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Introduzione
Partendo dagli anni ’70 e con un andamento
crescente, la crisi d’impresa non può essere definita come
un fenomeno sporadico, da collegare alla sola incapacità
imprenditoriale, ma fenomeno ricorrente con
caratteristiche di periodicità dipendenti anche da cicli
economici e settoriali.
In tutte le economie di mercato, la vita delle
imprese si svolge con un’alternanza di fasi positive e
negative e quindi caratterizzata da fenomeni ricorrenti,
menzionati dalle cronache e dunque sotto gli occhi di
tutti.
Le crisi d’impresa appaiono dunque come
“componenti permanenti del sistema produttivo moderno”
(Guatri, 1995b, pag. 22).
Di questa realtà ci si rende conto in vari modi:
entrano in crisi interi settori, e non solo specifiche
aziende, imprese un tempo prospere e bene amministrate
vedono pericolosamente ridursi le loro capacità di
generare reddito e rapidamente s’indeboliscono.
La crisi d’impresa è oggi un fenomeno diffuso,
collegato a fenomeni sia interni (inefficienza,
decadimento dei prodotti ecc.) sia esterni (inflazione,
costo della materie prime ecc.) che necessitano di risposte
diverse.
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La crisi d’azienda rappresenta un fenomeno
alquanto articolato e particolarmente vasto, soprattutto
nell’attuale contesto economico, caratterizzato da profondi
mutamenti e da scarsità di risorse soprattutto finanziarie.
Proprio per questo si è cercato in molti campi, dagli
studi empirici alla realtà politica, di far fronte a questi
fenomeni mediante lo studio delle modalità più adatte per
prevenire il rischio di collassi o degenerazione di grandi
realtà economiche.
Naturalmente il nodo centrale della questione è
soprattutto quello di proporre soluzioni credibili, che
portino a un rinnovamento aziendale completo e
sostenibile nel lungo periodo, nella tutela e nel rispetto
altresì delle esigenze dei diversi stakeholders che
partecipano in maniera più o meno diretta alla vita
dell’impresa.
Naturalmente vi è la necessità di creare sistemi di
gestione della crisi che vadano al di là della semplice
soluzione giudiziale che, molto spesso, si rivela
inadeguata e incapace di permettere il raggiungimento
dello scopo del ritorno al valore dell’azienda e del
mantenimento di un certo grado di vitalità.
Per questo la soluzione privatistica si pone oggi
come frontiera primaria nella gestione delle patologie
aziendali, in relazione soprattutto a fattori di elevata
elasticità e flessibilità di cui è dotata, e soprattutto per la
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possibilità che essa offre di una riduzione consistente del
timing di realizzazione del risanamento.
Obiettivo di questo elaborato è quello di valutare
attentamente le diverse tipologie di crisi e le cause
principali dalle quali esse derivano, ponendo attenzione
sulle soluzioni stragiudiziali alle patologie stesse.
Nel capitolo primo si offre una visione d’insieme sul
concetto di crisi d’impresa, cercando di darne diverse
possibili interpretazioni, attraverso l’analisi delle possibili
cause scatenanti e degli strumenti appositamente creati per
la prevenzione delle stesse.
Il capitolo secondo focalizza l’attenzione sul
delicato tema della ristrutturazione aziendale. L’analisi si
completerà attraverso l’esplicitazione di quali siano le
strategie di turnaround, cercando di comprenderne le
criticità, le modalità applicative, le fasi che lo
compongono.
Il terzo capitolo, infine, verte su un caso pratico
oggetto di analisi che, ad avviso dello scrivente
rappresenta al meglio le tematiche trattate in questo
lavoro.
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Capitolo 1
Il sistema impresa, l’ambiente e la crisi
1.1 Il sistema impresa e l’ambiente
Secondo Sciarelli, l’impresa è “un’organizzazione di
persone e di beni rivolti ad uno scopo produttivo”
(Sciarelli, 2008, pag. 4).
Sono le aziende
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nel loro complesso che, grazie alla
produzione di beni e servizi, contribuiscono al
soddisfacimento dei bisogni umani. Ciò significa che esse
sono parte integrante della realtà universale, e quindi
strumento essenziale per ottenere il massimo vantaggio
dal lavoro organizzato degli uomini.
Ogni impresa si differenza dalle altre per i propri
obiettivi specifici e per le attività produttive che la
contraddistinguono, ma con alcuni requisiti comuni a
tutte, che ne giustificano l’inquadramento come sistema a
sé stante.
Il principale connotato è il contenuto economico
dell’attività e degli obiettivi che essa si prefigge di
raggiungere. Questa definizione ci permettere di
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I termini impresa ed azienda sono qui adoperati in senso sinonimo.
Essi sono usati in modo differenziato non solo dai giuristi, per i quali
l’azienda è il complesso organizzato dell’imprenditore per l’esercizio
dell’impresa (art. 2555 cod. civ.) e l’impresa è l’attività economica
organizzata al fine della produzione e dello scambio di beni e servizi.
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differenziare l’impresa da una semplice organizzazione
culturale o un partito politico, che pur avendo una
strutturazione, a volte anche complessa ed articolata,
perseguono un fine non economico e quindi non rientranti
nel concetto classico di impresa.
L’impresa invece si caratterizza perché mediante
l’utilizzo di un complesso differenziato di risorse (uomini,
materiali, impianti, ecc.), essa svolge processi di
produzione, cioè produce ricchezza, che attraverso la
trasformazione delle risorse impiegate, ottiene dei beni di
maggior valore, atti a soddisfare direttamente o
indirettamente i bisogni umani. Questi beni devono essere
scambiati con entità esterne, con il fine di far scaturire dal
loro scambio un utile o un reddito.
Lo scambio al fine del reddito rappresenta un
aspetto cardine del concetto di impresa. Infatti essa ha
bisogno di conseguire un divario positivo tra il ricavo dei
beni ceduti e costi sostenuti per la produzione, per
soddisfare chi ha investito i suoi capitali in un’attività di
rischio.
Per realizzare il reddito, bisogna però accrescere il
valore delle risorse impiegate, in modo da realizzare beni
non solo richiesti da entità esterne, ma cedibili ad un
prezzo generatore del reddito atteso (principio della
marginalità), per far ciò, l’impresa ha bisogno di
un’organizzazione, ossia di una struttura altamente
specializzata e coordinata, in grado di svolgere in maniera
profittevole i processi di trasformazione e di scambio.
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Si può dunque definire l’impresa come:
“l’organizzazione economica che, mediante l’impiego
differenziato di risorse, svolge processi di acquisizione e
di produzione dei beni o servizi, da scambiare con entità
esterne al fine di conseguire un reddito” (Sciarelli, 2008,
pag, 5).
Altro concetto indispensabile è quello dell’azienda
come sistema, operante strettamente con sistemi più ampi
(mercato e ambiente).
Prima di inquadrare l’impresa nel suo aspetto
sistemico, bisogna dare una breve ma chiara definizione
delle caratteristiche di un sistema.
Il carattere fondamentale di un sistema è “quello di
essere costituito da un complesso interrelato di parti”
(Sciarelli, 2008, pag, 5), interrelato perché le singole parti
sono indipendenti dall’obiettivo comune da raggiungere.
I sistemi di carattere economico e sociale operano in
relazione come un ambiente esterno, da questa relazione
nasce anche la loro caratteristica di dinamismo, stante il
rapporto funzionale o di causalità con una realtà in
continuo cambiamento (contesto esterno).
Quindi il sistema cui siamo interessati si distingue,
per ”la molteplicità di parti componenti, l’interrelazione
delle parti rispetto all’obiettivo da raggiungere, per il
legame funzionale con un macro ambiente e per il
dinamismo” (Sciarelli, 2008, pag, 6), che a cagione di tale
legame deve caratterizzare il suo funzionamento.
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Il concetto appena espresso, deve essere inteso in
senso evolutivo e non statico, in quanto l’impresa è sì un
sistema, ma un sistema dinamico, che cambia nella
combinazione e nella dimensione della sue risorse.
Infatti da questo ne discerne che “l’impresa è un
sistema, perché è costituta da un insieme di parti od
organi, ciascuno dei quali deputato a svolgere una
determinata funzione per il raggiungimento di un comune
risultato; inoltre l’impresa è un sistema di tipo aperto,
poiché, per operare, deve intrattenere continue relazioni
di scambio con altri sistemi o entità esterne: queste
relazioni sono di tipo input, cioè di approvvigionamento
di risorse necessarie per la sua alimentazione, e di tipo
output, ossia di cessione a terzi del prodotto (beni o
servizi) del suo funzionamento ” (Sciarelli, 2008, pag, 6).
“L’impresa, vive all’interno di un ambiente più
vasto con il quale scambia risorse e crea ricchezza”
(Sciarelli, 2008, pag. 12).
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Questo ambiente può essere suddiviso in due
contesti, il primo a stretto legame con l’operatività
aziendale, il secondo con un raggio d’interesse più ampio.
Infatti va operata una distinazione fra il micro-ambiente
domestico dell’azienda, che si contestualizza in quei
mercati dove l’impresa scambia le proprie risorse (in
entrata e in uscita) ed il macro-ambiente, da cui derivano
le condizioni e i vincoli entro cui posso effettuarsi questi
scambi.
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L’ambiente, visto adesso in maniera meno generale,
può essere inteso come “il contesto socio economico
all’interno del quale l’impresa è chiamata a svolgere le
sue funzioni”(Sciarelli, 2008, pag. 13).
L’evoluzione del sistema impresa, è dunque
caratterizzata dal particolare modo in cui questa entra in
relazione con l’ambiente. L’impresa “è infatti essa stessa
una componente dell’ambiente in cui è inserita, e, con il
suo comportamento, ne influenza l’evoluzione, in maniera
analoga (ma specifica) a quanto fanno tutti gli altri
soggetti che ne fanno parte” (Franco Fontana, Matteo
Caroli, 2004, pag. 11).
Questo contesto è regolato da una serie di
condizioni politiche, legislative, sociali, culturali ed
economiche, che determinano il sistema di vincoli
opportunità entro cui dovrà trovare sviluppo l’attività
aziendale.
L’ambiente, sul piano teorico può essere scomposto
in quattro sub-sistemi generali, ossia
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:
• Il sistema o ambiente politico istituzionale; è
rappresentato dalla forma di governo e
dall’ordinamento legislativo prevalenti nel
territorio considerato. Esso esercita delle
influenze di primaria importanza sulla vita
dell’impresa, il cui ruolo e le cui alternative di
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Sciarelli S., (2008), Elementi di economia e gestione delle imprese,
CEDAM.
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gestione possono essere più o meno fortemente
vincolate dalle leggi, dagli interventi e dai
controlli dei poteri pubblici.
• Il sistema culturale-tecnologico; può essere inteso,
sotto il profilo culturale come il contesto entro cui
s’affermano le manifestazioni tradizionali della
vita materiale, sociale e spirituale di un popolo.
• Il sistema demografico-sociale; è definito dalla
struttura della popolazione residente e dalle
relazione fra gli individui e i gruppi che la
compongono, l’aspetto demografico è divenuto
ancora più importante in un’epoca nella quale si
vanno affermando delle tendenze di profondo
mutamento nella struttura della popolazione, dal
minor tasso di natalità, all’allungamento della vita
fino ad arrivare all’immigrazione.
• Il sistema economico; coinvolte la sfera nei
rapporti che vede l’impresa protagonista nei
confronti dell’aggregato politico sociale. Esso
dov’essere inteso come il sistema generale
dell’economia, che regola la vita della collettività.
D’altronde, nello sviluppo di qualsivoglia soggetto
economico, può accadere che gli elementi che avevano
dapprima consentito il successo imprenditoriale, e la
vitalità, possono venir meno. Ciò è tanto più probabile nel
turbolento contesto socio-economico che caratterizza i
mercati ormai già da tempo. Al riguardo, ci si rende conto,
come tale complessità ambientale stimoli le imprese ad un
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comportamento proattivo
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che consenta non solo graduali
riallineamenti strategici ed operativi al mutare della
condizioni di contesto, ma incida, al contempo, su queste
ultime.
3
Le imprese che seguono questo comportamento, considerano le
variabili ambientali, come una delle più importanti priorità da
perseguire in termini di vantaggio competitivo duraturo e sostenibile.