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Introduzione
L’assenza di un’autorità centrale e l’impossibilità di assicurare il monopolio dell’uso legittimo della
forza sono solo alcuni degli aspetti principali che contraddistinguono l’attuale contesto libico. Dalla
morte di Gheddafi ad oggi i progressi nella ricostruzione e nella pacificazione del paese sono stati
pressoché nulli, così come gli sforzi degli attori esterni, regionali e internazionali, nel trovare una
concreta soluzione al problema. Da questo studio emergono chiaramente le motivazioni che hanno
portato a considerare la Libia d’oggi un failed state a tutti gli effetti; a tal proposito è interessante
chiedersi quali siano stati gli eventi che hanno influenzato e determinato una tale evoluzione interna.
L’elaborato si colloca esattamente su questa direzione, seguendo un percorso pluridimensionale si
pone l’obiettivo di indagare e motivare l’attuale caos libico considerando elementi di natura storica,
politica, economica e sociale.
Partendo dalla metà del ventesimo secolo si è così deciso di procedere con un’analisi dettagliata delle
fasi principali che hanno contraddistinto il mutamento dello stato libico (ovvero il regno di Re Idris
I, il regime di Gheddafi, l’intervento internazionale e il post regime) con particolare riguardo a quei
caratteri peculiari che hanno influenzato le diverse fasi evolutive del paese nel corso degli anni.
Nella parte iniziale dello scritto viene posto l’accento su problematiche interne quali: la debolezza
identitaria della società libica e l’assenza di un’autorità centrale capace di arginare tale tendenza; in
questa prospettiva è stato necessario segnalare la scoperta del petrolio che ha inevitabilmente modi-
ficato gli approcci economici e relazionali del paese trasformandolo in un rentier state. Successiva-
mente è stato descritto l’operato di Gheddafi nel corso dei suoi quarantadue anni di regime: dalle
azioni intraprese nel contesto internazionale alle decisioni del dittatore nell’ottica di plasmare la na-
zione secondo una propria visione.
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Nella seconda parte vengono riportati gli eventi del febbraio 2011 (ovvero la Primavera Araba e la
successiva rivolta in Libia), i fattori che ne hanno permesso la diffusione e in particolare le pressioni
di Gran Bretagna e Francia al fine di ottenere l’intervento militare che avrebbe portato alla fine del
regime. In questo contesto entrambi gli attori hanno messo in atto un’efficace strategia diplomatica,
ottenendo così l’approvazione delle risoluzioni 1970 e 1973 in seno all’Onu e la pianificazione
dell’operazione Unified Protector sotto la leadership della Nato.
Nella terza ed ultima parte viene delineato un quadro completo dell’odierna crisi libica. L’attuale
frammentazione interna, nei diversi centri di potere, non è altro che il risultato della combinazione di
tutti quei fattori che rientrano a pieno titolo nell’eredità gheddafiana e rivoluzionaria del paese. Le
nuove istituzioni libiche si sono quindi trovate impreparate ad affrontare un tale scenario, venendo
così meno l’efficace ricostruzione del paese. Questo fallimento decretato in larga misura dalla man-
canza di un sostegno concreto della comunità internazionale; responsabile della pianificazione del
processo di nation building, necessario alla stabilizzazione del paese.
L’elaborato nasce dalla volontà di comprendere e spiegare come gli interessi nell’area abbiano in-
fluenzato lo sviluppo di un paese estremamente significativo dal punto di vista regionale ed interna-
zionale; offrendo in questo modo una visione più lineare dello scenario attuale e degli eventi che
hanno coinvolto la Libia negli ultimi anni.
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Capitolo 1
La Libia in una visione d’insieme
Nell’ottica di dare un’interpretazione ai fattori che hanno provocato l’inarrestabile declino del
dittatore libico Mu’ammar Gheddafi, occorre innanzitutto mettere in rilievo tutti gli eventi che hanno
contraddistinto il regno di Idris I e i successivi quarantadue anni di regime del dittatore libico. La
mancanza di un sentimento di unità nazionale, di un governo centrale forte e il persistente conflitto
settario tra le numerose tribù distribuite sul territorio hanno sempre contraddistinto la storia della
Libia. Queste problematiche costituiscono l’elemento principale da cui partire per poter comprendere
l’attuale situazione, ma la loro analisi non è sufficiente a delineare un chiaro scenario del paese, in
quanto è necessario considerare altri fattori sul piano economico ed internazionale.
1.1. Il Regno Unito di Libia
L’Italia in seguito al Trattato di Parigi del 1947, siglato dopo la conclusione del secondo conflitto
mondiale, accettò le condizioni imposte dalle potenze alleate, tra cui la rinuncia di tutti i possedimenti
coloniali. Due anni dopo, l’assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione 289, stabilì
la piena indipendenza dello stato libico, nato dall’unificazione delle tre ex-province ottomane: la
Tripolitania, la Cirenaica e il Fezzan
1
.
Per meglio comprendere la decisione dell’ONU occorre evidenziare come l’indipendenza,
diversamente dal mandato, avrebbe assicurato alla nazione libica la capacità di concludere accordi e
trattati con le principali potenze occidentali; nell’ottica di un inserimento del futuro stato nel
programma di difesa del Mediterraneo e del Nord Africa, con l’obiettivo di arginare in questo modo
1
Anna BALDINETTI, La formazione dello stato e la costruzione dell’identità nazionale, in K. Mezran e A. Varvelli (a cura
di), Libia. Fine o rinascita di una nazione?, Donzelli Editore, Roma 2012, p. 14.
6
le aspirazioni sovietiche e risolvendo nel contempo le problematiche relative alla spartizione del
territorio
2
.
Dopo anni di colonialismo, il popolo libico ottenne l’indipendenza nel 1951, anno della creazione del
Regno Unito di Libia, stato assolutistico in cui il potere risultava totalmente accentrato nelle mani del
sovrano Muhammad Idris al-Sanusi, nominato re dall’Assemblea nazionale
3
. Il nuovo stato, come
previsto dalla Costituzione promulgata lo stesso anno, avrebbe assunto la forma del sistema federale
rappresentativo, fortemente voluta dalle regioni della Cirenaica e del Fezzan intimorite dalla
possibilità che la Tripolitania, l’area maggiormente popolata della Libia, avesse potuto esercitare un
maggior potere decisionale. Tuttavia tale risoluzione finì per favorire, da un lato, un notevole aumento
dell’autonomia provinciale e, dall’altro, un accrescimento della disgregazione territoriale
congiuntamente ad un governo centrale debole
4
, inadatto a promuovere quei valori di unità nazionale
necessari al fine di costruire uno stato moderno improntato allo sviluppo e capace di rispondere
positivamente alle sfide internazionali. Nel 1963 re Idris, nel tentativo di arginare il frangente creatosi,
abolì il sistema federale; tuttavia l’operato del monarca si rivelò insufficiente a superare l’accentuato
regionalismo, avendo legami familiari e alleanze tribali da sempre costituito l’elemento chiave
dell’identità politica libica
5
. Ad aggravare lo scenario contribuì il sovrano, in quanto più che un
monarca costituzionale fu nella pratica un leader spirituale; il quale, grazie ai poteri concessi dalla
Costituzione, trasformò la Libia in una sorta di monarchia dittatoriale incentrata sul ruolo
predominante dell’Islam, a sua volta visto come unico elemento capace di favorire una qualche forma
di aggregazione volta a superare le divisioni interne
6
.
2
Mattia TOALDO, Dalla monarchia alla Jamahiriya, in K. Mezran e A. Varvelli (a cura di), Libia. Fine o rinascita di una
nazione?, Donzelli Editore, Roma 2012, p. 22.
3
Per Assemblea Nazionale si fa riferimento all’Assemblea Costituente che lavorò alla Costituzione tra il giugno e il
settembre del 1951.
4
Dirk VANDEWALLE, A History of Modern Libya, Cambridge University Press, New York 2006, p. 46.
5
Anna BALDINETTI, op. cit., pp. 15-16.
6
Ibid.
7
Re Idris non solo impedì nuove elezioni, ma abolì definitivamente i partiti politici allontanando i
principali oppositori. Pertanto è comprensibile come ancora oggi la situazione sia contraddistinta dai
medesimi problemi: la mancanza di un governo centrale, di un’identità nazionale e di una
partecipazione politica; tutti elementi che si sono costantemente ripetuti negli ultimi 66 anni e che
aggravatisi hanno innescato l’attuale situazione di incapacità gestionale in relazione all’assetto
sociale, economico e politico.
Tuttavia, al fine di offrire un quadro completo della situazione libica precedente la crisi, occorre
aggiungere un ultimo elemento che risultò di centrale importanza per il futuro della Libia. Da un
punto di vista sociale, economico e politico, l’evento che modificò inevitabilmente la traiettoria di
sviluppo, nonché il potere relazionale del neo stato libico fu la scoperta del petrolio e le prime
trivellazioni del 1958. Fu chiaro come il boom petrolifero avrebbe garantito alla Libia una posizione
privilegiata nella stipulazione di accordi commerciali e fu altrettanto chiaro come ciò avrebbe potuto
inasprire i rapporti tra i paesi, dal momento che la ricchezza derivante dal petrolio avrebbe garantito
una maggior indipendenza economica e un maggior peso nella diplomazia internazionale. A tal
proposito è interessante considerare come un diplomatico britannico a Washington descrisse la
visione degli Stati Uniti al riguardo: «Il Dipartimento di Stato teme che, quando il Governo libico
capirà il significato della scoperta, che si sostanzierà in una prospettiva di indipendenza economica e
di successiva ricchezza del Paese, potrà perdere la testa, creando ad esempio, difficoltà riguardo al
mantenimento della base di Wheelus Field […]. Comunque, in generale, la percezione del
Dipartimento di Stato è che questa scoperta si risolverà in una grande opportunità, anche se bisognerà
fare in modo che la Libia sia ancora più vicina al campo occidentale
7
».
L’aumento esponenziale del reddito ricavato dal petrolio trasformò la società libica in quella che John
Davis definì: “Hydrocarbon Society
8
”; con questo termine si fa riferimento a tutti quegli stati in cui
7
The National Archives, Libya, discovery of oil, Note by the Foreign Office (FO 371/138785), 3 giugno 1959.
8
John DAVIS, Libyan politics: Tribe and Revolution, University of California Press, Berkeley, 1988, p. 15.