1
INTRODUZIONE
Con “operatore dell’emergenza” si intende colui che, a titolo volontario o professionista,
è chiamato a gestire situazioni di emergenza all’interno di agenzie operative con
differenti campi di applicazione (Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine, Croce Rossa
Italiana, associazioni private di soccorso sanitario, Esercito Italiano, Protezione Civile,
ecc.).
L’operatore dell’emergenza risulta pertanto essere un ruolo il cui profilo viene definito e
costruito in virtù di competenze specifiche, necessarie per poter mettere in campo
processi organizzativi finalizzati al perseguimento degli obiettivi dell’organizzazione cui
appartiene, e che si acquisiscono attraverso una formazione specifica.
Il lavoro che ci si accinge a presentare, il cui obiettivo è “descrivere la configurazione
discorsiva della realtà ‘operatore dell’emergenza’” generata dall’interazione delle
pratiche discorsive di differenti voci (letteratura di settore, normativa, senso comune e
operatori stessi), nasce sulla scorta dell’esplicitazione della richiesta, a livello sia
nazionale sia internazionale, di rispondere agli aspetti critici relativi ai “vissuti
psicologici” che coinvolgono gli operatori dell’emergenza, trasversalmente alle differenti
strutture operative, durante e dopo l’intervento in eventi critici.
A livello normativo, tale richiesta compare nella Direttiva emanata dal Presidente del
Consiglio dei Ministri in data 13 giugno 2006 “Criteri di massima sugli interventi psico-
sociali da attuare nelle catastrofi” (G.U. 29 agosto 2006, n.200), in cui si evidenzia
l’importanza di porre attenzione alle problematiche psichiatrico-psicologiche provocate
dagli eventi calamitosi nelle persone coinvolte, siano esse soccorsi oppure soccorritori,
e di intervenire rispetto ad esse in termini sia di prevenzione che di trattamento.
Nella I Parte, denominata Senso scientifico e letteratura di settore, si offre
una riflessione epistemologica che consente di tracciare i confini entro cui un atto
conoscitivo possa essere definito scientifico. A fronte di questo, viene delineato
l’oggetto d’indagine del lavoro, “operatore dell’emergenza”, esplicitando la filiera della
conoscenza su cui si impernia la ricerca condotta e presentata nella seconda parte,
ovvero: statuto epistemologico dello stesso, scienza all’interno della quale se ne rende
praticabile la conoscenza, paradigma assunto come riferimento coerente, cornice
2
teorica adottata e costrutti utilizzati che all’interno di essa trovano definizione (Capitolo
1).
Successivamente, vengono offerte alcune definizioni del costrutto di “emergenza”,
utilizzando come riferimenti l’etimologia e la normativa nazionale. Si entra quindi nel
merito del campo di applicazione della Psicologia dell’Emergenza, offrendone alcune
coordinate definitorie e lo stato dell’arte nazionale e internazionale in termini di
contributi di ricerca e d’intervento. Proseguendo, si traccia un’analisi epistemologica
dei presupposti fondativi della disciplina e si mettono in luce le possibili ricadute
pragmatiche di questi nell’operatività del ruolo dell’operatore dell’emergenza. Infine, si
presenta quella che intende essere una proposta di “scarto paradigmatico” in ambito di
Psicologia dell’Emergenza (Capitolo 2).
Nella II Parte, intitolata La ricerca, viene presentata la ricerca fondata sui
presupposti resi espliciti nel Capitolo 1. Più dettagliatamente: si descrive la
metodologia utilizzata per l’indagine, necessariamente aderente allo statuto
epistemologico e coerente con il riferimento paradigmatico su cui si colloca l’oggetto
d’indagine affinché si possa parlare di un contributo scientifico (Capitolo 3); si
riportano i risultati della ricerca in termini di descrizione e di commento, suddividendoli
per area d’indagine (Capitolo 4).
Nella III Parte, dal titolo Conclusioni, si riportano da un lato le considerazioni
formulate dal ricercatore integrando le argomentazioni relative alla Psicologia
dell’Emergenza (Capitolo 2) e le argomentazioni inerenti alla ricerca svolta, dall’altro
offrendo quelle che si configurano come proposte di possibili linee operative fondate
sui presupposti teorico-epistemologici presentati in termini di “scarto paradigmatico” nel
campo di applicazione della Psicologia dell’Emergenza (Capitolo 5).
3
I PARTE
SENSO SCIENTIFICO E LETTERATURA DI SETTORE
CAPITOLO 1
ELEMENTI TEORICO-EPISTEMOLOGICI
1.1. Senso comune e senso scientifico: affermazioni e asserzioni
L’epistemologia (logos sull’episteme, ovvero “discorso” sul “fondamento”) può essere
definita come la branca della teoria generale della conoscenza che si occupa di
problemi quali i fondamenti, i limiti, la natura e le condizioni di validità del sapere
scientifico; è lo studio dei criteri generali che permettono di distinguere i giudizi di tipo
scientifico da quelli di opinione tipici delle costruzioni metafisiche e religiose, delle
valutazioni etiche
1
. L’epistemologia, pertanto, mette nella condizione di individuare i
criteri che differenziano la modalità di conoscenza del senso scientifico da quella del
senso comune.
Con la dizione senso comune si fa riferimento a proposizioni di qualsiasi natura
e tipologia che definiscono e sanciscono qual è la realtà (ovvero affermazioni) che
risultano non fondate e non argomentate
2
; tali affermazioni consentono agli individui di
stabilire una realtà condivisa in virtù della forza retorica che le accompagna e dunque a
prescindere dall’esplicitazione dei presupposti conoscitivi, in questo modo il senso
comune manifesta autoreferenzialità nella propria legittimazione
3
e rende
immediatamente reale ciò di cui si parla, configurandolo come “realtà di fatto”. In altre
parole, la realtà della vita quotidiana viene data per scontata come realtà. Essa non
richiede una verifica ulteriore oltre la sua semplice presenza
4
. Il senso comune risulta
organizzatore di stereotipi e pregiudizi ed è trasversale a ruoli e contesti: la realtà che
1
(a cura di) ABBAGNANO, Enciclopedia di Filosofia, Garzanti, Milano:1981
2
(a cura di) TURCHI G.P. e DELLA TORRE C., Psicologia della salute. Dal modello bio-psico-sociale al
modello dialogico, Armando Editore, Roma:2007
3
Ibidem
4
BERGER P.L. e LUCKMANN T., La realtà come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna:1969 (1966, ed.
originale)
4
va a generare risulta quindi concordata in maniera implicita da quanti ne fanno
esperienza, andando a configurarsi quindi come matrice comune
5
.
Il senso scientifico, viceversa, non stabilisce dati di fatto ma procede
esplicitando i passaggi argomentativi, ovvero il modo mediante il quale, le categorie
conoscitive attraverso le quali i contenuti riferiti agli oggetti di conoscenza vengono
generati come “conosciuti”. Tali contenuti sono sussunti e appartengono al tale modo
conoscitivo (o in altri termini a tale processo conoscitivo) che li ha generati, non in
quanto manifestazione ma in quanto possibilità. In questo senso si dice che il senso
scientifico non scopre, bensì costruisce, nella misura in cui quanto conosco è già
disponibile, a prescindere dal dato percettivo, si tratta solo di applicare, mettere in uso
il processo conoscitivo; per questo “il come conosciamo stabilisce il cosa
conosciamo”
6
, o, con altre parole, “il detto è già nel dire”
7
. Il discorso scientifico,
dunque, è tale in quanto utilizza asserzioni, il cui fondamento e le cui categorie
conoscitive devono essere esplicitati e argomentati
8
, ciò implica che si otterranno
differenti “conosciuti” a seconda delle categorie concettuali utilizzate, che costituiscono
il modo mediante il quale si produce ciò che si conosce.
1.2. Livelli di realismo e alternanze paradigmatiche
La speculazione epistemologica
9
individua tre livelli di realismo (monista, ipotetico e
concettuale) che riguardano altrettante “concezioni di realtà”, dove ciascuna traccia
una specifica modalità conoscitiva coerentemente a ciò che assume come “reale”.
Il realismo monista presuppone che esista un mondo indipendente dal soggetto
conoscente, cosicché si accoglie una logica induttivista per la quale la conoscenza
procede dall’osservazione dei dati empirici, che vengono qualificati come oggettivi, e
l’elaborazione teorica consiste nella formulazione di leggi passibili di generalizzazione.
Ovvero, se premette che la realtà è unica e indipendente dalle categorie adoperate per
renderla “conoscibile”, lo scienziato ritiene di osservare l’ente (il noumeno kantiano
10
) e
5
TURCHI G.P., Immigrazione e consumo di sostanze a Bergamo, Armando Editore, Roma:2008
6
SALVINI A., Argomenti di psicologia clinica, Upsel Domeneghini Editore, Padova:1998
7
TURCHI G.P. e CELLEGHIN E., Logoi, Upsel Domeneghini Editore, Padova:2010
8
(a cura di) TURCHI G.P. e DELLA TORRE C., Psicologia della salute. Dal modello bio-psico-sociale al
modello dialogico, Armando Editore, Roma:2007
9
SALVINI A., Argomenti di psicologia clinica, Upsel Domeneghini Editore, Padova:1998
10
Il termine fa riferimento alla riflessione di Kant, che distingue tra fenomeno (”la cosa come appare”, dal
greco tò phainómenon, participio sostantivato di phàinesthai, manifestarsi, apparire) e noumeno (“la cosa
in sé”, dal greco tò nooúmenon, participio sostantivato di noêisthai, pensare-essere pensato). Il filosofo
sostiene che la conoscenza è fenomenica in quanto dipende dalle categorie del soggetto conoscente e,
dato che l’essere umano non può prescindere dalle proprie modalità di produrre il “conosciuto”, l’ente è
inconoscibile e viene a coincidere con il noumeno. In questo modo si porta a termine il passaggio iniziato
da Cartesio dall’ontologia alla gnoseologia: l’ontologia, in quanto “studio dell’essere”, si muove intorno
5
si dota di strumenti legati al dato percepito (il microscopio, il telescopio, ecc.). Sulla
scorta di questo, si va a distinguere il dato sensoriale da quello osservativo, operazione
resa storicamente possibile con la Rivoluzione Copernicana: laddove il primo si
riferisce al dato “percepito”, che viene affermato come vero nella misura in cui si dà (a
titolo esemplificativo, “percepiamo il movimento del Sole e la staticità della Terra”,
prodotto quindi della modalità conoscitiva del senso comune), mentre il secondo è
frutto di un processo conoscitivo (per cui “osserviamo la staticità del Sole e il
movimento della Terra”). Ciò che distingue il dato percettivo da quello osservativo è il
fondamento, per questo l’epistemologia li definisce antinomici. Proseguendo, si può
percepire in virtù degli organi di senso, i quali mettono nella condizione di costruire una
realtà che si denomina percetto (ci si colloca in termini di senso scientifico laddove il
percetto diventa contenuto dell’osservato, cioè del dire)
11
. Nella misura in cui stabilisce
la fattualità degli “oggetti”, lo scienziato adotta una modalità conoscitiva prossima al
senso comune, che dichiara “realtà di fatto”, collocandosi dunque nella tradizione
ontologica della scienza. Il riferimento a questo piano epistemologico permette di dar
luogo a un sistema conoscitivo isomorfo alla realtà stessa: è dunque un realista
monista chiunque sostenga che possiamo chiamare “verità” solo ciò che è in accordo
con una realtà “oggettiva” concepita come assolutamente indipendente
12
. Sulla scorta
di questo, è possibile asserire che le scienze nomotetiche
13
si situano a questo livello
in quanto sostengono l’ente come oggetto d’indagine.
Per comprendere su quali fondamenta si edifichino invece le scienze
discorsive
14
, tra cui la psicologia, è opportuno procedere con la presentazione dei piani
ipotetico e concettuale. Nel momento in cui si fonda la propria argomentazione sul
presupposto che l’accesso al mondo da parte del senso comune, come della scienza,
non sia mai diretto ma, diversamente, mediato da assunti paradigmatici, da teorie,
all’ente, a ciò che è, per cui l’oggetto è separato dalla conoscenza e preesistente ad essa, mentre la
gnoseologia, “discorso sulla conoscenza”, attiene alle modalità di produzione del discorso sull’oggetto di
indagine.
11
TURCHI G.P. e CELLEGHIN E., Logoi, Upsel Domeneghini Editore, Padova:2010
12
VON GLASERSFELD E., Introduzione al costruttivismo radicale, in WATZLAWICK P. (a cura di), La
realtà inventata. Contributi al costruttivismo, Feltrinelli Editore, Milano:2006 (1981, ed. originale)
13
Le scienze nomotetiche (dal greco nomos e thetikòs, ovvero “che stabilisce delle leggi”) sono quei modi
di conoscere che procedono da asserti universali e attingono a un linguaggio logico e/o matematico
14
Le scienze discorsive (scienze a suffisso -logos) s’identificano in quelle modalità conoscitive che
utilizzano il linguaggio ordinario e producono degli asserti a patto che l’argomentazione sia rigorosa e che
gli enunciati siano fondati in quanto a statuto conoscitivo, vale a dire adeguati al piano di realismo entro
cui si collocano. Perciò non sarebbe concettualmente possibile produrre un discorso sull’atomo in termini
di “motivazione alla fissione nucleare”, non essendo la “motivazione” un ente rilevabile, né essendo
possibile indagare -utilizzando un parossismo- dei costrutti propri delle scienze -logos con il microscopio.
6
metodi, strumenti
15
, in questo caso ci si colloca a livello di realismo ipotetico. Si
assume una separazione tra conoscente e conosciuto, in virtù della quale il dato
osservativo (il conosciuto) non corrisponde mai all’osservato (che è inconoscibile). In
tal senso viene sostenuto il pluralismo teorico, non si mette in discussione l’esistenza
della realtà, contemplando pertanto la possibilità di sovrapporre differenti mappe di
conoscenza. Dunque la relazione tra conoscenza e realtà è del tipo “come se”.
Se invece si adotta una modalità conoscitiva basata sull’assunto che non
esistano dati sensoriali puri, vale a dire indipendenti da qualsivoglia impianto
categoriale, ci si attesta a un livello di realismo concettuale: lo scienziato sostiene che
se è vero che la realtà non è separabile dai discorsi che la nominano e la descrivono,
essa s’impone appunto nei suoi effetti, come concretamente esistente, e,
apparentemente e di fatto, separata da coloro che la nominano
16
. Perciò si ritiene che
la conoscenza sia nell’osservatore, che conoscente e conosciuto coincidano, nel senso
che le produzioni discorsive di colui che conosce sono la realtà, una volta che essa
viene stabilita per senso comune: quello che si stabilisce è dato dalla forza impressiva
di ciò che si dice, in virtù di nessi retorico-argomentativi piuttosto che logici. In
particolare, i legami logici sono frutto di regole esplicite, convenzionali e stabilite a
priori (ad esempio le regole dell’insiemistica), per cui tutto ciò che viene prodotto
rimane nell’ambito da esse definito (ad esempio il sillogismo aristotelico), diversamente
i legami retorico-argomentativi permettono di legare anche elementi in contraddizione
logica, comportando quindi la configurazione di qualunque realtà. In questo senso è
possibile generare realtà “altre” modificando i nessi argomentativi, focalizzandosi sui
processi piuttosto che sui contenuti. Per quanto attiene al piano epistemologico in
esame, emerge come non si disponga di alcuna realtà a prescindere dagli strumenti di
conoscenza, delle categorie che consentono di generarla, essa è quindi
configurazione, artefatto. Pertanto, se la realtà è interna a un dato discorso, allora
anche per “i realisti concettuali” non è possibile pensare a nessun territorio, ovvero a
nessuna realtà, in quanto se si sottrae il “discorso” dal suo contesto non rimane
niente
17
. A tal proposito risulta possibile affermare che “ciò che è “reale” per un
monaco tibetano può non esserlo per un uomo d’affari americano […] ne deriva che
particolari raggruppamenti di “realtà” e di “conoscenza” appartengono a particolari
15
SALVINI A., Argomenti di psicologia clinica, Upsel Domeneghini Editore, Padova:1998
16
ibidem
17
ibidem
7
contesti sociali”
18
, in altre parole, nulla è reale, se non vi è accordo sociale sul fatto che
lo sia
19
, nel senso che, per il realista concettuale, le categorie che si adoperano sono
connotate culturalmente, non astrazioni ricavate dai dati dell’esperienza.
Nell’alveo della scienza è possibile individuare, di cui in questa sede si è già
offerto un cenno introduttivo, tre modalità conoscitive, applicando l’analisi dell’etimo
alle desinenze finali dei termini con i quali s’identificano le discipline, e quindi
suddividerle in scienze –logos, -ica e -nomos, differenti in quanto a principio
conoscitivo e dunque rispetto a come configurano ciò che poi è considerato l’oggetto di
conoscenza.
Le scienze a suffisso -ica (per esempio la fisica, la chimica, la matematica), si servono
di un linguaggio convenzionale stabilito a priori, ovvero di un linguaggio formale (cioè
un insieme di unità di simboliche e di relative regole di applicazione stabilite a priori,
come ad esempio la regola “+” in matematica, che consentono di “blindare” il valore
d’uso, ossia il significato, di tali unità o termini all’interno di uno specifico campo di
applicazione)
20
, in quanto l’oggetto di conoscenza è l’ente fattuale, rilevabile
empiricamente e suscettibile di misurazione nonché di traduzione mediante un
linguaggio formalizzato, ad esempio la “forza” in fisica e l’“atomo” in chimica.
Diversamente, le scienze a suffisso -logos (per esempio la psicologia, la sociologia, e
l’antropologia) fanno uso del linguaggio ordinario (in cui le regole di applicazione non
sono stabilite a priori, di conseguenza la costruzione di senso è affidata al dipanarsi del
testo, è cioè necessariamente affidata all’uso del linguaggio)
21
, quello comunemente
utilizzato dalla comunità dei parlanti, per strutturare i loro asserti e conoscono a partire
da una teoria di riferimento, ovvero “un discorso su” un certo oggetto di conoscenza,
come la “psiche” nell’ambito della psicologia. In tal senso, la produzione di conoscenza
non procede dalla rilevazione di enti ma si snoda mediante discorsi su, come indicato
dal suffisso. Per quanto concerne la biologia, questa identifica il proprio oggetto
d’indagine (ad esempio la cellula) nel piano fattuale utilizzando il linguaggio ordinario.
Per quanto concerne le scienze –nomos, queste si occupano degli oggetti della
conoscenza sui quali vengono stabilite delle leggi. Esse si muovono su un realismo di
tipo monista, e operano categorizzazioni degli elementi oggetto di studio. In termini
deterministici esse spiegano la relazione tra enti, ponendosi dunque sul piano
18
BERGER P.L. e LUCKMANN T., La realtà come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna:1969 (1966, ed.
originale)
19
GERGEN, K.J. e GERGEN M., La Costruzione Sociale come Dialogo, Logos Edizioni, Padova:2005
20
TURCHI G.P., Dati senza numeri, Monduzzi Editore, Bologna:2009
21
TURCHI G.P. e CELLEGHIN E., Logoi, Upsel Domeneghini Editore, Padova:2010
8
dell’empiria. Si distinguono dalle scienze –ica per la forma dell’asserto, di legge o di
teorie per queste ultime, solo di legge per le prime, ovvero di a priori non
necessariamente sottoponibili alla verifica dei fatti.
22
Facendo ritorno alla questione dei criteri di scientificità delle scienze -ica e -logos, nodo
cruciale da cui ha preso avvio la riflessione epistemologica qui presentata, risulta
possibile evidenziare come le prime appartengano a un orizzonte conoscitivo di tipo
monista o concettuale, mentre le seconde a un piano ipotetico se non concettuale, data
la mancanza di enti da rilevare.
Terminata dunque la trattazione degli aspetti relativi alla distinzione tra senso
scientifico e senso comune e allo statuto epistemologico, del fondamento degli oggetti
d’indagine delle tipologie di scienze individuate dall’epistemologia, si procede ora con
gli elementi riguardanti i paradigmi in cui le scienze hanno sviluppato conoscenza,
laddove con paradigma si fa riferimento a “un modo di conoscere che fornisce gli
elementi di cornice per mezzo dei quali si può produrre conoscenza ovvero gli
elementi, le categorie e i punti di riferimento entro i quali si conosce”
23
. Secondo Kuhn,
stabilendo quali sono i confini, le cornici entro cui si costruisce la conoscenza, il
paradigma riguarda l’aspetto del ”come” si conosce; inoltre, la scienza non progredisce
secondo un andamento lineare, ma per scarti tra paradigmi diversi, che possono
racchiudere anche differenti teorie, laddove per teoria s’intende la formulazione
sistematica degli assunti concettuali relativi a una scienza e derivati da un paradigma,
di per sé indiscutibili, legati tra loro da relazioni logiche, quantitative o di altro tipo. “Con
questo termine (paradigma) -scrive Kuhn- voglio indicare conquiste scientifiche
universalmente riconosciute, le quali, per un certo periodo, forniscono un modello di
problemi e soluzioni accettabili a coloro che praticano un certo campo di ricerche”
24
. In
altre parole, le categorie concettuali variano nel tempo e quindi la scienza non è
sempre uguale a se stessa: in termini kuhniani si assiste a un’alternanza di paradigmi.
A ciascuno dei paradigmi che si andrà a descrivere corrisponde uno dei “modi
conoscitivi” presentati precedentemente.
Il paradigma coerente con i presupposti del realismo monista, vale a dire che la
realtà è un’essenza conoscibile senza la mediazione di una teoria, è detto
meccanicistico. In quest’ambito si assume che la realtà sia determinata dall’intervento
di una causa, dunque compito della ricerca è individuare le determinanti di natura
22
TURCHI G.P., Dati senza numeri, Monduzzi Editore, Bologna:2009
23
KUHN T.S., The structure of scientific revolutions, Chicago, University of Chicago Press: 1962 [tr. it La
struttura delle rivoluzioni scientifiche, Giulio Einaudi Editore, Torino:1969]
24
ibidem
9
empirica tramite la rilevazione dei nessi causa-effetto tra le variabili oggetto di studio,
variabili di cui si presuppone la consistenza fattuale. Ad esempio, nell’ambito della
fisica Newton postula la Legge della Gravitazione Universale (1666).
Il paradigma relativistico
25
, invece, si colloca a livello di realismo ipotetico
perché presuppone che la realtà sia legata a sistemi di riferimento (spazio e tempo),
sicché non esistono leggi generali ma ogni ipotesi è vera in uno specifico universo
concettuale. La posizione è teoreticista, così definita: “i concetti precedono il dato, lo
“costruiscono” e trascendono comunque l’evidenza empirica, istituendo delle relazioni
fra assunzioni astratte che consentono di dare un senso e formulare ipotesi per la
verifica”
26
; in tal senso si può ravvisare il passaggio dai nessi empirico-fattuali ai nessi
logico-probabilistici.
Infine, il paradigma che si pone in linea con gli assunti del realismo concettuale
è detto interazionistico, secondo il quale la realtà risulta generata dall’interazione e
consta delle infinite possibilità che possono configurarsi, è artefatto costruito dalle
categorie dell’osservatore, sicché modificando dette categorie è possibile produrre una
realtà diversa. Tale modalità conoscitiva promana dalla legge quantitativa
d’indeterminazione formulata da W. Heisenberg (1901-1976), a indicare l’impossibilità
di determinare simultaneamente le grandezze riferite a due aspetti complementari, ad
esempio la posizione e il momento (ovvero il prodotto tra velocità e massa) di una
particella. In questo modo in fisica quantistica si sostiene che non è possibile pervenire
a una conoscenza oggettiva, ovvero rispetto all’oggetto individuato e misurato nella
fisica meccanicistica, in quanto lo strumento di misurazione, interagendo con quanto si
propone di misurare, lo modifica. In altre parole, ciò che osserviamo non è la natura in
se stessa ma la natura esposta ai nostri metodi d’indagine
27
, sicché la fisica moderna
continua a generare conoscenza ma non attorno agli oggetti della fisica newtoniana,
collocata a livello monista. Essi, infatti, si “dissolvono” in schemi ondulatori di
probabilità, ovvero non sono “cose” ma probabilità di interconnessioni, di interazioni,
per cui la realtà di cui noi parliamo non è mai una realtà “a priori”, ma una realtà
conosciuta e creata da noi
28
. Alla luce della riflessione testé tracciata, dunque, la
scienza è concepita come un processo caratterizzato da un’alternanza di paradigmi,
ovvero da cambiamenti di presupposti e dunque di modi di configurare quanto poi il
25
La denominazione discende dalla nota Teoria della Relatività di A.Einstein
26
TURCHI G.P. e PERNO A., Modello medico e psicopatologia come interrogativo, Upsel Domeneghini
Editore, Padova:2004
27
HEISENBERG W., Fisica e oltre, Bollati Boringhieri, Torino:1984 (1971, ed. originale)
28
CAPRA F., La rete della vita. Una nuova visione della natura e della scienza, RCS Libri, Milano:1997
(1996, ed. originale)