro ai luoghi in
cui i catari si insediarono, prendendo d’esempio l’Occitania del XIII secolo. Tramite
l’utilizzo di saggi di scavo e documentazioni archeologiche, sono state analizzate le
strutture dei castelli presenti in Linguadoca che funsero da fortezze per i catari durante la
crociata albigese, nonché i modelli insediativi dell’epoca nella regione, prendendo come
esempio la città catara fortificata di Carcassonne.
L’obiettivo che questo lavoro vuole raggiungere è quello di chiarire in che modo il
processo che diede vita all’ufficio inquisitoriale ebbe inizio e comprendere come
effettivamente si instaurò l’eresia nel territorio cristiano. Per quale motivo le dottrine
eterodosse rappresentarono un pericolo tale da mettere in moto la macchina
dell’Inquisizione? I catari non lasciarono rilevanti tracce archeologiche nel territorio,
tuttavia trovarono nella fortificata Linguadoca la regione perfetta in cui instaurarsi. Quali
conseguenze del sorgere dell’ufficio inquisitoriale possiamo riscontrare nel territorio e
nell’urbanistica della regione?
Questa tesi rappresenta il tentativo di connettere un tema storico discusso e controverso
come quello dell’Inquisizione, andandone a studiare le origini, a un tema archeologico
come quello che può rappresentare l’insediamento dell’eresia medievale più famosa,
quella catara, andandone ad analizzare quelli che furono i suoi luoghi di vita e, soprattutto,
di morte.
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CAPITOLO I
DISSIDENZE RELIGIOSE E MAGIA NEL XII E XIII
SECOLO
Nei primi secoli del II millennio, come in tutto il periodo medievale, la religione era il
fulcro attorno al quale si basava la società cristiana, governata dal Papa in nome di Dio.
In un contesto simile, in cui la Santa Sede detiene un enorme potere, quest’ultimo sembra
venire meno quando iniziano circolare diverse idee, diverse aspirazioni e diversi
comportamenti tra coloro che sognavano un rinnovamento della cristianità. L’adesione di
massa alle nuove dottrine lancerà un segnale di pericolo che la chiesa romana non poteva
ignorare. Dietro l’ombra dell’eresia si nasconde in realtà una profonda volontà di
ricondurre la vita cristiana agli ideali di purezza e povertà predicati dal Vangelo. Lo scopo
del capitolo sarà quello di delineare le principali eresie che caratterizzeranno il basso
medioevo e capire perché le loro dottrine si riveleranno una minaccia da reprimere ad
ogni costo.
1.1. L’eresia: un errore di fede
«Il diritto inquisitoriale definisce il sospetto di eresia come la supposizione sostenuta da
indizi che una specifica persona aderisca a un errore di fede».
4
Questa è la definizione
che troviamo per la voce “sospetto di eresia” all’interno del Dizionario storico
dell’Inquisizione.
Il termine “eresia” deriva dal greco airesis, che per gli antichi non aveva il significato
negativo che con il tempo ha acquisito. Il termine indicava una diversa inclinazione, o
comunque una scelta compiuta consapevolmente e liberamente. Solo a partire dal II
secolo d.C. il termine inizia ad assumere un significato negativo, indicando una
deviazione dalla verità della fede, quindi un errore.
5
4
Adriano Prosperi, Dizionario storico dell’Inquisizione, vol.2, Scuola Normale Superiore Pisa, 2010, p.
547.
5
Vincenzo Tedesco, Inquisizione, eresia e magia nel tardo medioevo, 2020, La Vela, p. 27.
10
L’eresia vista in un’ottica cristiana ha però un presupposto preciso ed indispensabile, cioè
il battesimo. Un eretico, per essere definito tale, ha infatti il prerequisito di essere stato
battezzato. Non figurano infatti tra gli eretici i pagani o gli “infedeli”. L’eretico, dunque,
ha abbandonato la comunità cristiana nella quale aveva preso parte dopo la
somministrazione del primo sacramento.
6
Affinché esistano i presupposti dell’eresia, è
necessario anche che venga attribuita la presenza di una forma di “errore” in ciò che
concerne la fede e che esso sia asserito con consapevolezza da qualcuno il quale, se
professa dottrine altrui, viene chiamato eretico, mentre se è lui stesso la mente dietro il
tale pensiero eterodosso, viene chiamato eresiarca.
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L’esistenza delle eresie è inseparabile
dall’esistenza della Chiesa: dove c’è dogma c’è eresia. Fin dalle origini la storia della
Chiesa fu caratterizzata da svariate lotte contro eresie.
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La difesa dell’ortodossia, inizialmente, viene capitanata mediante l’attività dei concili
ecumenici, come per esempio il concilio di Nicea del 325 nel quale fu condannata la
dottrina del prete libico Ario. Fu però a cavallo tra il XII e il XIII secolo, periodo in cui
scoppieranno le più grandi eresie della storia medievale, che si creeranno i presupposti
pratici per la nascita del sistema inquisitoriale.
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L’eretico era visto come un vero e proprio
virus in grado di infettare un’intera comunità, era dunque una minaccia per l’integrità
della comunità cristiana e per il potere che il vescovo di Roma esercitava sulla dottrina
teologica. I processi che porteranno all’istituzione del sistema inquisitorio attraverseranno
delle dinamiche complesse all’interno della società medievale che assumerà
atteggiamenti diversi nei confronti dell’eterodossia.
10
Gli inquisitori distinguevano tra la vera eresia, che consisteva in un errore di fede
invisibile e immateriale (error intellectus), e un visibile stato di fatto che si poggiava su
un errore (factum haereticale). Ciò significa anche, per esempio, che si faceva differenza
tra il possesso di libri ereticali (factum haereticale) e il pensiero sul contenuto dei libri
stessi (error intellectus). Vista nell’ottica della classificazione del diritto, la distinzione
6
Ibidem, p. 27.
7
Ibid., p. 28.
8
Zoe Oldenbourg, L’assedio di Montségur. La crociata contro i catari nella Francia del Medioevo,
Garzanti, 1990, p. 20.
9
Tedesco, Inquisizione, eresia e magia nel tardo medioevo, cit., pp. 28-31.
10
Ibidem, pp. 28-45.