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biente di innovazione didattica le cui basi si rifanno a comunità di
pratiche.
Per comunità di pratiche si intende un ambiente dove ciascuno, (a-
lunno o insegnante), possa costruire negoziando socialmente le pro-
prie conoscenze, oltre che la propria identità in evoluzione.
Descrivendo questo nuovo modo di intendere la costruzione della
conoscenza, ho voluto mettere in evidenza che la scuola non deve
dare delle risposte pronte e preconfezionate, perché la realtà della
vita esterna non fa questo.
La realtà richiede capacità strategiche da utilizzare in riferimento a
particolari situazioni specifiche, in quanto tutto quello in cui noi siamo
immersi non ci permette di coglierne la sua essenza.
Nella mia tesi ho posto l’accento sugli aspetti sociali e negoziati della
conoscenza umana, e sull’importanza del contesto per la costruzione
di significati.
Ho messo in evidenza le prospettive di cambiamento innovative che
si basano principalmente su modelli didattici socio costruttivisti.
Affinché avvengano reali miglioramenti all’interno delle scuole così
come dicono ( Brown A. L, Campione J. C., 1994) vanno completa-
mente ripensati tutti i suoi dispositivi: da luogo formale, separato che
prepara alla vita più che essere vita stessa, può diventare un luogo in
cui la formazione nasce dal coinvolgimento continuo di tutti i parteci-
panti.
Ho esposto alcune possibili modalità di trasmissione della cono-
scenza, le forme delle relazioni sociali, l’immagine di un bambino che
da vaso vuoto da riempire, diventa un costruttore attivo di auto ap-
prendimenti, in rapporto continuo con gli strumenti elaborati dalla cul-
tura umana e con gli altri appartenenti alla propria comunità in forma-
zione.
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Affinché tali principi vengano resi funzionali ai processi della forma-
zione, è necessario che venga lasciato ai bambini ampio spazio di
riflettere insieme sulle attività proposte, sempre sotto il continuo mo-
nitoraggio dell’insegnante, che dovrà stimolare in ciascuno delle abi-
lità meta cognitive affinché essi stessi possano auto gestirsi.
“ La cosa più importante che potrebbe fare un insegnante è essere
un buono scolaro, imparare nuove cose insieme ai bambini, e dare
un buon esempio di apprendimento.
L’essere realmente uno scolaro aperto dovrebbe costituire uno dei
requisiti di un insegnante, insieme ad essere una persona calda, me-
ravigliosa e comprensiva, non è cosa da poco ( Papert S., “Bambini e
adulti a scuola con il computer”, in http://www.mediamente .rai .it
/mmold/ home / biblioteche/ tematich/ formazio. Htm).
0.1 SINTESI DEI CAPITOLI :
Nel primo capitolo ho messo in evidenza che la scuola ci mette di
fronte a dei campanelli d’ allarme, dove ci dice che la dispersione
scolastica è in aumento paradossalmente all’aumento dei gradi di
scolarizzazione.
In realtà ancora oggi c’è il problema di combattere con una scuola
che è un isola slegata dalla realtà del mondo esterno, quindi molti
non la riconoscono come un istituzione che vuole preparare alla vita
reale .
Il primo capitolo vuole mettere in evidenza come gli studi stanno pro-
cedendo verso un avvicinamento delle due realtà, incaricando la
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scuola a dare molta più importanza agli aspetti pratici che si legano a
particolari contesti, rispetto a quanto non avveniva in passato.
Secondo queste modalità didattiche si rende il soggetto più attivo su
ciò che apprende, ciò significa che è chiamato esso stesso a co-
struirsi il percorso di conoscenza.
Proprio per la grande importanza data alla pratica, si riprende il con-
cetto di apprendistato, luogo dove l’apprendimento avveniva nella
bottega dell’artigiano.
Nelle vecchie forme di apprendistato il maestro interveniva inizial-
mente in maniera continua, poi man mano sempre di meno, fino a
che l’apprendista non apprendeva da sè le tecniche sufficienti per po-
ter esplicare il mestiere.
Ma come Lave e Wenger (2006) hanno dimostrato studiando le at-
tuali forme di apprendistato ( Macellai, nocchieri ecc…)non è impor-
tante insegnare l’utilizzo di strumenti in se, se poi gli stessi non sa-
ranno utili nelle pratiche lavorative.
“ E’ importante soprattutto comprendere la tecnologia della pratica,
più che imparare ad usare gli strumenti” ( Lave, Wenger, 2006, p.
66).
Nasce l’ importanza della riscoperta della comunicazione, tra chi ap-
prende e chi insegna, affinché vengano ascoltate le reali esigenze di
chi apprende, la scuola potrebbe essere meno formale, e più pronta
ad intervenire direttamente sui bisogni effettivi.
Ho spiegato in seguito che dall’apprendistato si sono presi alcuni de-
gli aspetti considerati importanti, per impostare un apprendimento si-
tuato, cioè centrato su di un preciso contesto da un lato, ma allo
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stesso tempo slegato a tal punto da spostare le strategie in qualun-
que situazione ci si trovi ad operare.
Nella tesi viene spiegato che in ambito scolastico si parla di appren-
distato cognitivo, ( Collins, Brown, Newman, 1989; in Cacciamani,
Giannandrea, 2004), quest’ultimo si avvicina al significato di appren-
distato ma se ne discosta per certi aspetti:
in primo luogo tende a sostenere lo sviluppo di abilità cognitive e me-
tacognitive, attraverso la risoluzione di problemi mentre
l’apprendistato tende verso l’acquisizione di comportamenti concreti
ed abilità legate alla produzione di oggetti.
In secondo luogo l’apprendistato cognitivo si preoccupa in un primo
momento di fare in modo che l’apprendimento avvenga mantenendo
modalità e conoscenze in relazione ai loro contesti d’uso, e successi-
vamente si preoccupa di mettere chi apprende in condizioni di decon-
testualizzare la conoscenza e quindi trasferirla ad altre situazioni.
Con questa impostazione iniziale ho voluto mettere in evidenza la
base da cui si parte per la costruzione di nuovi contesti di apprendi-
mento.
Il secondo capitolo tratta il cooperative learning e parte con
l’introduzione di un particolare presupposto : ho spiegato che nel
mondo in cui viviamo apprendiamo le nostre conoscenze in comuni-
tà, attraverso le relazioni che ci legano agli altri, e questo comporta
far parte di un contesto in cui condividiamo gli artefatti prodotti
dall’uomo.
Al contrario a scuola fino ad adesso si sono apprese le relative co-
noscenze secondo un rapporto formale che lega in un'unica relazio-
ne alunno-docente escludendo tutti gli altri pari.
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Questo ha portato lo sviluppo di un rapporto competitivo dove i com-
pagni vengono percepiti come concorrenti e non invece come pari
con cui condividere la propria conoscenza.
In questo modo si sono sempre stabilizzate tensioni in quanto ognu-
no deve difendersi dall’altro e quindi attaccarlo per poter emergere.
Lo stesso Vygotskij ( 1974) affermava che un bambino inizialmente
apprende socialmente ed in un secondo momento interiorizza indivi-
dualmente i significati.
Ochs e Taylor ( 1992) affermavano che la discussione scientifica na-
sce dal ragionamento, anche attraverso quello che viene detto in fa-
miglia, ed infine Cattaneo (1854) diceva che le prove più virtuose che
la scienza ha dato, si sono svolte negli accordi e disaccordi degli
uomini che erano posti tra di loro in intima relazione.
E’ sulla base dell’importanza che è stata data alla negoziazione so-
ciale nasce il cooperative learning.
Questo tema ha un ampio spazio nella mia tesi proprio perché con-
sidero l’inserimento del lavoro cooperativo un ulteriore passo che la
scuola fa nel percorso di riavvicinamento alle attività esterne quoti-
diane.
Fuori si apprende inserendosi nelle attività e nei discorsi, dentro la
scuola tutto subisce una trasformazione formale dei significati , che
sono decodificati dall’insegnante ed imposti ad esso dai programmi
che ne sono al di sopra.
E’ giusto riflettere su come meglio si può riuscire a mantenere un a-
spetto di condivisione sociale in quello che viene appreso nei contesti
scolastici.
Ho presentato le varie forme di cooperative learning, utilizzate nelle
scuole, o meglio quelle attualmente più conosciute come ( tutoring,
group investigation , Jigsaw).
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Proprio su quest’ultimo ho soffermato la mia analisi ricercando ulte-
riori materiali, infatti ho esposto una sperimentazione in aula del me-
todo svolta da alcuni insegnanti.
Lo studio è su un argomento di geografia, e come si può notare dai
risultati l’apprendimento risulta sicuramente migliorato soprattutto da
parte di quei bambini che presentano difficoltà, all’esperimento parte-
ciperanno un bambino con problemi psichici, e un bambino straniero.
Infine ho posto una riflessione, sulla potenzialità del cooperative le-
arning se associato a progetti supportati da tecnologie educative.
Nel terzo capitolo ho cercato di inserire i principali progressi innovati-
vi in educazione esposti nei primi due capitoli ( l’apprendimento situa-
to, e l’importanza delle pratiche in educazione) e li ho applicati nei
progetti supportati dalle tecnologie educative.
Ho trattato l’inserimento delle tecnologie nei contesti scolastici, e ho
presentato una molteplicità di esempi di come grazie a queste ultime
si sta andando incontro alla realizzazione di un apprendimento per
progetti, dove l’alunno interviene secondo principi sociocostruttivisti.
Un esempio decisivo di quest’ultimo aspetto l’ho realizzato con
l’esposizione di uno studio in cd- rom dell’argomento storico sulla ri-
voluzione americana.
Ho continuato con una riflessione su una molteplicità di progetti, uno
molto importante a mio parere è stato quello che vede uniti insieme :
lavoro cooperativo, ricerca sul campo, apprendimento situato, studio
supportato da tecnologie, sotto una modalità di apprendistato cogni-
tivo.
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In questa fase finale la presentazione dei vari progetti è voluta esse-
re da parte mia un tentativo di trasferire le precedenti impostazioni
teoriche in riscontri pratici.
Ma oltre questo ho lasciato così che si rispecchiasse un aspetto della
mia persona e cioè ho presentato così il mio modo di apprendere,
con questo voglio dire che quando apprendo qualcosa sento
l’esigenza di immaginare come un principio possa applicarsi ad un
relativo contesto.
La descrizione di questi progetti è un volersi calare all’interno delle
classi per vedere come tutta questa <<praticità>> viene effettivamen-
te vissuta dagli studenti.
Naturalmente questi progetti non si devono leggere come un applica-
zione svolta dall’esterno per mano degli insegnanti, il che non deter-
minerebbe reali cambiamenti,tutto parte dai bisogni di chi ne fruisce
ciò lega strettamente insieme formazione e azione in un circolo vir-
tuoso perché auto determinato.
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1. APPRENDISTATO COGNITIVO
1.1 nuovi progetti di costruzione della conoscenza;
“ Il modo di funzionare della mente dipende dagli stru-
menti che ha a disposizione, non si può capire fino in fondo come
funziona la mano, per esempio se non tiene conto degli attrezzi che
usa: un cacciavite, un paio di forbici, o una pistola a raggi laser” (Bru-
ner ; 2006: p 52 ).
Bruner 1996 , è stato uno dei tanti autori che si è interrogato sul co-
me i ragazzi devono sviluppare le conoscenze da applicare al mondo
esterno a partire dall’esperienza scolastica.
La scuola è un istituzione che si modifica continuamente, e la sua
importanza è infinita, visto che al suo interno avviene la spiegazione
di tutto quello che circonda noi esseri umani, e qui che viene inse-
gnato al piccolo come gestire la consapevolezza del proprio essere.
Oggi si sta ancora combattendo contro quel potente scoglio che è la
dispersione scolastica, sono tanti ancora coloro che perdono la moti-
vazione, e non trovano dentro se stessi il piacere di attivarsi verso il
percorso che conduce verso la conquista della conoscenza.
L’obbiettivo di questa tesi consiste nel mettere in evidenza attraverso
teorie, ricerche svolte, cosa negli attuali contesti educativi è in fase di
una sofisticatissima ridefinizione.
Quello che continua ad essere rimproverato ai sistemi scolastici at-
tuali è di rendere le conoscenze impartite agli allievi <<inerti>>,la
scuola è come un isola dislocata da un mondo esterno troppo lonta-
no per poter essere agito dalle piccole mani di chi ha fretta di impara-
re.