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INTRODUZIONE
Nel panorama internazionale troviamo diverse
organizzazioni che si occupano principalmente di migliorare,
attraverso l’integrazione, l’economia e la politica di un
determinato territorio, raggruppando una pluralità di Stati, spesso
frutto di diverse tradizioni e culture. Tra le molteplici
organizzazioni presenti oggi, una relativamente recente è la
Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale,
conosciuta anche come ECOWAS (o, in francese, CEDEAO). Si
tratta di un’organizzazione internazionale di integrazione
regionale fondata nel 1975.
La storia dell’Ecowas inizia a seguito di diversi progetti a
partire dal 1964,
1
quando il Presidente della Liberia William
Tubman, ispirato dall’idea di creare una comunità africana
occidentale, raggiunge un accordo con Costa d’Avorio, Guinea e
Sierra Leone. La firma dell’accordo tra questi quattro Stati fu,
tuttavia, più una formalità che l’inizio di una vera e propria
comunità. Soltanto nel 1973, infatti, l’idea del Presidente
Tubman inizia a concretizzarsi grazie all’azione diplomatica dei
Generali Gowon e Eyadema, rispettivamente della Nigeria e del
Togo, i quali intraprendono una missione diplomatica nei territori
dell’Africa occidentale per promuovere ulteriormente il progetto
di integrazione economica regionale; definito un progetto di
trattato, questo viene esaminato dai potenziali Stati membri a
Lomé in Togo (10-15 dicembre 1973), successivamente da
1
Sulla storia della fondazione dell’Ecowas vedi infra cap. I, par. 1.
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giuristi ed esperti ad Accra in Ghana (gennaio 1974) e, infine, dai
ministri a Monrovia in Liberia nel gennaio del 1975. I risultati
delle riunioni arrivano a una conclusione il 28 maggio del 1975
con la firma del Trattato istitutivo della Comunità Economica
degli Stati dell’Africa Occidentale a Lagos. Lo scopo iniziale,
che ancora oggi rimane il principale, è l’integrazione economica
e monetaria degli Stati membri con il fine ultimo di creare un
mercato comune agli Stati dell’Africa occidentale; a tal fine lo
strumento necessario è la creazione di un blocco commerciale
che permetta una graduale unione economica e monetaria tra le
zone della Comunità. Attualmente gli Stati membri sono: Benin,
Burkina Faso, Capo Verde, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-
Bissau, Costa d’Avorio, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, Senegal,
Sierra Leone e Togo.
Il trattato che istituisce la Comunità pone alcuni principi
fondamentali, fra i quali: interdipendenza tra le regioni,
uguaglianza, cooperazione e solidarietà. Tuttavia, l’applicazione
pratica di questi principi pone alcune problematiche; in primo
luogo le diversità geografiche e culturali dei territori dell’Africa
occidentale affiorano dal momento in cui questi ultimi vengono
riuniti sotto un’organizzazione politica comune, che
occasionalmente si è anche rivelata inefficace a gestire tali
differenze. In un simile contesto l’instabilità politica di alcuni tra
gli Stati membri ha potuto manifestarsi in ripetute guerre civili
(Liberia, Sierra Leone), colpi di stato (Burkina Faso, Costa
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d’Avorio, Mali) oltre a una generale diffidenza da parte delle
popolazioni nei confronti delle proprie istituzioni di governo.
Un secondo insieme di problematiche è legato all’eredità
coloniale dei paesi africani che li rende più o meno inclini
all’integrazione non soltanto economica ma anche giuridica; il
contrasto si evidenzia in particolar modo nell’ambito
dell’applicabilità diretta del trattato all’interno degli Stati
membri. Se nelle ex colonie francesi che hanno ereditato un
modello di civili law basato sull’applicazione della legge scritta,
l’attuazione del trattato istitutivo non desta particolari problemi,
al contrario negli Stati ex colonie britanniche in cui è stato
applicato per lungo tempo il modello casistico-giurisprudenziale
di common law, è argomento dibattuto se le regole della
Comunità siano suscettibili di applicazione diretta o meno.
2
A
complicare il quadro della giurisdizione vi sono poi tradizioni e
prassi giuridiche di origine consuetudinaria le quali emergono
soprattutto durante le dispute tra privati cittadini di una stessa
regione e tra Stati.
A fronte di un quadro politico regionale così frammentato,
nel corso della sua storia quasi quarantennale, l’Ecowas è
comunque riuscita ad affermarsi sullo scenario internazionale e
intrattiene oggi importanti relazioni diplomatiche con i principali
attori dell’ordine giuridico internazionale come l’Unione
Europea, gli USA, la Cina. Gli Stati membri sono zone ricche di
2
Un’analisi dettagliata delle grandi famiglie di civili law e common law, si trova nel cap.
II, pp. 43-59.
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risorse e potenziali partner economici, se gestite nel miglior
modo possibile, e la Comunità mira a raggiungere questo scopo.
A tal proposito, per incrementare gli scambi commerciali, per
favorire l’unione economica e monetaria e quindi limitare il più
possibile le differenze tra le regioni, l’Ecowas ha subìto una
trasformazione dal suo interno, ossia ampliando le attività,
creando ulteriori istituti e affidando loro nuove competenze,
attraverso la revisione del trattato avvenuta nel 1993.
Le organizzazioni regionali all’interno del continente
africano cercano di rimediare all’eccessiva frammentazione e a
raggiungere un’integrazione stabile; tuttavia, sebbene l’Unione
Africana miri a risolvere i conflitti e i casi concernenti i diritti
fondamentali in modo autonomo, limitando l’interferenza di
attori esterni, negli ultimi anni l’Africa ha mostrato le sue
debolezze nella gestione delle crisi nei territori del Mali e del
centro Africa. Perciò l’affiancamento di organismi internazionali
come l’ONU, l’Unione Europea, gli USA, hanno risollevato le
sorti dell’Africa occidentale nella gestione dei conflitti in
collaborazione con le organizzazioni regionali.
Secondo un recente rapporto dell’Istituto per gli Studi di
Politica Internazionale (ISPI), commissionato dal Ministero degli
Affari Esteri: «L’integrazione panafricana è stata affiancata nel
frattempo da organizzazioni regionali che cercano di rimediare
all’eccessiva frammentazione del continente e sono riconosciute
dalla stessa Unione Africana come pilastri di una Comunità
Economica Africana ancora in divenire. […] È soprattutto
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l’ECOWAS che ha ecceduto di più le competenze d’ordine
puramente economico per auto-investirsi di compiti di sicurezza,
come avvenuto in Sierra Leone e Liberia negli anni novanta.»
3
La revisione del trattato del 1993, orientata verso
un’espansione economica e una maggiore cooperazione politica
tra Stati membri, dal punto di vista economico ha designato delle
linee guida per il raggiungimento di un mercato comune, mentre
sul versante politico ha previsto la creazione di un Parlamento
comunitario, di un Consiglio Economico e Sociale e di una Corte
di Giustizia comunitaria.
4
Le modifiche intercorse hanno
accresciuto il ruolo dell’Ecowas, orientando le attività
dell’organizzazione verso l’ambito sociale e umanitario. In
particolare ciò si è verificato da un lato nella gestione e
prevenzione dei conflitti e nelle missioni di peacekeeping anche
grazie al c.d. “gruppo di monitoraggio” conosciuto come
ECOMOG,
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creato dall’Ecowas appositamente per fronteggiare
la guerra civile in Liberia negli anni novanta, e successivamente,
dato il successo riscontrato nelle operazioni di mantenimento
della pace, utilizzato per prevenire i conflitti e promuovere la
pace negli altri Stati membri; dall’altro lato, le recenti
innovazioni a sfondo sociale si sono evidenziate all’interno della
Corte di Giustizia della Comunità, anch’essa creata con la
3
Rapporto ISPI per il Ministero degli Affari Esteri, LA POLITICA DELL’ITALIA IN
AFRICA, Contesto, interessi e scenari della presenza politica ed economica italiana
nell’Africa subsahariana, Giovanni Carbone, Gianpaolo Bruno, Gian Paolo Calchi Novati,
Marta Montanini, dicembre 2013, p. 23.
4
Sulle modifiche del trattato istitutivo e il conseguente ampliamento delle istituzioni
dell’Ecowas vedi infra pp. 18-23 e 34-42.
5
Economic Community of West African States Monitoring Group; un’analisi approfondita
di questo importante meccanismo dell’organizzazione si trova a p. 29.
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revisione del trattato al fine di uniformare il diritto della
Comunità, in seguito al mandato del 2005 che ha ampliato la
competenza della Corte nella protezione dei diritti umani.
6
Non sono mancate le critiche a proposito dell’allargamento
di competenze originarie dell’organizzazione,
7
operato anche in
via interpretativa dalla Corte di Giustizia; nonché quelle a
proposito della definizione piuttosto debole dei diritti umani nel
trattato istitutivo, per alcuni addirittura insussistente e di
conseguenza non tutelabile.
8
Nonostante le novità suscitino
sempre dubbi e critiche, la Corte ha saputo gestire la propria
attività giurisdizionale creando dei precedenti, facendo
aumentare il numero di ricorsi da parte dei privati, non
rimanendo nell’ombra ma facendosi valere per tutelare i diritti
della popolazione degli Stati membri, come nel caso storico
Niger vs Shell
9
dove la Corte si è unita nella lotta ad Amnesty
International.
Insomma, l’Ecowas ha dovuto gestire una molteplicità di
situazioni, spesso problematiche sotto il profilo della stabilità
internazionale, come nel caso recente del conflitto nel nord del
Mali occupato da gruppi armati con possibili legami ad Al-
6
Sul progressivo allargamento delle competenze dell’organizzazione e della maggiore
attenzione all’ambito sociale e allo sviluppo non esclusivamente economico vedi pp. 23-25;
38-42; 79-83.
7
Una discussione approfondita sull’argomento si trova nelle pp. 79-83.
8
Analisi sul Protocollo supplementare del 2005 e le relative questioni vedi infra pp. 23, 24,
25; per una dettagliata analisi sul dibattito concernente la Corte di Giustizia comunitaria e i
diritti umani: S. T. Ebobrah, Critical Issues in the Human Rights Mandate of the Ecowas
Court of Justice, Journal of African Law, Vol. 56, pp. 1-25, in
http://journals.cambridge.org/JAL, April 2010.
9
Il caso in cui la Shell ha inquinato il Delta del Niger, provocando scompensi e rabbia tra la
popolazione, vedi infra cap. I, par. 4 (4.3).
12
Qaeda.
10
Tuttavia, proprio a seguito di tali eventi, la Comunità ha
iniziato una mediazione basata sul dialogo facendo emergere il
suo punto di forza nelle missioni di peacekeeping (alcune tuttora
in corso), e nella collaborazione con le principali organizzazioni
internazionali quali l’Unione Africana e l’ONU. La cooperazione
si è rivelata fondamentale per l’affermazione dell’Ecowas come
organizzazione in grado di tutelare al meglio le popolazioni
all’interno degli Stati membri e di gestire gli affari esteri in modo
da riuscire a raggiungere l’integrazione sperata.
Il graduale miglioramento delle condizioni di vita degli
abitanti degli Stati membri, lo sviluppo delle infrastrutture, la
creazione di apparati sanitari, un governo che punta alla
democratizzazione, sono tutti aspetti di un’organizzazione
moderna capace di superare gli ostacoli mantenendo ben in vista
il traguardo dell’integrazione; un’integrazione non più soltanto
economica e monetaria, ma che copre soprattutto l’ambito
sociale. Si tratta di aspetti che oggi ritroviamo nella Comunità
Economica degli Stati dell’Africa Occidentale: una Comunità che
si sta evolvendo sulla base di nuovi obiettivi, attraverso efficaci
strumenti e capace oggi di assumere un ruolo assai significativo
accanto ad altri organismi internazionali.
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Vedi infra cap. III, par. 3.