8 
Mediante processi di comunicazione interna efficaci Ł possibile agire sui sistemi 
motivazionali dei singoli, attivare meccanismi di creazione di identit  aziendale, 
favorendo l integrazione tra progetti individuali e finalit  ed esigenze organizzative. 
 
In questo lavoro l analisi sulla comunicazione interna aziendale Ł stata strutturata 
sulla base di quattro capitoli, in un quadro che muove dal generale al particolare, o 
se vogliamo dalla teoria alla pratica. E  stato introdotto un background teorico sulla 
comunicazione, approfondito poi dall analisi della comunicazione d impresa 
(generale), per arrivare alla comunicazione interna ed al ruolo che essa occupa 
all interno della Banca di Credito Cooperativo di Pontassieve, azienda che 
costituisce il caso-studio del lavoro.   
Nel Capitolo I si conferisce una panoramica introduttiva del concetto 
 comunicazione , delineando l origine etimologica d el termine, le fasi principali del 
processo comunicativo, ed i suoi  assiomi  generali . Vengono inoltre illustrate le 
principali differenze tra due fondamentali tipologie di scambio comunicativo, che 
costituiscono oggi i presupposti alla base di una qualsiasi interazione umana: quello 
interpersonale, che richiede la compresenza spazio temporale della fonte e del 
ricevente del messaggio, e quello mediato dall azione dei mass media. 
Il secondo Capitolo esamina il rapporto tra comunicazione e azienda, descrivendo 
come le recenti tendenze organizzative prediligano un coordinamento che non 
distingua necessariamente obiettivi, canali, strumenti e target in relazione alle varie 
aree della comunicazione d impresa (finanziaria, istituzionale, esterna, interna), in 
favore di un integrazione capace di diffondere coerentemente l immagine 
dell organizzazione verso la totalit  degli interlo cutori aziendali. 
Alla comunicazione interna aziendale Ł dedicato il Capitolo III. In esso, oltre a far 
luce sugli studi e lo sviluppo evolutivo del fenomeno, viene  approfondito un modello 
teorico di rifermento inerente la politica di comunicazione interna: la rilevazione di 
bisogni e della attese di comunicazione, la formulazione del  piano di 
comunicazione interna , la realizzazione delle azio ni previste dal piano e il 
controllo della politica in oggetto. In questa parte vengono inoltre descritti i 
principali strumenti di comunicazione interna a disposizione delle aziende, suddivisi 
in base alla loro differente  natura : strumenti ca rtacei, di comunicazione 
interpersonale ed elettronici/multimediali. 
 9 
Nel quarto e ultimo Capitolo la teoria delineata nelle precedenti sezioni trova un 
riscontro pratico. L obiettivo Ł quello di dimostrare come anche in un azienda di 
piccole dimensioni come la Banca di Credito Cooperativo (BCC) di Pontassieve, la 
comunicazione interna rappresenti un attivit  indis pensabile ai fini di un efficace 
svolgimento delle pratiche lavorative e di una corretta gestione del personale. Come 
vedremo, essa costituisce anche un utile risorsa per la diffusione di una positiva 
immagine aziendale, contribuendo alla creazione di fiducia e appartenenza nei 
propri collaboratori. L analisi pone particolare attenzione alle attivit  di gestione 
del flusso di comunicazione interno alla BCC di Pontassieve, evidenziando l azione 
delle figure professionali coinvolte e descrivendo caratteristiche ed obiettivi degli 
strumenti utilizzati.   
 
In conclusione, desidero esprimere i miei ringraziamenti alle persone che hanno 
contribuito alla realizzazione di questo lavoro. Innanzitutto il Professor Giuseppe 
Mandarano, per i suoi preziosi consigli, la competenza in materia e la disponibilit  e 
la cortesia. Il Presidente della BCC di Pontassieve Prof. Giorgio Clementi ed il 
Direttore Generale Dott. Francesco Faraoni per la piena disponibilit  accordatami, 
e la messa a disposizione dei dati. Ringrazio in particolare il Responsabile 
dell Organizzazione della BCC di Pontassieve Alessandro Miniati, il quale ha 
rappresentato un supporto fondamentale nella raccolta delle informazioni. 
Grazie mille agli amici che hanno saputo rallegrarmi in questi mesi di lavoro, alcuni 
di loro li conosco da sempre, altri invece rappresentano il bene piø importante che 
questo percorso universitario ha saputo lasciarmi. Grazie ragazzi. 
Un grazie infine alla mia famiglia, ai miei genitori e ai miei cari nonni, vi voglio 
bene. 
 
 
Lorenzo Mentuccia 
 10 
 11 
I - ASPETTI SOCIOLOGICI DELLA COMUNICAZIONE 
 
 
Comunicare Ł la grande sfida nella quale siamo tutti implicati, anche se spesso in 
maniera del tutto inconsapevole, Ł l esplorazione del senso, il gioco inevitabile e 
rischioso di entrare in contatto con l altro, di comprenderlo e di essere da lui 
compresi, Ł il completamento di quella  avventura di essere , di cui parla LØvinas, 
che bisogna continuamente attraversare nella  gratuit  del fuori di sØ per l altro 1. 
Ma comunicare costituisce oggi un percorso ancora piø complesso e affascinante, e 
questo perchØ le nostre possibilit  di interagire con gli altri si sono enormemente 
dilatate nello spazio e nel tempo, grazie soprattutto all evoluzione tecnologica che sta 
trasformando rapidamente il nostro habitat e noi con esso. In modalit  e quantit  
impensabili in passato, siamo oggi investiti da una moltitudine di informazioni di 
vario genere e provenienza, che entrano continuamente all interno della nostra vita 
quotidiana per mezzo dei mass media. L influsso delle nuove tecnologie ha 
ulteriormente amplificato queste tendenze. Comunicare Ł quindi diventato 
complicato. Come ricorda Bechelloni, dobbiamo tenere presente che  comunicare Ł 
difficile , e questo soprattutto perchØ si tratta di una pratica che  presuppone la 
volont  di attivare un processo di apprendimento ch e si misura con l interlocutore e 
con la contingenza, con le situazioni e i contesti . Comunicare significa abitare il 
presente. Stare nella situazione storicamente configurata. [ ]  Comunicare significa 
anche conoscere e padroneggiare le tecnologie e le tecniche della comunicazione, 
esplorare e attivare i linguaggi possibili 2. 
Quanto detto suggerisce di evitare una qualsivoglia distinzione tra forme di 
intelligenza (ossia l individuo) ed il linguaggio (forma di comunicazione, medium). 
Questo perchØ oggi viviamo in una sorta di  accoppiamento strutturale 3 con 
l ambiente che ci circonda, nel quale i media rappresentano mezzi indispensabili che 
ci permettono di interagire con gli altri, all interno di spazi culturali e sociali che essi 
stessi tendono sempre piø a dilatarsi. ¨ evidente d unque come qualsiasi tipo di 
comunicazione non si sviluppi fuori di noi, ma sia profondamente radicato nel nostro 
essere nel mondo. Ogni discorso sulla comunicazione rimanda inevitabilmente ad 
                                                 
1
 Cfr: E. LØvinas, Dall altro all io , Meltemi, Roma, 2002, pag. 102. 
2
 Cfr: G. Bechelloni, Svolta comunicativa, Ipermedium libri, Napoli, 2001, pag. 61. 
3
 Cfr: H. Maturana, F. Varela, L albero della conoscenza , Garzanti, Milano, 1992, pag. 169. 
 12 
una riflessione sul concetto di comunit , e ci  anche per la presenza di una comune 
radice etimologica. Infatti, la nozione di comunicazione come condivisione, Ł insita 
nella radice stessa della parola che deriva dal verbo latino  communicare , che 
significa  mettere in comune , coinvolgere qualcuno, renderlo partecipe di qual cosa, 
includerlo, come si trattasse di una relazione che presuppone uno scambio. Essa va 
intesa quindi come un processo sociale articolato e complesso, che si fonda sui 
rapporti, sul confronto, sulle interazioni e sulla capacit  di una comunit  di costruire 
e sperimentare significati comuni, condivisi dai soggetti che ne fanno parte.  
 
 
1. 1. Che cos Ł la comunicazione?  
 
Etimologicamente il termine comunicazione, come abbiamo gi  accennato, ha 
origine dal latino, derivando appunto dal verbo  communicare , a sua volta derivato 
dal termine  communis ,   comune . Quindi comunicare significa  mettere in 
comune : condividere un informazione, un idea, una linea politica. Detto questo 
risulta necessario che si verifichino alcune condizioni essenziali perchØ delle 
informazioni possano essere realmente condivise, e quindi comunicate e cioŁ: 
 
- che esista un linguaggio comune fra chi comunica (emittente) e chi riceve 
(ricevente) quanto viene comunicato; 
- che esistano delle norme condivise fra emittente e ricevente, per ci  che si 
riferisce alla codifica e decodifica dei messaggi; 
- che si renda minimo tutto ci  che, in qualche modo,  pu  disturbare la 
ricezione dei messaggi trasmessi dall emittente (rumore) creando motivo di 
 distrazione  e riducendo, conseguentemente, la qua lit  e la quantit  delle 
informazioni ricevute rispetto a quelle inviate dall emittente. 
 
La comunicazione si esprime quindi attraverso l azione della  relazione-scambio  
tra soggetti e, come tale, presuppone la considerazione delle modalit  e dei contesti 
in cui avviene il processo, svincolandosi dalla pura analisi di ci  che Ł rappresentato 
dal contenuto oggettivo del messaggio.  Comunicare  significa infatti rendere 
trasmissibile un idea, una nozione, un informazione , ma anche un intenzione, un 
 13 
coinvolgimento, una richiesta. In altri termini ci  significa che quando parliamo di 
comunicazione quello che conta non Ł soltanto l informazione che viene trasmessa 
(il messaggio), ma  come  questa viene trasferita fra un emittente e un ric evente.  
 
1. 1. 1. Il processo di comunicazione 
 
Diversi sono stati nel tempo gli studi sul processo di comunicazione e sulle sue 
componenti essenziali. Tra i piø noti Ł da ricordare il cosiddetto paradigma 
lasswelliano ( Who says What in Which Channel to Whom with What Effect ) 4, che 
individua i momenti essenziali della comunicazione, anche se in termini 
sostanzialmente lineari e senza considerare la presenza del feedback. Secondo tale 
approccio, il processo di comunicazione Ł caratterizzato dalla presenza dei seguenti 
elementi:  
 
• una fonte emittente (Who) che promuove il processo stesso; 
• un messaggio (What), ovvero un segnale espresso mediante un insieme 
di simboli verbali e non verbali; 
• un canale (Which Channel) che costituisce il mezzo tecnico attraverso il 
quale viene trasmesso e diffuso un messaggio; 
• uno o piø riceventi (to Whom), ovvero i destinatari della comunicazione, 
che per comprendere il messaggio devono poter usufruire del canale 
utilizzato dalla fonte e conoscere il codice da essa impiegato; 
• un effetto (What Effect) che la fonte intende perseguire presso i 
destinatari. 
 
Tra i contributi di analisi del processo di comunicazione che meritano di essere 
citati, vi Ł quello introdotto negli anni Quaranta da Shannon e Weaver, detto 
 Teoria matematica della comunicazione 5.  
 
 
                                                 
4
 Cfr: H. D. Lasswell, The structure and function of communication in society, in L. Bryson, The 
communication of ideas, Harper & Row, New York, 1948. 
5
 Cfr: C. Shannon, W. Weaver, La teoria matematica della comunicazione, Etas, Milano, 1983. 
 14 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
In questo modello, il processo comunicativo si articola nelle seguenti fasi, 
costitutive del processo stesso (Figura 1): 
 
a) una sorgente o fonte, in grado di elaborare un messaggio, ossia un 
insieme di informazioni da trasmettere; 
b) un apparato trasmittente, che trasforma il messaggio codificandolo in 
modo appropriato in base al mezzo di comunicazione prescelto; 
c) un mezzo o canale di comunicazione, attraverso il quale il messaggio 
viene diffuso; 
d) il rumore, che rappresenta l insieme delle interferenze piø o meno 
casuali che possono influenzare o distorcere il messaggio originale; 
e) un apparato ricevente, il quale trasforma nuovamente il messaggio 
ricevuto applicando in modo inverso le stesse regole dell apparato 
trasmittente; 
f) un destinatario o ricevente, che riceve il messaggio finale. 
  
Il modello di Shannon e Weaver ha avuto il merito di aver introdotto il principio 
della doppia codifica del messaggio, eseguita anche dal destinatario, che costituisce 
una parte attiva nel processo comunicativo.  
Figura 1.Schema del processo comunicativo di Shannon e Weaver 
Sorgente 
Rumore 
Messaggio 
Apparato 
trasmittente 
Canale 
Messaggio 
Apparato 
ricevente 
Destinatario 
 15 
Una nuova variabile introdotta dalla  Teoria Matema tica  Ł relativa al concetto di 
 rumore  (o  interferenza ). Tale teoria sottolinea che parte del segnale tr asmesso 
pu  venire persa o distorta. Il rumore descrive qui ndi una serie di disturbi fra la 
fonte ed il destinatario che possono modificare la natura del messaggio e 
compromettere la comunicazione. E questo  pu  verificarsi in qualsiasi momento 
del processo6. 
 
Un qualsiasi processo di comunicazione porta comunque ad ottenere tre principali 
tipologie di risposta, che caratterizza l esito dello scambio tra i soggetti coinvolti: 
 
• cognitiva, che ha l effetto di suscitare l attenzione nell i nterlocutore, 
quindi il creare in lui la consapevolezza dell argomento trattato nel 
processo di comunicazione, alimentando la sua conoscenza; 
• emotiva, che d  luogo ad un cambiamento nelle attitudini s ensibili e 
inconsce di uno dei soggetti, andando quindi ad interessare i sentimenti e 
le emozioni interne dell individuo; 
• comportamentale, in relazione cioŁ all orientamento dell azione dei 
soggetti coinvolti e alla modifica di atteggiamenti, motivazioni e 
comportamenti. 
 
¨ importante infine ricordare come le caratteristic he appena descritte implicano la 
parit  di ruoli tra gli interlocutori e la partecip azione allo scambio. In questo modo la 
comunicazione si differenzia da ogni altra attivit  semplicemente informativa o 
unidirezionale, diventando una pratica attiva, bidirezionale, che include il 
                                                 
6
 Nella fase di traduzione dell oggetto della comunicazione in messaggio: si tratta del rumore 
semantico, dovuto all impossibilit  di predeterminare con cert ezza l equivalenza dei codici tra fonte 
e destinatario; nella fase di trasmissione: si tratta del rumore fisico, che pu  manifestarsi lungo tutto 
il canale di comunicazione e che disturba, interferisce o distorce la natura del messaggio, sia nella 
fase di decodifica - l interpretazione del messaggio viene in tutto o in parte resa incomprensibile a 
causa della differenza fra il codice adottato dalla fonte e il codice proprio del destinatario - che sul 
feedback, impedendo la corretta percezione da parte della fonte delle reazioni del ricevente. Altri 
fattori di alterazione della comunicazione possono essere rappresentati dalla distanza fisica e/o 
psicologica tra la fonte e il ricevente, dalla disattenzione del destinatario e dai processi selettivi di 
attenzione e di percezione. Cfr: C. Shannon, W. Weaver, op. cit. 
 16 
destinatario nello scambio relazionale che la comunicazione comporta, facendo del 
feedback un elemento fondamentale per il completamento del processo stesso.  
Tale modello chiarisce inoltre che la comunicazione non pu  essere puramente 
unidirezionale, con la presenza di un soggetto attivo (fonte) ed uno passivo 
(ricevente) raggiunto il quale il processo si conclude, bens  debba essere 
necessariamente bidirezionale, sviluppandosi circolarmente e con una interazione 
continua tra fonte e ricevente.  
 
1. 1. 2. Gli assiomi della comunicazione 
 
AffinchØ il processo di comunicazione possa svolgersi nelle migliori condizioni, Ł 
necessario che vengano compresi alcuni principi che hanno fondamentali 
implicazioni interpersonali. Tali principi sono definiti  assiomi , ovvero i capisaldi 
generali che stanno alla base degli studi sulla comunicazione dalla fine degli anni 
Sessanta introdotti da Watzlawick7, esponente della scuola di psicoterapia 
statunitense di  Palo Alto 8. Tali assiomi sono stati espressi nei seguenti termini: 
 
a)  Non si pu  non comunicare  . Alla base di questo primo assioma vi Ł la 
constatazione fondamentale che non Ł possibile non avere un comportamento. 
Ora, se si accetta che l intero comportamento in una situazione di interazione 
ha valore di messaggio, vale a dire Ł comunicazione, ne consegue che 
comunque ci si sforzi, non si pu  non comunicare. L  attivit  o l inattivit , le 
parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri, i 
quali, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni. 
b)  Ogni comunicazione presenta un aspetto di contenuto ed uno di relazione 9. 
In ogni messaggio Ł presente, infatti, un aspetto di  notizia    il contenuto   e 
un aspetto di  comando , che si riferisce al tipo d i relazione che si instaura 
fra gli interlocutori. Ogni scambio ha, dunque, un carattere complesso, perchØ 
                                                 
7
 Cfr: P. Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, 
Astrolabio, Roma 1971. 
8
 La scuola di  Palo Alto  prende il nome dal  Mental Research Institute , situato nella cittadina 
californiana di Palo Alto. Cfr: it.wikipedia.org. 
9
 Cfr: P. Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson, op. cit., pag. 47. 
 17 
riguarda sia la comprensione del contenuto del messaggio, sia 
l interpretazione del modo con il quale esso Ł stato presentato: Ł pertanto una 
 meta-comunicazione ,  ovvero una comunicazione che pone come proprio 
oggetto la comunicazione stessa. La natura relazionale dello scambio Ł 
dunque la caratteristica che condiziona le conseguenze comportamentali di un 
certo contenuto comunicativo. In questo senso parliamo di 
 metacomunicazione , ovvero di  comunicazione sulla  comunicazione  (o 
anche  comunicazione di secondo ordine ) 10. Nella vita quotidiana siamo 
soliti non occuparci troppo della metacomunicazione, lasciandola a un livello 
implicito e non del tutto consapevole, almeno fino a quando la relazione si 
deteriora incomprensibilmente fino al punto di richiedere un chiarimento. 
c)  La natura e la durata di una relazione dipendono dalla punteggiatura delle 
sequenze di comunicazione fra i partecipanti 11. Con il termine 
 punteggiatura  Watzlawick indica il fenomeno per cui gli interlocutori 
trovano la maniera di rilanciare gli scambi in modo che questi si prolunghino 
armonicamente. L idea di punteggiatura qui utilizzata deriva direttamente da 
una visione sistemica della comunicazione12. Secondo tale visione non 
esistono singoli messaggi che partono e arrivano (come per la  Teoria 
matematica della comunicazione 13), ma esiste piuttosto un flusso ininterrotto 
di significati, piø o meno condivisi, che Ł possibile suddividere in unit  
(chiamate  messaggi ) solo in modo del tutto conven zionale e arbitrario, cos  
come convenzionale e arbitraria Ł la decisione circa quali di questi messaggi 
siano da considerare  stimoli  e quali  risposte , quali  cause  e quali 
 effetti . Secondo la teoria sistemica, le transazi oni normali non sono quindi 
                                                 
10
 Cfr: L. Paccagnella, op. cit., pag. 54. 
11
 Cfr: P. Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson, op. cit., pag. 51. 
12
 Un  sistema  potrebbe dunque essere definito come  un certo numero di unit  o elementi diversi, 
posti in relazione reciproca tramite una struttura piø o meno permanente; tale struttura regola una 
certa quantit  di processi che avvengono all intern o del sistema; questi, a loro volta, esercitano 
un influenza costante nei confronti della struttura; al mutare dei processi anche la struttura tende a 
modificarsi gradualmente . Cfr: K. E. Rosengren, Introduzione allo studio della comunicazione, Il 
Mulino, Bologna, 2001, pag. 21. Nel caso del  siste ma comunicativo  ci si riferisce alla difficolt  di  
considerare separatamente i singoli elementi della comunicazione che, sebbene a livello teorico 
possano essere distinti e studiati isolatamente, nella realt  empirica si presentano indissolubilmente  
legati tra loro e con i processi che li regolano.  
13
 Si veda il Capitolo I, paragrafo 1.1.1. 
 18 
segnate da interazioni molto brevi del tipo stimolo-risposta, ma da interazioni 
prolungate con molti scambi di messaggi. Ora, quando vi Ł una cattiva 
impostazione delle relazioni fra i partecipanti, perchØ essi si ingannano sui 
propri desideri o sulla propria personalit , genera no una falsa immagine di se 
stessi, parlano senza ascoltare l altro o lo ascoltano filtrandone il discorso in 
modo negativo, la punteggiatura diviene scadente e gli scambi si degradano o 
terminano. 
d) Gli esseri umani usano due diverse modalit  di comu nicazione: numerica e 
analogica.  Numerico  Ł il linguaggio del contenuto della comunicazione 
verbale, che serve a scambiare informazioni sugli oggetti ed a trasmettere la 
conoscenza;  analogico  Ł il linguaggio della relazione, ossia ogni 
comunicazione non verbale, dalle posizioni del corpo, dai gesti, 
dall espressione del viso alle inflessioni della voce, alla sequenza, al ritmo e 
alla cadenza delle stesse parole, ai segni di comunicazione immancabilmente 
presenti in ogni contesto in cui ha luogo una interazione. 
e) Ogni scambio di comunicazione Ł simmetrico o complementare: 
caratteristiche che determinano due possibili situazioni di relazione tra le 
persone coinvolte nel processo comunicativo14: 
                                                 
14
 Questa idea di scambio simmetrico o complementare Ł stata formulata originariamente 
da Berne. Secondo questa teoria in ogni persona sussistono e coesistono tre stati mentali, che 
affiorano alternativamente in ogni relazione comunicazionale: 1) genitore, ovvero una personalit  
autoritaria che fa appello a regole precostituite etiche o morali; 2) bambino, ovvero una personalit  
che reagisce all ambiente in modo affettivo, con le emozioni umane piø vere (disperazione, gioia, 
rabbia, piacere), i sentimenti, i desideri; 3) adulto, esprimente una personalit  ponderata e razionale, 
che affronta il mondo e le relazioni esterne in termini di problem-solving, di adattamento 
pragmatico alle situazioni. La persona che si trova nella condizione di adulto acquisisce uno stato 
mentale che conduce ad esaminare le alternative, a calcolare le probabilit  e a considerare i valori 
prima di adottare un certo comportamento. Bernie sostiene che un individuo, a seconda che reciti 
un ruolo di genitore, di bambino o di adulto, pu  trovarsi con i suoi interlocutori in una situazione 
di scambio complementare (gli stati mentali degli interlocutori sono simili o simmetrici) o 
conflittuale (gli stati mentali sono diversi e contrastanti tra loro). Nel caso di scambi 
complementari lo stato mentale della fonte Ł sempre in diretta relazione con quello del ricevente, 
per cui la comunicazione pu  procedere senza ostaco li. Nel secondo caso, al contrario, la 
transazione si blocca, poichØ il ricevente risponde con una condizione mentale diversa da quella a 
cui l altra persona si rivolgeva (si crea quindi uno stato di incomprensione, confusione o 
 19 
- una relazione simmetrica, quando gli individui ritengono di avere 
una uguale conoscenza o un uguale interesse sull argomento di 
conversazione, cosicchØ nessuno dei due cerca di avere una 
supremazia sull altro; 
- una relazione complementare, quando una delle due parti ritiene di 
avere una maggiore autorit  sull argomento e l altr a riconosce e 
accetta questa autorit . 
 
 
1. 2. La comunicazione interpersonale  
 
La comunicazione interpersonale riguarda una tipologia di scambio che presuppone 
la contemporanea presenza fisica della fonte e del ricevente. ¨ in sostanza la 
tipologia di comunicazione  faccia a faccia  che si  sviluppa nei rapporti quotidiani 
tra gli individui. Il messaggio Ł direttamente veicolato da un individuo all altro, 
senza l intervento di alcun particolare medium. Il processo comunicativo si 
concretizza e si completa quindi in un preciso momento ed in uno specifico luogo 
fisico.  
La comunicazione interpersonale pu  realizzarsi sec ondo due modalit :  verbale  e 
 non verbale . 
 
1. 2. 1. La comunicazione verbale 
 
Il linguaggio verbale caratterizza l uomo rispetto a tutte le altre specie animali, 
rendendo possibile la genesi di una civilt  e rappr esentando la premessa per mezzi di 
comunicazione sempre piø sofisticati (la scrittura, la stampa, il telegrafo, Internet) 
destinati ad accompagnare mutamenti sociali in rapida accelerazione. 
La parola rappresenta l universo della nostra conoscenza, delimitando le cose di cui 
possiamo parlare e che possiamo comunicare ai nostri simili. L idea di un rapporto 
causale tra linguaggio e conoscenza, dove il primo determina la seconda, Ł stata 
                                                                                                                                          
addirittura minaccia) e compartecipazione e ascolto si interrompono. Cfr. E. Berne, A che gioco 
giochiamo, Bompiani, Milano, 1967. 
 20 
formalizzata nella controversa  ipotesi della relativit  linguistica   di Sapir-Whorf 15, 
secondo cui la lingua determina non solo il modo in cui parliamo del mondo che ci 
circonda, ma anche ci  che di questo mondo conoscia mo. In altre parole il nostro 
modo di esprimerci, influenza il nostro modo di pensare. L ipotesi della relativit  
linguistica, nella sua versione piø radicale, Ł fortemente determinista: dato che anche 
i pensieri formulati nella nostra testa sono espressi in una lingua e non possiamo 
pensare cose per le quali non abbiamo parole a disposizione.  
La sociologia si Ł occupata fin dalle sue origini delle relazioni che esistono tra 
linguaggio, conoscenza e struttura sociale. Il risultato Ł stato la scoperta di una fitta 
trama di interconnessioni che non Ł possibile riassumere in un unica direzione 
causale. Quello che Ł certo Ł che le forme e i contenuti della conoscenza umana non 
possono piø essere considerati come valori assoluti, che crescono cumulativamente 
attraverso la storia, ma sono invece relativi e validi limitatamente al contesto storico-
sociale in cui si sviluppano. In questo faticoso processo di  costruzione sociale della 
conoscenza , il linguaggio svolge un ruolo fondamentale in quanto costituisce  il 
materiale di base, i  mattoni  con cui la conoscenz a viene edificata 16. 
La  Teoria degli atti linguistici ,  formulata a partire dagli anni Cinquanta e 
successivamente rielaborata da Searle, distingue negli atti linguistici tre diversi livelli 
distintivi17: gli atti locutori sono rappresentati dalla semplice azione di pronunciare 
qualcosa, seguendo le regole del linguaggio utilizzato; gli atti perlocutori, che 
comprendono le conseguenze sensibili ed emotive dell atto linguistico nei confronti 
degli ascoltatori; gli atti illocutori, i quali costituiscono azioni che si concretizzano 
per il fatto stesso di pronunciare precise parole, come nel caso di precise formule 
rituali. 
Nella sociologia della comunicazione l analisi del linguaggio verbale - piø che dal 
punto di vista della struttura interna della lingua   Ł sempre stata messa in relazione 
al suo rapporto con la comunit , e quindi con la societ  stessa. La condivisione di 
una lingua Ł spesso infatti un fattore primario per il mantenimento e il rafforzamento 
di un identit  collettiva , su cui pu  costituirsi un popolo o una nazione 18.  
                                                 
15
 Cfr: B. L. Whorf, Linguaggio, pensiero e realt , Bollati Boringhieri, Torino, 1970, e E. Sapir, Il 
linguaggio. Introduzione alla linguistica, Einaudi, Torino, 1969.  
16
 Cfr: L. Paccagnella, op. cit., pag. 38. 
17
 Cfr: J. R. Searle, La riscoperta della mente, Bollati Boringhieri, Torino, 1992. 
18
 Le minoranze linguistiche sono in genere anche minoranze etniche e la loro battaglia si gioca anche sul 
terreno della tutela della lingua. La condivisione di una lingua definisce i confini anche di collettivit  di 
 21 
¨ da notare infatti come il linguaggio si accompagn i ai mutamenti della struttura 
sociale, trasformandosi a sua volta. Il suo rinnovamento avviene, oltre che sulla 
spinta delle grandi trasformazioni sociali, anche attraverso il semplice utilizzo 
quotidiano e individuale19, con le nuove edizioni dei dizionari e delle grammatiche 
che non fanno altro che recepire e ufficializzare le innovazioni diffuse attraverso la 
parole. Questa relazione circolare, in cui ogni elemento Ł legato all altro senza una 
precisa direzione causale, rispecchia la relazione, analoga, che lega l individuo stesso 
alla societ : ossia il fatto che ognuno di noi Ł fortemente condizionato dalla societ  
in cui vive (condizionamento che viene definito  processo di socializzazione 20), 
mentre a sua volta la societ  assume le sue forme o ggettive e istituzionalizzate grazie 
alle azioni degli individui che la costituiscono21.  
 
1. 2. 2. La comunicazione non verbale 
 
I meccanismi dai quali scaturisce la comunicazione non verbale sono assai simili in 
tutte le culture, ma ogni cultura tende a rielaborare in maniera differente i messaggi 
non verbali. 
                                                                                                                                          
diverso tipo. Basti pensare allo slang utilizzato in alcuni quartieri metropolitani, ai vari gerghi giovanili o ai 
linguaggi tecnici di alcune categorie professionali come quella dei medici: si parla in questi casi di 
 comunit  linguistiche  . Cfr: J. J. Gumperz, Discourse strategies, Cambridge University Press, Cambridge, 
1982. 
19
 Ferdinand de  Saussure ha identificato nella coppia di concetti langue e parole lo scambio che avviene 
continuamente tra la forma codificata di una lingua e le sue molteplici esecuzioni individuali. La langue Ł la 
lingua ufficiale, il pane dei filologi, ci  che vie ne insegnato nelle scuole. La parole Ł la lingua parlata 
concretamente da ognuno di noi, con mille sfumature diverse, espedienti creativi, distorsioni, 
contaminazioni con altre lingue. Tra langue e parole esiste una relazione di tipo circolare: l esecuzione 
materiale del nostro parlato dipende dalla langue che abbiamo appreso e che, proprio nella misura in cui 
essa Ł codificata e condivisa, ci permette di essere compresi dagli altri; d altra parte, Ł l utilizzo quotidiano 
della parole ci  che rende la lingua qualcosa di vivo e adattabi le (non a caso, per le lingue che non hanno 
piø un esecuzione, come il latino e il greco antico, si parla di  lingue morte ). Cfr: F. de Saussure,  Corso 
di linguistica generale, Laterza, Bari-Roma, 1967. 
20
 Con il termine  processo di socializzazione  si identifica in sociologia l insieme delle fasi attraverso 
cui l individuo viene progressivamente inserito nella societ . Il processo di socializzazione Ł il 
processo sociale di trasmissione e di interiorizzazione delle informazioni sulla realt , di valori, ru oli, 
norme, aspettative e credenze, attraverso pratiche e istituzioni dedicate (come ad esempio la famiglia o 
la scuola). 
21
 Cfr: P .  L .  B e rge r ,  T .  Luckmann, La realt  come costruzione sociale ,  Il Mulino, Bologna, 1969.