6
scongiurare un mondo colmo di ignavia e di torpore , 2 bisogna per ammettere che
nessuno pu davvero scordare del tutto la propria m ortalit perchØ la morte Ł
propinqua e si pu dire che per la esperienza quoti diana ci apparisca a ogni ora . 3
Proprio su questo piano, l ambito religioso trova il proprio spazio, giacchØ la fede
consente ad ogni persona di superare, o di credere di superare questo timore
profondo, il timore del nulla, per mezzo dell attesa del mondo che verr .
¨ infatti naturale non rassegnarsi alla morte e qui ndi
costruirsi delle rappresentazioni dell aldil , Ł naturale
coprire con la fantasia l intervallo che corre tra ci che Ł
controllabile e ci che non Ł controllabile, cos come Ł
naturale affidarsi, per ci che non Ł controllabile, a quelle
entit superiori che le religioni chiamano Dio, gli dŁi o il
destino. Come sostegno all impotenza, la religione Ł
quindi al servizio della vita.4
In epoca piø recente, a seguito di due millenni di cristianesimo e della rivoluzione
scientifica, nuove tipologie di cura contro i problemi dell anima sono sorti nel mondo
Occidentale. Il presupposto comune di questi nuovi metodi di sollievo dal dolore
interiore consiste nel considerare la psiche come qualcosa di autonomo, studiabile
alla stregua di qualsiasi oggetto naturale, per capire alla radice la causa specifica di
ogni disagio, tramite il metodo sperimentale.
Si giunge cos alla creazione di una scienza sperimentale della psiche, la
psicologia appunto, la quale si dedica allo studio del comportamento e dei processi
mentali normali dell uomo. Diciamo normali perc hØ accanto a questa nuova
disciplina si sviluppa anche la psicopatologia che si occupa invece delle cause della
devianza dalla normalit presupposta. La psicopat ologia nasce nell Ottocento a
partire da concezioni prettamente psichiatriche cioŁ rispondenti a quell altra scienza
della psiche che si afferma sempre piø in quel periodo, la psichiatria appunto, la quale
mirava alla cura dell anima, dopo aver risolto la domanda secolare relativa a che cosa
2
F. Guicciardini, Ricordi, Mursia, 1994 (1576), Milano, ricordo 160, p.115.
3
Ibidem.
4
U. Galimberti, Psiche e techne . L uomo nell et della tecnica , Feltrinelli, Milano, 2004, p. 123.
7
sia l anima, tramite una netta riduzione di essa al la sfera cerebrale dell organismo
umano.
Queste diverse discipline, che hanno sempre piø preso piede nel mondo
occidentale, hanno poi visto svilupparsi orientamenti divergenti al proprio interno,
intrecciandosi anche tra di loro, ma il tratto comune facilmente rilevabile consiste
proprio nella pretesa di determinare una condizione di normalit psichica, ogni
devianza dalla quale viene considerata come una patologia da curare. Da qui
nacquero dunque tutte le psicoterapie, la psicanalisi di Freud in primis, cioŁ terapie
dell anima, anche in questo caso molto differenti tra loro, ma tutte legate dallo stesso
obiettivo consistente nel tentativo di riportare il paziente al suo stato di regolarit
psichica.
A questo punto la sofferenza Ł ormai stata ricondotta completamente ad una pura
patologia. Risollevare l uomo dal suo disagio esistenziale si risolve parimenti nel
riportarlo allo stato di salute mentale.
Ma finalmente dobbiamo anche ricordare che accanto al progressivo avanzare ed
imporsi di queste nuove scienze terapeutiche, c Ł un tipo di sapere da cui tutte sono
nate e che continua a sopravvivere a dispetto della loro ascesa. Esso, nonostante sia
per cos dire la radice di ogni scienza e quindi anche delle scienze psicologiche,
sembra riconoscere sempre meno i risultati progressivamente ottenuti da quelle
discipline che sono le sue figlie spirituali.
Si tratta ovviamente della filosofia, la quale, dinnanzi alla diffusione di massa
delle pratiche psicologiche, continua a coltivare il suo sospetto. Un sospetto, un
dubbio che forse Ł il carattere davvero peculiare dell atteggiamento filosofico,
consistente nell analisi delle cose, di ogni cosa, prescindendo da qualsiasi
presupposto e condizionamento.
Si insinua, dicevamo, il sospetto che la psicologia, nata per aiutare l uomo a
superare i suoi disagi, sviluppatasi all interno di progressive e differenti concezioni
teoriche, nasconda nel suo intimo la dimenticanza dell oggetto stesso del suo studio e
delle sue pratiche, la mente umana, cos come essa si d realmente nella realt .
Le scienze psicologiche, infatti, sembrerebbero consistere in teorie che spiegano
la psiche umana riducendone la complessit disarman te tramite una spiegazione di
tipo ipotetico. Una volta ridotta al suo modello ipotetico, la psiche cessa per sempre
8
di essere considerata nella sua concreta problematicit , ma pu finalmente divenire
oggetto di studio sperimentale.
Risulta perci abbastanza provato il sospetto che l e scienze psicologiche siano
figlie del loro tempo, il tempo della scienza sperimentale appunto ed il tempo in cui
ogni oggetto di studio scientifico, compresa la psiche umana, pu essere spiegato solo
in base ad ipotesi che, a conti fatti, ne mettono in luce alcuni aspetti, ma ne
tralasciano altri di essenziali. La scienza moderna si rivolge infatti alle singole parti,
per dominarle, e quindi per cambiare il mondo mediante la capacit di predire il
futuro [ ] Questo rivolgersi della scienza moderna alla parte (ossia, di volta in volta,
a un certo settore particolare della realt ) Ł insieme un conoscere e un agire, dove la
parte viene isolata dal conteso in cui essa si trova . 5
Cos , negli ultimi decenni, la filosofia si Ł rimessa in moto. Essa ha deciso di
uscire dalle accademie e di ritornare finalmente a parlare a tutte le persone, che
abbiano disagi, che siano in situazioni di confusione interiore oppure che non
percepiscano alcun male particolare, ma che semplicemente sentano il bisogno di
rivalutare se stesse ed il proprio modo di vedere la vita.
PerchØ la filosofia Ł nata e continua a vivere solo se mantiene desta la capacit di
parlare a tutti, senza alcun preconcetto.
Sono state progettate e realizzate iniziative diverse come i cosiddetti caffØ
filosofici , i dialoghi socratici , o addirittura le vacanze filosofiche , tutti progetti
accompagnati da un interesse e da una partecipazione crescente.
Uno dei risultati principali di questa rinascita pratica della filosofia consiste
proprio nella comparsa dei cosiddetti consulenti f ilosofici , esperti che mettono a
disposizione se stessi e la propria dimestichezza con le discipline filosofiche, per
dialogare con le persone che ne sentano il bisogno.
Non si tratta, secondo gran parte dei teorici di questa nuova disciplina (e
comunque secondo i suoi primi fondatori), di una nuova terapia , di una nuova
forma di cura dell animo umano. La consulenza filosofica nasce piuttosto come un
prendersi cura dell altro, nel senso di un apertu ra, per quanto possibile
incondizionata, all altro, attraverso un dialogo disinteressato.
5
E. Severino, La filosofia moderna, Rizzoli, Milano, 1998 (1984), p.21.
9
Intendiamo per dialogo disinteressato non un dialogo in cui il consulente cerca
nelle parole del consultante (colui che richiede la consulenza) i sintomi di una
devianza, di una patologia, ma un dialogo nel vero senso della parola, cioŁ
un autentica guerra di ragionamenti,6 la quale sconvolge la mente dei partecipanti con
la possibilit di determinare nel consultante (ma s ia chiaro, anche nel consulente
stesso) una completa rivalutazione di sØ e della propria esistenza.
Ovviamente la disciplina Ł recente ed il dibattito in corso tra i filosofi,
relativamente ai suoi caratteri fondamentali, Ł tutt altro che in via di risoluzione,
come vedremo nel corso del nostro lavoro. D altra parte il carattere dialogico di
questa nuova pratica filosofica Ł forse uno dei pochi punti fermi che mette d accordo
un po tutti.
La filosofia torna cos infine all oralit .
Se la filosofia occidentale annovera infatti, tra i suoi principali fondatori, il greco
Socrate, va ricordato che egli (e con lui anche il suo primo discepolo Platone) assegn
al dialogo orale il senso stesso del suo operare. Solo con questo dialogo, infatti, si pu
davvero aiutare gli uomini a stravolgere se stessi, ad espellere i propri pregiudizi e a
partorire la verit . 7
Nella nostra ricerca, ci sforzeremo inizialmente di delineare, in modo piø
dettagliato, proprio tutti questi caratteri, con il fine di comprendere a fondo che cosa
si intenda per consulenza filosofica e quali siano le sue concrete possibilit di
diffusione nella societ attuale.
Arriveremo cos alla proposta centrale del presente lavoro, sorta dalla
constatazione che alcune delle tecnologie che la storia dell uomo ci ha portato
dinnanzi negli ultimi decenni, potrebbero rivelarsi adeguate a questo nuovo ma antico
approccio dei filosofi con le persone.
Si tratta di considerare, infatti, che il mondo digitale, in cui oggi la nostra
esistenza Ł sempre piø inserita, ha prodotto alcuni strumenti che consentono all uomo
nuove forme di relazione reciproca.
6
L interrogazione Ł lotta. La stessa filosofia, in quanto Ł inquisitio, Ł conflitto, confronto agonistico
con l altro (U. Curi, P lemos. Filosofia come guerra ,Bollati Boringhieri,Torino, 2000, p.182).
7
Su ci vedi Platone, Teeteto, in Tutte le opere , Newton, Roma, 1997.
10
Stiamo parlando di tecnologie come la posta elettronica, le chat e le video-chat
(anche per mezzo di messaggistica istantanea).
Negli ultimi anni, psicologi di ambiti differenti e, anche se in misura molto
minore, consulenti filosofici particolarmente votati all innovazione, si sono sempre
piø avvicinati a questi strumenti di comunicazione, nell intento esplicito di offrire un
sostegno a distanza a persone che si trovano in uno stato di disagio interiore.
I siti web di aiuto psicologico, o che offrono l opportunit di effettuare vere e
proprie sedute psicoterapeutiche on-line, si sono moltiplicati, anche in Italia, assieme
al progressivo diffondersi di questi strumenti innovativi.
Il dibattito apertosi tra gli psicologi, relativamente a tali possibilit di intervento
terapeutico on-line, mette in luce d altra parte le difficolt insite nel tentativo di
rintracciare metodologie di accesso alla psiche del paziente tramite tecnologie, come
quelle per la comunicazione on-line, che raffredda no il rapporto umano con lui.
Vedremo piø in dettaglio questa controversia, approfondendone le implicanze ed
analizzeremo alcuni di questi nuovi siti web valutandone le effettive potenzialit , ma
ci che qui interessa rilevare Ł che in alcune nuove tecnologie vi Ł l affacciarsi di
quella che gli studiosi non hanno esitato a definire come un inedita oralit scritta . 8
Le ricerche effettuate, infatti, mostrano come gli utenti web che utilizzano questi
mezzi informatici costruiscano spesso tra loro dei dialoghi scritti che si avvicinano
molto ai normali dialoghi orali.
Nel presente lavoro dunque, cominceremo, nel Capitolo I, con l esame dei
caratteri principali delle terapie psicologiche per la cura della mente umana. Ci
riferiremo specificatamente alla forma di psicoterapia piø conosciuta, vale a dire la
psicoanalisi freudiana ed accenneremo al dibattito in corso in quell ambito
sull opportunit di utilizzare i mezzi informatici per praticare il lavoro
psicoterapeutico.
Passeremo poi, nel capitolo II ad una presentazione delle cosiddette pratiche
filosofiche , sintomi evidenti, con il loro diffond ersi sempre maggiore, di un bisogno
di filosofia percepito dalle persone. Analizzeremo quindi le peculiarit della
8
AA.VV., Conversazioni virtuali, Ed.Guerini e Associati, Milano, 2002, p.128.
11
consulenza filosofica rispetto alle psicoterapie, descrivendo anche i diversi approcci
alla disciplina che i vari filosofi hanno proposto negli ultimi anni.
Costateremo infine che la consulenza filosofica prospetta un decisivo ritorno della
filosofia a quella sua originaria forma orale di contatto con le persone in cui essa
nacque e da cui si distacc poi gradualmente.
Passando al capitolo III, mostreremo come la consulenza filosofica possa
adattarsi, con le dovute cautele, alle forme caratteristiche della consulenza on-line,
senza per questo incorrere negli inconvenienti tipici delle psicoterapie on-line. Se la
consulenza filosofica Ł, infatti, il luogo del ritorno della filosofia all oralit , vedremo
come alcune nuove forme di comunicazione on-line (e-mail, chat, video-chat ecc.)
comportino proprio un progressivo riavvicinamento del dialogo scritto al dialogo
orale faccia a faccia.
In seguito, nel Capitolo IV, ci dedicheremo alla descrizione di alcuni dei
principali siti web italiani di psicoterapia o sostegno psicologico on-line.
Analizzeremo quali servizi sono offerti agli utenti e con quali modalit . Valuteremo
questi siti web anche da un punto di vista tecnico, in termini di usabilit per gli utenti
e di chiarezza e semplicit di utilizzo. Ne indaghe remo infine le modalit per mezzo
delle quali vengono gestiti gli appuntamenti per gli incontri on-line.
Passeremo poi, nel Capitolo V, ad analizzare alcuni nuovi siti di consulenza
filosofica in cui si Ł cominciato a sperimentare qualche formula di assistenza on-line
alla persona.
Anche in tal caso, cercheremo di scoprire il livello di sviluppo di queste nuove
proposte on-line, i servizi offerti, ma anche l usabilit dell interfaccia per le diverse
tipologie di utenti e le modalit tramite cui sono organizzati gli incontri.
L analisi generale di queste proposte via web, oltre a mostrare eventuali
problematiche, ci servir come vera e propria indag ine di mercato, relativa al
fenomeno.
Essa costituir qui, in effetti, il primissimo pass o svolto per dare avvio alla
progettazione di un sito web dedicato unicamente alla consulenza filosofica on-line.
Questo progetto, che sar sviluppato per intero nel Capitolo VI, sar seguito dalla
concreta realizzazione di un semplice modello di base del sito, al fine di mostrare,
12
con un esempio elementare, quali tipologie di servizi un sito ben fatto dovrebbe
presentare e secondo quali modalit .
13
I LA PSICOLOGIA COME SOSTEGNO
ON-LINE ALLA PERSONA
I.1 Il disagio del vivere e le malattie dell anima
I filosofi lo hanno ripetuto da sempre, l uomo Ł un essere vivente che soffre. Non
solo, ogni essere vivente Ł un essere che soffre.
Aristotele, con la lucidit disincantata che gli Ł propria, lo dice a chiare lettere
"l essere vivente soffre continuamente, come testimoniano i trattati naturali [ ] ma,
secondo loro, alla lunga ne abbiamo fatto l abitudine . 9
Con questo rilievo, uno dei piø grandi filosofi greci e di tutti i tempi mette in luce
la nostra stessa natura e quella di ogni vivente. L equazione tra vita e stato di dolore Ł
per l uomo greco assolutamente naturale e, per questo, egli vive la propria condizione
con quel tipo di inquietudine che possiamo chiamare tragica.10 ¨ l inquietudine di chi
conosce la propria limitatezza, di chi sa che sforzi se ne possono fare per evitare il
dolore ed Ł anche ragionevole farli,11 ma in fin dei conti non Ł la natura a dover
rendere spiegazioni del proprio corso all uomo, ma Ł l uomo a dover rispettare la
natura, alle cui norme non pu in alcun modo, sottr arsi. E la natura dell uomo Ł
natura mortale e sofferente.
A livello puramente empirico, potremmo rilevare che ciascun essere vivente,
mentre vive, e fino a quando continua a vivere, agisce momento dopo momento, alla
ricerca del benessere.
9
Aristotele, Etica Nicomachea, Laterza, Roma-Bari, 1999, VII 1154b 7-9.
10
La coscienza tragica contempla il dolore dell uom o, la sua sventura e la sua morte la redenzione
cristiana si oppone alla coscienza tragica. La possibilit che ha il singolo di salvarsi distrugge il senso
tragico di una rovina senza scampo. Ecco perchØ non esiste una vera e propria tragedia cristiana K.
Jaspers, ber das Tragiche , in Von der Wahrheit (1947), Piper, Munchen, 1958, (tr.it. Il linguaggio.
Sul tragico, Guida, Napoli 1993, pp.177-185).
11
D altronde siamo tutti d accordo che il dolore Ł un male e una cosa da sfuggire ( Arist, Etica
Nicomachea, op.cit., VII, 1153b 1) e ancora inoltre il saggio persegue la mancanza di dolore, e non il
piacere , ( ivi., VII, 1152b 15-16).
14
Certo, ciascun uomo insegue i propri obiettivi individuali e mutevoli, ma
obiettivo dopo obiettivo, a che cosa veramente tendiamo tutti noi, se non ad uno stato
di benessere che poi chiamiamo comunemente felicit ? Ma che cosa significa d altra
parte il termine benessere? Significa piacere, oppure assenza di dolore? O possiamo
dire che Ł un insieme delle due cose?
Freud ci aiuta riguardo a questo in Il disagio della civilt , 12 laddove, dopo aver
abbandonato l illusione di individuare un senso della vita umana, in quanto esso
esiste solo finchØ si d per accettata una religione, si propone piuttosto di capire che
cosa gli uomini, con il loro comportamento, mettono in evidenza quale scopo primo
del loro agire. A questa ricerca egli trova una risposta che ritiene sicura. L uomo
tende a divenire e a rimanere felice. Si tratta di un desiderio che ha due facce, una
meta positiva e una negativa: mira da un lato all assenza del dolore e del dispiacere,
dall altro all accoglimento di sentimenti intensi d i piacere . 13 Conseguentemente,
continua Freud, ci determina le differenze tra gli uomini, alcuni dei quali cercano
principalmente il primo di questi obiettivi, mentre altri puntano al secondo. Si tratta
di quello che Freud chiama principio di piacere 14 il quale, secondo lui, guida
l uomo per la sua intera vita, nonostante questo programma si riveli, nella realt dei
fatti, del tutto irrealizzabile. Infatti, potremmo dire che nel piano della Creazione
non Ł incluso l intento che l uomo sia felice . 15
Ancora lo stesso Aristotele, agli esordi dell Etica Nicomachea, si propone di
indagare quel fine della nostra vita che noi desideriamo solamente a causa di se stesso
e cioŁ solamente in vista di se stesso. Alcune pagine dopo, quanto a tale fine, afferma
che, per quanto riguarda il nome, vi Ł un accordo quasi completo nella maggioranza:
sia la massa che le persone raffinate dicono che si chiama felicit e credono che
vivere bene e avere successo siano la stessa cosa che essere felici . 16 D altra parte
egli sembra ben consapevole che per ottenere la felicit non basta la buona volont e
la saggezza dell uomo perchØ molto dipende anche dalle cose che accadono
12
S. Freud, Das Unbehagen in der Kultur, 1929; tr.it. Il disagio della civilt in Il disagio della civilt
e altri saggi , Boringhieri, Torino, 2003-1977.
13
Ivi. p.211.
14
Ibidem.
15
Ibidem.
16
Arist., Etica Nicomachea, op.cit., I, 1095a 17-20, laddove si traduce con avere successo
l espressione eu pr ttein che si potrebbe piø letteralmente tradurre con agi re bene .
15
indipendentemente dalla nostra volont . Infatti, l uomo felice ha bisogno dei beni
relativi al corpo, e anche di quelli esterni e dipendenti dalla sorte, per non essere
ostacolato riguardo ad essi . 17
Vista l importanza della sorte si dovr addirittura dire che un uomo Ł definibile
felice solo al termine della sua vita:
Infatti avvengono molti mutamenti, ed eventi di ogni
sorta, durante una vita, ed Ł possibile che la persona piø
prospera cada in terribili sventure durante la vecchiaia,
come si narra a proposito di Priamo nei poemi eroici;
nessuno direbbe felice chi ha sopportato tali sventure ed Ł
morto in modo cos miserabile.18
Su che cosa sia la felicit si sono scritte pagine su pagine in ogni tempo e non
spetta a noi trarne giudizi definitivi qui, eppure, da quanto detto in precedenza, balza
subito agli occhi una cosa fondamentale e cioŁ che, se intendiamo per felicit uno
stato esistenziale di massimo piacere e privo di dolori, allora di certo la felicit Ł
qualcosa di irraggiungibile.
Infatti, che cos Ł questa ricerca incessante di benessere se non la vita che tende a
prolungare se stessa, cioŁ quello sforzo tramite cui l uomo come ogni cosa, per
quanto Ł in essa, si sforza di perseverare nel proprio essere ? 19 Quel medesimo sforzo
che, riferito alla sola mente, si chiama volont ; se invece lo si riferisce insieme alla
mente e al corpo, si chiama appetito, che dunque non Ł altro che la stessa essenza
dell uomo . 20
L uomo dunque come volont d esistenza. 21 Ma l uomo anche
imprescindibilmente incatenato al proprio stato di mortale, che il soffrire quotidiano
17
Ivi., VII, 1053b 17-18
18
Ivi., I, 1100 5-10.
19
B. Spinoza, Ethica ordine geometrico demonstrata (1677); tr.it. Etica, Universale Bollati
Boringhieri, Torino, 1992: parte terza, prop.6, p.103.
20
Ivi., parte terza, scolio alla prop.9, p.104.
21
questo sforzo, costituente il nocciolo e l in s Ø di ogni cosa, Ł tutt uno con ci che in noi, dove si
manifesta con la massima chiarezza nella piena luce della coscienza, si dice volont . Il suo
impedimento per via di un ostacolo che ne impedisca il fine momentaneo, si dice sofferenza; mentre il
conseguimento del suo fine si dice soddisfazione, benessere, felicit A. Schopenhauer, Die Welt als
16
mette in evidenza. La morte ci apparisce ad ogni o ra , 22 noi magari possiamo
evitarne il pensiero, ma non possiamo fare a meno di assaggiarne ogni giorno la
potenza, tramite l esperienza del dolore.
Il dolore infatti rappresenta proprio un depotenziamento della nostra volont di
vivere, il sommo grado del quale sar raggiunto da ciascuno di noi nell atto della
nostra morte e della sconfitta definitiva di quella particolare volont . 23
Se dunque l uomo greco, in osservanza della considerazione secondo cui il dolore
Ł costitutivo dell esistenza, non lo vive come qualche cosa di esteriore a sØ, ma come
una propria dimensione tragicamente insuperabile, le epoche successive, hanno
mutato questo punto di vista.
La dottrina religiosa giudaico-cristiana, che ha dominato la coscienza delle masse
per qualche millennio con conseguenze importanti anche nell epoca attuale, ha
diffuso una visione del dolore come qualcosa di esterno all uomo, il quale ne viene
colpito a causa di una colpa originaria. In seguito al peccato originale, infatti, l uomo,
che prima viveva in una condizione divina e priva di ogni sofferenza, decade nella
terra per castigo di Dio:
PerchØ hai ascoltata la voce della tua consorte, e hai
mangiato del frutto, del quale io ti avea comandato di non
mangiare, maledetta la terra per quello che tu hai fatto; da
lei trarrai con grandi fatiche il nutrimento per tutti i giorni
della tua vita.
Ella produrr per te spine e triboli, e mangerai l erba della
terra.
Mediante il sudore della tua faccia mangerai il tuo pane,
fino a tanto che tu ritorni alla terra, dalla quale sei stato
tratto; perocchŁ tu sei polvere, e in polvere tornerai.24
Wille und Vorstellung, (1819), (tr.it. Il mondo come volont e rappresentazione , Mursia, Milano, 1969,
p.351).
22
Vedi Introduzione, nota 2.
23
Ci che temiamo nella morte non Ł il dolore Ci che temiamo nella morte, in realt , Ł la
distruzione dell individuo, che nella morte ci si rivela evidente; l individuo essendo la stessa volont di
vivere in una singola oggettivazione, deve per la sua natura stessa rivoltarsi contro la morte. (A.
Schopenhauer, op.cit., p. 324-325).
24
Genesi, 3, 17-19.
17
Il mondo diviene per l uomo il luogo dell espiazion e dal peccato, in cui ogni
dolore sar visto come conseguenza necessaria di qu el peccato, ma anche come
occasione di redenzione da esso, in attesa del regno che verr , il regno di Dio.
La sofferenza Ł cos oramai slegata dall uomo e dalla sua natura, per divenire
qualcosa che si acquista e che distacca l uomo dal suo stato di originaria felicit senza
dolore, al quale potr ritornare solo dopo una lung a attesa fatta di patimenti e di atti
espiatori.
Attraverso l epoca moderna, caratterizzata dalla progressiva secolarizzazione
della dottrina cristiana, si giunge infine ai giorni nostri. A questo punto resta da
vedere cosa ci resta delle et passate per capire c ome noi oggi interpretiamo il ruolo
del dolore nella nostra vita.
L epoca moderna non Ł consistita in un abbandono della visione cristiana
dell esistenza. Con la modernit si insinua nell uo mo un tipo di coscienza che toglie
Dio dalla sua centralit e vi inserisce l uomo. Il mondo non Ł piø il luogo dell attesa
del regno di Dio, ma il luogo in cui l uomo, seguendo l ambiguo comando divino che
gli imponeva il dominio sul creato, diviene padron e e possessore 25 di esso e mira a
costruirvi il regno di Dio in terra, che poi non Ł altro che il Regno dell uomo. Sembra
che Dio venga eliminato, ma in realt , la morte di Dio , avvenuta nell et moderna
(anche se sar solo Nietzsche a proclamarla), consi ste in un semplice spostamento del
piano divino da Dio all uomo.
Gli autori che portano a compimento questo processo sono autori cristiani e che
intendono inscrivere le proprie idee in una cornice cristiana. Potremmo azzardarci a
sostenere che Ł il cristianesimo stesso a contenere in sØ i germi dell ateismo moderno.
Quando infatti Bacone si proporr di recuperare il dominio sulle cose create da cui
l uomo Ł decaduto a causa del peccato originale, lo far instaurando una nuova idea
di progresso scientifico che si inscrive pienamente nel comando divino di dominare il
creato. L atto stesso con cui si sostituisce la costruzione del regno dell uomo
all attesa del regno di Dio, viene cioŁ visto dai suoi artefici come atto di umilt
rispetto al volere del Creatore.
25
R. Cartesio, Discorso sul metodo, in Opere , Laterza, Bari, 1986: vol. I, Parte V, p.318.
18
Come si potr notare, mutano i termini, ma la sosta nza resta la stessa. Il mondo Ł
ancora il luogo del dolore, ma a questo dolore non si contrappone piø l attesa di un
mondo ultraterreno, bens la speranza nella realizzazione di un mondo migliore. Lo
strumento primo che l uomo pu utilizzare per reali zzare questo scopo Ł la scienza,
con il suo metodo sperimentale. Il metodo sperimentale, infatti, che consiste in una
costruzione di modelli ipotetici relativi ad un fenomeno, con successiva
sperimentazione pratica ed eventuale validazione dell ipotesi, consente all uomo di
costruire teorie, tanto migliori quanto piø funzionano, cioŁ quanto piø consentono
all uomo di dominare la natura in vista dei propri scopi.
La scienza nasce pertanto come ipotetica, cioŁ come una pura anticipazione di
idee a cui ridurre il mondo il quale a sua volta viene costretto a rispondere a queste
idee tramite la sperimentazione tecnica. Ma questo ipotizzare anticipante si configura
comunque in ogni caso come un ridurre il mondo ad una sua rappresentazione che
non pu non essere parziale. L ipotizzare, infatti, opera sempre un isolamento di
certe parti della realt [ ] Nella scienza moderna l isolamento della parte dal
contesto in cui essa si trova ha un significato specifico [ ] La scienza moderna Ł
innanzitutto isolamento della natura, che prescinde da ogni condizione della natura
che non sia interna alla natura stessa [ ] Ma, rivo lgendosi alla natura cos isolata, la
scienza moderna opera un ulteriore isolamento: prescinde da tutti quegli aspetti della
natura che differiscono dagli aspetti quantitativi, prescinde cioŁ dalla qualit . 26
L esperimento nasce come luogo del dominio tecnico del mondo da parte
dell uomo. Tramite l esperimento, infatti, l uomo h a la possibilit di costringere la
natura a rispondere alle proprie domande, e ci in misura tanto maggiore, quanto
maggiore sar lo sviluppo della tecnica utilizzabil e nell esperimento stesso.
Come si pu notare la centralit dell uomo Ł assolu ta. L uomo Ł quel centro da
cui ogni cosa trae il suo senso. La natura Ł ormai puro oggetto, cioŁ Ł qualcosa solo in
forza della sua rispondenza alla rappresentazione parziale che se ne fa il soggetto,
l uomo, inteso ormai come comunit scientifica. A q uesto punto non Ł piø il mondo
a dire di sØ, ma sono le funzioni anticipanti dell ego a dire che cos Ł il mondo [ ]per
cui conoscere la natura non significa piø osservarla, ma ricondurre le differenze
26
E. Severino, La filosofia moderna, op.cit., pp.25-27.
19
qualitative che essa offre a quell indifferente quantitativo che Ł l indice matematico
anticipato dalle funzioni dell ego . 27
Come illustra ancora il noto filosofo italiano Galimberti, a porre le premesse per
la fondazione rigorosa delle scienze naturali fu Cartesio con la sua divisione
dell uomo tra res cogitans (pensiero) e res extensa (corpo). Si tratta della cosiddetta
grande lacerazione 28 cartesiana, a seguito della quale l uomo risult
definitivamente separato in due realt difficilment e ricomponibili. Da un lato il corpo,
risolto in oggetto fisico tra tanti altri e non piø soggetto che con i suoi sensi esplora il
mondo, dall altro l anima, la quale, del tutto sleg ata dal corpo, divenne puro pensiero
calcolante demondanizzato le cui anticipazioni ra zionali producono oggetti ideali
validi come norme assolute per interpretare entit reali.
A partire da questo sfondo Ł possibile comprendere la nascita, a partire
dall ottocento, di tutte le psicoterapie o terapie dell anima che ancora oggi sono molto
diffuse e a cui moltissime persone si rivolgono per risolvere i loro problemi
esistenziali. Esse si fondano infatti su quell unica scienza naturale, cioŁ la psicologia,
la quale, anzichØ dedicarsi allo studio dell oggetto, il mondo fisico naturale, propone
il tentativo di studiare il soggetto stesso di ogni scienza, l anima, un anima tuttavia
oramai deprivata di se stessa e della sua complessa relazione con il corpo e quindi con
il mondo.
¨ chiaro che alla base di ogni scienza sperimentale della psiche, comprendendo
quindi anche la psichiatria e la psicopatologia, vi siano parecchi presupposti non
dimostrati. Parliamo ad esempio della divisione dell uomo tra psiche e corpo, come
della riduzione psichiatrica della stessa psiche a puro oggetto fisico, il cervello
appunto, o infine parliamo della possibilit , data per scontata, di un sapere scientifico
sperimentale che a partire dal soggetto, l ego intersoggettivo e calcolante di cui
parlavamo prima, si rivolga al soggetto stesso.
Soprattutto preme qui ricordare che le varie psicoterapie che si sono sviluppate in
questi ultimi due secoli si sono fondate su teorie scientifiche per altro non cos stabili
come si ritiene comunemente. Molti problemi filosofici irrisolti permangono infatti
alla base di esse.
27
U. Galimberti, Psichiatria e fenomenologia, Feltrinelli, Milano, 2003 (1979), p. 113.
28
Ivi., p.111.