6 
scongiurare un mondo colmo di  ignavia e di torpore  , 2 bisogna per  ammettere che 
nessuno pu  davvero scordare del tutto la propria m ortalit  perchØ  la morte Ł 
propinqua e si pu  dire che per la esperienza quoti diana ci apparisca a ogni ora . 3  
Proprio su questo piano, l ambito religioso trova il proprio spazio, giacchØ la fede 
consente ad ogni persona di superare, o di credere di superare questo timore 
profondo, il timore del nulla, per mezzo dell attesa del mondo che verr .  
 
¨ infatti naturale non rassegnarsi alla morte e qui ndi 
costruirsi delle rappresentazioni dell aldil , Ł naturale 
coprire con la fantasia l intervallo che corre tra ci  che Ł 
controllabile e ci  che non Ł controllabile, cos  come Ł 
naturale affidarsi, per ci  che non Ł controllabile, a quelle 
entit  superiori che le religioni chiamano Dio, gli  dŁi o il 
destino. Come sostegno all impotenza, la religione Ł 
quindi al servizio della vita.4 
 
In epoca piø recente, a seguito di due millenni di cristianesimo e della rivoluzione 
scientifica, nuove tipologie di cura contro i problemi dell anima sono sorti nel mondo 
Occidentale. Il presupposto comune di questi nuovi metodi di sollievo dal dolore 
interiore consiste nel considerare la psiche come qualcosa di autonomo, studiabile 
alla stregua di qualsiasi oggetto naturale, per capire alla radice la causa specifica di 
ogni disagio, tramite il metodo sperimentale.  
Si giunge cos  alla creazione di una scienza sperimentale della psiche, la 
psicologia appunto, la quale si dedica allo studio del comportamento e dei processi 
mentali  normali  dell uomo. Diciamo  normali  perc hØ accanto a questa nuova 
disciplina si sviluppa anche la psicopatologia che si occupa invece delle cause della 
devianza dalla  normalit   presupposta. La psicopat ologia nasce nell Ottocento a 
partire da concezioni prettamente psichiatriche cioŁ rispondenti a quell altra scienza 
della psiche che si afferma sempre piø in quel periodo, la psichiatria appunto, la quale 
mirava alla cura dell anima, dopo aver risolto la domanda secolare relativa a che cosa 
                                                 
2
 F. Guicciardini, Ricordi, Mursia, 1994 (1576), Milano, ricordo 160, p.115. 
3
 Ibidem. 
4
 U. Galimberti, Psiche e techne . L uomo nell et  della tecnica , Feltrinelli, Milano, 2004, p. 123. 
 7 
sia l anima, tramite una netta riduzione di essa al la sfera cerebrale dell organismo 
umano. 
Queste diverse discipline, che hanno sempre piø preso piede nel mondo 
occidentale, hanno poi visto svilupparsi orientamenti divergenti al proprio interno, 
intrecciandosi anche tra di loro, ma il tratto comune facilmente rilevabile consiste 
proprio nella pretesa di determinare una condizione di  normalit   psichica, ogni 
devianza dalla quale viene considerata come una patologia da curare. Da qui 
nacquero dunque tutte le psicoterapie, la psicanalisi di Freud in primis, cioŁ terapie 
dell anima, anche in questo caso molto differenti tra loro, ma tutte legate dallo stesso 
obiettivo consistente nel tentativo di riportare il paziente al suo stato di regolarit  
psichica.  
A questo punto la sofferenza Ł ormai stata ricondotta completamente ad una pura 
patologia. Risollevare l uomo dal suo disagio esistenziale si risolve parimenti nel 
riportarlo allo stato di  salute  mentale. 
Ma finalmente dobbiamo anche ricordare che accanto al progressivo avanzare ed 
imporsi di queste nuove scienze terapeutiche, c Ł un tipo di sapere da cui tutte sono 
nate e che continua a sopravvivere a dispetto della loro ascesa. Esso, nonostante sia 
per cos  dire la radice di ogni scienza e quindi anche delle scienze psicologiche, 
sembra riconoscere sempre meno i risultati progressivamente ottenuti da quelle 
discipline che sono le sue figlie spirituali.  
Si tratta ovviamente della filosofia, la quale, dinnanzi alla diffusione di massa 
delle pratiche psicologiche, continua a coltivare il suo sospetto. Un sospetto, un 
dubbio che forse Ł il carattere davvero peculiare dell atteggiamento filosofico, 
consistente nell analisi delle cose, di ogni cosa, prescindendo da qualsiasi 
presupposto e condizionamento. 
Si insinua, dicevamo, il sospetto che la psicologia, nata per aiutare l uomo a 
superare i suoi disagi, sviluppatasi all interno di progressive e differenti concezioni 
teoriche, nasconda nel suo intimo la dimenticanza dell oggetto stesso del suo studio e 
delle sue pratiche, la mente umana, cos  come essa si d  realmente nella realt .  
Le scienze psicologiche, infatti, sembrerebbero consistere in teorie che spiegano 
la psiche umana riducendone la complessit  disarman te tramite una spiegazione di 
tipo ipotetico. Una volta ridotta al suo modello ipotetico, la psiche cessa per sempre 
 8 
di essere considerata nella sua concreta problematicit , ma pu  finalmente divenire 
oggetto di studio sperimentale.  
Risulta perci  abbastanza provato il sospetto che l e scienze psicologiche siano 
figlie del loro tempo, il tempo della scienza sperimentale appunto ed il tempo in cui 
ogni oggetto di studio scientifico, compresa la psiche umana, pu  essere spiegato solo 
in base ad ipotesi che, a conti fatti, ne mettono in luce alcuni aspetti, ma ne 
tralasciano altri di essenziali. La scienza moderna si rivolge infatti  alle singole parti, 
per dominarle, e quindi per cambiare il mondo mediante la capacit  di predire il 
futuro [ ] Questo rivolgersi della scienza moderna alla parte (ossia, di volta in volta, 
a un certo settore particolare della realt ) Ł insieme un conoscere e un agire, dove la 
parte viene isolata dal conteso in cui essa si trova . 5 
Cos , negli ultimi decenni, la filosofia si Ł rimessa in moto. Essa ha deciso di 
uscire dalle accademie e di ritornare finalmente a parlare a tutte le persone, che 
abbiano disagi, che siano in situazioni di confusione interiore oppure che non 
percepiscano alcun male particolare, ma che semplicemente sentano il bisogno di 
rivalutare se stesse ed il proprio modo di vedere la vita. 
 PerchØ la filosofia Ł nata e continua a vivere solo se mantiene desta la capacit  di 
parlare a tutti, senza alcun preconcetto.  
Sono state progettate e realizzate iniziative diverse come i cosiddetti  caffØ 
filosofici , i  dialoghi socratici , o addirittura le  vacanze filosofiche , tutti progetti 
accompagnati da un interesse e da una partecipazione crescente. 
Uno dei risultati principali di questa rinascita pratica della filosofia consiste 
proprio nella comparsa dei cosiddetti  consulenti f ilosofici , esperti che mettono a 
disposizione se stessi e la propria dimestichezza con le discipline filosofiche, per 
dialogare con le persone che ne sentano il bisogno.  
Non si tratta, secondo gran parte dei teorici di questa nuova disciplina (e 
comunque secondo i suoi primi fondatori), di una nuova  terapia , di una nuova 
forma di cura dell animo umano. La consulenza filosofica nasce piuttosto come un 
 prendersi cura  dell altro, nel senso di un apertu ra, per quanto possibile 
incondizionata, all altro, attraverso un dialogo disinteressato.  
                                                 
5
 E. Severino, La filosofia moderna, Rizzoli, Milano, 1998 (1984), p.21. 
 9 
Intendiamo per dialogo disinteressato non un dialogo in cui il consulente cerca 
nelle parole del consultante (colui che richiede la consulenza) i sintomi di una 
devianza, di una patologia, ma un dialogo nel vero senso della parola, cioŁ 
un autentica guerra di ragionamenti,6 la quale sconvolge la mente dei partecipanti con 
la possibilit  di determinare nel consultante (ma s ia chiaro, anche nel consulente 
stesso) una completa rivalutazione di sØ e della propria esistenza.  
Ovviamente la disciplina Ł recente ed il dibattito in corso tra i filosofi, 
relativamente ai suoi caratteri fondamentali, Ł tutt altro che in via di risoluzione, 
come vedremo nel corso del nostro lavoro. D altra parte il carattere dialogico di 
questa nuova pratica filosofica Ł forse uno dei pochi punti fermi che mette d accordo 
un po  tutti. 
La filosofia torna cos  infine all oralit .  
Se la filosofia occidentale annovera infatti, tra i suoi principali fondatori, il greco 
Socrate, va ricordato che egli (e con lui anche il suo primo discepolo Platone) assegn  
al dialogo orale il senso stesso del suo operare. Solo con questo dialogo, infatti, si pu  
davvero aiutare gli uomini a stravolgere se stessi, ad espellere i propri pregiudizi e a 
 partorire la verit  . 7 
Nella nostra ricerca, ci sforzeremo inizialmente di delineare, in modo piø 
dettagliato, proprio tutti questi caratteri, con il fine di comprendere a fondo che cosa 
si intenda per consulenza filosofica e quali siano le sue concrete possibilit  di 
diffusione nella societ  attuale. 
Arriveremo cos  alla proposta centrale del presente lavoro, sorta dalla 
constatazione che alcune delle tecnologie che la storia dell uomo ci ha portato 
dinnanzi negli ultimi decenni, potrebbero rivelarsi adeguate a questo nuovo ma antico 
approccio dei filosofi con le persone.  
Si tratta di considerare, infatti, che il mondo digitale, in cui oggi la nostra 
esistenza Ł sempre piø inserita, ha prodotto alcuni strumenti che consentono all uomo 
nuove forme di relazione reciproca.  
                                                 
6
  L interrogazione Ł lotta. La stessa filosofia, in  quanto Ł inquisitio, Ł conflitto, confronto agonistico 
con l altro  (U. Curi, P lemos. Filosofia come guerra ,Bollati Boringhieri,Torino, 2000, p.182). 
7
 Su ci  vedi Platone, Teeteto, in  Tutte le opere , Newton, Roma, 1997. 
 10 
Stiamo parlando di tecnologie come la posta elettronica, le chat e le video-chat 
(anche per mezzo di messaggistica istantanea).  
Negli ultimi anni, psicologi di ambiti differenti e, anche se in misura molto 
minore, consulenti filosofici particolarmente votati all innovazione, si sono sempre 
piø avvicinati a questi strumenti di comunicazione, nell intento esplicito di offrire un 
sostegno a distanza a persone che si trovano in uno stato di disagio interiore.  
I siti web di aiuto psicologico, o che offrono l opportunit  di effettuare vere e 
proprie sedute psicoterapeutiche on-line, si sono moltiplicati, anche in Italia, assieme 
al progressivo diffondersi di questi strumenti innovativi. 
Il dibattito apertosi tra gli psicologi, relativamente a tali possibilit  di intervento 
terapeutico on-line, mette in luce d altra parte le difficolt  insite nel tentativo di 
rintracciare metodologie di accesso alla psiche del paziente tramite tecnologie, come 
quelle per la comunicazione on-line, che  raffredda no  il rapporto umano con lui.  
 Vedremo piø in dettaglio questa controversia, approfondendone le implicanze ed 
analizzeremo alcuni di questi nuovi siti web valutandone le effettive potenzialit , ma 
ci  che qui interessa rilevare Ł che in alcune nuove tecnologie vi Ł l affacciarsi di 
quella che gli studiosi non hanno esitato a definire come  un inedita oralit  scritta . 8 
Le ricerche effettuate, infatti, mostrano come gli utenti web che utilizzano questi 
mezzi informatici costruiscano spesso tra loro dei dialoghi scritti che si avvicinano 
molto ai normali dialoghi orali.  
Nel presente lavoro dunque, cominceremo, nel Capitolo I, con l esame dei 
caratteri principali delle terapie psicologiche per la cura della mente umana. Ci 
riferiremo specificatamente alla forma di psicoterapia piø conosciuta, vale a dire la 
psicoanalisi freudiana ed accenneremo al dibattito in corso in quell ambito 
sull opportunit  di utilizzare i mezzi informatici per praticare il lavoro 
psicoterapeutico. 
 Passeremo poi, nel capitolo II ad una presentazione delle cosiddette  pratiche 
filosofiche , sintomi evidenti, con il loro diffond ersi sempre maggiore, di un bisogno 
di filosofia percepito dalle persone.  Analizzeremo quindi le peculiarit  della 
                                                 
8
 AA.VV., Conversazioni virtuali, Ed.Guerini e Associati, Milano, 2002, p.128. 
 11 
consulenza filosofica rispetto alle psicoterapie, descrivendo anche i diversi approcci 
alla disciplina che i vari filosofi hanno proposto negli ultimi anni.  
Costateremo infine che la consulenza filosofica prospetta un decisivo ritorno della 
filosofia a quella sua originaria forma orale di contatto con le persone in cui essa 
nacque e da cui si distacc  poi gradualmente. 
Passando al capitolo III, mostreremo come la consulenza filosofica possa 
adattarsi, con le dovute cautele, alle forme caratteristiche della consulenza on-line, 
senza per questo incorrere negli inconvenienti tipici delle psicoterapie on-line. Se la 
consulenza filosofica Ł, infatti, il luogo del ritorno della filosofia all oralit , vedremo 
come alcune nuove forme di comunicazione on-line (e-mail, chat, video-chat ecc.) 
comportino proprio un progressivo riavvicinamento del dialogo scritto al dialogo 
orale faccia a faccia. 
In seguito, nel Capitolo IV, ci dedicheremo alla descrizione di alcuni dei 
principali siti web italiani di psicoterapia o sostegno psicologico on-line. 
Analizzeremo quali servizi sono offerti agli utenti e con quali modalit . Valuteremo 
questi siti web anche da un punto di vista tecnico, in termini di usabilit  per gli utenti 
e di chiarezza e semplicit  di utilizzo. Ne indaghe remo infine le modalit  per mezzo 
delle quali vengono gestiti gli appuntamenti per gli incontri on-line.  
Passeremo poi, nel Capitolo V, ad analizzare alcuni nuovi siti di consulenza 
filosofica in cui si Ł cominciato a sperimentare qualche formula di assistenza on-line 
alla persona. 
 Anche in tal caso, cercheremo di scoprire il livello di sviluppo di queste nuove 
proposte on-line, i servizi offerti, ma anche l usabilit  dell interfaccia per le diverse 
tipologie di utenti e le modalit  tramite cui sono organizzati gli incontri. 
L analisi generale di queste proposte via web, oltre a mostrare eventuali 
problematiche, ci servir  come vera e propria indag ine di mercato, relativa al 
fenomeno.  
Essa costituir  qui, in effetti, il primissimo pass o svolto per dare avvio alla 
progettazione di un sito web dedicato unicamente alla consulenza filosofica on-line.  
Questo progetto, che sar  sviluppato per intero nel  Capitolo VI, sar  seguito dalla 
concreta realizzazione di un semplice modello di base del sito, al fine di mostrare, 
 12 
con un esempio elementare, quali tipologie di servizi un sito ben fatto dovrebbe 
presentare e secondo quali modalit .  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 13 
I   LA PSICOLOGIA COME SOSTEGNO  
     ON-LINE ALLA PERSONA 
 
 
I.1 Il disagio del vivere e le malattie dell anima 
 
 
I filosofi lo hanno ripetuto da sempre, l uomo Ł un essere vivente che soffre. Non 
solo, ogni essere vivente Ł un essere che soffre.  
Aristotele, con la lucidit  disincantata che gli Ł propria, lo dice a chiare lettere 
"l essere vivente soffre continuamente, come testimoniano i trattati naturali [ ] ma, 
secondo loro, alla lunga ne abbiamo fatto l abitudine . 9 
Con questo rilievo, uno dei piø grandi filosofi greci e di tutti i tempi mette in luce 
la nostra stessa natura e quella di ogni vivente. L equazione tra vita e stato di dolore Ł 
per l uomo greco assolutamente naturale e, per questo, egli vive la propria condizione 
con quel tipo di inquietudine che possiamo chiamare tragica.10 ¨ l inquietudine di chi 
conosce la propria limitatezza, di chi sa che sforzi se ne possono fare per evitare il 
dolore ed Ł anche ragionevole farli,11 ma in fin dei conti non Ł la natura a dover 
rendere spiegazioni del proprio corso all uomo, ma Ł l uomo a dover rispettare la 
natura, alle cui norme non pu  in alcun modo, sottr arsi. E la natura dell uomo Ł 
natura mortale e sofferente. 
A livello puramente empirico, potremmo rilevare che ciascun essere vivente, 
mentre vive, e fino a quando continua a vivere, agisce momento dopo momento, alla 
ricerca del benessere. 
                                                 
9
 Aristotele, Etica Nicomachea, Laterza, Roma-Bari, 1999, VII 1154b 7-9. 
10
  La coscienza tragica contempla il dolore dell uom o, la sua sventura e la sua morte la redenzione 
cristiana si oppone alla coscienza tragica. La possibilit  che ha il singolo di salvarsi distrugge il senso 
tragico di una rovina senza scampo. Ecco perchØ non esiste una vera e propria tragedia cristiana  K. 
Jaspers,  ber das Tragiche , in Von der Wahrheit (1947), Piper, Munchen, 1958, (tr.it. Il linguaggio. 
Sul tragico, Guida, Napoli 1993, pp.177-185). 
11
  D altronde siamo tutti d accordo che il dolore Ł un male e una cosa da sfuggire ( Arist, Etica 
Nicomachea, op.cit., VII, 1153b 1) e ancora   inoltre il saggio  persegue la mancanza di dolore, e non il 
piacere , (  ivi., VII, 1152b 15-16). 
 14 
Certo, ciascun uomo insegue i propri obiettivi individuali e mutevoli, ma 
obiettivo dopo obiettivo, a che cosa veramente tendiamo tutti noi, se non ad uno stato 
di benessere che poi chiamiamo comunemente felicit ? Ma che cosa significa d altra 
parte il termine benessere? Significa piacere, oppure assenza di dolore? O possiamo 
dire che Ł un insieme delle due cose? 
Freud ci aiuta riguardo a questo in  Il disagio della civilt  , 12 laddove, dopo aver 
abbandonato l illusione di individuare un senso della vita umana, in quanto esso 
esiste solo finchØ si d  per accettata una religione, si propone piuttosto di capire che 
cosa gli uomini, con il loro comportamento, mettono in evidenza quale scopo primo 
del loro agire. A questa ricerca egli trova una risposta che ritiene sicura. L uomo 
tende a divenire e a rimanere felice. Si tratta di un desiderio che  ha due facce, una 
meta positiva e una negativa: mira da un lato all assenza del dolore e del dispiacere, 
dall altro all accoglimento di sentimenti intensi d i piacere . 13 Conseguentemente, 
continua Freud, ci  determina le differenze tra gli  uomini, alcuni dei quali cercano 
principalmente il primo di questi obiettivi, mentre altri puntano al secondo. Si tratta 
di quello che Freud chiama  principio di piacere 14 il quale, secondo lui, guida 
l uomo per la sua intera vita, nonostante questo programma si riveli, nella realt  dei 
fatti, del tutto irrealizzabile. Infatti,  potremmo  dire che nel piano della Creazione 
non Ł incluso l intento che l uomo sia  felice  . 15 
Ancora lo stesso Aristotele, agli esordi dell Etica Nicomachea, si propone di 
indagare quel fine della nostra vita che noi desideriamo solamente a causa di se stesso 
e cioŁ solamente in vista di se stesso. Alcune pagine dopo, quanto a tale fine, afferma 
che,  per quanto riguarda il nome, vi Ł un accordo quasi completo nella maggioranza: 
sia la massa che le persone raffinate dicono che si chiama felicit  e credono che 
vivere bene e avere successo siano la stessa cosa che essere felici . 16 D altra parte 
egli sembra ben consapevole che per ottenere la felicit  non basta la buona volont  e 
la saggezza dell uomo perchØ molto dipende anche dalle cose che accadono 
                                                 
12
 S. Freud, Das Unbehagen in der Kultur, 1929; tr.it. Il disagio della civilt  in  Il disagio della civilt  
e altri saggi , Boringhieri, Torino, 2003-1977. 
13
 Ivi. p.211. 
14
 Ibidem. 
15
 Ibidem. 
16
 Arist., Etica Nicomachea, op.cit., I, 1095a 17-20, laddove si traduce con  avere successo  
l espressione eu pr ttein che si potrebbe piø letteralmente tradurre con  agi re bene . 
 15 
indipendentemente dalla nostra volont . Infatti,  l  uomo felice ha bisogno dei beni 
relativi al corpo, e anche di quelli esterni e dipendenti dalla sorte, per non essere 
ostacolato riguardo ad essi . 17  
Vista l importanza della sorte si dovr  addirittura  dire che un uomo Ł definibile 
felice solo al termine della sua vita: 
 
Infatti avvengono molti mutamenti, ed eventi di ogni 
sorta, durante una vita, ed Ł possibile che la persona piø 
prospera cada in terribili sventure durante la vecchiaia, 
come si narra a proposito di Priamo nei poemi eroici; 
nessuno direbbe felice chi ha sopportato tali sventure ed Ł 
morto in modo cos  miserabile.18 
 
Su che cosa sia la felicit  si sono scritte pagine su pagine in ogni tempo e non 
spetta a noi trarne giudizi definitivi qui, eppure, da quanto detto in precedenza, balza 
subito agli occhi una cosa fondamentale e cioŁ che, se  intendiamo per felicit  uno 
stato esistenziale di massimo piacere e privo di dolori, allora di certo la felicit  Ł 
qualcosa di irraggiungibile.  
Infatti, che cos Ł questa ricerca incessante di benessere se non la vita che tende a 
prolungare se stessa, cioŁ quello sforzo tramite cui l uomo come  ogni cosa, per 
quanto Ł in essa, si sforza di perseverare nel proprio essere ? 19 Quel medesimo sforzo 
che, riferito  alla sola mente, si chiama volont ; se invece lo si riferisce insieme alla 
mente e al corpo, si chiama appetito, che dunque non Ł altro che la stessa essenza 
dell uomo . 20  
L uomo dunque come volont  d esistenza. 21 Ma l uomo anche 
imprescindibilmente incatenato al proprio stato di mortale, che il soffrire quotidiano 
                                                 
17
 Ivi., VII, 1053b 17-18  
18
 Ivi., I, 1100  5-10. 
19
 B. Spinoza, Ethica ordine geometrico demonstrata (1677); tr.it. Etica, Universale Bollati 
Boringhieri, Torino, 1992: parte terza, prop.6, p.103. 
20
 Ivi., parte terza, scolio alla prop.9, p.104. 
21
    questo sforzo, costituente il nocciolo e l in s Ø di ogni cosa, Ł tutt uno con ci  che in noi, dove si 
manifesta con la massima chiarezza nella piena luce della coscienza, si dice volont . Il suo 
impedimento per via di un ostacolo che ne impedisca il fine momentaneo, si dice sofferenza; mentre il 
conseguimento del suo fine si dice soddisfazione, benessere, felicit   A. Schopenhauer, Die Welt als 
 16 
mette in evidenza. La morte  ci apparisce ad ogni o ra , 22 noi magari possiamo 
evitarne il pensiero, ma non possiamo fare a meno di assaggiarne ogni giorno la 
potenza, tramite l esperienza del dolore. 
Il dolore infatti rappresenta proprio un depotenziamento della nostra volont   di 
vivere,  il sommo grado del quale sar  raggiunto da  ciascuno di noi nell atto della 
nostra morte e della sconfitta definitiva di quella particolare volont . 23  
Se dunque l uomo greco, in osservanza della considerazione secondo cui il dolore 
Ł costitutivo dell esistenza, non lo vive come qualche cosa di esteriore a sØ, ma come 
una propria dimensione tragicamente insuperabile, le epoche successive,  hanno 
mutato questo punto di vista.  
La dottrina religiosa giudaico-cristiana, che ha dominato la coscienza delle masse 
per qualche millennio con conseguenze importanti anche nell epoca attuale, ha 
diffuso una visione del dolore come qualcosa di esterno all uomo, il quale ne viene 
colpito a causa di una colpa originaria. In seguito al peccato originale, infatti, l uomo,  
che prima viveva in una condizione divina e priva di ogni sofferenza, decade nella 
terra per castigo di Dio: 
 
PerchØ hai ascoltata la voce della tua consorte, e hai 
mangiato del frutto, del quale io ti avea comandato di non 
mangiare, maledetta la terra per quello che tu hai fatto; da 
lei trarrai con grandi fatiche il nutrimento per tutti i giorni 
della tua vita. 
Ella produrr  per te spine e triboli, e mangerai l erba della 
terra.  
Mediante il sudore della tua faccia mangerai il tuo pane, 
fino a tanto che tu ritorni alla terra, dalla quale sei stato 
tratto; perocchŁ tu sei polvere, e in polvere tornerai.24  
 
                                                                                                                                           
Wille und Vorstellung, (1819), (tr.it. Il mondo come volont  e rappresentazione , Mursia, Milano, 1969, 
p.351). 
22
 Vedi Introduzione, nota 2. 
23
  Ci  che temiamo nella morte non Ł il dolore  Ci  che temiamo nella morte, in realt , Ł la 
distruzione dell individuo, che nella morte ci si rivela evidente; l individuo essendo la stessa volont  di 
vivere in una singola oggettivazione, deve per la sua natura stessa rivoltarsi contro la morte.  (A. 
Schopenhauer, op.cit., p. 324-325). 
24
 Genesi, 3, 17-19.  
 17 
Il mondo diviene per l uomo il luogo dell espiazion e dal peccato, in cui ogni 
dolore sar  visto come conseguenza necessaria di qu el peccato, ma anche come 
occasione di redenzione da esso, in attesa del regno che verr , il regno di Dio. 
La sofferenza Ł cos  oramai slegata dall uomo e dalla sua natura, per divenire 
qualcosa che si acquista e che distacca l uomo dal suo stato di originaria felicit  senza 
dolore, al quale potr  ritornare solo dopo una lung a attesa fatta di patimenti e di atti 
espiatori. 
Attraverso l epoca moderna, caratterizzata dalla progressiva secolarizzazione 
della dottrina cristiana, si giunge infine ai giorni nostri. A questo punto resta da 
vedere cosa ci resta delle et  passate per capire c ome noi oggi interpretiamo il ruolo 
del dolore nella nostra vita.  
L epoca moderna non Ł consistita in un abbandono della visione cristiana 
dell esistenza. Con la modernit  si insinua nell uo mo un tipo di coscienza che toglie 
Dio dalla sua centralit  e vi inserisce l uomo. Il mondo non Ł piø il luogo dell attesa 
del regno di Dio, ma il luogo in cui l uomo, seguendo l ambiguo comando divino che 
gli imponeva il dominio sul creato, diviene  padron e e possessore 25 di esso e mira a 
costruirvi il regno di Dio in terra, che poi non Ł altro che il Regno dell uomo. Sembra 
che Dio venga eliminato, ma in realt ,  la morte di  Dio , avvenuta nell et  moderna 
(anche se sar  solo Nietzsche a proclamarla), consi ste in un semplice spostamento del 
piano divino da Dio all uomo.  
Gli autori che portano a compimento questo processo sono autori cristiani e che 
intendono inscrivere le proprie idee in una cornice cristiana. Potremmo azzardarci a 
sostenere che Ł il cristianesimo stesso a contenere in sØ i germi dell ateismo moderno. 
Quando infatti Bacone si proporr  di recuperare il  dominio sulle cose create  da cui 
l uomo Ł decaduto a causa del peccato originale, lo far  instaurando una nuova idea 
di progresso scientifico che si inscrive pienamente nel comando divino di dominare il 
creato. L atto stesso con cui si sostituisce la costruzione del regno dell uomo 
all attesa del regno di Dio,  viene cioŁ visto dai suoi artefici come atto di umilt  
rispetto al volere del Creatore.   
                                                 
25
 R. Cartesio, Discorso sul metodo, in  Opere , Laterza, Bari, 1986: vol. I, Parte V,  p.318. 
 18 
Come si potr  notare, mutano i termini, ma la sosta nza resta la stessa. Il mondo Ł 
ancora il luogo del dolore, ma a questo dolore non si contrappone piø l attesa di un 
mondo ultraterreno, bens  la  speranza nella realizzazione di un mondo migliore. Lo 
strumento primo che l uomo pu  utilizzare per reali zzare questo scopo Ł la scienza, 
con il suo metodo sperimentale. Il metodo sperimentale, infatti, che consiste in una 
costruzione di modelli ipotetici relativi ad un fenomeno, con successiva 
sperimentazione pratica ed eventuale validazione dell ipotesi, consente all uomo di 
costruire teorie, tanto migliori quanto piø funzionano, cioŁ quanto piø consentono 
all uomo di dominare la natura in vista dei propri scopi. 
La scienza nasce pertanto come ipotetica, cioŁ come una pura anticipazione di 
idee a cui ridurre il mondo il quale a sua volta viene costretto a rispondere a queste 
idee tramite la sperimentazione tecnica. Ma questo ipotizzare anticipante si configura 
comunque in ogni caso come un  ridurre  il mondo ad  una sua rappresentazione che 
non pu  non essere parziale. L ipotizzare, infatti,  opera sempre  un isolamento di 
certe parti della realt  [ ] Nella scienza moderna l isolamento della parte dal 
contesto in cui essa si trova ha un significato specifico [ ] La scienza moderna Ł 
innanzitutto isolamento della natura, che prescinde da ogni condizione della natura 
che non sia interna alla natura stessa [ ] Ma, rivo lgendosi alla natura cos  isolata, la 
scienza moderna opera un ulteriore isolamento: prescinde da tutti quegli aspetti della 
natura che differiscono dagli aspetti quantitativi, prescinde cioŁ dalla qualit  . 26 
L esperimento nasce come luogo del dominio tecnico del mondo da parte 
dell uomo. Tramite l esperimento, infatti, l uomo h a la possibilit  di costringere la 
natura a rispondere alle proprie domande, e ci  in misura tanto maggiore, quanto 
maggiore sar  lo sviluppo della tecnica utilizzabil e nell esperimento stesso. 
Come si pu  notare la centralit  dell uomo Ł assolu ta. L uomo Ł quel centro da 
cui ogni cosa trae il suo senso. La natura Ł ormai puro oggetto, cioŁ Ł qualcosa solo in 
forza della sua rispondenza alla rappresentazione parziale che se ne fa il soggetto, 
l uomo, inteso ormai come comunit  scientifica. A q uesto punto  non Ł piø il mondo 
a dire di sØ, ma sono le funzioni anticipanti dell ego a dire che cos Ł il mondo [ ]per 
cui conoscere la natura non significa piø osservarla, ma ricondurre le differenze 
                                                 
26
 E. Severino, La filosofia moderna, op.cit., pp.25-27. 
 19 
qualitative che essa offre a quell indifferente quantitativo che Ł l indice matematico 
anticipato dalle funzioni dell ego . 27 
Come illustra ancora il noto filosofo italiano Galimberti, a porre le premesse per 
la fondazione rigorosa delle scienze naturali fu Cartesio con la sua divisione 
dell uomo tra res cogitans (pensiero) e res extensa (corpo). Si tratta della cosiddetta 
 grande lacerazione 28 cartesiana, a seguito della quale l uomo risult  
definitivamente separato in due realt  difficilment e ricomponibili. Da un lato il corpo, 
risolto in oggetto fisico tra tanti altri e non piø soggetto che con i suoi sensi esplora il 
mondo, dall altro l anima, la quale, del tutto sleg ata dal corpo, divenne puro pensiero 
calcolante  demondanizzato  le cui anticipazioni ra zionali producono oggetti ideali 
validi come norme assolute per interpretare entit  reali. 
A partire da questo sfondo Ł possibile comprendere la nascita, a partire 
dall ottocento, di tutte le psicoterapie o terapie dell anima che ancora oggi sono molto 
diffuse e a cui moltissime persone si rivolgono per risolvere i loro problemi 
esistenziali. Esse si fondano infatti su quell unica scienza naturale, cioŁ la psicologia, 
la quale, anzichØ dedicarsi allo studio dell oggetto, il mondo fisico naturale, propone 
il tentativo di studiare il soggetto stesso di ogni scienza, l anima, un anima tuttavia 
oramai deprivata di se stessa e della sua complessa relazione con il corpo e quindi con 
il mondo. 
¨ chiaro che alla base di ogni scienza sperimentale  della psiche, comprendendo 
quindi anche la psichiatria e la psicopatologia, vi siano parecchi presupposti non 
dimostrati. Parliamo ad esempio della divisione dell uomo tra psiche e corpo, come 
della riduzione psichiatrica della stessa psiche a puro oggetto fisico, il cervello 
appunto, o infine parliamo della possibilit , data per scontata, di un sapere scientifico 
sperimentale che a partire dal soggetto, l ego intersoggettivo e calcolante di cui 
parlavamo prima, si rivolga al soggetto stesso. 
Soprattutto preme qui ricordare che le varie psicoterapie che si sono sviluppate in 
questi ultimi due secoli si sono fondate su teorie scientifiche per altro non cos  stabili 
come si ritiene comunemente. Molti problemi filosofici irrisolti permangono infatti 
alla base di esse.  
                                                 
27
 U. Galimberti, Psichiatria e fenomenologia, Feltrinelli, Milano, 2003 (1979), p. 113. 
28
 Ivi., p.111.