INTRODUZIONE
Grazie all’utilizzo della scheda PST – Patrimonio Scientifico e Tecnologico, dal 2005 individuata
come lo standard nazionale per la catalogazione dei ‘beni e gli strumenti di interesse per la storia
della scienza e della tecnica’
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, è stato possibile catalogare due nuclei distinti di oggetti, entrambi
appartenenti al vastissimo patrimonio culturale di cui i Musei universitari della nostra Regione sono
custodi ma che, a causa della mancanza di fondi, non è ancora possibile valorizzare e tutelare al
meglio.
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Con beni e strumenti di interesse per la storia della scienza e della tecnica si intende un vastissimo
campo di indagine che include strumenti di ogni tipo: astronomici, medico chirurgici, di chimica e
fisica, industriali, strumenti per la telecomunicazione, orologi, macchine da calcolo, ecc...
La tipologia di beni presi in considerazione in questa campagna di catalogazione è riconducibile
alla modellistica scientifica del XVIII e XIX secolo, due casi ben distinti e distanziati da un arco
cronologico di circa un secolo. Da un lato, un nucleo di cere ostetriche realizzate dallo scultore
bolognese Giovan Battista Manfredini e dai suoi collaboratori tra il 1773 e il 1776 e ad oggi
conservate presso i Musei Anatomici dell’Università di Modena, e dall’altro, un nucleo di 85
modelli di fiori ed altri organi vegetali prodotti dalla Manifattura Robert Brendel e acquistati
dall’Università di Bologna nel 1880. Di questo nucleo, recuperato dai depositi del Museo Botanico,
nel 2008 ho stilato una mappatura nell’intento di rimettere ordine ai numerosi frammenti di fiori
che, a causa del tempo e dei numerosi traumi subiti, si erano smontati, danneggiati e in alcuni casi
dispersi. Il nucleo bolognese dei modelli di fiori è del tutto inedito e non esiste una bibliografia
specifica sull’argomento. Grazie all’esperienza formativa di questo Master, e alla collaborazione del
Museo Botanico, è nata l’idea di iniziare una campagna di catalogazione dell’intero nucleo Brendel
per poi, nel migliore dei casi, sottoporli ai necessari interventi di restauro ed esporli nella
collezione permanente del Museo stesso.
Nel complesso, tale intervento di studio e catalogazione offre l’opportunità di conoscere, tutelare e
valorizzare, una piccola parte del vastissimo patrimonio scientifico-storico-culturale conservato nei
Musei Universitari delle nostre città, che costituiscono, nella loro operosa interdisciplinarietà, una
vera e propria rete di conoscenze integrate.
Modelli anatomici in cera e modelli di fiori in cartapesta, modelli didattici, cioè utilizzati e
concepiti a scopo didattico-scientifico e così definiti secondo la tradizione degli studi storico-
1
l’art. 11 del Codice dei beni Culturali e del paesaggio (D.L. vo 42/2004) include tra le categorie di beni oggetto di
specifiche disposizioni di tutela.
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Stanzani A., Giudici C., 2001.
scientifici. Ad oggi questa tipologia di beni non viene più utilizzata come supporto alla didattica ed
oltre ad essere considerata oggetto di interesse storico, culturale e scientifico, lo è diventata dal
punto di vista artistico in quanto riconducibile all’attività di artisti affermati, come nel caso delle
cere anatomiche, e di artigiani, come nel caso dei modelli di fiori.
Il mio lavoro di ricerca e di catalogazione risponde alla necessità di documentare questo prezioso
patrimonio, inteso come testimonianza della nostra tradizione didattico-scientifica e di come l’arte
possa esprimersi anche al servizio della scienza diventando risorsa indispensabile per
l’insegnamento della stessa.null
Riporto in seguito le fasi di organizzazione del lavoro di ricerca:
- Individuazione dei beni culturali da catalogare.
- Nel caso specifico dei modelli di fiori è stato necessario stilare una mappatura (intesa come
conteggio, riordino e identificazione di ogni singolo bene all’interno della collezione).
- Ricerca bibliografica.
- Ricerca delle fonti e ricerca d’archivio: BCABo - Biblioteca comunale dell’Archiginnasio;
BUB - Biblioteca Universitaria (Bo); ASUnibo - Archivio Storico dell’Università di
Bologna; ASBo - Archivio di Stato di Bologna; ASMo - Archivio di Stato di Modena;
AABA - Archivio Storico dell’Accademia Clementina (Bo); Archivio dell’Istituto delle
Scienze (Bo); Archivio dell’Istituto di Anatomia (Bo); AAB - Archivio Arcivescovile (Bo).
- Compilazione delle schede e stesura dell’elaborato.
PARTE 1: CONTENUTI CULTURALI
1.1 IL MODELLO DIDATTICO: UN INCONTRO TRA ARTE E SCIENZA, ALCUNI
ESEMPI.
Fin dall’antichità lo studio della Medicina insieme a quello delle Scienze Naturali ha avuto la
necessità di documentare e soprattutto di rappresentare ciò che era oggetto di nuove conoscenze per
facilitarne la divulgazione e la fruizione agli altri studiosi e giovani studenti, nasce da qui la
necessità impellente di rivolgersi agli artisti per la realizzazione di disegni, tavole ed altri supporti
didattici
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. Nei secoli, i modi di rappresentare il vero nella didattica scientifica furono
sostanzialmente due: il disegno e il modellato. La produzione di modelli plastici tramite l’utilizzo di
vari materiali, come la cera, il gesso o la cartapesta, oltre a mostrare nella loro reale dimensione le
strutture anatomiche umane e non, permettevano anche di osservarle ingrandite notevolmente, e,
aspetto non trascurabile, permetteva di ‘scampare’ i tempi del decadimento naturale dei corpi e del
loro difficile reperimento.
Con l’affermarsi dei principi razionali dell’Illuminismo e del metodo scientifico nel corso del
XVIII secolo lo studio dell’anatomia e delle materie scientifiche ebbe grande impulso, emblematico
è il caso bolognese dell’istituzione, per merito del generale Luigi Ferdinando Marsili, dell’Istituto
delle Scienze di Bologna (1711)
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dove la collaborazione tra scienziati ed artisti divenne una pratica
consueta. È proprio da una delle sale dell’antico Istituto delle Scienze che prende forma parte di
questa ricerca, la sala a cui mi riferisco è oggi detta Sala di Ostetricia che conserva dal 1757
buona parte degli oggetti del nucleo dell’Antico Museo Ostetrico di Giovanni Antonio Galli.
Professore di chirurgia presso l’università bolognese, G. A. Galli (1708-1782) realizzò a Palazzo
Poggi una scuola di ostetricia in cui la scienza dei parti veniva insegnata sia a medici sia a levatrici
secondo un metodo da lui ideato che si avvaleva dell’ausilio di tavole in cera tridimensionali, di
modelli d’utero in argilla e anche di strumenti, dette macchine da parto, che simulavano la
situazione reale della gestazione. Con l’insegnamento del Galli si inaugurò una didattica originale
dove le conoscenze scientifiche e la professionalità venivano conseguite attraverso l’acquisizione di
un sapere teorico e insieme pratico tradotto nell’ausilio della preziosa suppellettile
5
.
3
Olmi a c. di, 2004.
4
Biagi Maino, 2005.
5
Bortolotti-Pancino et altri, 1988; per visualizzare parte delle terrecotte ostetriche di Palazzo Poggi:
http://www.lessing-
photo.com/search.asp?a=L&lc=202020204542&co=&ci=&ln=University%2C+Bologna%2C+Italy&p=4&ipp=6
Coniugi Manzolini e scuola, terracotta ostetrica, Musei di Palazzo Poggi, Bologna
Dalla fine del XVII secolo la difficoltà di conservazione dei reperti anatomici determinò la
diffusione nelle università europee dell’anatomia plastica, cioè l’arte di riprodurre a scopi didattici
figure umane intere o preparati anatomici in vari materiali. È in questo contesto “pragmatico” che
dalla seconda metà del XVIII secolo si sviluppò a Bologna l’arte della ceroplastica, grazie al
supporto del pontefice Benedetto XIV e all’attività di grandi maestri quali Ercole Lelli
6
e i coniugi
Manzolini
7
la ceroplastica
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ebbe la prima sistematica applicazione in campo anatomico. Numerosi
furono i giovani scultori che si specializzarono nella pratica della scultura anatomica, anche se le
lodevoli capacità di alcuni di loro rimasero offuscate dalla fama dei loro maestri, è il caso del
giovane scultore bolognese Giovan Battista Manfredini (1742-1789) di cui dirò in seguito.
Giovan Battista Manfredini, cera ostetrica, Museo Nazionale di Storia dell’Arte Sanitaria, Roma
6
Lelli, 1780.
7
Armaroli, 1981; Focaccia, 2008
8
AAVV, 1977.
Nella seconda metà del Settecento le ‘commissioni anatomiche’ dello Studio furono
numerosissime e in seguito anche altre città italiane ed europee si adeguarono all’utilizzo di modelli
anatomici ‘d’avanguardia’ come supporto didattico all’insegnamento della Medicina. Dopo circa un
secolo, a Bologna, la tradizione della modellistica scientifica era ancora ben salda, la didattica si
serviva ancora del modello, ma erano le Scienze Naturali che necessitavano di nuovi e innovativi
ausili per l’insegnamento: il nucleo di 85 modelli di fiori ed altri organi vegetali riconducibili alla
nota Manifattura Robert Brendel conservato presso il Museo Botanico dell’Università di Bologna
ne è un esempio.
Manifattura Brendel, modello di fiore, Erbario – Museo Botanico, Bologna
La modellistica didattica offriva un sostegno indispensabile all’insegnamento sperimentale, i
modelli smontabili permettevano di ‘scomporre’ le varie strutture degli organi vegetali e di
avvicinarsi alla dimensione microscopica in modo partecipato da intere classi di studenti.
La produzione di modelli settecenteschi e ottocenteschi con materiali costosi e di difficile
reperimento quali la cera, il cristallo o il vetro, era destinata alle università e in numero molto
limitato ai musei. In realtà i materiali utilizzati sono stati vari nel corso del tempo e scelti in
relazione alla tipologia delle strutture da realizzare: la cera, il gesso, il vetro, la ceramica, e la
cartapesta che, insieme ad altri materiali di facile reperibilità, come il legno, la stoffa e la gelatina
animale, nel XIX secolo divenne il materiale privilegiato per la grande produzione in serie. I colori
utilizzati per dipingerli erano quasi sempre tempere all’acqua in seguito lucidate con lacche e/o cere
che garantivano in parte la stabilità della pellicola pittorica.
Altri esempi.
Nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze è conservato un nucleo di modelli in cera
raffiguranti sia piante a grandezza naturale che preparati anatomici ingranditi. Le cere sono state
realizzate da valenti ceraioli come Susini, Calenzuoli, Calamai e Tortori tra la seconda metà del
XVIII sec. e la fine del XIX presso l'officina di ceroplastica dell'Imperiale e Regio Museo di Fisica
e Storia Naturale.
Cere botaniche, Museo di Storia Naturale, Firenze
Se la cera fu il materiale privilegiato nell’ambito della modellistica del XVIII secolo, pensiamo a
Bologna e alle Officine Ceroplastiche Fiorentine, il gesso, il vetro e la cartapesta ebbero la meglio
nel XIX secolo. Il vetro soffiato fu usato da Leopold e Rudolf Blaschka di Dresda tra il 1822 e il
1895 i quali produssero numerosi modelli di fiori e animali, in particolare, usarono il cristallo per
rappresentare le creature invertebrate dell’ambiente acquatico nei vari stadi del loro sviluppo
9
.
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Alcuni esempi: http://designmuseum.org/design/leopold-rudolf-blaschka
Leopold + Rudolf Blaschka Argonauta Argo, National Museum and Gallery, Cardiff, UK
Frequentemente è stato utilizzato anche il gesso come nei modelli ottocenteschi di funghi eseguiti
dall’artista e naturalista Jean Baptiste Barla
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, sempre in cera e assolutamente singolare, la
collezione di frutti realizzati dal fiorentino Luigi Calamai attorno agli anni Trenta del XIX secolo
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.
Frutti in cera, Luigi Calamai, collezione privata, Villa di Meleto, Castelnuovo d’Elsa.
10
Cuccuini, 2009: http://books.google.it/books?id=wSYtBML-
1hcC&pg=PA245&lpg=PA245&dq=funghi+barla&source=bl&ots=w4KQd4CxKn&sig=wXkh2v8oaCkE68yrntNSYV
rc2YU&hl=it&ei=RFU0TfGLJI2v4QbbjIXQCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=9&ved=0CFQQ6AEwCA
#v=onepage&q=funghi%20barla&f=false
11
Baldini, 1993.
Dalla metà del XIX secolo accanto a questa produzione di modelli costosi e preziosi iniziava
progressivamente ad affermarsi anche la produzione di modelli realizzati con materiali più poveri e
quindi meno onerosi per le istituzioni, allora l’interesse per le discipline scientifiche era
notevolmente cresciuto, le scuole si attrezzarono con i migliori strumenti e collezioni di modelli
didattici. Nel nord Europa, molte furono le manifatture di modellistica che si affermarono e
produssero una propria serie specializzata occupandosi di una disciplina particolare. Alcuni esempi:
all’inizio del secolo l’anatomia umana veniva rappresentata in forme modellate con la cera dalla
scuola di Clemente Susini (1754-1814) e dagli splendidi modelli di Louis Thomas Jerome Auzoux
prodotti fino al 1878 di cui esistono alcuni esempi anche nei Musei di Palazzo Poggi a Bologna.
Esempi insuperabili i modelli in vetro e cristallo dei fratelli Blaschka per la zoologia degli
invertebrati marini, mentre per la botanica
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, come vedremo per il caso bolognese, la Manifattura
Robert Brendel & figli è stata il punto di riferimento per la produzione in serie di fiori e organi
vegetali fino al 1927 circa.
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Drawing upon Nature, 2007