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Il presente lavoro ha avuto come proposito misurare l’efficacia della strategia
comunicativa definita da Valtur s.p.a., uno dei più importanti tour operator in
Italia, per l’anno in corso.
In particolare, nel primo capitolo è stata offerta una descrizione dettagliata del
mercato turistico, dove si incontrano domanda e offerta di un prodotto dalle
particolari caratteristiche (Morley 1990; Baldarelli, 2000). Nello specifico, si è
analizzata dapprima l’evoluzione del consumo della vacanza, dall’Ottocento ai
giorni odierni, sottolineando la trasformazione delle motivazioni che spingono
l’individuo ad andare in vacanza, da scopi medico scientifici alla fuga dalla realtà
e dalla routine quotidiane (Peroni, 1998; Giordana, 2004; Berrino, 2007; Boo e
Jones, 2009; Ryan e Glendon, 1998). Successivamente, si è analizzato il
cambiamento del ruolo del turista inserito in un contesto storico e sociale (Cohen,
1974; Castoldi, 2002). L’attenzione si è focalizzata poi sul prodotto turistico,
analizzandone le componenti principali secondo la teoria classica del marketing
(Antonioli, 1988; Smith, 1994; Kotler et al, 2003) e le caratteristiche di experience
good, ossia la necessità per il consumatore che intende acquistare il prodotto
turistico di poterne valutare le qualità solo dopo l’atto del consumo e, quindi,
l’acquisto stesso (Stigler, 1961; Nelson, 1970; Delbono e Fiorenti, 1987; Candela,
1996). Diventa interessante, perciò, analizzare prima il processo decisionale
vissuto dal consumatore – turista (Van Raaij e Francken, 1984; Giodana, 2004;
Puggelli e Gatti, 2004; Mazanec e Strasser, 2007) attraverso lo studio della
formazione delle preferenze e dell’influenza dei diversi fattori sulla decisione di
acquisto (Murphy et al., 2000; Kotler et al, 2003) nonché del processo di
reperimento ed elaborazione delle informazioni (Fodness e Murray, 1999).
Tuttavia, sono state sottolineate anche le accezioni del prodotto turistico quale
insieme di servizi (Borghesi et. al, 1994; Ferrari, 2006; Zhang et al., 2009) e quale
prodotto esperienziale alla luce della teoria introdotta da Pine e Gilmore (2000)
(Cohen, 1979; Mazursky, 1989; Pencarelli e Forlani 2002, O’Dell, 2005; Ferrari,
2006, Komppula, 2006; Mossberg, 2007; Selstad, 2007; Larsen, 2007; Zouni e A.
Kouremenos, 2008; Zouni et al., 2008).
In un’ottica di descrizione delle componenti del marketing mix turistico, è stata
presentata la catena distributiva del settore, tentando di sottolineare un aspetto
particolare, ossia la molteplicità di soggetti con cui il tour operator interagisce e a
cui si rivolge (Vertullo, 1996; Gentile, 2002; Giordana, 2004; Della Corte, 2004;
7
Boccella et. al, 2008). Come naturale conseguenza, l’attenzione si è concentrata
sulla comunicazione attuata dal tour operator verso questi soggetti (Leiper, 1979),
differenziando quella che ha ad oggetto il brand (Howard, 1977; Meidan, 1984;
Farquhar, 1989; Aaker, 1991; Busacca e Troilo, 1992; Keller, 1993; Busacca,
1994; Laurent, J. Kapferer e F. Roussel, 1995; Erdem e Keane, 1996; Faircloth et.
al, 2001; Jones e Slater, 2003; Keller et. al, 2005; Costabile e Raimondo, 2006;
Keller e Lehmann, 2006; Kotler e Keller, 2007; Romaniuk e Gaillard, 2007;
Crosby e Lunde, 2008), quella che ha ad oggetto l’esperienza della vacanza
(Nelson, 1974; Schmitt, 1999) e poi la destination image (Oxenfeldt, 1974;
Crompton, 1979; Echtner, 1999; Murphy et. Al, 2000; Tapachai e Waryszak,
2000; Hem e Iversen, 2004; Bansal e H.A. Eiselt, 2004; Kokosalakis et. Al, 2006;
Ekinci e Hosany, 2006; Kerr, 2006; Hankinson, 2007; Tasci e Gartner, 2007).
Il capitolo secondo offre, per deduzione, una dettagliata presentazione del
communication mix che, come accennato in precedenza, deve essere definito dal
tour operator, analizzando dapprima le diverse forme di comunicazione (Guidotti,
1993; Kotler et. al, 2003; Bivainien, 2007; Pastore e Vernuccio, 2008) e
distinguendo poi la trattazione degli strumenti comunicativi tra business – to –
consumer e business – to – business. L’obiettivo di questo approfondimento è
stato quello di gettare le fondamenta della domanda di ricerca posta, ossia
verificare l’efficacia del communication mix definito da Valtur. Più in particolare,
nonostante il tour operator abbia a disposizione una rosa di strumenti
comunicativi incentrati sull’esperienza, che tengono, quindi, in considerazione le
caratteristiche di experience good illustrate nel primo capitolo, esso li utilizzi solo
per rivolgersi al pubblico business, ad esempio, con gli educational o le fiere di
settore, esclusivamente rivolti agli agenti di viaggio; al contrario, il tour operator
si rivolge ai clienti consumer, potenziali ed attuali, attraverso i classici strumenti
della comunicazione di massa. Più chiaramente, ci si è chiesti se, nonostante le
caratteristiche di experience good del prodotto turistico richiedano una
comunicazione incentrata sull’esperienza, l’utilizzo degli strumenti della
comunicazione di massa possano essere ritenuti efficaci in termini di brand
attitude ed intenzione di acquisto. È per questi motivi, quindi, che è sembrato
necessario illustrare nel particolare i mezzi di comunicazione a disposizione del
tour operator per offrire un fondamento teorico alla trattazione successiva. Si è,
perciò, distinto tra comunicazione BtoC e BtoB, tra comunicazione impersonale e
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personale, accennando anche alle nuove forme di marketing non convenzionale
introdotte da Levinson (1984), nonostante non risultino ad oggi dati significativi
in merito ad una loro applicazione nel settore turistico, ma nulla appare da
ostacolo a ciò nel futuro.
Il terzo capitolo presenta i diversi modelli teorici sviluppati in letteratura per
illustrare il processo di persuasione della comunicazione e, quindi, indagare con
maggior approfondimento l’aspetto psicologico influenzato dalla pubblicità. Lo
studio ha tratto spunto dalla teoria proposta da Kapferer (1978), sottolineando
l’influenza della comunicazione sull’atteggiamento ed il comportamento
dell’individuo (Berger e Mitchell, 1989), per spiegare poi la teoria della risposta
cognitiva (Aaker e Myers, 1999) ed il modello dell’elaborazione
dell’informazione attraverso il percorso centrale e periferico (Petty e Cacioppo,
1981) applicato alla misurazione dell’efficacia della pubblicità (Petty et. al, 1983).
Sono state, quindi, illustrate in dettaglio le variabili influenzate dalla pubblicità
che si interpongono tra lo stimolo pubblicitario e la risposta del consumatore
(Fabris, 1992; Pastore e Vernuccio, 2008). La trattazione si è soffermata, in
particolare, sull’atteggiamento del consumatore, distinguendo fra quello
sviluppato verso il brand e quello sviluppato verso la pubblicità (Rosenberg e
Hovland, 1960; Fishbein e Ajzen, 1975; Mitchell ed Olson, 1981; Eagly e S.
Chaiken, 1993): il motivo di questo approfondimento è dovuto alla scelta di
incentrare l’esperimento condotto per il caso Valtur proprio sul potere che la
pubblicità ha di influenzare l’atteggiamento del consumatore nei confronti del
brand (MacKenzie e R. Lutz, 1989; Daugherty et al., 2008), con effetti positivi o
negativi sull’intenzione d’acquisto, la seconda variabile considerata
nell’esperimento (Reynolds et. al, 1983; AAker e Myers, 1991). Allo scopo di
sottolineare questa relazione tra atteggiamento e intenzione d’acquisto, sono stati
proposti i principali modelli gerarchici della pubblicità, a cominciare dal primo
proposto, il modello AIDA (Lewis, 1898), poi il modello DAGMAR (Colley,
1961), il modello di Lavidge e Steiner (1961), infine, il modello ATR (Ehrenberg,
1974), riportando le diverse critiche mosse in letteratura ad ognuno di essi
(Pechmann e Stewart, 1990; Weilbacher, 2001). La trattazione dei modelli
gerarchici si è focalizzata, quindi, su quelli proposti specificatamente per la
pubblicità dei prodotti turistici (Moutinho, 1987; McWilliams e Crompton, 1997;
Siegel e Ziff-Levine, 1990; Kim et al., 2005). Il capitolo, infine, si conclude
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illustrando i principali strumenti di misurazione dell’efficacia della pubblicità, da
un punto di vista strettamente scientifico (Malhotra e D. F. Birks, 2003; Molteni e
G. Troilo, 2007).
L’ultimo capitolo è dedicato all’indagine empirica condotta sulla strategia
pubblicitaria attuata da Valtur nel 2009.
In particolare, è stato condotto un esperimento del tipo before – after design con
gruppo di controllo che, come detto precedentemente, ha avuto quale obiettivo la
misurazione dell’efficacia di quattro strumenti di comunicazione adottati da
Valtur, ossia la telepromozione, il catalogo (o brochure), la pubblicità a mezzo
stampa ed il sito internet. La ricerca è stata condotta tra marzo e luglio 2009,
periodo nel quale è andata in onda la telepromozione, sono state diffuse le
pubblicità a mezzo stampa e nel quale si è presupposto che si verificasse il picco
di utilizzo del catalogo Valtur dell’offerta estiva e del sito internet.
In una prima fase si è proceduto alla raccolta di dati secondari sull’azienda,
sull’offerta e sui principali competitors. In una seconda fase è stata condotta
un’intervista ad uno dei responsabili della Direzione Strategica di Valtur, per
approfondire, confermare o estromettere i dati raccolti nella fase precedente. In
una terza fase è stato somministrato un questionario a 90 individui suddivisi in tre
gruppi che rispecchiassero il più possibile il target a cui si rivolge il tour operator
con la sua offerta; si sono misurate le variabili atteggiamento verso il brand e
intenzione di acquisto prima e dopo l’esposizione degli intervistati ai quattro
strumenti di comunicazione per analizzare l’effetto che questa ha sulle due
variabili considerate e, quindi, verificare l’efficacia dei quattro diversi strumenti.
Infine, è stata realizzata un’analisi delle implicazioni manageriali derivanti dai
risultati ottenuti dall’indagine empirica svolta, offrendo eventuali obiettivi futuri
da perseguire.
Per concludere, voglio rivolgere un sentito ringraziamento a tutti coloro che, a
modo loro, mi hanno sostenuto durante questo anno. In primis, il mio relatore, la
prof.ssa Michela Addis, la quale ha ispirato i miei studi magistrali, facendosi
portavoce e messaggera a me ed i miei colleghi di una nuova visione del
marketing, più incentrata sulla sfera emotiva e psicologica del consumatore,
stimolando in me la volontà di approfondire queste tematiche con il presente
lavoro, dedicandomi tutta la sua attenzione e pazienza, condividendo la sua
10
conoscenza, superando qualsiasi aspettativa potessi essermi creata. Ringrazio il
mio correlatore, la prof.ssa Paola Vicard, per la cordialità e la professionalità
concesse nel sciogliere ogni mio dubbio; la Dott.ssa *** per la costanza
dimostrata nell’offrirmi un continuo supporto teorico, a volte anche morale, e
senza la quale non avrei avuto l’opportunità di dedicarmi a questo lavoro; il Dott.
**, Responsabile di *** di Valtur, per la disponibilità e la cortesia dimostrata nel
condividere con me la sua competenza professionale. Per ultimi, ma non per
questo meno importanti, i miei genitori e Gabriele per l’affetto che mi dimostrano
e per l’energia trasmessa, a tutti coloro che mi hanno offerto il loro sostegno
durante l’intero anno dedicato alla stesura di questo lavoro ed, infine, a coloro che
non saranno lì il giorno della mia laurea, ma a cui dedico i frutti che questa tesi mi
porterà.
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Capitolo primo – Il turismo in Italia
1. Il Marketing del turismo in Italia
Le attività turistiche risalgono a periodi molto lontani se si pensa che l’origine del
turismo si fa coincidere con la diffusione dei viaggi consigliati a scopi medico
scientifici quando dalla metà del Settecento alla fine dell’Ottocento, «la lotta
contro la tubercolosi polmonare fu legata al concetto stesso di viaggio, cioè venne
tentata spesso la cura del cambiamento dell'aria in alcune località sul mare,
caratterizzate da clima mite durante l'inverno»1. Tuttavia, il turismo inteso come
movimento dettato da motivazioni inerenti il tempo libero (leisure time) si
sviluppa e si organizza solo nel XIX secolo a seguito della Rivoluzione
industriale2. È durante questo periodo, infatti, che i contadini da una parte ed i
signori dall’altra hanno cominciato a comprendere e vivere in prima persona la
distinzione tra lavoro e riposo e, quindi, tra luogo della produzione e luogo della
residenza; le vacanze hanno così assunto il ruolo di mediatrici, ovvero quando
l’individuo non era in vacanza, il lavoro e la residenza erano uno l’opposto
dell’altra, mentre quando l’individuo era in vacanza, il lavoro e la residenza
venivano considerati come un unico polo inteso come il «tornare a casa (back
home)»3, opposto a quello della vacanza. A questa si aggiunse un’altra teoria,
quella che vede l’origine del turismo nel movimento dei commercianti, obbligati a
spostarsi da un luogo all’altro, principalmente per motivi di lavoro. Tuttavia, non
si vuole qui individuare l’esatto momento in cui il fenomeno turistico è sorto,
quanto piuttosto delinearne i primordiali aspetti storici e sociologici. In
particolare, si ritiene che i seguenti momenti storici abbiano contribuito in
maniera determinante allo sviluppo del turismo:
quando nella prima metà del XIX secolo, si diffusero le reti ferroviarie che
aumentarono le possibilità per le persone di spostarsi da una località
all’altra;
quando all’inizio del XX secolo, le aziende iniziarono a concedere i primi
giorni di ferie ai lavoratori;
1
A. Berrino (2007), Storia del turismo. Annale 2005, Istituto per la Storia del Risorgimento
Italiano, Comitato di Napoli, Franco Angeli, Milano, p. 9
2
G. Castoldi (2002), “Manuale di tecnica turistica e amministrativa, Hoepli, Milano, Quarta
edizione, p. 14
3
A. Gottlieb (1982), “Americans’ vacations”, Annals of Tourism Research, Vol. 9, p. 170
12
durante la prima guerra mondiale, quando si svilupparono i rapporti tra le
potenze europee e, soprattutto, i rapporti sociali all’interno dei singoli
paesi che incentivarono la mobilità da un paese all’altro;
durante il secondo dopoguerra, quando vi fu da una parte un forte sviluppo
di tutte le attività economiche per ricostruire l’intero continente europeo
devastato dal conflitto e dall’altra il boom della motorizzazione privata4.
Questo susseguirsi di eventi portò «negli anni Cinquanta ad una crescita senza
precedenti dei viaggi sia a livello nazionale sia a livello internazionale. Gli
stranieri che entrarono in Italia nel 1950 furono quasi cinque milioni, di cui il 40%
in treno e poco più del 50% su automezzi»5. Durante questi anni, «emerge un
concetto di viaggio e soggiorno inteso prevalentemente come bene di lusso, che
risponde ad esigenze quasi esclusivamente di elite, avente destinazione
prevalentemente nazionale ed in parte europea con una permanenza media nel
luogo di destinazione di oltre dieci giorni»6.
Successivamente negli anni Sessanta, la domanda di servizi turistici continua la
sua forte espansione a livello nazionale ed anche l'articolazione della domanda
diventa più complessa includendo, oltre al turismo termale e balneare, sorto negli
anni precedenti, anche altre tipologie di turismo, come quello crocieristico. In
particolare, si verifica il passaggio dalla villeggiatura occasionale, che includeva
soprattutto escursioni e soggiorni di breve periodo e piuttosto vicini tra loro, al
turismo vero e proprio caratterizzato da periodi di permanenza più ampi e da
distanze più lontane rispetto al luogo di residenza7.
Negli anni Settanta si verificano due shock petroliferi (1973 e 1979), la
produzione diminuisce, aumenta la disoccupazione così come i prezzi, a causa
dell’inflazione, tuttavia i movimenti turistici non ne risentono in maniera decisiva
(Tabella 1.1).
Negli anni Ottanta si assiste da una parte all’impegno delle istituzioni nel cercare
una soluzione al problema della tutela del cliente dei viaggi e dall’altra
all’aumento dell’importanza strategica del marketing «perché la concorrenza è
sempre più elevata e le quote di mercato presentano un certo grado di saturazione
4
G. Castoldi (2002), op. cit., p. 17-20
5
Ibidem, p. 20
6
M. Baldarelli (2000), I tour operator e le agenzie di viaggi. Circuiti operativi, schemi gestionali e
bilancio d’esercizio, Clueb, Bologna, p. 27
7
Ibidem, p. 28-29