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culturale, in questo particolare momento storico, così da evitare il rischio di cadere in superficialità e in genericità
indeterminate.
I giovani costituiscono l’esempio più lampante di come la problematica del tempo libero, della formazione e della
cultura, sia oggi profondamente legata all’inserimento nel processo lavorativo. Le difficoltà a questo livello si
riflettono in un rapporto di non partecipazione e rifiuto della vita pubblica. Per questi motivi la richiesta culturale
giovanile si fa sempre più pressante, più drammatica. I giovani costituiranno un banco di prova su cui misurare la
capacità degli apparati pubblici di elaborare un piano di intervento innovativo. I pubblici poteri sembrano incapaci
di fornire alla domanda giovanile delle risposte di ampio respiro. Si tratta quindi di uscire dall’immobilismo e di
sperimentare delle pratiche di intervento adeguate alla situazione.
Una tentazione da evitare è quella di incrementare la contraddizione tra giovani e mondo adulto. La parte pubblica
deve costruire occasioni perchè il contrasto culturale e di posizione sociale tra generazioni non si atrofizzi in
laceranti contrapposizioni e incomprensioni, assumendo, invece, come specifico obiettivo, una funzione di
mediazione, di confronto tra le diverse visioni del mondo. Bisogna evitare di accentuare la ghettizzazione dei
giovani, proponendo iniziative che li isolino dal tessuto sociale, ma è necessario utilizzare le loro forze come
vettore di attivazione culturale e incremento di scambi interpersonali, come elemento vivo e stimolante nell’ambito
territoriale. Le diverse realtà associazionistiche presenti nell’area comunale novese, gestite e promosse sia da
giovani che da adulti, in quale modo soddisfano la richiesta, il bisogno di comunicazione, di espressione, di
accrescimento interiore del fruitore? Esiste una corrispondenza tra domanda e offerta culturale? L’ente pubblico si
pone una linea politica di intervento che si esprima tramite servizi e forme di cooperazione con i soggetti produttori
culturali del territorio?
Milano e la sua provincia non sono parche di iniziative e di energie. La metropoli ha originalità, intraprendenza,
capacità di competere a livelli europei. La provincia ha vivacità di iniziativa e grande inventiva, in grado di
recuperare disponibilità di mezzi e di risorse. Ma ancora molto può essere fatto. Quello che manca è un ruolo di
coordinamento delle energie e dei tentativi in atto. E’ necessario da parte dell’ente pubblico e del privato attenersi
ad un programma organizzativo globale ed unitario che recuperi il significato pregnante di produzione culturale, di
pratica delle capacità intellettuali del singolo, che assumono un valore militante nel tessuto sociale, realizzandosi
tramite la comunicazione, l’interazione, il confronto, la relazione con le persone e le diversità individuali senza
preclusioni di sorta. Il processo formativo nel tempo libero non deve scadere nel mero esibizionismo della pratica
estetica, fine a se stessa ,o peggio riflettere l’accezione consumistica e commerciale dei mass-media, che punta
sull’audience privilegiando l’aspetto quantitativo a scapito del qualitativo, confondendo la spettacolarità con la
formazione intellettuale dell’individuo, con la sua cultura, termine che indica la coltivazione o l’esercizio delle
facoltà interiori dell’uomo (dal latino: colere = coltivare ). Dunque, la cultura non deve avere come unico
obbiettivo quello di accrescere il sapere e di affinare l’approccio estetico, ma deve tendere a trasformare
profondamente il rapporto dell’uomo con il suo ambiente di vita e di lavoro.
Questa indagine si propone di offrire alla riflessione collettiva, all’amministrazione comunale e all’assessorato
novesi, una panoramica sulle motivazioni dell’associazionismo, indagando, in particolar modo, (mediante
interviste qualitative a griglia aperta), alcune esperienze specifiche nell’ambito del settore culturale, la posizione
dei promotori e dei protagonisti, le conclusioni dei partecipanti, prendendo atto della fruibilità dell’offerta da parte
del cittadino utente, al fine di raggiungere una migliore comprensione delle problematiche con le quali l’intervento
pubblico si scontra, difficoltà che rimandano all’ambito sociale complessivo. Sul territorio novese l’ente, come
istituzione soggetta a norme legislative sancite dallo Stato, dovrebbe svolgere un ruolo di mediazione tra le
molteplici associazioni private presenti sul territorio, investendo su una politica di intervento culturale che sappia
collegare la dimensione formativa con quella lavorativa e relazionale (sfera generale che comprende i diversi
ambiti della vita sociale dell’individuo). Solo all’interno dell’ipotesi di ricomposizione di questi continuum è
possibile considerare la formazione in termini innovativi, come momento permanente nella vita dei soggetti,
sensibili all’esigenza di integrazione della pluralità dei momenti educativo-culturali. Le scelte pubbliche in
materia, a livello sia nazionale che locale, non costituiscono un progetto organico, ma sono frammentate in tante
iniziative singole, isolate, che spesso, mancando un punto di riferimento centrale, finiscono per nascere e morire,
non superando i propri limiti geografici. Pertanto l’immobilismo degli apparati centrali è spesso contrastato da
quelle iniziative che vedono, anche nella scuola, un punto di raccolta, di produzione e smistamento di diversi
5
momenti formativi provenienti dalle molteplici realtà culturali associazionistiche, manifestazione di operatività del
privato nell’ambito territoriale del proprio comune, al quale lo legano motivazioni non solo di volontariato
culturale e di profonda fede in questo settore, portatore di rinnovamento nella base sociale disastrata, ma anche e
sopratutto intenzioni affettive per le proprie origini, generazionali o acquisite che siano, costituenti una matrice di
rigenerazione interiore per l’individuo. E’ necessario rompere le resistenze dell’istituzione scolastica all’apertura e
al confronto con le agenzie culturali del territorio, al fine di allargare la sua funzione, svolgendo un ruolo
unificatore di centro sociale, luogo di incontro e aggregazione, rifiutando l’idea di ente scolastico come separato
dalle dinamiche territoriali e abolendo la dicotomia fra tempo lavorativo e tempo libero, essendo i contenuti di
quest’ultimo, sempre più regolati dai mezzi di comunicazione di massa e dall’industria culturale che li codificano
come momento evasivo-compensativo.
L’esigenza di omogeneità e globalità dell’intervento socio-culturale, che vuole abolita la linea settoriale condotta
dall’ente può trovare proposte e risposte partendo dalla base, dalle aggregazioni gestite da giovani e adulti, che non
negano le specifiche contraddizioni generazionali, ma le accolgono reciprocamente, aprendosi al confronto e
partendo dal riconoscimento del tempo libero come ambito di socializzazione, recuperando forme di creatività e
realizzazione della personalità. Quest’ultima considerazione si presenta come sintomo evidente dell’attuale società
in trasformazione, protesa al cambiamento contrastando tutti quei centri di forza da cui partono intenzioni dirette a
provocare ed aggravare situazioni di alienazione della condizione esistenziale, oggi massificata, deprivata e
depauperata da un contesto che non lascia spazio alla libera espressione e alla creatività individuale. In questa
direzione diventano sempre più pressanti le richieste di strutture politico-sociali, caratterizzate dalla possibilità di
creazione di ambiti esistenziali sempre più ricchi e interessanti, a favore di tutti i membri della collettività.
La volontà di cambiamento è globale e coinvolge tutti gli aspetti della vita sociale. Nel momento attuale, questa
esigenza assume una dimensione di crisi, manifestando la consapevolezza del deperimento dei valori e dei modelli
guida dominanti.
La concentrazione imprenditoriale sfrenata, l’aumento dell’occupazione nei servizi rispetto ai settori tradizionali
dell’agricoltura e del commercio, i conseguenti fenomeni dell’abbandono della terra e dell’urbanizzazione
incontrollata, la richiesta di un benessere diffuso, la volontà di partecipazione diretta alle decisioni di carattere
collettivo e all’esercizio del potere da parte di tutti, sono alcuni aspetti di rilievo con cui, da una parte, si esprime il
disagio di una società in via di trasformazione e, dall’altra, l’ansia di proggresso che agita i cittadini nel respingere
totalitarismi, discriminazioni, ghettizzazioni e tutto ciò che può deformare, avvilire ed alienare la personalità
umana. La nostra società è purtroppo soggiogata da un sistema che tende a ledere il momento dell’originalità
vitale, nel trionfo dell’alienazione di ogni potenzialità creativa, generatrice di infiniti e multidimensionali valori. In
questo contesto è necessario impostare un programma educativo-culturale, mirante a rendere il cittadino capace di
dissentire e contestare le tendenze alienanti della società contemporanea e di proporre alternative per lo sviluppo
della creatività, qualificandosi come attivo collaboratore nella soluzione della crisi dilagante. I mass-media
costituiscono oggi lo strumento più potente di informazione, ma anche il più facile alla manipolazione e
strumentalizzazione da parte dei gruppi che ne detengono il potere. Pertanto l’educazione intellettuale dovrà porre
l’utente in condizione di controllare le comunicazioni di massa, esercitando un’atteggiamento critico, che
impedisca la passiva suggestione da parte del mezzo, ma che sappia dominarlo e giudicarlo tramite una razionalità
attenta ed allenata, in grado di discernere e valutare esprimendo giudizi personali non imposti. In questa
prospettiva, l’obiettivo urgente di un’adeguata politica culturale consiste nell’alimentare e rafforzare lo slancio
vitale della personalità nella globalità delle direzioni della vita intellettuale ed etico-sociale poichè questa vitalità
costituisce l’antidoto più efficace contro le spinte esproprianti dell’individualismo.
In conclusione, questa tesi vuole dimostrare quanto la provincia sia ricca di spunti e motivazioni culturali non
adeguatamente valorizzati dagli organi preposti all’esercizio di attività educative. Nova Milanese è una cittadina
dell’hinterland, con una ben precisa memoria storica racchiusa negli archivi di vita tradizionale, in cui si
riscoprono le origini del luogo, tramite la conoscenza dei caratteri e degli aspetti dell’esistenza contadina di un
popolo che, in passato, con la rivoluzione dell’industria, è stato costretto ad un cambiamento esistenziale
sostanziale, che lo ha portato, fino ai nostri giorni, ad una perdita completa del concetto di identità popolare, della
propria matrice originaria, continuamente documentata dai numerosi segni che il tempo ci ha lasciato, presenti nel
territorio, come testimonianze rilevanti del passato: le cascine e le corti il cui assetto è minacciato
6
dall’incontrollato sviluppo urbanistico, e gli antichi dipinti e affreschi di matrice sacra presenti nei crocicchi delle
vie e sulle volte delle chiese che però vengono trascurati dall’ente che dovrebbe valorizzarli e sovvenzionarne la
manutenzione.
Questa ricerca non vuole pertanto parlare del territorio comunale di Nova, prescindendo dalla sua identità, dai suoi
caratteri etnici e culturali, e dove negli ultimi decenni si è assistito al dilagante fenomeno dell’immigrazione da
molte parti d’Italia, che tuttora si verifica con i popoli provenienti dal terzo mondo, coinvolgendo la popolazione
autoctona ad un continuo confronto e cambiamento. Tramite una rivalutazione a livello culturale di Nova Milanese
è possibile risvegliare negli abitanti e nei nuovi nuclei famigliari immigrati, la consapevolezza di appartenere ad
una comunità cittadina ben definita nella sua individualità, con una determinata memoria storica, da cui non si può
prescindere, per la comprensione delle attuali problematiche sociali, politiche, esistenziali, di una popolazione che
vive le grandi contraddizioni della società in via di trasformazione, di apertura e di confronto continuo con diverse
realtà etniche e con nuovi contesti socio-politici, che dovrebbe adottare modelli di comportamento all’insegna dei
valori indiscussi della tolleranza, del dialogo e del confronto rispettoso nei confronti dell’altro, verso la diversità,
in tutte le accezioni che questo concetto comporta, recuperando il significato pregnante del conflitto relazionale
che implica la sua stessa eticizzazione ed è il motore del cambiamento e della progettualità.
7
LA PARTECIPAZIONE IN AMBITO TERRITORIALE: UNA VERIFICA QUALITATIVA.
1. ANIMAZIONE E TERRITORIO
1.1 La comunità territoriale
Il termine comunità si riferisce a un sistema spaziale in cui esiste una relazione tra collettività e area territoriale,
che connota la
1
“totalità di coloro che possiedono qualcosa in comune”.
2
“Sebbene la comunità sia oggetto
continuo di studio da parte della sociologia, di essa sono stati approfonditi soprattutto gli aspetti strutturali
(composizione, caratteristiche, della popolazione, densità ecc...) gli aspetti funzionali (economia, servizi, sistemi di
trasporto ecc...) e quelli culturali (norme, valori, modelli di relazione ecc...). E' stata studiata poco nella sua
dimensione psicologica, di sentimenti, vissuti, percezioni, cioè, proprio in quella dimensione che viene definita
senso di comunità” La comunità si definisce tale quando la propria esistenza è caratterizzata da un elemento
indispensabile quale l’appartenenza territoriale.
3
“Lo spazio esistenziale offre all’uomo un’immagine stabile del
suo ambiente. E’ composto di gruppi di azioni coerenti in maniera operazionale noti con il termine di schemi che,
in genere, incorporano tre serie di componenti, cioè strutture elementari universali (archetipi) - che mostrano un
certo grado di invarianza, - strutture condizionate socialmente o culturalmente, - certe idiosincrasie personali. Tali
gruppi costituiscono, in combinazione, un sistema stabile di relazioni tridimensionali fra gli oggetti percepiti: in
breve l’immagine che l’uomo ha del suo ambiente”.
4
“La comunità consiste di persone che interagiscono all’interno di un’area geografica ed hanno uno o più legami
supplementari”, costituendo
5
“un sottosistema socio - territoriale a confini amministrativi definiti (piccolo comune,
quartiere di grande città, distretto socio-sanitario) dove si dispongono, in un mutuo scambio di influenze, individui
e gruppi, ambiente naturale e ambiente costruito dall’uomo, bisogni e attività di interpretazione e di trasformazione
della vita e delle risorse di cui dispone la comunità stessa”. I caratteri che identificano una comunità comprendono
elementi principali quali il fattore spaziale delimitante il territorio, l’ambiente costruito dall’uomo e l’area fisica
naturale circostante.
6
“...il solo parlare di area metropolitana e non di metropoli introduce una prima distinzione
ecologica, in quanto la metropoli è una grande città che conserva il carattere tradizionale della città, con la esatta
delimitazione amministrativa dei suoi confini e con la differenziazione, iscritta nitidamente nel suolo, della città
dalla campagna.”. Il territorio consiste in tutti gli elementi contenuti nell’ambiente artificiale: i segni della
comunità. L’area geografica non solo offre le risorse indispensabili alla vita e allo sviluppo della collettività, ma
soprattutto costituisce la base fondamentale su cui poggia la comunicazione tra individui e l’organizzazione dei
rapporti sociali
7
“Nel concetto di comunità assumono rilievo, al di là del fenomeno puramente aggregativo,
1
Cfr. Konig K., The community, Routle & Kegan, Londra 1968
2
Martini E. R. Sequi R., Il lavoro nella comunità. Manuale per la formazione e l’aggiornamento dell’operatore sociale, NIS, Roma
1988, p. 77.
Questo manuale indica come leggere la comunità, sviluppare il senso comunitario, potenziare le reti di supporto naturale e la funzione di
autoaiuto dei gruppi, attivare consulenza e formazione ai membri della comunità, considerando quest’ultima non come contenitore di
bisogni e problemi, o come destinatario passivo di interventi; intende invece promuovere l’idea di comunità competente, capace di
riconoscere le proprie necessità, e di acquisire risorse adeguate per una migliore qualità della vita.
3
Wheatley P., La città come simbolo, Morcelliana, Brescia 1981, p. 5.
Gli studi dell’autore sono costituiti da ricerche sul complesso dello spazio urbano. L’elemento percezione che implica ‘lo spazio
esistenziale’ e la ‘dimensione partecipativa’ del territorio, va inteso come interpretazione delle realtà urbane attraverso criteri filosofici e
culturali dominanti nelle varie civiltà, che condizionano lo stesso rapporto dell’individuo con la città.
4
Cfr. Hillery G. A., Definitions of community: areas of agreement, in ‘Rural sociology’ 1955.
5
Idem
6
Ardigò A., La diffusione urbana. Le aree metropolitane e i problemi del loro sviluppo, AVE, Roma 1967, p.106
7
A.a.V.v., Formazione scuola e territorio, Le Monnier, Firenze 1979, p. 31.
La celebre Carta di Atene di Le Corbuisier, ‘ha indotto a settorializzare la città depauperando drasticamente le relazioni interpersonali.
Bisogna dunque puntare su un approccio polifunzionale in cui non l’abitare ma il comunicare sia il fattore predominante’. Il problema
principale dell’architettura moderna ‘ non è più il gioco dei volumi, ma la creazione di spazi sociali in cui vivere’. Tutto questo può
rimanere una pura enunciazione di principi se non trova il necessario sostegno in forme di ampia partecipazione ai diversi livelli di
8
connotazioni sociali e psicologiche (senso di appartenenza, interessi comuni, atteggiamenti partecipativi) a cui
viene generalmente attribuito un valore positivo sia sul piano dello sviluppo personale, sia sul piano delle relazioni
sociali. Proprio per il fatto di rappresentare di per se stesso un valore, nel concetto di comunità si sono globalmente
riassunte le condizioni e le finalità sociali del processo educativo. La vita della comunità (...) costituisce il
contenuto della nozione di ambiente nel suo significato educativo’ ( Borghi L. 1964, p. 16); in quanto garantisce
quel clima di socialità che ‘è primario fattore costitutivo della personalità, rappresenta la dimensione educativa
della società. (Borghi L., 1964, p.3)”. Il secondo elemento caratterizzante la comunità è quello psicologico, che
esprime l’insieme dei rapporti di interdipendenza esplicantisi nell’ambito dell’unità spaziale, caratterizzati da
sentimenti comuni interagenti con i relativi scambi di attività che si sviluppano in una pluralità di individui legati
ad un certo intento di aspirazione. Queste tipologie di rapporto sono caratterizzate anche da sentimenti,
apparentemente negativi di competizione e di conflitto che si rilevano necessari per il cambiamento ed il progresso.
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“Il quartiere non va tanto definito in termini giuridico-amministrativi quanto piuttosto in funzione dei rapporti
umani quotidiani, dei ritmi di vita, delle relazioni inter e intra famigliari, dei rapporti tra le generaziopni e tra le
diverse categorie sessuali e sociali. Tradotto in termini di pratica questo significa che la nozione di quartiere
richiede di essere definita nuovamente. Il ‘quartiere’ può essere sostituito dal concetto di comunità o anche di
campo di intervento, e diviene, allora, un’entità che agisce in relazione ad altre unità e in riferimento ad un sistema
totale. Una comunità è dunque una città, un quartiere, un villaggio, una sezione di un partito. In base a questa
definizione la comunità implica legami di parentela, rapporti di parentela rituale, rapporti di amicizia, relazioni di
vicinato, aggregazioni di gruppo di vario genere sulla gestione della comunità stessa.”. Il modello tipico delle
relazioni sociali instauratosi nella comunità tradizionale, come per esempio quella rurale, è stato messo in crisi dal
dilagante processo di urbanizzazione e industrializzazione.
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“La società moderna è l’unica, tra tutti i tipi di società
conosciuti, per il fatto che attenua e mette in discussione, secondo la sua propria logica, ed, eventualmente, anche
elimina la sacralità o intangibilità di ogni sistema di valori, istituzioni, norme, modelli di comportamento”.
Rivalutazione della collettività sociale
I modelli di vita elaborati in città hanno goduto di un crescente prestigio rispetto a quelli custoditi dalle tradizioni
rurali, individuando, come caratteristica peculiare del fenomeno urbanizzazione un certo stile di vita diffusosi
tramite la comunicazione di massa. Nel corso della storia il nucleo urbano è sempre stato identificato dai gruppi
sociali, come sinonimo di libertà, di emancipazione, identificando la spazialità organizzativa ad essa connessa,
come strumento di formazione e di socializzazione, fulcro propulsore delle innovazioni e conoscenze umane
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“Innovazione, spirito critico, partecipazione consapevole, esercizio di libertà e non conformismo: tutto ciò hanno
dato le città, specie d’Occidente, nel passato. Tale peculiare funzione culturale innovativa della città ha, come
condizione essenziale, un’ambivalenza, che è polarizzazione di valori e di tendenze, di integrazione e di conflitto,
di socializzazione e di privato associarsi in piccoli gruppi, senza mai soluzioni o dilacerazioni definitive”.
L’abitante del nucleo urbano interagisce, relazionandosi con le diverse realtà costituite da gruppi di individui, sulla
base di interessi comuni, indipendentemente da fattori localizzativi.
organizzazione territoriale, che siano capaci di incidere in senso profondamente innovativo nella programmazione e nella gestione degli
interventi.
8
Bertolini P. Farnè R., Territorio e intervento culturale. Per una nuova politica e pedagogica dell’animazione, Cappelli, Bologna 1978,
p. 121
9
Germani G., Alcune considerazioni sulle città moderne e il loro futuro, in A.a.V.v. , La società industriale metropolitana e i problemi
dell’area milanese, Angeli, Milano 1981 p.44.
Questo testo pubblica i lavori del relativo convegno patrocinato dalla regione lombardia, dalla provincia e dal comune di Milano,
promosso in seguito al congresso sul progresso tecnologico e la società italiana, svoltosi a Milano nel 1960 e organizzato dal Centro di
prevenzione e difesa sociale. Tale studio ha permesso, ai sociologi italiani di confrontare i risultati delle proprie ricerche su molteplici
aspetti della nostra società, all’interno del più ampio quadro di analisi dei sistemi industriali avanzati, con particolare riferimento ai temi
delle dinamiche aggregative e conflittuali, ai problemi del consenso, della devianza e all’osservazione attenta dei vasti e complessi
fenomeni sociali suscitati dal processo di trasformazione che ha investito globalmente l’Italia degli anni ‘60. Cfr. Benedetti G., La città,
Sansoni, Firenze 1975
10
Ardigò A., La diffusione urbana. Le aree metropolitane e i problemi del loro sviluppo, AVE, Roma 1967 p.106