4Poiché l’Europa, nel senso geografico, non è affatto chiaramente delimitabile (se,
con continente si intende una “grande estensione di terraferma non interrotta dal
mare”5 si pone, nel caso europeo, sempre la questione difficile del suo confine
orientale), tentativi di definizione d’Europa si estendono spesso all’ambito
simbolico, culturale e addirittura spirituale.
L’idea di ciò che è genuinamente europeo si riferisce comunemente ad un
patrimonio culturale e spirituale, che risalerebbe fino all’antichità greca e romana
e che sarebbe inoltre influenzato dal cristianesimo, dall’illuminismo e
dall’umanismo. Una relazione con il mondo di tipo razionale e scientifico, la
società di mercato capitalistica e i cosiddetti valori occidentali (prima di tutti la
democrazia e i diritti umani) sarebbero ulteriori caratteristiche di ciò che è
peculiarmente europeo.
Esistono quindi numerosi tentativi di definire l’essenza della cultura europea,
dell’identità europea o dello spirito europeo in assoluto. Dall’altra parte ci sono
invece coloro che vedono il tipico europeo nella sua eccentricità, cioè nella
ricettività e permeabilità di fronte a molteplici influssi culturali e
nell’appropriazione creativa dell’estraneo6.
Una terza possibilità di definire la particolarità dell’europeo consiste nel
considerare negativamente il proprio passato: mettendo in risalto la conflittualità
e la distruttività della storia europea il progetto d’unificazione europea diventa un
simbolo del trionfo e del superamento delle proprie mancanze e degli errori
passati. Il nucleo di una moderna identità europea diventa allora la
consapevolezza autocritica degli aspetti più negativi del proprio passato7.
A dispetto di tutti i tentativi volti alla costruzione coerente e alla definizione di una
essenza dell’europeo, l’esistente pluralità e diversità di lingue e tradizioni, di
religioni e stili di vita all’interno dell’Europa suscitano forti dubbi sulla possibilità di
un’identità europea omogenea.
Sebbene si possa assistere ad una graduale europeizzazione delle identità a
livello personale (un fenomeno che riguarda innanzitutto un’èlite intellettuale
piuttosto piccola), questo ancora non comporta necessariamente la formazione di
un’omogenea identità collettiva.
5 Lo Zingarelli 2003. Vocabolario della lingua italiana, Bologna, Zanichelli, 2002, p. 385.
6 Vedi Brague, R.: Europa – eine exzentrische Identität, Frankfurt am Main, 1993 ed ibid.:
Sohnland Europa, in: Koslowski, P./ Brague, R.: Vaterland Europa – Europäische und nationale
Identität im Konflikt, Wien, 1997.
7 Vedi ad es. Offe, C.: Gibt es eine europäische Gesellschaft? Kann es sie geben?, in: Blätter für
deutsche und internationale Politik 4/ 2001, p. 426.
5Lungi dai dibattiti accademici, la reale identificazione dei cittadini europei con
l’Europa come un’unità non sembra essere particolarmente pronunciata8.
La combinazione dei due concetti identità europea può quindi essere considerata
un tipico ‘contested concept’9 – una costruzione concettuale il cui significato è
oggetto di controversie intellettuali a vari livelli discorsivi senza mai essere fissato
definitivamente e la quale per questo motivo, può, in contesti tematici, temporali o
spaziali differenti, assumere diverse dimensioni semantiche.
Identità europea, nel presente lavoro, non viene dunque considerata una
dimensione empirica, passibile di essere operazionalizzata e misurata10, ma
come prodotto discorsivo, il cui significato è controverso e contestato:
“L’Europa non è chiaramente da definire, né in senso culturale né in
senso geografico; non è né chiaramente delimitabile verso l’esterno,
né omogenea all’interno. Europa o anche identità europea sono quindi
concetti ai quali vengono attribuiti significati differenti – talvolta
addirittura contrari. Idee differenti dell’identità europea collettiva
stanno in competizione le une con le altre, interagiscono o si
sovrappongono a vicenda. […] Questi sistemi complessi di differenze
articolate si trovano in continuo movimento e non formano una
costruzione d’Europa singolare e coerente, ma creano piuttosto un
campo discorsivo all’interno del quale le diverse affermazioni
sull’Europa si raccolgono.”11
8 Un fatto che viene largamente constatato ed interpretato come un serio problema per il
processo d’integrazione europea (vedi ad es. Walkenhorst, H.: Europäischer
Integrationsprozess und europäische Identität: die politische Bedeutung eines
sozialpsychologischen Konzepts, Baden-Baden, 1999 e Lilli, W.: Europäische Identität:
Chancen und Risiken ihrer Verwirklichung aus einer sozialpsychologischen
Grundlagenperspektive, in: König, T. (a cura di): Europa der Bürger: Voraussetzungen,
Alternativen, Konsequenzen, Frankfurt am Main, 1998 ) e che si esprime esemplarmente nella
bassa partecipazione al voto riguardo alle elezioni europee nei vari paesi.
9 Diez, T.: Neues Europa, altes Modell. Von der Konstruktion von Staatlichkeit im politischen
Diskurs zur Zukunft der europäischen Gemeinschaft, Frankfurt/ Main, 1995, p. 15 segg.
10 Questa concezione d’identità sta alla base dell’Eurobarometro, il sondaggio d’opinione che dal
1973 viene istituito dalla Commissione Europea ed è indirizzato a rilevare, tra l’altro, il grado del
sentimento di appartenenza personale della popolazione nei confronti dell’UE. Da una
prospettiva dell’analisi del discorso è proprio questa forma di sondaggio d’opinione che
rappresenta una particolare strategia discorsiva del potere in quanto essa costituisce gli oggetti
che pretende di rilevare. In questo senso forme di una cosiddetta identità multipla possono
essere considerate prodotti dell’operazionalizzazione sociale della questione dell’identità. Vedi
a questo proposito Shore, C.: Building Europe: the cultural politics of European integration, New
York, 2000, p. 42 e Kohli, 2002, p. 120 segg.
11
„Europa ist weder kulturell noch geographisch eindeutig zu bestimmen; es ist weder nach
außen eindeutig abgrenzbar noch in sich homogen. Europa oder auch europäische Identität
sind dementsprechend Begriffe, die mit unterschiedlichen – teilweise sogar gegensätzlichen –
Bedeutungen belegt sind. Differierende Vorstellungen von kollektiver europäischer Identität
konkurrieren miteinander, interagieren und überlagern sich. […] Diese komplexen Systeme
artikulierter Differenzen befinden sich in permanenter Bewegung und bilden keine singuläre, in
6L’analisi del discorso mi sembra perciò un approccio metodologico
particolarmente adeguato a questo oggetto di ricerca12.
La mia ricerca parte dal presupposto dell’esistenza di un autonomo discorso
sull’identità, il quale si è costituito in un determinato momento storico e che, a
partire da questo momento, si manifesta, si riproduce e si attualizza sui diversi
livelli discorsivi e nei vari contesti tematici13 generando effetti sulla costituzione
della realtà sociale14.
In questo senso il paragrafo 2.1 sarà dedicato alla ricostruzione storica del
discorso sull’identità europea su vari livelli discorsivi, mettendo in risalto alcuni
momenti chiave del processo d’integrazione europea considerati esemplari per
l’affermazione di questo discorso. Avendo un carattere introduttivo questo
capitolo non si basa su un’analisi empirica ma mira alla sintesi di vario materiale
secondario.
Il paragrafo 2.2 è invece indirizzato ad introdurre il quadro tematico della mia
analisi empirica: il dibattito pubblico sull’ingresso della Turchia nell’Unione
Europea nella stampa italiana e tedesca.
Nel terzo capitolo verranno esplicati i fondamenti teorici e metodologici della mia
analisi. Un primo paragrafo tratterà in maniera introduttiva l’opera di Michel
Foucault alla quale risale l’analisi del discorso, la quale, intesa come una
prospettiva di ricerca, sta alla base del mio lavoro. In seguito saranno
brevemente introdotti simili approcci appartenenti all’ambito degli Studi Europei, i
quali si rifanno, accanto alla teoria del discorso di Foucault, anche ad autori della
tradizione anglosassone come ad es. Ernesto Laclau e Chantal Mouffe e che
prendono in esame, tra l’altro, anche la questione di un’identità europea.
Il mio autore di riferimento, anche per questioni di metodo, è invece Reiner
Keller, la cui analisi del discorso nella sociologia della conoscenza sarà
presentata nel paragrafo 3.2.
sich kohärente Europakonstruktion, sondern vielmehr ein Diskursfeld, in dem sich verschiedene
Aussagen zu Europa sammeln.“, Quenzel, G.: Konstruktionen von Europa: Die europäische
Identität und die Kulturpolitik der Europäischen Union, Bielefeld, 2005, p. 95, traduzione propria.
12 Vedi qua Delanty, G.: Inventing Europe, London, 1995, p. 3 segg.
13 La questione dell’identità europea viene tematizzata soprattutto in relazione ai seguenti
argomenti: la legittimazione democratica del processo decisionale politico a livello comunitario,
la politica estera e di sicurezza comune, le questioni dell’allargamento e dell’approfondimento
dell’integrazione europea (qui in primo luogo il dibattito sulla Costituzione europea).
14
“L’Europa viene inventata e il discorso messo così in moto avrà prima o poi conseguenze reali.”
(„Europa wird erfunden und der damit in Gang gesetzte Diskurs hat irgendwann reale Folgen.“),
Eder, K.: Integration durch Kultur? Das Paradox der Suche nach einer europäischen Identität,
in: Viehoff, R. / Segers, R. T. (a cura di): Kultur, Identität, Europa: über die Schwierigkeiten und
Möglichkeiten einer Konstruktion, Frankfurt am Main, 1999, S. 147, traduzione propria.
7In un paragrafo successivo esplicherò il concreto procedimento metodico
dell’analisi di testi da me eseguita. La selezione del campione di testi, il periodo
dell’indagine, come anche i singoli elementi dell’analisi contenutistica saranno
oggetti di questo paragrafo.
Il quarto capitolo sarà invece completamente dedicato ai risultati dell’analisi e alla
ricostruzione del discorso sull’identità europea all’interno del dibattito pubblico
sull’ingresso della Turchia, sia nel suo complesso che relativamente ai due campi
discorsivi nazionali oggetto di questa analisi.
82 Definizione e delimitazione dell’oggetto di
ricerca
L’obbiettivo della presente tesi di laurea consiste nell’analizzare il discorso
sull’identità europea considerando il dibattito sull’ingresso della Turchia nell’UE
articolato nella stampa di qualità tedesca ed italiana.
E’ quindi essenziale operare una netta distinzione fra i due termini discorso e
dibattito. Il primo viene qui inteso nel senso di una teoria del discorso di stampo
foucaultiano come una struttura regolatrice astratta che determina l’orizzonte di
enunciazioni possibili all’interno di un determinato campo discorsivo.
Con dibattito si intende invece un concreto evento comunicativo che ha luogo
all’interno di un’arena pubblica e che è caratterizzato da un confronto fra diverse
opinioni e posizioni.
Il presente lavoro prende in considerazione il dibattito sull’ingresso della Turchia
nell’UE, proprio in quanto esso offre un quadro tematico ed empirico - all’interno
del quale vengono fatte enunciazioni appartenenti al discorso sull’identità
europea - particolarmente appropriato ai fini di questa tesi.
La prima parte della tesi si concentra sia sulla definizione e delimitazione del
discorso sull’identità europea come oggetto della ricerca, che sulla presentazione
del dibattito sulla Turchia come quadro tematico dell’analisi.
2.1 Il discorso sull’identità europea – un tentativo di
ricostruzione
In questo capitolo cercherò di ricostruire il discorso sull’identità europea sia nella
sua dimensione diacronica, concentrandomi sulle condizioni del suo sorgere ed
evolversi storico, sia nella sua dimensione sincronica, cioè rintracciando la sua
progressiva estensione su diversi livelli discorsivi. Alla base di questo tentativo di
ricostruzione vi è l’ipotesi che questo discorso si sia imposto nella prima metà
degli anni Settanta prendendo le mosse dal livello politico, cioè dal discorso
ufficiale comunitario, per poi estendersi progressivamente al livello accademico e
a quello dei massmedia.
2.1.1 Identità – un concetto chiave della ricerca sociale
contemporanea
Il progressivo affermarsi del termine identità come concetto chiave delle scienze
sociali iniziò negli anni Cinquanta e Sessanta quando esso, derivando dalla
9psicologia individuale e sociale15, si affermò con sempre più successo anche
nell’ambito della sociologia. Concetti d’identità personale o sociale sono stati
elaborati innanzitutto da parte di alcuni rappresentanti della sociologia
interazionistica e fenomenologica (per es. Goffmann, Berger/Luckman)
estendendo l’uso del concetto d’identità oltre la sfera dell’individuo, a unità sociali
sempre più grandi.
Nella psicologia sociale, che analizza forme d’identità sociale principalmente in
termini di processi d’attribuzione e di classificazione, si parla di un ‘interperson-
intergroup-continuum’ per descrivere i diversi livelli d’astrazione e d’anonimità
nelle relazioni sociali. Il concetto identità collettiva si troverebbe poi ad uno dei
capi del continuum: esso designa attribuzioni generalizzanti di caratteristiche di
gruppo, strategie della distinzione sociale e meccanismi dell’inclusione e
dell’esclusione sul livello collettivo16.
Un ruolo centrale svolge qui l’identità nazionale che rappresenta la forma
d’identità collettiva più studiata17. Essa domina come punto di riferimento
concettuale anche il dibattito scientifico intorno al tema dell’identità europea.
La ricerca sull’identità ha visto, a partire dagli anni Settanta e nell’ambito dello
studio dei movimenti sociali, un vero e proprio boom e si occupa attualmente in
primo luogo dei sintomi di crisi e di decadimento nelle società post-industriali:
l’accelerato mutamento sociale degli ultimi decenni rende la questione
dell’identità particolarmente rilevante e problematica.
Dal momento che i sistemi di riferimento esterni vengono messi in questione e
smascherati nella loro discontinuità e contingenza, le costruzioni d’identità
personali diventano sempre più fragili e precarie18. Dall’altra parte si assiste però
anche ad un rinforzamento di specifiche forme d’identità collettive di tipo
particolaristico il quale si esprime esemplarmente nei nuovi nazionalismi sorti
soprattutto nell’Europa dell’Est.
Nell’analisi sociale contemporanea il termine identità implica quindi spesso una
problematizzazione di ciò che designa: si comincia a tematizzare l’identità solo
15 Vedi qua in primo luogo le teorie d’identità di Erikson, Piaget e Kohlberg dove identità viene
descritta come un atto di sintesi tramite il quale l’individuo costruisce per sé stesso e per altri
omogeneità del proprio agire (intesa come continuità diacronica e coerenza sincronica); e la
teoria dell’identità sociale di Tajfel.
16 Vedi Kohli, M.: The battleground of European Identity, in: European societies: the official journal
of the European Sociological Association, London, 2/2, 2000, p. 116 segg.
17 Vedi qui per es. Smith, A.D.: National Identity, Reno, 1991; Anderson, B.: Imagined comunities:
reflections on the origin and spread of nationalism, London, 1991; Berding, H.: Nationales
Bewusstsein und kollektive Identität, Frankfurt am Main, 1994 e Giesen, B.: Nationale und
kulturelle Identität: Studien zur Entwicklung des kollektiven Bewusstseins in der Neuzeit,
Frankfurt am Main, 1991.
18 Vedi qui per es. Bauman, Z.: Globalization: the human consequences, Cambridge, 1998 ed
ibid.: Postmodernity and it’s discontents, Cambridge, 1997.
10
nel momento in cui si costata una sua mancanza, un suo degrado o un suo
essere al rischio.
Un’altra spiegazione della crescente importanza che identità e cultura assumono
attualmente come categorie chiave della ricerca sociale può essere trovato nel
passaggio delle società avanzate verso un’economia di servizio di tipo post-
industriale, dove la comunicazione e l’informazione e quindi anche il linguaggio e
i simboli diventano momenti centrali della convivenza sociale. Inoltre, può essere
preso in considerazione il mutamento degli orientamenti valoriali che si è svolto
nelle società post-moderne e post-materialiste (la svolta verso i valori soft come
la realizzazione del Sé, l’individualità e appunto l’identità)19.
L’uso che si fa del termine identità nell’ambito delle scienze sociali è quindi
molteplice ed equivoco20. Secondo Kohli identità è uno dei termini più ambigui
della terminologia sociologica: da una parte “[it’s] so exceedingly vague or even
vacuous but at the same time [it] seem[s] to capture such an important
dimension of social life”21.
Una posizione piuttosto critica viene assunta da Lutz Niethammer, il quale, nel
suo libro „Kollektive Identität. Heimliche Quellen einer unheimlichen Konjunktur“
presenta una critica radicale del concetto d’identità mettendo in discussione il suo
aspetto implicitamente normativo:
“nel nostro linguaggio pubblico l’identità è considerata qualcosa di
positivo, di necessario e addirittura una norma. Questo potere positivo
e normativo le viene tacitamente attribuito e non necessita ulteriori
spiegazioni, nemmeno da parte di coloro il cui spirito critico di solito
scompone tutto.”22
La dualità fondamentale fra l’omogeneità interna e la differenziazione verso
l’esterno propria del concetto d’identità favorisce una sua strumentalizzazione
19 Vedi qui Inglehart, R.: The silent revolution: changing values and political styles among western
publics, Princeton, 1977.
20
“Identity is a contested and much abused term.”, Delanty, G./ Rumford, C.: Rethinking Europe.
Social Theory and the implications of Europeanization, Oxon, 2005, p. 51. Vedi anche Delanty,
G.: Inventing Europe, London, 1995, p. 1 segg. e Soric, D.: Die Genese einer europäischen
Identität: George Herbert Meads Identitätskonzept dargestellt am Beispiel des europäischen
Einigungsprozesses, Marburg, 1996.
21 Kohli, 2000, p. 114.
22
„so gilt in unserer öffentlichen Sprache Identität weithin als etwas Positives, Notwendiges, ja
geradezu als ein Gebot. Und diese positive und normative Kraft wächst ihr stillschweigend zu
und bedarf selbst bei denen, deren kritischer Geist sonst alles auseinander nimmt, keiner
weiteren Begründung“ Niethammer, L.: Kollektive Identität: heimliche Quellen einer
unheimlichen Konjunktur, Reinbeck bei Hamburg, 2000, p. 19, traduzione propria.
11
politica. Niethammer parla a questo proposito dell’identità come una categoria
strumentale della volontà del potere23.
Se il termine identità è già problematico in sé, quello di identità europea lo è
ancora di più.
Nonostante l’esteso dibattito accademico su questo tema, non è possibile dare
una chiara definizione del concetto:
“The [...] notion of European identity has led to a confused debate, not
because Europe cannot have an identity or because the bearers of
such an identity, Europeans, do not exist, but because the very idea of
identity in this debate has rarely been clarified.”24
Il discorso sull’identità europea, cioè i tentativi di attribuire senso e significato a
questo termine e la sua strumentalizzazione per motivi politici, ideologici o
populistici, si svolge su diversi livelli, i quali saranno trattati in seguito
separatamente: il discorso politico, il discorso accademico e il discorso pubblico.
Bisogna però sottolineare che, soprattutto nel campo discorsivo tedesco, esiste
un netto intreccio e un riferimento reciproco fra i diversi livelli e che gli schemi
d’argomentazione e le attribuzioni di significato tipici dei singoli livelli del discorso
si influenzano e si condizionano a vicenda:
“La discussione sull’identità europea ha luogo innanzitutto nei
Feuilleton dei grandi quotidiani e settimanali e all’interno delle scienze
umane e sociali. Siccome gran parte degli autori e delle autrici che nei
Feuilleton prendono posizione riguardo all’identità europea sono
professori e professoresse e al contempo esiste la consuetudine che
politici e scrittori e scrittici contribuiscano a pubblicazioni e parlino a
convegni che appartengono piuttosto al campo accademico
[…]appare conveniente considerare i diversi livelli come un unico
campo discorsivo.”25
23
Ibid., p. 28.
24 Delanty, 2005, p. 50.
25
„Die Diskussion über europäische Identität wird vor allem in den Feuilletons der großen Tages-
und Wochenzeitungen sowie innerhalb der Geistes- und Sozialwissenschaften geführt. Da ein
großer Teil der Autor/innen, die in den Feuilletons zur europäischen Identität Stellung nehmen,
Professor/innen sind, und es gleichzeitig üblich ist, dass Politiker/innen und auch
Schriftsteller/innen in Publikationen veröffentlichen und auf Tagungen sprechen, die eher dem
Wissenschaftsfeld zuzuordnen sind“ Quenzel, 2005, p. 95, traduzione propria.
12
2.1.2 Il discorso politico sull’identità europea a livello comunitario
Il processo d’unificazione europea avviato nella seconda dopoguerra si trovava in
sintonia con una tradizione dell’europeismo che risale fino agli inizi del XX
secolo26.
I motivi per l’integrazione europea dopo le devastazioni della seconda guerra
mondiale furono ben precisi ed ebbero un carattere sia economico che di
sicurezza: l’assicurazione della pace in Europa e soprattutto la dominazione della
Germania come potenziale aggressore, la ristrutturazione dei rapporti economici
fra gli Stati europei e l’aumento del benessere economico e lo schieramento
all’interno di una ordine mondiale caratterizzato dalla spartizione bipolare in due
sfere d’influenza – sovietica e statunitense e la delimitazione nei confronti del
blocco comunista.
L’idea d’Europa che stava alla base di questi primi tentativi d’unificazione può
essere caratterizza come un universalismo morale. In questa concezione
“Europe is based on democratic values, respect for the person, toleration of
difference and moderation in politics”27.
Questa definizione universalistica dell’Europa fa riferimento a valori che non sono
specificamente europei ed è quindi abbastanza generica e culturalmente
‘sottile’28. Più di un’identità collettiva si tratta qui di un’idea guida dell’Europa
piuttosto astratta e generica, la quale ebbe poche conseguenze sulle politiche
comunitarie e sul modo in cui il processo d’integrazione fu portato avanti.
Nei primi trattati e nelle comunicazioni ufficiali delle nuove istituzioni europee non
si trovano perciò riferimenti espliciti ad una qualche identità culturale comune agli
europei29.
Sia nel Trattato della Comunità Europea di Carbone ed Acciaio del 1951, che nei
Trattati di Roma del 1957 si parla, come visione futura per l’Europa, di un’”ever
closer union among the peoples of Europe”30, formulazione generica e piuttosto
insignificante.
Il processo d’avvicinamento dei paesi dell’Europa occidentale fu in parte una
conseguenza dell’inasprimento del conflitto fra i due blocchi nel periodo della
26 Qui sono da nominare per es. Richard N. Coudenhove-Kalergi con la sua idea della Pan-
Europa del 1923 e Aristide Brian che, nel 1929, propagò l’idea degli Stati Uniti d’Europa.
27 Delanty, G.: Models of European Identity: Reconciling Universalism and Particularism, in:
Perspectives on European Politics and Society, vol. 3/3, 2002, p. 347.
28 Vedi ibid.
29 Vedi a questo proposito anche Trunk, A.: Eine europäische Identität zu Beginn der 50er Jahre?
Die Debatten in den europäischen Versammlungen von 1949 bis 1954, in: Loth, W.: Das
europäische Projekt zu Beginn des 21. Jahrhunderts, Opladen, 2001.
30 Witte, B.: Building Europes Image and Identity, in: Rijksbaron, A./ Roobol, W.H./ Weisglas, M.:
Europe from a Cultural Perspective, Den Haag, 1987, p. 132.