Nel primo capitolo mi sono dunque soffermata sulla storia dell’acqua minerale e su
un’analisi del mercato, evidenziando quanta acqua minerale viene consumata dagli
italiani, con quali spese e per quali ragioni. Ho ritenuto opportuno soffermarmi anche sui
componenti chimici che possono trovarsi nelle acque minerali, perché una grossa parte
delle motivazioni che portano a scegliere un’acqua piuttosto che un’altra sono
determinate dalle sostanze in essa presenti: alcune aiutano la diuresi, altre favoriscono
una corretta digestione, altre ancora fanno sentire leggeri, e così via. Infine non si poteva
non sottolineare come negli ultimissimi tempi la passione per le acque minerali e le loro
differenze sia diventata una moda, tanto che ci sono veri e propri corsi per degustatori di
acque e galatei su come servirla e assaporarla.
A partire dal secondo capitolo sono passata ad un’analisi più propriamente tecnica degli
spot da me scelti. Le marche che ho approfondito sono sette, alcune fra le più note e
soprattutto quelle che, a mio parere, meglio rappresentavano le varie tipologie di
pubblicità che si possono realizzare su questo prodotto. Questo capitolo analizza uno
spot per ogni marca. Gli spot sono narrati attraverso una descrizione cinematografica
per rendere al meglio il filmato. Ho ritenuto opportuno inserire alcune informazioni
generiche sull’azienda e sulle sorgenti da cui provengono le acque. Ho ricercato il
focalizzatore e il narratore di ogni spot ed ho provato a definire che tipo di mondo
possibile viene proposto al consumatore. Nella pubblicità di marca non si tratta di
convincere lo spettatore a fare alcunché, ma di cambiare il suo punto di vista, di alterare
il suo sistema di valori
1
. Ovviamente il protagonista più importante è sempre il prodotto
per cui massima attenzione è stata rivolta per capire se esso veniva considerato
maggiormente un oggetto di valore oppure un aiutante magico per raggiungere altri
obiettivi, o se avesse un ruolo ancora diverso. Poi ho sostenuto che alcuni dei
protagonisti degli spot si incarnano meglio in un atteggiamento piuttosto che nell’altro,
perciò ho creato uno schema che contrappone quattro consumatori ideali contraddistinti
da quattro atteggiamenti. Ultimo passo di questo lavoro è stato capire quale significato e
ruolo abbia il prodotto, per ognuna delle tipologie di consumatore evidenziate.
Il terzo capitolo è incentrato sul concetto di enunciazione, in esso si è cercato di capire
chi fosse l’enunciatore (non solo empirico) e l’enunciatario del discorso dello spot, ma
soprattutto si è cercato di capire in quale modo la loro presenza sia tangibile nel filmato
attraverso simulacri. Si è rilevato che alcuni spot preferiscono staccarsi completamente
dall’enunciatore (debrayage), mentre altri sanno giocare molto bene tra debrayage ed
1
VOLLI U., Semiotica della pubblicità, Laterza, Roma – Bari 2004, pag. 17.
embrayage, alcuni poi tentano continuamente di ricordare allo spettatore chi sia
l’enunciatore, ritenendo forse la tecnica migliore per farsi poi ricordare e acquistare al
supermercato.
Nel quarto e ultimo capitolo vengono riportate le leggi che disciplinano tutte le attività
connesse al confezionamento delle acque minerali, e quindi anche della loro
etichettatura. Inoltre verranno citate alcune inchieste giudiziarie, i risultati delle analisi
fatte su 125 marche di acque minerali e di tutte quelle che non hanno le carte in regola.
Il settore delle acque minerali
Le acque minerali sono sostanzialmente acque di origine meteorica che, durante il
tragitto sotterraneo, si depurano e si mineralizzano, acquisendo quei particolari caratteri
chimici, fisici, e organici che ne determinano poi le proprietà.
All’interno del mercato delle bevande esiste un rapporto di concorrenza diretta fra i
diversi prodotti. Il fatto è che tutte svolgono la funzione di dissetare, apportando
all’organismo i liquidi necessari. Vi sono però, a favore dell’acqua minerale, una serie di
vantaggi che la rendono insostituibile: la nota immagine di elemento puro e salutare, la
totale assenza di un limite fisiologico al livello di consumo e l’assoluta mancanza di un
target specifico (è coinvolta la totalità della popolazione).
Da trent’anni a questa parte il settore delle acque minerali ha conosciuto notevoli
mutamenti. Negli anni Settanta la minerale era considerata un prodotto di prestigio con
un’immagine legata fondamentalmente a un bisogno di tipo salutistico e/o terapeutico,
tale da farla preferire al solito rubinetto.
Nel corso degli anni Ottanta, invece, si sono affacciate nuove motivazioni di acquisto,
favorite anche dallo sviluppo della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) prima e
degli hard discount poi, che hanno consentito l’acquisto del prodotto ad un prezzo più
conveniente.
Un altro elemento che ha permesso lo sviluppo del settore è stata l’introduzione del
contenitore in materiale plastico (PVC in un primo momento e PET in seguito) molto
più leggero della bottiglia in vetro e soprattutto con un’incidenza dei costi di trasporto e
di produzione sul costo totale del prodotto inferiore, consentendo inoltre ai consumatori
una maggiore praticità di trasporto.
Nel corso degli anni Novanta la concorrenza si è fatta molto agguerrita e le leve di
marketing da manovrare sono divenute il brand, il prezzo, la logistica e le promozioni. Si
è arrivati ad un consumo pro capite di acqua minerale quadruplicato dal 1975 ad oggi,
che posiziona l’Italia tra i maggiori consumatori e i maggiori imbottigliatori mondiali.
Altri fattori che hanno modificato il mercato, anche sotto l’aspetto qualitativo, sono stati
il peggioramento della qualità dell’acqua potabile e le carenze della rete idrica in alcune
aree, l’orientamento di ampie fasce di consumatori verso le bevande analcoliche a scapito
di quelle alcoliche, l’innovazione del packaging, la maggiore attenzione dei consumatori a
comportamenti salutistici.
Le strategie di differenziazione sul prodotto sono pochissime, mentre si può lavorare
parecchio sull’immagine. La vera sfida è sulla pubblicità, packaging, consolidamento del
marchio. Il messaggio più diffuso punta sulla leggerezza del prodotto, sulla sua purezza e
sicurezza, sulla sua valenza salutare, sulla gradevolezza e sulla tradizione
2
.
Acqua, storia e civiltà
L'acqua è la sostanza più diffusa sul nostro pianeta: copre 1450 milioni di km3, cioè i
7/10 dell'intera superficie terrestre. Ogni giorno l'acqua, elemento semplice ma
preziosissimo, ricorre nella nostra vita. L'esistenza sulla terra non sarebbe stata possibile
senza questa materia dai molteplici aspetti e dalle fondamentali proprietà biologiche.
L'immenso valore che l'acqua possiede per tutti gli esseri viventi ha indotto l'uomo, sin
dalla preistoria, ad attribuirle profondi significati simbolici e spirituali. Le tracce della
sacralità delle fonti sono antichissime e in Europa risalgono ai graffiti rupestri nei pressi
delle sorgenti dei Pirenei. Nell'Antica Grecia, a Delfi, l'acqua della sorgente dava
l'ispirazione ai vaticini della Pizia. I culti in genere si concentravano intorno alle acque,
specie se termali. La tradizione Classica vede l'acqua derivare dai raggi della Luna o dalle
lacrime di Aurora e secondo Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), l'acqua è "un vero farmaco, un
dono celeste…". Per quanto riguarda la tradizione latina, i Romani, abili costruttori di ponti
2
Largo Consumo, Rivista di economia e marketing sulla filiera dei beni di consumo, n. 1/2001 pag.
186.
e acquedotti tributavano un religioso rispetto ai luoghi dell'acqua e in particolare a quella
che affiorava dalle profondità della terra e che era oggetto di riti particolari (il termine
Pontifex nella Roma arcaica designava appunto una figura sacra e potente, il Costruttore
di ponti sull'acqua, ovvero "Colui che indica la via" e tale termine venne in seguito
recepito dal Cristianesimo per definire il Papa). Citando Tertulliano, il primo autore
cristiano di lingua latina, "lo spirito divino ha scelto l'acqua tra gli altri elementi perché
essa appare fin dalle origini materia perfetta, feconda e semplice, assolutamente
trasparente". Con questo breve excursus d'approfondimento, intendo promuovere una
conoscenza più approfondita e una maggiore consapevolezza nella scelta e nell'utilizzo
dell'acqua, per apprezzarne meglio l'immenso valore e per non dimenticare quanto sia
importante per il nostro benessere e quanto sia necessario non sprecarla inutilmente.
"When the well's dry, we know the worth of water" (Quando il pozzo è secco ti accorgi
dell'importanza dell'acqua), sono le parole di Benjamin Franklin che era solito riferirsi al
famoso proverbio inglese.
3
Dalle distese di ghiaccio ai deserti, dalle montagne al mare, è
evidente che presso tutti i popoli del mondo, l'elemento "acqua" rappresenta vita,
ricchezza, purificazione. In tutte le epoche della storia dell'uomo, essa ha avuto un ruolo
di grande rilievo poiché l'acqua è l'esistenza stessa e ci accomuna tutti. Nella tradizione
ebraica e cristiana l'acqua è madre di tutte le cose - "acqua viva, simbolo cosmogonico". Nella
Bibbia i fiumi, la pioggia, la rugiada sono manifestazioni della benevolenza divina. Jahvè
è pioggia di primavera (Osea 6,3). Ovunque fiumi e sorgenti sono sempre stati luoghi
sacri, come il Gange in India. In alcuni testi tantrici, l'acqua è appunto - "Prana, soffio
vitale" e nella simbologia indiana "l'uovo del mondo" è covato alla superficie delle acque che
sono la materia prima: la Prakriti. Nella lontana Cina l'acqua rappresenta Wu-Chi, il
"senza culmine", il simbolo della potenza cosmica, principio di tutte le cose. E in genere,
l'oceano delle origini accomuna tutti i popoli austro-asiatici. Per gli antichi "europei",
come i Celti e i Germani, l'acqua era mezzo e strumento di purificazione e divinazione,
utilizzata anche per trarne auspici: l'usanza di gettare monete nelle fontane, è una sorta di
continuazione dell'offerta simbolica alle divinità. I ghiacci eterni, per i Germani, furono
l'inizio di ogni forma di vita e scaldati dal vento del sud, si unirono a formare un corpo
vivente, Ymir, da cui nacquero i giganti, gli uomini e gli Dei. Il valore di purificazione
rituale dell'acqua accomuna infinite culture: dall'Islam al Giappone, dai Taoisti all'Acqua
Benedetta del Cristianesimo, in cui l'abluzione ha un valore fondamentale. Gesù dirà di
sé: "Se qualcuno ha sete venga da me e beva" (Giovanni 7, 37-38), ed è con l'acqua del
3
Benjamin Franklin, The poor Richard's Almanac, 1746.
Battesimo che vengono lavati i peccati. La tradizione islamica considera l'acqua "materia
prima", Jili simboleggia l'universo attraverso il ghiaccio, la cui sostanza è l'acqua. "Nei
giardini del paradiso scorrono fonti e ruscelli di acqua viva" (Corano, 2, 25, 88,12). Civiltà
antichissime quali i Maya dello Yucatan e gli Aztechi, o gli Egizi e i babilonesi del bacino
mediterraneo, condividono la lungimirante concezione di acqua come "seme divino"
(Cosmogonia degli Aztechi Dogon e Barbara) da cui emerge una striscia di fango (testi
egizi), ossia il primo lembo della terra raffigurato nell'aspetto di "una grande ninfea uscita
dalle acque primordiali fu la culla del Sole, nella prima alba" (Posd, 67, 154). Siamo dunque
concordi con il sentimento di ammirazione dei poeti romantici tedeschi: "Non ebbero torto
gli antichi saggi a cercare nell'acqua l'origine delle cose…e tutte le sensazioni di piacere che proviamo
sono solo modi diversi dello scorrere in noi di quell'acqua primordiale…" (Novalis, NOVD, 77). I
Romani furono sicuramente gli iniziatori di una vera e propria ingegneria delle acque;
pensiamo agli imponenti acquedotti che rifornivano le città dell'Impero, per una
popolazione di un milione di individui erano disponibili circa 992.200 metri cubi d'acqua.
Non desta quindi meraviglia che in Italia, terra ricca di fonti e di sorgenti, gli abitanti
abbiano sempre potuto usufruire di una grande varietà di acque e di fonti termali.
Le caratteristiche morfologiche della nostra Penisola sono rivelate nei secoli parte
integrante degli usi e costumi degli italiani, i quali hanno sviluppato un'autentica
inclinazione per l'acqua. Dalla gita "fuori porta" degli anni '60 e '70, in cui non mancava
mai la tappa al rifornimento di acqua benefica, all'esplosione dei consumi dell'acqua
minerale in bottiglia negli anni '80 e '90 (quasi l'89% degli italiani acquista abitualmente
l'acqua minerale), arriviamo al 2000 con la necessità di fare chiarezza sui contenuti
minerali dell'acqua prescelta, non dimenticando la possibilità di orientarci anche secondo
criteri di gusto e abbinamento con i cibi.
Il mercato delle acque minerali: un mondo in bottiglia
Che l’acqua sia una risorsa importante è argomento scontato. Che si sia disposti a pagare
per averne in quantità è prassi comune. Ma forse dovrebbe destare qualche riflessione
fino a che punto l’acqua abbia smesso di essere “elemento” ed abbia cominciato ad
essere “bene di consumo”.
Sulle nostre tavole, o meglio, sulle tavole dei paesi ricchi, le acque in bottiglia sono ospiti
fissi. Non solo: dalle scrivanie degli uffici alle borse da palestra, le bottiglie o bottigliette
di acqua sono nostri compagni inseparabili. I consumi di acque imbottigliate hanno
raggiunto oggi livelli che un tempo sarebbero risultati inimmaginabili: anche perché la
reale necessità di acqua potabile sarebbe colmata, nella maggioranza dei casi, dalle
forniture acquedottistiche.
Quello delle acque minerali è un mercato in espansione che coinvolge numerose
compagnie: già nel 1992 negli Stati Uniti erano presenti 700 marche e tale dato è ad oggi
in crescita, negli U.S.A. come nel resto del mondo.
L'idea che per bere acqua sicura si debba ricorrere alla minerale ha fatto breccia anche
all'estero, facendo aumentare in modo vertiginoso il consumo di acqua imbottigliata in
tutto il mondo, particolarmente nei Paesi in via di sviluppo, dove cresce del 7% ogni
anno, con un picco del 15% nelle regioni dell'Asia che danno sull'Oceano Pacifico.
La maggior parte delle compagnie di acque minerali si sta unendo in grandi gruppi o, più
spesso, finisce sotto il controllo delle maggiori multinazionali, in particolare Nestlé o
Danone.
La Nestlé è la numero uno nel mercato mondiale di acque minerali : il settore “acque in
bottiglia” rappresenta per la Nestlé circa il 25% del settore bibite ed il 7% del tournover
totale del gruppo. La “world water division” della Nestlé, la Terrier- Vittel SA (quartier
generale in Francia) possiede marche ben conosciute in 17 paesi, come Perrier, Contrex
e Vittel (Francia), Arrowhead, Poland Spring, Calistoga (Stati Uniti), Buxton
(Inghilterra), Fürst Bismarck Quelle, Rietenauer (Germania). Tra le marche che fanno
capo alla Nestlè e che arrivano anche in Itala troviamo Claudia, Giara, Giulia, Lievissima,
Limpia, Lora Recoaro, Panna, Pejo, Terrier, Pracastello, San Bernardo, San Pellegrino,
Sandali, Tione, Ulmeta, Vera.
La Danone controlla il 9% del mercato mondiale delle acque minerali, superando la
Nestlé in alcune regione quali l’America Latina e l’area Pacifica dell’Asia. Le sue marche
maggiori sono l’Evian, La Volvic (n°3 nel mondo con 937 milioni di litri venduti nel
1999) e Badoit. La marca di acqua minerale più venduta nel mondo è l’Evian, con 1441
milioni di litri venduti nel 1999 in 130 paesi. In Italia le marche controllate dalla Danone
sono Acqua di Nepi, Boario, Evian, Ferrarelle, Fonte Viva, Natia, Santagata e Vitasnella.
Nell’ultimo decennio, hanno fatto il proprio ingresso nel mercato delle acque minerali
anche le multinazionali delle “soft dinks” ed in particolare Coca Cola e PepsiCo. La
Coca-Cola ha lanciato nel mercato nel 1999 la BonAcquA: attualmente questa marca è al
nono posto della classifica delle acque più vendute negli USA. Acquafina è la marca
lanciata dalla PepsiCo nel 1995 negli USA e ha attualmente un tournover di 600 milioni
di dollari. Una curiosità: sebbene il marchio Acquafina rappresenti delle belle e pure
montagne stilizzate, attualmente l’acqua deriva dalle reti municipali di 11 differenti città e
paesi degli Stati Uniti.
Il mercato mondiale di acqua in bottiglia riguarda un volume annuale di 89 miliardi di
litri, che corrisponde ad una media di 15 litri di acqua in bottiglia bevuti annualmente a
persona. L’Europa dell’ovest è la maggior consumatrice, bevendo da sola quasi la metà
del totale mondiale di acqua in bottiglia, con una media di 85 litri/persona/anno. E tra
gli europei, proprio noi italiani beviamo più acqua in bottiglia di tutti: in media 107 litri
annui per abitante, e tali consumi stanno subendo una crescita esponenziale.
Vediamo la tabella:
Il consumo pro capite (litri)
1998 2000 2001 2002
155 165 172 172
Le unità produttive
181 194 174 177
Le marche
266 284 280 280
La produzione
9.300 milioni di
litri
10.300 milioni di
litri
10.650 milioni di
litri
11.000 milioni di
litri
I consumi
8.900 milioni di
litri
9.500 milioni di
litri
9.920 milioni di
litri
9.940 milioni di
litri
Il fatturato
1.400 milioni di
euro
1.450 milioni di
euro
1.700 milioni di
euro
1.750 milioni di
euro
Il pack: plastica
75% 77% 77% 77%
Il pack: vetro
24% 22% 22% 22%
Tipo di acqua: gassata
40% 32% 36% 36%
Tipo di acqua: liscia
60% 68% 64% 64%
In Italia
4
, infatti, si producono quasi sette miliardi di litri di acqua minerale (dati Nielsen
2002) imbottigliati da circa 160 imprese che utilizzano 700 sorgenti e vantano oltre 250
etichette. La maggior parte delle vendite avviene nei supermercati e negli ipermercati con
2,8 miliardi di litri. È un mercato che gli esperti definiscono saturo (circa l’85% di
famiglie italiane acquista la minerale) con sei imprese che controllano il 70% del business
e una miriade di piccole aziende schiacciate dal peso degli ingenti investimenti
pubblicitari dei grossi gruppi. Un mercato ricco con un costo, per le aziende che
utilizzano le sorgenti demaniali, che può essere definito ridicolo. Lo sfruttamento delle
fonti avviene con il sistema delle concessioni pubbliche da cui lo Stato, in base a un
vecchio Regio decreto del 1927, ricava poco: secondo alcune stime meno di un miliardo
di vecchie lire, circa 500.000 euro. Tanto che per alcune regioni gli incassi sono di gran
lunga inferiori alle spese sostenute per la contabilità delle concessioni.
L'ltalia è il Paese dove si beve più minerale in Europa (siamo al terzo posto nel mondo,
dopo Canada e USA): possiamo vantare il primo posto assoluto nel mondo per il
consumo pro capite di minerale. Infatti, quasi un italiano su due beve acqua in bottiglia,
perché non si fida dell'acqua di rubinetto. Ciò è dovuto in buona parte alle esigenze
salutistiche dei consumatori, alimentate da una pubblicità martellante. Da oltre dieci anni
il mercato delle acque minerali vive un lungo periodo di crescita, con acquisizioni,
fusioni e rimescolamenti societari che hanno portato il settore a una forte
concentrazione. Qualche cifra può essere utile per capire l'entità economica di questo
settore, soprattutto confrontando i dati europei. Produzione europea acque minerali:
4
ALTAMORE G., “Qualcuno vuole darcela a bere”, Fratelli Frilli Editori, Genova 2005, pag. 45 - 46.
*Questa cifra rappresenta oltre 80% dell'intera offerta mondiale di acque
minerali.
Nonostante la poca chiarezza
5
sulla qualità di ciò che è contenuto nella bottiglia, i
consumatori italiani amano la minerale e ne bevono sempre di più. Secondo gli ultimi
dati ISTAT, l'87,2% della popolazione sopra i 14 anni sorseggia acqua minerale, una
percentuale in costante aumento (era il 78,6% nel '93). Sono soprattutto le donne,
secondo un sondaggio condotto dai Servizi Medici Aziendali (SMA), le più grandi
"bevitrici", con un incremento del consumo, negli anni, del 20%. Merito della pubblicità
che ha giocato molto sull'acqua che "elimina la cellulite" o evita la ritenzione idrica
perché "povera di sodio". E comunque, indipendentemente dal sesso, l'acqua minerale è
considerata l'elemento più sano e naturale (80% degli intervistati).
Mentre il mercato interno si avvia alla saturazione, crescono le esportazioni, che a fine
settembre del 2002 avevano già raggiunto 795 milioni di litri (contro un totale di 750
milioni di litri nel 2001), con un incremento di quasi il 45% e un miliardo di litri esportati
in quasi tutti i Paesi del mondo.
Mentre dai nostri rubinetti esce un'ottima acqua che a caro prezzo è stata resa potabile,
gran parte di noi beve e usa in cucina solo acqua minerale. Praticamente quasi la metà
non beve mai dal rubinetto e la spesa media per famiglia raggiunge i 260 euro. Beviamo
acqua imbottigliata in modo esagerato e ingiustificato con un pesante impatto
5
Ivi, pag.48- 49.
ambientale. Cosa spinge il consumatore medio, cosa ci spinge a fare uso di acqua in
bottiglia? Chi c’è dietro il mercato delle acque minerali? E soprattutto: che significa, in
termini ambientali, questo uso sfrenato di acque in bottiglia? Un rapido sguardo al
mondo delle acque minerali, può forse darci una mano a capirci qualcosa in più.
Come si legge un’etichetta:
una bottiglia da leggere come un testo
L'etichetta è una sorta di "carta d'identità" dell'acqua minerale, grazie alla quale è
possibile conoscere i suoi elementi caratterizzanti. La composizione
6
di un'acqua
minerale è definita da 48 parametri che costituiscono un insieme di sostanze che
vengono sottoposte ad analisi per verificarne la qualità. Sull'etichetta non compaiono
tutti i componenti, ma solo quelli previsti dalla legge. I componenti principali delle acque
minerali sono sodio, potassio, calcio, magnesio, cloruri, solfati e bicarbonati. Ci possono
essere anche i nitrati ma la loro presenza a certi livelli di concentrazione non costituisce
un buon segno. Le acque minerali si differenziano fra loro per il diverso contenuto e
concentrazione di componenti caratteristiche: si possono così avere acque con contenuto
di sali elevato, medio e basso. Il residuo fisso è il
6
Ivi, pag. 125-131.