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INTRODUZIONE
Cos'è l'adolescenza, come si colloca questo stadio evolutivo nel ciclo vitale di un
individuo.
L'adolescenza è una fase del ciclo vitale di un individuo, tuttavia ha dei contorni
alquanto
indefiniti e variabili da persona persona.
L'adolescenza inizia intorno agli undici anni e termina verso i venticinque; è
un lungo periodo e per alcuni individui dura anche fino ai quaranta anni e oltre.(Speltini
2005, Palmonari 1993)
Quindi si potrebbe dire un'eterna adolescenza; per altri finisce molto prima del previsto,
a diciotto, a diciassette o a sedici anni.
Alcuni autori distinguono tre momenti adolescenziali: la preadolescenza, la piena
adolescenza e la tarda adolescenza (Blos 1962,1979).
Parlare dell'adolescenza è parlare di quella fase del ciclo vitale che si trova fra la
fanciullezza e l'età adulta ; è un'età di transizione, di passaggio quindi densa di problemi
,
di conflitti, di situazioni vissute e sofferte.
E' un'età ricca di eventi e di emozioni soprattutto per le trasformazioni somatiche che si
sviluppano nello spazio relativamente breve di due o tre anni che costituiscono la
cosiddetta “preadolescenza”.
Premesso che generalmente le modificazioni adolescenziali della femmina precedono
quelle del maschio (Speltini 2005) è comunque impossibile fissare un'età precisa con
cui far coincidere l'inizio e la fine dell'adolescenza.
Innumerevoli sono gli autori specialmente psicologi e psicanalisti che si sono interessati
a studiare questo periodo di vita. Basti citare per fare alcuni nomi tra i più autorevoli:
Freud (1914), Anna Freud (1966), Erikson (1974), Blos (1979), Havighurst (1952),
Palmonari (1997).
Un punto molto dibattuto sul quale in maniera convinta convergono tutti gli studiosi
e i ricercatori da me esaminati è il tema dello sviluppo dell'identità che nella fase
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adolescenziale si pone in modo forte e imperioso. per ogni ragazzo/a.
A questo proposito riporto con parole mie un aforisma di Freud del 1905. L'adolescenza
(la pubertà) è come la tensione di una fune tirata da entrambe le parti, da un lato c'è
l'infanzia e dall'altro le aspettative degli adulti. In mezzo l'adolescente che deve
sopportare le pressioni delle due parti.
Questa asserzione, secondo me, esprime in maniera emblematica la situazione di disagio
cui l'adolescente è sottoposto.
L'adolescenza come stadio del ciclo vitale di ogni individuo non è sempre esistita
c'è chi sostiene che è una creazione sociale del 900', dell'epoca postindustriale
(Palmonari 1993) .
Prima di quest'epoca il bambino diventava subito adulto, non c'era il periodo intermedio
di crescita e rielaborazione di sé di cui oggi si parla.
Il bambino diventava subito adulto perché generalmente veniva impiegato nel lavoro dei
campi o come aiuto alla famiglia nella lotta quotidiana per la sopravvivenza; non c'era
tempo per preoccuparsi d'altro.
Nella civiltà odierna questo stadio della vita umana è circoscritto tra gli 11-12 anni e i
19-20 anni; è un periodo in cui l'individuo si prepara ai ruoli e alle responsabilità
dell'età adulta. I cambiamenti fisici che caratterizzano questo periodo portano il
preadolescente ad abbandonare i giochi e i sogni della fanciullezza per affrontare l'inizio
di una nuova stagione.
Per alcune persone più sensibili è complicato confrontarsi con le trasformazioni fisiche
che l'adolescenza comporta .
L'ingresso in questa nuova fase di vita apre ai/alle ragazzi/e orizzonti nuovi sia sul piano
personale sia su quello sociale intellettuale e/o emozionale.
Col sopraggiungere della maturità sessuale in alcune società si entra a far parte del
mondo degli adulti ( Mead 1964 ). Nelle società primitive attraverso i cosiddetti riti di
iniziazione si sanciva ufficialmente al cospetto di tutti gli appartenenti del clan il
passaggio di un ragazzo dallo status infantile allo status di adulto (Van Gennep 1909).
Per diventare grande, l'adolescente, anche se già sessualmente maturo, deve fare un
notevole tirocinio impegnandosi nella scuola per ottenere un diploma o nel lavoro.
A questo punto non posso tralasciare un brano di un'opera di Anna Freud edita nel 1979
che dice: "Mi ha sempre colpito come fatto sfavorevole che il periodo di tumulto
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adolescenziale coincida con richieste fondamentali come quelle che si pongono agli
adolescenti come il rendimento nello studio, la scelta di una professione, una maggiore
responsabilità sociale.
Molti fallimenti sotto questo riguardo, spesso con gravi conseguenze, sono dovute non
ad un'incapacità dell'individuo ma semplicemente al fatto che le richieste gli sono poste
in un momento della vita in cui tutte le sue energie sono impegnate nella soluzione di
altri problemi di fondo, vale a dire quelli che gli sono posti dalla propria crescita e dal
proprio sviluppo sessuale” (Ibidem, pag. 1004).
L'adolescenza, età per antonomasia del cambiamento e, contemporaneamente, della
piena
fioritura, del compimento di un essere umano, è un tempo di gioie e dolori
particolarmente
intensi.
Questa età particolare enuclea in sé quattro caratteristiche-problematiche salienti
(Palmonari 1993) che riguardano tutti gli adolescenti della nostra società:
- lo sviluppo puberale
− l'ampliamento dell'orizzonte sociale
− la differenziazione dai genitori
− la ricerca dell'identità
La pubertà è il passaggio dalla condizione fisiologica di bambino a quella di
adulto (Speltini 2005). Essa comporta una serie di cambiamenti fisici.
Grazie ad un incremento dell'attività ipotalamo-ipofisaria avviene uno scatto nella
crescita dell'individuo che porta a vistose trasformazioni:
− aumento dell'altezza
− aumento del peso
− sviluppo degli organi genitali
− sviluppo dei caratteri sessuali secondari :nei maschi c'è la comparsa dei peli in
tutto il corpo,della barba e dei baffi, l'abbassamento della voce e lo sviluppo
della muscolatura, nelle femmine la crescita del seno, l'allargamento del
bacino,l'arrotondamento dei fianchi e la comparsa di pelosità pubica e ascellare
(Palmonari, 2001).
Questo scatto di crescita richiede una notevole capacità di adattamento del soggetto che
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vede sconvolto in maniera consistente il suo precedente schema corporeo.
Il secondo nodo, cioè l'ampliamento dell'orizzonte sociale è un aspetto tipico dell'età in
oggetto
La spinta all'esterno verso l'incontro di altri coetanei e non, è pervasiva per un soggetto
che non è più bambino e ha la necessità di confrontarsi con persone nuove oltre la
cerchia familiare suffragata dai vari contesti che il mondo sociale offre fin dalla più
tenera età ad ogni individuo.
In altre parole è la vita stessa che ci pone davanti tante persone, tanti uffici e funzioni
che di per sé ci aiutano e quasi ci obbligano a prendere contatto e confidenza con gli
altri ossia con la società.
L'esperienza scolastica può aiutare in modo decisivo la formazione del sé adolescenziale
se fornisce dei significati utili alla realizzazione del processo di ristrutturazione del
mondo interno individuale, garantendo all'adolescente occasioni di autoriflessione e
soggettivizzazione, così come parallelamente lo aiuta a trovare un'identità sociale nel
mondo esterno.
Il gruppo dei pari che sia costituito in un contesto formale o informale rappresenta un
vero laboratorio sociale per l'adolescente nell'ambito del quale crescere, confrontarsi,
interrogarsi e soprattutto sperimentarsi socialmente (Melotti, 2010).
La differenziazione dai genitori è un altro punto focale del soggetto in questione, in
altri termini è la ricerca dell'autonomia. Questo avviene attraverso un processo di
separazione-individuazione.
Programma anche questo tutt'altro che facile e di facile soluzione.
La nostra società è caratterizzata da un fenomeno abbastanza diffuso nelle famiglie
italiane e cioè
quello della lunga permanenza dei figli nella casa dei genitori, spesso anche a carico
economicamente dei genitori fino ai 30 e i 40 anni (Del Boca, Rosina 2010).
Jacobson (1954) mette in evidenza l'intenso lavoro che in adolescenza viene fatto dalle
strutture dell'io e del super-io :”Per diventare adulto l'adolescente deve impegnarsi in
nuovi legami abbandonando quelli infantili idealizzati. In questo faticoso percorso
l'adolescente è sostenuto dalla possibilità di compiere positive identificazioni con
persone adulte esterne alla famiglia: solo attraverso di esse l'individuo è in grado di
ristrutturarsi e maturare nella direzione di una nuova e definitiva autonomia”.
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Per Anna Freud l'adolescenza termina con l'acquisizione di un controllo stabile,
equilibrato ed efficace sulle spinte pulsionali provenienti dall'es (ottenuto anche grazie
all'elaborazione di nuovi meccanismi di difesa che garantiscano il contatto con la realtà
e il suo riconoscimento) e con il distacco dai legami infantili e l'orientamento verso
nuovi oggetti d'amore.
La ricerca dell'identità è il lavoro più personale e interessante che l'adolescente possa
intraprendere perché a questo punto deve fare delle scelte.
Scelte che all'alba dell'ingresso nel mondo degli adulti contrassegneranno la sua vita ma
non è detto che siano irreversibili.
Se l'identità è un prodotto originale dell'individuo essa sarà sempre una realtà in fieri e
suscettibile di cambiamenti e rinnovamenti altrimenti sarebbe da considerarsi un
prodotto precostituito, una veste che ci hanno appioppato addosso e da cui non
sappiamo liberarci.
Come esprime molto efficacemente lo psicologo- psicoterapeuta Gileno, “ il lavoro più
complesso che un adolescente deve compiere è quello sulla propria identità..
Nel passato, l'identità era data dalla nascita dalla condizione sociale e dal genere, oggi
ognuno se la deve costruire.
Nelle società olistiche (p. es. l'India tradizionale) dove l'identità di gruppo vince su
quella individuale, questo compito è ridotto al minimo: i doveri sono soprattutto nei
confronti della famiglia della casta, della tribù.
Nelle società individualiste come la nostra ognuno ha il compito e la responsabilità di
conoscere se stesso, appropriarsi della propria sessualità, capire che cosa vuole o
intende
realizzare nella vita.
In ogni caso in tutte le culture l'adolescenza sancisce il passaggio dallo status sociale
di bambino a quello di adulto”(Gileno, 2009, pag.9).
La letteratura adolescenziale soprattutto la psicanalisi pone l'accento ora sui motivi
somatici e fisiologici e sulle pulsioni dell'individuo, ora su quelli psicologici,
intellettuali ed emozionali; di difficile soluzione entrambi e risolvibili solo attraverso
l'aiuto coscienzioso e impegnato delle persone che gli stanno accanto soprattutto i propri
familiari, il momento relazionale e ambientale è sempre all'apice (Palmonari 2004,
Speltini 2005). Accanto alla corrente cosiddetta classica, ancorata ad una visione
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alquanto drastica e prorompente nei confronti dell'adolescente, una corrente che vede il
distacco totale dell'adolescente dallo stato libidico del bambino di un tempo, dai suoi
oggetti e da tutto il suo corredo affettivo, c'è la corrente continuativa ed empiristica che
riconosce nel processo dalla fanciullezza all'adolescenza una totale continuità e
gradualità quindi lontano da traumi,
confusioni e particolari difficoltà (Palmonari, 2001).
Per quel che concerne la formazione dell'identità è opportuno ricordare l'apporto di
Bruner il quale viene a completare il lavoro di Erikson e di Marcia perché offre una
prospettiva sulla costruzione del sé che tiene conto dell'importanza dei codici culturali
quali punti di riferimento entro cui si snoda per ciascuno la propria storia.
Bruner parla di sé transazionale, che si costruisce nelle interazioni e nelle negoziazioni
con gli altri individui:”La costruzione del sé è potentemente influenzata non solo dalle
interpretazioni che uno fa di sé stesso, ma dalle interpretazioni che gli altri propongono
di questa sua versione”.( Speltini 2005, pag 85).
Le società occidentali richiedono al giovane-adulto di possedere diverse abilità
necessarie per assumersi le responsabilità sociali proprie dell'età adulta.
Questo pensiero sintetizza ed è propedeutico alla questione dei compiti evolutivi o
compiti di sviluppo che permeano la realtà degli adolescenti e di cui mi occuperò nel
capitolo 1.2.
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Capitolo 1
Caratteristiche dell’adolescenza
1.1 L'ADOLESCENZA COME FASE DI PASSAGGIO DALL'INFANZIA
ALL'ETÀ ADULTA
I cambiamenti quando sono repentini, inaspettati e di una certa rilevanza creano uno
stato di imbarazzo, di difficoltà, di sorpresa per chiunque di noi.
Figuriamoci quale scombussolamento e disagio possa creare nell'animo di un
adolescente la comparsa sul proprio corpo dei primi segni di sviluppo puberale.
Perdere o dover abbandonare la sicurezza e l'innocenza del corpo infantile per fare i
conti con un corpo che prende i connotati di quello adulto: è una situazione davvero
critica e problematica per l'ex bambino o bambina che si incamminano, volenti o nolenti
verso 'età adulta.
Prima dell'inizio della tempesta puberale gli studiosi come Anna Freud (1967), Erikson
(1974), Blos (1979) e Speltini (2005) parlano di fase di latenza; in cosa consiste questa
fase?
É una fase di relativa tranquillità che va dai 6 anni fino all'inizio della pubertà
(Enciclopedia universale del mondo moderno vol. 7, 1972).
In questo periodo il fanciullo acquista gli strumenti per far fronte in qualche modo
all'età successiva.
É importante che genitori, educatori e formatori abbiano ben presente la necessità di
sostenere i ragazzi nel loro percorso di formazione della propria personalità anche
attraverso attività di orientamento.
Oltre ai cambiamenti fisici più lampanti e inequivocabili ci sono i cambiamenti nella
sfera psichica e cognitiva.
In adolescenza il pubescente comincia ad acquisire la capacità di pensare in modo
astratto le sue potenzialità a livello cognitivo raggiungono l'apice. Quindi l'adolescente
può elaborare pensieri molto profondi e complessi non solo nelle scienze matematiche
ma anche nella filosofia, nel linguaggio.