5
Stato, si trova in una fase di ristrutturazione sia in ambito edile che civile. Per quanto
riguarda lo studio che andremo a trattare, si tenterà di indagare lo stato di tutela dei
diritti dell’uomo e di revisione del codice di famiglia marocchino in atto: la
Mudawwana.
Il Marocco è, ancora per molte sfaccettature, un luogo ancestrale ed è questo che
lo caratterizza. Bagnato a Nord dal mar Mediterraneo, a Ovest dall’Oceano Atlantico,
(non a caso a Tangeri è luogo comune dire: è l’unico posto dove puoi immergerti
nell’oceano di giorno e la sera nel Mediterraneo), il paese è in prevalenza montuoso: il
Rif, l’Atlante, il Medio Atlante e l’Alto Atlante, senza sottovalutare il deserto del
Sahara.
Dove il berbero ha persistito, sia come lingua nonché come etnia, è il Marocco.
Nel complesso, tuttavia, gli arabofoni sono in maggioranza rispetto ai berberofoni.
Molti ritengono i Nord-Africani senz’altro arabi. In realtà si tratta di popolazioni
originariamente berbere e berberofone , poi arabizzate linguisticamente. Generalmente i
Berberi vengono raggruppati nel blocco musulmano; è a torto se, con ciò, li si assimila
ai veri musulmani, formati alla scuola del Corano.
Il Berbero marocchino, sia il sedentario del sud, sia il nomade del centro, sia il
rifano, conduce una vita basata sulla famiglia, la quale, nella sua forma naturale,
costituisce il primo nucleo della tribù, il fondamento della società berbera.
Diverse sono le etnie che lo abitano: le etnie berbere della montagna, gli arabi
marocchini, i beduini del deserto. È presente, addirittura, una comunità sudanese
liberata dalla schiavitù sessanta anni fa insediatasi nei pressi di Marzuga nel Sahara
orientale, della quale ho potuto conoscere un esponente.
In molte località montane, rurali e pre-desertiche tutto sembra essere rimasto
fermo alla “notte dei tempi” ad eccezione delle antenne paraboliche o dei telefoni
mobili.
Nei numerosi soggiorni in Marocco, ho sempre cercato di interagire con gli
abitanti del luogo, grazie anche all’uso di vocaboli autoctoni e di concetti coranici, che
hanno sicuramente suscitato stupore, nonché un briciolo di simpatia e stima in più. Ciò
6
mi ha permesso di toccare lo spinoso argomento della condizione femminile fra i diversi
ceti sociali. Ho rilevato divergenze contraddittorie fra ambito rurale e cittadino.
E’ vero si, che l’attuale regnante, Mohammed VI sta aprendo la via dei diritti delle
donne, ma ciò può considerarsi ancora un’utopia visto il mediocre sviluppo
dell’istruzione e, di conseguenza, della scolarizzazione ancora a livelli molto bassi.
Come può una donna godere di diritti se non le è concessa un istruzione?
Questo è il caso di Nadia.
Mentre soggiornavo a Chefchouen, località montana del Rif occidentale, mi recai
in una pasticceria. Una dolce figura si propose da dietro il bancone chiedendomi di cosa
avevo bisogno.
Ho chiesto prima in francese, poi in spagnolo ed inglese infine in arabo. Nadia
conosce la lingua araba solo nella forma dialettale. Il colloquio, molto semplice a causa
delle mie difficoltà nel dialetto della zona, si è risolto con un tè nella “medina vecchia”
poco distante dalla casa della famiglia. Molto riservata e cordiale, alle 21:00 aveva
l’obbligo di ritirarsi in casa. Accompagnata al portone mi invita ad entrare. Era la prima
volta che in Marocco entravo in una casa invitato da una donna nubile. Infatti, non era
un’ abitazione comune al mio immaginario di casa e famiglia. Le stanze in cui vengo
introdotto sono al piano inferiore di un’antica dimora arabo Andalusa disposta su due
livelli. Al piano superiore vivevano gli uomini della famiglia: il padre, i fratelli e i
generi; al piano inferiore le donne. Nadia mi presenta alla madre, alle tre sorelle
maggiori e alle due minori.
Due delle tre sorelle maggiori erano sposate, mentre l’altra, Laila, aveva
“superato” l’età del matrimonio. Di queste donne, solo la più giovane, Fatima di
quattordici anni, era andata a scuola e continuava a farlo. Si esprimeva in un discreto
francese che ha affievolito il mio imbarazzo non potendo parlare prima solo che in un
arabo approssimativo.
Uscito di casa, oltre alla felicità per la cordialità, mi sorpresero due aspetti in
particolare: la vita su piani differenti e in primis il sentimento discriminatorio sulla
donna considerata non più come una persona ma come un vecchio albero che, anche se
fiorisce non da più frutti.
7
Per dare fondamenta più salde alle mie impressioni, avevo bisogno di uno
scambio di opinioni che ho cercato e riscontrato in maniera pragmatica.
Recatomi a Tangeri, mi sono messo alla ricerca di Mohammed Choukri, il noto
scrittore marocchino. I suoi romanzi, quasi sempre di natura biografica, offrono un
quadro chiaro e lucido di alcune realtà marocchine e soprattutto di Tangeri. In una delle
sue ultime pubblicazioni, Il tempo degli errori, molto affascinanti sono le pagine in cui
lo scrittore parla dei suoi rapporti con le donne. Scrive a proposito di ciò : “Le donne
oneste sono noiose. Le prostitute sono astute, attraverso loro capisci la vita. Le sento
vicine a me perché come me sono delle emarginate”.
Ho incontrato l’intellettuale tangerino, che nonostante i gravi problemi di salute,
si è mostrato molto disponibile a rispondere alle mie domande. Vi è anche una
documentazione filmata, una delle ultime, immagino, visto che Mohammed Choukri è
scomparso da pochi mesi. Lo scrittore mi ha fornito in maniera generale quale sia la
“diversità” fra le donne fornendomi una descrizione dei vari “ habitat” nei quali si
svolge la loro vita.
Choukri ha messo in evidenza come la vita in città per una donna di ceto elevato
non sia poi così differente da quella di una donna occidentale : può permettersi di
studiare sia in Marocco che in Francia, Stati Uniti o Italia. I drammi e le “tragedie”
invece, si consumano dove la povertà è l’unico comune denominatore della società. Ha
messo in luce come molte donne siano costrette a prostituirsi e verso quante malattie,
quali sifilide o Aids, queste donne vadano incontro. Non ha sottovalutato il fenomeno
delle migrazioni e dell’istruzione che fa del Marocco tuttora uno dei paesi con minore
tradizione letteraria. Sul re del Marocco non ha voluto esprimere pareri.
Inevitabilmente, è risaltata l’importanza della Mudawwana e, della sua revisione.
Il confronto con Choukri, e, la ricerca di nuove fonti, mi hanno permesso di avere
uno spirito più critico e stimolante ai fini di questa ricerca. Mi sono fornito di validi testi
dai quali ho attinto innumerevoli informazioni che spero diano valore e attendibilità a
questo studio che andremo a trattare.
Passeggiando per le vie della Tangeri moderna ho potuto constatare di persona la
presenza di donne in uffici postali, negozi per telefonia, banche e polizia.
8
L’abbigliamento, ad eccezione di chi indossa un uniforme, è lontano da costumi tipici
marocchini. Ci si veste alla “occidentale”ed è facile imbattersi tra ombelichi scoperti e
spalle nude. E’ palese come gli effetti della vicinanza con la Spagna abbiano
contaminato gran parte della gioventù marocchina. Il modello europeo rappresenta
sicuramente l’avanguardia anche come atteggiamento mentale per chi non accetta o non
osserva più certi aspetti imposti dalla tradizione, e abbraccia stili di vita meno ortodossi.
Se ci si inoltra in altre zone, meno appariscenti, lo scenario è nettamente diverso. E’ raro
incontrare donne sole per strada di giorno, le si può notare al suq (tipico mercato arabo),
insieme dal fornaio, o ad osservare l’”Eldorado” dalla costa insieme ai propri figli. Per
“Eldorado” ci riferiamo alla Spagna dove spesso vivono e lavorano marito e figli
maschi.
Sovente la vita delle donne, anche in ambito cittadino, è prettamente legata alla
conduzione della casa. E’ lì che si svolge la loro vita, tra bucato e tagìne.
Solo per poche dunque, vi è una possibilità di confronto con l’altro sesso in
ambito lavorativo. Questa breve descrizione di tipo sociale è senza dubbio vera per gli
ambienti rurali, tuttavia in ambito cittadino le situazioni cambiano: le esigenze della
modernizzazione hanno portato alla formazione di un ceto di donne funzionarie, la cui
posizione nella società viene scandita dai ritmi lavorativi. Di recente la pubblicistica
francese ha indagato sull’integrazione femminile in ambito cittadino e lavorativo.
Facciamo riferimento in particolare a Femmes fonctionnares du Maroc
1
un testo
dove si analizza da vicino la poco conosciuta situazione delle donne che esercitano un
ruolo attivo nella dinamica lavorativa della società marocchina (con tutti i problemi che
vengono sollevati nel senso della lenta modernizzazione del paese, e sappiamo quanta
parte riveste il ruolo delle donne in questo processo a quanto pare inesorabile).
Nonostante le pressioni della modernizzazione, potrebbe essere di notevole aiuto
prendere in considerazione la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
nell’Islam, per sottolineare come addirittura un testo di così recente pubblicazione nato
sotto l’egida dell’UNESCO, tenga come principi basilari la superiorità del musulmano
1
Sous la direction de Driss Guerraoui, L’Harmattan, Paris, 2002.
9
sul non musulmano per non dire della superiorità dell’uomo sulla donna
2
. Realizzata nel
1980 da un gruppo di musulmani a Parigi, la Dichiarazione presenta alcuni aspetti di
sicuro interesse poiché dispone di un lungo preambolo dove vengono elencati i principi
della teologia ed antropologici della visione islamica e del mondo e dell’uomo. Si
compone di 23 articoli in cui vengono trattati gli aspetti più spinosi dei Diritti
dell’Uomo musulmano moderno.
Vi sono però numerosi dubbi circa i paradossi che questa carta contiene, come
bene ha evidenziato già dal 1984 il Borrmans. Per esempio che il testo sia stato
proclamato da musulmani che vivono in Occidente. Rimane il fatto che il testo arabo è
di pura concezione islamica e di tipica espressione sunnita, quindi molto interessante
per ciò che concerne la condizione della donna specialmente per quegli articoli a lei
specificatamente dedicati. Il riconoscimento di questi diritti è il preambolo per la
costituzione di una società islamica fedele alla tradizione religiosa. Infatti il primo
articolo è l’icona dell’uguaglianza tra gli uomini in ogni aspetto della loro vita sociale,
dal punto di vista religioso, di origine, razza e sesso
3
.
Ma se rivolgiamo la nostra attenzione all’articolo 19 relativo al diritto di
costituire una famiglia, ci accorgiamo quasi istantaneamente, che l’eguaglianza è
paradossale in quanto, come appunto si può leggere nel Corano (II, 228): “Esse hanno
dei diritti che sono equivalenti ai loro doveri in conformità ai costumi. Gli uomini
dispongono però di una certa preminenza su di esse”. Quindi una tale posizione non
sembra poi differire troppo dall’opinione di un classico autore musulmano quale fu Ibn
Khaldun, che pure affermava l’uguaglianza fra uomo e donna nell’ordine religioso e
morale, mentre sul piano civile, cioè politico e giuridico, essa gli è assai inferiore
4
.
A questo punto, per quel che riguarda la situazione marocchina, viene spontaneo
chiedersi a quale tipo di costume dobbiamo riferirci: se a quello sociale, la differenza tra
2
In Studi in onore di Francesco Gabrieli nel suo ottantesimo compleanno, a cura di R. Traini, vol. I, p.
96, Roma 1984. La traduzione italiana di riferimento sarà da adesso in poi questa del M. Borrmans.
3
Art. 1 Dichiarazione Universale Dei Diritti Dell’Uomo Nell’Islam, M. Borrmans, Studi in onore di F.
Gabrieli, 1984, Roma.
4
Citato in D. Santillana, Istituzioni di diritto musulmano malichita con riguardo anche al sistema
sciafiita, Roma 1926, p. 97.
10
ambiente cittadino e rurale, o a quello relativo alla diversità di stile di vita tra una
famiglia musulmana laica ed una osservante.
Se viviamo alcune realtà marocchine, in particolare quelle legate ad ambienti
rurali-tribali, deduciamo che la situazione della donna rimarrà fedele alla tradizione e
forse mai arriverà ad una emancipazione completa. In città, al contrario, la vita offre
altre alternative determinate sia da maggiori possibilità lavorative che da una
educazione scolastica sicuramente più strutturata. In diverse località, infatti, sono stato
invitato e ospitato da uomini e non ho mai conosciuto la moglie o le mogli. Ricordo
Layachi che in tre giorni di permanenza non ha permesso alla propria moglie di
circolare in casa se fossimo stati all’interno e quando ci fermavamo per pranzo o per
cena i pasti venivano serviti dal figlio minore Husain. In tre giorni avevo convissuto con
la parte maschile della famiglia. In ambiente rurale, ho spesso rilevato la presenza di
matrimoni poligamici. Nelle vicinanze di Laraiche, sulla costa atlantica a pochi
chilometri a sud di Tangeri, perdutomi un po’ per errore un po’ per spirito di avventura,
vengo accolto da una donna che pensando fossi in difficoltà mi disse : “Hubs, hubs!”
( pane, pane). Entrato in casa mi viene indicato il posto dove aspettare. Dopo qualche
minuto entra il padrone Ahmed. Mangiamo insieme e finito il pasto mi mostra la sua
casa e i suoi terreni. Ahmed è sposato con due donne da cui ha avuto venti figli. La cosa
che mi sorprese fu che l’ultimo figlio era minore di un anno rispetto la nipote nata dalla
sorella maggiore. Chiesi pertanto ad Ahmed se ricordava il nome dei suoi figli e se li
riconosceva insieme ad altri ragazzini. La risposta fu un paragone piuttosto singolare:
“Se ad un pastore manca una pecora se ne accorge anche se a volte può confondersi”.
Sicuramente la poligamia o la bigamia è un argomento che suscita interesse sia per ciò
che riguarda la nostra concezione di matrimonio sia per la modificazione della struttura
familiare marocchina intenta ad abbracciare il modello monogamo occidentale. Bisogna
non trascurare in ogni caso la differenza tra matrimonio e nikah.
Il matrimonio è un contratto tra futuri moglie e marito con relativi diritti e doveri,
mentre, come afferma giustamente Giorgio Vercellin, nel nikah (accoppiamento), il
11
fulcro è sulla relazione sessuale.
5
Vedremo meglio in seguito sull’argomento. Per quel
che riguarda il nostro studio, parlare di donna musulmana marocchina è come parlare di
un universo reale ma poco conosciuto. Il materiale a disposizione è veramente irrisorio,
se si specifica il Marocco, i testi di maggiore interesse sono in lingua francese. Se
consideriamo la bibliografia sulla donna islamica in generale vi è a disposizione una
vasta gamma di informazioni. In verità, i testi di maggiore interesse sono, anche se da
alcuni considerati superati, il diritto Malikita, la Mudawwana, il Corano, e la più recente
pubblicistica riguardante la condizione e la situazione della donna in Marocco. Per le
notizie generali sull’ Islam e la posizione della donna, faccio riferimento soprattutto a
Giorgio Vercellin, Alessandro Bausani, David Santillana
6
.
Affrontando il centro del nostro studio, di importanza notevole è
l’approfondimento di Julie Combe nel: La condition de la femme marocain
7
, dove
troviamo diversi spunti a proposito del diritto islamico di famiglia, sui principali poli di
discriminazione, sull’applicazione della legislazione internazionale e la concezione
marocchina dei diritti dell’uomo senza trascurare l’istruzione e la volontà di attuare un
cambiamento all’interno della società. Uno dei testi più accreditati per la mole degli
argomenti trattati e la chiarezza con i quali vengono presentati. Leggendo il volume
sono, per altro, affiorate l’ importanza di convenzioni quali la CEDAW
8
e l’adesione del
Marocco, e la Carta internazionale dei Diritti dell’Uomo. Oggigiorno le discriminazioni
rivolte alle donne non riguardano solo la donna islamica, anche in Italia spesso come in
tutto l’Occidente ci troviamo a discutere di donne ed emancipazione. La misoginia fa
purtroppo parte di una cultura ereditata da persone che oltre ad essere ignoranti, pensano
ancora di avere un ruolo esclusivo nella società. Basti pensare banalmente alla “donna
al volante…” per non esagerare! In Marocco sono poche le donne che guidano, ciò è il
più delle volte considerato una priorità o un vantaggio degli uomini. Sicuramente
5
G. Vercellin, Tra veli e turbanti, Marsilio, Venezia, 2000.
6
D. Santillana, il Muhtsar “ Sommario del Diritto musulmani”, di Halil Ibn Ishaq, vol. II, Unico Hoepli,
Milano, 1919. Istituzioni di Diritto musulmano Mlikita, con riguardo anche al sistema sciafiita, vol. I e
II, Roma, A. R. E. ,1926.
7
J. Combe, La condition de la femme marocaine, L’Harmattan, Paris, 2001.
8
Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazioni sulle donne, 8 dicembre 1979.
12
l’utilizzo di una vettura non è al centro dei nostri studi ma può essere sicuramente una
spia di come sia la situazione sociale e di conseguenza economica del paese.
Il Marocco appare oggi come l’Italia del secondo dopo guerra, io non l’ho
vissuta direttamente se non attraverso i libri di storia e l’immenso patrimonio
cinematografico lasciatoci da Pier Paolo Pasolini, Mario Monicelli, Luchino Visconti. Il
Marocco è come un nostro film degli anni ’50-60 ma con una situazione ancora
controversa su quali siano i principi da dover cambiare e ristrutturare tenendo conto che
la religione ha ancora un ruolo fondamentale sulla giurisprudenza e sugli usi e costumi
di questa società divisa tra modernità e tradizione. Infatti è sorprendente come cambia lo
scenario tra Tangeri e un piccolo centro come El-Jebah.
Tangeri rappresenta come Casablanca o Rabat la città moderna dove sussiste una
società al confine fra ancestralità e modernità; El-Jebah e tante altre località che
appaiono visibilmente sugli stradari sono contornate da asini o buoi anziché automobili
(lusso per pochi), non c’è corrente elettrica, e la normale attività della donna ruota fra la
tessitura di tappeti e la vita di campagna tra semina e raccolta.
Per quanto riguarda la pubblicistica più recente in materia della donna
marocchina, facciamo subito riferimento ad un’ interessante pubblicazione del 1997 in
lingua francese, unica lingua nella quale vi sono testi significativi, dal titolo Droits de
Citoyenneté des Femmes au Maghreb
9
. Si tratta di un volume collettaneo che contiene
una quantità non indifferente di contributi. Il volume si suddivide in tre parti: la prima
si interessa della condizione socio-economica delle donne; la seconda si occupa della
loro condizione giuridica, e la terza dei movimenti femministi. Nella prima parte, un
articolo ci informa sulla cittadinanza delle donne e sull’uguaglianza dei diritti in
Maghreb. Il terzo articolo dei cinque che compongono la prima parte, è a cura di
Temsamani Haji Touria che analizza la condizione socio-economica della donna in
Marocco. Per la condizione giuridica Bennani Farida ci introduce alla condizione della
donna marocchina. Sempre nella seconda parte l’ultimo contributo mette in luce lo
statuto della donna marocchina in seno all’istituzione familiare.
9
A. A. V. V. , Droits de citoyenneté des femmes au Maghreb, Ed. Le Fennec, Casablanca,1997.
13
Un altro studio pubblicato dalla collana Afrique Orient del 2000, si intitola
Femmes Culture et Societé au Maghreb
10
ed è composto di due volumi. È un excursus
davvero stimolante sulla cultura islamica, sul mondo delle donne e della famiglia, sulle
dinamiche politiche e lo sviluppo che ha accompagnato il Paese negli ultimi anni fino
alla modernizzazione in atto che è storia di questi giorni. I due volumi sono frutto di un
convegno tenutosi a Tangeri nel 1991.
Il primo volume è particolarmente utile visto che ci concede la possibilità di
trarre informazioni sulla società rurale marocchina. Gli articoli a cui facciamo
riferimento, riguardano le donne e le loro evoluzioni sociali prendendo in esame la
regione del Rif centrale. Viene messa in evidenza quale sia la superiorità dell’uomo
sulla donna. Un altro articolo ci spiega la legittimazione del potere in Marocco.
L’ultimo preso in considerazione riguarda la famiglia e lo sviluppo nella città di Fes,
dandoci uno quadro che definisce le dinamiche urbane, economiche e gli effetti delle
attività. Il testo integra le nozioni sul Marocco con altre del mondo islamico
magherbino. Gli scritti presi in esame sono il risultato di un équipe di storici, sociologi,
giuristi ed economisti in una prospettiva che evidentemente fonde diversi campi di
indagine.
Il secondo volume, ci illustra il diritto Malikita e di Famiglia e le riforme nel
Maghreb indipendente facendo un confronto fra Algeria, Tunisia e Marocco oltre a
metterne in risalto la differente storia. In un capitolo Abderrazak Moulay Rchid, prende
in questione la Mudawwana considerandone l’applicabilità, i metodi e la politica di
codificazione, il diritto di famiglia e la politica di solidarietà.
Un testo più recente di Rita El Khyat Le Maghreb Des Femmes, del 2001,
composto in tre parti ci offre una discreta visione del Marocco sia dal punto di vista
geografico, che della popolazione e del passato colonialismo. La seconda parte, più
importante, è un’analisi sulla precarietà giuridica della condizione delle donne,
l’analfabetismo e la realtà storica attuale. La terza ed ultima parte si occupa delle donne
10
R. Bourquia, M. Charrad, N. Gallagher, Femmes Culture Et Societé Au Maghreb, Afrique Orient, 2000.
14
dei cinque paesi del Maghreb
11
. In questo libro l’ autrice vorrebbe mettere in luce che
spesso sono le stesse donne a porre un freno alla loro emancipazione.
Un altro riferimento bibliografico della stessa scrittrice pubblicato anche in
lingua italiana nel 2002 è La donna nel mondo arabo un saggio antropologico diviso in
quattro capitoli dove si cerca di trovare una risposta sulla fissazione del ruolo della
donna nell’Islam, su cosa vuol dire essere una donna araba oggi e sull’aspetto sociale e
culturale della donna come oggetto e soggetto.
Sempre nello stesso anno, un’altra pubblicazione proposta dall’Association
marocaine pour le droits de femmes è : Témoignages de femmes. Il testo comprende una
versione in lingua araba e una in lingua francese. Nella presentazione si vuol mettere in
evidenza come nonostante si siano accettate le convenzioni internazionali
sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione a riguardo delle donne e in
generale dei diritti umani, la donna è vittima di diverse violazioni di diritti, sul piano
oggettivo, sul piano giuridico e giudiziario. Il testo presenta una serie di testimonianze
di donne marocchine in un’età che varia dai 17 ai 77 anni, nubili, sposate, ripudiate o
divorziate, residenti nei quartieri popolari o nelle “bidonvilles”. Di 454 donne che hanno
visitato l’associazione, la selezione del dossier si è basata su venti testimonianze, le più
significative, sotto la consulenza dell’avvocato del centro. Il criterio di scelta si basa
sulle donne vittime di violenza psichica e/o morale, di violenza sessuale e sulla
violazione dei diritti relativi allo statuto personale. Il nome del centro a cui fa capo
l’associazione è Fama con sede a Casablanca. Il testo è stato relizzato grazie ai fondi
promossi dalle Nazioni Unite
12
. Porteremo in luce qualche significativa testimonianza
nel percorso di questa ricerca.
Ultimo testo a cui facciamo riferimento, il più recente, del 2003, è ancora a cura
dell’ Association marocaine pour le droits des femmes (AMDF), provvista anche di un
sito web
13
, A L’école de l’impunité
14
, ed è frutto di un lavoro di équipe. Lo studio si
11
R. El Khyat, Le Maghreb des Femmes, Ed. Marsam, Casablanca, 2001.
12
N. Elboudali, M. Naoui, Témoignages de femmes, Ed. Le Fennec, Casablanca, 2001.
13
[email protected]
14
M. D’Khissy, A L’école de l’impunité, Ed. Le Fennec, Casablanca, 2003.
15
occupa fondamentalmente di molestie sessuali senza trascurare quali siano le diversità e
molteplicità di abusi : verbali o fisici, sempre e comunque psicologici.
Il documento è sicuramente importante per la quantità di informazioni che non
solo danno validi esempi sulla definizione di abuso, ma anche come percepirlo e
riconoscerlo. Si discute di come spesso nelle scuole o Università questa pratica si
diffonde. Vi sono inoltre spunti sulle misure di protezione e di prevenzione verso queste
molestie.
Nonostante lo scopo di questo studio sia rivolto al Diritto musulmano, per capire
una realtà a noi poco conosciuta in prima persona, dobbiamo fare riferimento anche a
scritti meno didattici o manualistici. Alcuni romanzi (spesso di natura biografica),
portano in risalto situazioni molto pungenti sulla società e soprattutto sulla condizione
di vita della donna che spesso non riesce a “rompere” il muro dell’ingiustizia di fronte
al quale si infrangono le aspettative di una vita più umana nel rispetto della tolleranza e
del bisogno naturale di vivere insieme.
Una riflessione che mi sorge spontanea sta nel fatto che dopo qualche migliaia di
anni ancora non raggiungiamo un livello di civilizzazione adeguata al progresso e alla
tecnologia messaci a disposizione. Si può certamente sapere utilizzare uno strumento
senza capire profondamente gli effetti che possa causare. Ci si ostina ad essere
“padroni” di una realtà trascurando i risultati causati dall’ignoranza. “Qualcuno” ha
usato la furbizia o la forza fisica, economica e politica spesso in nome di una religione
interpretata a favore di pochi, per reprimere i più deboli e per creare una struttura più
facile da controllare.
La donna, soprattutto quella araba prima che musulmana è un soggetto passivo
della società anche se attorno a lei ruota il senso della vita. Essa è importante “solo”
perché diventa madre e non perché possa essere parte fondamentale di qualsiasi attività
gestita da uomini. È forse un intermediaria tra uomo e potere? Come si riflette la
frustrazione di una donna sui suoi figli? Forse la ciclicità degli eventi non dà nemmeno
respiro alla considerazione della donna come parte modificabile nella società e nella
famiglia perché la tradizione è talmente insita che si accetta la propria vita come se
fosse già predestinata. Mi ricollego a questo proposito a Mariam.
16
Nella città di Meknes entro in un ristorante, uno dei pochi in cui sono stato che
fosse gestito da una donna. La signora era indaffarata perché stava allestendo una cena
per un matrimonio e non aveva molto tempo da dedicarmi. Ma, tra una pietanza e l’altra
cercai di porre alcune domande utili ai fini di questa ricerca. Bene, la donna aveva
trentasei anni e due figli, rispettivamente di diciassette e quattordici . Si considerava già
una donna “vecchia”! Pensai a qualche donna di mia conoscenza della stessa età e
ancora nel “fior fiore” della vita. Le chiesi perché si dichiarava vecchia e la donna mi
spiegò che nella sua vita aveva compiuto il suo “ciclo” : si era sposata e aveva due figli
grandi quasi pronti per formarsi una famiglia e la sua attività era quella di gestire il
ristorante del marito. Le chiesi, perciò, del marito e mi informò che si trovava a
Marrakesh per lavoro da oltre sei mesi mentre lei faceva fronte alla conduzione del
ristorante. Nonostante fosse molto coperta, Mariam aveva dei tratti molto delicati e
secondo il mio parere, nonostante si ritenesse vecchia, rappresentava pienamente la
bellezza marocchina. Cercai allora di farglielo notare e le chiesi banalmente se le
mancasse il marito e come viveva in sua assenza. La donna a queste domande, forse più
intime, iniziò a rispondere in maniera secca e decisa. Mi diede ad intendere che la sua
vita era così: non c’era nulla di strano, il marito stava lavorando per la famiglia. La sua,
era una comune vita di donna a cui non manca nulla, anzi, lavora e una parte del
guadagno è di suo possesso, frequenta le sue amiche e si dedica ai figli. Tutto ciò mi
sembrò “strano” per le differenze che avevo riscontrato nella vita di altre donne perciò
le chiesi del marito e di come facesse a stare lontano da casa da più di sei mesi.
La donna si trovava di fronte a una domanda che forse anche lei si era posta. Non
rispose e si scusò per non potersi ancora dedicare alla chiacchierata, in vista del
matrimonio. Mariam sembrava accettare la sua vita così per come la viveva, non sentiva
l’esigenza di cambiarla, accettava la situazione nel nome di “Allah”. Pensai al deserto:
chi nasce e vive nel Sahara pensa (se e finquando non conosce un’altra realtà) che tutto
il creato sia così! Nel corso della storia, la società ha seguito un percorso delineato da
tappe decise attraverso prove che hanno determinato la validità di “modelli” da
accettare nel tempo.