5
ammonta a circa 4.200 milioni di euro e i contributi versati a 1.200 milioni di
euro
3
.
L’importanza di tale settore sportivo emerge anche dai vari riconoscimenti
per la ricerca scientifica ad esso finalizzata, come il Premio “Artemio Franchi” e il
Premio “Stefano Benetton”.
Tale caso di studio, pertanto, è indirizzato anche alla partecipazione a tali
concorsi.
In esso, dal punto di vista contenutistico, la nostra attenzione è stata rivolta
alle società calcistiche professionistiche di serie A e B, con particolare riguardo,
nell’ultimo capitolo, alla Società Sportiva Lazio S.p.A..
L’analisi proposta in questa sede si caratterizza per la delimitazione
dell’esame ai percorsi di risanamento, senza affrontare il ricorso a
procedure concorsuali.
Si è proceduto partendo dall’evoluzione storico-giuridico delle società
calcistiche al fine di comprendere quegli aspetti che hanno influenzato la gestione
economica-finanziaria e dei quali ancora oggi si vedono gli effetti.
Dopo aver tracciato un profilo storico-giuridico, si analizzeranno, nel secondo
capitolo, le caratteristiche peculiari delle società calcistiche, evidenziando le
differenze che le contraddistinguono rispetto alle “normali” aziende di
produzione.
3
Come testimoniato da alcuni sintetici dati emersi nel corso delle audizioni della VII
Commissione della Camera dei deputati
6
In particolar modo ci soffermeremo sull’analisi dell’ambiente di riferimento
nel quale operano le società calcistiche in quanto tali realtà economiche sono
maggiormente soggette ai fattori di cambiamento ambientale. Nel secondo
paragrafo effettueremo una specifica interpretazione del modello, sul sistema
competitivo, ideato da Porter, in modo tale da evidenziare i suoi elementi
strutturali. Prenderemo in osservazione, nel prosieguo del capitolo, gli
obiettivi di tali società e il rischio d’impresa a cui sono soggette. Il
secondo capitolo si concluderà con un’analisi dettagliata del loro bilancio,
sottolineandone le particolarità e le voci specifiche.
Nel terzo capitolo si procederà ad esporre dal punto di vista dottrinale la crisi
d’impresa. In primo luogo verrà definito il concetto di crisi, in linea con gli studi
di economisti e aziendalisti; successivamente saranno messe in evidenza quelle
che, a grandi linee, possono essere considerate le cause principali di tali processi
degenerativi e le soluzioni per superarli.
Il lavoro si completa con la stesura, negli ultimi due capitoli, della parte
sperimentale. In essa saranno individuate le cause della crisi economico-
finanziaria e le soluzioni che hanno deciso, intendono e dovrebbero attuare le
società calcistiche professionistiche, in particolare la S.S.Lazio S.p.a..
7
A tal fine sono stati presi i bilanci delle squadre di serie A e B in forma
aggregata, basandoci su una loro riclassificazione in modo da effettuare
un’analisi su un quadro d’insieme il più omogeneo possibile. Allo stesso modo
procederemo ad attuare un’analoga riclassificazione anche per il bilancio della
società romana così da permettere un miglior confronto; per questa motivazione
tali capitoli sono quasi speculari dal punto di vista strutturale.
8
CAPITOLO I:IL PROCESSO DI
AZIENDALIZZAZIONE DELLE SOCIETA’
CALCISTICHE
Per un’attenta valutazione della situazione attuale delle società calcistiche è
necessario un approfondimento storico-giuridico delle stesse al fine di
comprendere quegli aspetti che ne hanno influenzato la gestione economica e
finanziaria..
“Per capire la possibilità di risanamento occorre conoscere gli avvenimenti
fondamentali dell’evoluzione-storica; ossia le relazioni causa-effetto delle
variabili ambientali e aziendali sui risultati, derivanti dalle scelte passate, e
analizzare lo stato di crisi”
4
.
Il seguente capitolo è strutturato seguendo un ordine temporale partendo
dalla nascita delle prime associazioni sportive fino all’affermazione del calcio-
business.
In particolare, nell’ultima parte del capitolo
5
, ci si soffermerà sugli organi
costituenti l’organizzazione calcistica in Italia, dando particolare risalto alla
Co.Vi.So.C. per sottolineare l’odierna inadeguatezza dei controlli economico-
finanziari nel sistema calcio.
4
CESCON F. (1988), Il controllo di gestione nello sviluppo e nel risanamento aziendale,CEDAM,
Padova, pag. 60
5
Cfr. infra pag. 32
9
1.1 Dalle origini alla nascita delle prime associazioni
calcistiche italiane
Il gioco del calcio, in alcune sue variabili, affonda le sue origini nell’antichità,
addirittura al 1500 a.C. presso alcuni popoli dell’America Centrale.
Fin dall’età classica si praticano giochi con la palla, l’harpastum nell’antica
Roma e l’episcyros in Grecia, ma è in Cina che, sin dal 206 a.C., si applicano le
prime regole con il cuiju, gioco simile al moderno football.
E’ soltanto nel 1857 che in Inghilterra viene fondata la società “Sheffield
Club”, primo embrione di un’organizzazione calcistica. La nascita del calcio
moderno, però, si fa risalire al 23 Ottobre 1863 quando i direttori delle scuole,
riunitisi presso la Freemason’s Tavern di Londra, costituiscono l’English Football
Association. Il loro intento è quello di riunire i numerosi club sorti attorno ad
università, scuole, parrocchie ed aziende e codificare regole di gioco del tutto
simili a quelle attuali.
I ricchi industriali inglesi che emigrano in altre nazioni contribuiscono,
invece, alla diffusione nel resto d’Europa di questo sport, fruibile da un ampio e
diversificato pubblico, data l’immediatezza di gioco e la facilità delle regole.
In Italia, in particolare a Torino, Livorno e Palermo, fin dal 1886 vengono
attuati tentativi per organizzare delle squadre.
La fondazione, nel 1893, del primo club, denominato “Genoa Cricket and
Atletic Club”, segna l’inizio ufficiale del calcio italiano, benché fino al 1897 i
giocatori saranno soltanto inglesi.
10
Rapidamente questa pratica sportiva si allarga e, così, nell’ultimo decennio
del secolo, nascono molte associazioni calcistiche, alcune delle quali figurano
negli attuali campionati.
In questo momento di prima formazione, viene adottata la forma giuridica
dell'“associazione non riconosciuta”, regolamentata dagli articoli 36, 37 e 38 del
Codice Civile. Tale fattispecie giuridica risulta simile a quella delle associazioni
mutualistiche in quanto il loro scopo è il raggiungimento di obiettivi comuni a
vantaggio esclusivo degli stessi associati.
Per quanto riguarda la conformazione-organizzazione del club, in base alle
predisposizioni legislative, gli associati costituiscono una struttura aperta che può
essere sottoposta al cambiamento dei componenti.
Costoro, attraverso l'apporto di beni e contributi, istituiscono un cosiddetto
“fondo comune” (art. 37), di cui “i singoli associati non possono chiedere la
divisione né pretenderne la quota di recesso finché dura l’associazione
medesima”.
L’amministrazione, solitamente, viene affidata al presidente al quale spetta
anche l’onere finanziario nonché la responsabilità delle obbligazioni. L’art. 38, al
1° comma, precisa che tale fondo viene utilizzato quale garanzia per i terzi in
quanto “per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l’associazione
i terzi possono far valere i loro diritti nel fondo comune.” Ciò è necessario poiché
l’associazione non riconosciuta non ha personalità giuridica e il suo patrimonio
risulta distinto da quello degli associati.
11
Per quanto il club sportivo rientri nella classificazione di “associazione non
riconosciuta”, rispetto alla consueta forma giuridica, l’associazione calcistica
presenta una particolarità: essa ha l’obbligo di presentare un minimo di forma
scritta, pena la nullità di esistere nell’ordinamento sportivo. Questo documento è
il cosiddetto “statuto sociale”, atto allegato alla domanda di affiliazione, nel quale
si stabiliscono:
9 l’organizzazione e l’attribuzione di poteri di rappresentanza ad alcuni
associati;
9 le norme penali e di pubblica sicurezza;
9 il riconoscimento di limitata autonomia patrimoniale;
9 la responsabilità diretta degli associati.
Tale regolamentazione legislativa consente un’ampia libertà di forma e di
autonomia organizzativa. Per tale motivazione l’”associazione non riconosciuta”
risulta, almeno agli esordi dell’attività sportiva dei club, lo strumento giuridico
ideale.
Ancora oggi questa forma legale è quella scelta dalle numerose società
sportive dilettantistiche.
Pur avendo uno “statuto sociale”, la normativa di tali associazioni sembra
insufficiente a regolamentare gestione ed amministrazione soprattutto dal punto di
vista della trasparenza, controllo e responsabilità.
Tuttavia le cifre d’introito e spesa di tali club risultano ancora modeste e
limitanti.
12
E’ il presidente che, alla fine della stagione sportiva, ha il compito di redigere
un rendiconto finanziario dove rileva le entrate e le uscite monetarie dell’esercizio
per classi compendiose attuando così una gestione di tipo “per cassa”.
Nei rendiconti di gestione non viene considerato il patrimonio sociale, né
vengono riportati gli ammortamenti relativi agli oneri aventi carattere pluriennale,
come il costo d’acquisto dei giocatori. Risulta assente qualsiasi menzione a
proposito della capitalizzazione dei costi d’acquisto del patrimonio calciatori e del
relativo ammortamento.
Al momento di passaggio di carica da un presidente al suo successore, costui
si assume la responsabilità del deficit spesso oneroso a causa di grosse perdite di
gestione. Il dirigente, quindi, sotto forma di mecenatismo si accolla in prima
persona gli esborsi.
****
Tra queste società dilettantistiche che, inizialmente, hanno come obiettivo la
vittoria della squadra e il divertimento personale e del pubblico, aumenta
progressivamente il livello competitivo al punto che la finalità agonistica spesso
prevale su quella ricreativa.
A questo progressivo processo di trasformazione, i club reagiscono con la
creazione di una struttura superiore, la Federazione Italiana Gioco Calcio
(F.I.G.C.), che raggruppa le associazioni calcistiche con il compito di coordinare
l’attività sportiva. Ed è la F.I.G.C. che redige il primo regolamento organico e
13
nazionale del calcio italiano. Nell’ultima parte di questo capitolo
6
tale organo sarà
oggetto di un particolare approfondimento.
L’incremento dell’interesse economico rivolto al calcio, soprattutto da parte
di ricchi finanziatori, contribuisce ad un ulteriore cambiamento del calcio e
all’allontanamento dalla sua natura originaria.
Si figura, così, uno scenario nuovo, dove il denaro interviene quale nuova
variabile destinata a condizionare sempre più profondamente le sorti future del
calcio.
Le istituzioni si rendono conto della radicalità e del rischio dei cambiamenti
subiti dal gioco-calcio al punto da voler introdurre una nuova normativa.
Con le “Carte di Viareggio” del 1926, infatti, vengono introdotte ulteriori
regole che prevedono:
9 la distinzione tra calcio dilettantistico e non dilettantistico;
9 l’obbligo del versamento del 3-5% degli incassi di ogni club alla F.I.G.C.;
9 la nomina da parte del Capo di Governo dei presidenti della Federazione e
del C.o.n.i. .
6
Cfr. infra pag. 33
14
1.2 Le associazioni calcistiche negli anni ’60 ed il passaggio
alle S.p.A.
Con la trasformazione delle condizioni storiche, sociologiche, culturali e
politiche, le associazioni sportive iniziano a far fronte ad una serie di problemi
causati dalla mancanza di precise forme di controllo gestionale e amministrativo.
Le attenzioni, provenienti da diversi settori esterni al mondo dello sport (quali la
pubblicità, le sponsorizzazioni, vendita di articolo sportivi con marchio calcistico
ecc.), ma anche l’aumento di interesse del pubblico per la vicenda sportiva,
provocano un nuovo movimento di capitali.
Ciò rende problematica l’amministrazione d’essi e inadeguate le forme di
gestione finanziaria finora praticate.
A causa del conseguente incremento delle spese per pagare calciatori e
gestori, il contributo volontario degli associati e gli esborsi del solo presidente
risultano insufficienti: come conseguenza le associazioni si rivolgono al mercato
per cercare l’adesione di nuovi associati che conferiscano beni o contributi. Si fa
ricorso anche al pagamento di un biglietto di ingresso (da parte degli spettatori)
per assistere alla competizione.
Ulteriori e nuove relazioni finanziarie, scaturiscono dall’introduzione di
pubblicità e sponsorizzazioni e, quindi, nasce la necessità per l’associazione
calcistica di intessere rapporti con terzi soggetti economici appartenenti a tali
settori.
15
Questi nuovi tipi di introiti rispondono ad una logica ben diversa da quella
dei primi club, così che le associazioni calcistiche assumono sempre di più una
connotazione imprenditoriale ed economicamente portante.
Si ha una profonda trasformazione del gioco calcio da fenomeno
volontaristico a bene di consumo.
Conseguentemente a tale cambiamento muta anche la struttura
dell’associazione sportiva e il ruolo dei suoi componenti. La figura del praticante-
associato, per esempio, scompare a vantaggio di quella dell’atleta professionista
7
,
che riceve per la propria attività sportiva un pagamento proporzionale alla qualità
delle prestazioni offerte. La compagine associativa, di conseguenza, risulta
composta esclusivamente dai soggetti finanziatori.
Muta anche il rapporto che i membri dell’associazione (in qualità di soggetti
finanziatori) intrattengono con gli atleti stipendiati.
In seguito a tale metamorfosi, la natura giuridica di associazione risulta ormai
inconciliabile con le nuove esigenze economiche-finanziarie dettate dal mercato
sportivo. Per questa ragione risulta quasi un’evoluzione necessaria la
trasformazione da federazione quale club di praticanti ad impresa operante sul
mercato. A quest’epoca, infatti, iniziano a nascere nuove squadre calcistiche che
adottano sin dal loro esordio la forma di società per azioni. Nel 1959, ad esempio,
viene costituito il Torino S.p.A. e nel 1964 il Calcio Napoli S.p.A. .
7
Figura che sarà però riconosciuta e disciplinata giuridicamente solamente nel 1981
16
Nel pieno rispetto dell’articolo 25 del C.O.N.I. a costoro è vietato lo scopo di
lucro.
17
1.3 La riforma del 1966
Nel 1966, il Consiglio Federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio
8
,
consapevole del forte disagio in cui si trovavano le società calcistiche, studia un
intervento finalizzato a :
9 risanare i debiti dei club;
9 predisporre un’efficace gestione economica compatibile con le finalità
sportive nel rispetto delle disposizioni societarie e fiscali;
9 uniformare i criteri operativi e la gestione economica delle associazioni
calcistiche professionistiche.
Per tali motivazioni, la Federazione delibera, innanzitutto, lo scioglimento
degli organi direttivi dei club professionistici di serie A e serie B e la loro
trasformazione in società commerciali aventi personalità giuridica.
L’assunzione di tale forma giuridica diviene condizione imprescindibile per
ottenere l’iscrizione al Campionato di calcio della stagione 1966-1967: si vuole, in
tal modo omogeneizzare le modalità di gestione, stabilendo delle disposizioni
comuni in materia societaria e fiscale.
8
Poiché la delibera proviene dal Consiglio Federale molti giuristi si mostrano perplessi
sull’effettiva legalità dell’intervento legislativo e sul potere della Federazione che, in tale
circostanza, sembra calpestare l’autonomia negoziale dei sodalizi stessi. Secondo alcuni di essi lo
scioglimento di un ente privato non può essere imposto dalla F.I.G.C. , ma deve trovare
necessariamente nella legge la sua specifica determinazione.
Al fine di sanare questo comportamento ritenuto illegittimo sia dalla Suprema Corte, che dal
Consiglio di Stato furono adottati due diversi comportamenti:
1. adozione di una delibera di scioglimento delle “vecchie” associazioni e successiva ricostruzione
delle nuove società ad iniziativa dei membri delle liquidate associazioni;
2. adozione di una delibera di trasformazione in società per azioni o a
responsabilità limitata senza un precedente atto di scioglimento delle associazioni