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INTRODUZIONE
L’abilità di comprendere le emozioni altrui è uno degli aspetti
fondamentali della socializzazione umana e costituisce la base della
competenza emotiva, ossia della capacità di costruire relazioni interpersonali
positive, che favoriscano comportamenti socializzanti. Data la sua importanza,
tale capacità è divenuta oggetto di studio da parte della ricerca psicologica e
numerosi studi sono stati condotti in età evolutiva. Dalle ricerche è emersa la
natura multi-componenziale di tale costrutto che ne sottolinea la complessità e
l’impossibilità di ridurlo a una semplice abilità percettiva.
L’aspetto evolutivo della comprensione delle emozioni, in particolare i
modi e i tempi con cui si sviluppa durante l’infanzia, è stato un argomento di
forte interesse per i ricercatori e ha condotto all’identificazione di marcate
differenze individuali nella capacità di comprendere le emozioni. Da questo
momento in poi la ricerca si è dedicata allo studio delle variabili che potessero
spiegare tale variabilità e, ad oggi, sembra che la comprensione emotiva sia
determinata dall’interazione fra la crescita cognitiva del bambino e il contesto
socio-culturale di cui fa parte.
In questo lavoro sperimentale viene posta l’attenzione solo sui fattori
cognitivi, e in particolare sulla memoria di lavoro - in quanto poco studiata in
V
relazione alla competenza emotiva - e sul linguaggio dato il forte potere
predittivo riscontrato in ricerche precedenti.
Oltre a considerare questi aspetti nello sviluppo tipico, è stato condotto
anche uno studio sulla popolazione atipica e in particolare sui Disturbi dello
Spettro Autistico. L’autismo è il disturbo psicologico più grave della nosografia
psichiatrica infantile e ha effetti devastanti anche per la famiglia: colpisce al
cuore il funzionamento psicologico di un bambino e lo rende incapace di
impegnarsi in relazioni sociali reciproche, di comunicare sentimenti e pensieri e
di partecipare al calore della vita familiare. Nonostante i numerosi deficit
presenti, l’assenza di un comportamento sociale adeguato è uno dei criteri
fondamentali che lo contraddistingue da altre patologie e in tale comportamento
rientra l’incapacità di comprendere gli stati mentali ed emotivi altrui.
I primi tre capitoli riportano le conoscenze presenti in letteratura.
Il primo capitolo è dedicato alla comprensione delle emozioni: dapprima
viene descritta la Teoria della Mente come cornice di riferimento in quanto si
tratta di un’abilità più generale che include il costrutto oggetto della ricerca; in
seguito viene fornita una definizione articolata della comprensione delle
emozioni a cui segue una trattazione sui fattori responsabili delle differenze
individuali.
Il secondo capitolo si focalizza sui disturbi dello spettro autistico e in
particolare espone la storia della loro scoperta e la loro classificazione nei
sistemi diagnostici.
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Nel terzo capitolo vengono descritte le teorie elaborate riguardo alle
cause scatenanti l’autismo; successivamente vengono riportati i risultati delle
ricerche sperimentali condotte su bambini con disturbi dello spettro autistico
riguardo all’abilità di comprendere le emozioni e alla capacità della memoria di
lavoro
I capitoli seguenti sono dedicati alla ricerca sperimentale.
Nel quarto capitolo vengono fornite le ipotesi di base degli studi condotti
e le diverse fasi che sono state percorse.
Il cuore della tesi è rappresentato dai capitoli cinque, sei e sette.
Il quinto capitolo descrive il primo studio il quale è stato condotto su
bambini a sviluppo tipico al fine verificare il ruolo svolto dalla memoria di lavoro
e dal linguaggio rispetto allo sviluppo e alle differenze individuali nella
comprensione delle emozioni.
Il sesto capitolo riporta uno studio volto a sviluppare uno strumento
ecologico per la valutazione della comprensione delle emozioni e il relativo
studio pilota condotto per verificarne l’affidabilità.
Il settimo capitolo tratta il terzo studio il quale ha avuto come oggetto di
indagine la valutazione della memoria di lavoro, del linguaggio e della
comprensione delle emozioni in bambini con Disturbi dello Spettro Autistico.
L'ottavo capitolo, infine, offre una discussione generale nella quale i
risultati dei tre studi vengono confrontati dapprima con la letteratura e poi tra
loro; vengono inoltre fornite future ipotesi di ricerca.
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CAPITOLO PRIMO
LA COMPRENSIONE DELLE EMOZIONI
Le emozioni sono divenute oggetto della ricerca scientifica nella seconda
metà dell’Ottocento grazie al contributo di Charles Darwin il quale, in
“L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali” (1872), tenta di
analizzare scientificamente, attraverso la teoria dell’evoluzione, la stretta
connessione esistente tra l’emozione e le sue modificazioni fisiologiche e
comportamentali che connotano l’emozione come strumento funzionale
all’adattamento (Barone, 2007).
A partire dagli anni Settanta del secolo scorso le emozioni sono divenute
oggetto di studio della psicologia cognitiva: l’emozione viene quindi vista come
un fenomeno cognitivo e non può essere definita in assenza di adeguate
elaborazioni e processi inferenziali in quanto la risposta emotiva è attivata da
una valutazione sugli eventi interni o esterni; l’emozione può allora essere
definita uno stato mentale.
Prima di affrontare il tema della comprensione delle emozioni e del suo
sviluppo è opportuno fornire una breve descrizione di un ampio settore della
ricerca psicologica, comunemente chiamato “Teoria della Mente”, volto a
spiegare la comprensione intuitiva che le persone si danno del modo in cui gli
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altri agiscono o pensano nelle interazioni sociali e più, in generale, nella vita
quotidiana.
1.1 La cornice teorica: La teoria della mente
La Teoria della Mente (Theory Of Mind - TOM), o mentalizzazione, è la
capacità cognitiva di comprendere la mente propria e altrui sulla base del
comportamento manifesto; permette, quindi, di interpretare stati mentali altrui
quali credenze, desideri, emozioni, pensieri e sentimenti che possono anche
essere in conflitto con quelli dell’osservatore o con la realtà (Bull, Phillips &
Conway, 2008). Tale capacità risulta fondamentale per il funzionamento sociale
in quanto permette di intuire il legame esistente tra gli stati mentali e le azioni,
intuizione che risulta fondamentale per comprendere il comportamento altrui
(Baron-Cohen & Swettenham, 1997). Essa non è una competenza innata e,
generalmente, viene acquisita dai bambini con sviluppo tipico tra 3-5 anni
(Miller, 2009; Mutter, Alcorn, & Welsh, 2006) e gli adulti ne fanno uso nella vita
di tutti i giorni senza averne consapevolezza.
La scoperta della propria mente e di quella altrui è anticipata da una
serie di comportamenti che vanno letti come veri e propri precursori della teoria
della mente: l’attenzione condivisa, la comunicazione intenzionale di tipo proto-
dichiarativo e il gioco di finzione. L'attenzione condivisa consiste nel
comportamento che i bambini cominciano a manifestare verso i 9 mesi circa,
quando mostrano interesse per le cose osservate dall'adulto, focalizzando lo
sguardo in maniera alternata verso un oggetto fissato dall'adulto e verso l'adulto
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stesso. La comunicazione di tipo proto-dichiarativo si evidenzia quando il
bambino indica un oggetto all'adulto alternando il proprio sguardo tra l'oggetto
ed il volto dell'adulto, finché anche quest'ultimo guarda nella stessa direzione.
Mediante questi processi il bambino non intende semplicemente influenzare il
comportamento dell'altro per ottenere un obiettivo materiale come quando
mette in atto un gesto richiestivo per indicare un oggetto che desidera avere;
egli intende piuttosto influenzare lo stato interno dell'altro relativamente ad un
aspetto della realtà esterna, in particolare il provare interesse per qualcosa o il
condividere un'esperienza. Nel gioco di finzione, che generalmente si manifesta
verso i 12 mesi, il bambino separa le azioni di routine e gli oggetti dai loro ruoli
tipici e li usa in una maniera atipica cioè attribuendo loro un significato che
prescinde dalle loro funzioni reali; far finta è la manifestazione dell’abilità di
mentalizzare e dipende dalla capacità di distinguere tra uno stato reale e uno
stato che si immagina o che si simula (Frith, 2003).
La teoria della mente viene generalmente distinta in TOM di primo ordine
e TOM di secondo ordine. Con TOM di primo ordine si fa riferimento alla
capacità di attribuire ad un altro soggetto una falsa credenza rispetto alla realtà
e di rappresentarsi il contenuto della mente dell’altro come diverso dal proprio
(“Io penso che tu pensi X”); la TOM di secondo ordine indica invece un pensiero
ricorsivo più complesso ossia l’abilità di effettuare inferenze sulle credenze e
sulle opinioni delle persone su quanto altri soggetti credono o ritengono (“Io
penso che tu pensi che Y pensi Z”).
Per valutare la comparsa di una coerente teoria della mente vengono
utilizzati dei reattivi psicologici e, in particolare, i Test della Falsa Credenza che
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verificano la capacità del bambino di attribuire una convinzione alla mente di
altre persone. In tali test, il bambino deve inferire gli stati mentali del
protagonista di una storia e, sulla base di questi, prevederne il comportamento;
il fattore cruciale del compito consiste nel comprendere la falsa credenza, ossia
il fatto che il comportamento del protagonista sia guidato da ciò che pensa e si
aspetta, anche quando questo non corrisponde alla realtà, cioè quando è falso.
La risoluzione corretta di un compito di falsa credenza - che implica la
concettualizzazione di quest’ultima come rappresentazione mentale e non
come riflesso della realtà - testimonia quindi la comprensione, da parte del
bambino, della natura delle credenze.
1.2 Un costrutto multi-componenziale
Lo sviluppo della comprensione delle emozioni fa parte del più generale
processo di acquisizione della teoria della mente (Harris, 1989); infatti, le
emozioni non sono solamente delle esperienze provate dalle persone ma anche
degli oggetti del pensiero (Flavell, Miller & Miller, 1996) e, per comprenderle, è
necessario costruirsi delle rappresentazioni adeguate dello stato mentale altrui.
Tale capacità emerge gradualmente nei primi anni di vita (Surian, 2002):
inizialmente il bambino percepisce gli stati emotivi come causati i modo diretto
dagli eventi esterni; intorno ai 3 anni inizia a ragionare sulle emozioni provate
dagli altri considerando in modo pertinente i loro desideri; infine, a circa 4 anni,
emerge la comprensione rappresentazionale delle emozioni: il bambino è in
grado di capire che lo stato emotivo è determinato non direttamente dall’evento
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ma dalla rappresentazione mentale che una persona si forma nei confronti degli
eventi o situazioni.
Negli ultimi vent’anni diversi ricercatori nell’ambito dello sviluppo
cognitivo si sono interessati allo sviluppo della comprensione delle emozioni a
partire dal periodo prescolare; raccogliendo e combinando i risultati di tali
ricerche, Francisco Pons e Paul Harris (2000) hanno descritto la comprensione
delle emozioni come un costrutto multi-componenziale e complesso che include
nove abilità più specifiche; esse sono (Pons, Harris, & de Rosnay, 2004):
I. Riconoscimento: individuare e nominare le emozioni a partire dalle
espressioni facciali;
II. Cause Esterne: comprendere che le cause esterne possono incidere
sulle emozioni proprie e altrui;
III. Desideri: comprendere che le reazioni emotive delle persone possono
dipendere dai loro desideri;
IV. Credenze: comprendere che le credenze delle persone, vere o false che
siano, determinano le loro reazioni emotive;
V. Ricordo: comprendere la relazione tra memoria ed emozione e, quindi,
l’influenza che un ricordo può avere sulle emozioni attuali;
VI. Regolazione: comprendere la possibilità di regolare le emozioni
attraverso delle strategie comportamentali e psicologiche;
VII. Dissimulazione: comprendere che non sempre le emozioni manifestate
dalle persone sono quelle realmente provate e quindi che è possibile
nascondere un’emozione;
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VIII. Emozioni Miste: comprendere che una persona può rispondere ad una
data situazione con una pluralità di emozioni che possono anche essere
tra loro contraddittorie;
IX. Morale: comprendere che i sentimenti negativi possono derivare da
azioni moralmente rimproverevoli e i sentimenti positivi da azioni
moralmente lodevoli.
Sulla base di tali componenti, gli autori (Pons & Harris, 2000) hanno
elaborato il Test of Emotion Comprehension (TEC) che consente di valutare
queste nove competenze emotive in bambini di età compresa tra 3 e 11 anni.
Figura 1.1 - Esempio di un item del TEC
(Componente IV - Credenze)