CAPITOLO PR1J\tIO
GLI ANNI GIOVANILI
L'ambiente familiare in cui visse Rossetti fu un im
mensa' ricettacolo di stimoli, determinanti per la sua for
mazione personale e artistica.
All'interno della famiglia Rossetti il padre occupava
un posto importante, influenzando in parte il destino poe
tico di Dante Gabriel, come vedremo in seguito. Carat
teri almen te padre e figlio si somigliavano; entrambi
diffidenti e suscettibili alle critiche, possedevano una na
tura ipocondriaca che li portava ad accentuare la gravità
dei loro malesseri. Un altro elemento che li accomunava
era il rimpianto, che nel figlio fu rappresentato dalla
perdita della moglie Lizzie, e nel padre dall'impossibilità
di ritornare in patria dopo l' esilio.
Dante Gabriel s'avvicinava per temperamento anche
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alla sorella Christina, di due anllI più giovane. Oltre alla
somiglianza fisica, condividevano la stessa sensibilità e
tendenza al misticismo.
Anche Christina diventò poetessa, e nei suoi contenuti
poetici si ritrova lo stesso senso della morte che domina
gran parte della poesia di Rossetti. -Curiosamente le loro
ispirazioni poetiche segnarono le loro vi te come degli
aloni profetici e spettrali. In Rossetti l'immaginazione
poetica di un amore per una donna che sarebbe morta
giovane si concretizzò nella figura di Elizabeth Siddal,
che rappresentò la Blessed Damozel della poesia, scritta
prima d'incontrarla. In Christina il tema poetico del fi-
.danzamento rotto si realizzò realmente nella sua esistenza
per ben due volte.
A tale proposito, non è azzardato supporre che entram-
bi rinunciarono all' amore per res tare fedeli a ciò che più
contava per loro: per Dante Gabriel fu l'arte e per Chri-
stina la religione.
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Rispetto allo stravagante Dante Gabriel e alla tene
brosa Christina, gli altri due figli di Gabriele Rossetti
avevano caratteri più tranquilli.
William, dotato di buon senso e serietà, diventò un
famoso critico letterario, partecipando anche al program
ma artistico della Confraternita preraffaellita, come cu
ratore di The Germ, la rivista fondata nel 1850.
Maria, di notevoli capacità intellettive, era molto am
mirata da Dante Gabriel nella sua infanzia per la sua
personalità dominatrice. Contribuì anch' ella alla produ
zione letteraria dantesca dando alle stampe nel 1871 A
Shadow oJ Dante, ma fu l'unica della famiglia a seguire
un' altra strada, dal momento che entrò in convento come
suora anglicana.
L'elemento preveggente, individuato nelle vite di Dan
te Gabriel e Christina, si può riscontrare anche in quella
del padre. Durante il viaggio d'esilio dall'Italia all'In
ghilterra, a bordo dell'imbarcazione dell' ammiraglio Mo-
- 22 -
.. ,
ore, Gabriele Rossetti ebbe una visione, mentre si stava
allon tanando da Napoli. Il personaggio dell' apparizione
era Dante Alighieri, che intimò a Gabriele di rivelare
alla modernità il vero significato della Divina Commedia:
"Thou wilt be able in my covert words
To hear the voice of Truth ineffable,
Truth hidden from the most, revealed to
few."l
(Attraverso le mie segrete parole
Tu potrai udire la voce dell' ineffabile verità
Verità celata a molti, rivelata a pochi.)
Dal momento in cui era arrivato a Londra, cioè nel
1824, Gabriele Rossetti si era dedicato allo studio di
Dante, ponendosi dalla parte dello studioso e dell'uomo
politico. Se teniamo conto della sua precedente parteci-
pazione alla Carboneria e dell' innata tendenza a imma-
ginare cospirazioni contro di lui, ben si comprende il
significato occulto e allegorico che diede alla Divina Co-
media e alla Vita Nuova.
Gabriele Rossetti, Veggente in Solitudine, in B.&J. Dobbs, op .
cit., p. 5.
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Nella più celebre delle due opere dantesche, Gabriele
Rossetti avrebbe individuato una setta segreta personifi-
cante i guelfi e i ghibellini, il cui linguaggio era quello
della lirica amorosa della Vita Nuova, in cui Beatrice
veniva considerata un personaggio simbolico ed irreale.
Dante Gabriel Rossetti non potè sfuggire, da piccolo,
all' onnipresenza di Dante Alighieri nella sua casa. A cau-
sa dell'interpretazione cabalistica di Dante da parte del
padre, il poeta italiano incuteva nell' animo del bambino
più inquietudine che ammirazione, tanto da rappresentare
una specie d'ossessione.
Attorno ai sedici anni Dante Gabriel cominciò a scri-
vere alcune poesie in volgare e fu allora che nacque il
suo profondo interesse per la poesia dantesca, quando. si
dedicò alla traduzione dei poeti italiani primitivi. Nella
prefazione a The Early Italian Poets Rossetti spiega bre-
vemente come s'avvicinò a Dante:
"The first associations I have are connected
with my father' s devoted studies, which from
his own point of view, have done so much
towards the generaI investigations of Dante' s
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writings. Thus, in those early days, aH around
me partook of the influence of the great FIo
rentine; till, from viewing it as a natural ele
ment, I also, growing older, was drawn within
the circle.,,2
(Le prime reminiscenze che ne ho, sono con
nesse con gli studi appassionati di mio padre,
i quali, dal suo punto di vista, hanno fatto
molto per l'interpretazione delle opere di Dan
te. Così in quei primi anni della mia vita,
tutto intorno a me assorbiva l'influsso del
grande Fiorentino; finchè, consideratolo come
un elemento naturale, anch'io, divenuto più
grande, fui attirato nella sua cerchia.)
Forse, il destino di Rossetti di continuare lo studio
paterno di Dante era già stato segnato al momento del
suo battesimo, come Dante Gabriel scrisse in Dantis te-
nebrae:
"And did' st thou know indeed at the font
Together with thy name thou gav'st me his,
That also on thy san must Beatrice
Decline her eyes according to her wont,,,3
(Non sapevi tu forse, quando al fonte
insieme al tuo il suo nome mi desti,
che anche su tuo figlio Beatrice
avrebbe, come suole, volto il suo sguardo.)
2 D. G. Rossetti, P.T., p. 176.
3 Ibidem, p. 150.
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Il sonetto fu composto nel 1870, in memoria del padre,
quando quasi vent' anni erano già trascorsi dalla sua mor-
te, avvenuta nel 1854.
Tuttavia il suo atteggiamento verso Dante Alighieri fu
diverso da quello del padre: Dante Gabriel mantenne in-
tatta la sua identità di poeta, rendendo la traduzione più'
un lavoro poetico che un mero esercizio letterario. Sempre
nella medesima prefazione, Rossetti esprime il suo parere
circa la traduzione in versi da una lingua ad un' altra:
"The life-blood of rhymed translation is this,
- that a good poem shall not be turned into
a bad one. The only true motive for putting
poetry inta a fresh language must be to endow
a fresh nation, as far as possibIe, with one
more possession of beauty. Poetry not being
an exact science, literality of rendering is al
together secondary to this chief aim. I say
literality, - not.fidelity, wich is by no means
the same thing. When literality can be com
bined with what is thus the primary condition
of success, the translator is fortunate, and
must strive his utmost ta unite them; when
such object can only be attained by paraphra
se, that is his only path.,,4
4 P.T., p. 177.
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I .
CL' essenziale di una traduzione in versi è que
sta: che una bella poesia non debba essere
trasformata in cattiva. Il solo vero motivo di
rendere una poesia in un' altra lingua deve es
sere di dotare una nuova nazione, per quanto
è possibile, di una bellezza in più. Poichè la
poesia non è una scienza esatta, il fatto che
la traduzione sia letterale è del tutto seconda
rio rispetto a questo scopo principale. lo dico
letterale, non fedele, il che non è affatto la
stessa cosa. Quando la resa letterale può es
sere unita a quella fondamentale condizione
di successo, il traduttore è fortunato e deve
fare il possibile per unirle; ma quando si può
ottenere tale scopo solo servendosi della pa
rafrasi, l'unico modo rimane questo.)
N el redigere la traduzione, Rossetti fu anche facilitato
dalla conoscenza della lingua italiana e dal ricco bagaglio
culturale, reso tale dalle numerose letture della sua prima
giovinezza, tra cui predilesse le opere di scrittori inglesi,
soprattutto i romantici.
Il padre, che nutriva per il figlio un affetto partico-
lare, lodò orgogliosamente Dante Gabriel nella lettera
scritta nel 1836 a Charles Lyell, padrino' del promettente
poeta:
"Gabriel Charles Dante is continually reading;
this is bis first passion, bis second is far dra-
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wing. He knows many passages of Shakespea
re by heart, and recites them energetically. He
devours a book with more appetite, and per
haps more quickly, than I "do.,,5
(Gabriel Charles Dante legge di continuo; que
sta è la sua prima passione, la seconda è il
disegno. Conosce a memoria molti brani di
Shakespeare, e li recita con molto vigore. Di
vora un libro con più foga, e forse più rapi
damente, di quanto io non faccia.)
Dante Gabriel, però, come del resto il fratello e le
sorelle era molto attaccato alla madre Frances Lavinia,
figlia di un toscano, Gaetano Polidori, e di Anna Maria
Pierce. In qualità d'insegnante, Frances contribuì moltis-
simo all'educazione dei bambini, ai quali fece conoscere
anche la Bibbia.
Il legame che univa Dante Gabriel alla madre durò a
lungo, influenzando la sua vita adulta, e specialmente la
sfera affettiva. Da un punto di vista psicologico, la fis-
sazione materna sarà alla base del difficile rapporto di
5 O. Doughty, A Victorian Romantic, Dante Gabriel Rossetti,
Oxford, U.P., 1960, p. 38.
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Rossetti con le donne nel corso della sua vita.
6
Gabriel, dopo aver ricevuto le pnme nozioni scolasti-
che dalla madre, entrò nel 1837 al King' s College, che
frequentò per cinque anni. Tuttavia la sua passione per
il disegno lo vide iscritto nel 1841 alla S ass' s Academy
e successivamente alla Royal Academy.
Il metodo d'insegnamento alla Sass' s Academy si ba-
sava sulla copiatura a matita delle statue classiche e sul
chiaroscuro, e avendo come scopo il raggiungimento del-
la precisione tecnica e di stile, privava lo studente della
sua libera espressione artistica.
7
6 Come è ben noto, la società vittoriana era fondata su severe
regole morali e religiose, che vietavano i rapporti sessuali
extraconiugali. Del resto, la concezione della donna come
figura angelica, abbia avuto essa ruolo di madre o di moglie,
faceva parte del costume vittoriano. Vedi B. & J. Dobbs, op.
cit., pp. 21-27.
Rossetti, nella costante ricerca del!' amore, ma
nell' impossibilità di viverlo pienamente, tenderà ad
idealizzarlo, così come idealizzerà la donna.
7 I conseguimenti artistici di Rossetti derivarono dal suo proprio
genio, poiché ogni studio metodico lo annoiava. I suoi criteri
d'apprendimento si basarono quindi sull' introspezione, la
fantasia, l'immaginazione e l'intuizione. Vedi O. Doughty, A
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La Royal Academy comprendeva tre scuole: l' Antique
School, nella quale Rossetti entrò nel 1846, la Life School
e la Painting School. L'insofferenza verso il rigido metodo
scolastico, già provato da Gabriel alla S ass' s Academy, si
fece sentire con maggior intensità nei confronti degli in
segnamenti di Sir J oshua Reynolds, presidente e fondatore
dell' Accademia.
Dai Discourses di Reynolds risultava che il compito
del pittore doveva consistere nell'imitazione delle opere
di altri pittori piuttosto che della natura, e ciò contra
stava con le qualità immaginative di Rossetti.
Fu così che Rossetti andò a ricercare nella poesia me
dievale italiana e francese lo spunto per nuove idee e
materiale per le sue future produzioni poetiche, poichè
allora era diviso tra diventare pittore o poeta.
Manifestò tale dubbio nel SUOl rapporti epistolari con
il poeta-pittore W. B. Scott, e i poeti R. Browing
8
, L.
Victorian Romantic, op. cit., p. 50.
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Hunt
9
, Tennyson.
Esiti molto fortunati derivarono dalla lettera scritta nel
1848 a F. M. Brown, pittore del quale Rossetti fu allievo.
Brown era stato in Italia e, durante la permanenza a
Roma, venne a contatto con i Nazareni, che già V1 ope-
ravano da alcuni anni. I N azareni aprirono nuovi oriz-
zonti in Inghilterra circa l'interpretazione della pittura
medievale italiana.
8 Browing era ammirato da Rossetti soprattutto per la passione,
il medievalismo e l'analisi p~icologica. Vedi O. Doughty, A
Victorian Romantic, op. cit., p. 55.
9 Hunt consigliò a Rossetti di dedicarsi alla pittura, poiché più
remunerativa, a differenza della poesia che gli avrebbe
regalato la celebrità ma non la ricchezza. Ibidem, p. 62.
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CAPITOLO SECONDO
ROSSETTI E I VITTORIAL~I
2.1: Il medievalismo italiano
Abbiamo già accennato all'insofferenza del giovane
Rossetti nel confronti degli insegnamenti accademici tra
mandati da Sir Joshua Reynolds, fondatore della Royal
Academy nel 1768. Ciò che Rossetti non poteva soppor
tare era il modello conservatore e convenzionale dell' Ac
cademia, la cui tecnica prevedeva la copiatura in lapis
dei gessi classici, mentre l'uso del colore era permesso
solo verso la fine dei corsi, che avevano una durata di
dieci anni. L'Accademia Reale -aveva conservato infatti
il suo carattere settecentesco riguardo al concetto di arte,
ossia basata sull'imitazione di Raffaello, e rientrava
nell' antica tradizione artistica inglese che affondava le
sue radici in W. Hogarth e tramontava con il pittore J.
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1
W. Turner .
Nella reazione contro Reynolds, Rossetti trovò un al
leato in J. E. Millais
2
, suo compagno d'Accademia, e
insieme designarono l'appellativo ironico diSloshua
Reynolds, in riferimento al suoi quadri sloshy (fangosi)
e bituminosi.
Prima della ribellione di Rossetti e di Millais, che
insieme a W.H. Hunt daranno vita alla Confraternita pre-
raffaellita, vi erano state violente critiche agli insegna-
menti di Reynolds da parte del poeta-pittore W. Blake.
Dopo il 1845, durante le frequenti visite al British Mu-
seum, Rossetti s'imbattè nel manoscritto di Blake che
conteneva le Annotazioni ai Discorsi di Joshua Reynolds,
Turner (1775-1851), com'è noto, unì al· paesaggismo
seicentesco olandese una tecnica del colore innovatrice e
moderna, creando una rottura con la vecchia tradizione
colorista. Mentre Hogarth (1697-1764) non conosc·eva ancora
la tecnica dei colori chiari, ma cominciò ad allontanarsi dai
toni scuri. Fu principalmente un pittore di tipi e di costumi,
unico nel suo genere.
2 Millais, di un anno più giovane di Rossetti, fu eletto nel 1896
Presidente della Royal Academy.
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considerati dal compilatore del manoscritto falsi e super-
ficiali. Spinto dal desiderio di rompere con la tradizione,
Blake si rivolse ad un'epoca lontana da quella a lui con-
temporanea e, nel recupero del passato, fu il primo a
spingersi sino alle origini, per risalire al "gusto dei pri
mitivi,,3. Egli si rese conto che, nel rapporto tra antico
e moderno, Raffaello aveva dato inizio ad una tecnica
più naturale e verosimile, in qualche modo collegata allo
spirito positivo e moderno del Rinascimento; mentre Mi-
chelangelo era ancora immerso nello spirito biblico del
medioevo, però solo per alcune opere, in cui l'anatomia
3 B lake era stato allievo del pittore svizzero H. Fiissli
(1741-1825), il quale aveva dato il via ad una serie di ritorni
al passato, in un'epoca in cui la spinta al progresso e al
moderno presupponeva anche un recupero dell' arte antica,
imperniata sui valori biblico-religiosi e resistente alla
degradazione atmosferica. Se teniamo conto delle coppie polari
teorizzate dallo storico dell' arte svizzero-tedesco H. W6lfflin,
per suddividere gli orientamenti stilistici in chiuso-aperto,
lineare-pittoresco, statico-dinamico, ecc., vediamo che ad un
certo punto (ossia quando il secondo elemento della coppia
raggiunge un livello di saturazione), nasce un desiderio di
ritorno alle origini, alle forme nette e pulite. Vedi G. Oliva
(a cura di), I Rossetti tra Italia e Inghilterra, Atti del
Convegno Internazionale di Studi (Vasto 23-24-25 settembre
1982), Roma, Bulzoni Ed., 1984.
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