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organizzazioni di volontari e non governative che insieme fatturano quasi 38
miliardi di euro di entrate con un disavanzo positivo pari a 2 miliardi di euro (segno
di un sostanziale pareggio di bilancio, requisito essenziale nel settore non profit).
È interessante notare come in Italia solo il 27,7% delle Onp siano riconosciute e
quindi dotate di personalità giuridica acquistata mediante decreto del Presidente
della Repubblica.
Estremamente diversificati sono i campi di attività: il 63% delle istituzioni non
profit operano in via prevalente nel campo della “cultura, sport e ricreazione”;
seguono i settori della “assistenza sociale” (8,7%), delle “relazioni sindacali e
rappresentanza di interessi” (7,1%), della “istruzione e ricerca” (5,2%), della
“sanità” (4,4%), della “tutela dei diritti e attività politica” (3,1%), della “attività di
promozione e formazione religiosa” (3,1%), dello “sviluppo economico e coesione
sociale” (2%); dell’“ambiente” (1,5%), della “cooperazione e solidarietà
internazionale” (0,6%); della “filantropia e promozione del volontariato” (0,6%).
Anche la distribuzione territoriale del Terzo Settore è abbastanza disomogenea: il
51% delle istituzioni è concentrato nelle Nord (la Lombardia ne ha il numero
maggiore), mentre il 27,7% opera nel Mezzogiorno e il rimanente 21,2% nel
Centro.
Ai fini del presente lavoro è interessante confrontare con i precedenti un dato che
verrà approfondito nel capitolo successivo, ovvero quello della ripartizione dei temi
trattati nella pubblicità sociale televisiva prodotta dalle organizzazioni senza scopo
di lucro: infatti dal “Primo rapporto della comunicazione sociale in Italia” (2005)
risulta che seconda solo ad argomenti sanitari, con il 26,37% del totale si trova la
tematica della cooperazione internazionale, a fronte dello 0,6% di soggetti
promotori di tale attività.
Nell’ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo risulta fondamentale il
ruolo delle Ong, acronimo di “Organizzazioni Non Governative”, un termine che
viene utilizzato per identificare un gran numero di associazioni e organizzazioni
private senza scopo di lucro, che operano nel settore della solidarietà sociale.
Si tratta di una definizione ampia, che include organizzazioni molto dissimili tra
loro in quanto a finalità, ideologie ispiratrici, ambiti di intervento, forme
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organizzative e dimensioni, ma accomunate da valori di solidarietà e di giustizia e
da metodologie di lavoro che si fondano su elementi comuni.
Una definizione più circoscritta di “Ong” prevede che l’organizzazione sia
caratterizzata, oltre che dalla natura privatistica, dal carattere non profit e
dall’elemento solidale, anche dal fatto di operare nell’ambito della cooperazione
internazionale allo sviluppo. Tali organizzazioni costituiscono una tipologia di
soggetti distinta e unitaria, anche dal punto di vista legislativo, che prevede una
disciplina speciale.
Le organizzazioni non governative di cooperazione internazionale, hanno avuto uno
sviluppo particolarmente significativo in tutti i paesi occidentali a partire dagli anni
Cinquanta e oggi rappresentano un vasto movimento civile che, a livello mondiale,
mobilita decine di migliaia di operatori e di volontari e i loro progetti prendono
spunto dal rispetto assoluto dei criteri di giustizia sociale e di equità, dalla difesa
dei diritti umani, dal coinvolgimento e dalla partecipazione delle popolazioni e dei
partner locali nella gestione degli interventi.
Le fonti principali delle entrate sono di due tipi: pubbliche e private. Le entrate di
fonte pubblica sono generalmente costituite da sussidi e contributi a titolo gratuito
erogati da istituzioni e/o enti pubblici nazionali e internazionali e dai ricavi per
contratti e/o convenzioni con enti e istituzioni pubbliche nazionali e internazionali;
le entrate di fonte privata sono invece costituite dalle quote sociali, dai ricavi
derivanti dalla vendita di beni e servizi, da donazioni, che costituiscono
un’importantissima fonte di finanziamento per le unità di cooperazione e solidarietà
internazionale, dai lasciti ed altre entrate provenienti da soggetti privati (es. redditi
finanziari e patrimoniali).
Da un’indagine dell’Associazione Nazionale delle Ong italiane condotta nel 2002
emerge che queste organizzazioni hanno avuto entrate per il 2001 di circa
256.500.000 Euro complessivamente. Di questi il 33% provengono da fondi privati.
Per la maggior parte si tratta di donazioni di singoli, sensibilizzati attraverso
campagne e interventi nel territorio, e permettono alle Ong un grado maggiore di
indipendenza nelle scelte strategiche dei progetti da affrontare.
Ancora non ampiamente diffuse sono le donazioni di banche, fondazioni ed imprese
che tendono piuttosto a finanziare progetti in linea con le loro politiche aziendali,
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non sempre accettabili, dal punto di vista etico e politico, per le organizzazioni non
governative che rinunciano così a svariati milioni di Euro all'anno, offerti loro da
società inserite in liste di boicottaggio stilate dalle stesse Ong a livello
internazionale.
Per quanto riguarda i finanziamenti pubblici, necessari per assicurare una
programmabilità nel medio-lungo periodo, nel 2001 sono stati così suddivisi: 61%
Unione Europea, 21% Ministero degli Affari Esteri, 10% Nazioni Unite, 8% Enti
Locali.
Un altro aspetto, legato anche ai finanziamenti dei privati, riguarda la convinzione
delle Ong nel diritto/dovere dell’opinione pubblica di essere coinvolta nella
cooperazione allo sviluppo, per contribuire al raggiungimento della giustizia
sociale. Si tratta di un punto importante che riguarda la ricerca del sostegno
dell’opinione pubblica al lavoro delle organizzazioni non governative, che
comporta un impegno continuo nel dialogo e nel confronto pubblico e che porta alla
ribalta la necessità di improntare efficaci strategie comunicative.
Considerando quindi il contesto appena descritto, in seguito si prenderà in esame la
politica di comunicazione di Cesvi, una Ong nei primi dieci posti in Italia per
investimenti pubblicitari che opera con diversi progetti di cooperazione
internazionale e sviluppo in tutto il mondo, partendo dall’analisi della loro
principale campagna di comunicazione (“Fermiamo l’Aids sul nascere”), cercando
di capire se il settore educational rappresenti un genere di comunicazione
“alternativa” che possa portare un valore aggiunto alla strategia comunicativa e
come quest’aspetto possa affiancarsi ad efficaci politiche di sensibilizzazione e ed
informazione legate soprattutto all’aspetto del fundraising.
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1. Il mercato e il marketing non profit
Come nel mercato tradizionale, anche nello scenario del mercato non profit esistono
una domanda e un’offerta.
L’offerta si caratterizza per il valore che le viene conferito, cioè quello di produrre
beni e servizi e promuovere ideali per rispondere alla domanda sociale. Essa punta
a portare nel mercato sociale servizi, ma anche e soprattutto valori etici, molto
spesso di difficile misurabilità e controllabilità. L’offerta nel mercato non profit
agisce su tre fronti:
- i destinatari dei servizi;
- i volontari che supportano l’attività delle Onp;
- i donatori/sostenitori che garantiscono la possibilità di erogare servizi.
La domanda nel mercato non profit risulta molto articolata sulla base delle finalità
che si propone di raggiungere. Nel momento in cui la domanda riscontra un’offerta
e la ritiene adeguata, dà un’adesione al progetto che quest’ultima rappresenta
rendendosi così indispensabile per mettere l’offerta nelle condizioni di rispondere
sempre in maniera appropriata alle esigenze manifestate.
Anche la domanda è principalmente composta dai destinatari che sono
normalmente persone da soddisfare e sostenere negli svariati ambiti in cui ogni
organizzazione tende a focalizzarsi attraverso la sua mission ed è sostenuta
soprattutto grazie ai volontari, che rappresentano uno dei mezzi più importanti per
il conseguimento degli obiettivi prefissati, e ai donatori/sostenitori che supportano
economicamente le Ong condividendone la missione forti della motivazione e della
gratificazione di partecipar a progetti di utilità sociale.
La differenza essenziale tra organizzazioni non profit e for profit risiede nella
priorità della mission rispetto al profitto. Un’organizzazione non profit esiste al fine
di perseguire una mission sociale. Le sue decisioni economiche devono essere
guidate da quella mission. (Young, 1999)
Il prodotto/progetto sociale è quindi frutto di una missione etica che si confronta
con ideali e aspirazioni di solidarietà e qualità della vita; il prodotto commerciale si
confronta invece con aspetti economici diversi, siano essi pratici, funzionali,
consumistici e riscontri immediati.
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Come in ogni mercato profit, è necessario saper gestire in maniera ottimale la
presenza di una domanda e di un’offerta e per questo si adotta lo strumento
strategico del marketing che in questo ambito si può definire come “il percorso per
conoscere, identificare, raggiungere, comunicare, controllare in maniera ottimale i
beneficiari di un’offerta, i volontari, i donatori/sostenitori, esso rappresenta la
gestione ottimale dell’incontro tra offerta e domanda, tra Onp e relativo
prodotto/servizio e destinatario dell’offerta.” (Foglio 2003)
Il “legame intelligente” tra domanda e offerta è formato da metodologie e da
tecniche aventi per finalità quella di conoscere, riscontrare comunicare, convincere
il mercato sociale, ottenerne il consenso e il supporto morale e materiale.
Figura 1 – Il marketing non profit come “legame intelligente” tra offerta e domanda
Nel processo di marketing che un’organizzazione non profit si trova a dover
affrontare è di fondamentale importanza la fase in cui si trova ad affrontare il
marketing mix, che deve favorire nel rispetto degli obiettivi e della mission, la
combinazione ottimale di elementi capaci di soddisfare i segmenti dei destinatari
designati (beneficiari dell’offerta, volontari e donatori/sostenitori).
Come il marketing mix nel mercato profit anche quello del Terzo Settore si
compone di quattro elementi principali: prodotto/servizio, prezzo, fundraising (che
sostituisce il product placement) e promozione/comunicazione.
In seguito si cercherà di analizzare un aspetto del mix, fondamentale in un settore
anch’esso ormai esposto ad una grande concorrenza, dove le organizzazioni devono
assicurarsi i sostenitori necessari a poter perseguire con successo i loro obiettivi
tentando nello stesso tempo di promuovere i valori etici su cui si basa la loro
mission: la comunicazione.
Essa per essere utile all’organizzazione deve necessariamente completarsi
soprattutto con un elemento che occupa un ruolo primario nel mix, il fundraising,
da considerare come un modo naturale e non occasionale per trovare le risorse
necessarie.
Offerta
Domanda
Marketing non profit
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1.1 La comunicazione non profit
Come tutti i soggetti appartenenti ai settori pubblico e profit anche tutte le
numerose organizzazioni del Terzo Settore comunicano e non possono evitare di
farlo. Il prodotto/progetto sociale non può essere solo ideato ed elaborato, ma deve
anche essere comunicato e promozionato per permettere di essere considerato ed
accettato dai soggetti interessati (beneficiari, donatori, volontari, enti pubblici, ecc).
Proprio perché sono così numerosi e diversi tra loro, tali pubblici (chiamati anche
stakeholders) necessitano di strumenti differenti per essere raggiunti. Ciò che
sembra accomunarli ed essere tipico del non profit è la ricerca di una
comunicazione personale o, dove questa non sia fattibile, di mezzi che la
riproducano nel miglior modo possibile.
Tutte le Onp per comunicare con il loro mercato sociale devono affrontare l’aspetto
comunicativo, affrontando i temi di loro competenza presentando “giuste cause”,
prodotti/servizi/progetti a beneficiari, volontari, donatori/sostenitori e media
attraverso campagne mirate che abbiano il compito di informare, sensibilizzare,
stimolare e di educare.
Fino agli anni Sessanta si è registrata una totale disattenzione del Terzo Settore per
la comunicazione che ha prodotto l’immagine falsata del non profit come il mondo
del “buon cuore”, puro e caritatevole; ma negli anni Novanta varie campagne del
non profit cominciano ad assumere personalità e veste più professionale. Nello
stesso tempo si sono moltiplicati, continuando a crescere e a consolidarsi, le
pubblicazioni, gli annunci-stampa, e, in anni più recenti gli spot televisivi, i siti
internet e gli eventi dedicati alla realtà del non profit, al volontariato e ai temi del
disagio sociale, dell’emarginazione e della solidarietà in genere.
Lo scenario attuale evidenzia l’interesse e la volontà dei cittadini ad essere
maggiormente informati sui problemi sociali, sui progetti e sui programmi delle
Onp mirati alla loro soluzione a sulle loro attività attraverso una comunicazione che
tende anche a sollecitare l’opinione pubblica ad esprimere una valutazione, ad
attivare pratiche adeguate e ad assumere atteggiamenti e comportamenti
collaborativi cercando di valorizzare regole di convivenza nel caso della
comunicazione istituzionale e di solidarietà nel caso delle campagne realizzate,
anche in collaborazione con aziende private, da organizzazioni non profit.