II
INTRODUZIONE
I sistemi finanziari dei principali paesi industrializzati hanno di recente subito
mutamenti strutturali di notevole portata. Il mutato contesto competitivo ha
indotto gli intermediari a intraprendere scelte strategiche sempre più orientate
alla ricerca dell’efficienza. In tale prospettiva, si è reso indispensabile un
processo di rafforzamento dimensionale realizzato attraverso processi di crescita
sia interna che esterna.
In linea con quanto avvenuto nel resto dell’Europa, il sistema bancario italiano
è stato caratterizzato negli ultimi quindici anni e per effetto di numerose
operazioni di fusione e acquisizione, da un significativo aumento del grado di
concentrazione.
Il fenomeno in esame, reso possibile da una serie di provvedimenti delle
autorità di controllo volti a garantire al sistema una struttura più solida e
competitiva, richiede una riflessione più attenta sulle conseguenze che ne
possono derivare, con riferimento sia al sistema finanziario nel suo complesso,
sia agli equilibri economico, patrimoniali delle banche coinvolte. A quest’ultimo
livello, la scelta della concentrazione è spesso associata a una serie di benefici di
carattere economico, di tipo informativo e di natura fiscale che sono tuttavia di
difficile stima e ponderazione.
III
La letteratura economica in materia non consente di formulare interpretazioni
univoche sulle motivazioni che inducono alla concentrazione. Non a caso, i
risultati delle verifiche empiriche spesso non si accordano con gli schemi
interpretativi formulati dalla teoria.
In linea di principio le operazioni di M&A rappresentano importanti strumenti
di sviluppo per le imprese e possono contribuire a migliorare significativamente
la posizione competitiva e i livelli di economicità, ma l’elevato tasso di
insuccessi che le caratterizza e che spesso viene ricordato in introduzione di
articoli e libri sull’argomento, rappresenta una evidente manifestazione di
quanto poco si sappia tuttora sulle modalità di gestione delle acquisizioni e sulla
complessità delle stesse. Spesso anche quando non si giunge a veri e propri
disinvestimenti di attività precedentemente acquisite, l’unione di due imprese si
sostanzia in una convivenza senza particolari momenti di integrazione, senza
vantaggi reciproci da concentrazione.
Queste considerazioni hanno suscitato vivo interesse in chi scrive
rappresentando una solida base di partenza per approfondire il tema delle
concentrazioni bancarie in Italia al fine di verificare il loro contributo alla
realizzazione delle strategie aziendali e di qui alla creazione di nuovo valore
economico.
IV
Il lavoro è così strutturato:
nel primo capitolo vengono descritte in modo generale le operazioni di M&A
cercando di inquadrarle all’interno di una visione strategica dell’impresa.
Muovendo dall’assunto che un irrinunciabile obiettivo delle imprese è quello di
creare valore economico, si procede ad evidenziare come in realtà detto risultato
possa essere conseguito per due vie assai differenziate: la prima di esse
denominata “cattura di valore” comporta un trasferimento di valore da
stakeholder dell’impresa acquisita (azionisti, Amministrazione finanziaria,
creditori sociali ecc.) all’impresa acquirente o incorporante ed è collegata ad
opportunità che si presentano (asimmetrie informative, leggi fiscali, ricorso
all’indebitamento) e che consentono, per effetto della compravendita, un
immediato incremento del valore dell’azienda acquirente. La “creazione di
valore” avviene invece quando per effetto della concentrazione, si realizzano
vari tipi di economie tali da comportare un aumento del valore della
concentrazione rispetto alle due unità che vi partecipano ove autonomamente
considerate.
Nel secondo capitolo viene fornita una descrizione del processo di
concentrazione avvenuto nel sistema bancario italiano. Ho cercato di identificare
uno schema logico del processo soffermandomi su alcuni profili quali-
quantitativi dello stesso, poi ho proceduto a descrivere le motivazioni di tipo
"value maximizing" che sostengono le concentrazioni bancarie. Come vedremo
V
fusioni e acquisizioni, essendo operazioni strutturalmente diverse, sono motivate
da obiettivi e strategie differenti, per cui i risultati conseguiti non sono
omogenei.
Il terzo capitolo è dedicato all’analisi di alcuni studi effettuati sul mercato
italiano per verificare la sussistenza di reali guadagni mediante le
concentrazioni; sebbene vi siano due metodologie principali per studiare il
fenomeno delle M&A (approccio delle performance operative e metodologia
event study) non disponiamo di un’ ampia massa di ricerche che permetta una
disamina separata, pertanto l’analisi empirica è stata condotta cercando di
analizzare i profili di redditività ed efficienza, privilegiando i risultati ottenuti da
un recente studio condotto dalla Banca d’Italia, per poi integrarli con quelli
conseguiti da altri studiosi.
Nel quarto capitolo viene presentata una rassegna degli studi condotti sul
mercato americano, ritenuto, a mio avviso, una utile base di riferimento per
cogliere le variabili che permettono ad una operazione di M&A di essere
condotta con successo, poiché gli Stati Uniti hanno avviato sin dagli anni
Ottanta il processo di concentrazione bancaria alimentando una ampia ed
esaustiva ricerca empirica. Per il mercato americano, data la disponibilità di
ricerche abbiamo proceduto a distinguere gli studi sulla base della metodologia
utilizzata. Da un lato presentiamo i risultati dei principali studi condotti tramite
la metodologia dei rendimenti anomali o “event studies”, che cercano di
VI
quantificare il valore creato da una operazione di M&A mediante la misurazione
delle performance di borsa registrate dalle aziende interessate, in un intervallo
temporale che circoscrive l’annuncio dell’operazione. In contrapposizione agli
“event studies” vengono illustrati gli studi di tipo “accounting approach”, che
confrontano le performance pre e post fusione delle istituzioni coinvolte nel
processo di M&A, per determinare se la concentrazione conduce a cambiamenti
nelle variabili di costo, di profitto e di efficienza; tali variabili possono essere
catturate mediante l’utilizzo dei tradizionali indicatori di bilancio (ROE, ROA,
Costi Operativi / Attività, margine di interesse / fondi intermediati ecc), oppure
mediante l’elaborazione di misure alternative (cost efficiency, profit efficiency,
ecc) che prevedono l’impiego di tecniche e procedure di stima più complesse.
Il quinto e sesto capitolo sono invece dedicati all’analisi di due casi di studio:
nel quinto si procede ad esaminare l’operazione avvenuta nel 1995 tra la Banca
Popolare di Bergamo e la Banca Popolare di Ancona, mentre nel sesto si tenta di
presentare una analisi ex-ante della fusione che potrebbe avvenire tra la Banca
Monte dei Paschi di Siena e la Banca Nazionale del Lavoro e che dovrebbe
concludere il processo di consolidamento interno del sistema bancario italiano,
almeno per le banche di maggiori dimensioni.
1
CAPITOLO 1: Le operazioni di M&A come strumento
di sviluppo delle imprese
1.1 Le operazioni di M&A nella strategia dell’impresa
Le operazioni di Merger & Acquisition rappresentano strumenti di sviluppo
aziendale, in quanto si collocano nell�ambito delle scelte strategiche delle
imprese, ossia nel sistema di scelte che vengono compiute per la definizione e il
conseguimento dei propri obiettivi
1
. La strategia dell�impresa pu� essere
concepita come il modello di interazione esistente (o desiderato) tra l�azienda e
l�ambiente di riferimento. Essa definisce le condizioni di fondo del rapporto tra
impresa e ambiente e l�impostazione che l�organizzazione intende dare alla
propria attivit�.
La complessit� dell�ambiente di riferimento, quanto a numerosit� ed
eterogeneit� degli attori e delle scelte ad esso collegate, fanno si che tutte le
decisioni volte alla ulteriore definizione del modello di interazione
impresa/ambiente, ossia le decisioni strategiche, possano essere suddivise in
funzione di specifici equilibri che debbono essere ricercati con i molteplici
interlocutori. Viene cos� a definirsi un vero e proprio sistema di strategie fra loro
1
Cfr. CODA V., 1988, L�orientamento strategico dell�impresa, UTET, Torino.
2
complementari e organicamente correlate, suddivisibili a fini di indagine in
funzione degli specifici equilibri perseguiti
2
. Si hanno allora:
a) Le strategie a livello aziendale (corporate), che comprendono tutte quelle
scelte volte a instaurare un favorevole rapporto tra l�impresa e i suoi
interlocutori (strategia sociale), a plasmare l�ambiente di lavoro interno
all�impresa (strategia organizzativa), a garantire l�autonomia economico-
patrimoniale dell�impresa (strategia economico-finanziaria), a migliorare
la sua redditivit� e competitivit� mediante la selezione di aree di business
(strategia di portafoglio).
b) Le strategie a livello competitivo (business), volte alla ricerca di
favorevoli posizioni dovute a strutture di costi migliori e alla possibilit� di
imporre pi� bassi prezzi di vendita sui propri prodotti, ovvero a superiore
capacit� di soddisfare la propria clientela compensata da premium price,
relativamente ai singole sub-sistemi competitivi (aree strategiche d�affari)
in cui opera l�impresa.
c) Le strategie funzionali (ossia le strategie di marketing, R&S, produzione,
ecc.) le quali definiscono le modalit� attraverso cui operare a livello di
singola funzione interna a ciascuna area strategica d�affari e,
relativamente a talune funzioni (tipicamente, l�amministrazione e la
finanza), a livello di intera impresa.
2
Cfr. INVERNIZZI G., 1999, Il sistema delle strategie a livello aziendale, Mc Graw-Hill Italia, Milano
3
Nel sistema di scelte strategiche, le concentrazioni tra imprese possono
collocarsi a due differenti livelli, a seconda che le due aziende partecipanti
operino o meno nelle stesse aree strategiche d�affari.
Nel caso in cui si proceda all�acquisto di una impresa operante in aree d�affari
gi� parte del portafoglio di attivit� aziendali, si � in presenza di �concentrazioni
a livello di area strategica d�affari� (business acquisition), il cui fine principale �
solitamente quello del rafforzamento competitivo su uno specifico ambito e del
miglioramento della massa critica aziendale. Nel caso si proceda invece alla
concentrazione con imprese operanti su nuove aree d�affari, che vanno quindi ad
ampliare il portafoglio di attivit� dell� impresa, si � in presenza di
�concentrazioni a livello aziendale� (corporate acquisition). A questo livello le
concentrazioni possono contribuire al processo di rinnovamento delle imprese
mediante l�estensione del proprio ambito operativo o mediante esplorazione di
nuovi ambiti.
Va da s� che tale suddivisione � di prima approssimazione ed effettuata a fini
espositivi, dal momento che esistono numerose forme di concentrazione
intermedie quanto a diversit� di prodotti e mercati serviti per impresa acquirente
e impresa acquisita. Tutto ci�, se unito al fatto che la stessa identificazione dei
confini di una area strategica d�affari presenta rilevanti elementi di soggettivit�,
3
3
Cfr. ABELL D.F., 1986, Defining the business: the Starting Point of Strategic Planning, Englewood Cliffs,
Prentice Hall.
4
rende in molteplici situazioni reali difficoltoso ricondurre specifiche operazioni
alla tipologia delle acquisizioni a livello di �business acquisition� (dette talora
�acquisizioni orizzontali�) o a livello di �corporate acquisition� (dette talora
�acquisizioni conglomerali�).
La scelta di procedere ad una operazione di M&A rappresenta una scelta
strategica, in quanto altera significativamente il modello di interazione impresa-
ambiente. In verit� la decisione di perseguire una fusione o un�acquisizione deve
essere valutata, almeno in prima approssimazione, come opzione di sviluppo
alternativa a differenti soluzioni di crescita per via esterna e alla crescita
interna
4
. Quest�ultima consiste nello sviluppo di nuove attivit� facendo perno su
capacit�, competenze e risorse finanziarie, tecnologiche e manageriali gi�
possedute dall�impresa.
1.2 Operazioni di M&A e obiettivi d’impresa
Gli obiettivi delle imprese sono dei principi guida che ne informano, spesso in
modo implicito, la conduzione. Sebbene numerose e tra loro differenziate nelle
conclusioni siano le teorie sul finalismo delle imprese
5
, crescenti consensi ha
4
Cfr. PENROSE E.T., 1959, The Theory of the Growth of the Firm, London Press, London.
Si veda anche ROCK M.L., 1990, Merger & Acquisition Handbook, Mc Graw-Hill, New York
5
Cfr. CORTESI A., 1996, L�interpretazione del bilancio di esercizio. Guida all�analisi dei risultati di impresa.
EGEA, Milano
5
raccolto (specie nella realt� anglosassone, ma anche in Italia), la teoria secondo
cui le imprese dovrebbero tendere alla massimizzazione del valore del capitale
azionario. A parere di vari autori, il valore del capitale azionario costituisce
l�indicatore pi� significativo della qualit� della gestione d�impresa e della sua
capacit� di generazione di ricchezza
6
.
Peraltro, le differenze ambientali e culturali esistenti tra le realt� anglosassone
e quella europea/continentale, nonch� le differenti �concezioni� del capitalismo
e dei suoi meccanismi di funzionamento, hanno comportato lo sviluppo di
interpretazioni diverse dell�indicatore in questione. Nella realt� anglosassone si
� progressivamente affermato il riferimento al valore di mercato del capitale
economico dell�impresa, espresso tipicamente dal valore di borsa delle azioni
7
.
Nell�Europa continentale e in Giappone, la mancanza di condizioni simili ha
favorito l�affermarsi di una concezione diversa del valore, che � stato inteso
come valore del capitale economico; essa � una misura di capitale che astrae dal
mercato ed � definita secondo criteri di generalit�, razionalit�,
dimostrabilit�/obiettivit�.
8
6
Cfr. SALTER M.S., WEINHOLD W.A., 1979, Diversification through Acquisition. Strategies for Creating
Economic Value, Free Press,New York.
Si veda anche: RAPPAPORT A., 1986, La strategia del valore, Franco Angeli, Milano,
GUATRI L., 1998, Trattato sula valutazione delle aziende, EGEA, Milano,
DONNA G., 1992, La valutazione economica delle strategie d�impresa, Giuffr�, Milano,
DONNA G., 1999, La creazione di valore nella gestione dell�impresa, Carocci, Roma
7
Cfr. JENSEN M.C., RUBACK R.S., 1983, The Market for Corporate Control: the Scientific Evidence, Journal
of Financial Economics.
8
Cfr. GUATRI L., 1988, op. cit.
6
Privilegiare l�una o l�altra delle due concezioni citate non sembra cogliere la
vera essenza del problema: se � vero che senza effettiva creazione di capitale
economico appare vano qualsiasi tentativo prolungato di sorreggere delle
quotazioni azionarie, � altrettanto vero che la traduzione degli aumenti del
capitale economico in valore di mercato rappresenta la misura tangibile della
bont� di un investimento. L�incremento del valore economico dell�impresa
costituisce dunque la necessaria premessa alla trasmissione del valore creato sui
prezzi/corsi praticati sul mercato dei capitali, inteso sia come valore borsistico
delle azioni, che come valore negoziato nelle transazioni che avvengono fuori
mercato, anche di societ� non quotate.
L�impresa esiste e perdura, in conclusione, in virt� della sua capacit� di creare
valore economico e di far percepire tale processo ai suoi interlocutori
9
.
Le operazioni di M&A, da questo punto di vista possono fornire un significativo
contributo. Attraverso di esse � possibile ricercare e cogliere le opportunit� di
crescita che si presentano e che consentono, infine di generare nuovo valore
economico attraverso due componenti:
• il sostegno e lo sviluppo della redditivit� di lungo termine;
• il contenimento del rischio di impresa, influendo per tale via sulla
variabilit� del reddito generato.
9
Cfr. CORTESI A., 2000, Le acquisizioni di imprese: strutture e processi per la creazione di valore, EGEA,
Milano.
7
Se le operazioni di M&A rappresentano efficaci strumenti di creazione di nuovo
valore, inteso nel senso qui discusso, esistono tuttavia altre accezioni di valore
rilevanti con riferimento agli altri interlocutori aziendali e ai loro obiettivi
immediati. Le operazioni di M&A possono alterare significativamente anche il
valore nella prospettiva di questi soggetti: i criteri di giudizio della validit� di
una concentrazione tra imprese utilizzati dai dipendenti, dalla comunit� in cui
l�azienda opera, dai suoi fornitori, dai suoi clienti sono radicalmente diversi e
solitamente non rispondono neppure a misurazioni di tipo quantitativo del valore
creato dalla fusione (o acquisizione), tendendo invece a valutare aspetti pi�
qualitativi.
La presenza di obiettivi immediati di interlocutori diversi dagli azionisti, che
pure debbono essere tenuti in considerazione in quanto si tratta di soggetti
influenti da cui ricercare il consenso, non fa del resto venire meno l�importanza
del fine che potremmo definire prioritario per le imprese, ossia la creazione di
valore economico. E� infatti creando continuativamente nuovo valore
economico che l�impresa assicura la sua duratura permanenza e, con essa, la
possibilit� stessa di continuare a soddisfare anche i fini di tipo particolare delle
diverse categorie di interlocutori.
1.3 Creazione e cattura di valore nei processi acquisitivi
8
Una acquisizione crea valore economico quando il valore attuale netto (NPV:
Net Present Value) delle due imprese a seguito della concentrazione � superiore
alla somma del valore attuale netto delle medesime imprese considerate come
indipendenti:
NPV (A,B) > NPV (A) + NPV (B).
10
L�acquirente non otterr� alcun beneficio se il prezzo (P) pagato per assicurarsi
l�azienda target � pari (o superiore) alla differenza tra il valore attuale netto
della concentrazione e quello dell�azienda acquisitrice, ossia se:
P ≥ NPV (A,B) � NPV (A)
Questa formula indica il limite al di sotto del quale l�acquirente deve
mantenersi, in termini di offerta, per assicurarsi la propriet� dell�azienda target.
Dalla relazione identificata, si nota come il prezzo debba basarsi non gi� sul
valore attuale netto dell�azienda target (B), ma sulla generazione di valore che
10
Si fa riferimento, quale metodo di determinazione del valore economico, al modello di attualizzazione dei
dividendi attesi (�dividend discount model�). Secondo tale approccio, la formula teorica che esprime il valore
economico dell�impresa, nell�ottica dell�investitore, � la seguente:
W
0
= ∑d
s
v
s
+ P
n
v
n
In cui:
d
s
� il dividendo corrisposto nei vari anni del periodo che va dall�anno 1 all�anno n
P
n
� il pi� probabile prezzo di vendita dell�impresa al momento t
n
v
s
e v
n
sono coefficienti di attualizzazione; Cfr. GUATRI L., (1998), Trattato sulla valutazione delle aziende,
EGEA, Milano.
9
avviene con e a seguito della concentrazione, da confrontare con il valore attuale
netto dell�azienda acquirente (A).
11
Nondimeno, esistono due modi profondamente diversi di ottenere benefici,
ossia di ricercare valore, attraverso un� acquisizione:
• la cattura di valore;
• la creazione di valore.
1.3.1 La cattura di valore
Si ha cattura di valore (o, conquista di valore) nel momento in cui si ottiene,
attraverso il processo acquisitivo, un trasferimento di valore dagli azionisti o da
altri stakeholder dell�impresa acquisita agli azionisti dell�impresa acquirente.
12
Si tratta di una sorta di gioco a somma zero in cui esiste una parte cui viene
sottratto del valore e una parte che si appropria del valore sottratto traendone
degli evidenti benefici.
Tali benefici risultano collegati non gi� all�integrazione delle due imprese,
quanto alla transazione in s� e sono di godimento immediato.
11
Cfr. RAPPAPORT A., (1989), op. cit.
12
Cfr. HASPESLAGH P.C., JEMISON D.B., 1992, La gestione delle acquisizioni. Successi e insuccessi nel
rinnovamento delle imprese, ETAS libri, Milano