La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
“Il padre era stato ucciso per ragioni politiche, la madre si era suicidata, lei era
stata stuprata ed era rimasta incinta. L’UNHCR dopo 4 mesi ha accettato il suo status
di rifugiata e dovrebbe partire per Kakuma al nono mese di gravidanza ma grazie
all’aiuto di un membro della chiesa cattolica partorisce prima della sua partenza. Una
volta arrivata a Kakuma le viene tolto il bambino che ormai ha 6 mesi, la
giustificazione è che una ragazza di 17 anni non può averne cura. Il bambino viene
dato ad una donna etiope. La donna si ribella e viene arrestata, una volta rilasciata
viene nuovamente arrestata per lo stesso motivo e tenuta in carcere per due giorni.
Nuovamente rilasciata trova l’aiuto di due pastori etiopi che gli danno i soldi necessari
per fuggire a Nairobi. Si reca all’UNHCR per riavere il bambino: aspetta dalle 8 di
mattina fino alle 8.30 di sera quando è arrestata un’altra volta dalla polizia. Il giorno
dopo è rilasciata e si reca all’RCK
3
che gli trova una sistemazione grazie ai gesuiti in
una casa per donne che hanno subito violenze, solitamente destinata alle donne
keniane. Il direttore dell’RCK la manda poi al centro Santa Monica dove attualmente
studia inglese e sartoria. Ciò che chiedeva ripetutamente era di poter riavere il suo
bambino. Cinque settimane fa hanno trovato paraffina e fiammiferi nella sua stanza,
allora ho chiamato l’UNHCR dicendo che la donna aveva bisogno di un counseling e
che doveva riavere suo figlio. Ho incontrato un membro dell’UNHCR che inizialmente
ha proposto di riportare la donna a Kakuma, io mi sono opposto fino a che l’UNHCR
non ha deciso di portare a Nairobi il figlio che è arrivato col volo della settimana
successiva. Ora la donna e il bambino sono ricongiunti”.
La normativa internazionale sui rifugiati non manca e anzi formalmente la
maggior parte dei paesi dovrebbe rispettare il loro status, ma così non è sul terreno della
pratica. Il Kenya è un esempio lampante: scelte politiche legate a più interessi lo
rendono un paese ostile per tutti coloro che cercano rifugio qui. Se si proviene da un
paese non confinante (ad esempio dai Grandi Laghi) e non si parla la lingua locale (ma
3
Refugee Consortium of Kenya (RCK)
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La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
ad esempio il francese) i problemi non fanno che aumentare. Un terzo dei rifugiati in
Kenya vive illegalmente a Nairobi e due terzi vivono nei campi profughi, dei rifugiati di
provenienza dei Grandi Laghi invece 9 su 10 vivono illegalmente a Nairobi e solo il 10
% sceglie di andare nei campi, perché? La mia tesi si pone come obiettivo proprio
quello di dare visibilità e se possibile risposte ai problemi legati alla realtà sconosciuta
dei “rifugiati urbani”, e di quelli dei Grandi Laghi residenti a Nairobi in primo luogo.
Ho scelto di lanciarmi in questa tesi con grande anticipo: la prima parte della tesi
fa parte di un lavoro che conduco ormai da due anni mentre l’idea di un’indagine sul
campo mediante interviste è maturata un anno e mezzo fa quando per la prima volta ho
potuto vivere le contraddizioni di Nairobi.
Osserviamo il titolo della tesi: La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei
“rifugiati urbani” a Nairobi. La mia tesi ha nella prima parte come tema centrale quello
della crisi umanitaria della regione dei Grandi Laghi, ma che paesi fanno parte dei
Grandi Laghi? Ecco la definizione data da Tarcisio (burundese): “veniamo ora ai
Grandi Laghi definendo subito il territorio che consideriamo: attualmente Rwanda, RD
Congo e Burundi, in passato anche Uganda, Tanzania, Zambia, Malawi e Kenya. Oggi
gli interessi economici e politici hanno ridotto la zona solo a Rwanda, RD Congo e
Burundi, così ha scelto la comunità internazionale…peccato!”. Nella mia tesi userò sia
una versione “ristretta” che una “ampliata” della zona dei Grandi Laghi. Nella seconda
parte della tesi i protagonisti diventano quelli che io ho definito “rifugiati urbani”, in
realtà questi soggetti sono immigrati illegali che vivono nella precaria Nairobi senza
ricevere alcuna protezione. Le particolarità di questi soggetti sono evidenti.
La struttura della tesi è a forma piramidale. Si parte da una necessaria
conoscenza storica dei Grandi Laghi che è realizzata fondendo le storie di Burundi,
Congo e Rwanda in una unica. La dipendenza di questi tre paesi, soprattutto dal 1993 ad
oggi, è pressoché totale. A questo punto ho scelta una problematica importante di questa
crisi umanitaria, cioè quella dei rifugiati che viene trattata nella seconda parte della tesi.
15
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
Dai rifugiati in generale si scende a quelli africani, poi a quelli che soggiornano in
Kenya e infine si confronta la vita dei “rifugiati urbani” rispetto a quella dei “rifugiati
nei campi”. La terza parte della tesi lascia da parte ogni struttura teorica preconfezionata
e cerca di costruire una teoria relativa ai “rifugiati urbani” partendo e basandosi
sull’esperienza diretta di dialogo maturata in Kenya. In allegato si possono trovare le
interviste complete da me realizzate in Kenya. Ho scelto di tenere una sostanziosa parte
storica nella mia tesi perché ritengo che i problemi attuali dei paesi dei Grandi Laghi, e
quindi dei loro rifugiati, hanno le loro radici più profonde nel violento passato di
Burundi, Rwanda e Congo.
Non posso che augurarvi una buona lettura sperando che questa tesi possa essere
realmente dinamica in modo tale da creare in voi emozioni, interesse e vicinanza verso
tematiche che solitamente non si ha convenienza a trattare…lasciatevi affascinare
dall’Africa!
16
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
Ringrazio il professor De Stefani e la professoressa Filesi per il supporto tecnico
e la fiducia da loro dimostrata nei miei confronti. Elena per la collaborazione linguistica
in Kenya e Karibu Afrika perché è bello credere di far conoscere un po’ d’Africa agli
altri. Chiara Marchetti, Roberto Cavaglieri, Jean Léonard Touadi e Matteo Fagotto che
anche se assolutamente non mi conoscono sono stati importanti per l’impostazione di
questa tesi. Il ringrazio più vivo spetta però a Micheal per il suo esempio, a tutti i
negracci Keniani, ai rifugiati che ho intervistato per la loro disponibilità e a Tarcisio per
la sua profondità…la tesi l’hanno scritta anche loro con me.
Mi sento prima di tutto di ringraziare quei professori che il giorno in cui mi diplomai all’ITIS mi fecero
capire che Scienze Politiche non faceva per me, quelle persone che quando dissi loro che studi avrei
intrapreso risero e tutte quelle persone che non hanno creduto in me…oggi tocca a me ridere!
Ringrazio papà e mamma sicuro che d’ora in poi non debbano più sborsare euri per me.
Ringrazio chi mi ha fatto conoscere l’Africa.
Ringrazio il Kalimotxo e tutte le persone che hanno fatto e faranno festa con me ovunque nel mondo.
Ringrazio il Circolo di Vienna
Ringrazio gli amici di Gussago e della 5°L che spero vengano alla mia festa di laurea.
Ringrazio gli scout e il basket che mi hanno fatto crescere.
17
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
PARTE I
Ricostruzione storica comparata della Regione dei Grandi Laghi.
19
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
1. Repubblica
Democratica del Congo
"The successes secured for the benefit of one person have been at the price
of the enslavement of millions of men."
4
4
Frase di M. Lorand, detta nel Parlamento belga, questa frase è costantemente riproponibile nella storia
congolese. Questa testimonianza è raccolta insieme ad altre in Conditions in the Congo State (Boston:
Congo Reform Association, Gennaio 1906) al sito internet www.boondocksnet.com
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La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
S :
cheda dati paese
5
Nome ufficiale: Repubblica Democratica del Congo
Ordinamento politico: Repubblica Presidenziale
Densità di popolazione: 22,5 abitanti per Km² (2003)
Data d’indipendenza: 30 giugno 1960 da Belgio
Superficie: 2.344.885 Kmq
Capitale: Kinshasa (5,276,958 abitanti)
Popolazione: 52,771,000 abitanti (2003)
Tasso di mortalità (1995-2000): 25,0 ‰
Tasso di natalità (1995-2000): 49,5 ‰
Popolazione sotto i 15 anni: 48,8 %
Popolazione sopra i 65 anni: 2,9 %
Bambini per donna: 6,7 (2002)
Tasso di mortalità infantile nel primo anno di vita: 128 morti su 1.000 nati vivi (2002)
Tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni: 205 su 1.000 nati vivi (2002)
Speranza di vita alla nascita: 43,5 anni, maschi 41,00, donne 46,1 (dati del 2002)
Religione: 50 % cristiani, 48% cultri tradizionali e minoranze musulmane nel Nord
Lingua: lingua ufficiale è il francese, le lingue più parlate sono però kiswahili, ciluba,
kongo e lingala
5
Dati ricavati da Africa South of the Sahara 2005, Europa Pubblications, 2005, da Hwww.nigrizia.itH e
da www.nationmaster.com
22
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
Tasso d’infezione dell’HIV: 4,2 % (tra le persone comprese tra i 15 e i 49 anni, dato
2003)
Bambini (0-15 anni) orfani a causa dell’HIV-AIDS: 927.000
Tasso di alfabetizzazione (2001): 62,7% (74,2 % per gli uomini e 51,8% per le donne)
Educazione(dati relativi al 1998/99):
primaria: 32,6 % (33,4% dei maschi e 31,8% delle femmine)
secondaria: 11,7% (14,8% dei maschi e 8,6% delle femmine)
Indice di sviluppo Umano (ISU): 168/0,365 (posizione/valore, dato 2002)
PIL pro capite: 765 US$
Accesso all’acqua potabile: 45% (2000)
Accesso alla sanità: 20 % (2000)
Debito estero: 13.386.700 milioni di US$
Etnie: maggioranza della popolazione è di ceppo bantù, ci sono oltre 200 etnie, nella
regione orientale è presente una minoranza di origine pigmea
Il 45 % dei bambini 0-1 anno non è stato vaccinato contro il morbillo
Principali patner commerciali:
per l’export: Sud Africa, Usa, Belgio
per l’import: Belgio, Sud Africa, Nigeria
Popolazione: 52,771,000 abitanti (2003)
% PIL (dati relativi al 2001):
per sanità : 1,1%
per istruzione: n.d.
per settore militare: 8,9 %
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La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
Personale militare: 97,800 (esercito 95,000, marina 1,300, aviazione 1,500, dati del
2003)
Spesa militare complessiva (2002) :1,000 milioni di dollari
La travagliata s oria della
Repubblica Democratica del Congo
6
t
La storia del Congo è la storia di un paese depredato sino dalle sue “origini”
7
: la
storia di un paese che non ha potuto mai scegliere! Un stato che per noi occidentali
nasce solo quando arrivano gli europei e che è attualmente una riserva di minerali:
possiede due terzi delle riserve mondiali di cobalto, un terzo di quelle di diamanti, un
decimo del rame mondiale oltre a oro, uranio, manganese ed è il paese di maggior
produzione del coltan
8
.
“I guai del Congo derivano proprio dal fatto che è un Paese ricco. Cosa bisogna fare?
L’unica via è il sostegno dei principi del popolo che vuole la democrazia. Ci sono
possibilità per tutti, non solo per i congolesi, ma anche per i fratelli africani, quelli
europei, asiatici e americani, di avere di che mangiare e di che arricchirsi in Congo
9
”.
Sono parole di Laurent Monsengwo Pasinya, vescovo di Kisangani ed ex presidente
dell’Alta assemblea di riconciliazione nazionale che operò in Congo dall’aprile 1992.
6
Il libro più completo e attuale sulla storia del Congo fino alla fine della dominazione belga è l’opera di
Adam Hochschild, Gli spettri del Congo, Rizzoli 2001 da affiancare a Cuore di tenebra di Joseph Conrad,
Einaudi Editore, 1984 o in internet www.pagebypagebooks.com/Joseph_Conrad/Heart_of_Darkness
7
In questo caso per origini intendo il momento in cui l’Europa “scoprì”, o meglio iniziò a sfruttare,
questo paese.
8
Ecco una spiegazione di cosa è il coltan, contenuta nell’articolo La febbre del coltan apparso sulla
rivista Diario e ritrovabile ai siti: Hwww.diario.itH e Hwww.kontrokultura.orgH. “Una sabbia nera
luccicante e leggermente radioattiva, fino a qualche tempo fa il coltan valeva poco o niente.Oggi le sue
quotazioni sono centuplicate e la sua estrazione in Africa ha scatenato una vera e propria corsa
all'oro...Senza, non esisterebbero telefonini, aerei e PlayStation2”
9
Da Il dialogo tra eserciti non porta lontano. La democrazia la esercita il popolo, questa intervista è
raccolta insieme ad altre nel libro di Angelo Ferrari, Hakuna matata, Zelig editore 2002
24
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
Questo è il paradosso dell’abbondanza
10
: più un paese è ricco di risorse naturali,
più cresce la sua dipendenza da esse e più rapidamente scende la sua posizione nella
classifica dello sviluppo umano. Perciò, nella Sierra Leone ricca di diamanti, la
speranza di vita è di 34 anni e mezzo. Anche l’Angola ha diamanti e ricchezze
petrolifere di enorme valore, eppure un quarto dei bambini angolani muore prima dei
cinque anni. I diamanti e il petrolio dell’Angola sono stati usati dal governo e dai ribelli
per arricchirsi e per comprare armi per combattersi, a spese di una popolazione
impoverita e impaurita. Così è il Congo: un paese tanto ricco quanto sfruttato! Vittima
della sua posizione geografica, nel cuore del continente, della ricchezza e della varietà
del suo sottosuolo
11
. La storia congolese è una continua riproposizione di situazioni di
sfruttamento: Qual’è la differenza tra Leopoldo II e Mobutu?
A parer mio nessuna! Si tratta di due sistemi nei quali il primo obiettivo è
sempre stato il massimo arricchimento personale. Nel primo caso si trattò di una
dominazione paternalistica basata su discriminazione razziale camuffata da
assistenzialismo caritativo e assecondata dalle missioni religiose cattoliche e protestanti.
Nel secondo caso la cleptomania di Mobutu fu difesa con la corruzione e un forte “aiuto
esterno”. Credo che per la popolazione la differenza non esista: due situazioni di
dominazione assolutistica e personale. In questo capitolo io tratterò questa storia che si
cerca di oscurare, un susseguirsi di personaggi come Alfonso I, Stanley, Leopoldo II,
Morel, Casement, Lumumba, Mobutu e oggi la famiglia Kabila.
L’arrivo dei portoghesi
Il Congo entra per la prima volta nell’orizzonte della storia europea nel 1482
quando i portoghesi arrivano nel Regno del Kongo, la cui capitale è a 10 giorni di
10
Esplicativo su questo paradosso è l’articolo “Il paradosso dell’abbondanza” del maggio 2004 apparso
su Carta, è ritrovabile anche al sito internet Hwww.carta.orgH.
11
Questa è la tesi proposta da Jean Léonard Touadi in Congo Ruanda Burundi, Editori Riuniti, Roma
2004
25
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
cammino nell’interno
12
. Nel 1491 alcuni sacerdoti ed emissari portoghesi si insediarono
e per la prima volta iniziarono a penetrare verso l’interno. Il Mani Kongo (re del Kongo)
riservò ai portoghesi un’accoglienza calorosa, furono costruite chiese e scuole
missionarie nello stato più progredito, sofisticato e sicuramente più importante
dell’Africa occidentale-centrale. Il Regno del Kongo non conosceva la scrittura né la
ruota, sapeva però lavorare il ferro e il rame, conosceva la tessitura e come valuta
utilizzava le conchiglie di ciprea. La settimana era di 4 giorni, di cui il primo giorno di
festa, c’erano tasse e schiavitù. La pratica dei sacrifici umani era radicata: i nemici di
guerra e gli schiavi erano spesso destinati a questa fine. I portoghesi erano grandi
esportatori di schiavi e presi dalla febbre della schiavitù già nel 1530 “esportavano”
5.000 schiavi all’anno, un secolo dopo saranno ben 15.000 persone all’anno. Il Mani
Kongo Nzinga Mbemba battezzato e incoronato dai portoghesi nel 1506 col nome di Re
Alfonso I, instaurò un regno sul modello europeo e con l’aiuto di Re Emanuele aumentò
i possedimenti. Re Alfonso I si convertì al cristianesimo e fu un modernizzatore, cercò
d’impossessarsi in fretta delle conoscenze, delle armi e delle merci europee dopo aver
studiato in Portogallo per 10 anni. Nel 1526 scrisse a Giovanni III: “Desideriamo che
questo regno non sia sede della tratta o del trasporto di schiavi. I vostri uomini
catturano molti dei nostri sudditi neri liberi. Appena cadono nelle mani dei bianchi i
prigionieri vengono marchiati con un ferro arroventato”. La risposta fu che “…i
portoghesi che si trovano laggiù dicono che il Congo è vastissimo e popolato
densamente, tanto che sembra che nessuno schiavo sia partito”.
13
Ciò che chiedeva il
Mani Kongo non erano merci ma solo sacerdoti. La politica portoghese era molto
chiara:
12
Attualmente questa zona si trova in territorio angolano
13
Questi dialoghi si possono trovare in Adam Hochschild, Gli spettri del Congo, Rizzoli 2001
26
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
“Anche se nostro principale desiderio è servire Dio e il piacere del re, gli farete
capire, come se parlaste a nostro nome, che cosa deve fare per riempire le navi di
schiavi o di rame e avorio”.
14
Queste sono le istruzioni che vengono date ai responsabili lusitani vicini al Mani
Kongo. Inizialmente gli schiavi erano destinati all’isola di São Tomé, poi dal 1539
aumentò il traffico verso il Brasile. Nel 1543 re Ndondo, capo di un regno situato
nell’attuale Angola riesce con l’aiuto dei portoghesi a prendere il potere del Congo. Nel
1565 saranno gli stessi portoghesi a salire al potere e a disgregare il Congo in una serie
di staterelli.
I portoghesi pensavano all’Africa come un fornitore di materie prime: corpi
umani e zanne d’elefante, per il resto un continente anonimo, misterioso
15
e
insignificante…il continente nero! La schiavitù e la raccolta di zanne funzionavano con
la mediazione di operatori africani, per questo i mercanti portoghesi difficilmente si
allontanavano dalla costa. All’inizio ci fu quindi un’espansione solo di tipo costiera e
non verso l’interno del territorio congolese.
Il Congo di Leopoldo II
In Europa intanto nascevano due personaggi destinati a cambiare completamente
la situazione per il Congo: Henry Morton Stanley e Leopoldo II
16
.
Il primo nasce nel 1841 col nome di John Rowlands in una povera cittadina
gallese, sarà lasciato dai genitori e fatto crescere a casa dei due zii e quindi in una casa
14
Testo ritrovabile in Manlio Dinucci, Geostoria dell’Africa, Zanichelli editore, Bologna 2000
15
La sorgente del Congo e la sua portata costante restarono un mistero per lungo tempo
16
La più interessante descrizione di Leopoldo II è a mio avviso di Mark Twain in King Leopold’s
Soliloquy, International Publishers, New York 1970. Ecco alcuni tratti: “If I had them by the throat!
[Hastily kisses the crucifix, and mumbles] In these twenty years I have spent millions to keep the press of
the two hemispheres quiet, and still these leaks keep on occurring. I have spent other millions on religion
and art, and what do I get for it? Nothing… I might root out slavery and stop the slave raids, and lift up
those twenty-five millions of gentle and harmless blacks out of darkness into light, the light of our blessed
Redeemer, the light that streams from his holy Word, the light that makes glorious our noble
civilization.”. Al sito internet Hwww.chss.montclair.eduH si trova un interessante trattazione.
27
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
di lavoro per poveri. Il ragazzo si distinse nello studio e nel 1959 decise d’imbarcarsi su
una nave e sbarcò clandestinamente a New Orleans. Cambiò numerose volte il nome,
oggi lo conosciamo con l’ultimo che acquisì: Henry Morton Stanley. Durante la guerra
di secessione si schierò come volontario con i confederati, catturato dagli avversari
divenne militare per l’Unione dove venne congedato per motivi di salute. Nel 1964
lavorò nella marina dell’Unione ed iniziò ad essere corrispondente di guerra. La svolta
della sua carriera è l’ingaggio al New York Herald dove è assunto come corrispondente
per la guerra in Abissinia. Nel 1971 gli è assegnato il compito di ritrovare Livingstone,
uno dei più grandi esploratori del tempo di cui si sono perse le tracce. Lui parte con un
cane e alcuni portatori, si distingue per il suo atteggiamento brutale e severo. “Abbiamo
attaccato e distrutto 28 grandi città e 60-80 villaggi” scrive nel diario del viaggio 1874-
77
17
. Stanley riuscirà a portare a termine la sua missione e troverà Livingstone che
invece è una persona completamente differente da lui: è un antischiavista, un
evangelizzatore, curioso di natura, benevolo e paternalistico.
Leopoldo II nasce invece nel 1835 e già a 30 anni diventa re dei belgi, un paese
indipendente dal 1830. A dieci anni aveva ricevuto un addestramento militare e a
diciannove era generale di divisione. A diciotto anni nel 1853 è costretto a fidanzarsi
con l’arciduchessa Maria Enrichetta, una Asburgo. Leopoldo era smanioso e
insofferente “piccolo paese piccola gente” ripeteva spesso, il suo sogno era aprirsi
all’opportunità imperialistica. Sarà l’uomo che diventerà il proprietario di una
multinazionale novecentesca più che di un impero, lo Stato Indipendente del Congo sarà
infatti l’unica colonia del mondo a essere rivendicata da un solo uomo. Leopoldo è un
sovrano che l’Europa ammira, è considerato un monarca “filantropo”. Ha accolto i
missionari cristiani nella sua nuova colonia e le sue truppe hanno combattuto e sconfitto
i mercanti di schiavi locali che decimavano la popolazione; i giornali europei lo
17
Da Manlio Dinucci, Geostoria dell’Africa, Zanichelli editore, Bologna 2000
28
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
elogiano per aver investito il suo patrimonio personale in opere pubbliche a vantaggio
degli africani. Ma quanto di tutto ciò è vero?
A differenza di altri grandi predatori della storia, re Leopoldo II non aveva mai
visto una goccia di sangue versata per rabbia, non metterà mai piede in Congo! In
Belgio erano poche le persone che condividevano i sogni imperiali di Leopoldo. Il re
cercò di comprare territori in Argentina, Brasile e nelle isole Fiji. Le colonie erano per
lui un modo per arricchire lui e il suo paese, per aumentare la sua potenza. Ripeterà
spesso: “il Belgio non sfrutta il mondo!”. La sua vita famigliare sarà un disastro: il
figlio primogenito morirà e a questo seguiranno tre ragazze. La sorella Carlotta si sposa
con Massimiliano d’Asburgo ed ha una breve e traumatica esperienza imperiale in
Messico.
Mentre Rhodes diceva ”se potessi annetterei i pianeti” ancora l’80% della terra
africana è di proprietà degli indigeni, siamo nel 1875 e ancora praticamente tutta
l’Africa subsahariana è da colonizzare. Leopoldo II capì che una forte spinta coloniale
sarebbe dovuta essere affiancata da una solida copertura umanitaria: per cui si espresse
contro la tratta degli schiavi, per la nobilitazione morale e il progresso della scienza. Da
goffo sovrano Leopoldo II sembra assumere una sempre maggior intelligenza e furbizia
politica! Il 10 gennaio 1876 a Londra la società geografica reale presentò il resoconto
dell’esploratore Cameron dopo la spedizione degli anni 1873-76 in Africa equatoriale.
Si pensa che ancor di più dopo la relazione di questo esploratore, Leopoldo II si
convinse d’indirizzare le sue mire in questa zona del mondo. L’Africa era l’unico
continente che aveva ancora ampi spazi liberi. In Congo non c’era pericolo militare né
grandi imperi da assoggettare e l’opposizione era frammentata. Nel settembre 1876 è
organizzata una Conferenza geografica a Bruxelles con la presenza di filantropi,
geografi, imprenditori e militari. Si decise la costruzione di basi di ricovero, studio e
pacificazione tramite la creazione dell’Associazione Africana Internazionale: ecco come
conquistare una colonia mascherando i reali interessi con uno spirito filantropico e di
29
La crisi umanitaria dei Grandi Laghi. Il caso dei “rifugiati urbani” a Nairobi
soccorso. Le basi scientifiche sarebbero servite per lo studio del clima, della fauna, e
della flora locale; il personale, disarmato, avrebbe anche fornito assistenza agli
esploratori e svolto un opera di pacificazione per abolire il commercio degli schiavi,
stabilire la pace tra i capi e fornire loro il giusto e imparziale arbitraggio. E’ questa
l’intelligente copertura che Leopoldo II utilizza per conquistare il Congo. Il Congo si
presenterà con comunità molto piccole nelle zone di foresta pluviale di difficile accesso
e grandi regni con strutture statali e grossi insediamenti urbani nella savana.
Stanley intanto era ancora in Congo e sarà il primo esploratore a tracciare il
corso del fiume Congo risolvendo il mistero della sua sorgente e della portata
costante
18
. Così è descritto il fiume Congo da Conrad in Cuore di tenebra
19
:
”Ma in particolar modo c’era là dentro un fiume, un fiume enorme, che
somigliava straordinariamente, sulla carta, a un immenso serpente, con la testa nel
mare, il corpo riposato, disteso in una curva entro una vastissima regione, la coda
sperduta nelle profondità del continente”.
Quando Stanley terminò il suo viaggio a Boma pesava 27 kg di meno. Gli
interessi di Leopoldo e dell’esploratore si incrociarono e unirono: il primo cercava un
esploratore che potesse colonizzare il Congo per lui, mentre il secondo aspettava che
qualche generoso filantropo gli desse soldi per una nuova esplorazione. “Non voglio
perdere l’occasione di prendere una fetta di questa torta africana” ripeteva spesso
Leopoldo II, “il Belgio deve avere una colonia”
20
.
18
Il corso del fiume Congo, a forma di serpente, parte e termina sotto l’equatore ma la parte superiore (e
maggiore) del grande semicerchio che disegna è sopra questa linea immaginaria. Il fiume non subisce
uguali condizioni climatiche lungo tutto il suo tragitto e per questo ha una portata costante.
19
Nel libro Marlow è la voce di Konrad Korzeniowski (in arte Joseph Conrad) che racconta del viaggio
che realmente fece in Congo. E’ una lunga attesa dell’incontro con uno spietato dirigente della colonia, il
signor Kurtz. Un continuo penetrare, sempre più profondamente dentro nel cuore della tenebra. Sembra
che dopo quel viaggio Conrad rimase così scioccato dall’avidità e brutalità dei bianchi in Congo da
cambiare per sempre la sua concezione della natura umana. Cuore di tenebra di Joseph Conrad, Einaudi
Editore, 1984.
20
Da Jean Léonard Touadi, Congo Ruanda Burundi, Editori Riuniti, Roma 2004
30