Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
8
di competenze”, e le capacità relazionali, legate alla comunicazione,
diventano sempre più parte integrante del know-how globale dell’azienda.
Comunicare efficacemente è diventato un imperativo per le imprese.
Comunicare con i consumatori, perché l’immagine aziendale è un vantaggio
competitivo sostenibile; con gli azionisti, perché dalla trasparenza può
dipendere il successo di una strategia finanziaria; con i dipendenti, perché
efficienza e qualità sono il frutto dell’adesione alla cultura dell’impresa;
con i fornitori, per renderli partecipi delle strategie aziendali; con la stampa,
l’opinione pubblica e i governi, perché l’impresa è prima di tutto
un’istituzione. In sintesi, l’impresa deve comunicare bene per relazionarsi
con il proprio ambiente.
Nel presente capitolo saranno analizzate le logiche generali riguardanti
ogni processo di integrazione, a prescindere dalla realtà economica
specifica dell’impresa. Tali logiche sono inerenti a ragioni economiche,
psicologiche, sociologiche…, in un’espressione, di comunicazione, aventi
carattere e validità universale, logiche che hanno spinto le imprese ad un
riorientamento radicale delle proprie strategie comunicative.
Gestire un sistema complesso di relazioni (che solo in astratto e per
comodità di analisi può essere disaggregato nelle sue componenti
elementari) non è cosa semplice: il “problema di relazione” si è posto in
termini diversi nelle epoche della storia dell’impresa, perché diverse sono
state le esigenze (soprattutto quelle di comunicazione) nel corso
dell’evoluzione dei principali attori partecipi del processo comunicativo: le
aziende, le agenzie, i consumatori. La stessa dinamica evolutiva dei bisogni
di comunicazione ha spostato il peso (sia quello reale, sia quello percepito)
assegnato alla comunicazione d’impresa da fattore marginale ad una vera e
propria funzione strategica manageriale. Un’analisi delle logiche che hanno
spinto lo studio e l’applicazione della comunicazione integrata d’impresa
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
9
non può che partire, crediamo, da un esame delle sue dinamiche storiche
evolutive.
1. Cenni storici e dinamiche evolutive.
Il presente paragrafo, lungi da ogni pretesa di esaustività, intende passare
in rassegna, per brevi cenni, la storia della comunicazione d’impresa
(soffermandosi in special modo sulla storia recente), al fine di comprendere
meglio le dinamiche evolutive della comunicazione integrata. Il concetto di
integrazione, applicato alla gestione dei processi di comunicazione, nasce
infatti dalla percezione di nuovi bisogni di comunicazione, legati alla
complessità ambientale in senso lato. La matrice di interazioni fra i tre attori
primari del palcoscenico comunicativo (l’evoluzione delle imprese,
l’evoluzione dei consumatori, l’evoluzione e lo sviluppo delle agenzie
esterne), può rappresentare una lettura storica utile ai fini della nostra
analisi.
Aziende
Agenzie Consumatori
Figura 1. 1. Matrice delle interazioni fra gli attori della comunicazione aziendale.
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
10
E’ dall’interazione di questi tre attori che si origina quel circolo virtuoso
culminante nella comunicazione integrata: maggior complessità ambientale,
percezione di nuovi bisogni di comunicazione, risoluzione dei problemi
attraverso le risposte complesse offerte dalla comunicazione integrata.
Riguardo all’attore “azienda”, è bene precisare che nel seguito del discorso
si farà riferimento non solo alle interazioni con l’esterno, ma anche alle
relazioni interne (dettate in buona sostanza dall’evoluzione organizzativa),
per maggior completezza e perché elemento fondamentale del tema in
discussione.
1.1. Le origini.
La comunicazione aziendale (Rampini F., 1990), intesa non solo come
comunicazione commerciale, è una disciplina con circa un secolo di vita:
Pubblic Relations e Pubblic Affairs (Relazioni esterne ed istituzionali) sono
nate e cresciute negli Stati Uniti verso inizio Novecento. Nella storia delle
imprese, si osserva che prima è sorta l’esigenza di comunicare il prodotto,
poi quella di comunicare l’impresa. La comunicazione di prodotto, infatti,
ha assunto delle tecniche paragonabili a quelle attuali già dalla seconda
metà dell’Ottocento, mentre le pubbliche relazioni (e le altre aree di
comunicazione) si sono sviluppate solo in un secondo tempo, con una
distanza temporale, variabile a seconda dei Paesi, da cinquanta a oltre cento
anni.
È nel continente nordamericano che, a cavallo fra Ottocento e
Novecento, si è verificato un passaggio graduale da attività sporadiche di
comunicazione a programmi di lungo periodo, gestiti da nuove figure
professionali (interne all’azienda o operanti nelle prime agenzie). Due
ordini di fattori hanno contribuito pesantemente alla strutturazione delle
attività di comunicazione (AA.VV., 1998).
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
11
1. Fra il 1895 e il 1904 si verificò un’ondata di fusioni e di acquisizioni
senza precedenti, a seguito della quale furono assorbite circa 300
imprese. Gli Stati Uniti si ritrovarono «trasformati nel giro di una notte
da una nazione di piccole imprese familiari in libera competizione fra
loro a una nazione dominata da poche, gigantesche imprese» (Marchand
R., 1998). E’ chiaro che l’accresciuta dimensione delle imprese ha
comportato (e comporta) problemi di comunicazione e di relazione
quantitativamente e qualitativamente più complessi. Primaria esigenza è
stata evitare di trasmettere ai pubblici di riferimento (essenzialmente,
quelli esterni all’impresa) l’immagine di una soulless corporation,
l’impresa senz’anima.
2. Secondo fattore decisivo fu la trasformazione di quotidiani e riviste in
mezzi di comunicazione di massa diffusi su scala nazionale: il Ladies
Home Journal fu la prima rivista a superare nel 1903 il milione di copie
(Cutlip S.M., 1994). A rendere possibile questo processo contribuirono,
in misure diverse, fattori finanziari e tecnologici.
In un quadro simile le esigenze di integrazione erano forse appena
percepite, sia perché le discipline della comunicazione erano in via di
evoluzione, sia soprattutto perché il live llo di articolazione dei pubblici
esterni non era ancora troppo elevato. I bisogni di comunicazione erano
riconducibili alla volontà (dettata da necessità) di trasmettere al pubblico
l’immagine dell’impresa non più solo attraverso i suoi prodotti, ma anche
per mezzo della comunicazione istituzionale. In tal senso si inquadra la
straordinaria campagna di pubblicità istituzionale dell’AT&T durata oltre
trent’anni, campagna che, iniziata per motivi politici (evitare lo
smembramento della società da parte dell’anti-trust), venne poi utilizzata al
fine di “dare un volto all’impresa”. Proprio questa campagna, verso i suoi
ultimi anni, ha rappresentato il primo timido esempio di comunicazione
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
12
integrata: AT&T coordinò la pubblicità istituzionale con un programma di
pubbliche relazioni, istituito da interventi nelle scuole, sostegni alle
associazioni locali e partecipazioni alle Fiere del Paese.
Fin dai primi anni di vita della comunicazione aziendale, inizia a
manifestarsi il concetto di relazione, che si rivelerà determinante nel
collocare l’impresa, intesa come sistema di relazioni, all’interno del
macrosistema sociale, economico e culturale.
Tale intenzionalità di relazione si evince anche da alcune dichiarazioni di
principio dell’epoca; fra tutte, quella di un celebre esperto di relazioni
pubbliche, Ivy Lee, che dal 1914 al 1934 ha curato l’immagine delle
aziende facenti capo alla famiglia Rockfeller: «Questo non è un ufficio
stampa segreto. Tutto il nostro lavoro si svolge alla luce del sole. Questa
non è un’agenzia di pubblicità; se ritenete che il materiale che mettiamo a
vostra disposizione sia pubblicità, non usatelo […] ogni redattore sarà il
benvenuto per verificare insieme a noi i fatti asseriti. In breve, il nostro
programma è, con lealtà e trasparenza, fornire per conto di imprese o di
altre istituzioni una informazione rapida e precisa alla stampa e al pubblico»
(Cutlip S.M., 1994:45). Si tratta di una dichiarazione impegnativa e al
tempo stesso attuale, tanto che potrebbe figurare, oggi, in testa al codice
deontologico della professione di comunicatore aziendale.
Spostando il focus sull’Europa, nella seconda metà del XX secolo, si
osserva un’evoluzione (intesa come aumento del grado di complessità) della
matrice di interazioni simboleggiata dalla figura 1.1.
1.2. Gli anni Sessanta.
Già a partire dagli anni Cinquanta, il prolungato boom economico
vigente nell’area industrializzata, esportò in Europa occidentale (e in
Giappone) molti aspetti del modello di crescita economica degli Stati Uniti,
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
13
ivi comprese alcune strutture organizzative e certi metodi di gestione delle
imprese. Lentamente si radicarono gli stessi fattori ambientali che avevano
stimolato le imprese americane a darsi una strategia di relazioni esterne: il
formidabile sviluppo del commercio mondiale e delle telecomunicazioni, il
fenomeno dell’urbanizzazione, lo sviluppo del settore dei servizi.
In condizioni simili, fare della comunicazione aziendale si rivelava
indispensabile. E’ ben chiaro che il modello culturale americano non venne
brutalmente trapiantato nel vecchio continente, ma subì gli adattamenti
necessari al contesto europeo.
La società degli anni Sessanta (volendo sintetizzare la situazione
esistente) potrebbe essere definita come una società fondata sui valori di
consumo (Regouby C., 1992).
Per le imprese fu l’epoca della crescita costante (produzione e potere
d’acquisto aumentavano regolarmente); il trend positivo dell’economia
consentiva un largo margine di errore nella politica e nella gestione
aziendale. Due i fattori che hanno maggiormente caratterizzato questo
periodo: la formazione di gruppi industriali sempre più potenti e l’avvento
della grande distribuzione. La funzione aziendale che dominava l’orizzonte
temporale e culturale delle imprese era sicuramente quella della produzione
(Guidotti E., 1994).
Lo sviluppo però non fu del tutto lineare: verso metà anni Sessanta,
governi e amministrazioni imponevano sempre maggiori vincoli allo
sviluppo delle imprese, si manifestavano le prime tensioni sociali (maggio
Sessantotto), cresceva il potere dei sindacati e balzavano alla ribalta le
neonate associazioni di consumatori. Nella seconda metà del periodo, in
Europa come negli Stati Uniti, tensioni politiche (egemonia di una cultura
anticapitalista) inflazionistiche e monetarie portavano le aziende a dover
gestire un’immagine “in ritirata”, scaturita spesso da situazioni di crisi.
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
14
Sul versante interno delle imprese, i modelli organizzativi dominanti
erano di stampo tayloristico, il cui funzionamento è basato su rapporti di
tipo gerarchico-funzionale. La visione della comunicazione era orientata ad
una concezione meccanicistica di trasferimento di informazioni tra gli attori
(emittente e ricevente); i sistemi di comunicazione interna si ponevano gli
obbiettivi di appartenenza e coesione del personale e seguivano percorsi di
tipo top-down (Romano D.F., Felicioli R.P., 1992).
È bene qui esporre una breve considerazione, estendibile anche al seguito
del discorso: non vi è necessariamente una corrispondenza biunivoca tra
forme organizzative e sistemi di comunicazione, ovvero non è detto che in
strutture organizzative semplici non siano utilizzabili forme di
comunicazione evolute; semplicemente, quelle citate sono sufficienti al
funzionamento aziendale, e pertanto richieste dai vertici aziendali all’intera
organizzazione.
Spostando l’attenzione sul lato del consumo, sono i consumatori stessi ad
accettare e a condividere nei fatti la definizione data dagli studiosi di
“società dei consumi”. La cultura nordamericana dell’abbondanza e
dell’alto tenore di vita irrompe in Europa (fino all’insorgere del maggio
Sessantotto). I soli veri rapporti di forza emergenti riguardano la
concorrenza fra i produttori e i rapporti di questi ultimi con la grande
distribuzione.
Considerato l’alto grado di prevedibilità dell’ambiente competitivo, i
professionisti della comunicazione in questo decennio sono soprattutto
professionisti della pubblicità, che svolge un ruolo decisivo nel fare
avvicinare al consumo la massa (l’importante era far conoscere l’esistenza
del prodotto al maggior numero di persone). I pubblicitari vivono il loro
momento d’oro: nessuna noma costrittiva, ampio consenso da parte dei
consumatori, bassa competenza dei committenti. La pubblicità diventa il
riflesso della normativa sociale costruita attorno ai prodotti di consumo.
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
15
Schematizzando, è possibile evidenziare, nel periodo in questione, due
ordini di esigenze di comunicazione. Sul versante interno si sottolinea la
necessità di comunicare per dare istruzioni e per controllare l’operato
aziendale, sul fronte esterno comunicare equivale essenzialmente a far
conoscere l’esistenza del prodotto / servizio (fig.1.2.).
1.3. Gli anni Settanta.
In una prospettiva di sintesi, gli anni Settanta sono definibili come una
società fondata sui valori libertari.
I primi anni del periodo sono una diretta conseguenza della ribellione del
maggio Sessantotto: si rimette in discussione una logica di produzione e di
consumo che appiattisce la cultura e la fantasia, originando così la
disgregazione del consenso sociale monolitico verso i modi di produzione e
consumo. Si assiste alla nascita delle prime associazioni dei consumatori
con un potere effettivo, e, contemporaneamente, all’exploit dell’idea di
liberazione in tutte le sue applicazioni. Verso la fine del periodo compaiono
nuovi strumenti di analisi del comportamento d’acquisto del consumatore:
si tratta dell’analisi delle correnti socioculturali definite attraverso gli stili di
vita. L’oggetto di analisi di questi approcci è una nuova tipologia fondata
sul codice sociale dei segni-oggetti. Come ha evidenziato Baudrillard
(Baudrillard J., 1972; 1976), i segni-oggetti diventano elementi costitutivi
di un linguaggio che definisce un territorio di mentalità e di comportamenti
omogenei in termini di stile di vita. Ogni mentalità genera un sistema di
valori di riferimento che si declina secondo la sensibilità di ogni socio-stile.
Le aziende si devono confrontare con lo choc petrolifero e la crisi
economica di quegli anni. Si accorgono così che, proprio nelle situazioni di
emergenza, la stessa sopravvivenza di una società può dipendere dalla sua
comunicazione. I manager comprendono l’importanza determinante della
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
16
comunicazione (non solo quella commerciale), ed iniziano ad affidare un
ruolo sempre più strategico alla comunicazione.
Ci si rende improvvisamente conto di dover compensare i limiti della
crescita economica riflettendo su nuove esigenze quali l’ecologia, la
corretta e chiara informazione al consumatore, il benessere sociale, la
durata dei prodotti….Il fattore dominante nelle logiche d’impresa diventa il
marketing, inteso come ruolo maggiormente attivo dell’impresa nel
comunicare con i mercati e nel contribuire alla costruzione della realtà
socio-culturale in cui si inseriscono i prodotti.
Nella gestione interna dell’impresa si assiste ad una forte valorizzazione
del fattore umano: i nuovi obbiettivi preposti al sistema di comunicazione
interna sono la motivazione, la gratificazione e il senso di appartenenza alla
coalizione dominante dell’organizzazione. A questi scopi vengono attivati e
stimolati dai livelli manageriali flussi di comunicazione a due vie.
Nel settore dell’advertising si assiste parallelamente ad una contestazione
e ad una liberazione: i committenti maturano maggiormente la conoscenza
delle tecniche pubblicitarie, e compaiono sulla scena, in rapido sviluppo, le
neonate concessionarie di spazi pubblicitari, che colgono di sorpresa la
maggior parte delle agenzie, ancora impreparate allo sconvolgimento che
penalizza la loro logica di sviluppo. Anche se, pur nelle difficoltà
economiche, gli investimenti in comunicazione aumentano ad un ritmo
significativo, una parte sempre più importante del budget si è spostato verso
quello che i pubblicitari stessi chiamano “extra-mediale”, fra cui le tecniche
finalizzate alla vendita nel breve periodo, procurando alle aziende risultati
concreti e immediati. Si sviluppano così rapidamente, verso la fine degli
anni Settanta, le agenzie di promozione delle vendite, quelle di direct
marketing e delle pubbliche relazioni. La nascita di una sensibilità
generalizzata verso aree della comunicazione non tradizionali (e comunque
non così economicamente importanti come quella pubblicitaria) giova allo
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
17
sviluppo delle tematiche dell’integrazione, soprattutto in relazione alla
condivi sione ed ai collegamenti fra i fattori comuni alle diverse aree.
I bisogni che contrassegnano gli anni in questione (fig.1.2.) si dividono
fra l’esigenza di comunicare internamente al fine di motivare il personale
alla cooperazione ed al raggiungimento degli obbiettivi aziendali, e la
necessità di costruire e comunicare una precisa identità aziendale.
1.4. Gli anni Ottanta e gli anni Novanta.
Il periodo che inizia nei primi anni Ottanta, per arrivare fino ai giorni
nostri, è oggetto del presente paragrafo. I due decenni vengono qui trattati
congiuntamente in quanto, in rapporto alle dinamiche evolutive dei bisogni
di comunicazione, si riscontrano tendenze comuni e progressive che, a
nostro giudizio, possono accomunare nella trattazione i due periodi in
questione.
Ciò premesso, nei recenti anni Ottanta, ed ancor più negli anni Novanta,
si osserva la nascita e allo sviluppo di una società fondata sui valori della
comunicazione. L’esplosione audiovisiva, la globalizzazione dei mercati,
l’avvento della telematica, gli scambi informativi sempre più complessi,
numerosi e rapidi: tutto questo apre a una modificazione strutturale della
società, dove la comunicazione in senso lato diviene uno dei fattori più
importanti.
Nel settore delle agenzie di comunicazione si assiste a una vera e propria
esplosione. La pubblicità non viene più contestata, ed investe totalmente la
sfera della vita pubblica (politica, amministrazioni locali, grandi cause...).
Le agenzie creative primeggiano, ma, in virtù del loro stesso successo,
tendono ad appesantire la loro struttura organizzativa. Il decennio è segnato
da una forte tendenza alla concentrazione, e ciò si spiega sulla base di
diversi fattori: l’intensificazione della concorrenza su scala globale,
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
18
l’ingresso nel campo di tecnologie sempre più avanzate, lo sviluppo
eccezionale delle forme “extra-mediali” (design, promozione, marketing
diretto, comunicazione interna, pubbliche relazioni, sponsorizzazioni, ecc.).
Le agenzie pubblicitarie non possono più rivendicare, da sole, il monopolio
della comunicazione. Constatato il rapido sviluppo di nuovi mercati che
sfuggono al loro controllo, si organizzano in gruppi per acquisire nuove
strutture, puntando a diversi obbiettivi: controllare meglio il mercato,
acquisire uomini e capacità che esulano dalle competenze tradizionali,
offrire ai committenti un ventaglio completo di servizi.
Quest’ultimo elemento costituisce certamente un passo importante verso
le logiche dell’integrazione: per un verso si ricompone la visione dei
processi di comunicazione frammentati dalle logiche di specializzazione
che caratterizzavano le agenzie dei primi anni Sessanta, per l’altro l’ideale
dell’agenzia a servizio completo favorisce una «...comprensione globale dei
fabbisogni del cliente…» (Falabrino G.L., 1990).
Sul fronte dei consumatori si manifestano cambiamenti progressivi nei
comportamenti di consumo, legati all’affermarsi di nuovi valori quali eticità
e rispetto per l’ambiente, solidarietà, qualità della vita, personalizzazione
degli atti di consumo, attenzione alla salute ed alla natura (Fabris G., 1995).
La figura del “consumatore” segue un graduale processo di frammentazione
e la raggiungibilità dei pubblici da parte della comunicazione aziendale
diviene un obbiettivo sempre più complesso da perseguire. Il consumatore
non si accontenta più di una pubblicità stimolante e suggestiva, chiede
invece una comunicazione più concettuale, dove le dimensioni onirica ed
illusoria, sintetizzate nel marchio, richiamano ed identificano uno stile di
vita. La pubblicità è riconosciuta come istituzione sociale: è vissuta con
distacco e senso critico, in un certo senso indipendente dalla sua finalità
economica; entra a far parte del gioco sociale e come tale è accettata.
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
19
Dopo l’euforia degli anni Sessanta e il necessario adattamento degli anni
Settanta, le imprese negli anni Ottanta si trovano davanti ad una profonda
ristrutturazione. La saturazione dei grandi media implica un “biglietto
d’ingresso” sempre più caro per emergere dal frastuono pubblicitario.
Nonostante la pubblicità richieda massicci investimenti, non si rivela in
grado, di per sé stessa, di fornire una risposta adeguata a tutte le nuove
priorità delle aziende in materia di comunicazione: aiutare le vendite nel
breve termine, gestire la comunicazione interna, relazionarsi con i diversi
tipi di pubblico, comunicare l’identità aziendale, ottimizzare i mezzi e gli
investimenti; in tutti questi campi la pubblicità non può, da sola, fornire una
risposta efficace, coerente e soprattutto integrata. I responsabili della
comunicazione in azienda iniziano così a percepire la necessità di gestire le
diverse aree specialistiche in modo coordinato e globale, ma questa
esigenza sarà fortemente avvertita solo all’inizio degli anni Novanta. Nella
gestione della comunicazione interna, emergono modelli organizzativi
basati sul decentramento, sull’appiattimento dei rapporti gerarchici e sulla
struttura reticolare. I sistemi di comunicazione interna mirano così a gestire,
stimolandoli, i flussi di relazione “a stella” (verticali, orizzontali e
trasversali).
Sul fronte interno, i bisogni di comunicazione degli anni Ottanta e
Novanta sono legati all’esigenza di creare una realtà organizzativa nella
quale gli attori agiscono in modo discrezionale, ma sono parallelamente
orientati agli scopi e ai valori guida dell’organizzazione. Sul versante
esterno, comunicare per l’azienda significa ricercare, nel cliente e con gli
altri pubblici, una soddisfazione di lungo periodo basata sull’efficacia, sulla
coerenza e sulla trasparenza dell’impresa (e della sua comunicazione).
Come evidenziato anche dalle recenti teorie sul relationship marketing, la
relazione a due vie che si può stabilire con i clienti diventa elemento
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
20
centrale dell’attività di marketing, intesa come funzione di avvicinamento
dell’Offerta alla Domanda (Gerken G., 1994).
È utile costruire una tabella riassuntiva dei bisogni di comunicazione
evidenziatisi nei diversi periodi storici della comunicazione aziendale (fig.
1.2.). Teniamo a precisare che sono state sintetizzate quelle che riteniamo
essere le esigenze caratterizzanti ciascun periodo storico preso in esame.
Bisogni di comunicazione Periodi
storici Interni Esterni
Origini ---
Trasmettere
l’immagine non solo
attraverso i prodotti
Anni Sessanta
Comunicare per dare
istruzioni e per
controllare l’operato
aziendale
Comunicare per far
conoscere
l’esistenza del
prodotto
Anni Settanta
Motivare il personale
alla cooperazione ed
al raggiungimento
degli obbiettivi
Comunicare una
precisa identità
aziendale
Anni Ottanta
e Novanta
Stimolare
l’autonomia e la
discrezionalità, legate
ai valori guida
aziendali
Sviluppare relazioni
stabili con i pubblici
Figura 1. 2. Evoluzione dei bisogni di comunicazione.
Dalla lettura della tabella, relazionata alla matrice di interazione in
fig.1.1., si evince che i bisogni di comunicazione aziendale (come è logico
attendersi) hanno seguito un percorso di sviluppo sostanziale. Le dinamiche
evoluzione si sono mosse essenzialmente lungo due direzioni.
� Per un verso è cresciuta la complessità ambientale, come diretta
conseguenza evolutiva dei tre attori “in gioco”. Le imprese hanno
assistito ad un mutamento sostanziale del contesto competitivo. La
prevedibilità della domanda, la dinamicità dei fattori critici di successo,
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
21
l’evoluzione dei modelli organizzativi: questi ed altri fattori, nel loro
insieme, hanno portato ad una radicale modificazione delle strategie
aziendali (Pellicelli G., 2000). Si è partiti da modelli di gestione
strategica classici, basati sul concetto di strategie pianificate e deliberate
razionalmente, per arrivare all’adozione di modelli sistemici orientati ad
una visione pluralistica degli obbiettivi aziendali e allo sviluppo
emergente delle strategie (legate cioè da una stretta relazione di mutuo
adattamento con l’ambiente di riferimento). In sintesi, la complessità
ambientale si riflette nella necessaria adozione di risposte più complesse
ed articolate, con particolare riferimento alle strategie di comunicazione
aziendali.
� La lettura della tabella evidenzia altresì una seconda dinamica
fondamentale, rappresentata (graficamente in fig.1.2.) dalla progressiva
convergenza della comunicazione interna ed esterna, proprio a partire
dall’evoluzione delle esigenze di comunicazione. (Invernizzi E., 2000).
Anzitutto, per adempiere ai nuovi doveri della comunicazione interna e
di quella esterna, le competenze e le sensibilità comunicative non
devono più essere circoscritte alle funzioni preposte, ma dovrebbero
essere diffuse fra i diversi livelli manageriali fino ad estendersi, in
prospettiva, a tutti i professional e ai vari operatori aziendali. In secondo
luogo, come diretta conseguenza della convergenza dei bisogni, sembra
consolidarsi una tendenza verso l’integrazione fra comunicazione
interna ed esterna. Pur movendo da prospettive differenti, le teorie
organizzative (affini alla comunicazione interna) e quelle de relationship
marketing giungono ad una conclusione comune: la comunicazione di
marketing, la comunicazione istituzionale, la comunicazione interna, in
generale tutte le aree della comunicazione di impresa dovrebbero essere
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
22
gestite in modo integrato, legate dall’elemento unificante rappresentato
dai valori profondi dell’identità aziendale.
2. Definizioni.
L’evoluzione dei bisogni di comunicazione, dettata dal progressivo
aumento del grado di complessità ambientale, ha portato le agenzie e le
aziende a considerare la comunicazione integrata come nuova risposta
possibile ai problemi di efficacia sorti nel panorama comunicativo odierno.
È quindi opportuno, oltre che utile, proporre una definizione di
comunicazione integrata, al fine di inquadrare le considerazioni teoriche
oggetto del presente capitolo. Per approdare ad una proposta di definizione,
è necessario “salpare” dal terreno retrostante della comunicazione
aziendale. All’interno della letteratura sono state proposte numerose
definizioni della comunicazione d’impresa. Alcune si differenziano in
relazione alla prospettiva di analisi: aziendale (Fiocca R., 1993),
giornalistica (Rampini F., 1990), pubblicitaria (Regouby C., 1992)… Altre
variano in relazione al grado di specificità nella delimitazione del campo
concettuale di riferimento.
Ai nostri scopi, faremo riferimento ad una definizione di carattere
generale, che ingloba tutte le aree con le quali l’impresa comunica. La
comunicazione aziendale è dunque definibile come:
«un insieme non omogeneo di processi che l’impresa attiva per
relazionarsi e comunicare con i propri interlocutori interni ed esterni in
funzione degli obbiettivi aziendali» (AA.VV., 1998).
Tale definizione, oltre al fatto di essere recente (e per ciò stesso riflesso
dell’evoluzione delle esigenze discusse nel paragrafo precedente) presenta
il vantaggio non indifferente di comprendere le potenziali problematiche di
ordine aziendale e comunicativo. Analizzando nello specifico i termini che
Capitolo Primo: Le Logiche della Comunicazione Integrata
23
compongono la frase di definizione, osserviamo che alcuni elementi
preannunciano l’insorgere stesso delle crescenti esigenze di integrazione:
concentriamo l’attenzione su di essi.
a) Il primo stimolo a ricercare l’integrazione delle forme di comunicazione
nasce dall’eterogeneità dei processi attivati e gestiti dall’impresa.
L’organizzazione comunica su diversi fronti, e per fare ciò attiva dei
processi che fanno riferimento alle diverse aree della comunicazione,
ciascuna delle quali è dotata di un insieme di strumenti e tecniche
peculiari, di sensibilità differenti, di specifici obbiettivi. Senza alcuna
pretesa di esaustività, al solo scopo di riferimento, ricordiamo che la
comunicazione aziendale può essere suddivisa, in prima analisi, nelle
due macro categorie della comunicazione interna e della comunicazione
esterna (fig.1.3.).
Comunicazione di
marketing
Comunicazione
funzionale
COMUNICAZIONE
ESTERNA
COMUNICAZIONE
INTERNA
Comunicazione
istituzionale
Comunicazione
finanziaria
Comunicazione
formativa
Comunicazione
creativa
INTEGRAZIONE
Figura 1. 3. Le aree della comunicazione d’impresa.