2
Si tratta di un trattato internazionale sui diritti delle donne di ampio respiro, che
abbraccia le tematiche inerenti il lavoro, la maternità, la salute, l’istruzione e la parità tra
coniugi.
Uno strumento importante e giuridicamente vincolante attraverso cui viene garantita
l’uguaglianza formale e sostanziale della donna.
In ragione di ciò si affronterà l’excursus storico nella costruzione dell’identità
femminile, che ha condotto alla nascita di una prospettiva di genere nella legislazione
nazionale ed internazionale grazie ad alcune Convenzioni ad hoc, come quella presa in
riferimento.
In tale percorso sarà evidente il ruolo delle Nazioni Unite, fautrici di numerose
iniziative a favore delle donne e conferenze “di genere” (in particolare Pechino 1995),
nonché l’azione di alcuni istituti specializzati (OMS, OIL), determinanti nelle proprie
sfere di competenza.
Il secondo capitolo verterà sulla struttura formale e sostanziale della CEDAW: origini,
contenuti, tematiche e significati. Ci soffermeremo sul fenomeno della violenza che,
come più volte ribadito dall’Istat, è assai radicato.
Un fenomeno che in molti paesi lascia dietro sé scie di insicurezza, vulnerabilità,
diffidenza, aggressività, nonché un’autolimitazione della propria libertà.
In occasione della recente giornata internazionale per l’eliminazione della violenza
contro le donne (designata dall’ONU nel 1999), il 25 novembre, l’Istituto di ricerca
nazionale ha reso noto che le vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita
sono 7 milioni tra i 17 e i 70 anni; 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali
(23,7 %), 3 milioni e 961 mila violenze fisiche (18,8 %); circa 1 milione di donne ha
subito stupri o tentati stupri (4,8 %).
L’analisi degli articoli della Convenzione interesserà principalmente tre aree: aspetti
politici ed istituzionali, aspetti sociali ed, infine, giuridici.
La situazione politica nazionale e internazionale resta sconcertante. Ad oggi sono
davvero una sparuta minoranza le donne Capo di Stato.
Tra le eccezioni: Michelle Bachelet in Cile, primo presidente donna del suo Paese, in
carica dall'11 marzo 2006, Cristina Fernandez de Kirchner in Argentina, dal 10
dicembre 2007 presidente della Nazione, Pratibha Patil in India, prima donna Capo
di Stato del suo paese dal 25 luglio 2007, Rosa Zafferani a San Marino.
Al luglio 2006, le donne costituivano, a livello mondiale, meno del 17% di tutti i
parlamentari, in un rapporto di circa 1 a 6.
3
Con gli attuali tassi di progresso, la parità di genere nei parlamenti nazionali non sarà
raggiunta prima del 2068
1
.
Pur con notevoli eccezioni, come i paesi nordici, le donne sono le grandi assenti dai
parlamenti e costituiscono, in media, solo il 16% dei parlamentari di tutto il mondo
2
.
Una mancanza che in alcuni contesti è profondamente sentita soprattutto a livello
locale.
In India, i villaggi del Bengala occidentale guidati da donne presentano un
investimento doppio per l'acqua potabile, un numero superiore di visite da parte di
operatori sanitari e una diminuzione del 13% nella disparità di genere relativa alla
frequenza scolastica. Ciò nonostante, a livello mondiale le donne costituiscono poco
più del 9% dei sindaci e circa il 21% dei consiglieri locali
3
.
Le statistiche dell’Eurostat
4
evidenziano che, in termini occupazionali, il gap tra
uomini e donne è diminuito: dai 17,1 % punti del 2000 ai 14,2 % del 2007
5
.
Nonostante ciò, le donne guadagnano il più delle volte meno degli uomini, sia perché
sono concentrate nei lavori peggio retribuiti, sia perché spesso non arrivano ai vertici,
in quanto devono destreggiarsi tra l’essere lavoratrice e l’avere una famiglia.
Benché trascorrano circa il 70% del tempo non retribuito a prendersi cura dei
membri della famiglia, questo aspetto del loro contributo all’economia globale resta
invisibile, scontato e normale.
Nell’Africa sub-sahariana il 57% delle persone affette da HIV sono donne, e le
giovani tra i 15 e i 24 anni hanno una probabilità almeno tre volte maggiore di essere
contagiate rispetto ai loro coetanei maschi.
Ogni anno circa mezzo milione di donne muore e 18 milioni contraggono disabilità
croniche a causa di complicazione della gravidanza e del parto che potrebbero essere
evitate con la prevenzione o cure tempestive
6
.
A ventidue anni dal Nobel a Rita Levi-Montalcini, la scienza rimane una cosa da
uomini.
1 http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2876.
2 Lo stato della popolazione dl mondo 2008. Punti di convergenza: cultura, genere e diritti umani, UNFPA, 2008, p.
28.
3 http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2876.
4http://epp.eurostat.ec.europa.eu/pls/portal/docs/PAGE/PGP_PRD_CAT_PREREL/PGE_CAT
_PREREL_YEAR_2008/PGE_CAT_PREREL_YEAR_2008_MONTH_11/3-13112008-EN-
AP.PDF.
5 Nel 2007 nell’Europa “dei 27” le percentuali occupazionali erano del 72,5 % per gli uomini e 58,3 %
a favore delle donne, in contrapposizione, rispettivamente, al 70,7 % e 53,6 % del 2000. Ciò spiega
che, nel periodo considerato, le percentuali sono aumentate per entrambi i sessi e la differenza tra
uomini e donne si è ristretta.
6 Lo stato della popolazione dl mondo 2008. Punti di convergenza: cultura, genere e diritti umani, op. cit., p. 28.
4
Nel mondo accademico italiano, in generale, le donne sono poche rappresentate: il
31% degli associati, il 16% degli ordinari, solo quattro le “magnifiche rettrici”, su 80
capi d’ateneo.
Nei comitati scientifici le donne sono solo il 12%, contro il 30% del Regno Unito e
quasi il 50% in Norvegia.
Sicuramente il successo di Rita Levi-Montalcini è un esempio e un incoraggiamento
per le poche che si avvicinano a questo difficile mondo.
Decana della scienza italiana, ancora oggi attivamente impegnata in politica, ha
ricevuto il Premio Nobel per la Medicina nel 1986. Uno dei pochi: dal 1901 a oggi, su
741 premi assegnati soltanto 35 sono andati a rappresentanti del gentil sesso. Su 521
Nobel complessivi per la Chimica, la Medicina e la Fisica, inoltre, solo 12 sono
donne. I 16 componenti dei comitati che designano i premiati per queste tre
discipline sono tutti maschi
7
.
Nel medesimo capitolo faremo un’accurata analisi dell’organo preposto a monitorare
eventuali violazioni di obblighi giuridici: il Comitato CEDAW.
Uno strumento volto a rafforzare il senso e l’oggetto della Convenzione è
sicuramente il Protocollo facoltativo, adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni
Unite nel 1999, un mezzo che ha allineato la Convenzione ai principali testi
internazionali in materia di diritti umani, e di possibilità di ricorso in caso essi siano
violati. Grazie al Protocollo si istituiscono due tipologie di procedure: una di
denuncia, l’altra di indagine.
In riferimento all’analisi, si affronterà l’ostico problema delle riserve e del relativismo
culturale, fonte di problemi connessi alle diverse tipologie di cultura e legislazione.
Il terzo capitolo avrà infine come oggetto un caso di prassi a mio avviso sintomatico
del disagio e malessere vissuto dalle donne: i misteriosi omicidi di Ciudad Juarez in
Messico, città di frontiera e “capitale” di una violenza sistematica, che il più delle volte
sfocia in omicidio, a scapito delle donne.
Tuttavia non si tratta di un fenomeno isolato.
Guatemala, Perù, Cile sono paesi che tengono saldo il proprio primato. Proprio questo
fa riflettere. Se, nonostante la copertura mediatica, Juarez non è noto a molti, cosa
succede nei luoghi sopra citati e dimenticati anche dai media?
In Guatemala in meno di dieci anni si sono verificati ben 2790 omicidi di donne.
7 GRUBER L., Streghe. La riscossa delle donne d’Italia, Rizzoli, Milano, 2008, pp. 304-307.
5
Dall’analisi sostenuta vedremo come, nonostante la normativa sia in costante
progresso, si registrano forti difficoltà di applicazione, indifferenza e forme di rifiuto
più o meno esplicite.
“Una donna nasce squalificata, e non v’è alcuno sforzo che possa fare per superare
questa condizione, un caso assolutamente particolare nell’Europa moderna.
Assomiglia a quello dei negri in America, ed è peggio ancora di quello dei plebei
dell’antichità, che almeno avrebbero potuto ricevere o forse anche acquistare una
patente di nobiltà. Le preclusioni per le donne sono invece le uniche ad essere
indelebili”.
John Stuart Mill- Taylor Harriet, Sull'eguaglianza e l'emancipazione femminile
“Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna!Con la percezione che è propria
della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena
verità dei rapporti umani”.
Giovanni Paolo II, Lettera alle donne, 1995
6
__________________________________________________________________
CAPITOLO 1
LA NASCITA DELLA PROSPETTIVA DI GENERE
1.1 Excursus storico nella costruzione dell’identità femminile
La riflessione sul tema dei diritti umani, con riferimento alle donne, ha certamente
una lunga e tortuosa storia alle spalle.
Nel Diritto romano, la condizione giuridica della donna era analoga a quella degli
schiavi: tamquam res
8
, oggetto di contratti e di cessioni. Era l’era del diritto del “pater
familias” dal potere quasi sacro e illimitato. La “rivincita”, se così possiamo definirla,
è avvenuta con l’avvento del Cristianesimo, che ha portato ad una rivalutazione della
sua posizione, riconoscendo pari dignità a tutti gli esseri umani, indipendentemente
dal sesso e dalla condizione: le donne e gli uomini vennero considerati, infatti, sullo
stesso piano, in quanto figli di Dio.
La concezione cristiana così “anticonformista” per quel periodo venne interpretata
discrezionalmente nel corso dei secoli. Si discusse, infatti, sulla possibilità delle donne
di possedere effettivamente un’anima e se questa permanesse oltre la morte. Questo
passaggio segnò un’inversione di marcia nel cammino verso l’emancipazione della
condizione femminile, evidente soprattutto nel Medio Evo, quando i poteri delle
donne furono piuttosto scarsi.
Ed è così che il processo di liberazione della donna, che arriva con connotazioni
particolari ai giorni nostri, passa attraverso la Rivoluzione francese, che non fa
menzione di differenze tra uomo e donna, tanto che molte tra le scrittrici del tempo
invocarono una nuova dichiarazione ad hoc.
Nei documenti di quel periodo si parla, con una terminologia, in tal senso
comprensiva, egualmente di hommes e di citoyens. Se, infatti, il termine hommes
comprende maschi e femmine, esso, però, evidenzia in particolare una categoria, una
parte del genere umano. E così, non comprendendo necessariamente il termine
citoyens l’uomo e la donna cittadini, sarebbe stata opportuna (ed infatti le donne
contemporanee avvertirono quest’esigenza) una dichiarazione che considerasse in
maniera differenziata la posizione della donna
9
.
8 SAULLE M.R., Dalla tutela giuridica all’esercizio dei diritti umani, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli,
1999, p. 149.
9 SAULLE M.R., Dalla tutela giuridica all’esercizio dei diritti umani, op. cit., p. 150.