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Introduzione
L’impegno profuso dalle istituzioni internazionali e nazionali in riferimento alle remunerazioni
ed ai compensi dei managers si è intensificato negli ultimi anni, impegno che sempre più ha
assunto importanza crescente in questo periodo di tumulti finanziari e di incertezza
sull’andamento dell’economia nel suo complesso. La recente crisi, dalla quale tuttora non
siamo usciti del tutto, gli scandali che hanno toccato negli anni ora questa ora quella società,
hanno portato all’attenzione di tutti l’importanza di un sistema chiaro e trasparente di tutte le
realtà aziendali e soprattutto di quelle figure al timone delle più grandi imprese mondiali.
Secondo importanti istituzioni finanziarie le retribuzioni di questi ultimi e il circolo vizioso che
da esse si genera sono stati uno dei fattori della crisi finanziaria che ha avuto inizio nel
duemilasette. Importanti azioni volte a revisionare il sistema di compensi dei top manager
sono ormai avvertite come un imperativo categorico e necessarie a prevenire il ritorno a
pratiche di compensi che hanno contribuito alla crisi. Scopo dell'elaborato è quello di fornire
una visione globale sui sistemi di retribuzione: sulla normativa. sugli strumenti alla base dei
piani stessi, e sulla situazione Italiana a riguardo.
Nel primo capitolo si intende fornire un esauriente excursus delle misure volte ad una
revisione del sistema remunerativo, attraverso una attenta analisi degli enti nazionali e non,
alcuni di giovanissima età, che negli ultimi anni si sono adoperati in tale direzione. La nostra
analisi partirà dalle raccomandazioni della Commissione Europea e di Banca Italia per poi
analizzare l’impegno internazionale svolto negli ultimi due anni da un’istituzione giovane quale
il Financial Stability Board (nato dal vecchio Financial Stability Forum a metà del 2009)
coadiuvata dal Comitato di Basilea sulla Supervisione Bancaria. Nel secondo capitolo si
esamineranno in dettaglio i sistemi di remunerazione. Si analizzerà la loro composizione, la
loro struttura e si cercherà di fornire uno schema valutativo della qualità degli stessi, si
focalizzerà l'attenzione sulla componente variabile della remunerazione, del suo peso, e delle
varie forme in cui essa si manifesta, passando in rassegna le principali basi teoriche moderne.
Sotto un profilo di corporate governance il sistema di remunerazione ed incentivazione
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manageriale rientra nei cosiddetti strumenti interni, strumenti che si basano sulla sorveglianza
e la disciplina del management avendo come scopo l'evitare che i manager usino la
discrezionalità a loro vantaggio. Si può tentare di perseguire tale scopo con programmi di
incentivazione in cui la remunerazione del management invece di essere fissa, sia fatta variare
a seconda della performance ottenuta dall'impresa. Questa soluzione ha negli anni ricevuto
molta attenzione soprattutto grazie al lavoro di Jensen e Murphy nei primi anni novanta. Nel
loro studio si mostrava come i dirigenti americani erano poco pagati rispetto ad altri campi
professionali, inoltre tale remunerazione era principalmente fissa e poco sensibile ai risultati
aziendali. Ciò, secondo gli autori, da una parte tendeva ad allontanare i migliori talenti dalla
carriera manageriale, e dall'altra alimentava un disinteresse dei manager verso i risultati.
Durante gli anni novanta si è assistito ad un profondo cambiamento nelle modalità della
remunerazione manageriale, attraverso l' affermazione del cosiddetto "pay-per-perfomance ",
il base al quale i manager devono avere una remunerazione che dipenda, almeno in parte dai
risultati.
In un ottica moderna è possibile osservare che il problema della retribuzione presenta varie
dimensioni: di livello, di progressione e di composizione. Le prime due dimensioni
costituiscono la componente primaria volta ad attrarre e trattenere i manager oltre che gli altri
dipendenti. La composizione della retribuzione, invece, svolge un ruolo ai fini della
motivazione dei manager. Da questo punto di vista si ritiene che maggiore è la quota variabile,
maggiore dovrebbe essere l'impegno volto verso il risultato. Tutto ciò è vero se il sistema è ben
strutturato e gli obiettivi puntualmente definiti. Negli ultimi anni la quota variabile della
retribuzioni dei dipendenti negli Usa ha superato il 51%, simili percentuali si hanno nel Regno
Unito, nel resto d'Europa è del 20% circa ed in Italia è stimata tra il 20-25%. Tali percentuali
aumentano considerevolmente se si presta attenzione ai massimi livelli aziendali, addirittura
nelle figure apicali delle società statunitensi la parte fissa è spesso inferiore al 30%. Soprattutto
nell'ultimo decennio si sta assistendo ad una convergenza verso il modello americano,
convergenza rallentata in alcuni periodi come il 2002, anno dei grandi scandali societari tra cui
spicca il caso Enron. Le principali motivazioni di questa convergenza possono essere la
globalizzazione da un lato, e la ricerca di performance di medio termine e l'effetto imitazione
dall'altro.
Nell'ultimo capitolo si presenterà un'analisi empirica di quanto presentato nell'elaborato.
Nella prima parte verrà analizzata l'adeguatezza dei Consigli di Amministrazione delle principali
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imprese italiane (finanziarie e non) ai principi ed alle normative in tema di remunerazione
espressi nel primo capitolo. In dettaglio verrà focalizzata l'attenzione sulla verifica del corretto
recepimento sull'Informativa sui compensi; sulla composizione dei Cda con particolare
attenzione al ruolo degli Amministratori non-executive e agli Indipendenti; sul Comitato di
Remunerazione. In seconda battuta, ed in riferimento a quanto presentato nel secondo
capitolo si valuteranno: i compensi dei top managers ed i piani di incentivazione. A conclusione
dell'elaborato si presenterà un esempio di sistema di remunerazione, proposto da una grande
realtà del mondo industriale quale Eni S.p.a.
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Capitolo I- Le principali fonti normative sui sistemi remunerativi
Introduzione
L’impegno profuso dalle istituzioni internazionali e nazionali in riferimento alle remunerazioni
ed ai compensi dei managers si è intensificato negli ultimi anni, impegno che sempre più ha
assunto importanza crescente in questo periodo di tumulti finanziari e di incertezza
sull’andamento dell’economia nel suo complesso. La recente crisi, dalla quale tuttora non
siamo usciti del tutto, gli scandali che hanno toccato negli anni ora questa ora quella società,
hanno portato all’attenzione di tutti l’importanza di un sistema chiaro e trasparente di tutte le
realtà aziendali e soprattutto di quelle figure al timone delle più grandi imprese mondiali.
Secondo importanti istituzioni finanziarie le retribuzioni di questi ultimi e il circolo vizioso che
da esse si genera sono stati uno dei fattori della crisi finanziaria che ha avuto inizio nel
duemilasette. Importanti azioni volte a revisionare il sistema di compensi dei top manager
sono ormai avvertite come un imperativo categorico e necessarie a prevenire il ritorno a
pratiche di compensi che hanno contribuito alla crisi.
In questo primo capitolo si intende fornire un esauriente excursus delle misure volte ad una
revisione del sistema remunerativo, attraverso una attenta analisi degli enti nazionali e non,
alcuni di giovanissima età, che negli ultimi anni si sono adoperati in tale direzione. La nostra
analisi partirà dalle raccomandazioni della Commissione Europea e di Banca Italia per poi
analizzare l’impegno internazionale svolto negli ultimi due anni da un’istituzione giovane quale
il Financial Stability Board(nato dal vecchio Financial Stability Forum a metà del 2009)
coadiuvata dal Comitato di Basilea sulla Supervisione Bancaria.
1.1 La Commissione Europea e Banca Italia
Il lavoro della Commissione Europea in riferimento ad una modernizzazione del sistema
retributivo degli amministratori delle imprese degli stati membri compie un suo primo passo
importante nel 2004. Nel maggio 2003, la Commissione ha adottato la comunicazione
"modernizzare il diritto delle società e rafforzare il governo societario nell’Unione Europea- Un
piano per progredire". Fra le proposte, il piano prevedeva l’applicazione di una normativa
adeguata per quanto riguarda la remunerazione degli amministratori delle società quotate.
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La raccomandazione 2004/913/CE è il risultato di tale proposta. La raccomandazione ha un
ampio ventaglio di aspetti toccati e getta le basi di un proficuo lavoro futuro.
Partendo dall'assunto che la forma, la struttura e il livello di remunerazione degli
Amministratori sono materia di competenza delle società e dei loro azionisti è, tuttavia, una
delle materie in cui gli Amministratori con incarichi esecutivi rischiano di trovarsi in un conflitto
di interesse ed in cui vanno tenuti in debito conto gli interessi degli azionisti. I sistemi di
retribuzione dovrebbero pertanto essere sottoposti ad attenti controlli sotto il governo
societario e basati su diritti di informazione adeguati. Il primo punto che si analizza è proprio
l’informazione. Essa deve essere “ chiara e garantita”.
Gli azionisti e gli stakeholders in senso più ampio dovrebbero disporre di un resoconto
esauriente della politica di remunerazione della società il quale gli consenta di valutare la
strategia seguita dalla società in materia di remunerazioni. Tale resoconto non dovrebbe,
tuttavia, obbligare la società a rivelare informazioni riservate, la cui divulgazione potrebbe
nuocere alla posizione strategica della società. La comunicazione al pubblico della
remunerazione percepita dai singoli amministratori, sia avente incarichi esecutivi che non,
nonché dei membri del Consiglio di Vigilanza, è fondamentale affinché gli azionisti valutino
detta remunerazione rispetto ai risultati globali della società.
Ogni società dovrebbe rendere pubblica una dichiarazione relativa alla propria politica delle
remunerazioni che dovrebbe includere almeno le seguenti informazioni:
a) spiegazione dell’importanza relativa delle componenti
variabili e invariabili della remunerazione degli amministratori;
b) informazioni sufficienti sui criteri di valutazione delle
prestazioni sui quali è basato il diritto ad opzioni su
azioni, od altre componenti variabili della remunerazione;
c) informazioni sufficienti sulla correlazione fra remunerazione
e prestazioni;
d) i parametri principali e le motivazioni per la concessione
di premi annuali e di ogni altra prestazione non monetaria;
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e) una descrizione delle principali caratteristiche dei regimi
pensionistici integrativi o di prepensionamento per gli amministratori.
Fatto salvo il ruolo e l’organizzazione degli organismi responsabili per stabilire le
remunerazioni degli amministratori, la politica delle remunerazioni, nonché ogni sostanziale
modificazione di detta politica, dovrebbe costituire un punto separato all’ordine del giorno
dell’assemblea generale annuale. La dichiarazione relativa alle remunerazioni dovrebbe essere
sottoposta a votazione nell’assemblea generale annuale degli azionisti. Il voto può essere
vincolante oppure consultivo.
Il documento continua focalizzando l’attenzione su un aspetto delicato come quello delle
remunerazioni basate su azioni o su diritti sulle azioni. Già in questa prima raccomandazione si
cerca da parte delle Comunità di sollecitare gli stati membri ad una attenta analisi delle
cosiddette remunerazioni variabili.
I regimi secondo i quali gli amministratori sono remunerati in azioni, opzioni su azioni o altri
diritti di acquisto di azioni o in base alle variazioni di prezzo delle azioni, dovrebbero essere
sottoposti, prima dell’adozione, all’approvazione preliminare degli azionisti mediante una
risoluzione dell’assemblea generale annuale. L’approvazione dovrebbe riferirsi al regime in sé
e non alla concessione, in base al regime, di tali prestazioni basate su azioni, ai singoli
amministratori. In particolare dovrebbe essere richiesta l'approvazione da parte
dell’assemblea generale annuale dei seguenti punti:
a) attribuzione agli amministratori di prestazioni basate
su azioni, comprese le opzioni su azioni;
b) fissazione del numero massimo e delle principali condizioni
di attribuzione;
c) termine entro il quale si possono esercitare le opzioni;
d) se del caso, le condizioni per qualsiasi successivo cambiamento
nel prezzo di esercizio delle opzioni, se consentito dalla legge;
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e) qualsiasi altro sistema d’incentivi a lungo temine a cui
abbiano diritto unicamente gli amministratori.
1.2 Il ruolo degli amministratori senza incarichi esecutivi e il Comitato per le
remunerazioni
Il lavoro svolto dalla Commissione fa un successivo passo avanti l’anno successivo. La
normativa 2005/162/CE verte la propria attenzione su due aspetti fondamentali: la creazione
di un Comitato per le Remunerazioni e sul ruolo svolto dagli amministratori senza incarichi
esecutivi. In linea di principio, salvo i poteri dell'assemblea generale, solo il consiglio
d'amministrazione o di sorveglianza nel suo complesso ha il potere legale di adottare decisioni
e, in quanto organo collegiale, è responsabile collettivamente per l'adempimento dei propri
doveri. Il consiglio d'amministrazione o di sorveglianza ha il potere di stabilire il numero e la
struttura dei Comitati che esso reputa utili per facilitare il proprio lavoro, ma tali comitati, in
linea di principio, non devono sostituire il Consiglio d'Amministrazione o di Sorveglianza. Di
regola, quindi, i Comitati per le Nomine, le Retribuzioni e la Revisione dei Conti dovrebbero
presentare raccomandazioni volte a preparare le decisioni che saranno adottate dal Consiglio
d'Amministrazione o di Sorveglianza stesso. Ed è proprio su tale Comitato per le
Remunerazioni quale “ garante” di una corretta analisi sulle “compensations” dei dirigenti che
si focalizza l'attenzione.
Come sottolinea la raccomandazione un Comitato per le Remunerazioni creato all'interno del
Consiglio d’Amministrazione o di Sorveglianza dovrebbe avere sostanzialmente il ruolo di
garantire che, quando il Consiglio d'Amministrazione o di Sorveglianza partecipa al processo di
fissazione delle remunerazioni, con il potere di presentare proposte oppure di adottare
decisioni a seconda di quanto previsto dalla legislazione nazionale, tale ruolo sia svolto con la
massima obiettività e professionalità possibili. Il Comitato per le Remunerazioni dovrebbe
quindi sostanzialmente "presentare raccomandazioni al Consiglio d'Amministrazione o di
Sorveglianza relativamente alle questioni in materia di remunerazione sulle quali adotta le sue
decisioni l'organo competente a norma del diritto societario nazionale".
Riguardo alla struttura e al funzionamento in questa sede si evidenziano gli aspetti principali.
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Per il testo completo si rimanda alla 2005/162/CE