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INTRODUZIONE
Negli ultimi anni, le profonde trasformazioni dei sistemi finanziari, hanno
portato le banche ad operare in mercati sempre piø dinamici e complessi.
Tutto ciò è stato influenzato da diversi fattori quali: l’innovazione
tecnologica nell’attività bancaria a seguito della diffusione delle nuove
tecnologie informatiche, l’innovazione delle tecniche finanziarie, l’espansione su
scala mondiale del mercato dei capitali, l’intensificazione della concorrenza e la
forte innovazione finanziaria che ha contribuito alla creazione di nuovi strumenti
finanziari piø specifici e diversificati a seconda delle attività di cui fanno parte.
In risposta a tali cambiamenti sono state create nuove regole in termini di
vigilanza, mentre le banche hanno adottato nuove tecniche di governance e
strategie piø specifiche a seconda delle aree di attività in cui operare.
Il tutto è stato accompagnato dalla scoperta, da parte delle banche, dei
mercati finanziari come area dalla quale ottenere crescenti volumi di lavoro, da
una vera propria rivoluzione nella qualità delle risorse umane impiegate dal
sistema e da una notevole innovazione finanziaria che ha portato allo sviluppo di
strumenti finanziari sempre piø complessi e diversificati, al fine di soddisfare
meglio le specifiche esigenze della clientela.
Tuttavia l’innovazione finanziaria è stata così rapida che spesso gli
operatori finanziari, non sono stati totalmente un grado di comprendere a fondo
la rischiosità degli strumenti finanziari che venivano costruiti; in piø le
implicazioni sistemiche di questi strumenti erano ancora meno chiare.
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Di conseguenza, molti investitori hanno sovrastimato la capacità di
resistenza dei mercati finanziari globali, trascurando il rischio sistemico e il
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Il Sole 24 Ore, (2009) “Lezioni per il futuro”
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rischio di illiquidità, che hanno contribuito fortemente alla diffusione dell’attuale
crisi finanziaria.
Negli ultimi anni gli intermediari si sono proposti di conseguire obiettivi
di dimensione e di profitto molto ambiziosi, in una prospettiva di breve periodo e
in un clima di mercato in cui hanno incoraggiato le tendenze speculative; con la
conseguenza di ridurre l’attenzione alle effettive esigenze della clientela e di
offrire prodotti meno qualitativi.
Lo scopo di questa tesi è quindi quello di analizzare le principali
conseguenze che questa crisi finanziaria ha portato nell’ambito dell’attività
bancaria, facendo prima una panoramica sulle cause che hanno scatenato tale
congiuntura mondiale.
L’ intero lavoro è stato così articolato in due capitoli.
Nel Primo Capitolo vengono analizzate le cause che hanno portato
all’espansione della crisi su tutto il mercato bancario mondiale.
Si parte, quindi, da una breve riflessione sull’attività bancaria e si evidenziano
poi le differenze tra le banche commerciali e le banche d’investimento. Tale
differenza è infatti necessaria per comprendere chi sono i soggetti che hanno
scatenato la crisi.
Successivamente si passa ad una breve analisi: dei modelli di business
adottati dalle banche e delle principali operazioni che hanno contribuito alla
propagazione delle crisi.
Sulla base di ciò, si analizza lo sviluppo della c.d. crisi dei mutui subprime
e si osserva poi come questa si è rapidamente diffusa a livello globale a causa di
strumenti finanziari poco trasparenti e dei comportamenti errati da parte delle
banche.
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Infine si analizza come la crisi finanziaria si è diffusa sul sistema bancario
globale e come ciò ha determinato un “effetto contagio” che ha fatto crollare i
mercati e fallire le banche.
Nel Secondo Capitolo vengono analizzate le principali conseguenze
negative che la crisi ha portato sull’attività bancaria e si analizzano le soluzioni
adottate per far fronte ad esse.
Si analizzano prima di tutto gli effetti che la crisi ha portato nell’ambito
bancario, in termini di: sfiducia, crisi di liquidità e necessità di ridurre gli
indebitamenti.
Si osservano poi gli effetti che sono andati ad impattare sul rapporto
banca-impresa, ovvero si analizza il problema della stretta creditizia e
dell’aumento delle sofferenze bancarie derivanti dalle insolvenze dei clienti.
Nel capitolo viene, successivamente, mostrato il ruolo che le agenzie di
rating hanno avuto nella crisi e gli effetti negativi dovuti ad una eccessiva
sottovalutazione del rischio.
Nei paragrafi 2.4 e 2.5 vengono analizzate le principali misure adottate in
Italia per far fronte alla crisi e risollevare l’economia e lo stato di salute delle
banche, queste misure sono: la Moratoria sui crediti bancari e il Fondo di
Garanzia per le Pmi.
Infine il capitolo si conclude osservando il ruolo che la regolamentazione
ha avuto in questa crisi finanziaria e i miglioramenti che dovranno essere presi in
tale ambito.
L’intero lavoro si conclude con una serie di riflessioni sulla crisi
finanziaria del 2008 e su come essa segnerà per sempre la storia dell’attività
bancaria e dell’economia mondiale.
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1 IL RUOLO DELLE BANCHE NELLA CRISI
FINANZIARIA DEL 2008
1.0 Introduzione
La turbolenza finanziaria iniziata nell’estate del 2007, a seguito di
insolvenze su mutui con basso merito di credito (subprime) negli Stati Uniti, si è
rapidamente trasmessa a numerosi segmenti del mercato finanziario globale.
La crisi, che dapprima aveva interessato soprattutto istituzioni finanziarie
con una spiccata operatività nella finanza innovativa, ha avuto un fortissimo
impatto sui mercati della liquidità bancaria.
Gli interventi delle principali banche centrali hanno limitato i danni derivanti dal
blocco dei mercati interbancari, ma da soli non bastano a restituire la fiducia e a
ripristinare un adeguato funzionamento del sistema finanziario.
Alla base della crisi finanziarie vi è l’eccessivo ricorso all’indebitamento
da parte delle banche e la creazione di prodotti finanziari poco trasparenti e
altamente rischiosi, i quali derivano da attività creditizie poco sicure che
attraverso operazioni di cartolarizzazione sono state trasformate in titoli tossici.
Grazie al moderno sistema di business “originate-to-distribute” le banche hanno
iniziato a svolgere un maggior numero di attività finanziarie piø rischiose e a
trasferire i rischi derivanti da esse, agli investitori.
Nel momento in cui è andato in crisi il mercato dei mutui a causa della
bolla immobiliare, tutti i titoli legati ai mutui, in particolare a quelli subprime, si
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sono trasformati in titoli illiquidi, il cui valore si era del tutto azzerato, e sono
diventati così dei titoli tossici.
Il fatto che questi titoli fossero collocati principalmente in mercati non
regolamentati, e il fatto che venissero creati dalle banche tramite l’utilizzo di
società veicolo, ha reso molto difficile stimare la quantità di questi titoli in
circolazione e le effettive perdite ad essi legate.
Tutto questo è stato innescato non solo da una eccessiva sottovalutazione
dei rischi dei prodotti creati, ma anche da una serie di comportamenti di moral
hazard da parte dei manager delle banche e dalle valutazioni dei rischi, fatte dalle
agenzie di rating in maniera errata e spesso fittizia.
La conseguenza peggiore è stata che le principali banche d’investimento
americane sono entrate in crisi, questo ha innescato un effetto contagio che si è
diffuso su tutto il sistema bancario globale, provocando il fallimento di molte
banche e i crolli delle borse mondiali.
1.1 L’attività bancaria, le banche commerciali e le banche
d’investimento
Sotto la spinta dell’innovazione finanziaria, dello sviluppo dei mercati
mobiliari e della diversificazione e specializzazione dei bisogni della clientela, le
banche hanno cominciato ad occuparsi non piø solo dell’attività creditizia in
senso stretto, ma anche a svolgere attività finanziarie sempre piø complesse e
innovative che rientrano nella cosiddetta Attività di Investment Banking.
L'Investment banking costituisce un segmento altamente specializzato
della finanza.
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Con il termine investment banking vengono indicate diversi tipi di attività
finanziarie, che coinvolgono direttamente le imprese e il sistema finanziario,
attività come l’assistenza delle imprese, private o pubbliche, nella copertura dei
loro fabbisogni di finanziamento e nella riorganizzazione finanziaria, attività di
produzione ed erogazione di un insieme ampio ed eterogeneo di prodotti e
servizi, a contenuto non tipicamente creditizio, finalizzata a soddisfare le
esigenze finanziarie complesse della clientela corporate.
Le attività di investment banking si differenziano a seconda delle
categorie di operazioni e attività da svolgere, dei prodotti/servizi da offrire e delle
categorie di clientela da servire. Tuttavia le diverse attività hanno una
caratteristica comune, ossia quella di essere progettate e realizzate con un
rilevante grado di personalizzazione rispetto agli specifici bisogni della clientela
destinataria.
Le banche che svolgono principalmente attività di investment banking
sono dette Banche d’Investimento (Investment Banks).
Esse svolgono la funzione di collegare, attraverso i mercati finanziari, i
risparmiatori e le istituzioni che gestiscono il risparmio, con le imprese, le quali
invece desiderano raccogliere fondi per finanziare i loro progetti.
Le banche d’investimento, quindi, operano come intermediari sui mercati
mobiliari, inoltre offrono una serie di servizi ai clienti-imprese, tra cui il
reperimento di fondi sul mercato dei capitali, l'assistenza all'emissione di titoli
(underwriting), la consulenza finanziaria nelle fusioni ed acquisizioni (Mergers
and Acquisitions) e la consulenza finanziaria in generale (valutazioni,
ristrutturazioni del debito).
Oltre a questo insieme di attività, le investment banks forniscono una
gamma molto variegata di servizi finanziari, come il project financing, la
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gestione degli strumenti finanziari emessi dai clienti (Capital Market), il trading
su titoli, la ristrutturazione aziendale, la gestione dei rischi (Risk Management).
Sebbene queste attività siano divenute di primaria importanza in termini di
profitti per le investment banks, non vanno confuse con le attività di assistenza
finanziaria alle imprese, che rappresentano il core-business storico
dell'investment banking.
Alla nozione di Banca d’Investimento si contrappone, per consuetudine,
quella di Banca Commerciale. Con quest’ultima si vuole individuare un tipo di
intermediario prevalentemente orientato a svolgere attività di intermediazione
creditizia (commercial banking), dotato in genere di una estesa e capillare rete
operativa territoriale, che implica rilevanti volumi di attività al dettaglio.
Questa distinzione ha origine storica nel contesto normativo statunitense,
quando cioè negli anni ’30 la regolamentazione stabilì che le attività di
commercial banking e quelle di investment banking, dovevano essere separate.
Ciò in quanto, la crisi borsistica di quegli anni e le enormi perdite che ne erano
seguite in termini di default e di svalutazioni azionarie, avevano profondamente
intaccato la stabilità delle banche, soprattutto di quelle che erano piø coinvolte
nei mercati azionari.
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La separazione tra commercial e investment banking aveva quindi lo
scopo di tutelare la stabilità delle banche commerciali che si concentravano sul
banking tradizionale e, attraverso la raccolta di depositi, si occupavano
dell’offerta di moneta.
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Tuttavia tale distinzione si è affievolita, sia per il venir meno del vincolo
normativo originario, sia per la crescente internazionalizzazione dei grandi
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G. Forestieri, Egea (2009) “Corporate and Investment Banking”
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G. Forestieri, Egea (2009)
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intermediari e sia per la sempre piø diffusa scelta strategica delle grandi banche
commerciali di intraprendere attività di investment banking.
1.2 Il ruolo delle banche d’investimento nella crisi
La crisi finanziaria del 2008 è una crisi nella quale le Banche di
Investimento hanno avuto un ruolo non trascurabile.
Esse, infatti, ne sono state in parte responsabili per avere partecipato alla
formazione di una enorme bolla finanziaria, alimentata da leverage crescente,
veicoli finanziari fuori controllo, rating inaffidabili, carenza di disciplina
regolamentare e di mercato. Ne sono state anche vittime, per i fallimenti che
hanno colpito il settore bancario, come nel caso di Lehman Brothers, e per la
forzata trasformazione istituzionale, come nei casi Goldman Sachs e Morgan
Stanley, costrette ad adottare lo status di Banca commerciale per superare la fase
acuta della crisi.
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Lo sviluppo della crisi è stato dovuto a condizioni di contesto favorevoli
legate all’incapacità di definire modelli corretti per la determinazione del prezzo
di prodotti strutturati, ai limiti dei modelli quantitativi per la valutazione del
rischio in contesti di elevata volatilità, ai limiti dei meccanismi di controllo e
governance nelle maggiori istituzioni finanziarie internazionali e all’incompleta
attuazione delle regole di Basilea II.
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G. Forestieri, Egea (2009)