3
Introduzione
Oggi non si può fare pianificazione e progettazione urbanistica senza
considerare il paesaggio, in quanto esso costituisce, l‟insieme degli elementi
naturali ed antropici che insistono su un territorio, nonché la manifestazione
di fenomeni che scaturiscono da questi e dalle loro interrelazioni.
La dimostrazione di ciò è data dal fallimento dell‟urbanistica ad affrontare nel
recente passato, se non tuttora, le istanze dei cittadini, a dare risoluzione
concreta ai problemi ambientali e formali del territorio e delle città, ed a
gestire le risorse in modo razionale ed integrato; appunto, solo l‟apporto e
l‟integrazione di metodologie e saperi che appartengono ad altri campi
disciplinari, come l‟ecologia, l‟antropologia culturale, la sociologia, l‟estetica,
possono dare una svolta alla cultura del piano e della progettazione
urbanistica, nell‟inquadrare il territorio ed intervenire su di esso con un
approccio fondato, non più come prima sulla quantità, ma sulla qualità
La “qualità” privilegia, la distribuzione, l‟utilizzo razionale e fruibilità delle
risorse , si pone come obiettivi, la compatibilità e sostenibilità di usi ed
interventi, e la costruzione o restituzione dell‟immagine territoriale ed
urbana; “l‟immagine” secondo Kevin Lynch, ha a che fare con concetti come
identità, struttura e significato.
Le parole chiavi sono appunto queste, e solo un approccio di tipo
paesaggistico al territorio e alla città, possono riportare la “qualità” come
fondamento del progetto urbanistico, a qualsiasi scala esso si trovi ad operare.
L‟evoluzione del concetto e significato di paesaggio, dalla visione
estetizzante fino alla più moderna di natura ecologica, dei relativi metodi
analitici e progettuali, assieme all‟adeguamento dei vecchi P.R.G. in Piani
Strutturali, in base alle nuove leggi urbanistiche regionali, tra cui quella
calabrese, ci ha fornito le basi per affrontare il nostro lavoro di tesi.
Il percorso di costruzione del quadro conoscitivo che caratterizza il lavoro, è
stato impostato volutamente e coerentemente rispetto a quanto detto, secondo
un approccio paesaggistico, analizzando il territorio di Nocera Terinese
attraverso una scomposizione e ricomposizione delle sue componenti,
4
territoriali ed urbane; l‟individuazione e lettura delle sue componenti
paesaggistiche, ci darà, come vedremo in seguito, la possibilità di fornire
indicazioni progettuali di tipo integrato e qualitativamente valide al nuovo
Piano Strutturale Comunale per Nocera Terinese.
L’obiettivo generale è la costruzione di uno scenario di partenza, indagando il
territorio di Nocera Terinese nelle sue componenti paesaggistiche, non
trattandole in modo separato ma integrato, indirizzando, in questo modo, il
progetto urbanistico verso un‟approccio ecosistemico nei confronti del
paesaggio e precisamente ad:
Inventare il paesaggio che non esiste;
Riqualificare il paesaggio scadente:
Conservare il paesaggio dell‟eredità storica con il quale il nuovo chiede
un dialogo
Il primo obiettivo specifico che ci siamo posti, è la costruzione di un quadro
di compatibilità delle modalità d‟uso e trasformazione del territorio preso in
esame.
Il secondo, è l‟interpretazione delle regole compositive e dell‟identità del
paesaggio urbano, con conseguente elaborazione di un quadro di
ricomposizione urbanistica.
La pre-fase, è rappresentata dall‟inquadramento territoriale e dall‟analisi
socio-economica utili, nell‟individuare fisicamente il territorio nocerese nelle
relazioni con il sistema infrastrutturale e dei servizi del resto del territorio, e
nella lettura delle dinamiche socio-economiche.
La prima fase del percorso di costruzione del quadro conoscitivo è la diagnosi
paesaggistica, cioè una lettura interpretativa integrata dell‟intero paesaggio di
Nocera Terinese scomposta in diversi tematismi quali:
Analisi fisiografica;(che accomuna pianificazione ambientale e
pianificazione paesistica)
Analisi storico-culturale ed ambientale;
Analisi percettiva.
Le metodologie adottate in questa fase fanno riferimento agli studi di Ian
McHarg e Kevin Lynch.
5
La seconda fase coinvolge il paesaggio urbano, individuato nelle sue diverse
forme e consistenze: i nuclei prevalentemente agricoli (contrade) e i centri
consolidati come il capoluogo e la marina.
L‟analisi, principalmente per quanto riguarda i centri consolidati, come il
capoluogo e la marina, e relativamente per le contrade, mira allo studio ed
alla interpretazione delle componenti del paesaggio urbano, individuando i
fattori costitutivi della struttura urbana, come i tessuti, i percorsi, i nodi, gli
organismi speciali, nonché le aree permeabili pubbliche e private per il
calcolo dell‟indice di permeabilità.
L‟analisi dei tipi edilizi completerà questa seconda fase dettagliando i
caratteri delle sub-componenti del paesaggio urbano.
La metodologia adottata per questa fase fa riferimento alla classificazione
elaborata da Saverio Muratori nel suo “Studi per un operante storia di Roma”.
Per quanto riguarda la prima fase, i risultati attesi saranno:
risposta ai livelli di vulnerabilità che scaturiscono dalla diagnosi
paesaggistica attraverso politiche di conservazione e recupero,
individuazione di potenzialità ecosistemiche e ripristino di qualità
paesistiche ritenute positive.
I risultati attesi dalla seconda fase saranno:
rafforzamento dell‟identità del paesaggio urbano attraverso la
valorizzazione del “sistema dei segni” che lo caratterizza,
ricomposizione del paesaggio urbano, attraverso regole di natura
tecnica, funzionale, ambientale e formale valutate e selezionate
secondo criteri, di efficienza economico-energetica, biologica e di
valorizzazione estetica.
Infine, dalla terza fase ci si attende, la sperimentazione di un progetto
urbanistico di tipo paesaggistico che possa, affiancare il P.S.C. di Nocera
Terinese e indirizzarlo verso un approccio progettuale di tipo integrato,
focalizzando, appunto, l‟attenzione sul paesaggio e le sue componenti visibili
e non.
6
Capitolo 1
Il concetto di paesaggio e le sue evoluzioni
1.1 . Significati assunti dal termine paesaggio e sue definizioni
Prima di evidenziare le diverse definizioni di paesaggio è necessario
comprendere i significati che esso ha assunto nel corso della storia.
Numerosi autori individuano nel Rinascimento l‟epoca nella quale si fa largo
per la prima volta nel mondo occidentale il concetto di paesaggio, esso appare
inscindibilmente legato alla pittura per poi entrare trionfalmente anche nella
prosa e nella poesia, come ci insegna Giacomo Leopardi con L’infinito; nei
secoli scorsi il paesaggio veniva considerato secondo i criteri dell’arte e
dell’estetica, cioè come veduta, panorama, che suscita in chi lo contempla
particolari impressioni ed emozioni, distinguendosi soprattutto per la bellezza,
non considerata però anche da un punto di vista pratico, come requisito
essenziale per la ricreazione dell‟uomo.
La concezione che ancora oggi assume invece un grande significato, si basa su
una impostazione culturale che vede il paesaggio come bellezza naturale
quindi come bene che serve a soddisfare bisogni spirituali dell‟uomo, di
carattere estetico, ricreativo, scientifico etc (il paesaggio naturale intatto,
quello culturale tradizionale della civiltà agricola preindustriale); con la legge
1497/39 si distinguono appunto le bellezze individue, cose immobili di non
comune bellezza o singolarità geologica, e le bellezze d‟insieme, complessi di
cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico
o tradizionale.
Con un impostazione più recente derivata dalla commissione Franceschini,
i beni culturali, evolvendosi dalla originaria concezione di eccezionalità e
rilevanza estetica, secondo una visione statica, all‟attuale concezione di
testimonianza di civiltà, secondo una visione storica e dinamica, hanno finito
col comprendere anche una serie di manifestazioni minori in precedenza
trascurate (centri storici, archeologia industriale, edilizia rurale del passato);
essi comprendono appunto i beni ambientali che si articolano in beni
paesaggistici e urbanistici.
7
L’integrazione più moderna all‟approccio culturale nei confronti del
concetto di paesaggio è stato compiuto in primis dalla geografia e in seguito
dall’ecologia; questa evoluzione avviene in ritardo in Italia, dove prevale per
lungo tempo la concezione in chiave estetica, mentre è più naturale in altri
paesi europei come la Germania del primo ottocento con gli insegnamenti di
Humboldt
Nella concezione di paesaggio introdotta da Humboldt, che nasce dalla
“volontà di condurre l‟opinione pubblica borghese dal gusto letterario,
estetico, pittoresco, alla comprensione critica, scientifica del territorio, del
mondo geografico”
1
le conoscenze naturalistiche settoriali (geologiche,
botaniche, etc) si coordinano, e riunificandosi analizzano il paesaggio a partire
dalle sue molteplici componenti fisiche, biologiche ed antropiche che
costituiscono i tratti fisioniomici di una certa parte della superficie terrestre;
così, considerando un numero limitato di elementi caratteristici e ripetibili, e
compiendo un‟astrazione, si arriva ad una descrizione sintetica e ad una
comparazione tra le forme principali del paesaggio terrestre.
2
Da qui, si arriva al paesaggio come “Tipo” e si moltiplica in tanti paesaggi
possibili quanti sono, gli approcci disciplinari con cui lo studioso vi si accosta,
oppure, quando prevalgono degli elementi rispetto ad altri; ad esempio, nel
caso in cui prevalgono gli elementi biologici, si parla di paesaggio forestale,
steppico, quando prevalgono gli aspetti fisici, si parla di paesaggio carsico,
glaciale, desertico, quando prevalgono gli elementi antropici, si parla di
paesaggio a risaie, minerario.
Comune a tutti gli ambiti disciplinari, è la più generale suddivisione tra
“paesaggi naturali” e “paesaggi antropizzati”
Il punto di arrivo della complessa evoluzione subita dal concetto di
paesaggio nel corso dei secoli è costituito dalla definizione moderna fornita
dall’ecologia: il paesaggio viene considerato come ecosistema paesistico
concreto (realmente esistente), di una sezione estesa a piacere della biosfera;
1
Da LANZANI,A., 1986, Paesaggio e quadri ambientali. Due categorie della analisi geografica
rivisitate, in Urbanistica n° 85
2
Cfr. voce paesaggio, in Di Fidio, M., op.cit.; Girardi, F., op.cit., pag 123; Biasutti, R., 1962, Il
paesaggio terrestre, Utet, Torino in CILLO-COLOMBO , Pianificazione Ambientale Paesaggio e
Valutazione, DI.PI.S.T., Napoli 1990
8
nella maggior parte dei casi esso è un insieme di ecosistemi. L‟impostazione
sistemica data al concetto di paesaggio, pone quest‟ultimo come, concetto più
ampio di natura, perché comprende la natura, con o senza l‟uomo, in una
determinata parte della superficie terrestre, e come una sezione del concetto di
ambiente, con caratteri materiali (naturali e artificiali), almeno in parte
percepibili visivamente.
Ora possiamo entrare nel campo delle varie definizioni.
Secondo una visione non meramente estetica, od estetizzante, ma derivante da
un approccio che considera il territorio come un unicum: il paesaggio è
rappresentazione della natura (ambente e sue espressioni), della storia
(documento, memoria e cultura) e delle forme fisiche (valori estetici e valori
percettivi). Per la studiosa Paola Panuccio “il paesaggio è qualsiasi forma che
in quel dato momento e in quel dato luogo appare; è il visibile di un
complesso lavoro che esiste al suo interno” infatti, “elementi di varia natura
interagiscono in modo continuo dando vita a forme visibili diversificate. Le
relazioni incessanti e vitali tra elementi e tra sistemi determinano reazioni a
catena che disegnano forme che definiscono paesaggi”
3
.
“Il paesaggio nasce entro il territorio” (Gambi); è la manifestazione di un
visibile, è ciò che si vede e che viene letto e riconosciuto in modo differente e
personalizzato da ognuno di noi con il suo bagaglio culturale e la sua
specializzazione; si può dire che il paesaggio ha come supporto il territorio e
come anima l‟ambiente e che comunque, una azione di organizzazione e
pianificazione non deve scindere le tre presenze che costituiscono un unico ed
integrato materiale di lavoro: il territorio con le sue componenti costitutive
genera l‟ambiente che si esprime con il paesaggio.
“Il paesaggio è un ecosistema, o meglio una costellazione di
ecosistemi…sistemi di ecosistemi.Il paesaggio è il processo evolutivo della
biosfera” (Giacomini 1967).
3
Definizione desunta da PANUCCIO, P., in Paesaggio e piani urbanistici”, GANGEMI
EDITORE, Reggio Calabria
9
Definiremo il paesaggio, nella sua accezione generale, come: l’insieme
eterogeneo di tutti gli elementi, i processi e le interrelazioni che costituiscono
l’ecosfera (o una porzione di essa), considerato nella sua struttura:
Unitaria e differenziata, che ne fa un complesso unico, compiuto e
complesso;
Ecologico-sistemica, che lo definisce come un aggregato superiore di
ecosistemi, o sistema di ecosistemi, naturali e antropici;
Dinamica, che lo identifica con un processo evolutivo, nel quale si
integrano le attività spontanee della natura e quelle derivanti
dall‟azione della collettività umana, nella loro dimensione storica,
materiale e culturale.”
4
1.2 . Evoluzioni normative e legislative: la sua tutela fino ai nostri giorni
La legge italiana riconosce lo stretto legame tra i beni culturali e i beni
paesaggistici (superando la vecchia dicotomia beni culturali e beni
paesaggistici e ambientali) che insieme costituiscono il patrimonio culturale
della nazione. Questo legame, dichiarato all’articolo 2 del Codice dei beni
culturali e del paesaggio (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42) era già
esplicito nell‟articolo 2 della Costituzione, dove il concetto di patrimonio
culturale è ribadito e attualizzato definendolo come “costituito dai beni
culturali e dai beni paesaggistici”e nell‟articolo 9 che recita: “La Repubblica
promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il
paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione”.
Il testo di legge ha così recepito i nuovi orientamenti che distinguono il
concetto di paesaggio e quello di ambiente, il primo considerato come
risultante dell‟opera dell‟uomo e degli agenti naturali sul territorio, il secondo
come sistema degli elementi fisico-chimici fondamentali (suolo, acqua,
atmosfera) e biologici. Il paesaggio è infatti definito dall‟art. 131 del Codice
come “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura,
dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”.
4
Definizione desunta da ROMANI, V., Il paesaggio teoria e pianificazione, F.Angeli, Milano
1994
10
Si può dire che nel corso degli anni i concetti di patrimonio culturale, bene
culturale, bene paesaggistico si sono venuti formando, modificando e
ampliando.
Le leggi a difesa di ciò che noi oggi definiamo beni culturali e beni
paesaggistici hanno avuto storie diverse ma strettamente connesse. La tutela
del patrimonio artistico affonda le sue radici nelle leggi degli Stati pre-unitari
e il moderno Stato italiano si dota molto presto di alcuni strumenti legislativi
fino all‟istituzione, all‟inizio del XX secolo, delle prime Soprintendenze.
Ciò che noi oggi definiamo paesaggio è stato oggetto di strumenti
legislativi già all’inizio del secolo.
Le leggi degli Stati pre-unitari si preoccupavano soprattutto della dispersione
delle raccolte e dei reperti di scavo archeologico Il concetto di “patrimonio
nazionale” si imporrà solo dopo l‟unità d‟Italia. Le origini degli strumenti
di difesa del paesaggio vanno invece rintracciati in alcuni provvedimenti
risalenti al 1905
5
o nella legge n. 688 del 1912 (che tutelava le ville, i parchi
e i giardini di interesse storico-artistico), con la legge n. 364 del 1909, che
rappresenta un primo nucleo dei successivi strumenti legislativi, per la prima
volta si dichiarano soggette alla legge le cose immobili e mobili che abbiano
interesse storico, archeologico o artistico (a prescindere dalla loro iscrizione in
un catalogo ufficiale), fino alla più complessa legge n. 778 del 1922 (la
cosiddetta legge Croce, allora ministro della Pubblica Istruzione) che poneva
sotto tutela le bellezze naturali ma anche gli immobili di particolare interesse
storico, e successivamente con la n. 1089 dedicata alle cose di interesse
artistico e storico compresi i beni immobili, e la legge n. 1497 del
1939(conosciute anche come leggi Bottai), finalizzata alla “protezione delle
bellezze naturali”; essa era stata improntata da una concezione estetizzante
che identificava il paesaggio con la veduta d‟insieme, il panorama, la
“bellezza naturale” (come recitavano i testi di legge).
Anche nella legge del 1939 si parla di cose “immobili e mobili che abbiano
interesse artistico, storico, archeologico” e anche “etnografico”.
5
dichiarazione di inalienabilità in difesa della Pineta di Ravenna
11
Le leggi del 1939 sono rimaste in vigore (anche se con alcune modifiche) fino
al 1999, anno di entrata in vigore del Testo unico delle disposizioni legislative
in materia di beni culturali e ambientali (Decreto Legislativo 29 ottobre
1999, n. 490) che ha unificato tutte le disposizioni legislative precedenti e
semplificato i procedimenti.
Il concetto di patrimonio racchiude l‟idea di un insieme complesso, formatosi
e accresciuto nel tempo, variegato ma anche organico nel suo insieme, che
merita la sua conservazione in vista della trasmissione alle future generazioni;
in questo quadro la funzione conservativa diviene una funzione fondamentale.
Anche la connotazione di “nazionale” che viene spesso data al termine
“patrimonio” è ricca di significato; denota la stretta connessione del
patrimonio culturale con la comunità nazionale, la sua funzione identitaria
(che è estesa quindi anche ai beni paesaggistici), e comporta la necessità della
centralità e unitarietà delle azioni di tutela.
La locuzione bene culturale ha origini relativamente recenti e sostituisce le
precedenti “cose d’arte” o “antichità e belle arti”; la sua adozione sancisce il
definitivo abbandono di quella concezione estetizzante che ispirava la
legislazione precedente alle leggi del 1939. Viene però adottata per la prima
volta in un documento ufficiale dalla Commissione Franceschini
6
(una
Commissione d‟indagine istituita con la legge 26 aprile 1964 n. 310 su
proposta del Ministro della Pubblica Istruzione, ai fini della tutela e
valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio e
che concluderà i suoi lavori nel 1966.
Le proposte della Commissione Franceschini sono suddivise in 84
“Dichiarazioni”; le prime riguardano i profili generali della materia (da 1 a
21), le altre sono suddivise in quattro grandi categorie: i beni archeologici (22-
31), i beni artistici e storici (32-38), i beni ambientali (che comprendono anche
i centri storici, 39-49, e che si articolano in beni urbanistici e paesaggistici), i
beni archivistici (50-53), i beni librari (54-57). Le ultime dichiarazioni si
occupano di materia amministrativa e finanziaria.
Come dicevamo prima, appunto, tra i molti meriti dei lavori della
6
prese il nome del suo presidente, Francesco Franceschini.