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Come fare per non perdere il contatto tra il mondo sociale e il mondo virtuale, per
ricostruire il filo che conduce gli adolescenti rapiti dalla tecnologia al mondo
relazionale, tradizionale, del contatto diretto con il contesto sociale e con il mondo dei
coetanei e degli adulti? È una sfida che viene lanciata ai genitori in primis, i quali
devono impegnarsi a tenere saldo il nucleo familiare, dedicando il tempo libero alla cura
della famiglia, alla crescita e all’educazione dei figli che sono spesso lasciati soli con
questi strumenti mediatici. È una sfida che deve essere raccolta dalle scuole, che devono
modernizzare i contenuti didattici, introducendo programmi interattivi, che diano una
preparazione più completa che comprenda lo studio dell’informatica, che approfondisca
l’utilizzo dei computer, che diano una preparazione culturale e professionale
maggiormente spendibile nel mondo del lavoro. La sfida è rivolta a tutte le istituzioni
pubbliche e private, che devono capire e analizzare queste dinamiche, devono prendere
atto delle trasformazioni che la comunicazione mass mediologica ha prodotto e continua
a produrre nella realtà: una realtà che si confonde, ciò che appare sugli schermi dei
computer e nelle televisioni prende vita, diventa parte della quotidianità collettiva.
Prendere coscienza di ciò è la chiave per fare un uso corretto di questi strumenti, ed è la
chiave per orientare le giovani generazioni che diverranno gli adulti che sono nati
nell’epoca mediatica, l’epoca virtuale.
In questa tesi si è data maggiore attenzione a televisione, cinema, Internet,
videogiochi, poiché, tra tutti i media, questi sono quelli tecnologicamente più avanzati,
quindi quelli maggiormente in grado di dare dimostrazione dell’influenza del messaggio
mediatico, sono gli strumenti preferiti dagli adolescenti, che li usano per informarsi, per
distrarsi, per socializzare, per avere delle fonti da cui acquisire interpretazioni di ciò
che avviene nel mondo.
È stata fatta un’ analisi completa e ampia sulla situazione sociale attuale, si è
cercato di ampliare lo sguardo in modo coerente con la realtà, mettendo in luce più
aspetti e più punti di vista differenti che si riferiscono ad uno stesso argomento. Si è
voluto dimostrare come si è evoluta la società e come continua ed evolversi, attraverso
la comunicazione veicolata dai mass media, portando l’attenzione sempre alla fase
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adolescenziale, alle giovani generazioni che sono quelle più colpite dalla
contemporaneità che si caratterizza per la forte presenza dei messaggi mediatici.
Nei capitoli che seguiranno si è voluta fare una panoramica dettagliata del
contesto attuale, si sono toccati tutti gli aspetti che sono coinvolti in questo rapporto tra
la costruzione adolescenziale dell’identità e l’influenza massmediologica, tema centrale
della presente tesi.
Nel primo capitolo è stata descritta la comunicazione, sia nei suoi aspetti peculiari che
in riferimento ai media che hanno rivoluzionato la sua struttura tradizionale
determinando nuove dinamiche individuali ed interpersonali. Si è descritta l’importante
funzione della socializzazione che si realizza tramite le agenzie di socializzazione quali
la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari, i mass media; la socializzazione consente
all’individuo l’integrazione nel contesto sociale, ma con l’affermarsi delle nuove
tecnologie, le dinamiche di socializzazione degli adolescenti si modificano, e le agenzie
primarie vengono scavalcate dai mass media, dai videogiochi, che diventano gli
strumenti preferiti per i ragazzi. Occorre assolutamente modernizzare le agenzie
tradizionali: la famiglia deve essere rivista nel suo concetto e devono essere prese in
considerazione le nuove dinamiche con i quali i ragazzi si trovano a vivere, quali
famiglie separate, madri single, coppie di fatto, ecc.., in modo da spiegare loro cosa
succede, quali sono le attuali configurazioni che si posso incontrare nei nuclei familiari
attuali. Così l’adolescente non si sente disorientato confrontandosi con i coetanei e con
il contesto e constatando che la sua non è l’unica struttura familiare possibile, ma ce ne
sono altre. Anche la scuola deve fare i conti con la realtà mediatica; devono essere
introdotti programmi didattici che contemplino la sfera dei media, il loro studio teorico
e la loro applicazione pratica, bisogna far utilizzare i media con uno scopo istruttivo e
didattico, mettendo in luce anche rischi che derivano dal loro abuso. Infine si è trattato
il tema dell’identità sociale, si sono esposte le teorie che hanno permesso di approcciare
a questa identità e si è rilevata l’influenza dei media su di essa.
Nel secondo capitolo si è fatto un ampio discorso riguardo al Sé, intesa come entità che
si costruisce di vari aspetti, poi si è entrati dello specifico del Sé degli adolescenti.
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Questo Sé adolescenziale è stato messo in relazione con il contesto socio-culturale di
riferimento e, chiaramente, con le dinamiche mediatiche, evidenziando la capacità dei
media di creare frammentazione e confusione nella crescita dell’individuo, ed anche una
forte influenza su di esso.
Nel terzo capitolo si evidenziano gli effetti dei media, che possono essere di breve
e, soprattutto, di lungo periodo. Si mostra la prospettiva apocalittica di alcuni studiosi
riguardo a questi effetti, che si verificano tanto sugli adolescenti quanto su tutta la
società. Anche la costruzione dell’identità e del Sé ideale risente della fruizione dei
media e dell’influenza del messaggio mediatico. L’attenzione deve essere rivolta ai
giovani che si trovano disarmati davanti a questo flusso continuo di informazioni.
Nell’ultimo capitolo la società contemporanea viene a configurarsi come una società
mediale, ovvero una società in cui i media sono diventati efficaci strumento di
collegamento tra gli individui, e hanno determinato grandi trasformazioni nella
contemporaneità. Le grandi trasformazioni in atto sono l’aumento dell’offerta mediale
(e i Reality sono l’esempio di questa società influenzata dai mass media, come anche i
social network come Facebook, che realizzano la voglia e la possibilità di comunicare
anche a distanza con chiunque e in qualunque parte del mondo e che stravolge le
dinamiche relazionali), il consolidamento delle nuove tecnologie, (quindi Internet, ma si
parla anche dell’influenza negativa di queste nuove tecnologie sui giovanissimi, che
possono essere spinti ad assumere atteggiamenti aggressivi sotto la suggestione di certi
input multimediali), infine la società dello spettacolo (intesa come società che dà
sempre più importanza a contenuti di blanda rilevanza, tanto da mandare in onda
programmi televisivi di contenuto discutibile). Si accenna anche alla netta distanza tra
mondo politico e mondo delle giovani generazioni, una distanza inevitabile che si
riscontra ancor prima nel mondo degli adulti, prima di arrivare a quello dei ragazzi.
Alla fine della presente tesi verranno esposte alcune conclusioni che mettono in
luce le possibili azioni di prevenzione al disorientamento adolescenziale, azioni che
devono partire dal mondo adulto, che ha le conoscenze e gli strumenti adatti e necessari
per seguire la crescita degli adolescenti per ridurre il disagio e la devianza facilmente
verificabili nella fase adolescenziale. Sono gli adulti che devono accompagnare gli
adolescenti lungo la crescita, per fare da guida e per dare loro l’orientamento e
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l’appoggio necessari per una crescita sana e attiva, autonoma e al passo con la società
mediale che si va sempre più delineando.
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Capitolo 1
La comunicazione, la socializzazione e le agenzie tramite la quale essa si realizza,
i mass media, l’identità sociale. Questi sono gli elementi che permettono all’essere
umano si relazionarsi con i suoi simili e che consentono di vivere nella società
contemporanea. È di questi elementi che ci andremo ad occupare in questo capitolo.
1.La Comunicazione
Uno degli elementi fondamentali per lo sviluppo della cultura e quindi per le
relazioni sociali interpersonali è proprio il concetto di comunicazione.
La comunicazione è una forma di interazione in cui i soggetti si scambiano e
producono significati; essa può essere verbale, e quindi utilizzare codici linguistici che
racchiudono in sé significati grafici e concettuali, e può essere di tipo faccia-a-faccia
con feed-back tra gli interlocutori che si pongono domande di conferma sulla
comprensione reciproca del senso del messaggio, o si può verificare una comunicazione
testuale, dove è necessaria un’interpretazione da parte del destinatario che dovrà
cogliere anche i significati impliciti. Altre volte ( e questo avviene ogni qual volta si ha
un confronto tra persone che si trovano fisicamente nello stesso luogo e quindi hanno
modo di guardarsi e avere un contatto) la comunicazione può essere non verbale, quindi
in questo caso si utilizzano codici non linguistici, ma si possono analizzare il
comportamento motorio-gestuale e mimico del volto, gli elementi cinestesici (il
movimento e le posizioni dell’ interlocutore nello spazio, elementi questi che possono
essere interpretati razionalmente facendo coincidere una certa postura ad un equivalente
stato psico-emotivo di chi si ha di fronte, altrimenti sarà la nostra “intelligenza emotiva”
che ci farà comprendere le intenzioni dell’ interlocutore).
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Una seconda e fondamentale distinzione relativa al concetto di comunicazione è
quella tra comunicazione interpersonale e comunicazione mediale
1
.
La comunicazione interpersonale avviene all’interno di uno spazio fisico-mentale-
culturale che è stato definito da Jurij Michailovic Lotman “semiosfera”, ossia quello
spazio semiotico al di fuori del quale non è possibile la semiosi, la significazione,
all’interno di esso c’è il significato
2
. Per comprendere quanto appena affermato è
necessario sapere cosa si intende per semiotica: essa è la scienza o disciplina che studia
il fenomeno di produzione e circolazione del senso, ossia dei rapporti di significazione.
Questa produzione di significato nasce laddove qualcuno (l’interprete) istituisce un
nesso tra un’unità, un’espressione (suono, immagine, fenomeno) e un’unità che funge
da contenuto. Si pensi al semaforo e ai suoi colori rosso, giallo e verde, dove il
significante ha un legame arbitrario col significato, oppure ai segni iconici, come può
essere una cartina geografica, dove significato e significante sono simili.
3
Nella
comunicazione interpersonale solo il 30% di come si esprime un messaggio è
determinato dal modo in cui esso si dice, ma il 70% della comunicazione avviene
attraverso altri mezzi quali gli atteggiamenti posturali, la mimica facciale, la gestualità,
la gestione dello spazio (prossemica), i segni paralinguistici (modulazioni vocali).
4
La comunicazione interpersonale consente alle persone di entrare in contatto, di
conoscersi, di instaurare relazioni più intime e profonde, è una comunicazione in cui si è
coinvolti individualmente. Tramite essa costruiamo la realtà e gli diamo un senso
socialmente condiviso, si costruiscono dei modelli di riferimento per approcciare al
contesto sociale, culturale, politico.
Nella comunicazione interpersonale orale ci sono chiaramente dei vincoli, come
la labilità, poiché i segnali della comunicazione faccia-a-faccia decadono rapidamente e
si possono ricostruire solo attraverso la memoria di chi li ha vissuti. Un altro vincolo è
la breve distanza di trasmissione, infatti con i soli segnali visivi si può comunicare solo
a distanze ravvicinate. Anche l’assenza di traducibilità è un vincolo. Nella
comunicazione orale non possiamo trasdurre, cioè non abbiamo modo di trasferire i
1
Sociologia, concetti e tematiche, a cura di Vincenzo Cesareo, ediz. Vita e Pensiero, Milano, 2002.
2
Lotman Jurij Michailovic, La semiosfera, Marsilio ed., Venezia, 1985.
3
Per una maggiore comprensione si può definire la semiotica come la teoria generale della ricerca sui
fenomeni di comunicazione, visti come elaborazione di messaggi, sulla base di codici convenzionati
come sistemi di segni. Umberto Eco, “La struttura assente”, Bompiani, Milano, 1988.
4
Ciclo di Seminari POR, attività professionalizzanti, lezioni del professore Franco Forchetti, Chieti, 2006.
13
messaggi da un codice all’altro, non si riesce cioè ad esprimere pienamente con i gesti
una frase, né a rendere a parole un gesto. Infine l’ultimo vincolo è il numero dei
partecipanti alla comunicazione, che deve essere necessariamente limitato
5
.
La comunicazione mediale, invece, si realizza quando lo scambio comunicativo
avviene utilizzando canali per comunicare: telefono, radio, lettere, mail, ecc.. Il più delle
volte quando si parla di comunicazione mediale si fa riferimento alla comunicazione di
massa, che presuppone caratteristiche fondamentali quali la presenza di poche fonti di
emissione che trasmettono messaggi a un numero molto elevato di fruitori, la mancanza
di feed-back effettivo in quanto la comunicazione avviene in modo unidirezionale, chi
riceve il messaggio non ha possibilità di rispondere al mittente, sono mezzi
comunicativi restrittivi in quanto costringono ad una comunicazione più povera, senza
quell’arricchimento comunicativo che si verifica nel faccia-a-faccia. Ciononostante la
comunicazione tramite media è un’ attività sociale istituzionalizzata e partecipa alla
costruzione della realtà culturale e sociale.
1.1. La comunicazione e i media
I primi studi svolti sui media furono riferiti a stampa e radio nel periodo in cui
questi si diffusero, ovvero in un periodo storico segnato dalle grandi dittature in
Europa, quindi questi studi, principalmente messi in evidenza dalla Scuola di
Francoforte, mettevano in luce la funzione manipolatoria e persuasiva con la quale i
media venivano utilizzati per la propaganda politica. I successivi studi si svilupperanno
sulla scia di questa visione negativa dell’utilizzo dei media visti come <<persuasori
occulti>>, ovvero come strumenti nelle mani di esperti della comunicazione pubblica
capaci di attivare e manipolare le motivazioni inconsce che spingono gli individui ad
agire ed indirizzare verso certe scelte di acquisto e verso determinate preferenze
politiche. Solo negli ultimi decenni si è verificato un approccio meno negativo da parte
degli studiosi, grazie all’introduzione di nuove discipline: la semiotica (sulla quale ci
siamo già soffermati sopra); la sociolinguistica, che nasce da uno studio associato di
linguistica, sociologia e antropologia e che è stata individuata negli anni 50 da Basil
5
Parisio Di Giovanni, Psicologia della comunicazione, Zanichelli, Bologna, 2007.
14
Bernstein
6
, sociologo dell’educazione, con lo scopo di mettere in evidenza lo stretto
rapporto esistente tra testi e contesto sociale in cui questo viene prodotto e analizzato, si
studia come l’utilizzo della lingua è strettamente collegato al contesto e alle varie realtà
sociali. Altra disciplina importante è l’antropologia e, ancor più recente,
l’etnometodologia, nata da Harold Garfinkel
7
alla fine degli anni ‘60; questa disciplina
basa la sua esistenza sull’importanza di analizzare e dare una spiegazione scientifica ai
fatti sociali partendo proprio dal contesto specifico di riferimento, e non prescindendo
da esso (come la sociologia da sempre ha cercato di fare per dare oggettività ai suoi
studi); da qui si è sviluppato poi lo studio sui ruoli dei testi mediali nelle relazioni
interpersonali, mettendo in evidenza la loro duplice natura di “proposte” comunicative
strutturate e “risorse” a disposizione dei fruitori.
Si è passati, quindi, da una totale negatività dei mezzi mediatici rivolti ad un
pubblico passivo, ad una valutazione positiva degli stessi, tramite l’introduzione di
sistemi interattivi che permettono all’utente di partecipare alla costruzione di senso,
ampliando le capacità conoscitive e comunicative e contemporaneamente arricchendo il
sistema stesso. Prendiamo in considerazione Internet. Questo è uno strumento
accessibile a tutti, permette di cercare le informazioni di cui abbiamo bisogno, permette
lo scambio di opinioni, di file di ogni genere e di fare innumerevoli operazioni di cui
ormai siamo a conoscenza tutti, ma permettendo una così totale e globale libertà
comunicativa è anche mezzo di distorsione conoscitiva, di disinformazione, in quanto in
esso si può trovare materiale fittizio, non vero, o si possono ricevere input diseducativi e
quant’altro. I navigatori adulti sono consapevoli dei rischi della rete e sono in grado di
decidere quali contenuti sono di loro interesse, quali sono insignificanti e quali rientrano
nella categoria da evitare. La stessa capacità di selezione e scelta dei contenuti non è
presumibile per gli adolescenti; con Internet si apre un mondo virtuale ricco, pieno di
immagini, informazioni, video, e tutto è accessibile senza limiti. I ragazzi non hanno la
capacità di comprendere che certi luoghi virtuali sono diseducativi, che portano una
visione della realtà distorta e che possono influenzare negativamente il loro
comportamento. Piuttosto sono pieni di curiosità, hanno una percezione spiccata,
colgono tutto ciò che attira la loro attenzione, la loro curiosità e il desiderio di conoscere
6
Bernstein Basil, Class, Codes and Control, Routledge & Kegan Paul, London, 1971.
7
Garfinkel Harold, Studies in ethnomethodology, Prentice‐Hall, Englewood Cliffs, New Jersey, 1967;
15
è ciò che li caratterizza. Numerose sono le ricerche svolte che testimoniano l’aumento
dell’uso di Internet tra adolescenti e pre-adolescenti, a conferma del fatto che ormai la
comunicazione mediatica prende sempre più il posto di quella interpersonale. Scambio
di film, di immagini e video, consultazione dei motori di ricerca, chat, mail,
scaricamento dei file e condivisione con gli amici, forum, blog, social network, acquisto
di prodotti on-line, ecc. sono i passatempo preferiti dai giovani, è in questo modo che le
giovani generazioni comunicano e costruiscono il loro mondo sociale, comunicando tra
loro virtualmente, adottando anche delle identità non vere, fingendosi un’altra persona,
dando libero spazio alla fantasia. Il mondo virtuale si mescola a quello reale, soprattutto
quando il tempo trascorso davanti al computer diventa eccessivo e senza il controllo
degli adulti, tanto da determinare una sorta di dipendenza: i dati elaborati
dall’Università di Palermo su un campione di oltre 2200 studenti delle scuole superiori
(pubblicati su “Focus.it”, periodico dell’istituto di Informatica e Telematica del
Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa) identificano chiaramente una forma di
disagio che, in assenza di contromisure, rischia di sviluppare forme di dipendenza. Il
22% dei giovani oggetto dell’indagine ha manifestato un atteggiamento eccessivamente
attaccato ad Internet trascorrendo troppe ore al computer e manifestando forme quasi
maniacali di attaccamento agli strumenti tecnologici che permettono la comunicazione,
quali il computer e il cellulare. Questi sono strumenti che si utilizzano da soli e
producono una sorta di “autismo digitale”, viene meno la relazione con gli altri, con le
persone fisiche, che possono essere i genitori, i familiari, i coetanei, non c’è uno
scambio comunicativo, il feedback viene a mancare.
Si sviluppano identità che si sono costruite tramite il contatto virtuale, tramite una
comunicazione fredda e solitaria, fittizia, che non ha vissuto il confronto con le relazioni
interpersonali concrete, lo scambio comunicativo termina quando si spegne il computer,
non c’è la necessità di parlare con il fratello o la sorella, con il padre e la madre, perché
tutte le risposte si possono trovare sul Web, le energie da dedicare al dialogo e al
confronto si sono esaurite, viene meno la sana e naturale esigenza di giocare con
l’amico e di inventare nuovi divertimenti, perché tutto è già compreso nel mondo
virtuale.
Sono queste le dinamiche attuali della comunicazione adolescenziale. Sono gli
adulti che devono indirizzare gli adolescenti, che devono stabilire dei limiti di fruizione