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1. INTRODUZIONE
L’evoluzione degli scenari, i forti cambiamenti economici imposti dai processi di
globalizzazione dei mercati e i processi di integrazione europea forniscono una spinta molto
importante per far sì che migliorino i rapporti e le modalità di comunicazione tra Pubblica
Amministrazione e cittadini.
Il rapporto tra cittadino ed ente pubblico, trova nel corpus di leggi emanate negli ultimi anni
una piena rivalutazione e definizione dei diritti soggettivi: queste leggi, infatti, hanno imposto
alla burocrazia un nuovo modus operandi nel suo rapporto con il cittadino, basato non solo sulla
necessità ma anche sull’obbligo, di comunicare. Rispettare quest’obbligo significa, per la
Pubblica Amministrazione, munirsi di precisi strumenti comunicativi, che realizzino il progetto
di apertura, trasparenza e semplificazione, nei confronti di un cittadino che deve sentirsi sempre
più partecipe e coinvolto nella sfera pubblica.
La comunicazione implica un rapporto, un dialogo; per aumentare la fiducia dei cittadini è
necessario superare i tradizionali modelli comunicativi e adottare il paradigma interattivo della
comunicazione è necessario scardinare il tradizionale rapporto monodirezionale “top down” del
flusso delle informazioni, per dotarlo di una serie di alternative che favoriscano un contributo
“bottom up” in modo che lo Stato eserciti un ruolo sussidiario nella sfera pubblica post-
moderna. Per sfruttare realmente le potenzialità delle nuove tecnologie è necessario utilizzarle
non più in modo unidirezionale (dall’amministrazione al cittadino) ma in modo interattivo,
bidirezionale. Considerare questo sistema come caposaldo dell’azione della Pubblica
Amministrazione significa garantire dei processi democratici, una democrazia più attiva e
paritetica perché partecipativa e, inoltre una democrazia continua, che si fonda sulla
consultazione costante dei suoi cittadini elettori
Il ministro Renato Brunetta con la sua riforma (decreto legislativo n.150/2009) ha cercato di
favorire l’incontro tra enti locali e collettività migliorando la comunicazione attraverso una
maggiore trasparenza. La trasparenza, uno dei principi ispiratori di questa riforma, è intesa come
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accessibilità totale a tutte le informazioni concernenti l’organizzazione, gli andamenti gestionali,
l’utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali e dei risultati, l’attività di
misurazione e valutazione, per consentire forme diffuse di controllo interno ed esterno anche da
parte del cittadino. A tal fine ogni amministrazione adotta un programma triennale per la
trasparenza della performance e per l’integrità e prevede un’apposita pagina web sul programma
di trasparenza e integrità. Ogni ente ha quindi l’obbligo di pubblicare sul proprio sito internet le
retribuzioni annuali, i curricula vitae, gli indirizzi di posta elettronica e i numeri telefonici dei
suoi dirigenti. Inoltre, la riforma prevede la rilevazione del grado di soddisfazione dei
destinatari delle attività e dei servizi anche attraverso modalità interattive. L'obiettivo è quello di
migliorare la qualità dei servizi con l'apporto dei cittadini, rilevando in tempo reale e continuo il
loro grado di soddisfazione per i servizi ricevuti; disporre di una descrizione sintetica della
percezione degli utenti di servizi per intervenire con tempestività sulle criticità evidenziate.
Nell’ambito dei mutamenti del contesto istituzionale la comunicazione, in particolare quella
economica, rappresenta un’importante leva su cui agire per migliorare il livello di accountability
della Pubblica Amministrazione verso la collettività, contribuendo lo sviluppo duraturo del
grado di fiducia, di consenso e di credibilità verso il sistema istituzionale nel suo complesso.
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2. LA COMUNICAZIONE TRA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E CITTADINI
2.1 Perché comunicare?
In Italia il settore della comunicazione pubblica ha subito, soprattutto negli ultimi anni,
profondi e significativi cambiamenti e si è avviato, non senza difficoltà e resistenze, verso una
nuova gestione di comunicazione da parte delle istituzioni e degli enti locali. La comunicazione
è diventata così una risorsa per costruire, alimentare e gestire una nuova relazione tra cittadini
ed enti, il tutto attraverso una negoziazione che introduce e richiede un nuovo modo di pensare e
operare nelle istituzioni e nelle organizzazioni e che permetta, inoltre, a queste ultime di aprirsi
all’esterno per apprendere e per poi restituire il tutto sotto forma di servizi innovativi e più
vicini ai bisogni di tutti gli utilizzatori.
Gli stimoli principali che stanno spingendo verso un nuovo modo di comunicare sono il
protagonismo dei cittadini, l’attenzione sempre più avvertita alla qualità dei servizi offerti, lo
sforzo di rendere più trasparente, definito e controllabile il contenuto stesso dell’offerta.
L’attivazione di processi comunicativi, ovvero la capacità di fare della comunicazione una
reale risorsa e un sistema di opportunità, deve essere finalizzata alla costruzione di una relazione
con i cittadini. Costruire relazioni significa fondare il rapporto tra due o più interlocutori non su
delle basi estemporanee o causali, ma sulla continuità, sulla conoscenza reciproca dei
partecipanti all’interazione e relazione, sulla fiducia, sulla condivisione degli obiettivi e degli
interessi da realizzare e da perseguire, infine, sulla legittimazione.
Oggigiorno si moltiplicano le interdipendenze tra i soggetti, aumentano le situazioni, gli
ambienti e i rapporti sociali, si dilatano le possibilità per gli individui di accedere a nuove
opportunità di esperienze sociali e culturali. In questo scenario si delineano il ruolo della
comunicazione e la sua centralità. La comunicazione, intesa come apertura e disponibilità al
dialogo, allo scambio, alla reciprocità, al riconoscimento, alla negoziazione, è una risorsa
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strategica per la costruzione di legami sociali e della convivenza tra diversi che porta alla
costruzione di legami sociali con i cittadini, di partnership e di fiducia.
2.2 Differenti modelli comunicativi
La nuova attenzione e sensibilità degli apparati pubblici e istituzionali a creare e a gestire un
ruolo di diretta relazione con i cittadini ha reso necessaria l’attivazione di luoghi, iniziative,
strutture e competenze professionali in grado di rispondere a queste esigenze e, soprattutto, di
favorire processi di scambio e confronto con i cittadini. Negli ultimi anni, infatti, si è registrata
una crescita non soltanto quantitativa, ma principalmente qualitativa delle attività di
comunicazione pubblica. In questo scenario la comunicazione si situa in una prospettiva più
ampia e assume finalità e obiettivi diversi e sicuramente più complessi rispetto al passato.
Esistono diversi modelli comunicativi che hanno caratterizzato il lungo e difficile percorso di
evoluzione della comunicazione pubblica nel nostro Paese. Un cammino che evidenzia la stretta
correlazione tra le forme, i significati e gli obiettivi della comunicazione tra i diversi momenti
storici.
2.2.1 Il modello trasmissivo
La comunicazione pubblica è nata in ritardo nel nostro Paese rispetto in altre zone e veniva
prevalentemente ritenuta e gestita come funzione propagandistica, con obiettivi orientati alla
costruzione e alla visibilità politico-istituzionale. Si è ancora lontani, però, dal percepire la
comunicazione come un processo complesso che richiede non solo la collaborazione dell’utente
nella fase di interpretazione e comprensione del messaggio, ma anche la sua collaborazione
nella fase di individuazione dei bisogni, di strutturazione del messaggio e quindi di proposta di
competenze comunicative disponibili e utilizzabili. La comunicazione era ancora vista come un
processo a senso unico dall’emittente, Stato o istituzione pubblica o privata al cittadino.
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Propaganda, immagine e informazione sono gli obiettivi che caratterizzano il primo
ventennio della comunicazione pubblica nel nostro Paese, almeno fino agli inizi degli anni
Novanta. Obiettivi che sono sorretti d’altra parte da tre idee forti sulla comunicazione che a
lungo hanno caratterizzato la nostra cultura. La prima si riferisce all’idea che la comunicazione
sia un’operazione di facciata necessaria per aprirsi e dare la migliore immagine di sé. La
seconda idea forte è che la comunicazione risponda esclusivamente a esigenze pratiche e
operative. La sua funzione è quella di trasmettere il maggior numero di informazioni che
possano raggiungere i cittadini e incidere sulla loro percezione e definizione della realtà.
Strettamente connesso a tutto questo è la terza idea, ossia la convinzione che l’attività di
comunicare riguardi prevalentemente la capacità e la possibilità di trasmettere un messaggio che
da un emittente arriva a un destinatario e produce un qualche tipo di effetto.
A lungo, dunque, ha prevalso la funzione trasmissiva della comunicazione utile per farsi
conoscere, essere percepiti, diffondere informazioni o la funzione estetica indirizzata a
migliorare la propria immagine. Quindi, la comunicazione era vista come un insieme di tecniche
e strumenti per far passare informazioni oppure come forma di spettacolarizzazione di contenuti
e pratiche.
2.2.2 Il modello rituale
È soltanto intorno agli anni Novanta che, anche grazie a una serie di atti legislativi, il
cittadino comincia a essere percepito come soggetto attivo, il cui ruolo è fondamentale nella
definizione e nella riuscita del processo comunicativo. Avviene la distinzione tra attività
informativa e attività di comunicazione con il riconoscimento a quest’ultima di interagire con i
cittadini al fine di migliorare il rapporto con loro. Si entra così in una nuova fase in cui si scopre
il ruolo strategico della comunicazione, si capisce, infatti, che è questa che può contribuire alla
costruzione di una cultura condivisa che alimenta l’appartenenza, la legittimazione reciproca tra
istituzioni e cittadini, capace di generare relazioni, scambi, alleanze. Questi concetti, peraltro,
sono compresi nello stesso significato della parola comunicare: tenere insieme, mettere in
comune, relazionare, condividere. Un significato dunque che sorregge fortemente l’idea che la
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comunicazione con i cittadini investa problematiche che vanno ben oltre il carattere puramente
esplicativo e trasmissivo delle informazioni.
L’accento si sposta così dall’attenzione per il messaggio/informazione al processo
comunicativo, dalla trasmissione unidirezionale di informazioni alla possibilità di creare
relazioni fondate sullo scambio e sulla reciprocità e, infine, dall’idea di un cittadino passivo alla
capacità ci considerarlo un interlocutore, un destinatario e allo stesso tempo un emittente della
comunicazione. Si sottolinea, perciò, la natura rituale, ovvero processuale, dinamica, dialogica e
negoziale della comunicazione che è un processo sempre aperto, attivo e in costruzione che non
si esaurisce mai a meno che non venga utilizzata senza continuità.
Sono fondamentali l’interattività, lo scambio e la reciprocità, intesi non come obbligo
burocratico, bensì come orientamento e spinta all’azione. Anche la comunicazione più efficace
dal punto di vista dei canali, degli strumenti o dei linguaggi, e il messaggio meglio costruito,
infatti, devono necessariamente confrontarsi con la risposta dei cittadini e, inoltre, interagire con
il mondo della loro esperienza.
Negli ultimi anni è stata rivolta una particolare attenzione a ridefinire la concezione del
cittadino. Diversamente dalle aziende, per cui la soddisfazione del cliente è un mezzo per la
realizzazione del profitto, nelle istituzioni pubbliche il rispetto dei diritti del cittadino, la
soddisfazione dei suoi bisogni e la tutela dell’interesse collettivo sono, evidentemente, il fine.
Ecco perché il rapporto con i cittadini non può essere considerato come dato una volta per tutte,
ma va costruito, definito e ridefinito in un continuo processo di negoziazione.
Risulta dunque fondamentale e centrale il ruolo della dimensione dell’ascolto.
In sostanza c’è una diversa concezione della comunicazione, intesa come cultura che
consente di aprirsi all’altro, di ascoltare, di includere, di accogliere, di condividere che si deve
ripartire se si vuol pensare di costruire una nuova relazione con i cittadini.
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2.3 Risorsa e comunicazione
La comunicazione è una risorsa strategica e lo è innanzitutto per le istituzioni: per
comunicare con i cittadini non è sufficiente pensare di trasmettere informazioni e, quindi,
organizzarsi in tal senso, perché si deve tener conto che la comunicazione essendo una risorsa,
va prima di tutto gestita che significa sfruttarla e investire su di essa. Sfruttarla perché essendo
una risorsa interna non è un’attività aggiuntiva: è una componente cruciale dello stesso processo
organizzativo per aprirsi all’esterno, all’ascolto, alla differenza e uscire così
dall’autoreferenzialità. Investire non solo in termini economici, ma soprattutto organizzativi,
culturali, di mentalità, di formazione sulla comunicazione significa che questa va costruita e
costantemente alimentata.
La comunicazione d’altro canto è risorsa anche per gli stessi cittadini, infatti, essendo una
dimensione fondamentale dell’agire umano, è sempre più necessaria per gestire e fronteggiare la
complessità. La sua rilevanza e la nuova centralità sociale trovano profonde motivazioni
nell’accresciuta esigenza e richiesta da parte degli individui di conoscenze, di informazioni, di
competenze che facilitino la capacità di agire, di scegliere e, dunque, favoriscano e accelerino
processi di democratizzazione e partecipazione.
2.3.1 I cittadini, la principale risorsa
Per attivare reali e fruttuosi processi comunicativi servono risorse e la principale è
rappresentata dai cittadini per cercare di trasformare in interlocutori coloro che per molto sono
stati visti come una semplice controparte. Il settore pubblico, infatti, è stato dapprima
completamente disattento, se non avverso, alla comunicazione per poi riversare tutte le
attenzioni al come o al cosa comunicare. La più grande sottovalutazione ha riguardato proprio
l’interlocutore/cittadino, il ruolo e l’importanza che ha nei processi di comunicazione, di
renderlo cioè attivo e agente, ovvero considerarlo competente, capace di valutare, confrontare e
scegliere. Aprirsi ai cittadini comporta, però, anche la necessità di saper utilizzare le
informazioni. Si tratta dunque di rendere le organizzazioni capaci di accogliere, ridefinirsi,
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cambiare, rendersi flessibili. Di questo indispensabile processo trasformativo sono attori e di
conseguenza risorse importanti coloro che lavorano nelle organizzazioni. Acquista così molta
importanza la comunicazione interna per diffondere conoscenza, creare condivisione, accrescere
il senso di appartenenza, motivare e valorizzare quelle che il settore provato per primo ha
individuato come risorse umane.
2.4 L’importanza dell’ascolto
La comunicazione, quindi, è un’attività che per essere efficace presuppone l’ascolto e la
conoscenza dell’interlocutore, ma anche di se stessi. Non saper ascoltare ha come conseguenza
la difficoltà di stabilire una relazione o quantomeno la rinuncia a essere compresi. C’è la
necessità di definire accuratamente la situazione, ossia stipulare il significato e la cornice
dell’incontro e dunque il comportamento appropriato. Per un’istituzione, un ente pubblico,
un’organizzazione di servizi operante in mercati sempre più esigenti e in scenari in rapida
trasformazione, ascoltare vuol dire innanzitutto creare le condizioni per percepire, raccogliere,
organizzare e soprattutto utilizzare i molteplici segnali che arrivano dall’esterno.
Un sistema di ascolto efficace deve orientarsi verso tre importanti dimensioni: ascolto di se
stessi, del contesto e degli interlocutori esterni.
Ascoltare per conoscere il pubblico ed entrare in relazione con esso presuppone innanzitutto
la conoscenza di se stessi, delle proprie risorse, degli obiettivi e delle proprie capacità.
Un’istituzione per conoscere i propri destinatari/interlocutori deve prioritariamente interrogarsi
sulla propria funzione. L’esigenza di migliorare la comunicazione con i cittadini porta
inevitabilmente a porsi la questione della propria identità e della propria organizzazione.
Dunque: chiarezza e trasparenza interna all’organizzazione. Un’esigenza è tanto più
indispensabile quanto più si tratta di costruire strategie comunicative di ampia portata, fondate
sulla natura dialogica della comunicazione e pertanto finalizzate non soltanto a fornire
informazioni e facilità di accesso ai servizi, ma anche a creare e avviare scambi ad alto
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contenuto di senso, di sensibilità, d’incontro che implicano visibilità, condivisione, reciprocità,
fiducia, credibilità, affidabilità, responsabilità comune.
L’attenzione al contesto permette di adempiere all’importante funzione di cogliere il punto di
vista esterno all’organizzazione, conoscere la realtà in cui si opera, individuare i bisogni della
popolazione, essere un sistema aperto, in rapporto con l’ambiente, inteso come l’insieme dei
soggetti istituzionali e che non agiscono e coagiscono in uno stesso territorio. Infine, la
conoscenza del contesto esterno introduce un criterio di efficienza nell’uso delle risorse,
finalizzando l’attività dell’organizzazione alla soddisfazione di una domanda contestualizzata e
situata. Così come gli individui, anche le istituzioni non sono entità chiuse ma sono, invece,
l’insieme variabile delle relazioni che si producono all’interno e con l’esterno. L’apertura al
contesto focalizza l’attenzione sull’esigenza di conoscere la realtà: ambiente, soggetti, bisogni.
Grazie alla valutazione dei bisogni e alla conoscenza del contesto diventa, ad esempio, possibile
predisporre un’offerta migliore di servizi perché si fonda e risponde a esigenze concrete, nel
senso più coerenti e aderenti ai bisogni e alle domande della popolazione. Ma dialogare con
l’ambiente esterno all’organizzazione, costruire un tessuto di relazioni con i soggetti che a vario
titolo agiscono sullo stesso territorio, presuppone anche la capacità da parte dell’organizzazione
di saper attivare il contesto e i soggetti che lo abitano, individuando come punto di riferimento
dal quale trarre informazioni, risorse, conoscenze da poter poi interpretare, utilizzare,
valorizzare.
L’ultima dimensione dell’ascolto riguarda la capacità delle istituzioni di porsi all’ascolto dei
propri diretti interlocutori, ovvero i cittadini, considerati come destinatari della comunicazione
ma anche e soprattutto come emittenti. Ogni organizzazione che ha un pubblico come
destinatario della sua attività, deve entrare in sintonia con esso per realizzare uno scambio di
benefici e di risorse. Il marketing, ad esempio, presuppone e utilizza la cultura della
soddisfazione del cliente sia per migliorare la fidelizzazione e costruire relazioni di fiducia, sia
per sfruttare l’insieme di ciò che costituisce il ritorno della comunicazione, in termini di
comunicazione interna, sviluppo e cambiamento organizzativo. Non sono pochi i vantaggi e le
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opportunità che una gestione rivolta alla soddisfazione del cittadino può produrre nel settore
pubblico in termini di incremento di efficacia ed efficienza dei servizi, di legittimazione,
consenso, credibilità, equilibrio economico. Questa nuova mentalità orientata al cittadino mette
in moto un vero e proprio processo in cui il risultato finale dovrebbe essere il miglioramento
della qualità dei servizi e conseguentemente dell’immagine dell’istituzione. L’ascolto può
produrre in pratica la capacità dell’organizzazione di attivare e sollecitare i cittadini (solitamente
non abituati a dialogare se non in termini di denunce, reclami e insoddisfazioni nei confronti di
un’amministrazione pubblica percepita e vissuta come controparte) a essere parte attiva, a
suggerire proposte, a esprimere richieste.