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INTRODUZIONE
Il concetto di conciliazione è da porsi in relazione a quello di equilibrio
1
tra
la sfera pubblica e la sfera privata della vita degli individui
2
. Queste due
dimensioni, vita privata e lavoro, sono tutt’altro che separate, in quanto fanno
parte di un delicato sistema di interdipendenze
3
che informa, nel suo complesso, la
domanda e i tempi del mercato del lavoro e le esigenze relative all’organizzazione
familiare
4
. Tuttavia, i due ambiti di vita pongono vincoli che rendono difficile la
completa realizzazione di se stessi, non solo in quanto individui: conciliare
significa appunto poter prendere decisioni secondo i propri desideri e i propri
progetti di coppia
5
.
La società in cui viviamo ha portato a una rottura dell’armonia che dovrebbe
accompagnare la crescita di ognuno, come persona e come lavoratore. Per capire
come al giorno d’oggi si necessiti di un riequilibrio, bisogna partire da un’analisi
delle trasformazioni demografiche e socio-culturali che hanno interessato tutto il
mondo occidentale lungo la seconda metà del Ventesimo Secolo, che, se da una
parte hanno mutato il modo di “fare famiglia”, dall’altra hanno avuto un impatto
notevole sull’economia, sulle caratteristiche del mondo del lavoro e sulla
domanda e l’offerta di politiche sociali.
1
Non a caso, in lingua inglese, si usa la terminologia work-life balance, l’equilibrio tra lavoro e
vita privata.
2
Del Re A. (a cura di), Manuale di pari opportunità. Per un orientamento sulle politiche di
genere, Padova, Cleup, 2008, pag. 181.
3
Saraceno C., Naldini M., Sociologia della famiglia, Bologna, Il Mulino, 2007, pag. 191.
4
Quadrelli I., Osservatorio nazionale sulla famiglia, working paper n.2, Promuovere la
conciliazione tra responsabilità familiari e impegno lavorativo nei luoghi di lavoro, online al sito
web: www.osservatorionazionalefamiglie.it, 2012.
5
Provincia Autonoma di Trento, Osservatorio per le politiche di pari opportunità, Conciliare
famiglia e lavoro. Una necessità per tutti, online al sito web: www.pariopportunità.provincia.tn.it,
2007.
4
Il mio interesse verso le problematiche e gli ostacoli legati al conflitto tra
responsabilità familiari e lavorative mi ha spinto ad approfondire la tematica delle
politiche di conciliazione seguendo uno schema che vuole offrire una panoramica
d’insieme che, seppur non esaustiva, possa aiutare a comprendere le motivazioni
di fondo che hanno portato a un’attenzione crescente da parte dell’opinione
pubblica e delle arene decisionali a livello sovranazionale, nazionale e locale.
Il Capitolo 1 adotta una prospettiva storica riguardante la valenza culturale e
sociale assegnata al sistema-famiglia in un’ottica di genere: un punto di partenza,
in quanto permette di dare un senso all’eredità che pesa sul sistema di welfare
italiano attuale, che, come si spiegherà in seguito, è in grave ritardo rispetto alla
maggior parte dei sistemi degli altri paesi europei. Il retaggio del modello di
famiglia patriarcale, caratterizzata da relazioni gerarchiche tra uomo e donna che
riproducevano stereotipi e disuguaglianze, ha influito pesantemente sul quadro
normativo e culturale, avallando a livello istituzionale la costruzione sociale della
divisione di genere in famiglia e sul lavoro.
L’impostazione di rigida subordinazione delle donne nei confronti di padri e
mariti che fonda le basi del diritto di famiglia vigente fino al 1975 e la
segregazione della donna in comparti occupazionali a bassa qualifica, nel settore
agricolo prima e nel terziario poi, sono esempi che spiegano come l’avvallo
politico-istituzionale della disparità sia tra le cause della sequela di non-interventi
e omissioni che hanno per troppo tempo reso il sistema di politica sociale
impermeabile al mutamento e al soddisfacimento delle nuove esigenze di welfare,
lasciando scoperti ampi spazi di tutela.
L’introduzione tardiva del concetto di conciliazione nel nostro paese è
dovuta principalmente al doppio livello di divisione di genere del lavoro e delle
responsabilità: se stereotipi e ruoli socialmente costruiti hanno fortemente
differenziato le aspettative sociali di uomini e donne, gli uni dediti al lavoro
remunerato al fine di provvedere al sostentamento della famiglia, le altre “angeli
del focolare”, la politica italiana, da parte sua, sin dagli anni ’50 e ‘60 ha
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istituzionalizzato il ruolo della famiglia negli ambiti di cura e assistenza, dando
vita a un patto compromissorio secondo cui la creazione di un sistema di garanzie
occupazionali e previdenziali destinate al lavoratore capofamiglia sopperiva alla
mancanza strutturale di prestazioni sociali. La complementare asimmetria tra
madri e mogli homemaking caregiver e padri e mariti male breadwinner che ne
deriva è l’assunto alla base dello sviluppo di un quadro di regolazione dei rapporti
di lavoro fortemente disincentivante per le donne con carichi familiari.
Lo squilibrio di genere è solo una delle criticità che questo lavoro vuole
evidenziare. Il diverso grado di assorbire, accettare e assecondare i mutamenti
demografici e socio-economici, sia a livello europeo, sia a livello locale, ha infatti
determinato forti squilibri geografici per quanto concerne le modalità d’intervento
delle politiche sociali. Il Capitolo 2 introdurrà un’analisi delle principali teorie
legate ai diversi modelli di regimi di welfare, dando conto del nucleo da cui sono
originati dibattiti all’interno della letteratura riguardante gli studi sullo stato
sociale, in particolare sulle specificità che accomunano i singoli contesti nazionali
a livello europeo.
In particolare, il diverso grado di attenzione e importanza assegnata ai diritti
del singolo, al principio di uguaglianza all’interno della coppia e alle obbligazioni
familiari ha dato vita ad una dicotomia tra paesi che preferiscono l’attivazione di
servizi alla famiglia e paesi che intervengono maggiormente attraverso
l’erogazione di prestazioni monetarie. Questo lavoro vuole evidenziare, ancora
una volta, l’influenza che i valori tradizionali hanno avuto nell’attivazione delle
prime misure di sostegno economico al mantenimento della famiglia. La
preferenza accordata ad interventi di monetizzazione della risposta al bisogno è
coerente con il carattere sussidiario dell’intervento pubblico italiano in campo
sociale.
L’attualità del tema dei congedi di maternità e parentali, che hanno un ruolo
centrale nell’agenda delle politiche sociali, del lavoro e di pari opportunità
nazionali ed europee, induce ad una trattazione in prospettiva storica delle
6
iniziative legislative che hanno introdotto i congedi, strumenti rivolti alla gestione
del tempo familiare, tenendo conto dell’importanza dell’impulso e delle
sollecitazioni ad opera dei movimenti femministi e delle direttive in ambito
sovranazionale. L’attuale legislazione nazionale di disciplina dei congedi inoltre
contiene norme a favore della riorganizzazione del tempo sociale, che, dopo
troppo tempo, rende davvero sussidiarie le politiche pubbliche di conciliazione, in
quanto rende protagonisti gli enti locali promuovendo la concertazione degli
interventi con il coinvolgimento del tessuto sociale del territorio.
Il terzo e ultimo Capitolo intende presentare l’origine delle politiche di
conciliazione in un’ottica di declinazione del concetto di diritti umani: formulate
dapprima in sede sovranazionale e internazionale come politiche di pari
opportunità, finalizzate al superamento delle disuguaglianze di genere, solo
successivamente hanno inglobato l’attenzione verso i temi della conciliazione e
della parità di accesso e partecipazione a tutti gli ambiti del vivere sociale, tra cui
il lavoro e la vita politica. Proseguendo con la presentazione di uno dei principali
strumenti europei finalizzati alla promozione dell’inclusione e dell’eguale
partecipazione allo sviluppo economico e sociale, il Fse, nel terzo Capitolo verrà
presa ad esempio una delle misure finalizzate alla riduzione degli squilibri di
genere, tramite l’incentivazione di una miglior condivisione delle responsabilità
familiari e di un maggior tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro:
il nido aziendale. In particolare, ne viene presentata brevemente l’eccellenza
veneta di ieri e di oggi. Al servizio del benessere aziendale è anche la seconda
misura presa in esame, il processo di auditing aziendale, recentemente lanciato
come sperimentazione a livello nazionale.
L’ultimo paragrafo di questo lavoro intende introdurre sinteticamente le più
recenti prospettive riguardanti l’ambito europeo e nazionale in tema di disciplina
degli strumenti di conciliazione, a riprova della centralità guadagnata ultimamente
dalla tematica dell’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro.
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CAPITOLO 1
DALLA FAMIGLIA-IMPRESA ALLE STRUTTURE FAMILIARI
CONTEMPORANEE
Nel ventennio immediatamente successivo al Secondo Dopoguerra, la
ricostruzione non fu solo materiale, ma anche politica, civica e culturale
1
. In Italia
si è assistito alla conversione da Paese a forte connotazione agricola a Paese
industrializzato, la quale ha portato con sé fenomeni demografici di ampie
dimensioni come l’urbanizzazione
2
di massa e un forte dinamismo delle strutture
familiari. Il vento di cambiamenti che si respirava in quegli anni riguardava una
ridefinizione degli stili, delle possibilità di scelta individuali, dei ruoli all’interno
della famiglia
3
, delle relazioni intergenerazionali.
Analizzando il combinato di fattori che ha destabilizzato gli equilibri su cui
si poggiava la società europea fino alla metà del secolo scorso, è utile partire dal
presupposto della grande varietà di discorsi che hanno caratterizzato, in modo
diverso da paese a paese, le esperienze familiari. Elementi legati alla religione e
alla morale, nonché tradizioni culturali e legislative, hanno reso la famiglia un
vero e proprio attore sociale
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capace di incidere sulla portata effettiva e sulle
tempistiche del cambiamento. Proprio l’accento sulla dimensione comparativa dei
mutamenti socio-culturali dei paesi europei aiuta a capire le criticità e i motivi alla
base delle diverse definizioni dei rapporti tra famiglia e Stato
5
.
1
Del Boca D., Repetto-Alaia M. (a cura di), Women’s world, the family, & social policy. Focus on
Italy in a european perspective, New York, Peter Lang, 2003, pag. 1.
2
Saraceno C., Naldini M., op. cit., pag. 29.
3
Del Boca D., Repetto-Alaia M., op. cit., pag. 2.
4
Saraceno C., Naldini M., op. cit., pagg. 10-11.
5
Del Re A. (a cura di), op. cit., pag. 125.