4
cui è stata chiamata a indagare e dell’influenza che il contesto storico-
politico e le sue modificazioni hanno finito per avere sui suoi lavori.
Infine non si deve sottovalutare la stretta connessione che è venuta a
delinearsi tra le sue indagini e le stesse attività compiute in sede
giudiziaria e storica, partendo dal presupposto che una Commissione
d’inchiesta riesce a raggiungere i propri obiettivi solo a patto che si
eviti la confusione tra diversi piani: il politico, il giudiziario e quello
storico.
Il presente lavoro si propone di ricostruire l’attività della
Commissione Stragi tenendo presenti i suddetti fattori ma, soprattutto,
sottolineando il contributo che essa ha dato al disvelamento di molti
fatti oscuri, attraverso l’acquisizione di una ingente mole di documenti
e sollecitando l’attività di ricerca della magistratura.
Le direttrici da seguire in tale percorso di ricostruzione sono due, in
primo luogo, che tra l’attività di ricerca di un organismo parlamentare
e la stessa operazione condotta in sede storica e giudiziaria sussista
una sostanziale diversità sia nei fini da raggiungere che nella
metodologia da assumere.
In secondo luogo, che la funzione pubblica svolta dalla Commissione
Stragi ha finito per trasformarla in un vero e proprio strumento di
governo, con cui le varie parti politiche si combattevano, utilizzando il
passato come un’arma per colpire gli avversari e spiegare i mali del
presente.
5
FONTI
Il materiale utilizzato in questa sede consiste negli elaborati prodotti
dai commissari, soprattutto nella XIII legislatura.
Tale documentazione si è resa disponibile in seguito alla decisione
della Commissione di pubblicare interamente tutti i documenti, le
audizioni e i resoconti stenografici conservati negli archivi di Palazzo
San Macuto, salvo quelli sottoposti ancora al vincolo di segretezza.
Questi documenti sono, poi, stati integrati con fonti a stampa, in modo
da mettere in luce la connessione tra le attività dell’organismo
parlamentare e il contesto politico-culturale.
In seguito si è guardato agli elaborati presentati dai commissari per
ricostruire il contesto storico che ha permesso la nascita e la
manifestazione delle stragi e del terrorismo, soffermandosi sulle
relazioni che delineavano un quadro generale dell’attività di indagine
della Commissione.
Infine, in seguito alle accuse lanciate dalla destra alla Commissione,
quale strumento nelle mani della sinistra, si sono analizzate alcune
relazioni presentate dal gruppo di centro-destra particolarmente
significative per le interpretazioni proposte su alcuni temi contro la
vulgata diffusa dalla sinistra.
CONCLUSIONI
Per quanto riguarda l’attività della Commissione Stragi, questa può
essere distinta in due periodi.
Durante la X e XI legislatura, quando fu presieduta dal senatore
Libero Gualtieri, una serie di elementi esterni (la scoperta di Gladio e
6
il ritrovamento di documenti scritti da Moro durante il sequestro)
intervennero ad ampliare i compiti e i limiti temporali del periodo
indagato dalla Commissione.
Nel corso della XII legislatura la Commissione venne ricostituita con
un nuovo organico e un nuovo presidente eletto nella persona del
senatore Giovanni Pellegrino.
Quest’ultimo intraprese la guida dell’organismo parlamentare
partendo dalla convinzione che la storia del paese fosse già
suscettibile, per grandi linee, di una lettura organica e coerente, tanto
più forte quanto più si adottava una prospettiva di insieme.
Così la Commissione si impegnò nella ricerca di un filo unitario che
legasse i singoli episodi, oggetto di indagini separate nelle precedenti
legislature, il cui risultato doveva essere un'unica relazione di
maggioranza che autorizzasse una lettura unitaria del passato.
Tuttavia tale relazione non fu mai approvata e al suo posto venti
elaborati sono stati consegnati dai vari commissari riguardanti tutte le
materie indagate dalla Commissione: Gladio, Piano Solo, caso Moro,
piazza Fontana ecc.
La ragione apparente è stata la mancanza di accordo tra i vari
Commissari ma anch’essa merita di essere indagata più a fondo.
La Commissione Stragi è sempre stata accusata dal centro-destra di
essere uno strumento di governo nelle mani della sinistra e di seguire,
con le sue inchieste, il piano della vecchia dirigenza del Pci guidata da
Ugo Pecchioli.
7
Tale accusa sottopone, in realtà, un altro problema e cioè la stessa
natura politica della Commissione che ha finito col trasformarla in uno
strumento di governo nelle mani delle varie parti politiche.
Quando ad essa si è affidato il compito di indagare alcuni misteri
italiani e di pervenire ad una lettura del passato unitaria in realtà si
cercava di allontanare dal dibattito politico un tema sul quale
sembrava impossibile accordarsi.
Quando, poi, ne ha assunto la guida il senatore Pellegrino lo scontro si
è acuito per la concomitanza di due fattori, da un lato, l’assunzione di
una prospettiva d’insieme, dall’altra, i nuovi equilibri politici,
delineatisi con la fine della I Repubblica, che avevano comportato una
ripresa dello scontro ideologico, principalmente, sulle stragi e sul
terrorismo.
Gli elaborati presentati dai commissari assumono particolare rilevanza
proprio perché, da un lato, essi espongono gli sviluppi più recenti in
merito alle stragi e al terrorismo, dall’altro, perché indirettamente essi
testimoniano proprio lo scontro ideologico che ha ostacolato il sereno
svolgimento dei lavori.
Non a caso molti degli elaborati analizzati sembrano rispondere più ad
esigenze politiche che supportate da solide scoperte e alcuni risultano
anche già pubblicati in sedi diverse.
Solo cinque relazioni affrontano la ricostruzione del periodo storico e,
nel farlo, si soffermano soprattutto sul quinquennio 1969-1974, le cui
dinamiche appaiono ormai chiarite.
Tra esse la più significativa, a nostro giudizio, è quella redatta dal
presidente Pellegrino, poiché, oltre a proporre una sintesi di tutte le
8
recenti acquisizioni della Commissione, propone una lettura dei fatti
moderata che tiene conto di tutte, o quasi, le tesi sostenute in
Commissione.
Per il resto, gli elaborati si occupano di approfondire un singolo
argomento indagato dalla Commissione.
Di questi molti sono stati consegnati dal gruppo di centro-destra, con
lo scopo di formare una nuova, e a volte sorprendente, storia d’Italia
con il Kgb arbitro della politica italiana.
A tal proposito nell’ultimo capitolo ci si è occupati di due di esse
impostesi all’attenzione proprio per le nuove ipotesi formulate in
merito al Piano Solo e all’influenza del Kgb sulla politica italiana.
Per quanto riguarda il tentativo attuato da De Lorenzo nel 1964 se ne
nega ogni veridicità partendo dal presupposto che la lista degli
enucleandi non sia mai esistita.
Per dimostrare l’influenza e le infiltrazioni del servizio segreto
sovietico si utilizza il dossier Mitrokhin, giunto in Italia nel 1995 e di
cui non è ancora stata provata l’attendibilità.
Entrambi gli elaborati sono stati confrontati con altri, che affrontavano
gli stessi argomenti giungendo, però, a conclusioni nettamente
diverse, e ne è emerso un uso delle fonti alquanto limitato e una
metodologia segnata dall’eliminazione di ogni filtro teorico dove le
tesi sono scritte a livello delle fonti come pura sintesi.
9
I CAPITOLO
IL CONTESTO STORICO E LE FUNZIONI DELLA
COMMISSIONE STRAGI
I.1 IL CONTESTO STORICO E L’ESIGENZA DI UNA COMMISSIONE DI
INCHIESTA
Nel panorama politico internazionale la Commissione bicamerale
d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata
individuazione dei responsabili delle stragi rappresenta un caso unico
ed eccezionale.
In nessun altro Paese è mai esistita una Commissione parlamentare
analoga, che abbracciasse un campo di indagine così vasto e per ben
quattro legislature.
Ciò non dovrebbe stupire, dato che l’Italia è la sola in Europa a
vantare un numero così alto di attentati nell’arco di un ventennio.
In Italia, dal 1969 fino al 1974, si sono succedute una serie di stragi e
di atti terroristici che hanno provocato più di trecento morti e migliaia
di feriti.
10
Le coordinate storiche di questo quindicennio sono l’emergere della
contestazione studentesca nel ’68 e lo stabilizzarsi della situazione
politica con l’ascesa al potere del leader socialista Bettino Craxi alla
guida di una coalizione di pentapartito
1
.
Le radici di questi eventi sono da rinvenirsi, però, in un periodo
antecedente di molto la loro manifestazione.
A porre le basi per la loro nascita fu la situazione politica delineatasi
nel decennio successivo al secondo conflitto mondiale.
Questo periodo vide, sul piano internazionale, l’esplodere della
Guerra Fredda con la divisione del mondo in due blocchi contrapposti.
In Italia la situazione politica si caratterizzò, in un primo momento,
con l’ascesa al Governo del partito democristiano retto da Alcide De
Gasperi, in seguito, però, l’egemonia centrista entrò in crisi mentre,
contemporaneamente, il Pci iniziò a guadagnare voti.
Intanto dagli anni ’50 in poi, poichè l’URSS si era affermata come
potenza nucleare, non si contemplò più l’ipotesi di un terzo conflitto
1
Cfr. N.Tranfaglia, Un capitolo del “doppio stato”. La stagione delle stragi e dei
terrorismi, 1969-84, in Barbagallo (a cura di), Storia dell’Italia repubblicana, vol. III,
L’Italia nella crisi mondiale. L’ultimo ventennio, t. II, Istituzioni, politiche, culture,
Torino 1997, p. 7.
11
mondiale e i due Blocchi accettarono un periodo di apparente
coesistenza pacifica
2
.
Apparente perché l’accordo eliminò solo l’ipotesi di uno scontro
diretto ma non escluse affatto la possibilità di ogni altro tipo di scontro
indiretto attraverso guerre locali soprattutto nel Terzo Mondo.
Nel nostro paese, come negli altri paesi industrializzati, l’ipotesi di
conflitti regionali si rivelò subito impensabile, tuttavia la posizione
geopolitica dell’Italia e la presenza del più forte partito comunista in
occidente richiedevano un intervento.
Così iniziarono a svilupparsi forme di guerra non ortodossa o a bassa
intensità meglio note come Stay behind in grado di posizionarsi dietro
le linee di un fronte e agire al suo interno. Queste, benché fossero state
presenti in molti paesi del blocco occidentale sin dal primo
dopoguerra, in Italia tra il ’53 e il ’56 in seguito alla crisi del
centrismo subirono un forte incremento con l’istituzionalizzazione di
Gladio, la più importante, nel 1956.
Negli anni ’60 la situazione politica internazionale si complicò
ulteriormente con un forte arretramento del Blocco Occidentale.
2
Cfr. P. Cucchiarelli, A. Giannuli, Lo Stato parallelo, Roma 1997, p. 65.
12
La concomitanza di due fattori contribuì al delinearsi di questa
situazione.
Da una parte, il processo di decolonizzazione aveva spinto diversi
paesi afro-asiatici o verso la sfera di influenza socialista o verso il
blocco dei paesi non allineati
3
allontanandoli così dall’area
d’influenza occidentale.
Dall’altra, negli stessi paesi occidentali iniziò a manifestarsi una
nuova opposizione sociale attraverso la comparsa di movimenti
studenteschi di massa e l’accentuarsi dei conflitti sindacali.
Ora, mentre nei paesi decolonizzati si cercò di limitare i passaggi di
campo attraverso guerre civili e colpi di Stato assai cruenti, nei paesi
occidentali furono adottate soluzioni diverse per stabilizzare i contrasti
interni e preservare l’Alleanza Atlantica.
In Italia poiché, alla fine degli anni ’60, non si disponeva di una
maggioranza parlamentare disposta a spingere a destra la politica
italiana, si pensò di provocare una svolta autoritaria da parte dello
Stato.
3
Cfr. P.Cucchiarelli, A. Giannuli, Lo Stato, cit. pag 145.
13
Tale svolta doveva includere la repressione dei diritti civili, la
soppressione delle libertà costituzionali e il ridimensionamento dei
poteri del Parlamento.
Per attuarla era necessario creare una situazione di disordine
generalizzato coinvolgendo i rossi, sia infiltrandosi che provocandoli
in modo da giustificare una reazione delle Forze Armate
4
.
Poiché un’operazione simile, denominata Chaos, era già stata adottata
dalla Cia nel 1967 contro il movimento pacifista americano, si pensò
di utilizzarla anche in Italia.
Nacque così la strategia della tensione.
L’espressione fu utilizzata, per la prima volta, da Lesile Finer
5
, che
attribuì ad una coalizione politico-militare il disegno volto a
drammatizzare i conflitti sociali dell’autunno caldo per favorire la
costituzione di un blocco d’ordine che imponesse una svolta
reazionaria.
Le fasi di questa svolta dovevano essere il verificarsi di attentati
imputabili al terrorismo rosso, la richiesta della popolazione di una
maggiore forza da parte del Governo nel reprimere il terrorismo, la
4
Cfr. F Ferraresi, Minacce alla democrazia. La destra radicale e la strategia della
tensione in Italia nel dopoguerra, Feltrinelli, 1995, p. 167 e 168.
5
Cfr. Comm. Stragi, A. de Luca, Contributo sul periodo 1969-1974, doc XXIII,
n. 64, v. I, t. IV, 12 luglio 2000, p. 10.
14
dichiarazione dello stato di emergenza del Presidente del Consiglio e
l’instaurazione di un regime autoritario.
Dunque proprio mentre si affermava la politica della distensione, e di
conseguenza la nostra frontiera interna ed esterna diveniva meno
aspra, una parte dell’oltranzismo atlantico, a disagio nel nuovo clima,
rilanciava una strategia offensiva
6
.
Il primo atto di questa nuova strategia fu la bomba esplosa a Milano
nella Banca Nazionale dell’Agricoltura il 12 dicembre 1969.
Ad essa seguirono altre sette stragi e molti episodi criminali dei quali
la magistratura non riuscì ad individuare i responsabili.
Infatti, le coperture istituzionali di cui godevano la maggior parte dei
responsabili fece sì che, in un primo momento, gli apparati
istituzionali depistassero sistematicamente le indagini per far ricadere
la colpa sull’eversione di sinistra, in seguito, quando i giudici
iniziarono ad intuire la verità, si oppose il segreto di Stato.
Ai più determinati venne tolta la possibilità di indagare in quelle
direzioni sottraendogli l’inchiesta per incompetenza territoriale e
provvedendo poi a trasferirla dove sarebbe stata facilmente insabbiata.
6
Cfr. G. Pellegrino, G. Fasanella, C. Sestieri, Segreto di Stato, Torino 2000, p. 45.
15
Quando cessò la guerra fredda e cadde il sistema politico sovietico, su
quei fatti emersero documenti e segreti, fino ad allora gelosamente
custoditi, ma neppure questo bastò.
I processi contro i responsabili di quei gravi delitti continuarono a
risolversi con un nulla di fatto e tra il 1984 e il 1987 una serie di
verdetti di proscioglimento confermarono definitivamente l’incapacità
della magistratura a individuare e colpire i responsabili delle stragi
7
.
Nacque, così, l’esigenza di comprendere le ragioni di una tanto
evidente anomalia e si pensò all’istituzione di uno strumento
straordinario quale poteva essere una Commissione parlamentare
d’inchiesta.
Pertanto la Camera dei deputati, nel 1987, approvava la costituzione di
una commissione monocamerale di inchiesta presieduta
dall’onorevole Gerardo Bianco
8
.
7
Cfr. P.Cucchiarelli, A. Giannuli, Lo Stato, cit., p. 11.
8
La Commissione Bianco fu istituita nel 1987 dalla Camera dei deputati con il compito di
“ accertare, in relazione ai risultati della lotta al terrorismo in Italia, le ragioni che hanno
impedito l’individuazione dei responsabili delle stragi verificatesi a partire dal 1969
anche ai fini di una più efficace azione di prevenzione degli attentati terroristici da parte
di tutti gli apparati pubblici competenti ”, dalla Proposta di relazione del senatore
Pellegrino, Il terrorismo, le stragi ed il contesto storico-politico, bozza disponibile presso
Comm. Stragi, p. 1.
16
Contemporaneamente molti ex militanti di estrema destra
manifestarono l’intenzione di collaborare con la giustizia, così la
Commissione Bianco avviò il suo lavoro proprio con l’audizione di
uno di essi: Stefano Delle Chiaie.
Per il sopravvenire delle elezioni anticipate la Commissione terminò i
suoi lavori senza giungere ad alcun risultato significativo.
Poiché, intanto, anche la Commissione d’inchiesta sul terrorismo in
Italia e sul caso Moro terminava i suoi lavori, si pensò nella
successiva legislatura di varare un unico organismo parlamentare che
ereditasse sia i compiti della Commissione Bianco che di quella sul
terrorismo.
Il Parlamento, così, nella X legislatura, istituì con legge 17 maggio
1988, n° 172 la Commissione bicamerale d’inchiesta sul terrorismo in
Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle
stragi con il compito di accertare:
ξ I risultati conseguiti e lo stato attuale nella lotta al terrorismo in
Italia.
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ξ Le ragioni che hanno impedito l’individuazione dei responsabili
delle stragi e dei fatti connessi a fenomeni eversivi verificatisi
in Italia a partire dal 1969.
ξ I nuovi elementi che possono integrare le conoscenze acquisite
dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via
Fani e l’assassinio di Aldo Moro istituita con legge 23
novembre 1979, n.597
9
.
9
Comm. Stragi, doc. XXIII, n. 64, vol. I, t. I, p. XV.