Tommaso Cervellati
Introduzione
Il mercato valutario ricopre oggigiorno un ruolo molto importante, sia dal punto di
vista economico che da quello politico. Per questo motivo, cercare di
comprenderne le dinamiche e le variabili chiave che lo influenzano risulta essere
cruciale per ogni agente economico che vi opera, sia esso un soggetto privato,
come un investitore singolo o istituzionale, o un soggetto pubblico, come una
banca centrale nazionale.
Dal punto di vista economico il mercato valutario, o mercato dei cambi, gioca un
ruolo di primaria importanza nel quadro economico mondiale, per via dell‟enorme
massa di denaro che ogni giorno vi transita senza sosta, dall‟apertura delle borse
asiatiche, fino alla chiusura di quelle americane. Stime recenti hanno infatti
mostrato che ogni giorno sul mercato dei cambi, transita una quantità di ricchezza
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pari a circa 3000 miliardi di Dollari americani, rendendolo di fatto uno dei
segmenti più liquidi del mercato finanziario. Tutto ciò ha fatto si che il trading sui
tassi di cambio, effettuato sia con intento speculativo, di arbitraggio o di copertura,
abbia ottenuto negli anni un ruolo sempre più importante per gli investitori
istituzionali e singoli. In particolare questi ultimi, grazie all‟”esplosione” del
trading on-line, hanno ora a disposizione una miriade di piattaforme telematiche
con cui poter operare sul mercato dei cambi in tempo reale, andando ulteriormente
ad incrementare la liquidità del mercato. Una dimostrazione della grande rilevanza
che ricoprono ai giorni nostri i siti che offrono trading on-line è rappresentata dai
grandi investimenti pubblicitari che essi hanno iniziato recentemente a fare, per
esempio attraverso la sponsorizzazione di squadre di calcio e anche di scuderie
formula uno.
Dal punto di vista politico invece, i mercati valutari sono di vitale importanza per
gli stati, in quanto in essi vengono determinati i tassi di cambio delle loro valute. Il
tasso di cambio di una moneta è un fattore chiave per un governo, poiché esso va
automaticamente ad incidere sul livello di competitività della propria economia.
Più un‟economia è competitiva più crescerà, facendo aumentare anche la ricchezza
del paese. Per contro però, gli stati che intraprendono politiche eccessivamente
espansive per favorire la propria economia, rischiano di vedere crescere troppo
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Fonte: Banca Mondiale.
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La Determinazione dei Tassi di Cambio
velocemente l‟inflazione e anche questo aspetto, al pari della mancanza di
competitività, è negativo. I governi per tanto, devono cercare di mantenere il giusto
equilibrio nelle loro politiche economiche e monetarie, per favorire una crescita
non inflazionistica della loro economia.
Una dimostrazione della crescente importanza dei mercati valutari per i governi
negli ultimi anni, è stata data da quella che i media hanno definito la “guerra
valutaria” tra Cina e Stati Uniti, i quali da diverso tempo si accusano a vicenda di
mantenere artificiosamente basso il valore delle rispettive valute al fine di favorire
la propria economia a danno delle altre. In particolare, la Cina ha accusato più volte
gli Stati Uniti di attuare politiche monetarie eccessivamente espansive per
mantenere sotto controllo il valore reale del debito che essi hanno nei confronti
dell‟estero, danneggiando indirettamente i loro creditori (prima fra tutti la stessa
Cina). Per contro, gli Stati Uniti hanno accusano la Cina di intervenire di nascosto
sul mercato valutario, al fine di mantenere basso il valore dello Yuan, nonostante le
dichiarazioni del governo cinese secondo cui la loro moneta nazionale adotterebbe
un regime di cambio flessibile. Questo comportamento è ascrivibile come
concorrenza sleale da parte di uno stato, in quanto, così facendo, rende i propri beni
artificialmente più competitivi a danno degli altri paesi.
Una volta enunciati i principali motivi per cui il mercato dei tassi di cambio risulta
essere così importante per l‟economia mondiale, nasce spontaneo domandarsi come
tutto questo si sia generato e quali siano le variabili chiave ai giorni nostri utili per
cercare di prevedere i trend futuri del valore di una valuta.
A queste domande si cercherà di rispondere nei seguenti capitoli. Partendo da una
digressione storica, utile al fine di comprendere l‟evoluzione della moneta, si
arriverà a descrivere la situazione attuale dei diversi regimi di cambio e i principali
modelli sviluppati per la definizione dei tassi di cambio. Una volta individuate le
principali variabili che influenzano i tassi di cambio, si cercherà di fare un ulteriore
passo avanti, provando a dimostrare se anche i mercati azionari possono
influenzare in qualche modo gli andamenti di una valuta.
Nel primo capitolo si inizierà descrivendo brevemente il passaggio dal baratto alla
moneta nelle transazioni effettuate nell‟antichità, il quale ha rappresentato un
momento chiave per l‟evoluzione economica dell‟umanità. Una volta introdotta la
moneta negli scambi commerciali è sorta la necessità di poter scambiare tra loro le
diverse monete al fine di poter meglio trasferire la ricchezza. Per questo scopo
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Tommaso Cervellati
nell‟antica Grecia nacquero i trapezitai, i quali possono essere visti come i primi
intermediari operanti sul mercato dei cambi. Questi antichi agenti di cambio
operavano principalmente nei pressi dei maggiori templi dell‟antica Grecia e non
facevano altro che scambiare tra loro le valute delle diverse città-stato in base al
loro valore intrinseco. Il valore delle diverse monete infatti, era legato al valore del
metallo prezioso in cui erano coniate e grazie a ciò potevano essere tranquillamente
scambiate tra loro e utilizzate in diversi luoghi senza particolari problemi. Questo
principio è rimasto pressoché invariato per migliaia di anni, in quanto, fino alla
caduta del regime di Bretton Woods, negli anni‟70, il valore nominale delle diverse
monete era sempre stato in qualche modo legato al valore di un metallo prezioso, in
particolare l‟oro. Fu solo nel 1973, con la fine del cosiddetto Gold Exchange
Standard stabilito a Bretton Woods, che il valore delle diverse monete si slegò
totalmente da qualsiasi metallo prezioso, dando un enorme spinta alla speculazione
sui tassi di cambio e conseguentemente alla nascita di differenti modelli per la
determinazione dei tassi di cambio. È proprio in questo periodo di “caos valutario”,
che i paesi europei iniziano ad avviare il processo che porterà nel gennaio del 2002
all‟introduzione della moneta unica europea, l‟Euro, per far si che l‟Europa potesse
raggiungere un ruolo di primo piano nell‟economia mondiale, attraverso
l‟implementazione di una politica monetaria comune.
Una volta completata l‟esposizione del passaggio dal baratto all‟Euro, nel secondo
capitolo, verranno analizzati i regimi di cambio che un paese può scegliere per la
propria valuta, spaziando dai tassi di cambio in cui il valore della moneta nazionale
è più o meno collegato a quello di una moneta ancora, fino al cambio totalmente
flessibile, in cui uno stato affida al mercato finanziario il compito di definire il
valore della propria moneta. In questo capitolo, verranno anche analizzati i fattori
chiave che vanno ad influire su tale scelta, prendendo come riferimento un articolo
di Eric Neumayer e di Thomas Plümper del 2008, in cui i due economisti offrono
una spiegazione di come gli stati scelgono la moneta ancora a cui agganciare il
valore di quella domestica in base ai legami economici tra le due nazioni e al grado
di indipendenza della banca centrale, arrivando a concludere che, in generale, tanto
maggiori saranno il legame economico tra una nazione e quella che emette la
moneta ancora e l‟indipendenza della banca centrale nazionale dal governo, tanto
maggiore sarà la probabilità che esso decida di adottare un regime di cambio fisso
nei confronti di una determinata moneta.
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La Determinazione dei Tassi di Cambio
Altri due aspetti di vitale importanza per la definizione della politica monetaria
sono le crisi valutarie e le bolle speculative. Nel capitolo terzo, verranno infatti
analizzati questi due aspetti, che, per quanto possano sembrare diversi, sono in
realtà facce della stessa medaglia, in quanto sono i principali pericoli a cui uno
stato va in contro per colpa di una politica monetaria sbagliata, intrapresa dal
governo. Nella prima parte di questo capitolo verranno illustrate le diverse
generazioni di modelli sviluppati per descrivere le crisi valutarie degli ultimi
decenni, secondo la classificazione proposta da Paul Krugman. Mentre, nella
seconda parte, l‟attenzione si sposterà sull‟analisi delle bolle speculative. In
particolare, parlando di questo argomento, si riprenderà in considerazione il
dibattito di qualche anno fa, tra Nouriel Roubini (2006) e Adam Posen (2006) nel
quale, a distanza, i due economisti enunciano rispettivamente i motivi per cui una
banca centrale dovrebbe intervenire o meno sul mercato per cercare di sgonfiare le
bolle speculative prima del loro scoppio. Dall‟analisi delle differenti
argomentazioni si può giungere alla conclusione che, probabilmente, non esiste un
comportamento di massima che le banche centrali devono adottare in certe
situazioni, ma piuttosto esse devono cercare di calibrare la loro risposta a seconda
del contesto in cui si è gonfiata la bolla speculativa.
Nel quarto capitolo, si passerà ad analizzare brevemente l‟evoluzione dei modelli
utilizzati per la determinazione dei tassi di cambio. Il primo che verrà analizzato è
il modello monetario, il capostipite dei modelli di determinazione dei tassi di
cambio. Questo modello, pur avendo il merito di aver posto le basi per lo sviluppo
di questo filone di ricerca, non era in grado di fornire un‟interpretazione efficace
delle dinamiche di breve periodo dei tassi di cambio, ma solamente di indicarne i
trend di lungo periodo. Per sopperire a questa mancanza, negli anni‟60, Robert
Mundell e Marcus Fleming iniziarono a modificare alcune delle ipotesi alla base
del modello monetario per cercare di renderlo più attinente alla realtà. In
particolare i due economisti stravolsero l‟ipotesi riguardo alla flessibilità dei prezzi,
assunta dal modello monetario, ipotizzando invece che il livello dei prezzi fosse
fisso. Le ipotesi alla base del modello Mundell-Fleming però, rappresentano nel
contempo un suo punto di forza e di debolezza, in quanto, se da un lato rendono il
modello più coerente con la realtà, dall‟altro fanno si che esso sia eccessivamente
statico e quindi incapace di descrivere in maniera dinamica i trend dei tassi di
cambio. Un‟ulteriore evoluzione si ebbe con l‟apparizione del modello di Rudiger
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Tommaso Cervellati
Dornbusch, del 1976, la cui principale peculiarità era che il mercato dei beni
reagiva con tempistiche differenti rispetto al mercato finanziario. Nel modello di
Dornbusch infatti, il livello dei prezzi dei beni era fisso nel breve periodo e
flessibile solo nel lungo periodo, mentre il tasso di cambio variava istantaneamente
in seguito ad uno shock. Questa ha rappresentato un‟importante innovazione per i
modelli di determinazione dei tassi di cambio, poiché ha fatto si che il modello
fosse in grado di descrivere in maniera dinamica gli andamenti dei tassi di cambio,
concludendo che, per via dell‟iniziale rigidità dei prezzi dei beni, sovra-reagiscono
agli shocks. Per contro, il difetto maggiore del modello di Dornbusch è che esso
trova scarso supporto nei dati, in quanto risulta difficile da implementare in un test
empirico. L‟ultimo modello che verrà rappresentato nel quarto capitolo è il modello
di equilibrio di portafoglio. Esso rappresenta un ulteriore passo in avanti nella
modellistica relativa ai tassi di cambio, in quanto, per la prima volta, descrive in
maniera molto dettagliata il mercato finanziario nel quale agiscono gli agenti
economici e ne descrive in maniera abbastanza veritiera il comportamento. A
differenza dei modelli precedenti infatti, in questo modello gli agenti economici
sono avversi al rischio e non vi è perfetta mobilità dei capitali. Inoltre, il modello di
equilibrio di portafoglio lega il conto corrente della bilancia dei pagamenti al
valore della valuta domestica, sostenendo che, quando il conto corrente cresce (o il
deficit diminuisce) aumenta anche il valore della moneta e viceversa. Purtroppo
però, l‟elevata generalità del modello fa si che i risultati ottenuti dai test empirici
condotti non siano particolarmente soddisfacenti, portando gli economisti a
concludere che per un‟implementazione di successo di questo modello sia
necessario attendere la raccolta di dati più accurati, oppure che vengano fatte
ipotesi più stringenti sulla funzione di domanda.
Infine, nel quinto e ultimo capitolo, verranno inizialmente riassunte le principali
variabili che influenzano l‟andamento del tasso di cambio di una moneta, quali: la
bilancia dei pagamenti, i conti pubblici, il differenziale tra i tassi di interesse, il
livello dei prezzi e il differenziale di crescita e produttività. In seguito, nella
seconda parte del capitolo, partendo dal modello di equilibrio di portafoglio, si
cercherà di analizzare in che modo l‟andamento dei mercati azionari possa
influenzare la dinamica dei tassi di cambio. Infatti, in linea di principio, è possibile
ritenere che i mercati azionari che, a parità di altre condizioni, crescono più
velocemente dovrebbero richiamare più risorse dall‟estero e ciò dovrebbe
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La Determinazione dei Tassi di Cambio
conseguentemente portare ad un apprezzamento della valuta domestica e lo stesso
dovrebbe valere in caso contrario. Per testare empiricamente queste ipotesi
verranno utilizzati i dati relativi ai mercati azionari principali e alle due valute più
utilizzate a livello mondiale, ovvero quelli degli Stati Uniti e dell‟ Europa. Grazie
ad una semplice regressione lineare è stato possibile osservare che negli ultimi anni
i mercati azionari sembrano aver aumentato la loro influenza sul valore delle
rispettive valute, ma con differenti risultati. Il caso europeo sembra soddisfare le
ipotesi fatte in precedenza, mentre, per il caso statunitense, il risultato viene
stravolto. Infatti, i risultati ottenuti, pur mostrando entrambi un qualche genere di
correlazione tra le due grandezze considerate, offrono un interessante spunto per
una serie di considerazioni sulle differenti politiche monetarie portate avanti dalla
Banca Centrale Europea e dalla Federal Reserve americana, che possono offrire
una spiegazione plausibile delle discrepanze osservate nei risultati dei test
effettuati.
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Tommaso Cervellati
1 - Storia del mercato dei cambi: dal
Baratto all’Euro
In questo capitolo si farà una breve digressione storica per introdurre al meglio
della moneta e quali sono le tappe fondamentali dello sviluppo dei sistemi monetari
attuali. Nella prima sarà brevemente riassunta l‟evoluzione della moneta fino
all‟introduzione dei primi sistemi di cambio concordati a livello internazionale per
poi giungere, nella seconda parte, ad analizzare l‟Unione Monetaria Europea, il suo
funzionamento e i benefici che essa ha portato all‟Europa utilizzando la teoria delle
aree monetarie ottimali.
1.1 - BREVE STORIA DELLA MONETA
Fin dai tempi più remoti l‟umanità ha sentito la necessità di poter disporre di uno
strumento che potesse fungere allo stesso tempo sia come pratico mezzo di
pagamento, con il quale effettuare transazioni economiche, sia come riserva di
ricchezza per un consumo futuri. Nei secoli sono stati utilizzati a questo scopo
diversi tipi di beni, i quali avevano la caratteristica di possedere un determinato
valore intrinseco e duraturo nel tempo, come per esempio i metalli preziosi. Solo
con l‟introduzione delle prime banconote però si ha per la prima volta la
separazione tra il valore facciale dello strumento di pagamento e quello intrinseco.
È da questo momento che di fatto nasce anche il mercato dei cambi, così come lo
conosciamo oggi. La difficoltà maggiore nel mercato dei cambi è rappresentata
dalla valutazione dei tassi a cui possono essere scambiate le diverse valute, al fine
di poterli utilizzare nel commercio internazionale, o per fini speculativi. Per questo
motivo negli ultimi due secoli si è assistito al tentativo di creare sistemi monetari
internazionali, che dettassero specifiche regole per gli scambi tra le diverse monete.
Le prime transazioni economiche dell‟antichità venivano effettuate mediante il
baratto, con il quale beni e servizi venivano scambiati in cambio di altri beni e
servizi. Nonostante la sua semplicità il baratto ha però una serie di difetti che ne
diminuiscono l‟utilità. Esso infatti rende maggiormente complicato l‟incontro tra la
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La Determinazione dei Tassi di Cambio
domanda e offerta, in quanto entrambe le parti coinvolte devono essere interessate
ad entrare in possesso del bene, o del servizio offerto dall‟ altra. Tutto ciò porta
quindi ad una scarsa efficienza allocativa e questo limita la produttività. Un
secondo aspetto negativo del baratto è dato dal fatto che esso è difficilmente
realizzabile per beni indivisibili e ciò complica ulteriormente le transazioni. La
mancanza di moneta inoltre, rendeva praticamente impossibile il risparmio e, dato
che la maggior parte dei beni scambiati era deperibile, la ricchezza prodotta non
poteva essere conservata per essere consumata in futuro.
1.1.1 - L’introduzione della moneta
Con l‟ampliamento dei traffici tra i popoli nacque la necessità di poter disporre di
un pratico mezzo di pagamento accettato da tutti gli operatori economici. I beni
utilizzati per questo scopo dovevano avere determinate caratteristiche: essere non
deperibili, diffusi e facilmente valutabili. Per questi motivi venivano utilizzati
come moneta vari tipi di metalli (come oro, argento, rame e ferro), il sale, le
conchiglie, il riso e alcuni tipi di pietre. Alcuni di questi beni-moneta sono rimasti
in uso fino in tempi recenti. Per esempio in Giappone si è continuato ad utilizzare
come unità di misura della ricchezza il riso (misurato in “koku”) fino al 1868,
mentre la Cina ha utilizzato lingotti di argento (chiamati “tael”) fino agli anni‟30
del secolo scorso.
Questi primi mezzi di pagamento erano definiti moneta merce e la loro
caratteristica principale era che il loro potere di acquisto era pari al loro valore
intrinseco. Nella zona del Mediterraneo e in India i metalli preziosi si affermarono
come strumento di pagamento principale e solo in un secondo momento si è
assistito alla loro trasformazione in monete. Le prime monete venivano coniate
soprattutto con oro, argento e rame. Si ritiene che la prima moneta della storia sia
stata coniata da Creso, re di Lidia (una regione dell‟odierna Turchia), nel VII
secolo a.C. Nel secolo successivo anche l‟Impero Persiano e le poleis greche
iniziarono a coniare proprie monete. Furono poi i Greci attraverso le proprie
colonie ad introdurre l‟uso della moneta anche nelle economie del Mediterraneo
occidentale.
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1.1.2 - La nascita del mercato dei cambi
Le diverse città-stato dell‟antica Grecia coniavano ognuna una propria moneta e
ciò fece si che in circolazione vi fossero diversi tipi di monete. Tutto ciò portò allo
sviluppo dei primi cambiavalute, che, nell‟antica Grecia, venivano chiamati
“trapezitai”, i quali scambiavano le monete delle diverse città stato. La figura del
cambiavalute fu presente dal IV secolo a.C. anche nell‟antica Roma, col nome
“nummulari”.
Successivamente, nel medioevo, in Europa come nel mondo islamico, si affermò il
cosiddetto plurimetallismo. Le monete in circolazione erano infatti coniate con
diversi metalli, a seconda del loro valore. Le monete di maggior valore erano
quelle d‟oro, che venivano utilizzate soprattutto come riserve di ricchezza degli
stati. Quelle di argento invece venivano usate nelle grandi transazioni commerciali,
mentre quelle di rame erano utilizzate per il commercio al dettaglio. Il rapporto di
cambio tra le monete d‟oro e quelle di argento era fissato dallo stato e
generalmente si aggirava tra 1:10 a 1:12, in base alla disponibilità dei metalli
preziosi. L‟impiego di monete metalliche in oro o argento consentiva di regolare
facilmente gli scambi internazionali in quanto i metalli preziosi erano accettati
ovunque come mezzo di pagamento. Chi riceveva in pagamento la moneta di un
paese straniero poteva usarla anche nel proprio, in virtù del loro valore intrinseco,
oppure fondere il metallo prezioso e coniare monete del proprio paese.
I metalli preziosi, in particolar modo l'argento e l‟oro, hanno sempre assunto la
funzione di moneta internazionale e di riserve governative. I primi esemplari di
denaro cartaceo apparvero nel‟300, quando i banchieri italiani e fiamminghi
iniziarono ad emettere titoli rappresentativi del credito, che attestavano il deposito
di una determinata quantità di oro presso di loro. Questi titoli, chiamati lettere di
cambio, potevano essere cambiate presso altri banchieri ed erano a tutti gli effetti
strumenti di pagamento privi di valore intrinseco. Il loro utilizzo era possibile in
quanto le esigenze di cassa dei banchieri consentivano loro di tenere sotto forma di
riserva solo una parte del metallo prezioso depositato, e utilizzare la restante parte
per concedere prestiti o effettuare pagamenti per conto di terzi. Col tempo le
effettive richieste di conversione delle lettere di credito, o note del banco (da cui
deriva il termine banconota), in metallo prezioso divennero sempre minori, dato
che la fiducia tra gli operatori aveva determinato l‟affermazione delle banconote
stesse come moneta circolante. Un altro fattore importante era che l‟emissione di
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