Capitolo I - Dalla città moderna alla città sostenibile e nuovi modelli sperimentali
Introduzione
Nello sgretolamento dei blocchi internazionali, nella perdita di identità degli schieramenti politici
che per decenni avevano regolato l'agire collettivo, l'ambientalismo si è offerto come un possibile
nuovo punto di riferimento, bandiera di aggregazione carica di inflessioni etiche, interclassista e
alternativa, capace di rimescolare istanze diversissime tra loro. Ecologia, salute, verde,
disinquinamento, semplicità invece di sofisticazione, qualità invece di quantità: queste idee e scelte
rappresentano nuovi modelli, nuovi stili di vita, spinte e malesseri a cui le vecchie formule politiche
non sanno rispondere adeguatamente.
Negli ultimi anni , la sensibilità verso i problemi ecologici e ambientali si è diffusa nella società, e
non è più esclusivo patrimonio di alcuni gruppi di interesse politici e culturali . Le opinioni
generalmente espresse a favore dell'intervento ecologico e i comportamenti reali dei soggetti sociali,
economici e istituzionali, non sono sempre coerenti.
Questa frattura costituisce un serio ostacolo nell'attuazione delle politiche ambientali , da qui la
necessità di valutare tali comportamenti per evitare che le indicazioni programmatiche restino
lettera morta.
Come tutti i nuovi fenomeni collettivi , l' ambientalismo è cambiato velocemente, ma negli ultimi
anni ha mostrato la tendenza a stabilizzarsi , passando dalla fase eroica della protesta a quella di un
movimento ormai destinato ad avere un ruolo attivo nell'orizzonte politico, benché sempre
minacciato e ostacolato dagli interessi economici. I mass media hanno trovato nelle cronache ' verdi
' un nuovo argomento con cui
intrattenere il pubblico; molte pubbliche amministrazioni hanno preso iniziative: le direttive e le
campagne di opinione in materia ecologica sono diventate uno dei cardini dell'attività istituzionale
eurocomunitaria; anche nel mondo industriale hanno preso avvio numerosi e articolati processi di
rinnovamento, basati essenzialmente su due specifiche modalità: da un lato prodotti meno
inquinanti, dall'altro procedimenti che abbiano un minor impatto ambientale; sono apparsi sul
mercato , conquistandone una quota considerevole, i 'prodotti ecologicì . Nonostante ciò, gli
ambientalisti eletti hanno potuto raggiungere risultati generalmente inferiori alle aspettative, la
questione ambientale è conosciuta e percepita, ma nel ruolo di un'emergenza secondaria,
consapevolezza che cresce parallelamente al crescere del reddito e del grado di istruzione. È
opinione ormai diffusa che la domanda ambientale ha ormai largamente perduto i connotati anti-
industriali che l'avevano caratterizzata al suo emergere negli anni '70, sostituita negli '80 dalla
protesta contro il nucleare in seguito all'episodio di Cêrnobil e dal problema per lo
smaltimento dei rifiuti , mentre oggi viene generalmente attribuita alla massa dei comportamenti
diffusi.
Ecco perchè si rende sempre più necessario incentivare dei comportamenti corretti. Per gli 'addetti
ai lavorì, l'interesse si esprime soprattutto sotto forma di preoccupazione , ora per le
trasformazioni ambientali ,ora per i mancati interventi di tutela,
e si sovrappone e si coniuga con le emergenti richieste in tema di qualità della vita , tra le quali uno
1
spazio notevole si è ormai garantita la complessa domanda di genuità.
Inoltre la nozione di sviluppo sostenibile è stata formalizzata dalle Nazioni Unite con la
“Conferenza di Rio de Janeiro su Ambiente e Sviluppo”, assumendo una prospettiva
multidisciplinare ed interdisciplinare tra le scienze ecologiche, incluse quelle sociali ed umane. Il
rapporto definisce lo sviluppo sostenibile, come un diritto da realizzare in modo da soddisfare con
2
equità le esigenze di sviluppo ed ambiente delle generazioni presenti e future . Tale diritto, come
viene successivamente discusso, non è uno stato predeterminato,
1
Ist. per l’ambiente ‘ Secondo natura’ Rizzoli Ed.
2
U. N . 1992
1
bensì un processo di cambiamento in cui l‟utilizzo di risorse, di investimenti ed i cambiamenti
3
istituzionalizzati siano compatibili anche con i bisogni futuri. Numerose sono le critiche avanzate
4
in direzione del concetto di “sviluppo sostenibile”; secondo Latouche i due termini appaiono come
un ossimoro, in quanto la società della crescita non è né sostenibile, né auspicabile ed il rispetto
ecologico è incompatibile con la tendenza infinita a tecnicizzare lo sfruttamento, limitato, dei
territori. È questa una contraddizione emblematica della necessità di fermarsi a guardare, di farsi
spettatori, di ciò che sta accadendo, soprattutto a livello culturale, nei processi socio-economici che
gravano sulle scelte politiche mondiali.
È ormai opinione comune che l'attuale modello di crescita illimitata non è compatibile con i limiti
dell'ecosistema e non è più in grado di garantire alti standards di vita qualitativi, o perlomeno
quegli standards di qualità che vengono oggi richiesti. Bisogna quindi concentrarsi su un modello
di preservazione ambientale energetica e territoriale attraverso una più efficiente e razionale
gestione del territorio .Il percorso di questa tesi si snoda attorno al tentativo di riprendere le fila del
rapporto tra l'uomo e l' ambiente urbano in cui vive, a partire dall' urbanistica moderna fino ad
approdare alle nuove tendenze e sviluppi dell'urbanistica sostenibile attraverso l'analisi di un
progetto di un insediamento eco-sociale tedesco, il caso di Cherbonhof in Bamberg, al fine di aprire
un dibattito in merito all'attuale sviluppo urbano che sembra non garantire più quel benessere,
quelle reti di relazioni di condivisione e quell' efficienza presenti nell'idea stessa di città al
momento della sua creazione. Nelle attuali società , il bisogno di protezione, sicurezza, privacy e
benessere biopsichico ,rimane sempre più spesso inascoltato o trasportato in realtà di tipo virtuale
che possono solo in parte compensare tale perdita.
Il futuro dell'urbanistica prospetta la realizzazione di modelli sostenibili come alternativa di
sviluppo urbano,in grado di promuovere uno stile di vita e di abitare orientato alla riduzione dei
consumi energetici ,ad una maggior identificazione coi luoghi e allo scopo di innalzare gli attuali
standards qualitativi di vita e sviluppare una cittadinanza attiva e responsabile.
1.1 ) La sociologia dello spazio costruito o dell'architettura:cenni storici, oggetti di studio e
scopi
La sociologia dello spazio costruito o dell'architettura è la sociologia che ha scelto come proprio
oggetto di studio il rapporto tra ambiente costruito e il comportamento umano con l'obiettivo di
5
produrre case e città migliori .
I problemi di metodo che affronta oggi la sociologia dell'architettura, che a diversi livelli di
esplicitazione e gradi di mediazione ha come prospettiva la progettazione, si definiscono in
relazione alle due fasi distinte del processo di design e cioè alla ricerca tesa a raccogliere le
informazioni rilevanti e significative,e nel trasferimento delle informazioni sociologiche così
raccolte in opzioni progettuali senza trascurare i diversi ruoli che il sociologo può assumere
all'interno di tale processo ( come ricercatore, come figura della funzione progettuale allargata,
come esperto nell'attivare determinati processi di comunicazione) attraverso l'analisi dei bisogni,
delle possibilità e delle condizioni a cui questi possono trovare risposta nell'ambiente costruito, in
relazione a specifiche funzioni che questo deve assolvere.
L'ambiente costruito, considerato come variabile causale rilevante, è assente nelle ricerche della
Sociologia urbana fino agli anni '30, si parla molto dell'andamento di alcune variabili definibili
spaziali (la densità ,l'affollamento,il degrado abitativo,la mancanza di servizi , l'isolamento) e le
patologie sotto esame , ma mai di come e se l'ambiente costruito operi sui comportamenti
patologici.L'ambiente urbano emerge come variabile con Wirth alla fine degli anni '30 in un
famoso saggio '' the Urbanism as a Way of life‟ in cui considera la città come un sistema
culturalmente integrato capace di influenzare spazialmente le relazioni. In Simmel nel suo famoso ''
Soziologie '' nel capitolo IX sono esaminati le forme e le caratteristiche dello spazio rilevanti
nell'influenzare il comportamento umano. Esclusività , luminosità, fissità, distanza ,comunicazioni e
3
Bonnes M., Carrus G., Passafaro P., 2006, p. 15
4
Latouche S., in www. decrescita.it.
5
G. Amendola ‘Uomini e case ‘ Dedalo ed.
2
traffico vengono individuati come alcuni dei principali fattori attraverso cui l'ambiente costruito
agisce sul comportamento e sulle relazioni.Gli studi di E. Durkheim , così come di Toennies ,si
concentrano invece sul passaggio tra solidarietà meccanica a quella organica propria dello spazio
urbano.Quindi ,fino ancora agli anni '50 se ne parlava poco,ma vi erano molti indicatori della sua
esistenza a partire dall'istituzionalizzazione accademica in Europa, in particolare in Inghilterra e in
Germania e negli Stati Uniti e con la pubblicazione di riviste specializzate come ''Behavior and
Enviroment'' , organizzazioni di ricerca come l'Edra ( enviromental design research association),
repertori specializzati come il Mer dell'università del Michigan.
Inoltre ,prima degli anni '50, si constatava la rottura tra committente ed utente nell'ambito della
pianificazione urbanistica, nell'ipotesi che le caratteristiche socioeconomiche e culturali dell'utenza
fossero già conosciute e che si potesse razionalmente progettare a tavolino delle performances e
delle risposte funzionali.
Negli anni '50 le trasformazioni strutturali della complessa società contemporanea imposero agli
architetti un drastico cambiamento di direzione nella progettazione.
La rapida fase di industrializzazione e lo squilibrio determinato dai processi di urbanizzazione,
come la differenziazione sociale, la segmentazione e l'urto dei bisogni crescenti, rivoluzionò il
ruolo del progettista che si pose da allora come pubblico . Vi fu l'entrata in scena di nuove masse di
cittadini che erano stati fino ad allora invisibili.
La svolta nella sociologia dello spazio costruito si ha a partire dai critici sociali ,dei ''muckrakers ''
caratterizzata dal massimo di criticità (la città che viene vista come metafora delle disuglianze e
dello sfruttamento) e di pragmaticità(la ricerca per la progettazione di una città nuova e più umana).
La sociologia dello spazio costruito nasce allora come side effect delle ricerche sulle operazioni di
rinnovo dei quartieri ghetto,degli slums, delle aree etnicamente e razzialmente diverse degli italo-
aericani a Boston o dei Portoricani a New York .
Negli ultimi anni si è poi registrata una nuova attenzione nelle scienze sociali , in genere , e nella
sociologia in particolare, verso i sistemi socioambientali e le variabili spaziali e territoriali
nell'organizzazione delle relazioni sociali.
La ricerca si è orientata a :
a) costruire o rivedere dei concetti guida utilizzati in maniera acritica o al limite del senso comune
negli anni '50 e '60, quali per esempio territorialità, confine,pubblico /privato etcc..
b) identificare la relazione tra sistemi ambientali e sistemi sociali, culturali e di personalità
abbandonando modelli monocausali a favore di modelli multifattoriali( es il topos classico del
vicinato rivisitato sia sul versante definitorio che in relazione con possibili fattori causali quali ad
esempio la prossimità spaziale , l'omogeneità rispetto a più caratteri , valori e direzione del vettore
mobilità sociale , tempo di permanenza, variabili dell'ambiente esterno, forme architettoniche,ecc.)
c) allargare il campo della ricerca a temi sino ad allora trascurati
d) effettuare un' opera di trasferimento di concetti , teorie e metodi utilizzati in altri settori della
sociologia.
e) riprendere in maniera più problematica e consapevole quel filone tradizionale di ricerca di
matrice ecologica, costituito dallo studio delle relazioni tra patologie sociali e condizioni urbano
/ambientali
f) acquisire un patrimonio di conoscenze utile tanto alla ricerca sociologica quanto alla
progettazione architettonica orientata ai bisogni dell'utenti.
1.2) Dal disordine urbanistico alla pianificazione razionale dello spazio
L'urbanistica moderna nasce dal tentativo di correggere i mali della città industriale: con le proposte
degli utopisti, con quella razionalistica-tecnologica-industriale di Tony Garnier, finalizzata al
modellamento della città attuale e futura e con quella 'organicà e 'culturalistà di Camillo Sitte, che si
propone invece di rivitalizzare, preservare e inserire nell'evoluzione della città il patrimonio edilizio
3
ereditato dal passato, puntando sull'arredo, la pedonalizzazione e la specializzazione funzionali.
Anche oggi la tecnica urbanistica conserva la caratteristica di un rimedio da porre a posteriori .
La storia dell‟urbanistica moderna è legata ai mutamenti prodotti sulla società e sul territorio dalla
6
rivoluzione industriale .
In Inghilterra a partire dalla metà del XVIII si compirono progressi tecnici che resero possibile un
aumento della produzione industriale “quasi illimitato”,attraverso l'introduzione di innovazioni
tecnologiche.
Ciò comportò l‟aumento della popolazione dovuto alla diminuzione del coefficiente di mortalità e a
migliori condizioni di vita.
Cambiò la distribuzione degli abitanti sul territorio con lo spopolamento delle campagne e la
concentrazione intorno a nuclei urbani sempre più grandi.
Si modificò l‟organizzazione del lavoro che dalla produzione familiare diffusa sul territorio passò
alla produzione industriale concentrata in grandi officine prima vicino ai corsi d‟acqua e poi alle
miniere di carbone. Le esigenze del commercio, specie per il trasporto delle merci, indussero lo
sviluppo della rete dei trasporti.
Le disagevoli strade parrocchiali del XVII sec. (le corvées), vennero sostituite da nuove strade a
pedaggio costruite da compagnie private. Gli estuari e i corsi dei fiumi furono congiunti in reticoli
di canali resi navigabili. Furono organizzati servizi privati per il trasporto di passeggeri e merci. In
seguito all‟invenzione della locomotiva a vapore di Stephenson e la rete dei canali navigabili inglesi
nel 1800 ,cominciò lo sviluppo della linea ferroviaria (1825), dapprima privata e poi di gestione
7
statale (1844).Si assisteva nel contempo all‟espansione disordinata dei sobborghi operai . Mentre la
ricca borghesia londinese si raccoglieva nei ricercati ambienti di Bedford Place e di Russell Square,
i miserabili quartieri dell‟est crescevano come cancri e presto i loro inconvenienti igienici misero in
crisi l‟intera città.
Il repentino conurbamento nei centri industriali portò alla necessità di costruire nuovi alloggi:
• saturando gli spazi vuoti degli isolati
• costruendo nuovi quartieri periferici
Le carenze igieniche, relativamente sopportabili in campagna, diventavano insopportabili in città
per l‟accostamento promiscuo ed il numero elevatissimo di edifici.
In città l‟addensamento e l‟estensione senza precedenti dei nuovi quartieri operai rendeva pressochè
impossibile lo smaltimento dei rifiuti, lungo le strade correvano i rigagnoli delle fogne scoperte,
ogni angolo era coperto di immondizia, il fango e la melma coprivano le strade. Nei medesimi spazi
il traffico industriale era promiscuo a quello residenziale: circolavano i carri, i pedoni, vagavano gli
animali, giocavano i bambini.
Le officine adiacenti alle case le investivano con i loro fumi tossici, le coprivano di pulvisco,
inquinavano i canali .Le condizioni sociali pre-industriali erano percepite come un destino
ineluttabile: esistevano “da sempre” ed apparivano agli occhi delle generazioni che le vivevano,
sostanzialmente immutate.
Invece la città industriale era un “fatto nuovo”, sorto sotto gli occhi delle stesse tantissime persone
che ne sopportavano i disagi.
Ci fu quindi una rapida presa di coscienza della condizione sociale, e un convincimento che le
capacità dell‟uomo e la forza delle macchine, come avevano generato questa realtà, potevano
cambiarne il corso. La povertà, condizione accettata da secoli senza speranza, veniva ora
riconosciuta come un “male” che poteva e doveva essere affrontato e vinto,nascevano quindi le
prime associazioni di lavoratori.
8
Le radici dell‟urbanistica moderna sono proprio qui , nel momento in cui le gravi situazioni della
città industriale provocano non solo il disagio, ma anche la protesta delle persone che vi sono
coinvolte. L‟urbanistica abbandona per sempre la posizione di apparente distacco dai conflitti
sociali, conservata fino ad allora all‟ombra del potere assoluto.
6
L. Benevolo „Storia dell'architettura moderna, ediz. Laterza
7
P. Georges. Les Villes J.P.Kay (con nota di F. Engels), The moral ahd phisical condition of the working
classes, London 1832.
8
L. Benevolo, ‘Storia dell'architettura moderna‘
4
L‟impegno dell‟urbanistica non fu relegato ai soli aspetti tecnico-distributivi, ma si caricò d'ora in
avanti di un significato sociale che non abbandonò più: tentare di distribuire i benefici anche alle
classi sociali più povere. Nel periodo che va da Waterloo (1815) alla rivoluzione del 1848 gli
aspetti tecnici e quelli politici della ricerca urbanistica si presentano fortemente uniti, quasi
incorporati uno nell‟altro. Fin dalle sue origini, l‟urbanistica moderna mette in luce il suo doppio
carattere: scientifico e moralistico. Si cominciano a delineare le motivazioni che distinguono
l‟azione responsabile dei suoi promotori attuali, da quella subalterna ed evasiva degli artisti di un
tempo.
Fino agli anni '50 del XX sec. coesistono perciò due linee d‟azione nettamente divise:
• c‟è chi persegue un modello ideologico globale in alternativa alla città esistente (gli utopisti): sono
esempi di questa corrente, i progetti di città ideali di Fourier con il suo '' Falansterio‟, quello di R.
Owen con il suo progetto della '' Città -Quadrilatero‟ , il progetto di Arturo Soria y Mata con la
''Ciudad Lineal'',''La città nuova '' dei futuristi e il modello della '' Garden- City'' di E.Howard, e
infine '' La Citè Industrielle‟ di Tony Garnier.
• chi invece partendo dalle esigenze tecniche connesse allo sviluppo industriale, tenta di
correggerne i difetti (i funzionalisti-razionalisti) , tra i quali spicca il nome di Le Corbusier con la
sua '' Città a misura d'uomo‟.
1.3) La trattazione della città da parte della sociologia urbana e rurale
Nella Sociologia urbana e rurale, la definizione del contesto e della società urbana riguarda
certamente un fenomeno complesso non riconducibile ad un singolo tratto distintivo o ad un
9
insieme di caratteristiche formali ed arbitrarie.La città è certamente un gruppo umano che occupa
un'area definita con un insieme di strumenti tecnici e di istituzioni, con un apparato amministrativo
e un'organizzazione che lo distinguono da altri raggruppamenti.Ma in questo agglomerato di edifici
, di strade e di persone , il sociologo scopre un meccanismo psico-fisico. Per lui , la città è un
insieme di pratiche, di abitudini comuni, di sentimenti e di tradizioni che si sono sviluppati
attraverso parecchie generazioni e che sono caratteristici di un'unità culturale tipica. All'interno di
questa entitàpiù grande che chiamiamo città , il sociologo scopre molti altri raggruppamenti di
persone e aree che sono il risultato di uno sviluppo e di un continuo processo di setacciamento e
dislocazione :ognuna di queste aree riveste un proprio carattere e produce un suo tipo particolare di
abitante a seconda del gruppo professionale e/o culturale a cui appartiene pur nella consapevolezza
di far parte di un'unità maggiore come la città e alla cui vita partecipa.Da un altro punto di vista , la
cittàè un'istituzione che è sorta e si mantiene in una certa misura indipendente dalla popolazione ,
perchè soddisfa certi desideri fondamentali non soltanto dei suoi abitanti , ma anche di un 'area più
vasta che è venuta a dipendere da ciò che la città ha da offrire. La città , infine , può essere
considerata il prodotto di tre processi fondamentali -ecologico, economico e culturale – che
operando nell'area urbana producono raggruppamenti e comportamenti che distinguono quest'area
dalla sua periferia rurale. C'è da aggiungere però che questa definizione di città costruita in antitesi
alla società rurale viene a poco a poco considerata in un rapporto dialettico e complementare con
quest'ultima.
Nel frattempo, attraverso l'osservazione dei mutamenti avvenuti nelle società contemporanee, le
differenze tra i due contesti diminuiscono a causa dei continui flussi migratori interni ed
internazionali, tanto che alcuni soggetti possono ormai definirsi rurali d'insediamento e urbani di
occupazione e presenza.
10
Le città intese come sistemi sociali definiti e limitati nel tempo e nello spazio hanno avuto un
processo di sviluppo costante per numero , grandezza e organizzazione, tanto da dedicar loro
numerosi studi e ricerche. Nel 1848-50 nell' 'Ideologia Tedesca ' di Marx ed Engels, così come più
tardi nel' 'Manifesto ' e nel 'Capitalè di Marx, si attribuisce il rapporto antagonista ma dialettico tra
città e campagna per effetto della divisione e specializzazione del lavoro sociale, si ha la visione di
una città come luogo di godimento e soddisfacimento dei propri bisogni, luogo densamente
9
R. Maunier ‘ The definition of the city’, ‘’ American Journal of Sociology’’, XV,1910, pp.536-48
10
F. Martinelli , ‘ La citta’ , 2004 Liguori ed.
5
popolato per effetto di mezzi di comunicazione più sviluppati , dei tassi di natalità e di una morale
più elevati e caratterizzato dalla proprietà privata creata dal lavoro e dallo scambio,contrapposta alla
visione subordinata di una campagna relativamente popolata e caratterizzata dall'isolamento e dalla
separazione ma pur sempre legata in modo dialettico alla prima ed in cui la proprietà privata risiede
solo nella proprietà fondiaria.Anche Emile Durhkeim riconosce nel volume sociale e nella densità
materiale i fattori determinanti della divisione del lavoro sociale in merito alla differenziazione tra
città e campagna. In Max Weber, gli studi si concentrano sulla descrizione delle condizioni di vita
dei lavoratori agricoli della Prussia orientale e sulle condizioni di vita nell'industria; la città per
Weber deve possedere determinate caratteristiche per potersi dire tale:deve essere un centro abitato
compatto e così esteso , che vi manca la conoscenza personale e reciproca tra gli abitanti; dal punto
di vista economico dovrebbe essere un insediamento nel quale gli abitanti vivono di proventi
derivanti da attività industriali e commerciali, infine deve essere un insediamento mercantile e
possedere un governo e una giurisdizione propria; Weber distingue poi le città in città di produttori,
di consumatori, di commercianti e di rurali e contrappone il cittadino moderno al cittadino
dell'Antichità , che era tale proprio per il fatto di possedere un lotto di terreno che lo nutriva e in cui
le città somigliavano perlopiù a grandi fortezze autonome al loro interno.
Seguono le diverse esemplificazioni di tipi ideali di città descritti nelle opere di Pirenne in
particolare in ' Le città del Medioevo‟ , egli concentra l'attenzione sulla nascita di un nuovo ceto di
mercanti insediatisi nei borghi esterni alle città castellane; '' Storia dell'Utopia‟ di Mumford, in cui
si afferma come la 'casa di campagnà e la 'città industrialè fossero diventate le utopie dell'età
moderna che rinnovarono il mondo secondo la loro immagine, a cui sarebbe succeduta la
'Megalopolì dell'età contemporanea; la 'Città- Giardino ' di Ebezener Howard , che fu il primo ad
ideare un modello di città da realizzare daccapo e a promuovere l'idea di una convivenza civile tra i
due contesti urbano e rurale in modo da ottenere i vantaggi dell'uno e dell'altro; i suoi esperimenti di
Letchworth e di Welwyn tradirono però ben presto le sue aspettative Seguono i contributi di
Sorokin P. e Zimmermann C. sulla sistematizzazione di una sociologia urbana e rurale con il
volume ''Rural urban Sociology'' e '' The social Mobility'' in merito ai mutamenti delle attività
economiche e occupazionali delle società urbane e furono sempre loro ad affermare il concetto di
'rural -urban continuum', poi sviluppato dai loro successori; inoltre affermavano che un ulteriore
differenziazione delle comunità urbane dalle comunità rurali conduceva ad una maggiore
differenziazione e stratificazione sociale,e in cui ,il tipo di relazioni per individuo erano diverse sia
quantitativamente ( in città erano numericamente maggiori per la maggior estensione territoriale e
la maggiore mobilità) che qualitativamente ( in città ,si trattava di relazioni perlopiù impersonali , di
breve durata, più complesse e differenziate e contemporaneamente più standardizzate ,
meccanizzate per l'influenza livellatrice delle esigenze di massa e superficiali, ma in cui l'individuo
dipende sempre più dalla comunità di interessi di cui è parte integrante).
Tra le ricerche sociali con metodo empirico nell'Europa dell'Ottocento si possono citare il
descrittivismo empirico di Engels sulle condizioni di vita delle classi sociali nel corso della
rivoluzione industriale in ''Le condizioni della classe operaia in Inghilterra‟ nel 1844 e la ''Questione
delle abitazioni '' del 1881 in cui si fa riferimento alle condizioni abitative ed insediative dei
quartieri poveri e brutti di Manchester e Londra e ai cambiamenti introdotti dalla rivoluzione
industriale :dalla decomposizione dell'umanità in monadi , alla guerra per il possesso dei mezzi di
produzione, alla formazione di un precariato relegato nei quartieri operai sorti numerosi e
ammassati nelle malsane periferie contrapposto alla ricca borghesia residente nelle ville della
campagna circostante; gli studi di Booth C. sulla vita e il lavoro degli abitanti di Londra,che imputa
le cause di povertà alla disoccupazione , alle malattie e alla morte del capofamiglia , ricerca che
venne inserita tra le Social Survay in vista di interventi sociali . Le Play descrisse invece il conflitto
tra classi e generazioni proprio dei contesti urbani e in cui si intravedeva una soluzione a tali
problemi nel ripristino della stabilità in famiglia, come premessa all'equilibrio della società.Un
ulteriore filone di ricerca riguarda gli studi di ecologia umana,e i contributi da essa forniti in merito
agli aspetti di distribuzione e caratterizzazione spaziale. I principali esponenti sono da rintracciarsi
in Burgess e Park . Il primo elaborò uno schema ideale di sviluppo tendenziale radiocentrico della
città a partire dal quartiere commerciale ed evidenziò due tendenze contrapposte: la convergenza
dei trasporti locali ed esterni verso il centro commerciale e un processo di ridistribuzione che
ricollocava gli individui secondo la residenza e secondo basi economiche e culturali omogenee ma
trascurava l'importanza della stratificazione sociale e politica .
6
Hoyth, affermava che in realtà lo sviluppo urbano non avveniva per cerchi concentrici ma in forma
stellare e per settori, seguendo le principali vie di comunicazione;venne elaborato inoltre il concetto
di ' area naturalè ,coniato da Galpin , che riconosceva l'esistenza di aree coese e vitali rispetto alle
aree amministrative e che venne poi ripreso da molti esponenti della scuola di Ecologia umana, tra
cui L. Wirth, che identificò un importante indicatore dei confini di tale aree , nel valore economico
dei terreni,espressione del processo competitivo ed è ancora a lui che si deve il punto di arrivo della
sociologia urbana ,con il suo saggio sull'urbanizzazione come forma di vita .Sempre riprendendo il
concetto di 'area naturalè ,Shaw mise in evidenza come le percentuali di criminalità fossero
inversamente proporzionali alla distanza dal centro, sia pure con alcune deviazioni da questo
modello particolare e scoprendo come queste aree fossero caratterizzate da deterioramento fisico ,
disintegrazione culturale e dell'organizzazione di vicinato, finendo anche per far corrispondere
determinate aree delinquenziali a determinati tipi di delinquenti.
La città viene vista dagli esponenti dell' Ecologia umana come un prodotto della cultura umana e
non solo un'unità ecologica e geografica, tuttavia tutta questa organizzazione sorta per rispondere ai
bisogni dei suoi abitanti, una volta formata si impone su di essi come un brutto fatto esterno per poi
plasmarli secondo il disegno e gli interessi che esso incorpora.
Nonostante i numerosi studi non si è ancora giunti ad un corpus sistematico di teorie sociologiche
della città. Le approssimazioni più vicine ad una teoria sistematica dell'urbanesimo si trovano in un
saggio '' Die Stadt'' di Max Weber e in un articolo di Park R. '' The city: suggestions for he
investigations of Human Behaviour in the Urban Enviroment''.
Un contributo di un approccio psico-sociale ai problemi della città viene da Simmel G., un
sociologo tedesco,in un saggio del 1902 , '' la metropoli e la vita mentale‟ , in cui mette in relazione
l'economia monetaria con il predominio di un atteggiamento intellettualistico , per effetto
dell'intensificazione delle stimolazioni nervose,senza privilegiare l'uno aspetto rispetto all'altro e
imputandone le cause alla quantità di persone, alla prossimità in cui si trovano , all'incessante
movimento degli individui e al continuo mutamento della massa. Hellpach W., dal canto suo ,
riprende alcune teorie di Simmel e descrive quelle caratteristiche psichiche principali dell'uomo
urbano , quali la fretta, la vigilanza, l'alienazione,il livellamento di temperamento in perenne
tensione con il soggettivismo. Mentre Riesman parla del carattere eterodiretto del cittadino, in tempi
più recenti , Z. Bauman definisce l'uomo post-moderno come un ''vagabondo‟, un giocatore , un
individuo senza meta . H. Chombart de Lauwe pone invece la sua attenzione allo studio delle città
satelliti, ai nuovi quartieri, conseguenza dell'evoluzione dei bisogni e delle aspirazioni e dei valori :
da un lato, afferma , si assiste ad un movimento di centralizzazione che provoca un' alta
concentrazione, per effetto della moltiplicazione dei rapporti sociali e dello scambio di idee, le
migrazioni verso le città, dall'altro lato, tale concentrazione crea disordini.
I nuovi quartieri sono il prodotto di una deconcentrazione inevitabile del nucleo urbano quando si
raggiunge una densità troppo alta: da un lato sorgono in modo semi-spontaneo, case individuali che
finiscono per prolungare i tempi di spostamento, e nuovi complessi residenziali che cercano di
rispondere in manera affrettata alla crisi degli alloggi, dall'altro lato, il governo cerca di far fronte
alle nuove esigenze attraverso programmi di costruzione in serie dove far alloggiare il maggior
numero di persone , in fabbricati costruiti in pochissimo tempo e caratterizzati dall'assenza di
attrezzature commerciali e culturali ,dei valori simbolici che accentuano l'isolamento sociale e un
aumento del tempo di assenza da casa.
Oggi l'architettura post-moderna rifiuta lo zoning rigido mentre mira alla mescolanza ed
integrazione di funzioni e gruppi sociali, affidando la progettazione ad una pluralità di architetti.
In un saggio di G. Elia si parla del ruolo fondamentale che svolge la tecnologia nella struttura fisica
e sociale degli insediamenti attraverso nuovi modi di vivere ,di lavorare , di convivere al loro
interno:stimola la flessibilità dei processi produttivi, estende la rete delle relazioni sociali,sollecita
la mobilità geografica, incide sui modi di vita e di pensiero,fino ad affermare il nuovo concetto di
rete e promuovere una 'cultura della qualità.
Al tempo stesso la tecnologia è stata finora la responsabile numero uno nella congestione delle città
attraverso, in particolar modo, il sistema dei trasporti: dapprima strade più agevoli, poi allargate e
finanziate in parte da tasse e tributi imposti alla proprietà rivaluta ,da cui ne conseguì uno
sfruttamento più intensivo per l'alto valore dei terreni e l'annullamento del miglioramento ; quanto
vale per il sistema stradale è valido a maggior ragione per i sistemi di trasporti meccanici come la
7
ferrovia sotterranea od elevata che se da un lato hanno procurato nuove aree ai confini della città,
dall'altro hanno addensato l'affollamento al centro; in aggiunta a questi mezzi di congestioni
vennero realizzati sistemi di trasporto verticali, gli ascensori, che ebbero come risultato una
congestione edilizia. La congestione si fa sentire sotto forma di impaccio di movimento e
insufficienza di spazio, anche l'automobile che in origine portava con sé la promessa di movimento
rapido e di libertà , si è ridotto per il fatto della congestione al passo zoppicante di un pedone che
vacilla.
Durante l'ultimo secolo i costi dei servizi tecnici necessari alla congestionata esistenza
metropolitana sono stati in continuo aumento con una spesa sproporzionata rispetto alle rendite e
alle entrate per i municipi stessi senza considerare il disagio psicologico del cittadino costretto a
trascorrervi buona parte della sua giornata .
Ad oggi le realtà urbane sono interessate da grandi processi di espansione che suscitano nuovi
problemi di organizzazione della vita e del benessere degli abitanti, è noto infatti come un aumento
della popolazione o della mobilità possano produrre eccessivi aumenti di delitti, pazzie , disordini ,
corruzione e suicidi , che si configurano come indici approssimativi di disorganizzazione sociale.
Al numero elevato di abitanti si associano infatti maggiori variazioni individuali,meccanismi di
competizione, mancanza di mutua conoscenza e una segmentazione delle relazioni umane con un
accento utilitaristico; all'aumento di densità si associano invece un aumento della differenziazione e
specializzazione sociale.La densità , il prestigio, il valore del terreno, la salubrità, l'accessibilità,
l'assenza di rumore, fumo e sporco determinano la desiderabilità delle varie zone della città come
luoghi di insediamento per diversi gruppi della popolazione; il lavoro, il reddito, l'etnia, lo stato
sociale, le consuetudini, i gusti, i pregiudizi determinano invece la distribuzione in stanziamenti più
o meno distinti.
Le caratteristiche più evidenti perchè si possa parlare di contesti urbani sono poi: l'elevato numero
di donne rispetto agli uomini , la presenza notevole di immigrati direttamente proporzionale alla
grandezza delle città, la presenza di una più elevata percentuale di soggetti in età lavorativa, il
declino del tasso di natalità,una percentuale di mortalità di poco superiore a quella della campagna,
la sostituzione di contatti secondari ai contatti primari per il trasferimento di attività industriali
educative e ricreative ad istituzioni specializzate al di fuori della casa, nuclei familiari più piccoli ,
una maggiore interdipendenza , poichè non vi è alcun bisogno umano che non sia stato sfruttato dal
commercio e la costituzione di numerosi gruppi e associazioni per far valere i propri interessi.
Anche il tipo di uso del suolo,dei mezzi di trasporto e comunicazione, il valore delle aree, degli
affitti e proprietà insieme alle caratteristiche urbane sopracitate influenzano e sono influenzati dal
modo di vita urbano.
1.4) Dall'utopia della città ideale e del funzionalismo alla pianificazione partecipata
Negli anni '50 le trasformazioni strutturali della complessa società contemporanea impongono agli
architetti un drastico cambiamento di direzione nella progettazione.
La rapida fase di industrializzazione e lo squilibrio determinato dai processi di urbanizzazione,
come la differenziazione sociale, la segmentazione e l'urto dei bisogni crescenti, rivoluziona il
ruolo del progettista che si pone d'ora in poi come pubblico . Vi è l'entrata in scena di nuove masse
di cittadini che erano stati fino ad allora invisibili.
Nell' architettura moderna fallisce il tentativo razionalistico di una progettazione razionale sulla
base dei bisogni umani , ridotti a bisogni biologici e comunque standardizzati, in cui gli eventuali
rifiuti da parte degli abitanti ,possono essere risolti pedagogicamente, secondo Le Corbusier .
La smentita alla sua teoria , arriva quando gli abitanti di uno stabile realizzato a Bordeaux dallo
stesso Le Corbusier, modificano il progetto originale fino a renderlo irriconoscibile, o ancora ,come
nel caso di Hawthorne con il suo progetto per la costruzione di 33 edifici di 11 piani a St. Louis ,
realizzata tra il '51 e il '54 , ritenuta negli Usa come un'azione esemplare nel campo dell'edilizia
pubblica e come risposta ottimale ai problemi della committenza che invece fallì miseramente nel
degrado e nel'esperienza traumatica degli inquilini e fu poi abbattuto. Tramonta quindi ,il sogno di
trasformare il mondo attraverso l'architettura .
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