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Proprio da quest’ultimo tema parte l’analisi dei paragrafi successivi, che mirano a
focalizzare le caratteristiche distintive del comportamento seduttivo dell’uomo e della
donna, con riferimenti storici e paradigmatici.
Nel secondo capitolo, ci si è concentrati, invece, sulla psicologia della seduzione,
considerando le intenzioni sottese alla scelta di sedurre.
In particolare, l’attenzione si è soffermata sui giochi comunicativi tra esplicito ed
implicito, i quali rendono questo fenomeno particolarmente denso di significato e
suscettibile ad una rinegoziazione del senso.
Il seduttore è colui che fa affiorare le emozioni in forma velata e persegue i suoi
obiettivi in modo calcolato e mirato. Il suo dire è un “dire implicito”, che, da un lato,
consente di affrontare argomenti protetti dal riserbo e dall’altro, invece, aggira la
responsabilità delle parole, lasciando ampi spazi di libertà per la gestione del rapporto
affettivo.
Nel terzo capitolo, ci si è occupati delle strategie vocali e non verbali della seduzione.
Gli studi a riguardo non solo sono pochi, ma sono anche limitati ad un’analisi percettiva
del fenomeno; la ricerca, finora, ha focalizzato l’attenzione essenzialmente sui giochi
dello sguardo e sul linguaggio del corpo piuttosto che sulla voce ed i suoi indizi
soprasegmentali. Alla luce di questa situazione, perciò, l’esperimento qui realizzato è
volto ad esplorare un campo ancora poco studiato.
Con il quarto capitolo, che tratta la descrizione degli strumenti, della metodologia e
degli obiettivi della ricerca sperimentale riguardo alle caratteristiche paralinguistiche
della voce seduttiva, comincia la parte pratica di questo lavoro.
L’obiettivo generale della ricerca è quello di analizzare e descrivere a livello vocale se,
all’interno del fenomeno della seduzione, esistano delle differenze soprasegmentali
rispetto all’eloquio normale e di quale natura esse siano.
Nel quinto capitolo sono descritti i risultati e nel sesto i dati sono discussi alla luce
della bibliografia iniziale e delle considerazioni di tutti quegli autori che, tramite i loro
scritti, indirettamente hanno contribuito a questa “esplorazione” tanto impegnativa
quanto stimolante.
7
Allegate al presente lavoro quattro appendici: la prima raccoglie le consegne ed i
questionari utilizzati per la realizzazione della ricerca; la seconda, invece, riporta le
tabelle con i risultati dell’esperimento; nella terza vengono brevemente illustrati i
processi principali della fonazione e dell’articolazione dei suoni; la quarta, infine,
comprende i tracciati sonografici più rilevanti per l’analisi acustica dell’espressione
vocale della seduzione.
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1. Verso una definizione del fenomeno
Camminavi sulla riva del fiume con
l’anfora colma posata sull’anca. Perché
girasti ad un tratto la testa e mi sbirciasti
tra il velo fluttuante?
Quello sguardo splendente dal buio
giunse su di me come una brezza che
manda un fremito per l’acqua increspata e
corre via all’ombrosa sponda.
(Radindranath Tagore, “Il giardiniere”)
1.1. Uno sguardo storico
Nel corso dei secoli, il concetto di seduzione ha assunto significati diversi, indicando
originariamente un atteggiamento negativo e perverso, successivamente, una vera e
propria strategia di conquista.
In passato, il significato della parola seduzione era strettamente legato all’etimologia
del verbo latino seducere (composto da sed, che indica separazione e ducere,
condurre)
1
. Designava, pertanto, l’atto di distogliere dal cammino, di “sviare”, e,
metaforicamente, di ingannare la ragione, annientando la volontà della persona.
2
Dalla tragedia classica fino al Decadentismo, ovunque la seduzione veniva
considerata una forza irrefrenabile, che portava alla sragionevolezza ed alla perdizione.
1
Anche in tedesco la parola seduzione (Verfuhrung) è composta in modo analogo: il morfema –fuhrung viene,
infatti, da fuhren=ducere (cioè condurre), ed il prefisso ver- ha una significazione analoga a quella del prefisso
latino sed (a parte).
2
La connotazione negativa del termine non è andata persa ed in parte trova tutt’oggi riscontro in alcuni ambiti. Il
Dizionario della Lingua Italiana Devoto-Oli, per esempio, riporta come definizione di sedurre: l’atto di “indurre
con lusinghe e promesse all’unione sessuale, con riferimento implicito all’offesa della dignità o della rispettabilità
femminile”.
La seduzione viene letta in chiave negativa anche nel vigente Codice Penale, che ne considera l’aspetto più grave.
L’art.526 dice, infatti, che chiunque, con promessa di matrimonio, seduce una donna minore di età, inducendola in
errore sul proprio stato di persona coniugata, è punito con la reclusione da tre mesi a due anni.
Si specifica, inoltre, che vi è seduzione soltanto quando vi è stata congiunzione carnale e che,
pertanto, a costituire questo reato non basterebbe qualsiasi altro atto di libidine.
9
Nell’Antica Grecia l’epiteto “seduttivo” veniva attribuito a delle forze impersonali,
capaci di afferrare il soggetto e di sottrarlo alla propria personalità.
3
La seduzione era considerata un’opera divina ed i significati del termine erano tanti
quanti i personaggi che ne erano artefici. Ciascun dio conquistava con l’arma che più lo
caratterizzava: Zeus con il potere, Afrodite con l’amore, Ermes con la parola e così via.
Anche Omero, narrando le gesta di Ulisse, ci presenta la seduzione come un’arte
negativa, che identifica con donne ingannatrici e maliarde, impegnate a ritardare il
ritorno dell’eroe in patria.
E’ il caso di Circe, maga incantatrice, il cui fascino trasforma in animale chi non riesce
a resistervi, o delle Sirene, il cui canto è tanto dolce quanto distruttivo per chi l’ascolta.
Molteplici brani letterari testimoniano la veridicità del legame seduzione-perdizione.
Basti pensare alla vicenda di Paolo e Francesca, descrittaci da Dante nel quinto canto
dell’Inferno. La loro storia è l’esito di quell’amore appassionato che sconvolge i valori
tradizionali dell’etica cristiana e conduce alla morte per l’incapacità di porre resistenza
all’attrazione reciproca.
Viceversa, la “donna gentile” dello Stilnovismo non “seduce”, ma eleva lo spirito di
chi la ama verso Dio. Quindi “amore spirituale” come Bene e “seduzione” come Male.
Anche la letteratura cavalleresca sviluppa un ideale di amore su base negativa e
considera la seduzione un’insidia cui non è possibile sottrarsi, una forza che allontana
l’uomo dalla retta via.
E’ infatti originaria del tardo medioevo francese la figura della ”Belle Dame sans
merci”, donna “fatale” che irretisce l’uomo “senza averne pietà” e lo conduce alla
perdita della ragione.
Nelle corti francesi del Settecento, inoltre, quest’arma sottile veniva considerata un
mezzo potente di prestigio. A questo proposito si osserva la discrasia tra il seduttore,
3
In questo senso, l’alone di negatività traspare anche nell’accezione ambivalente del termine greco “baskaino”
(seduco). Esso sta ad indicare, da una parte, la capacità positiva di irradiare carisma e fascino, dall’altra, invece,
quella negativa di invidiare l’oggetto amato, possessore di qualità di cui si è privi. Si potrebbe, dunque, affermare
che ci sia un legame sottile ed invisibile tra invidia e seduzione, perché baskaino significa “uccidere con gli
occhi”, portarsi dentro l’altro attraverso lo sguardo.
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freddo, spregiudicato, calcolatore dei sentimenti, ed il sedotto, vittima delle manovre
altrui.
Sedurre significava mentire e presentarsi per quello che non si era, concludendo, spesso
e volentieri, come Don Giovanni, con sfarzosi omaggi e false promesse di matrimonio.
L’arte della seduzione si esercitava tanto meglio quanto più si usava l’intelligenza e si
tenevano a freno le proprie passioni.
Una delle più affascinanti opere sull’importanza della freddezza emotiva nella
seduzione è Le relazioni pericolose di Laclos (1782).
I protagonisti sono una donna, la marchesa di Merteuil e un uomo, il visconte di
Valmont. Essi dedicano tutto il loro tempo a manipolare i sentimenti degli altri per farli
innamorare, per renderli schiavi e condurli alla rovina. La loro strategia sta nel sapere
usare tutti i più raffinati giochi psicologici (lusinga, adulazione, tenerezza) per suscitare
il desiderio.
Anche l’amore come forma etica di realizzazione ha da sempre respinto la seduzione
in una zona immorale e perversa.
Nella tradizione cristiana, infatti, il grande seduttore viene identificato con Satana e
tutto il destino degli uomini si compie attraverso un gesto originale di seduzione: Satana
seduce Eva, Eva seduce Adamo.
Seguendo questa prospettiva, per molti secoli l’aspetto etico del fenomeno è stato molto
più divulgato di quello descrittivo e psicologico.
Se andiamo a guardare i trattati classici dell’antropologia cristiana fino a qualche
decennio fa, troviamo, infatti, completamente assenti o insufficientemente fondate le
ragioni antropologiche del corteggiamento.
Per lungo tempo la seduzione è stata considerata un atteggiamento negativo soltanto
sulla base di giudizi etici infondati e non si è evidenziato abbastanza come, in realtà,
siano le condizioni e le finalità a renderla un processo moralmente condannabile.
Di fatto, persino la psicologia, nel corso della sua storia, non ha prestato grande
attenzione alle sorgenti che guidano la vita sentimentale umana: l’amore, l’intimità,
11
l’attrazione. Ad eccezione dello studio sull’attaccamento, infatti, ha avuto poco da dire
in merito a tali argomenti .
Il cambiamento si è verificato soltanto pochi anni fa quando in America e in Europa
cominciarono a diffondersi i primi studi sulle relazioni intime e sulle strategie del
corteggiamento.
Precisamente da questo materiale prendono spunto la prospettiva teorica e la ricerca
sperimentale qui presentate. Trattando un argomento abbastanza recente, tuttavia,
entrambe presentano il limite di basarsi su delle fonti bibliografiche piuttosto esigue.
1.2. La seduzione “oggi”
Oggigiorno il concetto di seduzione ha perso la valenza marcatamente negativa che
aveva in passato ed indica, piuttosto, una vera e propria forma di strategia
comportamentale e comunicativa.
Non si tratta più soltanto, come l’accezione classica voleva farci credere, di sviare
l’altro dalla retta via, ma anche di distrarlo dalla sua indifferenza per farsi notare e per
rendersi interessanti.
Persa la connotazione etica e morale attribuitale nei secoli passati, la seduzione oggi
rappresenta un insieme di accorgimenti per non restare anonimi e per passare dall’essere
uno “qualunque” all’essere “qualcuno”.
Da arte sofisticatissima qual è, essa, tuttavia, corre il rischio di diventare sinonimo di
semplice “fascinazione”, da esaltare con il profumo più provocante, con il maquillage
più accattivante e con l’abbigliamento più consono ad offrire un’immagine di sé
misteriosa e magica.
Diversamente dal passato, oggi ciascuno di noi è continuamente soggetto ed oggetto
di un atteggiamento seduttivo.
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Come forma generale d’interazione, infatti, la seduzione è presente in tutti gli ambiti
sociali, da quello privato dei rapporti intimi tra un uomo ed una donna a quello pubblico
dell’economia, del diritto, della politica e dell’arte.
Persino questa disciplina per attrarre deve sorprendere, stupire, commuovere, sedurre ed
essere aggressiva.
In politica, invece, è diventato decisivo il lavoro di costruzione e di trasmissione di
un’immagine di sé adeguata. Il candidato ha imparato ad “amministrare” la propria
figura, consapevole che l’attrattiva personale influenza il consenso quanto più
quotidianamente entra nelle case di milioni di potenziali elettori.
4
Da un punto di vista comunicativo, egli ha acquisito la capacità di non cedere alle
pressioni che esigono da lui delle prese di posizione a senso unico. Celandosi dietro ad
una comunicazione oscillante tra il sì ed il no, il politico può, infatti, “parlare
contemporaneamente a due elettori che nutrono posizioni contrapposte o comunque
reciprocamente distinte, ottenendone in entrambi i casi il suffragio” (Urbani, 1992).
5
In riferimento a questa modalità di espressione, il discorso verrà ampliato nei paragrafi
successivi, dove si sottolineerà come l’ambiguità del linguaggio sia una costante della
comunicazione lusinghiera, non solo in politica.
Giocata su quelle che Baudrillard (1979) chiama “strategie delle apparenze”, la
seduzione compare anche in pubblicità.
Molti spot, infatti, sembrano sovrapporre alla capacità informativa una comunicazione
“coinvolgente, sensuale, creativa” (Umiker-Sebeok, 1987, 125). Essi utilizzano delle
strategie assolutamente estranee alla razionalità, nelle quali le caratteristiche oggettive
del prodotto passano in secondo piano e viene accentuata, di contro, la relazione di
questo con la persona.
4
E’ ciò che gli psicologi sociali hanno definito il problema dell’ “impression management”. Si tratta, cioè, di
riuscire, da una parte, a convincere le persone che si hanno le qualità che essi desiderano, dall’altra, invece, di
creare le condizioni affinché si interpretino le proprie azioni in accordo con l’immagine che si desidera
trasmettere.
5
Si tratta della strategia che Simmel (1909) definisce ”mezza velatura intellettuale” e Page (1978) “art of
ambiguity”. Quest’ultimo autore, in particolare, si è occupato del linguaggio dei politici, sottolineando più volte
come esso rappresenti una forma ambivalente di comunicazione (vd. ricerca condotta con Holly, 1990) .
13
Si tratta di una combinazione che ha poco a che vedere con la tecnologia, ma che è
molto ricca di valori affettivi ed emozionali.
Il tramite tra l’oggetto pubblicizzato ed i desideri del consumatore è molto spesso il
corpo femminile, che viene inserito in contesti stimolanti, dove il fascino è esaltato
attraverso le musiche di sottofondo, l’atmosfera e la relazione affettiva con il prodotto.
La donna, più dell’uomo, spesso è rappresentata mentre usa le dita per tracciare in modo
seduttivo il contorno di un oggetto o per accarezzarne la superficie (Goffman, 1979).
Alla luce delle considerazioni sin qui fatte, possiamo concludere che la seduzione è
un elemento decisivo in molti campi.
Il discorso, tuttavia, si focalizzerà specificatamente su quello della relazione tradizionale
uomo-donna per sottolineare le caratteristiche distintive dell’uno e dell’altra e per
giungere, in un secondo tempo, ad individuare le modalità verbali e non verbali con cui
la coppia si rapporta alla situazione.
1.3. Seduzione: tra ontogenesi e filogenesi
La seduzione non rappresenta un atteggiamento di un periodo particolare
dell’esistenza umana, ma è presente nell’intero arco di vita, dal momento che costituisce
la trama del nostro entrare in contatto, in sintonia con il mondo (Carotenuto, 1994).
Da un punto di vista ontogenetico, è stato osservato che il bambino, fin dai primi
mesi di vita, possiede un comportamento seduttivo.
Egli, infatti, è in grado di emettere dei segnali capaci di neutralizzare l’aggressività
dell’adulto e di attivare risposte positive. Questa facoltà gli deriva dalla combinazione
di alcuni stimoli chiave (la conformazione del viso, gli occhi grandi e dolci, la testa
rotonda, ecc.), i quali fanno in modo che la madre si rivolga a lui con tenerezza,
accompagnando le parole con gesti affettuosi.
14
Il bambino, dunque, capisce molto presto l’importanza dello sguardo o del sorriso e sa
che con essi può ottenere senza fatica ciò che desidera.
Secondo una prospettiva filogenetica, nel mondo animale, durante la fase di
corteggiamento, il comportamento adulto è molto simile a quello infantile. Pare, infatti,
che per aumentare la resistenza emozionale del legame, i mammiferi utilizzino alcune
modalità analoghe a quelle della relazione madre-figlio ed attivino dei comportamenti di
sottomissione capaci di neutralizzare l’aggressività del partner.
A dimostrazione di quanto detto, Hass (1970) ha empiricamente constatato che i
segnali di subordinazione e di affiliazione possono incoraggiare la vicinanza del
compagno e facilitare la formazione di attaccamenti sessuali.
In altri termini, in molti vertebrati l’avversione del partner al contatto fisico, radicata
nella spinta aggressiva, può essere arginata da una condotta convenientemente infantile.
Il modo di corteggiare di alcune specie di uccelli, per esempio, consiste nell’avvicinarsi
ai potenziali compagni, assumendo atteggiamenti analoghi a quelli degli uccellini
ancora nel nido (Montagu, 1981).
6
Nei colombi, l’avvicinamento dei becchi, che è uno dei preliminari allo scambio
amoroso, è molto simile al modo con cui l’uccello adulto imbocca il piccolo; ciò indica
il desiderio di ciascun partner di essere accudito e protetto, proprio come la prole
appena nata.
Negli esseri umani, la comunicazione dei legami affettivi appare conformarsi a questi
modelli. Corteggiamento, flirtation e seduzione sono, infatti, saldamente incastrati ad un
substrato biologico.
6
Quanto detto sembra confermare un’affermazione di Eibl-Eibesfeldt (1970), tratta da Amore e odio: “chi ha
bisogno di aiuto o chi desidera provocare risposte affettuose, come nel caso del corteggiamento, ricade senza
volerlo nel ruolo del bambino piccolo”.
Anche in età adulta, dunque, ogniqualvolta ci si trovi nel bisogno di ottenere una risposta di tipo affettivo, si è
spinti inconsapevolmente ad utilizzare le armi della seduzione, cercando di essere il più possibile accoglienti ed
empatici.
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Come erede dei primati, anche l’uomo ha sviluppato una serie di movimenti cinesici
che, tradotti in un idioma di sollecitudine infantile, permettono di comunicare i propri
sentimenti attraverso comportamenti di sottomissione e di affiliazione.
Una delle strategie del conquistatore consiste, infatti, nell’imitare il più possibile la
tonalità vocale e le espressioni corporee del bambino piccolo per ostentare un
comportamento remissivo ed affiliativo, che susciti sentimenti di cura e di amore.
In riferimento a questa modalità di comunicazione, che gli studiosi chiamano
babyishness, comunque, si avrà modo di precisarne le caratteristiche nei capitoli
successivi. Qui di seguito, invece, vengono definiti i due livelli di analisi in base ai quali
è possibile considerare il fenomeno della seduzione.
1.4. Il livello istintivo e il livello strategico
Quando parliamo di seduzione, intendiamo un comportamento che può svilupparsi
nell’interazione su due livelli specifici.
Il primo, quello istintivo, è il livello che fa scattare i meccanismi primordiali ed in cui
la strategia diventa la più ingenua che esista.
Con molta naturalità, entrambi i sessi modificano il loro comportamento: la donna
diventa dolce nel carattere e piacevole nell’aspetto fisico, l’uomo, invece, conquistatore
instancabile.
Come gli esseri umani, anche gli animali manifestano questi cambiamenti nel modo
di atteggiare il loro corpo e spesso mostrano una grazia particolare derivante da una
serie di osservanze e di regole. Durante la stagione degli amori, ad esempio, vestono
una livrea appariscente o emanano odori e suoni particolari
7
.
7
E’ il caso della pantera che, durante la fase di corteggiamento, emana dal mantello nero un odore inebriante,
segnale di attrazione per il partner.
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In alcune specie di uccelli, i maschi emettono un segnale sonoro facilmente percepibile
da lontano: le femmine lo ascoltano ed individuano nel coro una voce ben precisa cui
vanno incontro. Quanto più forte sarà il richiamo, tanto maggiore sarà la probabilità di
attrarre la femmina.
Sul versante strategico, al contrario, la seduzione assume l’aspetto del calcolo e
l’apparenza lascia il posto alla strategia.
Il seduttore qui si serve dell’inganno, delle false promesse e di tutti quegli strumenti che
potenziano l’illusione di manipolare l’altro e che permettono di sottrarsi al rapporto non
appena rischia di diventare troppo coinvolgente.
Se, da un punto di vista istintivo, il comportamento di chi seduce può essere letto come
un mezzo più o meno naturale per attirare l’attenzione, da un punto di vista strategico,
invece, assume il significato di una vera e propria tecnica di corteggiamento, basata più
sulla premeditazione che sulla naturalezza degli atteggiamenti.
Con Simmel (1909), potremmo dire che a livello strategico il soggetto oscilla tra
l’atteggiamento del concedersi e del negarsi, adottando modalità proprie, oltre che della
seduzione, anche dell’arte della flirtation.
8
Per quanto simili, tuttavia, le due strategie differiscono negli obiettivi che si propongono
di raggiungere.
La flirtation è un gioco che “ammicca” a se stesso, in quanto non ricerca il piacere,
ma gode dei momenti di attesa e di incertezza. I due soggetti dell’interazione recitano
vicendevolmente ed ognuno è ora attore ora spettatore. Si tratta di un gioco
interindividuale, in cui ciascuno è attratto dal fascino dell’incertezza sulla propria sorte
e sull’identità dell’altro.
La seduzione cosiddetta “strategica”, al contrario, mira al possesso fisico e
psicologico del partner.
8
In realtà il termine esatto utilizzato da Simmel (1909) è Koketterie. Tradotto in italiano con “civetteria” o
“amoreggiamento”, ridurrebbe il comportamento ambivalente solo all’interno del discorso amoroso, mentre
Simmel con Koketterie intende una forma generale d’interazione. Solo l’espressione Flirtation sembra riprodurre,
con precisione, il significato attribuito da Simmel.
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Anche il comportamento seduttivo nasce dal “forse” e dall’ambivalenza, ma poi cerca
soltanto certezze e si pone come obiettivo la resa del compagno.
Il seduttore, infatti, calcola ogni gesto ed ogni parola, cerca sempre la conferma dei suoi
piani e lavora per costruire il consenso.
Per quanto sia possibile una distinzione analitica e teorica della seduzione e della
flirtation, non altrettanto precisamente si può trovare una netta separazione tra le due
forme di interazione nella pratica dei rapporti interpersonali. Spesso questi due aspetti
possono convivere e dall’uno può scaturire l’altro, dato che le modalità con cui operano
sono simili: entrambi, infatti, utilizzano la strategia paradossale “del concedersi
sottraendosi”.
Tuttavia, nella flirtation il soggetto si mette in gioco ed accetta l’altro nella sua
diversità, consapevole che questi potrebbe opporre un rifiuto ed esporci alla
frustrazione; nella seduzione, invece, l’attore considera l’oggetto del suo desiderio una
“preda” da conquistare e dominare e, non riconoscendo l’identità del partner, vede
soltanto se stesso.
Nei paragrafi successivi, il discorso si focalizzerà principalmente sulla seduzione e
mirerà ad individuarne le proprietà distintive.
1.5. Le caratteristiche seduttive dell’uomo e della donna
Parlando di seduzione, è facile confondere i termini con cui il discorso dev’essere
affrontato.
Essa, infatti, rappresenta un ambito talmente delicato e complesso da richiedere
un’analisi molto precisa delle modalità con cui si sviluppa.
In particolare, onde evitare una scorretta generalizzazione, è bene fin da subito fare una
distinzione tra le caratteristiche del comportamento seduttivo dell’uomo e della donna.
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Alla luce delle considerazioni fatte finora, possiamo dire che già dall’infanzia
entrambi i sessi comprendono l’importanza della seduzione, l’unica strategia che
consenta loro di suscitare l’interesse e l’attenzione della persona amata. Sia il maschio
che la femmina imparano che all’amore puro, disinteressato e sincero, occorre sostituire
l’arte dell’apparenza, del fascino e della capacità di farsi desiderare.
Nonostante questa consapevolezza sia comune ai due sessi, la qualità di chi seduce,
sostiene Baudrillard (1979), è da sempre una qualità tutta femminile, dal momento che
soltanto la donna è in grado di “creare quel gioco di veli, in cui il corpo è abolito in
quanto tale”. Mentre questa resta libera nella scelta del terreno, l’uomo diventa
bersaglio di un suo possibile rifiuto.
In accordo con quanto detto, anche i risultati di alcune ricerche empiriche
confermano che la donna è nettamente più seduttiva dell’uomo e che, contrariamente a
quanto si pensi, è anche la prima a promuovere il contatto relazionale.
In altri termini, la donna sembra attivare un dispositivo di segnali corporei (sguardo
fulmineo e sfuggente, particolari modi di parlare, di muoversi e di vestire), che
stimolano la curiosità dell’uomo e catturano la sua attenzione.
Ulteriori studi testimoniano, inoltre, che la frequenza degli approcci maschili è
altamente correlata alla frequenza di emissione di questi segnali femminili. Pare, infatti,
che essi riducano nell’uomo l’atteggiamento restio ad avvicinarsi alla partner in assenza
di un suo interesse (Crook, 1972).
La donna che seduce incanta attraverso un duplice meccanismo.
Da una parte, desidera affascinare il partner, produrre in lui l’innamoramento ed il
desiderio; dall’altra, invece, nel momento in cui si rende conto di esservi riuscita, si
ritira. Sembrerebbe trattarsi di un gioco contraddittorio, che “proibisce ciò che
promette” al fine di lasciare un’impronta permanente nel soggetto.
Come Simmel (1909) ci ricorda più volte, la strategia della seduzione femminile
consiste nel “suscitare piacere e desiderio attraverso il concedersi ed il negarsi alternato
e simultaneo, attraverso il dire di sì o di no simbolico, che viene come da lontano,
attraverso il dare e il non dare, o, per dirla con Platone, attraverso l'avere e il non avere
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che la donna pone l'uno contro l'altro in uno stato di tensione, dandoli però a vedere
come in un sol colpo, attraverso quest’unica antitesi e sintesi”.
Colei che seduce c’è e contemporaneamente non c’è. Il suo obiettivo è quello di
diventare apparenza ed illusione per l’uomo, consapevole che, da sempre, è l’assenza
dell’amata ed il suo essere irraggiungibile ed imprendibile a scatenare il desiderio. Tutta
la mitologia romantica, del resto, ci insegna che l’ostacolo in amore è essenziale a
mantenere vivo l’interesse.
Ciò che differenzia la seduzione femminile da quella maschile è l’obiettivo finale e la
modalità per raggiungerlo.
Mentre la donna utilizza preferibilmente l’espressione non verbale e seduce per
suscitare desiderio nell’uomo, quest’ultimo, invece, adotta delle strategie verbali più
dirette ed ha come obiettivo la creazione di una relazione amorosa concreta.
Il seduttore, consapevole che soltanto la donna ha capacità di sedurre, desidera che il
proprio comportamento porti all’incontro sessuale e all’arginamento della potenza
naturale femminile.
Il prototipo storico della seduzione maschile è Giacomo Casanova che, nel
diciottesimo secolo, trasformò quest’arte in una vera e propria professione.
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Ad esso, occorre aggiungere l’archetipo letterario del Don Giovanni, una figura più
particolare del Casanova. Bugiardo quanto libertino, Don Giovanni soleva fare proposte
di matrimonio per poi abbandonare le donne sedotte.
Nella maggior parte delle versioni, questo personaggio finisce per essere punito; a
differenza di Casanova, infatti, che visse fino a tarda età, egli morì giovane, trascinato
all’inferno dal fantasma di un uomo da lui ucciso, padre di una delle sue amanti
abbandonate.
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Nelle sue Memorie, Casanova descriveva se stesso “uno scapolo la cui principale occupazione, nella vita, è stata
quella di coltivare i sensi”.
La descrizione corrisponde perfettamente alla realtà. Nel corso dei suoi settantatre anni di vita, infatti, egli
intrecciò storie d’amore in tutta Europa.