Infroduzione
Introduzione
Nell'ambito del complessivo tema dei rapporti industria
distribuzione si parla, onnai da alcuni anni, della possibilita che le
aziende dei due comparti sviluppino delle strategie di collaborazione di
canale.
Il mio interesse nei confronti dell'argomento e iniziato nel giugno
1994 con la partecipazione all' assemblea di Cenll'omarca, in cui venne
presentata la neo costituita Associazione "ECR Italia", il prima centro di
coordinamento h'a Indush'ia di Marca (IDM) e Grande Dish'ibuzione
Organizzata (GDO).
Il successivo approfondimento delle tematiche mi ha portato a
concludere che gli studi in materia sono stati, forse h'oppo a lungo,
condizionati dalla considerazione dei soli aspetti conflittuali
1
delle
relazioni IDM-GDO.
Il settore e stato da me seguito per circa un biennio, periodo
durante il quale ho avuto la possibilita di approfondire i principali aspetti
relativi al sistema IDM-GDO e di seguire, passo per passo, 10
svolgimento dei lavori dell' Associazione ECR, partecipando ai diversi
convegni sullo stato di avanzamento dei lavori. Ho dato largo spazio
all' approccio sperimentale, effethl!lndo anche interviste personali a
manager ed esperti di settore. L' Associazione ECR Italia mi ha inoltre
messo a disposizione vario materiale bibliografico. Ne! corso di uno
stage negli USA mi sono recato negIi uffici della GrocelY Manllfactlll'el\~
1 Condivido l'opinione espressa da molti autori Ira cui in: Varaldo R. - Dalli D., "Le relazioni
slrategiche Ira industria e distribuzione", in Sinel'gie, n.19, 1989, p. 14.
1
of America
2
, dove il contatto dil'etto con le espenenze piu avanzate
sull' argomento mi ha pelmesso di meglio capire i problemi e le soluzioni
che sono state poi prese a modello per la realta italiana,
Questa tesi cerchera di approfondire gradatamente il tema della
collaborazione Industria-Distribuzione e, a tal fine, e stata da me
suddivisa in due parti, La prima, composta dal 1
0
capitolo, e di carattere
teorico; la second a, costituita dagli altri tre capitoli, e di tipo
sperimentale,
Le fonti bibliografiche della prima parte sono state desunte dai
testi esistenti sulla specifica materia, oltre che da articoli pubblicati su
riviste specializzate,
La seconda parte, invece, si e basata su ricerche effettuate da me
personalmente, raccogliendo materiale sia presso aziende, ove ho avuto
anche la possibilita di partecipare a specifiche riwlioni in qualita di
"uditore", sia nei vari convegni organizzati per 10 specifico tema,
Il prilllo capitolo fa un quadro cOlllplessivo dello stato attuale dei
rappOlti tra Industria di Marca e Distribuzione modema, attraverso
I' analisi dell' evoluzione storica di tali rappOlti, evidenziando le cause
dell' attuale nuova dilllensione della concorrenza, Successivamente tratta
il tema dell a collaborazione, prima ad un Iivello generale, per poi
descrivere le possibili aree e gli specifici stnllnenti di collaborazione tra
Industria e Distr'ibuzione,
II secondo capitolo e dedicato al progetto ECR USA. Questo
capitolo, dopo aver intr'odotto le principali caratteristiche del sistellla
distr'ibutivo d'oltr'eoceano, individua le lllaggiori opportunita di riduzione
dei costi alI'intemo della supply chain,
2 La GrocelY Manufacturers of America e l'otllologa della italiana Centromarca ed ospita,
nei propri uffici di Washington, I' Associazione ECR USA.
2
Gli uItimi due capitoli sono invece tutti per ECR Italia. Il terzo
capitolo fomisce un quadro generale sulla struttura dell' Associazione,
sulla Illetodologia di lavoro adottata e sulle linee d'azione progettate dai
gruppi di lavoro. Il quarto capitolo descrive cia che concretalllente e stato
fatto dai gruppi di lavoro ed evidenzia quanto risuItato dai questionari
inviati alle aziende stesse, nonche i dieci piloti che hanno testato
operativamente le soluzioni progettate.
* * *
Riguardo ai contenuti della tesi e opportuno precisare che:
a. si fa esclusivo riferilllento alle problelllatiche dei settori grocefy;
b. le relazioni e le tematiche di coUaborazione di cui specificatamente
si parla sono queUe fra Industria di Marca e Grande Dish"ibuzione
Organizzata
3
(0 Distribuzione Modema), e non genel"icamente fra
Industria e Distribuzione;
c. i singoli tellli sono affrontati distinguendo h'a collaborazione fi'a
singole aziende, approccio One-la-One, e collaborazione fra i due
cOlllplessivi cOlllparti, approccio All-la-All
4
•
3 Grande Distribuzione Organizzata (GDO): Questo termine e dato dall'aggregazione di
Grande Distribuzione (grandi aziende conunerciali organizzate a succursali 0 "catene
integrate") e Distribuzione Organizzata (Gl1Ippi d' Acquisto e Unioni Volontarie); sono
esclusi tutti i distributori non associati ed i punti vendita indipendenti. Per quanto attiene ai
rapporti con l'Industria di Marca, le imprese della DO, al pari di quelle de!la GD, si
presentano unificate sui territorio nazionale: cib giustifica, con riferimento al nostro studio,
I 'accoppiamento in un unico termine (GDO) e la conseguente trattazione congiunta. Unioni
Volontarie e Gl1Ippi d' Acquisto, che pur si differenziano daBe catene della GD per
l'autonomia imprenditoriale su base locale degli associati, realizzano infatti un
coordinamento su lotto it territorio nazionale dei processi di pianificazione e delle principali
variabili logistiche e di marketing.
4ECR Italia rappresenta un modello di collaborazione All to All, che coinvolge, cioe, le piu
importanti aziende del comparto industria le e distributivo. Se pcnsiamo che i manager
impegnati, per sei mesi ne!la fase d'avvio, in incontri a scadenza settimanale, sono stati 127,
possiamo definire it progetto ECR Italia it piu ampio e il pitl complesso laboratorio di
progettazione operativo mai realizzato ne!lo specifico settore.
3
Parte Prima
Capitolo I
IL QUADRO DI RIFERIMENTO
SOMMARIO: 1.1. I rapporti tra Industria di Marca e Grande Distribuzione
Organizzata: loro evoluzione storica - 1.2. Il momento attuale: "una nuova
dimensione della concorrenza" - 1.3. La collaborazione - 1.4. Aree e strumenti
di collaborazione - 1. 4. 1. Il Supply Chain Management 1.4.1. a. Aree di
collaborazione net Supply Chain Management - 1.4.l.b Strumenti di
collaborazione net Supply Chain Management - 1.4.2. Il Co-Marketing - 1.4.2.a
Aree di collaborazione net Co-Marketing - 1.4.2.b Strumenti di collaborazione
net Co-Marketing.
1.1. I rapporti tra Industria di
Distribuzione Organizzata:
storica.
Marca e Grande
loro evoluzione
Per poter comprendere 10 stato athlale dei rappOlti lDM-GDO ed
enh'are nello specifico del problema, e necessario avere un quadro di
riferimento, fondato suII' analisi dell' evoluzione storica di tali rappOlti.
Tra gli shldiosi che si sono soffellnati su questo argomento, molti
5
concOl'dano sulla individuazione di h'e fasi, significative per la
comprensione della configurazione attuale.
La shl1ttura h'adizionale - prima fase - fu caratterizzata, per hltti
gli anni < 50, dalla ben definita presenza di h'e fimzioni 6 :
a) la produzione;
5 Tea cui: Vaealdo (1971), Giobbio (1985).
6 Giobbio A" Industria e distl'ibuziolle: una proposla per illcon/ri rm'vicinati d; nuava /ipa,
Gruppo VCge ltalia, Milano, 1985, p.l}.
5
b) la distribuzione all'ingrosso;
c) la distribuzione al minuto (0 dettaglio),
Alle tre funzioni corrispondevano tre ,figure di operatori altrettanto
ben distinte:
a) Produttori (di norma impossibilitati ad estendere la loro influenza oltre
il primo intennediario contattato ed in competizione h'a loro suI prezzo);
b) Grossisti (in genere non specializzati, in grado, per le funzioni svolte,
di tenere sotto conh'ollo sia la produzione che il dettaglio);
c) Dettaglianti (in pratica, dettaglianti h'adizionali h'attanti un limitato
numero di gruppi merceologici),
Il percorso ath'averso il quale il prodotto arrivava al consumatore
fmale, toccando queste h'e figure (che diventavano "tappe" del percorso
stesso), costituiva il cosiddetto "canale lungo",
La sequenza cosi delineata (Produttore-Grossista-Dettagliante)
aveva indubbiamente nel grossista il suo cenh'o, Indush'ia e
Dish'ibuzione, rapportate agli standard di oggi, apparivano polverizzate,
La Dish'ibuzione all'ingrosso "esercitava la funzione di polmone
h'a la stagionalita della produzione e la regolarita del consumo, lungo
tutto I'm'co dell'anno,,7, E' pertanto indubbio che, per quanto elementari
e arcaiche possano oggi apparire le tipologie della distribuzione
all'ingrosso di allora, essa occupasse una posizione di potere piuttosto
forte, I maggiori grossisti disponevano di un potere conh'attuale molto
alto nei confi'onti dei fomitori e di un potere quasi infinito nei riguardi
dei dettaglianti, "anche perche questi ultimi erano generaltnente
indebitati verso di loro,,8 ,
7 Giobbio A" industria e distribuzione: 11110 proposta per .. " op, cit, p,tS,
8 "11 fatto che i grossisti fossero disposti a rar credito abbassava una barriera (quella del
capitale di esercizio) all'ingresso net dettaglio e quindi tendeva di per se ad accresccre
I'indice di indebitamento (ovvero la fragilita slrutturale) del subsistema dettaglio,
Inversamenle, 11 fatto che I'industria non fosse disposla a far credito frenava la proliferazione
6
Tale situazione, per quanto alTetrata, era pm sempre di equilibrio
e sarebbe potuta dmare indefinitamente se non si fossero verificati alclmi
eventi.
La prima a muoversi, fra le componenti del sistema, fu la
Produzione. L'introduzione dei prodotti di marca e le connesse spese di
pubblicita segnarono l' avvio deIla seconda fa se, di dominio delta
Indush'ia di Marca all'interno del canaie distributivo.
It canale distributivo viene defmito, dalla ietteratura tradizionale,
come "queIla serie di passaggi che it prodotto subisce per andare dal
produttore al consumatore finale". Accanto ai passaggi fisici si possono,
anche, riscontrare flussi infonnativi ed attivita di marketing, che fanno
assumere al canale stesso una dimensione unitaria, con propri obiettivi e
politiche.
In questa fase, abbiamo detto, la posizione leader all'interno del
canale era detenuta dal produttore di marca che, h'amite un forte potere di
mercato, subordinava gli altri soggetti economici e le attivita di questi
ultimi aIle proprie esigenze di mercato. L'industria, fOlte di tale potere,
che era it risultato delle politiche di marca, aveva inolh'e conquistato la
fedelta del consumatore (brand loyalty).
Molte sono le teorie sull'origine del prodotto di marca; comunque
sia, non vi e dubbio che esso rispondesse a un bisogno autentico del
consumatore (quello delta costanza qualitativa, garantita una volta per
sempre dalta marca, senza che it consumatore fosse obbligato ogni volta
a testare it prodotto).
9
La politica di marca costitui anche un fattore di concentrazione
della produzione: nel settore dei beni di largo consumo, si regisb'o infatti
delle imprese all'ingrosso (0 comunque suscetlibili di integrare la funzione all'ingrosso)", da:
Giobbio A., Indus/ria e dis/ribuziol1e: IIl1a propos/a per ... , op. cit, p.IS.
9 Kapfcrer J. e Thocnig J., La lIIarca. M%re della cOlllpe/ilivilil delle illlprese e della crescila
dell'ecol1olllia, Gllerini c Associati, Milano, 1991.
7
una tendenza alla concenh-azione che pennise la sopravvivenza solo di
quelle imprese che meglio riuscirono ad enh-are in sintonia con i1
consumatore finale_
La perdita di imp0l1anza della funzione all'ingrosso, che venne
integrata dai pochi e grandi produttori rimasti suI mercato, costitui un
ulteriore elemento di differenziazione rispetto alla situazione precedente_
Come abbiamo visto, i1 Grossista, nella sequenza h-adizionale, si
h-ovava al cenh-o del flusso discendente di prodotti (dal produttore al
consumatore), ma anche al cenh-o del flusso ascendente
dell'infOlwazione (dal consumatore al produttore) in modo tutt'alh-o che
neutrale_ In definitiva, i1 Grossista poteva imporre al dettagliante le
proprie condizioni e di conseguenza poteva chiedere alla produzione cia
che voleva, prescindendo dalle reali esigenze del consumatore_
Olh-e a costituire un indesiderato "filh-o", la dish-ibuzione
all'ingrosso rappresentava anche un costo non indifferente per l'Indush-ia
di Marca (costo di intennediazione), che ora doveva fare i conti anche
con le spese di pubblicita_
Fu cosi che 1 'Industria, preoccupata di avere saldamente in pugno
tutto i1 processo, non ravvisando nel sub-sistema Ingt-osso i desiderati
requisiti di affidabilita, scelse di "tagliar fuori" i1 grossista e vendere
direttamente al dettagliante, attraverso una propria organizzazione di
vendita; in sostanza si assistette all'incorporazione della funzione
mgrosso_
In questo caso, l'integrazione vet1icale della funzione d'ingrosso
non era motivata dalla capacita di realizzare economie di costa: per i1
produttore di marca, questa invasione di ruolo comportava maggiori
costi, dovuti alla sua inesperienza in questo campo_ I maggiori costi
logistici, sostenuti dal produttore per consegnare a punto vendita,
8
assumevano la natura di "costi di marketing" 10 , in quanto la loro
giustificazione economica andava ricercata nei risultati di vendita,
"L'industria di marca punta alla consegna diretta al punto vendita perche:
nel caso di punti di vendita di grandi dimensione e possibile superare
illotto economico;
nel caso del "fi'esco confezionato" e possibile dare un buon servizio al
consumatore solo controllando la shelf life;
la quantita inunessa nel punto vendita puo essere aumentata (sell in II )
a spese dei competitors;
e cosi possibile svolgere un'attivita di merchandising e migliorare il
posizionamento del prodotto suI punto vendita, ,,12
Ne derivo che all'Industria di marca si presentasse come diretta
interlocutrice la distribuzione al dettaglio
l3
; l'Indush'ia rappresentava
pero il channel leader, Si venne cioe a creaI'e un'interfaccia "diretta" h'a
produzione e dish'ibuzione: si h'attava di un rapporto di natura
conflittuale, che vedeva i produttori impegnati a scaricaI'e a valle gli
oneri di magazzino (con azioni orientate a1 sell in),
Per quanto, in questo periodo, si fossero create le condizioni
materiali per la modernizzazione dell a dish'ibuzione (inurbamento,
10 Lugli G" /I 1'11010, la polenzialila e I'allualifa della piccola impresa commerciale, in
Baccarani C. (a cura di), lmprese commerciali e sislema disfribufivo, Giapichelli, Torino,
1993, p,204.
11 Significato di "Sell in": «qualsiasi poIitica 0 azione commerciale e di marketing attivata
daI produttore al fine preminente di "fare entrare" il prodollo neI punto di vendita, con
Iimitata allenzione alia sorte che il prodotto incontrera dopo laIe momento, Al contrario le
poIitiche (e le azioni) di sell 0111 sono orientate a favorire I'uscita del prodotto dal PdV, nella
cOl1vinzione cbe un buon sell Dui conduca sempre, infine, ad un buon sell in, mentre it
contrario non pub essere vero» da Omboni M" /11'11010 del lrade markeling nei rapporli Ira
imprese induslriali e imprese commerciali, in Baccarani C, (a cura di), lmprese commerciali
e .. " op, cit" p,500.
12 Lugli G., 11ruolo, la polenzialilil e ...• in Baccarani C. (a cum di), Imprese commel'ciali e ... ,
op, cit., p.205,
13 Per quanto riguarda le sorti deIl'ingrosso speciaIistico tradizionale, si vedra pill avanti
come esso ebbe modo di "riciclarsi" sviluppando le Unioni VoIontarie.
9
aumento del reddito e conseguente boom dei consumi pro capite,
cambiamento delle condizioni di vita di gran parte della popolazione),
essa non era in pratica nemmeno iniziata,
L' accresciuta domanda vemva fronteggiata con una
moltiplicazione dei punti di vendita tradizionali, mentre il comparto
moderno risultava incapace di appropriarsi della domanda aggiuntiva; ciD
e stato spiegato con "l'inunaturita della domanda", che preferiva il
negozio tradizionale, caratterizzato da "carenza d'imprenditorialita", e
"bassissimo costa dellavoro", che consentiva al tradizionale di offi'ire un
servizio a costi comparabili con quelli del moderno, che era ancora nella
fa se di "mess a a punto" ,14
Non ultima, tra le ragioni di mancato sviluppo del commerclO
moderno, va menzionata una politica cOlmnerciale restrittiva, tendente a
proteggere il ceto medio conunerciale "per ragioni socio politiche" , 15
Negli anni ottanta, assistiamo all'inizio dell a terza fa se, la
cosiddetta "rivoluzione commerciale", in cui si realizza uno spostamento
a valle del potere di mercato, in virtU di un'autonoma capacita di
manovra, che le imprese della Grande Distribuzione e della Distribuzione
Organizzata vengono ad acquisire dei processi di fOlmazione ed
evoluzione delle preferenze del consumatore,
Si viene cosi chiaramente a configurare il canale IDM/GDO,
costituito da due comparti concentrati ed omogenei alloro interno,
La rivoluzione cOlmnerciale e detenninata inuanzitutto dal
passaggio del cOlmnercio dal tradizionale al moderno: la Distribuzione
cessa, infatti, di essere un semplice mezzo di collegamento tra produttori
14 Spranzi A., 11 sislellla disll'ibulivo ilaliallo, in Guatri L. (a cura di), Tl'ollolo di econoll/ia
delle aziellde indl/sll'iali, Egea, Milano, 1988,
15 Trevisan I., La jUl1zione dislributiva: i nUDv; I'apporti Ira industria e distribllzione, Etas,
Milano, 1991.
10
e consumatori, per assumere un ruolo attivo e di fondamentale
importanza,
Questo proeesso di rinnovamento del settore eomlllerciale fu
detenninato dai profondi mutamenti awenuti a monte nel canale, la
eoneentrazione del eomparto produttivo, ma anehe a valle, nel eampo del
eonsumo, La distl'ibuzione moderna nasee e si affenna perche i
eonsumatori desiderano acquistare i prodotti seeondo eerte modalita:
un' esigenza a cui le aziende comlllereiali cereano di far fronte, offrendo
assortilllenti despecializzati, che pennettano al consumatore di ridmre il
tempo e 10 sforzo fisico destinato all'approvvigionamento dei beni
banali,
Il processo di modernizzazione del trade non e solo caratterizzato
dalla differenziazione dell' offerta cOlmnereiale e dalla crescente
separazione tra il comparto grocely e quello non grocely, ma anehe dal
processo di concenlrazione, ancora in atto nel settore distributivo, Le
statistiche, dall' 84 ad oggi, evidenziano infatti un progressivo incremento
delle "grandi superfici" (Fig, 1.1.), che ha comportato una drastica
conh'azione delnumero di esercizi h'adizionali,
Fig. 1.1. - La distribuzione in Italia.
Evoluzione della formula iper .. ,
, ..
177
,.,
141
120
83
96 101
1984 1986 1988 1990 1991 1992 1993 1994 1995" 1900' 1997"
11
* Previsioni
2$13
1981 2268
... e della formula super
3940 4213
4622
6044 6359
6027 6361
6693
1984 1986 1988 1990 1991 1992 1993 1994 1995* 1996" 1997*
Fonte: Nielsen e Infomarket
Questo processo e la conseguenza diretta dell a ricerca di una
maggiore efficienza: la concorrenza infatti elimina le imprese marginali e
stimola le restanti a diventare sempre piu grandi per beneficiare delle
economie di scala interne ed esterne.
16
Si assiste infatti all'apparire in
forze nel settore della "impresa distributiva" (in contrapposizione al
negozio COlmnerciale), operante con la stessa logica dell'impresa
industriale.
17
E' bene precisare che, nel nostro Paese, la concentrazione ed il
cOlmesso consolidamento del comparto distributivo fmono iniziahnente
collegati all'affennarsi della Dish'ibuzione Organizzata
l8
. L'Italia,
infatti, nei primi anni ottanta, presentava a questo riguardo una situazione
anomala rispetto agli altri Paesi indush'iaIizzati: la quota di mercato della
Grande Dish'ibuzione (grande impresa a succursali) era ancora molto
16 Lugli G. (a cum di), Manuale di gestiO/le delle illlprese cOllllllerciali al dettaglio, F.Angeli,
Milano, 1986.
17 Trevisan I.) Lafimzione distributiva: i Iluovi rapporli.,,) op. cit" p.78.
18 Tra le prime catene dclla distribuzione organizzata ricordiamo Vege, A&O, Despar, nate
come gruppi di acquisto.
12
bassa rispetto a tali paesi, La concentrazione non era collegata allo
sviluppo dell a grande impresa a succursali ma, in misura sostanziale, alia
cooperazione tra piccole e me die imprese, la cosiddetta DO (Unioni
Volontarie e Gmppi d'Acquisto), oltTe che allo sviluppo di cooperative di
consumo, Tali fenomeni di associazionismo, che rappresentano le
soluzioni organizzative adottate da gl'Ossisti
l9
(nel caso delle Unioni
Volontarie) e dettaglianti (Gmppi d' Acquisto) al mutato scenario di
allora, differiscono per il diverso soggetto da CUi ongma
l'imprenditorialita, ma il punto d'anivo e unico: vale a dire il
"succursalismo cooperativo,,20, La shuttura organizzativa si miicola, per
enh'ambi, in h'e livelli: il Punto Vendita, il Cenh'o di Dish'ibuzione
(CEDI), la Cenh'ale,
Solo oggi possiamo pm'lare di Grande Dish'ibuzione Organizzata
(come insieme di GD e DO), il cui affelmarsi, olh'e all'uscita dal mercato
di numerose piccole imprese, ha detelminato l'incremento del potere di
mercato dei dish'ibutori rispetto alIa situazione previgente,
h'adizionalmente incapaci di opporsi alIa leadership del produttore di
marca, Questo maggiore potere viene utilizzato dai distributori per
ottenere condizioni d' acquisto piu favorevoli, ad esempio in tennini di
sconti, di contTibuti promozionali, di tempi di pagamento,
La Funzione Dish'ibutiva risulta ora indipendente dall'Indush'ia di
Marca, che invece negli anni precedenti considerava la Dish'ibuzione una
variabile del marketing-mix di secondo m'dine, In quegli anni il successo
19 La coincidenza di interessi tra piccolo dettaglio e grossista favorl 10 sviluppo delle Unioni
Volontarie: le Unioni Voiontarie, Date s1.1 iniziativa dei grossisti, mettevano il piccolo
dettaglio, che accettava di vincolarsi aI grossista, nella condizione di far fronte all'Industria di
Marca, 11 risultato era un impresa in grado di svoIgere congiuntamente le funzioni di ingrosso
e dettaglio: il singolo associato si presentava sui mercato come un piccolo succursalista,
associato suI piano degli acquisti e del marketing con gli altri succursalisti atlraverso la
centrale,
20 Lugli G" 11 ruolo, la polenzialilil e .. " in Baccarani C, (a cura di), ill/prese eOll/mereiali e .. "
op, cit., p,205,
13