Introduzione
L’idea di questa tesi nasce da un’esperienza. Lo scorso Aprile, in preparazione alle
elezioni amministrative svoltesi nel mese di Giugno, ho avuto l’occasione di
seguire con occhio di riguardo, la campagna elettorale relativa alla sfida per la
carica di sindaco, nel comune di San Lazzaro di Savena. San Lazzaro è un paese di
trentamila abitanti sdraiato sulla via Emilia, separato da Bologna, capoluogo
emiliano, dal fiume Savena. Dato il mio interesse per le pratiche relative alla ricerca
e all’ottenimento del consenso nell’ambito politico, nonché in virtù del percorso di
studi intrapreso, ho da subito realizzato come l’opportunità fosse di quelle da non
lasciar passare senza essere colte. Poter seguire in prima persona l’incedere di una
campagna elettorale, dalla pianificazione al suo prendere forma, dalla preparazione
di un evento, alla stesura di un comunicato stampa; mi ha consentito di vedere
applicate sul campo, le nozioni fino a quel momento apprese solamente all’interno
delle pagine dei manuali, consultati lungo un percorso di studi durato cinque anni.
Inizialmente l’idea era quella di realizzare una tesi, relativa all’analisi di quanto
visto nei mesi che hanno preceduto le elezioni. Una tesi maggiormente prossima ad
una case history: il racconto del mese e mezzo in cui la campagna elettorale è stata
maggiormente serrata. Un’analisi di come quanto osservato, corrispondesse o meno
a quanto letto e studiato negli anni. In realtà passati i primi entusiasmi, è stato facile
rendermi conto di come la scelta di un approfondimento di questo tipo, ovvero
un’analisi classica dei processi di comunicazione politici messi in atto nel corso
campagna, poco o nulla avrebbe aggiunto sia nell’ambito delle mie conoscenze
personali, sia nell’ambito di quanto già detto analizzato, studiato e pubblicato. Da
qui la voglia di andare a rileggere gli eventi, e le modalità attraverso le quali gli
stessi si sono susseguiti nel corso della campagna elettorale, al fine di poter
individuare un aspetto sul quale poter soffermare l’attenzione. Sul quale poter
indagare senza correre il rischio di trovarmi al termine dell’indagine, con la
spiacevole sorpresa di accorgermi di come tutto il lavoro svolto, non fosse stato in
grado di portar con sé nulla di più all’infuori del suo carico di fatica.
Essendo io un ragazzo di ventiquattro anni, nato perciò a metà degli anni ottanta,
non posso propriamente definirmi come appartenente a quella generazione di
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giovani, cresciuti con il cellulare in mano e la connessione veloce a banda larga,
con la quale connettersi al resto del mondo. Sarebbe altrettanto falso, o forse
sarebbe meglio dire curioso, tentare da parte mia di sostenere una totale estraneità
alle citate tecnologie. Anch’io, come gran parte delle persone che hanno potuto
beneficiare (concedetemi in questa sede di poterne considerare solamente gli aspetti
positivi), della rivoluzione digitale, sono finito nel mio piccolo per diventare, un
nodo di quella rete attraverso la quale possiamo dirci tutti quanti potenzialmente
collegati. Rete all’interno della quale la moderna, sarebbe forse meglio dire
postmoderna, società pare volerci spingere. Una delle maggiori possibilità offerte
da internet ai suoi utenti, è proprio quella di collegarsi, sentirsi costantemente in
contatto, con amici e parenti vicini o lontani, colleghi, amanti, fidanzati, fidanzate,
collaboratori, clienti, fornitori, politici ed elettori.
Negli ultimi anni, si è assistito ad una crescita esponenziale delle utenze inerenti a
programmi, capaci di offrire questo tipo di servizio. Se Windos Live Messanger,
presente sulla scena da più di nove anni, mette in contatto trecentoventicinque
milioni di persone nel mondo, e può considerarsi il canale attraverso il quale passa
quotidianamente il maggior numero di messaggi privati (se ne calcolano dieci
bilioni al giorno), è altresì possibile affermare come in quest’ultimo anno la ribalta
sia stata quasi totalmente a favore di un altro programma: Facebook. Il social
network creato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckerberg, all'epoca studente
diciannovenne presso l'università di Harvard, con l'aiuto di Andrew McCollum e
Eduardo Saverin, nasce allo scopo di mantenere vivi i contatti fra compagni di
scuola anche una volta finita l’esperienza del college. Tradotto il significato del
termine Facebook significa per l’appunto annuario. Facebook conta, stando ai dati
forniti dal sito stesso e aggiornati al mese di Aprile dell’anno 2009, un numero di
utenti attivi pari a 200 milioni in tutto il mondo. Fra questi, ovviamente anch’io.
È stato proprio navigando fra una pagina e l’altra del social network più famoso del
mondo, nonché attraverso i messaggi arrivati di continuo all’interno della mia
casella di posta, che ho potuto rendermi conto di come fra i citati duecento milioni
di utenti in tutto il mondo, poteva contarsi, anche se probabilmente privo di un
proprio account, anche il dibatto politico.
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Pagine personali dei candidati, sia per la carica di sindaco, sia che per quella di
consigliere. Pagine di supporter con annessa l’opzione diventa fan, create sia dai
sostenitori che dai comitati elettorali stessi. Gruppi di sostenitori più o meno
spontanei, o più o meno mascherati, account di uffici stampa veri e propri. Tutto
questo senza considerare le pagine web personali, a nome dei candidati. Non
passava giorno senza che un avviso all’interno della casella di posta, non
ricordasse, a me come a chiunque avesse desiderato saperlo, a quale evento o
dibattito fosse possibile partecipare la sera stessa, o quella dopo. Al fine di un
costante aggiornamento, era sufficiente selezionare l’opzione diventa fan di un tal
politico o di una tale coalizione, piuttosto che recapitare direttamente al candidato
una richiesta di amicizia.
Jacques Seguela, nome capace negli anni ottanta di tracciare le linee attraverso cui,
ancora a tutt’oggi, sono tratteggiati i confini di discipline quali pubblicità e
marketing, nonché incaricato nel 1981 di supportare la campagna presidenziale di
Francois Mitterand, con adeguata creatività e strategia di comunicazione, nel 2001
affermava profetico: <<La prossima volta le elezioni saranno anche un problema di
database. Il candidato si rivolgerà a voi direttamente, La prima cosa da fare è
incominciare a preparare dei database su internet, perché i cartelloni non basteranno
più>>.
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Ora i database sono stati creati, ora che grazie ad una “richiesta di
amicizia” il politico può conoscere le nostre preferenze consultando i gruppi ai
quali siamo iscritti e, cosa ancor più sorprendente, altrettanto è possibile fare per
noi elettori nei suoi confronti; trovo difficile per chi segue la materia, non
interrogarsi in merito ai cambiamenti che tali processi possano innescare in futuro.
Altrettanto difficile sarebbe non porsi interrogativi attorno alle motivazioni
riguardo la loro fulminea, quasi epidemica, evoluzione.
Di primo acchito si potrebbero trovare risposte tanto intuitive quanto immediate, al
fenomeno della rete e dei social network. Queste potrebbero essere sintetizzate in
ragionamenti tipo: il web è così importante per la politica, perché offre al politico
ciò di cui ha maggiormente bisogno, ovvero visibilità a basso costo. Oppure perché
il social network mette a disposizione delle amministrazioni un canale di
comunicazione diretto con il cittadino elettore, un canale che la società di massa e
l’avvento della televisione avevano progressivamente finito per chiudere, soffocare.
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In questa maniera la rete arriva ad assolvere sia l’esigenze del politico, che ha
costantemente sott’occhio i numeri inerenti al proprio elettorato, sia le richieste del
cittadino, al quale quasi non par vero di poter essere in contatto diretto con il
proprio candidato.
Motivazioni senza dubbio pertinenti, ma limitandosi alle quali si finirebbe per
sottovalutare, o peggio ancora non comprendere, le potenzialità celate da un mezzo
il cui utilizzo e sviluppo, finirà inevitabilmente per cambiare il modo di fare
politica, modificandone le pratiche di ottenimento del consenso, all’interno di quel
processo ormai comunemente definito come: “campagna permanente”
2
.
In quale modo? Difficile dirlo, forse possibile ipotizzarlo, o almeno questo è ciò
che proveremo a realizzare con questa tesi. Cercando, attraverso la stessa, di
approfondire alcuni aspetti legati all’argomento in questione, ovvero il ruolo della
rete e dei social network all’interno delle campagne elettorali.
Il lavoro si compone essenzialmente di due macro sezioni. All’interno della prima
cercherò di far luce attorno all’argomento, passando in rassegna le principali teorie
riguardo al tema trattato. Le risposte alle domande in merito al ruolo giocato dalla
rete, nonché dai social network, verranno ricercate lungo il percorso che ha
contrassegnato il cammino della comunicazione politica, nei diversi periodi del suo
sviluppo. Dai grandi partiti di massa, fino al partito mediale, arrivando in questo
modo a introdurre la figura della rete e del social network. Su di questi si
focalizzerà quindi l’attenzione, una lente di’ingrandimento composta da teorie,
riflessioni, ma anche interrogativi, aiuterà a comprendere le radici del fenomeno.
Una metamorfosi avvenuta sia in campo sociale, che in campo politico.
L’avvento della rete ha cambiato entrambi, la famosa “Aura”
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di cui parlava Walter
Benjamin, persa dall’arte nella sua riproducibilità, non si è affatto dissolta. Piuttosto
si è frammentata, parallelamente al frammentarsi della società in tante piccole tribù,
blog, comunità virtuali.
Le principali teorie, alle quali verrà fatto riferimento, saranno accompagnate da
costanti riferimenti alla realtà. Non si può negare infatti come, la campagna
elettorale inerente alle elezioni presidenziali americane del 2008, abbia avuto un
impatto pressoché decisivo, non tanto per quanto riguarda il ruolo di internet,
strumento al quale già i politici facevano riscontro prima che Obama irrompesse
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sulla scena, piuttosto per quel che riguarda la rete. In un intervista a Repubblica Joe
Rospars, 28 anni “new media director” ovvero colui che è stato il deus ex machina
della campagna elettorale del candidato democratico per quel che riguarda e-mail,
blog, social community, sms e cellulari. Spiega in poche parole cosa grazie alla
rete, la macchina elettorale del partito Democratico americano, sia stata in grado di
creare: <<L'ho incontrato (Obama) subito dopo e abbiamo parlato dell'America, di
quello che voleva fare. Gli ho chiesto cosa sarebbe accaduto se avessimo perso, e
lui mi ha risposto che l'importante era la campagna elettorale, che l'obiettivo era
quello di migliorare il processo politico nel Paese, di coinvolgere la gente. Mi
spiegò che voleva costruire una relazione con i suoi sostenitori e che anche tra di
loro nascesse una relazione. Mi disse che se ci fossimo riusciti tutto questo non si
sarebbe fermato alle elezioni, che quello che saremmo stati in grado di costruire,
avrebbe resistito anche dopo. E aveva ragione…Il web ci ha dato modo di avere più
gente nelle strade, più sostenitori che hanno fisicamente bussato a un numero molto
maggiore di porte e parlato davvero a un numero molto più grande di persone. Il
nostro obiettivo non era quello di trasmettere un messaggio dal vertice alla base in
un modo nuovo, ma quello di creare, come voleva Obama, una relazione con i
supporter e dei supporter tra loro… il nostro messaggio non era “votate Obama” ma
“fate sentire la vostra voce”>>.
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Sul significato attribuibile alle parole di Joe Rospars, torneremo più avanti nel
proseguo della trattazione, per adesso sono comunque sufficienti al fine di rendere
l’idea di quale sia la portata del cambiamento che, questo nuovo modo di concepire
la politica intesa come di ricerca del consenso, porta con sé. Tralasciando inoltre,
sempre e solo per il momento, aspetti come il ritorno d’immagine, ma soprattutto il
ritorno economico inteso nei termini della famosa “coda lunga” della campagna di
Obama. Ovvero cosa attraverso il web, l’ex senatore dell’Illinois, ha potuto
realizzare in materia di raccolta fondi. Tengo a precisare come, essendo l’elezione
del primo presidente di colore, già argomento di numerose altre trattazioni, su di
essa mi soffermerò giusto il tempo indispensabile per permettere al riscontro
pratico di conferire all’analisi teorica, la forza che solamente l’evidenza empirica è
in grado di garantirle. Per quanto riguarda le presidenziali americane 2008 non mi
addentrerò pertanto in alcun tipo di analisi, limitandomi a citarne gli avvenimenti.
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Discorso eguale vale per i riferimenti legati agli avvenimenti, della politica
nostrana. Difficile sarebbe stato fare in maniera diversa. Non accennare alle
modalità in cui la trasformazione e l’utilizzo sistemico della rete si è manifestato
per la prima volta in termini concreti, sarebbe stato come avventurarsi in una tesi in
merito ai diritti civili, senza menzionare la rivoluzione francese.
La prima parte di questo percorso, si chiuderà con l’interrogativo in merito a quanto
il ruolo giocato da rete e social network sia in grado d’influire, o meglio arginare, il
fenomeno della disaffezione e il conseguente allontanamento dalla politica, da parte
del cittadino elettore. La rete e il social network sono davvero la risposta? O
meglio, sono strumenti in grado di garantire in maniera effettiva una maggiore
partecipazione dell’elettorato, all’interno della vita politica del paese? Oppure di
una possibile soluzione offrono solo la parvenza? Una sorta di illusoria
democratizzazione, incapace di trovare riscontro all’interno della pratica
quotidiana?
A questi, e agli altri quesiti sorti nel corso della trattazione, si tenterà di rispondere,
anche attraverso le evidenze empiriche raccolte all’interno della seconda parte della
tesi. La seconda macroarea tratterà dell’esperienza sul campo, attraverso il caso di
studio delle elezioni amministrative del Comune di San Lazzaro di Savena. Grazie
alla disponibilità dell’Ufficio stampa del comune stesso, è stato per me possibile
seguire in maniera ravvicinata la campagna elettorale, che ha preceduto il voto del
6-7 Giugno, potendo così incontrare, verificandole sul campo, le nozioni apprese
all’interno di questi due anni di specializzazione. Superfluo sottolineare l’interesse
in me suscitato dall’esperienza in sé, determinante aggiungere però come questa sia
stata indispensabile alla redazione di questa tesi.
Si analizzerà il modo in cui i candidati sindaco, hanno usufruito dei canali
comunicativi aperti da internet, del raffronto fra questi e i modi convenzionali di
fare campagna, della diversità del tipo di linguaggio utilizzato nel tentativo di
avvicinarsi in maniera ancor più incisiva all’elettorato. Delle differenze fra gli
argomenti attorno ai quali si svolgeva il dibattito all’interno dei social network,
posti a confronto con la discussione in atto sui mezzi di comunicazione
convenzionali (nello specifico la stampa), fino ad arrivare ad un analisi del
riscontro ottenuto in termini di partecipazione. Infine, attraverso le interviste
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realizzate ai candidati sindaco, nonché ad alcuni dei responsabili della loro
comunicazione on-line, si cercherà di far luce su come il mondo politico, guarda
alle possibilità offerte dalla rete.
In conclusione verranno tirate le fila del discorso, nella speranza di essere riuscito a
dissolvere, almeno in parte, quella nuvola di dubbi, paure, ma anche di eccezionali
spazi d’opportunità, che l’argomento della politica in rete porta con sé. Da una
parte infatti non è razionalmente ipotizzabile, un’alternativa che veda tutti i
protagonisti festanti nel celebrare lo sbarco in rete del dibattito politico. Troppo
semplice sarebbe limitarsi ad osservarlo, come fosse capace di curare la maggior
parte dei mali che affliggono a tutt’oggi il dibatto politico e la sfera pubblica.
L’apertura di un nuovo canale d’interazione fra sistema politico e cittadini, per
quanto più diretto e coinvolgente lo stesso possa essere, non può rappresentare da
solo la cura a mali quali disaffezione e scarsa partecipazione per intenderci.
Sarebbe altrettanto miope però, rivolgere il proprio sguardo al fenomeno,
bollandolo come spam all’interno di una casella di posta elettronica, oppure come
l’ennesimo tentativo da parte della sfera politica d’invadere gli spazi del cittadino,
con il fine ultimo, ed unico, di strappar lui il consenso elettorale, non rispondendo
più alle sue richieste, una volta ottenuto ciò che andava cercando.
È evidente come un cambiamento sia in atto, difficile stabilire se questo abbia già
comportato delle modifiche sia nella sfera politica sia nella sfera del cittadino
elettore, difficile anche stabilire quali siano questi cambiamenti e in quale modo
finiranno per influenzare il dibattito politico. Se si tratta dell’apertura di scenari
futuri completamente diversi da quanto visto finora, o se non possa invece
rappresentare una sorta di ritorno al passato. L’estremo tentativo di tornare a parlare
con la gente, da parte di una classe politica che con la gente pare ormai aver
definitivamente perso il contatto.
Registrando e analizzando i fatti, proverò in queste pagine, ad interpretare ciò che
sta accadendo. Perché per quanto sia difficile ipotizzare gli scenari di un futuro
forse non troppo lontano, non si può negare come lo stesso si sia già messo in moto
per raggiungerci.
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1
JACQUES SEGUELA, (2001).
2
SIDNEY BLUMENTHAL (1982), The Permanent Campaign, SIMON & SCHUSTER, NEW YORK.
3
WALTER BENJAMIN (2000), L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, EINAUDI,
TORINO.
4
JOE ROSPARS, http://www.repubblica.it/2009/04, INTERVISTA DI ERNESTO ASSANTE.
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Parte Prima
Capitolo 1
Comunicazione Politica cos’è?
Definizione e percorso storico
1.1 Cosa s’intende per comunicazione politica
Secondo l’assioma di Paul Watzlawick (lo studioso di Pragmatica della
comunicazione umana): <<Non si può non comunicare>>
1
. Quindi, tanto vale farlo
correttamente, anche in ambito politico.
<<È stupefacente il potere delle parole sugli uomini>>
2
, ripeteva sovente
Napoleone Bonaparte. Parole alle quali il “condottiero” corso aggiungeva:
<<L’opinione pubblica è una potenza invisibile, misteriosa, alla quale nulla
resiste>>.
3
Parole in grado di rendere significativamente idea dell’attenzione
attribuita dall’Imperatore al consenso pubblico.
Potere e linguaggio. Due concetti chiari e limpidi ai quali non è per noi difficile
attribuire significato. Restando in tema di citazioni, il concetto sociologico classico
di potere si rifà alla definizione elaborata da Max Weber: <<Il potere è la
possibilità che un individuo, agendo nell'ambito di una relazione sociale, faccia
valere la propria volontà anche di fronte a un'opposizione>>
4
. Con lo sviluppo delle
moderne democrazie occidentali, si è passati ad una definizione maggiormente
legata all’ambito politico. Ambito all’interno del quale Raymond Aron definisce il
potere come: <<La consegna ad uno o ad alcuni della capacità (riconosciuta
legittima) di stabilire regole per tutti, di imporre a tutti il rispetto di queste regole o
in conclusione di prendere decisioni obbligatorie, in fatto o in diritto, per tutti>>
5
.
In ogni caso, ciò che risulta comune a entrambe le versioni è il concetto legato alla
legittimità attraverso la quale regole e comandi, siano in grado, attraverso il loro
rispetto, di trovare consenso. Come suggerito da Napoleone poi, il concetto di
potere è a doppio filo legato alle parole con le quali esso prende forma, intendendo
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per parole lo strumento attraverso il quale l’uomo è in grado di esprimere, o meglio,
comunicare il proprio pensiero.
Quindi procedendo con il ragionamento, è possibile affermare che nelle moderne
democrazie occidentali, il potere è legato alla politica mentre le parole sono
indispensabili per quanto riguarda il concetto di comunicazione. Per governare, ed
essere di conseguenza in grado di esercitare, in democrazia, il consenso della
maggioranza è indispensabile. Come già aveva intuito Napoleone, più di duecento
anni addietro, per ottenere tale consenso non si può prescindere dalle parole, e di
conseguenza dalla comunicazione. Intuitivamente si può quindi arrivare a
comprendere quale sia stato, e continui oggigiorno ad essere, il ruolo di estrema
rilevanza giocato in termini di consenso e potere, dai processi di comunicazione
politica.
Cerchiamo quindi di comprendere di cosa parliamo, ogniqualvolta sentiamo
riferimenti o adoperiamo il concetto di comunicazione politica, all’interno di una
discussione. Per motivi legati al percorso di studi svolto, nonché legati al diffuso
riconoscimento, al fine di fornire una definizione del citato concetto, ricorrerò alle
parole adoperate dal professor Gianpietro Mazzoleni all’interno del manuale: La
“Comunicazione Politica”. Dove con il termine comunicazione politica si intende:
<<lo scambio ed il confronto dei contenuti di interesse pubblico politico prodotti
dal sistema politico stesso, dal sistema dei mass-media e dal cittadino, non
solamente nella sua veste di elettore>>
6
. Una definizione che permette noi di fissare
da subito, almeno tre fra quelli che possono considerarsi fra i concetti chiave della
materia stessa.
In primo luogo la definizione del professor Mazzoleni consente da subito di
comprendere quali che siano gli attori in gioco. Abbiamo a che fare col sistema
politico, la cui naturale e continua ricerca del consenso al fine di ottenere potere,
influenza direttamente il tipo di comunicazione politica. Il sistema dei mass media,
diventato con l’avvento delle comunicazioni di massa, il principale veicolo
attraverso il quale viaggia l’informazione e la comunicazione politica. Ed infine il
cittadino elettore il quale cerca anche, e forse soprattutto (ma qui si aprirebbe uno
spazio di discussione che, per quanto interessante, allontana dai concetti trattati),
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attraverso i mass media gli strumenti in grado di fornirgli la bussola attraverso cui
orientarsi e definire le coordinate, del dibattito politico.
Il secondo punto nodale, sul quale insiste la definizione appena fornita, è la doppia
direzione del legame. Chiaro è il riferimento ad uno scambio di contenuti. Ciò
significa che, per quanto a volte il legame possa apparire sbilanciato a favore dello
strapotere attraverso il quale i media sono capaci d’imporre gli argomenti di
discussioni, inquadrandoli all’interno dell’ottica da loro desiderata, e fissandone
l’agenda all’interno dei processi di comunicazione politica. Il ruolo del cittadino
elettore non è ancora arrivato a quella totale passività, della quale paventavano le
teorie riconducibili al pensiero della Scuola di Francoforte. Teorie legate ai
meccanismi “Stimolo – Risposta” o a fenomeni quali quelli attribuibili ad un “Ago
Ipodermico”
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, non hanno, con il passare degli anni, trovato riscontro nella realtà.
Anzi l’importanza della comunicazione interpersonale fra i cittadini, può essere
considerata come una delle chiavi interpretative più rilevanti, al fine della
comprensione sia dei messaggi dei media che della comunicazione politica. È stata
proprio la rilevanza di quelle figure definite come: “Opinion leader”
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, introdotte per
la prima volta da Paul Lazarsfeld nel 1944, la molla in grado di fare scattare i
procedimenti legati al passaparola. All’epoca confinati all’oralità oggi sbarcati in
rete. Concetti attorno i quali ruota questa tesi. Di questo ci occuperemo ampiamente
nel corso della trattazione, ora torniamo ancora, e per l’ultima volta alla definizione
di Mazzoleni, per affrontare il terzo, fra i concetti ai quali si è in precedenza fatto
riferimento.
Il carattere interdisciplinare della comunicazione politica, è un concetto
d’importanza determinante al fine di comprendere a pieno il significato della
materia. Dietro l’apparente semplicità del concetto, intrinseco nell’espressione
stessa la quale fa riferimento a due concetti di immediata comprensione quali la
politica e la comunicazione, si presentano di fatti parecchie insidie. Agli occhi di
chi studia il fenomeno difatti : <<la materia si presenta di difficile definizione.
Poiché la comunicazione politica sconfina in più territori, che spaziano dalla
politologia alla sociologia, all’antropologia, dalle scienza della comunicazione e
dell’opinione pubblica alla psicologia, alla retorica, alla pubblicità. Si tratta di un
oggetto poliedrico, che racchiude in sé o raccoglie sotto il suo cappello altri
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