3
Presentazione
L’attuale sistema sanitario italiano è il risultato di un processo evolutivo scandito da
importanti riforme che hanno segnato il passaggio da una sanità di tipo assistenziale a una
caratterizzata da un orientamento al cittadino. Oggi, infatti, il S.S.N. è caratterizzato da una
decentralizzazione istituzionale e decisionale degli assetti, grazie al processo di
aziendalizzazione degli organismi sanitari che ora godono di una maggiore autonomia
gestionale di funzioni e servizi. La società di fronte alla crescente complessità del sistema chiede
sempre più agli enti sanitari problem solving, cioè offerte mirate e informazioni per la risoluzione
dei suoi problemi salutistici. Non si chiede più solo la cura della malattia ma il cittadino vuole
soddisfare le proprie aspirazioni di stare bene, e reclama servizi di qualità. Il paziente-utente ha
grandi aspettative, visto che trova in un momento di debolezza, e auspica di riscontrare
un’offerta che sia in grado di capire le sue esigenze e soddisfarlo nel migliore dei modi possibili.
Lo scenario oggi domanda quindi una “qualità sanitaria” certa e codificata, caratterizzata da
professionalità e umanità. La comunicazione nell’azienda sanitaria assume, a tal proposito, un
ruolo di grande importanza, poiché tutte le questioni che ad essa afferiscono (sia in senso
strutturale, sia per quanto riguarda i processi, sia, infine, per gli aspetti relazionali)
contribuiscono, insieme alla dimensione tecnica e al comfort, a definire la qualità complessiva
del servizio sanitario
****
Contrariamente a quanto accade di consueto, questo elaborato non comincia da una ricerca
bibliografica per arrivare poi all’analisi di un caso aziendale, ma si muove esattamente in senso
contrario. Da un iniziale interesse personale verso la comunicazione sanitaria è nata la volontà
di ricercare una struttura, nel contesto locale, che prevedesse al suo interno dei progetti di
comunicazione da analizzare.
È stata trovata pronta e gentile collaborazione nell’Ospedale Riabilitativo di Alta
Specializzazione di Motta di Livenza. Grazie ad uno stage effettuato presso l’ente, è stato
possibile comprendere come tale struttura, non solo dedichi alcune attività alla comunicazione
sanitaria, ma come, invece, consideri il processo comunicativo una politica strategica.
Dall’esperienza positiva realizzata ha preso corpo il lavoro che compone questa tesi.
L’impianto adottato nella realizzazione dell’elaborato è quello classico: da un approccio
teorico, per entrare in relazione con un settore, in cui la comunicazione è ancora agli albori, alla
testimonianza del caso aziendale.
4
La prima parte del documento consta di due capitoli. Il primo, introduttivo all’argomento
della comunicazione nelle aziende sanitarie, è stato realizzato allo scopo di definire le specificità
del settore della salute. Il secondo, invece, analizza il tema della comunicazione sanitaria.
Nel primo capitolo si esaminano il concetto di “salute” e la sua evoluzione normativa e
culturale, il mercato nel quale essa s’inserisce (quello sanitario) e il soggetto erogatore dei beni e
servizi necessari al suo mantenimento o ripristino (servizio sanitario nazionale). È data anche
particolare attenzione alla dimensione della qualità all’interno delle aziende sanitarie,
distinguendo il concetto di qualità erogata, intesa come capacità di valutare la prestazione in
base all’esito, da quello di qualità percepita, capacità di assicurare la coerenza tra qualità del
servizio erogato e percezione dello stesso da parte dell’utenza.
Nel secondo capitolo, si analizza il tema della comunicazione nelle aziende sanitarie,
esaminandone le tipologie principali (sanitaria in senso stretto e per la salute). Alcuni paragrafi
focalizzano, inoltre, l’attenzione sulle due distinte dimensioni adottate dalle aziende sanitarie
allo scopo di concretizzare la politica di comunicazione: quella interna, caratterizzata
dall’insieme di percorsi comunicativi attivati tra le figure professionali operanti all’interno
dell’ente, e quella esterna contraddistinta dal complesso di attività attraverso le quali la struttura
comunica con gli interlocutori esterni. È data anche particolare attenzione agli strumenti
comunicativi (sia interni che esterni) attraverso i quali l’ente sanitario si esprime per trasmettere
informazioni sulla sua struttura o sulle prestazioni che intende erogare (U.R.P., carta dei servizi,
sito internet, ecc).
I concetti teorici esposti sono avvalorati da una realtà aziendale, l'Ospedale Riabilitativo di
Alta Specializzazione di Motta di Livenza, esaminata nella seconda parte dell’elaborato.
Dell’ente citato sono state illustrate le caratteristiche della struttura, la mission e i valori
perseguiti, nonché le strategie comunicative attuate per promuovere le proprie aree di
specializzazione. È stata data anche particolare attenzione agli strumenti comunicativi (sia
interni che esterni) adottati dall’ospedale, allo scopo di veicolare sia informazioni sulla struttura,
sia sulle prestazioni erogate (U.R.P., carta dei servizi, siti internet, ecc).
5
PARTE PRIMA:
LA COMUNICAZIONE SANITARIA
6
CAPITOLO 1
LA SALUTE TRA MERCATO E SISTEMA SANITARIO NAZIONALE
1.1 Il concetto di salute: evoluzione normativa e culturale
In passato il concetto di salute era semplice, quasi elementare, facilmente comprensibile e
basato su un’affermazione negativa: «sano è colui che non ha malattie»; oppure «chi ha malattie
non è sano»; o «salute è assenza di malattie».
La concezione cominciò a vacillare alla fine del diciannovesimo secolo per vari motivi: tra
questi si considera cardine il progresso prodotto dalle scienze mediche sulle disfunzioni del
corpo umano. Esso portò all’individuazione di patologie soprattutto in fase pre-sintomatica,
ossia prima che la persona colpita se ne rendesse conto continuando a ritenersi sana (Ferrera,
Zincone, 1986:13). Nonostante tale progresso la nozione di salute rimase a lungo intesa come
assenza di malattie.
I primi segnali indicativi del cambiamento concettuale risalgono alla fine del truce periodo
avutosi 1915-45, caratterizzato da instabilità e violenza e definito da Eric Hobsbawm come età
della catastrofe (Hobsbawm 1995:52).
Al termine di quel trentennio, come reazione agli orrori dell’Olocausto e alle sofferenze
generate dai due conflitti mondiali, nel mondo si rafforzarono i sistemi di welfare e si sviluppò
un profondo senso di solidarietà all’interno delle popolazioni e tra le nazioni. Esplosero così
desideri di tregua e di libertà che si concretizzarono nell’istituzione dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite (O.N.U.), un supergoverno mondiale rivolto alla pace (Saccheri 2003b:2).
Il 24 ottobre 1945, due mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, nacque l’O.N.U.
con lo scopo di evitare l’insorgere di nuovi conflitti mondiali. Cinquanta furono le nazioni che
firmarono la Carta delle nazioni unite, un documento contenente il progetto, i principi e le
regole dell'organizzazione.
Qualche anno più tardi, l’O.N.U. propose di rinnovare il concetto di salute. La nuova
accezione come diritto inviolabile fu sancita dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
(Nazioni Unite, 1948) che all’art. 25 stabilisce:
7
“Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia,
con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha
diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei
mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”.
1
Per la prima volta nella storia dell’umanità era stato creato un documento che tutelava ogni
individuo, senza alcuna distinzione di razza, lingua, sesso o religione, e decretava l’esistenza di
diritti godibili da parte di ogni essere umano.
L’affermazione positiva della salute come “diritto di ogni individuo”, rispetto al concetto
negativo primitivo di semplice “assenza di malattie”, provocò una sorta di confusione nel
campo della medicina. La scienza medica, che sino a quel momento si era impegnata nello
studio e nella lotta alle patologie al fine di diagnosticarle e/o curarle, si trovò impreparata
davanti alla nuova prospettiva di garantire equamente la salute (Modolo 1989:23).
Per i clinici, abituati a intervenire solo in fase successiva alla tutela (ossia quando la salute
risultava già compromessa), non fu semplice attuare comportamenti atti a salvaguardare, anche
singolarmente, il diritto alla salute dei propri pazienti.
La rinnovata concezione di salute fu avvalorata, in diversi paesi del mondo, da alcune
riforme dei sistemi sanitari fondate sull’universalità di accesso alle cure, sulla gratuità delle
prestazioni e sul finanziamento basato sulla fiscalità generale. (Il capostipite di questo modello
denominato Beveridge fu il servizio sanitario nazionale britannico, fondato nel 1947
2
).
Altri paesi, pur non adottando il modello britannico, rafforzarono i sistemi della mutualità
sociale, garantendo comunque universalità ed equità. Negli Stati Uniti, dove forti erano le
resistenze a introdurre forme di "medicina socializzata", lo Stato intervenne per garantire una
copertura sanitaria attraverso l’istituzione di due fondi pubblici: il Medicare
3
(programma di
assistenza sanitaria agli anziani) e il Medicaid
4
(programma di assistenza sanitaria ai poveri). In
Italia invece, negli anni post-bellici, fu adottata la Costituzione della Repubblicana Italiana
(1948).
1
Tratto da: Universal Declaration of Human Right, Office of the High Commissioner for Human Rights, disponibile all’indirizzo
http://www.ohchr.org/EN/UDHR/Pages/Introduction.aspx
2
Il modello Beveridge rappresentava una chiara evoluzione del modello Bismarck, dove il concetto di “assicurazione” (che si associa a
quello di risarcimento del danno) era superato da una visione più ampia basata sulla promozione della salute, sull’onnicomprensività degli
interventi e sull’integrazione tra diversi sistemi assistenziali. La responsabilità del sistema sanitario era interamente dello Stato, che ne
assicurava il finanziamento attraverso il prelievo fiscale, e ne controllava il funzionamento attraverso la gestione diretta dei servizi. A questo
modello s’ispirarono i servizi sanitari di mezza Europa, alla fine degli anni ’70, quasi tutti i paesi industrializzati erano dotati di sistemi che
garantivano la copertura pressoché totale della popolazione, attraverso sistemi sanitari nazionali o sistemi di assicurazione sociale (tratto dal
libro “Educazione sanitaria e promozione alla salute” di Modolo 1989:11).
3
Medicare fu creato da Lyndon Johnson nel 1965, allo scopo di garantire la copertura federale per le spese mediche degli anziani, dai 65
anni in su, anche se non si esclusero persone giovani affette da particolari disturbi e malattie. Medicare si compone di due parti:
l'assicurazione ospedaliera per la copertura delle spese di degenza in ospedali o ospizi (copertura vincolata alle fasce di reddito del paziente),
e l'assicurazione medica per la copertura di spese a favore di altri trattamenti medici, come le cure a domicilio o con determinati farmaci. La
maggior parte degli utenti di questa seconda assicurazione paga una percentuale mensile fissa (tratto dall’articolo “Il dibattito sull'equità
intergenerazionale, l'interdipendenza fra le generazioni e la riforma della Sicurezza Sociale negli Stati Uniti”; di Williamson, McNamara,
Howling 2003:3).
4
Medicaid è un programma pensato per le persone che non possono permettersi un'assicurazione medica privata. Per essere ammessi nel
programma occorre paziente ma al fornitore della prestazione medica (tratto dall’articolo “Il dibattito sull'equità intergenerazionale,
l'interdipendenza fra le generazioni e la riforma della Sicurezza Sociale negli Stati Uniti”; in Rivista Sociologia e Politiche Sociali, Franco
Angeli, 2003:4).
8
È utile notare come esista un interessante nesso tra la concezione di salute sviluppatasi con
la Dichiarazione delle Nazioni Unite e quella prevista dalla Costituzione, intesa come diritto
fondamentale da garantirsi a tutti gli individui (Modolo 1989:24). L’art. 32 della Costituzione,
infatti, afferma e sancisce:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure
gratuite agli indigenti… Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di
legge. La legge non può, in nessun caso, violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Attraverso quest’articolo il legislatore, oltre ad affidare allo Stato italiano il compito di tutelare
la salute con politiche adeguate, lo abilita a rimuovere qualsiasi ostacolo che possa impedirne
l’effettivo esercizio e impone la gratuità delle cure.
Anche se la lesione del diritto alla salute dava luogo a rimborso gli individui non erano
obbligati a mantenersi in forma (in buona salute) sottoponendosi a determinati trattamenti.
Ciononostante, furono previsti dalla legge specifici casi in cui, per il cittadino, diventava un
dovere sottoporsi a trattamenti sanitari obbligatori o a fare attività di prevenzione (soprattutto
nel settore delle malattie infettive).
La legge prevedeva, inoltre, specifici casi in cui erano previsti interventi limitativi
dell’esercizio di alcune libertà costituzionali quali, ad esempio, la violazione del domicilio per
motivi sanitari, come stabilito dall’articolo 14 della Costituzione:
“Art. 14: Il domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi
stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale. Gli accertamenti e le ispezioni per
motivi di sanità e d’incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali.”
“Art. 15 La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.”
Un ulteriore apporto all’evoluzione del concetto di salute è stato fissato, a livello
internazionale, con l’istituzione nel 1948 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S. o
World Health Organization, W.H.O. in inglese), agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella
salute. L’obiettivo dell’O.M.S. è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più
alto possibile di salute, così come precisato nella relativa costituzione
5
:
“Gli Stati partecipanti alla presente costituzione dichiarano, conformemente alla Carta delle Nazioni Unite, che alla base
della felicità dei popoli, delle loro relazioni armoniose e della loro sicurezza, stanno i principi seguenti:
1. La sanità è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste solo in un’assenza di malattia o
d’infermità.
2. Il possesso del migliore stato di sanità possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano, senza
distinzione di razza, di religione, d’opinioni politiche, di condizione economica o sociale...
... 6. Per raggiungere il più alto grado di sanità è indispensabile rendere accessibili a tutti i popoli le cognizioni acquistate
dalle scienze mediche, psicologiche ed affini...
...8. I governi sono responsabili della sanità dei loro popoli; essi possono fare fronte a questa responsabilità, unicamente
prendendo le misure sanitarie e sociali adeguate”.
Quest’ultimo significato di salute, inteso come “benessere globale del singolo e della
collettività”, ha allargato l’area della salute alla sfera della mente e delle relazioni sociali,
5
Tratto da: World Health Organization, Working for health: An introduction to the World Health Organization, disponibile all’indirizzo
http://www.who.int/about/en/).
9
estendendo il suo campo d’azione fino alle scienze psicologiche ed economiche. Nel 1965 così
recitava una sentenza della corte d’Appello di Venezia (Zucconi 2003:11):
“…La salute deve ritenersi comprensiva… anche del benessere psichico dell’individuo e di tutto ciò che vale a costituire la
qualità stessa della vita intesa come esaustiva realizzazione della persona umana nella totale globalità dei suoi valori”.
Il benessere complessivo era qualcosa che doveva essere “avvertito” dagli stessi individui: le
persone erano portate a riconoscere e ad accertare il loro stato autonomamente con tutte le
responsabilità che ciò comportava. Non ci furono difficoltà a riconoscere che una persona
poteva avere una patologia del corpo e allo stesso tempo essere perfettamente sana di mente, o
viceversa. Inoltre le stesse d isfunzioni, in capo a persone diverse, potevano produrre
conseguenze ed esiti differenti in base ai soggetti affetti (soggettività alla malattia).
La massima espressione dell’evoluzione del termine “salute” si è registrata nel 1978 quando
ad Alma Ata, capitale del Kazakistan, l’assemblea dell’O.M.S. oltre ad aver ribadito la salute
come diritto fondamentale e stato di completo benessere, ha sottolineato l'importanza delle
cure quale strategia imprescindibile per ottenere un miglior livello di salute della popolazione
(Saccheri 2003a:7):
“...La Conferenza riafferma con fermezza che la salute è uno stato di completo benessere fisico mentale e sociale e non
soltanto assenza di malattia o d’infermità - è un fondamentale diritto umano e che il raggiungimento del più alto livello
possibile di salute sia uno degli obiettivi sociali più importanti nel mondo, la cui realizzazione richiede l’azione di molti
altri settori sociali ed economici oltre al settore sanitario.
…Lo sviluppo economico e sociale, basato su un Nuovo Ordine Economico Internazionale, è di importanza basilare per il
pieno raggiungimento della salute per tutti e per la riduzione del gap (distacco) che esiste tra lo stato di salute dei paesi
sviluppati e di quelli in via di sviluppo. La promozione e la protezione della salute della popolazione è essenziale per lo
sviluppo sostenuto economico e sociale e contribuisce ad una migliore qualità della vita e alla pace mondiale.
… I governi hanno la responsabilità della salute delle loro popolazioni che può essere raggiunta soltanto fornendo loro
adeguate misure sanitarie e sociali. Un obiettivo principale di governi, di organizzazioni internazionali e dell’intera
comunità mondiale, nel prossimo decennio, dovrebbe essere il raggiungimento da parte di tutti i popoli del mondo, entro
l’anno 2000, di un livello di salute che possa permettere a loro di raggiungere una vita socialmente ed economicamente
produttiva. L’assistenza sanitaria primaria è la chiave di volta per raggiungere quest’obiettivo come parte dello sviluppo
nello spirito della giustizia sociale.”
In Italia, come risposta alla dichiarazione di Alma Ata, nello stesso anno è stato istituito il
Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) con la legge n. 833 (di cui si dirà dopo) allo scopo di
garantire cure gratuite ai bisognosi e tutelare la salute dei singoli, così come previsto dall’art. 32
della Costituzione.
Il termine “promozione della salute” è stato codificato, per la prima volta, nel 1984
dall’Ufficio Europeo dell’O.M.S. e definito come quel processo conferente alle popolazioni sia i
mezzi necessari ad assicurare un maggior controllo sul proprio livello di salute, sia gli strumenti
utili a migliorarlo (Saccheri 2003a:11). La promozione della salute era un’attività che mirava
soprattutto a offrire a tutti eguali opportunità, risorse e strumenti utili a conseguire il massimo
potenziale di salute possibile. Il punto fondamentale della definizione era il riposizionamento
della persona umana e la conseguente rivalutazione della capacità del singolo nella risoluzione
di un problema, com’era quello di una malattia. L’individuo, infatti, avrebbe potuto migliorare il
10
proprio benessere fisico, mentale e sociale se si fosse rivelato capace di riconoscere i suoi
bisogni. In tale situazione egli si sarebbe reso consapevole della sua personale situazione e
avrebbe potuto agire sull’ambiente circostante (tramite la ricerca di un medico) al fine di
ripristinare lo stato di salute.
I concetti espressi dall’Ufficio Europeo dell’O.M.S. sono stati ripresentati anche nella Carta
per la Promozione della Salute adottata ad Ottawa nel 1986, documento che ha portato il
consolidamento decisivo dell’accezione salute. Questa è ora considerata un bene essenziale per
lo sviluppo socio-economico e personale dell’individuo nonché un aspetto fondamentale della
qualità della vita. La promozione della salute, come sottolineato dalla Carta, non dovrebbe
essere di competenza esclusiva del comparto sanitario, ma riguardare anche altri settori ad esso
direttamente collegato quali: istruzione, cultura, trasporti, agricoltura, turismo, ecc.
L’approccio intersettoriale proposto, nel 1986, ha incoraggiato lo sviluppo d’interventi di
collaborazione tra aree diverse, tramite la realizzazione d’importanti iniziative di miglioramento
dello stato di salute della popolazione. A tal proposito si segnalano dei progetti attivati
dall’ufficio dell’O.M.S. nei paesi europei: il progetto Città Sane
6
e quello Regioni per la salute che
coinvolsero il sistema politico, e il programma Scuole per la promozione della salute
7
che interessò il
settore educativo.
In ambito sanitario è importante citare il progetto europeo degli Ospedali per la Promozione
della Salute (Health Promoting Hospitals-H.P.H.) avviato nel 1988, e tuttora operativo, allo scopo di
favorire una trasformazione organizzativa e funzionale degli ospedali: da luoghi quasi
esclusivamente di cura a luoghi promotori della salute nel proprio territorio, attraverso la
collaborazione con le istituzioni locali e la comunità servita
8
. L’obiettivo generale del
programma è di migliorare la qualità dell’assistenza ospedaliera incorporando, nella struttura
organizzativa dell’ospedale, attività e azioni strategiche di promozione della salute. Il percorso
H.P.H. implica un approccio culturale basato su un’adesione aziendale e personale
dell’ospedale. Questa struttura, che promuoveva la salute, doveva fornire globalmente servizi
medici e infermieristici di alta qualità, ma soprattutto sviluppare un’identità aziendale e una
struttura organizzativa in grado di cooperare attivamente nei confronti della comunità di
riferimento (Cicchetti 2002:23).
6
Proposto nell’86 ma sviluppatosi nell’87, il progetto nacque dalla considerazione che la città fosse il livello di governo più vicino alla
popolazione e che per questo si potesse esercitare un controllo notevole sui fattori che influivano sulla salute. Il programma ebbe come
obiettivo quello di favorire la salute e la qualità della vita sostenibili attraverso: sinergie fra politiche della salute e politiche cittadine
strategiche; sviluppo fisico, economico e sociale della città attento all'equità, alla sostenibilità e alla valorizzazione del capitale sociale;
empowerment dei cittadini e loro partecipazione al dibattito sulle scelte pubbliche per la città (tratto da: Progetto città Sane O.M.S; Rete
Italiana città Sane, disponibile all’indirizzo http://www.retecittasane.it/cittasane/rete/526).
7
La rete delle scuole per la promozione della salute si costituì formalmente nel 1991, con l'obiettivo di migliorare la salute di studenti,
insegnanti, personale non docente e comunità nel suo complesso. Iniziato come progetto-pilota in 4 stati dell'Europa centro-orientale ora
include oltre 500 scuole pilota, con 400000 studenti di 38 stati europei (tratto da: European Network of Health Promoting Schools, World
Health Organization Regional Office for Europe Schools, disponibile all’indirizzo http://www.schoolsforhealth.eu/).
8
Tratto da: European W.H.O. Pilot Hospital Project on Health Promoting Hospitals, W.H.O. Collaborating Centre for Health Promotion in
Hospitals and Health Care, disponibile al sito internet http://www.hph-hc.cc/projects.php
11
Nonostante gli ambiziosi progetti attivati, l’impegno preso dalla dichiarazione di Alma Ata
(il raggiungimento entro l'anno 2000 di un livello di salute tale da permettere agli individui una
vita socialmente ed economicamente produttiva), non è venne rispettato.
Nel 1998, gli Stati membri, consapevoli di non essere in grado di rispettare l’impegno preso,
decisero comunque di affermarne l’importanza. Così, nel maggio dello stesso anno, la 51°
assemblea mondiale della sanità allo scopo di ribadire l’importanza di un raggiungimento, in
tempi brevi, della “Salute per Tutti” ha adottato la Dichiarazione Mondiale sulla Salute
9
:
...Noi, Stati membri dell’O.M.S. riaffermiamo il nostro impegno ai principi enunciati nella sua Costituzione che il
godimento del più alto livello ottenibile di salute è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano. Nel fare ciò,
affermiamo la dignità e il valore di ogni persona, uguali diritti, uguali doveri e la comune responsabilità di tutti per la
salute...
...Noi riconosciamo che il miglioramento della salute e del benessere della gente è il fine ultimo dello sviluppo sociale ed
economico. Siamo impegnati sui concetti etici di equità, solidarietà e giustizia sociale e nell’inclusione del problema dei sessi
nelle nostre strategie. Rileviamo l’importanza di ridurre le diseguaglianze sociali ed economiche per migliorare la salute di
tutta la popolazione. Perciò è obbligatorio porre la massima attenzione a chi è in condizioni di maggior bisogno, gravati da
cattiva salute, che ricevono servizi sanitari inadeguati o sono affetti dalla povertà. Noi riconosciamo che i cambiamenti nella
situazione sanitaria mondiale richiedono di rendere effettiva la Politica di “Salute per tutti nel 21° secolo” attraverso
significative politiche e strategie regionali e nazionali...
...Noi, Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pertanto decidiamo di promuovere e sostenere i diritti e i
principi, le azioni e le responsabilità enunciate in questa Dichiarazione attraverso azioni concertate, piena partecipazione e
condivisione, chiamando tutti i popoli e le istituzioni a condividere la visione di salute per tutti nel 21° secolo e di sforzarci
insieme di realizzarla.
La dichiarazione è stata prontamente tradotta dagli Stati membri (51 Paesi, 870 milioni di
abitanti) in un programma per l'attuazione di una strategia globale della salute l’Health21: Health
for all in the 21°century, contenente 21 obiettivi di salute da raggiungere entro l’anno 2020 (tab.1).
A oggi, anno 2009, la più grande sfida per i 51 Stati, è quella di utilizzare la nuova politica
regionale della “Salute per Tutti” come guida ispiratrice per aggiornare se necessario, politiche
interne e obiettivi.
Dal dettagliato excursus normativo e concettuale percorso, si desume come il tema della
salute abbia avuto e possieda tuttora, un ruolo primario nella scala dei bisogni del singolo e
della collettività. Per il futuro si dovrà creare un circuito sinergico tra risorse, norme, istituzioni
e servizi da una parte (quella istituzionale) e abitudini-stili di vita dall’altra (quella del singolo
cittadino), al fine di evitare il rischio di scissione concettuale e operativa tra il bene salute e
l’ambiente che circonda il sistema dei servizi che la favoriscono (Zucconi 2003:18). Lavorare su
quest’aspetto è compito di tutti i settori della società e richiede il coinvolgimento attivo di tutta
la popolazione.
9
Documento tratto da: Regional Committee for Europe Fifty-first session, Madrid, 10–13 September 2001, W.H.O. Regional Office for
Europe Copenhagen, disponibile al sito internet http://www.euro.who.int/document/Rc51/ereport.pdf