1
Premessa
La crisi dei mutui subprime segna una svolta storica per l’economia
globale, rappresenta la conseguenza dell’esplosione di una bolla speculativa
nel mercato immobiliare, iniziata negli Stati Uniti nell’estate del 2007 e
diffusasi a cascata in molti altri paesi sotto forma di fallimenti finanziari e
di una stretta creditizia globale
1
. Il dissesto dei mercati finanziari ha
raggiunto proporzioni storiche con considerevoli conseguenze non soltanto
economiche, la crisi ha innescato cambiamenti sociali fondamentali che
influenzano abitudini di consumo, nel mondo occidentale. Un mercato
deregolamentato ed invaso di liquidità, con tassi di interesse bassi, una bolla
immobiliare globale e il considerevole aumento della concessione dei mutui
subprime costituivano una combinazione dannosa. Il conseguente disavanzo
fiscale degli Stati Uniti ed il corrispondente accumulo di ingenti riserve in
dollari da parte della Cina, hanno creato le condizioni chiare per il
verificarsi di un’economia globale in pieno squilibrio
2
.
Negli anni dal 1995 al 2006 negli Stati Uniti era in corso una bolla
immobiliare, i prezzi degli immobili sono crollati dai livelli che avevano
raggiunto, trascinando un numero sempre maggiore di piccoli proprietari
con un mutuo da pagare superiore al valore dell’immobile; questi mutui
venivano suddivisi in base al gradi di rischio e classificati da agenzie di
rating che li hanno valutati come affidabili, determinando la bolla
immobiliare e causando il collasso di colossi bancari, arrivati spesso al
fallimento. Le loro valutazioni non sono state esenti dal sospetto di scarsa
trasparenza, i loro giudizi sono apparsi spesso favorevoli ai grandi
speculatori internazionali. Il più colossale fallimento bancario dovuto
all’uso spropositato di derivati, classificati dalle agenzie di rating con tripla
A, vide come protagonista l’istituto Lehman Brothers. Prima e dopo questo
1
Andrew Ross Sorkin, “Too Big to fail”, Deagostini, 2010, p. 27.
2
R. Schiller, “Finanza shock”, Egea Editore, 2008, pp.16-17.
2
tragico tracollo, avvenuto il 15 settembre 2008, sono stati numerosi le
acquisizioni ed i salvataggi promossi dalle politiche nazionali in favore
degli istituti di credito, spesso fautori dell’emissione di titoli ad alto rischio.
Nel 1999 anche Fannie Mae e Freddie Mac, le due società private con linea
di credito garantita per svolgere un incarico pubblico, cominciarono a
sottoscrivere ipoteche subprime, una manovra presentata come la soluzione
per permettere a numerosi americani di acquistare una casa, concedendo
mutui a cittadini sprovvisti dei requisiti per ottenerli. Tale rischiosa attività
le ha portate al tracollo, per essere salvate anch’esse dal governo
3
.
La riforma finanziaria più recente voluta dal presidente Obama
rappresenta la risposta alla grave crisi finanziaria del 2008. Il Frank Dodd
Act impone nuove regole, istituisce una nuova procedura per liquidare le
grandi istituzioni finanziarie che non potranno più godere di salvataggi
pubblici e istituisce un nuovo ufficio per la protezione degli utenti di
prodotti finanziari
4
.
Un ruolo fondamentale nella gestione della crisi economica è svolto
dalle banche centrali: la Fed e la BCE. La Fed non è preposta a valutare
l’affidabilità creditizia ma in qualità di organismo di vigilanza delle banche
dovrebbe chiudere gli istituti di credito che potrebbero non rimborsare i
depositanti oppure obbligarle a procurarsi il denaro necessario; viene
tuttavia definita prestatore di ultima istanza perché talvolta gli istituti
finanziari sono solvibili ma privi di liquidità. Quando la banca centrale di
un paese intraprende una massiccia operazione di salvataggio rischiando
denaro pubblico è necessario che ne risponda politicamente in modo diretto
e che conduca operazioni in modo trasparente
5
.
3
Krugman, “Il ritorno dell’economia della depressione e la crisi del 2008”, Garzanti, 2009, pp. 34-
35
4
R. Schiller, “Finanza shock”, Egea Editore, 2008, p.18.
5
Raghuram Rajan, “Terremoti finanziari”, Einaudi, 2012, pp. 207.
3
Al contrario del ruolo svolto dalla Federal Reserve, nei paesi
dell’eurozona la stabilità dell’Unione economica europea è stata imperniata
sulla stabilità dei prezzi, fondata sull’equilibrio di tre componenti: la base
monetaria; la spesa pubblica; il rapporto di cambio con le altre monete. In
Europa sono stati arginati i danni a crisi di intermediari di valenza sistemica
e a interi sistemi finanziari nazionali; il permanere degli elementi di fragilità
del contesto macroeconomico, acuito dalla crisi dei debiti sovrani, ha avuto
pesanti impatti sul funding delle banche italiane
6
.
Nel mondo occidentale ormai globalizzato occorre una governance
sovranazionale idonea ad affrontare la disoccupazione e i debiti pubblici; il
bisogno di sovranazionalità è indispensabile, se si considera che il volume
degli scambi di beni e servizi e dei flussi internazionali di capitali è
cresciuto di circa 25 volte negli ultimi tre decenni. La carenza di
governance macroeconomica globale è stata, dunque, una delle radici della
crisi, anche in virtù della clamorosa mancanza di vigilanza finanziaria e di
regole omogenee e unitarie in un mercato dei capitali sempre più integrato
7
.
Bisogna riflettere sulle attività gestite da organizzazioni internazionali
come: il G8, tuttavia, la recente situazione internazionale ha rafforzato in
particolar modo il G20 fra le nuove agenzie tecniche cui affidare
l’esecuzione di decisioni collettive, si è rafforzato anche il Financial
Stability Forum (cambiato in Financial Stability Board), rifinanziando il
FMI, valorizzando il forum del WTO e domandandosi come meglio
utilizzare istituzioni prestigiose come l’OCSE e la Banca dei regolamenti
internazionali di Basilea 3
8
. La crisi finanziaria ha aumentato l'importanza
della Cina nell'economia mondiale, la quale possiede circa 2 trilioni di
dollari di riserve in valuta estera; questa enorme riserva di valuta americana
6
www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel07/rel07it/economia_internazionale/rel07_2_merc
ati_finanziari_valutari.pdf
7
Ibidem
8
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-10-03/finanza-mostri-volte-ritornano-
063937.shtml?uuid=AbaHNTnG&fromSearch
4
si contrappone nettamente alla situazione negli Stati Uniti, il cui deficit di
bilancio nel 2011 eccedeva i 2 trilioni di dollari.
Un istituto di credito può essere gestito onestamente o in modo scorretto,
anche la banca d’affari o di investimento ha una funzione economico-
sociale indispensabile; tuttavia, in qualunque modo si gestisce la crisi di un
istituto finanziario, persiste la circostanza che i contribuenti e gli indignati
per i salvataggi spesso trascurano: gli istituti finanziari possiedono il denaro
dei cittadini. Coloro che hanno contribuito a trascinare gli istituti di credito
sull’orlo del baratro, (amministrandoli rovinosamente e arricchendosene in
modo disonesto), non soltanto non hanno pagato le conseguenze delle loro
azioni, ma rimangono presenti nei centri di potere
9
.
9
Paul Krugman, “Fuori da questa crisi, adesso!”, Garzanti, 2012, pp. 45-46.
5
1 La crisi dei subprime
1.1 La cartolarizzazione e il rischio di liquidità
La crisi dei mutui subprime segna una svolta storica per la cultura e
l’economia, è la conseguenza di una bolla speculativa del mercato
immobiliare che è iniziata negli Stati Uniti nel 2006 e si è diffusa a cascata
in molti altri paesi sotto forma di fallimenti finanziari e di una stretta
creditizia globale
10
.
Ha innescato cambiamenti sociali fondamentali che influenzano
abitudini di consumo, valori e rapporti tra le persone, se tali cambiamenti
distruttivi non venissero bloccati potrebbero provocare danni non soltanto
all’economia ma anche al tessuto sociale, alla fiducia e all’ottimismo che
ispirano i rapporti tra le persone, il loro atteggiamento verso le istituzioni
comuni e verso il loro stesso modo di vivere
11
.
Lo stato del tessuto sociale è così difficile da valutare che viene
facilmente trascurato a favore di elementi e dettagli secondari ma meglio
definiti
12
.
La bolla del mercato immobiliare, che è all’origine della crisi dei mutui
subprime, ha in definitiva raggiunto le proporzioni attuali anche perché la
società non comprende le bolle speculative o non sa come farvi fronte
13
;
anche le persone ben informate, le quali sapevano che in passato vi erano
10
Michael J. De La Merced e Ben Protess, “New York Fed Knew of False Barclays Reports on Rate”,
in New York Times, 13 Luglio 2012.
11
Andrew Ross Sorkin, “Too Big to fail”, Deagostini, 2010, p.88-90.
12
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel07/rel07it/economia_internazionale/rel07_
2_mercati_finanziari_valutari.pdf
13
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/qef139/QEF_139.pdf
6
state bolle speculative, non hanno compreso a fondo cosa stesse accadendo
nella montante crisi dei mutui subprime
14
.
La causa ultima della crisi finanziaria globale va attribuita a
responsabilità come la febbre speculativa del mercato immobiliare e ad altri
fattori tra cui la crescente disonestà nell’erogazione dei finanziamenti,
l’avidità sempre più sfrenata dei gestori dei mutui, degli hedge funds e delle
agenzie di rating ma anche dagli errori dell’ex presidente della Federal
Reserve, Alan Greenspan
15
.
La storia dei problemi del mercato dei mutui ipotecari subprime ha
iniziato a svilupparsi nel 2007 negli Stati Uniti ed ha finito per coinvolgere
tutto il pianeta. I prezzi delle case e la massa dei loro compratori avevano
cominciato a crescere fortemente dai tardi anni Novanta in poi, quando
sembrava che investire in una casa fosse la via per giungere alla sicurezza
finanziaria e al benessere
16
.
Nel periodo 1995/2007, negli Stati Uniti la percentuale dei proprietari di
casa crebbe in tutte le regioni, in tutti i gruppi di età ed etnici, nonché nelle
classi di reddito. Secondo il censimento USA in quel periodo il tasso dei
proprietari di alloggi salì dal 65,7 al 68,6 per cento
17
.
L’erogazione dei mutui subprime è stata resa possibile dallo sviluppo di
una pratica finanziaria che ha radici antiche, ma che è stata messa
tecnicamente a punto soltanto a partire dall’inizio degli anni ’80. Il tratto
caratteristico di questo modo di impostare i rapporti finanziari fa sì che i
crediti concessi, anziché essere messi a bilancio della banca che li eroga e
tenuto a bilancio fino al completamento dell’intero pagamento, siano
trasformati in titoli negoziabili, ossia che vengano “cartolarizzati”
18
.
14
http://www.presseurop.eu/it/content/article/656331-addio-al-regista-della-crisi
15
http://www.repubblica.it/economia/2011/05/16/news/analisi_strauss_kahn-
16298594/?ref=HREA-1
16
Ibidem
17
R. Schiller, “Finanza shock”, Egea Editore, 2008, p1-3.
18
http://www.economist.com/blogs/schumpeter/2012/06/investment-banking-and-politics
7
I titoli così prodotti sono venduti ad altri investitori; in questo modo da
una parte la banca erogante può incassare direttamente l’intero importo del
credito erogato, più una commissione a titolo di compenso per l’operazione,
senza alcun rischio, che invece, viene trasferito agli acquirenti dei titoli
19
.
Nemmeno questi ultimi, però, sono costretti ad aspettare la scadenza del
credito, esponendosi nel frattempo all’eventualità di un mancato
pagamento; i titolo che hanno acquistato sono infatti negoziabili, possono
cioè essere rivenduti sul mercato in qualunque momento. Così gli investitori
beneficiano non soltanto del rendimento dei titoli ma anche di possibili
guadagni in conto capitale
20
.
L’aspettativa di questi guadagni è stata alimentata dalla crescita delle
quotazioni sul mercato immobiliare, a sua volta sostenuta dall’espansione
del credito
21
.
I mutui subprime sono, quindi, mutui concessi a soggetti che non hanno
accesso al credito ordinario, perché non sono in grado di offrire garanzie
adeguate, in termini di reddito o di patrimonio preesistente, o perché hanno
già dimostrato in passato di non essere in grado di onorare i proprio debiti.
Tali mutui sono concessi a condizioni più onerose di quelle riservate ai
mutuatari che, al contrario, hanno dato e danno prova di essere solvibili e
affidabili (prime borrowers)
22
.
Anche i debitori, come i creditori,hanno tratto vantaggi dai mutui
subprime, che sono apparsi “irresistibili”; si tratta di debitori che non
avrebbero ricevuto nessun credito da una banca tradizionale e che invece,
grazie alla cartolarizzazione, possono accedere non soltanto all’acquisto
19
http://www.fdic.gov/regulations/reform/dfa_selections.html
20
Weissman e J. Donahue, “Sol Out: How Wall Street and Washington Be-trayed America”,
Consumer Education Foundation, marzo 2009.
21
Ibidem
22
M. Amato- L. Fantacci,” Fine della finanza”, Donzelli Editore, 2009, pp. 92-93.
8
della prima casa ma anche a prestiti d’onore, a prestiti per l’acquisto di
automobili e all’utilizzo di carte di credito
23
.
La cartolarizzazione ha ampliato enormemente il numero di persone con
accesso al credito, raccogliendo una quantità ingente di denaro proveniente
da investitori di tutto il mondo, perché potesse essere impiegata da
lavoratori precari, minoranze etniche, emarginati, ecc. per questo motivo è
stata vista come un’innovazione finanziaria particolarmente meritoria al
servizio della “democratizzazione della finanza”
24
.
Pare evidente come tutti i soggetti coinvolti, banche, investitori e
mutuatari, avevano vantaggi tangibili nell’utilizzo di questo strumento.
Sembra un caso paradigmatico di successo dell’innovazione finanziaria, una
nuova forma di intermediazione che offriva una possibilità di incontro tra
soggetti bisognosi di credito e investitori in cerca di impieghi remunerativi.
In pratica ciò ha comportato il passaggio da un modello “originate and
hold”, in cui chi eroga il credito lo tiene a bilancio a suo rischio, ad un
modello “originate and distribute”, in cui chi eroga il credito lo distribuisce,
vendendolo al mercato insieme al suo rischio sotto forma di titoli
25
.
Gli effetti benefici di questa innovazione si riversavano su altri settori e
sull’intero sistema economico. La generosa concessione di mutui sosteneva
la domanda di case, alimentando una crescita dei prezzi degli immobili
senza precedenti che dava impulso al settore edile
26
; così l’espansione del
credito al consumo sosteneva la domanda e quindi i redditi delle imprese e
l’occupazione, i vantaggi complessi erano non solo economici ma sociali
27
.
In un recente saggio dedicato alla crisi subprime, Robert Shiller, esperto
di mercati immobiliari e ideatore del primo e più importante indice per la
23
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=JHE2K
24
Ivi, pp. 95-98.
25
Ibidem
26
http://www.bloomberg.com/news/2012-03-07/dodd-frank-lull-banker-bonuses-fcc-merger-
review-compliance.html
27
www.citibank.com/citi/fin/data/qero83s.pdf
9
misurazione dei prezzi delle case (l’indice Case- Shiller Standard&Poors),
noto come uno dei pochi ad aver previsto al crisi immobiliare, ha sostenuto
che si è trattato della cattiva applicazione di una buona idea
28
.
Questi mutui sono stati conferiti in fondi, raggruppati in base alla
rischiosità, classificati da agenzie di rating ed eventualmente anche
assicurati contro il rischio di insolvenza da società specializzate; il rapporto
personale e solidale tra debitore e creditore è stato rescisso in nome della
liquidità. Nell’istante in cui i titoli cessano di essere liquidi, il rischio che
sembrava scomparso, riappare in una misura sproporzionata e
incalcolabile
29
.
Coloro che avevano acquistato i titoli nella presunzione di non essere
esposti al rischio d’insolvenza del debitore, perché potevano contare sulla
possibilità di rivenderli sul mercato in qualunque momento, scoprono
improvvisamente che per quei titoli non si trovano più acquirenti. Appare
così evidente che la cartolarizzazione non distribuisce il rischio,
alleviandolo, ma lo trasforma in rischio di liquidità. Il rischio di liquidità
così, emerge come conseguenza del fatto di aver voluto prescindere dal
rischio di credito
30
.
Alcuni broker pentiti hanno raccontato di come abbiano battuto le
periferie delle principali metropoli americane, per indurre soggetti a basso
reddito e spesso senza lavoro ad accettare un prestito per l’acquisto della
casa, attirandoli con tassi agevolati e inducendoli a dichiarare falsi redditi
nel caso in cui non soddisfacessero requisiti già laschi
31
. Quei broker erano
legittimati a prestare a persone che chiaramente non avrebbero mai potuto
ripagare il loro debito con i proprio redditi, perché il debito sarebbe stato
28
Ibidem
29
R. Schiller, “Finanza shock”, Egea Editore, 2008, p.81.
30
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel07/rel07it/economia_internazionale/rel07_
2_mercati_finanziari_valutari.pdf
31
http://www.banking.senate.gov/public/_files/070110_Dodd_Frank_Wall_Street_Reform_comp
rehensive_summary_Final.pdf
10
venduto come titolo. Per un broker che ha l’unico obiettivo di massimizzare
il numero di mutui erogati nel breve periodo, a beneficio proprio, della
propria azienda e della società intera
32
.
L’aspetto impressionante è che la cartolarizzazione ha reso auspicabile il
raggiro delle regole e le truffe. Così nella grande recessione cominciata nel
2008, milioni di persone negli Stati Uniti e nel resto del mondo hanno perso
la casa e il lavoro. La crisi partita dall’America è presto diventata globale,
decine di milioni di persone hanno perso il lavoro in tutto il mondo, venti
milioni solo in Cina, altrettante sono cadute in povertà
33
.
Le frodi non hanno bisogno di essere oggetto di giudizio etico, non solo
almeno, devono essere perseguite in sede penale; ciò che deve essere
giudicato in termini etici ed economici, è la legittimazione di una forma di
prestito che non chiede al mutuatario di essere solvibile, né quindi al
prestatore di saperne valutare la solvibilità
34
. Ciò che è messo sotto accusa
come difetto sistemico, è l’invenzione giuridica di uno strumento
finanziario che solleva preventivamente debitore e creditore da ogni
responsabilità personale in ordine al pagamento del debito; un debitore può
e deve farsi carico del pagamento del proprio debito, non può, invece, farsi
carico del fatto che i titoli emessi sulla base di quel debito siano acquistati
sul mercato. In altre parole, la regolamentazione è la deregolamentazione
35
.
La differenza di natura tra rischio di credito e rischio di liquidità si
manifesta anche nel modo in cui tali rischi si materializzano, dispiegando i
loro effetti. Trasformare il rapporto di credito in un titolo liquido significa
affidare al mercato la valutazione del merito del debitore
36
.
32
Andrew Ross Sorkin, “Too Big to fail”, Deagostini, 2010, p.212-213.
33
J. Stiglitz, “Bancarotta: l’economia globale in caduta libera”, Einaudi, 2010, p. IX
34
http://www.davispolk.com/briefing/corporategovernance/blog.aspx?topic=3&All=null&IsListPa
rentTopic=true
35
http://www.group30.org/pubs/recommendations.pdf
36
Ibidem
11
Tutte le informazioni sono contenute nel prezzo, se però un titolo perde
la sua liquidità, ossia la sua negoziabilità, quel titolo non ha più un prezzo;
ancora oggi per molti titoli derivati non c’è più un prezzo, perché non c’è
mercato, perché non ci sono acquirenti
37
.
Gli stessi governi o le banche centrali esitano a comprare titoli “tossici”,
la cui tossicità deriva dal fatto che costituiscono un costo incalcolabile, non
si sa per quanto tempo si dovrà tenerli e a quale prezzo sarà possibile
rivenderli
38
.
Gli effetti della mancanza di un prezzo di mercato per questi titoli sono
divenuti particolarmente problematici per via delle norme contabili “mark
to market”, ossia quelle norme contabili che richiedono alle imprese di
iscrivere a bilancio delle proprie attività finanziarie al prezzo di mercato. In
mancanza di un prezzo di mercato, gli investitori che possiedono questi
titoli non riescono a quantificare le proprie attività. Così i loro crediti,
effettivi o potenziali, non riescono a valutare la loro solvibilità; con l’effetto
che il mercato è ancora più bloccato, ciò ha portato, ad esempio, in un
primo momento della crisi, al congelamento dei prestiti fra le banche
39
.
Negli anni Novanta, prima della cartolarizzazione, se un mutuatario non
pagava, la banca ne subiva le conseguenze. Se il contraente aveva problemi,
ad esempio perdeva il lavoro, la banca poteva aiutarlo. Le banche sapevano
quando si poteva estendere il credito e quando invece era necessario
pignorare il bene. Così, con la cartolarizzazione un certo numero di mutui
venne accorpato e venduto ad investitori sparsi nei diversi paesi del
mondo
40
. La peculiarità di questo strumento non consisteva solo nella
distribuzione del rischio, le banche locali prestavano denaro principalmente
ai membri della comunità, quindi se una fabbrica chiudeva, molti si
37
http://blogs.law.harvard.edu/corpgov/2010/07/21/dodd-frank-act-becomes-law/
38
www.census.gov/prod/2009pubs/p60-236.pdf
39
International Monetary Fund, World Economic Outlook, Washington D.C., Aprile 2008, p.24
40
http://www.fins.com/Finance/Articles/SBB0001424052970204301404577171412759394068/U
-S-Delays-Bonus-Rules-Banks-Adopt-Changes-Anyway
12
sarebbero trovati nell’impossibilità di pagare il mutuo e la banca poteva
rischiare la bancarotta
41
.
La cartolarizzazione permetteva agli investitori di acquistare azioni
legate a mutui accorpati e le banche di investimenti potevano addirittura
combinare accorpamenti di mutui, rendendo la diversificazione ancora più
facile per l’investitore. Era improbabile, così si pensava, che i mutui di
diverse regioni geografiche potessero avere problemi tutte
contemporaneamente
42
.
L’Occidente, così, è stato sorpreso da una crisi finanziaria che lo ha
scosso profondamente e inaspettatamente, quando il mondo ancora
guardava alla futilità della “Guerra al Terrore” del presidente Bush. Il
terrorismo non pone le società occidentali davanti alla minaccia del crollo
di una catastrofe sistemica
43
. I governi statunitense e britannico hanno
cercato soluzioni palliative, invece di proporre soluzioni almeno plausibili.
Appare evidente che la crisi si protrarrà negli anni e molte persone temono
di perdere il proprio posto di lavoro e con questo anche la casa
44
.
Schiller ritenne che la crisi dei subprime fosse da attribuire all’euforia
irrazionale che ha portato le due più recenti bolle, quelle delle dot.com negli
anni Novanta del secolo scorso e quella del mercato immobiliare tra il 2000
e il 2007. Egli sostenne che queste due bolle condussero ad una pericolosa
estensione del credito, le cui conseguenze furono quelle a cui abbiamo
assistito e stiamo assistendo oggi: sequestri di immobili ipotecati,
bancarotte, perdite assolute, oltre ad una globale restrizione del credito
stesso
45
. Lo stesso Shiller sottolineava che per ristabilire la fiducia nei
41
http://www.internazionale.it/opinioni/tito-boeri/2011/10/24/001-per-cento/
42
Ivi, pp. 129.
43
http://www.revenuewatch.org/news/qa-company-disclosures-under-dodd-frank-section-1504
44
Max Hastings ,“Ma cos’è una crisi davanti alla storia?” in “Il Corriere della Sera”, 9/10/2008,
p.8.
45
http://www.grantthornton.com/staticfiles/GTCom/Tax/ECQ%20files/GrantThornton_ExecCom
pQuarterly_Aug11.html
13
mercati fossero necessari salvataggi in tempi brevi, ma tali salvataggi
dovevano favorire le vittime a basso reddito dei mutui subprime
46
.
Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, scrive che continuare ad
ignorare la sofferenza causata dall’attuale depressione non porterà alla
risoluzione dei problemi, anzi, bisogna focalizzare l’attenzione proprio su
questo e nel breve termine. I problemi di breve periodo stanno intaccando
anche le prospettive nel lungo. Come ricorda il noto economista, già John
Maynard Keynes aveva osservato acutamente l’importanza del breve
periodo: “Nel lungo periodo saremo tutti morti; gli economisti si danno un
compito troppo facile e troppo inutile se nelle stagioni tempestose sono in
grado di dirci soltanto che quando la tempesta è passata da un pezzo il mare
torna calmo”
47
.
L’effetto corrosivo della disoccupazione, è uno dei vari elementi di
lungo termine; se i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro da molto
tempo si ritengono in occupabili, si determina un riduzione di lungo termine
nella forza lavoro del paese, e quindi, nella sua capacità produttiva. La
situazione dei neolaureati in cui sono costretti ad accettare dei lavori in cui
non sono necessarie le loro conoscenze e competenze è abbastanza simile
48
.
Un altro elemento importante è il calo degli investimenti, le imprese non
spendono grosse somme per accrescere la propria capacità produttiva, che è
diminuita. Tra gli elementi problematici che creerà problemi al lungo
termine c’è anche la gestione della crisi economica che ha sfumato i
programmi finalizzati a garantire il futuro
49
.
46
R. Schiller, “Finanza shock”, Egea Editore, 2008 p. 123.
47
Johnn Maynard Keynes, “The economic consequences of the Peace”, London, ManMilan, 1919,
pxi.
48
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-10-18/crisi-candidato-rispose-
064101.shtml?uuid=AbQgiGuG&fromSearch
49
http://www.law.georgetown.edu/academics/law-journals/gjlpp/upload/zs800112000321.PDF