VI
La stazione arriva a rappresentare la porta d’ingresso alla città e la sua architettura
segnala la presenza della nuova infrastruttura.
Le trasformazioni dell’edilizia privata sono indagate nell’ambito della riplasmazione
dell’area dell’ex convento degli eremitani, in cui sono ubicate le case Arborio Biamino,
Cantono, Pugliese Levi e l’ex chiesa di S. Marco. Quest’ultima offre lo spunto per
affrontare le problematiche legate alla conservazione e tutela del patrimonio artistico,
poiché gli interventi subiti ne compromettono in maniera evidente i caratteri originali, sia
dal punto di vista estetico che funzionale. Nel corso dell’ ‘800 sostanziali sono i
rimaneggiamenti che si realizzano per adeguarne i locali alle nuove destinazioni d’uso;
l’edificio religioso diviene infatti sede del mercato coperto cittadino ed altre destinazioni
pubbliche vi erano state insediate precedentemente.
Infine, l’ultimo capitolo si concentra sui temi specifici del restauro, analizzando le teorie
che si delineano sotto la diretta influenza dei Mella ed all’interno dell’Istituto di Belle Arti;
il restauro in stile della facciata di Casa Tizzoni costituisce una significativa applicazione di
tali concezioni ed in tal senso viene approfondito.
Il percorso intrapreso, consistente nell’indagine diretta sul territorio alla ricerca delle
fonti archivistiche ancora esistenti e delle testimonianze più significative sugli argomenti
trattati, ha permesso di seguire le tappe determinanti le trasformazioni del gusto che
interessano la cultura architettonica ottocentesca, attraverso il loro studio all’interno della
realtà vercellese.
VII
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano tutti coloro che ci hanno sostenuto ed
aiutato nella realizzazione di questo lavoro e durante
il corso degli studi.
CAPITOLO 1
La Commissione di Pubblico Ornato di Vercelli ed i suoi
rapporti con le trasformazioni della città
2
1.1. Quadro di riferimento storico e legislativo
1
Nel XIX secolo, a partire dagli anni del Governo napoleonico, vengono per la prima
volta definiti criteri e regolamentazioni precise per la gestione della città in chiave
moderna, che abbiano alla base un preciso disegno programmatico. Si vengono quindi ad
istituire degli organismi che hanno, allo stesso tempo, il compito di guidare e controllare sia
gli interventi di tipo urbanistico che quelli riguardanti l’attività edilizia in genere, sia essa
concepita ex novo oppure di trasformazione del patrimonio esistente.
Il primo e fondamentale passo in tal senso è rappresentato dal decreto napoleonico che
istituisce le Commissioni di Pubblico Ornato
2
, massimo strumento per garantire uno
sviluppo delle città in cui
« bellezza, cioè decoro, economicità, ammodernamento siano co-occorrenti,
saldamente legati e in perfetto equilibrio. (...)
‘Bello’ e ‘regolare’ diventano pertanto sinonimi al fine di dimostrare che l’ideale
della bellezza non può che essere anche espressione di economicità. »
3
Il Commissario d’Ornato diviene quindi l’autorità atta a garantire che vengano adottati i
mezzi più idonei al raggiungimento di questi obiettivi, impartendo caso per caso le direttive
necessarie, sulla base di considerazioni sia funzionali che puramente estetiche. Di
conseguenza, le figure professionali dell’architetto, e ancor più dell’ingegnere, vengono,
all’interno dell’apparato istituzionale, ad assumere il ruolo più ampio di “operatore
pubblico”.
È del 20 maggio 1806 il provvedimento che riguarda l’applicazione del “Regolamento
per la costruzione delle strade”, in cui viene illustrato per la prima volta il concetto di
“piano di rettifilo”, che tanta parte avrà nelle trasformazioni ottocentesche dell’edilizia; ad
esso fa seguito il “Regolamento sull’ornato della città”, datato 9 gennaio 1807 e
successivamente elaborato in ogni città secondo le proprie esigenze, col preciso compito di
definire in maniera dettagliata l’attività ed il campo di influenza della locale Commissione
d’Ornato.
A seguito della caduta napoleonica subentrano nuove legislazioni che tengono
comunque conto di quelle che le avevano precedute: sono del 29 maggio 1817 le “Regie
Lettere Patenti” in cui viene approvato il Regolamento per le acque, i ponti e le strade che
prevede, fra l’altro, l’adozione generalizzata del sistema metrico decimale (ponendo in tal
modo ordine tra i molteplici metodi di misurazione che venivano di volta in volta adottati);
viene inoltre ribadito il concetto napoleonico di “pubblica utilità” a cui deve essere
assoggettato l’interesse privato.
Le Amministrazioni locali vengono successivamente esortate dallo Stato centrale a
formulare norme per la regolamentazione dell’attività edilizia e per la manutenzione delle
3
strade, secondo quanto contenuto nelle disposizioni del 24 aprile 1824. Infine, “Regie
Lettere Patenti”
4
sono emanate per consentire l’approvazione dei Regolamenti d’Ornato,
che in ogni singola città dovranno essere approvati ed, in seguito, fatti rispettare per
consentire uno sviluppo urbano armonico e funzionale, nel rispetto delle norme di igiene.
1
Per la stesura di questo paragrafo si è fatto riferimento al saggio di Roberto MORONI, L’urbanistica
novarese dal 1806 al Piano Regolatore Generale del 1895, in BIANCOLINI Daniela, «Il secolo di
Antonelli», 1988
2
Il decreto viene emanato in data 9 gennaio 1807.
3
MORONI Roberto, op. cit., pag. 99
4
Le “Regie Lettere Patenti” che istituiscono la Commissione di Pubblico Ornato a Vercelli sono emanate
in data 13 agosto 1833.
4
1.2. L’istituzione della Commissione di Pubblico Ornato di Vercelli
Il “Verbale d’Installamento della Commissione di Pubblico Ornato”, è stilato in Vercelli
l’8 febbraio 1834, alla presenza
« dell’Ill.mo Sig. Cavalier Pantaleo Gandolfi Intendente per Sua Maestà di questa
Città e Provincia ».
1
Esso fa seguito alle Regie Patenti del 13 Agosto 1833, con le quali viene istituita la
Commissione per la città di Vercelli,
« la quale è incaricata di vegliare sulla conservazione, e sull’abbellimento
esteriore de’ fabbricati, così sacri, come profani, delle piazze, strade, e di tutti i
luoghi pubblici della medesima Città »
2
e viene approvato il Regolamento
« che stabilisce le attribuzioni alla medesima affidate per la conservazione, ed
abbellimento esteriore dei fabbricati »
3
Il documento specifica inoltre che non può essere concesso ad alcuno nessun tipo di
intervento che riguardi
« tutte o parti dei fabbricati prospicienti verso le pubbliche vie, e piazze di questa
Città senza averne ottenuta la permissione in iscritto della Commissione »
4
L’Amministrazione cittadina aveva già provveduto, nella seduta del 14 gennaio dello
stesso anno, alla nomina di due Consiglieri, nonché alla
« nomina dell’Architetto che dovrà far parte di detta Commissione nella persona
del Sig. Pietro Delmastro »
5
e dei relativi sostituti in caso di assenza o di malattia.
Presiede la seduta di installazione, come prescritto dall’art. terzo delle Lettere Patenti, il
Sindaco, Marchese Dionigi Arborio di Gattinara; sono presenti tutti i membri chiamati a
comporre la Commissione di Pubblico Ornato.
6
In apertura viene pronunciato un discorso dal Sindaco, seguito dall’installazione
ufficiale; infine vengono fissati, di comune accordo, i giorni in cui si dovranno tenere le
singole adunanze:
« alli giorni cinque, e venti di cadun mese, ed ove in tali giorni cada la spedizione
del corriere, o sia festivo, al giorno imediatamente susseguente, e ciò in
conformità dell’art. terzo del Regolamento »
7
È con questo atto ufficiale che ha inizio l’attività della Commissione d’Ornato di
Vercelli che, fin dall’inizio, si propone di stabilire un controllo su tutti gli interventi edilizi
5
cittadini.
I criteri che indirizzano le sue decisioni sono soprattutto di tipo estetico, pur nell’intento
di ottenere, mediante la progressiva regolarizzazione di strade ed affacci, una
riqualificazione funzionale degli spazi e condizioni abitative più igieniche e decorose.
1
UTCV, Archivio Edile, Commissione Pubblico Ornato 1833-1852, Verbale d’Installamento della
Commissione di Pubblico Ornato stabilita in questa Città con Lettere Patenti del 13 Agosto 1833,
Vercelli, 8 febbraio 1834.
2
BCV, Archivio Storico Comunale, sez. II, Lettere Patenti, Vercelli, 13 agosto 1833
3
ibidem
4
UTCV, Archivio Edile, Commissione Pubblico Ornato 1833-1852, Verbale d’Installamento della
Commissione di Pubblico Ornato stabilita in questa Città con Lettere Patenti del 13 Agosto 1833,
Vercelli, 8 febbraio 1834.
5
ibidem
6
La Commissione è composta dai seguenti membri:
Presidente: Marchese Dionigi Arborio di Gattinara (sindaco); Consiglieri: avvocato Francesco Faziari,
conte Carlo Avogadro di Casanova, signor Carlo Verga, ingegner Domenico Berutto, architetto Pietro
Delmastro.
7
UTCV, Archivio Edile, Commissione Pubblico Ornato 1833-1852, Verbale d’Installamento della
Commissione di Pubblico Ornato stabilita in questa Città con Lettere Patenti del 13 Agosto 1833,
Vercelli, 8 febbraio 1834.
6
1.3. Il Regolamento
Il Regolamento della Commissione di Pubblico Ornato di Vercelli, approvato il 13
agosto 1833, si articola in dieci titoli ed è costituito in tutto da 41 articoli.
Sono in esso contenute tutte le norme cui si devono sottoporre i proprietari dei terreni e
dei fabbricati, sia di tipo generale che quelle a carattere più puntuale, fino ad arrivare alla
definizione dei singoli dettagli costruttivi.
Figura 1 - BCV, Regolamento d’Ornato della Città di Vercelli
Nel Titolo I sono compresi quattro articoli contenenti le “Disposizioni preliminari”; in
particolare l’art. 1 definisce le competenze e gli intenti dell’istituzione nel seguente modo:
« La Commissione d’Ornato sulla dimanda di costruzioni, di ristaurazioni, ed
altro che vengano fatte dai proprietarij, prescrive i metodi migliori, e più
economici per combinare coll’abbellimento dei fabbricati il più perfetto
stabilimento, e la manutenzione delle strade interne della Città. »
1
Non mancano neppure gli oneri riguardanti il patrimonio edilizio esistente: l’articolo
successivo sancisce infatti, ai proprietari di case pericolanti per vetustà, in quanto minaccia
per la pubblica sicurezza, l’obbligo di sistemazione.
Seguono il Titolo II, che riguarda la “Classificazione delle strade della Città di
Vercelli”, ed il Titolo III che enumera i “Doveri de’ Proprietari intraprendenti fabbriche
7
nuove, a ristauramenti di esse”. Quest’ultimo comprende gli articoli che meglio chiariscono
gli intenti ed il modo di operare della Commissione: la validità delle prescrizioni del
Regolamento, nell’art. 7, viene estesa anche alle chiese, alle torri ed agli interventi
all’interno dei fabbricati, qualora
« le opere siano di tale importanza che influiscano sulla solidità degli edifici »
2
.
L’art. 8 precisa che non verranno rilasciate le concessioni richieste a coloro che non si
impegnano ad eliminare tutte le irregolarità dalle loro costruzioni; quello successivo ricorda
che la domanda dovrà essere sottoscritta dal proprietario, o da un suo procuratore e che vi
dovrà essere indicata la natura dei lavori ed il nome di colui che li eseguirà; dovrà inoltre
essere rispettato il termine per la conclusione delle opere esterne concordato o imposto
dalla Commissione.
I contenuti del “regolare disegno” che deve essere unito alla domanda, richiesti dall’art.
10, sono il prospetto per intero della nuova facciata e, se si tratta di un progetto ex-novo, la
pianta completa; è anche necessario indicare andamento e larghezza delle strade attigue,
sagoma e altezza degli edifici adiacenti e il disegno delle decorazioni, in scala quattro volte
maggiore di quella usata per il prospetto. Successivamente si dispone che l’esecuzione
dovrà essere fedele a quanto approvato (altrimenti si renderà necessaria una nuova
autorizzazione per ogni variante proposta) e che i lavori dovranno iniziare entro sei mesi
dalla delibera.
L’ultimo articolo di questa sezione riveste una particolare importanza, poiché spiega
l’origine di molte radicali trasformazioni subite da edifici sacri anche secolari; infatti
stabilisce che i proprietari possessori di Chiese, destinate nelle passate vicende ad uso
profano, sono tenuti entro lo spazio di due anni dalla pubblicazione del regolamento
« a toglierne ogni caratteristica apparenza »
3
e ribadisce la consuetudine per la quale i proprietari delle torri cittadine siano obbligati a
ripararle, e conservarle sotto la primitiva forma ed in stato di sicurezza, a meno che non si
sia verificato un improvviso crollo o si trovino in un riconosciuto
« stato di ultima degradazione, e non suscettibile di ristauro »
4
;
solo in tali casi il terreno su cui sorgono può venire inglobato all’edificio, dovendo però
sottostare a tutte le regole vigenti.
Alle maestranze è dedicato il Titolo IV, “De’ Capi Mastri ed Ingegneri, loro attributi e
doveri”, mentre quello successivo tratta di “Occupazioni di aree, ed allineamento dei
fabbricati”; in particolare nell’art. 15 sono contenute le disposizioni necessarie ad ottenere
la regolarizzazione della forma urbana, almeno in modo parziale:
« la Commissione d’Ornato proporrà in caso di Costruzione, o di ristaurazione di
8
Case quel solo allineamento parziale della loro fronte, che tende a togliere od a
menomare, ove più importi, siffatti sghembi, ed angoli sporgenti, o tortuosità,
combinando l’esterna vaghezza colla privata e pubblica utilità »
5
Anche l’altezza dovrà essere unificata a quella predominante nei fabbricati adiacenti.
Prescrizioni più particolareggiate sono contenute nei diversi articoli del Titolo VI, che si
occupa “Delle botteghe, Uscj, Porte, Balconi, Ringhiere, e Finestre”; per l’art. 16, nelle
nuove costruzioni, non è ammessa nessuna sporgenza oltre la linea del muro; l’art. 18
definisce in modo dettagliato tipi e misure di cordoni, mensole, cornici, davanzali, per
evitare che possano
« impedire il libero cammino per le contrade »
6
.
Per l’art. 20 non sono ammesse le scritte apposte direttamente sui muri, ma sono
consentite solo le insegne, con collocazione idonea; inoltre (art. 23)
« Sono assolutamente proibiti i balconi, o poggiuoli, e le ringhiere di tavolato
verso le pubbliche vie; la loro soglia sarà sempre di pietra viva sostenuta da
mensole eguali, ed il loro parapetto, o di ferro, o di balaustri di sasso »
7
I successivi articoli aboliscono le finestre orizzontali a livello del suolo per dare luce alle
cantine e le imposte esterne di tavolato per chiudere le finestre; viene fissato un termine
entro il quale sostituire quelle ancora esistenti. Si dispone quindi che tutte le aperture
debbano avere nei telai solo vetri, essendo vietati i panni o la carta.
Il Regolamento viene concluso dal Titolo VII, “Delle Grondaje, Canali, Sotterranei,
Latrine, e Letamaj”, dal Titolo VIII, “De’ portici e marciapiedi”, dal Titolo IX “Del
Passeggio Pubblico” e infine dal X titolo che enumera le “Multe e Penali alle
Contravvenzioni”.
1
BCV, Archivio Storico Comunale, sez. II, Regolamento d’Ornato della Città di Vercelli, Vercelli,13
agosto 1833.
2
ibidem
3
ibidem
4
ibidem
5
ibidem
6
ibidem
7
ibidem
9
1.4. Il Piano Regolatore del 1860
Figura 2 - UTCV, Piano Regolatore della città di Vercelli, pianta generale (scala 1:1000)
Il primo Piano Regolatore della città di Vercelli viene redatto dall’ingegner architetto
cav. Eugenio Ara e presentato il 7 novembre del 1860 sotto forma di tavole di disegno
rilegate a formare un Atlante.
Esso viene illustrato dallo stesso autore, che apre la Relazione allegata nel seguente
modo:
« Il Progetto che il Sottoscritto ha l’onore di presentare al Municipio consiste in
una grande tavola di disegno nella quale è configurata la pianta generale della
Città nella scala di uno a mille, ed in un atlante in cui trovansi tutti i particolari
della stessa pianta divisi in quarantanove fogli rettangoli alla scala di uno al
duecento cinquanta con un foglio di unione in capo destinato a servire di guida
nella scala di uno al quattro mille. »
1
L’esposizione del piano viene suddivisa in due parti differenti; l’Abbellimento interno
della Città (parte prima) e l’Ingrandimento esterno della città (parte seconda). E’ per noi di
maggiore interesse, per l’analisi delle trasformazioni ottocentesche sull’edificato, un esame
più dettagliato della prima parte, che viene trattata ampiamente e minuziosamente dall’ing.
10
Ara.
Le considerazioni iniziali riguardano quello che era al tempo l’aspetto della città e della
sua rete viaria, riservando particolare attenzione
« agli angusti vicoli, ed alle sue vie irregolari e tortuose »
2
causa, a detta del progettista, di un grande disordine, provocato dalla scarsa attenzione che
veniva riservata, nei tempi passati, ad una crescita urbana ordinata.
Il panorama che ne emerge è talmente grave che non rimarrebbe altra strada se non
quella di distruggere e rifare integralmente le vie essendo
« se non impossibile, per verità molto difficile il mettervi riparo »
3
Neanche dopo la sua istituzione del 1833, il Consiglio d’Arte si era dimostrato
all’altezza della situazione, dal momento che
« non sempre egualmente fermo e volenteroso, variando d’idee a seconda delle
persone e delle circostanze, alcune cose tentò ed ottenne, molte altre permise, e
tollerò »
4
arrivando fino al punto di far cadere in disuso i Regolamenti.
Le accuse dell’ing. Ara si riferiscono in particolare a due atteggiamenti giudicati
scorretti: il mancato stanziamento annuale di fondi destinati agli interventi in caso di
necessità e, soprattutto, la mancanza di un piano regolatore
« che gli servisse di legge, e dal quale non potesse scostarsi »
5
Per tutti questi motivi l’impresa della redazione e, in particolar modo, dell’applicazione
di un piano si presentava ardua e densa di difficoltà, tanto da scoraggiarne quasi
l’attuazione, se la Commissione incaricata dal Municipio
« non si fosse confortata nel pensiero, che, se per avventura le sue proposte
potessero presentemente sembrare aeree, e di impossibile esecuzione, con
l’andare del tempo sarebbesi man mano trovate più facili ed opportune, quando
deperiti per vetustà i nuovi fabbricati si sarebbe potuto dirocarli ed allinearli con
minore spesa per regolarizzare e raddrizzare le vie, ed aprendo più commode
comunicazioni rendere questa nostra città più bella ed amena. »
6
Era quindi ben presente la consapevolezza che un tale lavoro avrebbe richiesto una
notevolissima quantità di tempo e che il portarla a compimento sarebbe spettato alle
generazioni future; e ciò sarebbe stato tanto più facile
« quanto più le nostre idee saranno grandiose e belle, e saranno per riescire
coll’andare del tempo a lustro ed a decoro della città. »
7
Ed è per riuscire ad ottenere gradualmente questi obiettivi che il progettista redige un
11
piano contenente tutte le variazioni previste per regolarizzare la viabilità, concepite in una
scala adeguata per
« poter corrispondere alle future esigenze dei tempi, e mettere la nostra città
sopra quella via di progresso, che valesse a mantenerla a livello delle sue
consorelle di provincia »
8
;
tutto ciò nel rispetto dei criteri di economia necessari ad evitare un abbandono dell’impresa
per mancanza di mezzi.
Naturalmente non vi è la pretesa
« di aver fatta un’opera perfetta, e di aver messo d’accordo tutte le idee, per cui
molto vi sarà da aggiungere ed a variare »
9
.
La speranza è comunque quella di poter rimediare a molti degli errori commessi in
passato, soprattutto in quei quartieri operai in cui la qualità dell’edificato era più scadente e
le condizioni igieniche più precarie, al fine di trasformare i tracciati esistenti
« in vie sufficientemente spaziose e bene ventilate »
10
facilitando gli accessi e le comunicazioni.
In base a queste considerazioni è quindi stata ridefinita la infrastruttura stradale,
prolungando, rettificando e dilatando le arterie cittadine.
Ciascuno di questi interventi viene descritto e motivato in dettaglio nel seguito della
relazione ed esplicitato graficamente, quartiere per quartiere, nelle singole tavole comprese
nel piano
« acciocché nulla avesse quindi innanzi ad innovarsi con interne fabbricazioni ad
insaputa e senza il consenso del Municipio »11.
Nei desideri della Commissione era pure l’intento di definire l’aspetto delle fronti dei
caseggiati che prospettavano sulle vie interessate, per uniformarli ad unico disegno, pur con
il timore di superare i limiti delle sue competenze. Di conseguenza essa
«non mancò di proporre questa tanto necessaria misura in alcune località più
importanti, lasciando al Municipio la cura di prescriverla almeno per tutte le vie
principali »
12
,
con la raccomandazione di estendere il provvedimento alle altre vie di comunicazione e di
aggiungere un apposito articolo nel Regolamento per imporre ai proprietari interessati di
conformarsi alle direttive generali che il piano voleva imporre.