2
Negli ultimi decenni infatti alla devianza di tipo tradizionale si sono
venute aggiungendo cinque nuove tipologie di devianza: quella dei ragazzi
della mafia e quella dei ragazzi stranieri da un lato; e poi il malessere del
benessere, il bullismo (nelle più recenti manifestazioni che fanno parlare di
“nuovo bullismo”) ed ultras e naziskin, dall’altro.
Questa ampia articolazione può essere sintetizzata sottolineando che
sono agevolmente individuabili due filoni della devianza attuale: uno di
carattere “sociopatico”, entro il quale possono ritenersi riuniti i primi tre
modelli suindicati, e cioè la devianza tradizionale, quella di tipo mafioso e
quella straniera, le cui comuni peculiarità sono costituite: a) dalla
provenienza sociale umile e marginale; b) dal tendere a realizzare un
vantaggio economico diretto o indiretto; c) dall’influenza della famiglia o
del quartiere; d) dalla maggiore presenza in aree metropolitane; e)
dall’essere prettamente maschile.
L’altro filone non è frutto di sollecitazioni da parte di adulti, ma è
anzi talora un’esplosione contro la famiglia; non ha motivazioni
economiche, proviene da ragazzi con una precedente condotta
irreprensibile e comunque incensurati, che non hanno fatto una scelta di
vita in senso deviante; ha una diffusione tendenzialmente maggiore nei
piccoli centri e una rilevante presenza femminile. Queste caratteristiche
distinguono soprattutto il malessere del benessere, ma anche bullismo e
devianza degli ultras possono esservi avvicinate per le notevoli affinità che
presentano. Queste tre devianze possono essere catalogate nel filone della
devianza derivante da personalità caratterizzate da disturbi di tipo
psicopatico.
3
Ed è sempre in questa seconda area che sempre più decisamente
stanno facendo il loro ingresso i figli del ceto medio: un ingresso di tutta
evidenza per il malessere del benessere e per il bullismo, ma che si è
evidenziato anche per gli ultras: a Catania, in occasione dei famigerati fatti
seguiti alla partita Catania-Palermo del 2 Febbraio 2007, sono stati fermati
figli di medici e di altri professionisti e persino il figlio di un poliziotto.
Esiste quindi una categoria di “devianti” occupata anche da giovani
incensurati, la cui condotta tende sempre più ad ispirarsi ad un sistema di
illegalità diffusa e che si va estendendo sempre più, fino a comprendere,
appunto, i giovani del ceto medio e le ragazze.
Con questo non si vuol dire nulla di nuovo: in realtà questa categoria
è sempre esistita, anche se le sue dimensioni erano più ridotte; solo che,
fino a qualche decennio fa aveva avuto delle risposte sociali e giudiziarie e
veniva considerata una fase del fenomeno “devianza”. In seguito tali
risposte sono mancate e l’irregolarità della condotta di rilevanza non penale
è stata semplicemente cancellata dalle analisi del problema.
Infine volevo sottolineare che l’idea di questo studio e questo lavoro
nasce dalla mia personale esperienza lavorativa presso il C.P.A. (Centro di
Prima Accoglienza) per i minorenni del Tribunale per i Minori di Messina,
dove negli ultimi anni ho potuto cogliere dal vivo il significato, i vissuti e
le dinamiche che stanno alla base del fenomeno della devianza minorile; ho
inoltre potuto lavorare a stretto contatto con il personale della Giustizia
Minorile da cui ho continuamente appreso e seguito le orme.
4
CAPITOLO 1
LA DEVIANZA MINORILE
1.1. Definizione generale
La delinquenza minorile è uno tra i fenomeni sociali più importanti
che le nostre società hanno considerato, ed è una delle aree tematiche su cui
la ricerca criminologia si è maggiormente soffermata sin dal secolo scorso.
A tal proposito si sono analizzate le manifestazioni della condotta
criminale tra i minori come possibile delinquenza adulta del domani
1
.
La delinquenza minorile è un fenomeno che attraversa in maniera
ubiquitaria gli angoli più lontani della città industrializzata così come i
sobborghi delle grandi città, le famiglie di elevata estrazione sociale e
anche quelle meno abbienti. E’ un problema che investe tutti gli strati
sociali e in ogni angolo della nostra civiltà.
Definire la delinquenza minorile non è semplice.
In alcuni paesi si ottiene la definizione applicando termini del Codice
Penale, in altri paesi, invece, tale denominazione include una gran varietà
di atti in aggiunta a quelli che si vedono enunciati nelle sue leggi di fondo
2
.
Accade quindi che i dati statistici di certi paesi sono artificialmente
ingrossati per tutto ciò che riguarda comportamenti devianti di minori,
mentre in altri paesi statisticamente risulta un numero limitato di condotte
1
Scardaccione G., Origlia E., Ferracuti S., “ Evoluzione e tipologia della criminalità e devianza
dei minori in Italia ”, in Rivista di Diritto Penale e Criminologia, n. 6, 1996.
2
Matthews R., “ Com’è cambiata la criminalità minorile in Europa? ”, febbraio 2004, in
www.associazioneantigone.it
5
devianti. In realtà le differenze statistiche nei vari territori dipendono dalla
differente definizione che si da alla devianza minorile
3
.
La questione circa il concetto della delinquenza minorile ci obbliga,
soprattutto, a chiarire due concetti: <<criminalità e minore>>
4
.
La delinquenza è stata sempre considerata come un fenomeno
specifico e strettamente legato alla devianza e al disadattamento. In questo
senso, si è detto che <<la delinquenza è la condotta risultante del fallimento
dell’individuo nell’adattarsi alle richieste della società nella quale vive>>
5
,
definizione che realmente significa tutto e niente, in quanto è necessario
chiedersi se si riferisce a tutte le istanze e se realmente ci si può aspettare
che una persona, sia essa minore che adulta, si possa adattare alle richieste
di una società data.
Riflettendo sull’influsso della scuola classica di Diritto penale e sul
positivismo psico-biologico, è stato possibile considerare il fenomeno della
delinquenza minorile come una realtà esclusivamente individuale; tuttavia,
attualmente la maggior parte dei criminologi afferma che la delinquenza
è un fenomeno strettamente sociale vincolato ad ogni tipo di
società ed è un riflesso delle principali caratteristiche della stessa,
per il quale, se si vuole comprendere il fenomeno della
delinquenza risulta imprescindibile conoscere i fondamenti basici
di ogni classe sociale, con le sue funzioni e disfunzioni
6
.
Tenendo presente ciò che hanno esposto alcuni studiosi: <<la
delinquenza minorile è un fenomeno sociale costituito da infrazioni, contro
3
Tale riflessione parte dall’analisi dei dati statistici sulla criminalità minorile in Italia e negli altri
Paesi dell’Unione Europea, sulla scorta delle denuncie presso le Procure delle Repubbliche presso
tutti i Tribunali per i minorenni in Italia.
4
A.A.V.v., “ Riflessioni sui concetti di criminalità e devianza ”, Dipartimento di Giustizia
Minorile, Franco Angeli, Roma, 2000.
5
Considerazione emersa all’interno del “Comitato sulla criminalità minorile” tenutosi a
Melbourne, in atti del Convegno sui minori, giugno 1996, in www.giustizia.it
6
De Leo G., “ La delinquenza minorile come rappresentazione sociale ”, Marsilio, Venezia, 2003.
6
le norme fondamentali della convivenza, prodotte in un tempo e in un
luogo determinati>>
7
.
Analizzato il concetto di delinquenza, è necessario soffermare
l’attenzione sul concetto di minore e chiedersi: quanto la delinquenza è
minorile? Il raggiungimento della maggiore età politica e civile, determina
il superamento di una sorta di barriera temporale che è stata ipoteticamente
fissata dalla coscienza sociale e da quella legale <<per marcare il transito
dal mondo dei minori al mondo degli adulti>>
8
.
Il delinquente minore è definito come una figura culturale (Di Fabio
A.), perché la sua caratterizzazione e il suo trattamento legale rispondono a
diversi fattori di natura psicologica, sociale, educativa e giuridica. <<Il
delinquente minore è colui che non ha raggiunto la maggiore età penale e
che commette un fatto per il quale subisce una pena secondo le procedure
di legge>>
9
.
Nell’ambito della criminologia il concetto di minore deve essere
inteso in senso ampio, in quanto si riferisce a soggetti di età compresa fra i
14 e i 21 anni. All’interno di questa fascia d’età può essere delineata una
suddivisione tra minori e semiadulti.
Il concetto di delinquenza minorile va differenziato da altri concetti
affini che hanno un terreno comune con essa, come ad esempio la nozione
di conflitto sociale, di devianza, di marginalità e di anomia. L'espressione
conflitto sociale deriva dalla sociologia moderna e definisce i contrasti fra
gruppi sociali riguardo a valori immateriali (prestigio, onore), allo status
sociale, all'esercizio del potere o alla divisione delle risorse disponibili in
maniera limitata. Con il termine devianza si intende comunemente ogni atto
o comportamento (anche solo verbale) di una persona o di un gruppo che
7
De Leo G., “ La devianza minorile ”, Nuova Italia Scientifica, Roma, 2000.
8
Mestiz A., Cocchini A., Nicoli A., “ La definizione di minore tra etica e norme ”, Lo Scarabeo,
Bologna, 1999, pag. 176.
9
Di Fabio A., “ L’identità del minore autore di reato ”, gennaio 2004, in www.ansa.it
7
viola le norme di una collettività e che di conseguenza va incontro a una
qualche forma di sanzione. Cohen e Merton hanno definito la devianza
come <<il comportamento o la condotta che viola il codice normativo
diventando soggetto attivo della stessa trasgressione. Tutto ciò è il frutto
della rottura, da parte dell’individuo, con il sistema stabilito>>
10
.
Con il termine anomia, invece, si intende letteralmente assenza di
norme. La parola fu coniata da Durkheim nel suo studio sul suicidio del
1897 per identificare quello stato di tensione e smarrimento che
affliggerebbe l’individuo qualora posto in un contesto sociale debole, ossia
incapace di proporre norme e valori sociali condivisi e riconosciuti. Senza
la guida della società, delle sue norme e dei suoi valori, l’individuo non
sarebbe in grado di porre un freno alle sue aspettative e ai suoi desideri,
cadendo in uno stato di angoscia e frustrazione di fronte all’impossibilità
poi di realizzare le ambizioni stesse. Infine, per marginalità ci si riferisce ad
uno status sociale nel quale un soggetto viene collocato, o a causa dei suoi
comportamenti devianti o a causa dei pregiudizi sociali che le sue
particolari caratteristiche o condizioni scatenano nella collettività. Si arriva
a una tale condizione attraverso un processo di emarginazione, che si attua
tramite la stigmatizzazione e l'allontanamento.
L’emarginazione sociale può essere intesa come quella situazione
psicologica, nella quale si vede avvolta una persona in virtù
dell’insufficienza di risorse, la precarietà o assenza di uno status sociale e
l’esclusione totale o parziale dalle forme di vita prossime a quelle del
modello prevalente nella comunità
11
. L’emarginazione non può essere
10
De Leo G., “ Psicologia della responsabilità ”, Laterza, Roma, 1998, pagg.10-12.
11
De Leo G., “ Devianza minorile. Il dibattito teorico,le ricerche,i nuovi modelli di trattamento ”,
Carocci, Roma, 1999.
8
confusa con la situazione delinquenziale, in ogni caso si è certi che, con
gran frequenza conduce alla stessa.
1.2. La devianza minorile in Italia e in Europa
Nella società in cui viviamo il fenomeno della delinquenza minorile,
sempre più sintomo della disillusione, insicurezza e confusione in cui si
trovano le giovani generazioni, ha da alcuni anni raggiunto un livello di
guardia davvero preoccupante. Ciò che più allarma, da un lato, è la
frequenza crescente di atti criminosi un tempo appannaggio esclusivo degli
adulti, quali ad esempio i delitti contro la persona, l'uso di armi o le
estorsioni; dall’altro il calo progressivo dell’età in cui s’inizia a delinquere.
In Italia ci sono all'incirca dodici milioni di persone sotto i diciotto anni
d'età, il che equivale a dire un quinto della popolazione. <<Circa il 10-11%
dei reati denunciati sono commessi da minorenni, molti da
infraquattordicenni e la percentuale è in costante crescita (pensiamo solo
che tra il 1970 e il 1990 è quasi raddoppiata)>>
12
.
Nel nostro paese la devianza minorile assume connotazioni e
caratteristiche diverse a seconda degli ambiti territoriali di riferimento e
aree geografiche. Negli ultimi anni la localizzazione della devianza
minorile si è strutturata nel seguente modo
13
:
nelle regioni del nord e del centro Italia sono concentrati i minori
stranieri;
nel sud vi sono minori italiani portatori soprattutto di condizioni
socioeconomiche di emarginazione;
12
Dati raccolti sul sito web www.giustizia.it sezione statistiche minori.
13
Dati raccolti sul sito web www.giustiziaminorile.it sezione approfondimenti.