5
Per questo è necessario dire che la Regione Veneto, in accordo con la Provincia e il Comune di
Venezia, hanno redatto un Master Plan per la bonifica dei siti inquinati che, attraverso il
Magistrato alle Acque di Venezia, sta realizzando un muro di contenimento per le sponde dove
si trovano gli inquinanti che filtrano dai terreni e arrivano alle falde sotterranee, o direttamente
in laguna con l’erosione delle sponde e il rilascio da parte del terreno di inquinanti nelle acque
dei canali.
Soprattutto attraverso lo studio del Master Plan per la bonifica dei siti inquinati di Porto
Marghera , attraverso la comprensione delle politiche che lo Stato sta attuando per i problemi di
quest’area, ho guardato al presente cercando di capire il ruolo nuovo di Porto Marghera alla
luce degli interventi in atto.
Oltre ad una rinnovata strategia industriale per la chimica di base, soprattutto per quella a forte
impatto ambientale, credo che Porto Marghera debba partire dalla consapevolezza di queste
condizioni ambientali che la caratterizzano e dovrà riavvicinarsi con le realtà di Mestre e
Venezia, per ricostruire un legame solido con l’intera realtà veneta; non essere più, quindi un
luogo integralmente inquinato e pericoloso per l’ambiente e per l’uomo, da confinare e
chiudere nella sua realtà, ma un luogo che si integri con le realtà ad essa vicine attraverso
politiche di pianificazione miranti ad una riconversione sia ambientale che funzionale.
6
1. IL RISCHIO AMBIENTALE
1.1 - Introduzione al concetto di Rischio
Il concetto di rischio è intrinseco alle problematiche presenti a Porto Marghera. Essendo un sito
altamente inquinato, si è sviluppato su di esso, da parte delle persone, il concetto di “luogo
rischioso”, luogo che fa scattare, di conseguenza, la percezione del rischio per l’ambiente e
quindi per le persone.
I rapporti tra i rischi ambientali e la nostra società oggi è molto forte in quanto i temi
ambientali hanno acquisito un posto molto stabile nelle agende dei governi.
Si può collocare l’esplosione del dibattito sui rischi ambientali all’inizio degli anni ’70 , quando
cominciarono anche a formarsi le prime attività volte a analizzare, valutare e gestire vari rischi
ambientali e con la promulgazione di norme, leggi e decreti, la creazione di centri di ricerca,
conferenze, seminari, dibattiti e pubblicazioni1.
Di seguito, quindi, si da una breve descrizione generale di rischio analizzando il concetto e
facendo riferimento soprattutto alla percezione del rischio e del suo livello di accettabilità, per
poi entrare nello specifico del rischio ambientale dovuto ai siti inquinati facendo riferimento ai
provvedimenti legislativi presi dallo Stato Italiano per questa problematica ambientale.
1.2 - La caratterizzazione del rischio
Caratterizzare il rischio vuol dire farne una descrizione accurata in rapporto ai circostanze in
cui opera, ossia:
- determinarne le tipologie,
- determinarne le modalità di misurazione e rappresentazione,
- stabilire i criteri di accettabilità
1.2.1 - definizione di “rischio”
Il termine rischio deriva dal latino reseculare o resecare, tagliare o più precisamente tagliare le
onde navigando all’indietro, in modo pericoloso.
1
De Marchi,Pellizzoni, Ungaro, 2001, Il rischio Ambientale, Il Mulino, Bologna, p. 69
7
Nel linguaggio comune, rischio è spesso usato come sinonimo di probabilità di una perdita o di
un pericolo, ma ancora oggi la definizione di rischio non è ancora del tutto consolidata, in
quanto è un concetto che viene interpretato in modo diverso a seconda della chiave di lettura
che viene adottata.
Si può però affermare che il concetto di rischio è connesso con le aspettative umane, e l’idea di
rischio accettabile varia al variare del contesto sociale e culturale delle persone; possiede quindi
un significato soggettivo. Il significato soggettivo del rischio è condizionato dal contesto
sociale ed economico, dal livello di istruzione, dalla formazione tecnica, dai convincimenti di
natura morale o etica, dall’età, dal sesso, e dal carattere di ciascuno .
Nel concetto di rischio convivono due componenti, che sono la probabilità di accadimento
dell’evento negativo e l’entità del danno temuto.:
▪ R = f (P, S) 2
R = Rischio
P = Probabilità di accadimento
S = Severità delle conseguenze
Con il termine “rischio” o “scenario di rischio” (R) si intende un pericolo3 potenziale
quantificato in termini di probabilità di accadimento (P) e di severità delle conseguenze
dell’evento (S); mentre uno scenario di rischio e’ costituito dalla concatenazione dei seguenti
elementi secondo uno sviluppo temporale che va dall’istante (to) all’istante (t1):
▪ pericolo potenziale (hazard) (to) => causa (trigger) => effetto (t1) 4
Si può affermare, però, che l’attenzione della gente si concentra quasi esclusivamente
sull’entità del danno potenziale, mentre la maggiore o minore probabilità di accadimento non
rappresenta il parametro di maggior peso nella valutazione della situazione di rischio5.
2
www.unindustria.bg.it
3
Si definisce “pericolo” (o Hazard) un potenziale di perdita. Esso rappresenta una minaccia potenziale a persone, ai beni e
all’ambiente.
4
www.unindustria.bg.it
5
Andreoli V., Caglioti L., Carlone C., Clemente G. F., Fantini B. Grandolfo M, Ippolito F., Luik J. C., Marino C., Mauro
F., Oliverio A., Padovani L., Pistella F., Skrabanek P., Vitali E. D. (1994), Pericoli e paure. La percezione del rischio tra
allarmismo e disinformazione, Marsilio Editore, Venezia. p. 14
8
Per analizzare un rischio, e quindi arrivare alla sua conoscenza e alla possibilità di avviare
politiche di mitigazione o eliminazione del rischio stesso, è necessario
- classificarlo,
- valutarlo e stimarlo,
- rappresentarlo.
1.2.2 - classificazione, stima e rappresentazione del rischio:
Il rischio viene sempre valutato nei confronti di un bersaglio, facendo riferimento alle cause
possibili che possono implicare la sua manifestazione in danno, con lo scopo di individuare e
stimare le conseguenze che possono sorgere (danno potenziale). In base a questa procedura di
valutazione e stima del rischio, si possono distinguere tre tipologie generali di rischio6:
- rischio sanitario-ecologico (che si basano principalmente sui bersagli per cui il rischio
viene preso in considerazione e studiato);
- rischio fisico-chimico (che fa riferimento alle cause che possono comportare un rischio);
- rischio letale-subletale (che rimanda alle conseguenze che il danno conseguito dal
rischio può implicare);
Considerato che le cause e le probabilità di accadimento sono molteplici e non del tutto note, la
stima del rischio si può misurare (e quindi classificare e rappresentare) adottando standard e
convenzioni universalmente riconosciute, che rendano univoca la lettura e la comprensione, o
valutando la “accettabilità del rischio” (attribuendo a questo un giudizio7 del tipo :
- rischio r inferiore a 1/1.000.000 , considerato insignificante e non viene intrapresa
alcuna azione di ripristino;
- rischio r compreso tra 1/1.000.000 e 1/1.000 , cioè la necessità di azione di ripristino;
- rischio r superiore a 1/1.000 , cioè l’azione di bonifica è sicuramente necessaria),
oppure studiando la percezione del rischio, che implica l’assegnazione a questo di un “peso”.
Successivamente si passa alla combinazione dei parametri di stima che portano alla fase
successiva, cioè quella riguardante la rappresentazione del rischio. Questa avviene
convenzionalmente attraverso tre principali forme di presentazione:
6
www.image.unipd.it
7
Francia C. 2002, op. cit. p. 31
9
- gli indici di rischio
- il rischio “puntuale”
- il rischio “diffuso”.
Questi parametri non sono equivalenti, ma si sceglie quello più adeguato in base agli obiettivi
dello studio, al tipo di utente a cui sono rivolte le rappresentazioni dei dati e quindi al tipo e alla
qualità della comunicazione, e alla possibile necessità di presentazioni “comparative”8 .
Gli indici di rischio sono costituiti da singoli valori numerici e sono generalmente presentati
sotto forma di tabelle. Questi vengono utilizzati soprattutto quando c’è la necessità di fare un
paragone con obiettivi di sicurezza, che possono essere fissati per raffronto con rischi di altra
natura a cui la popolazione è comunque esposta. Il loro uso è però limitato in quanto non
esistono criteri assoluti di tollerabilità del rischio espressi in termini ad essi congruenti, inoltre
hanno scarsa risoluzione analitica e ridotto contenuto informativo rispetto ad altri tipi di misura
del rischio.
Il rischio puntuale è espresso dal valore di frequenza o di probabilità con cui, in un certo punto
di un’area geografica, si può verificare il danno di riferimento (morte di un individuo,
superamento di una concentrazione di riferimento, etc.). Il rischio puntuale include la natura del
danno subito, la probabilità che il danno venga subito e il periodo di tempo nel quale il danno
può realizzarsi. Il rischio puntuale può essere stimato in diversi modi, tra cui:
- il rischio locale, riferito ad un bersaglio presente in modo permanente in un determinato
punto e privato delle possibilità di fuga o di protezione nel punto considerato.
- Il rischio individuale riferito ad un bersaglio che si trova presente discontinuamente in
un determinato punto e con capacità di mettere in atto misure di protezione per la sua
incolumità.
La rappresentazione di questi due valori è fatta tracciando sulla carta topografica dell’area delle
curve a rischio costante dette “curve di isorischio”, oppure disegnando “profili di rischio”.
Le curve di isorischio sono curve che uniscono punti geografici con uguale “valore” di rischio
(cioè la frequenza attesa di accadimento di un evento in grado di provocare uno specifico tipo
di danno) e ciò indipendentemente dal fatto che vi sia meno la presenza di individui in quel
8
in alcuni casi può essere opportuna una rappresentazione comparativa dei risultati dello studio con quelli di altre
valutazioni di rischio.
10
particolare punto. In particolare le curve isorischio permettono un’efficace visualizzazione
della situazione degli eventuali obiettivi particolarmente vulnerabili presenti nell’area (pozzi
per estrazione di acqua, falde, ospedali, scuole, luoghi ad elevato affollamento, ecc.).
Figura 1. Rappresentazione di una curva di iso-rischio. I valori espressi esprimono la probabilità di accadimento
del danno di riferimento in un fissato intervallo di tempo, generalmente espresso in anni9.
I profili di rischio costituiscono una semplificazione rispetto alle curve iso-rischio, tuttavia, la
loro utilizzabilità è soggetta a due condizioni che ne possono limitare la pratica applicazione: la
sorgente di rischio deve avere dimensioni trascurabili rispetto alle distanze in gioco (sorgente
puntiforme) e la distribuzione del rischio deve essere indipendente dalla direzione considerata.
In particolare, quest’ultima condizione è difficilmente raggiunta nel caso in cui tra gli incidenti
considerati vi siano dispersioni di vapori, i cui effetti sono fortemente direzionali e pertanto
legati alla distribuzione statistica dei venti oppure al trasporto di inquinanti in falda.
Il rischio diffuso rappresenta una misura del numero di persone o di una specie che, nella loro
globalità, possono essere soggette ad un danno specifico per causa di un incidente. In genere
questo tipo di descrizione si utilizza per il rischio sanitario. Esso è indipendente dalle
coordinate geografiche, ma richiede inoltre precisi dati demografici dell’area come la tipologia
della popolazione, o della presenza di bersagli particolarmente vulnerabili.
La sua rappresentazione può avvenire principalmente con le curve F-N o con gli
istogrammi I-N.
9
Fonte : www.image.unipd.it, Caratterizzazione del rischio di siti contaminati.
11
Nelle curve F-N sono riportati i valori della Frequenza F annua cumulata con la quale si può
verificare un evento in grado di causare un danno di entità uguale o maggiore ad N. Gli
istogrammi I-N, mostrano la popolazione suddivisa in classi diverse ognuna caratterizzata da
un diverso intervallo di livello di rischio individuale.
Figura 2. Rappresentazione di una curva Frequenza (F) e numero di persone coinvolte (N)10.
1.2.3 - accettabilità del rischio
Il livello di rischio accettabile è il costo che si è disposti a sostenere a fronte di alcuni eventi
indesiderati, e questo dipende:
- dal danno probabile;
- dai vantaggi direttamente conseguibili;
La valutazione della accettabilità generale del rischio può avvenire attraverso quattro principali
metodi:
- l’analisi “rischio-costo-beneficio”, che primo si basa sulla analisi costi/benefici corretta
con un termine negativo che rappresenta il rischio.
- le “preferenze rivelate”, dove si esegue una indagine di opinione sui principali attributi,
positivi o negativi dell’oggetto da valutare, e le preferenze (dette “preferenze rivelate”),
adeguatamente misurate e standardizzate, sono usate come indicatori soggettivi di
accettabilità. Il problema di questo metodo è riconoscere questi attributi, per il fatto che
non tutti gli aspetti sono importanti per la determinazione del rischio percepito, e,
10
Fonte: www.image.unipd.it, Caratterizzazione del rischio di siti contaminati.
12
inoltre, non è possibile basare la valutazione del rischio su uno solo di questi. Un modo
pratico e semplice per determinare la loro rilevanza è appunto quello di chiedere ai
soggetti coinvolti (tramite questionari o simili strumenti) di esprimere la loro
convinzione su alcuni argomenti; le preferenze mostrate dalle persone, dette appunto
“preferenze rivelate”, se adeguatamente misurate e standardizzate, possono essere usate
dall’analista nella procedura di valutazione come degli indicatori soggettivi.
- le “preferenze espresse”, che si basa su indici geologici, biologici, eccetera, tratti da casi
studio e letteratura scientifica. Generalmente ci si riferisce a valori di riferimento
internazionali.
- gli standard naturali, cioè il metodo più adottato proprio perchè si basa su valori di
riferimento standard internazionali. Gli standard ambientali si basano sulla
combinazione di probabilità ed entità del possibile danno, definendo così una soglia di
rischio accettabile.
E’ in genere riferito al rischio individuale o al rischio sociale, e correla la soglia di
tollerabilità del rischio alla miglior tecnologia disponibile.
L’accettabilità del rischio, però dipende principalmente dalla sua percezione :
Figura 3. Schema riassuntivo delle caratteristiche dei due differenti rischi.
RISCHIO
PERCEPITO
IPOTESI NON CERTE VALUTAZIONI
PERSONALI
RISCHO
OGGETTIVO
IPOTESI CERTE VALUTAZIONI
PROBABILISTICHE
13
1.2.4 - percezione del rischio
L’accettabilità del rischio dipende strettamente dalla sua percezione, o meglio, dalla percezione
di un pericolo. Rischio e pericolo non sono però sinonimi perchè mentre il pericolo è legato ad
una valutazione personale del possibile danno, e quindi alla paura di subirlo, il rischio è la
stima del pericolo stesso, ossia la determinazione dell’effettiva possibilità di accadimento di
conseguenze negative di un qualunque evento. Da cui la distinzione tra “rischio percepito” e
“rischio oggettivo”.
Un importante fattore di amplificazione del rischio è la proiezione all’esterno dell’individuo di
una situazione rischiosa; se un rischio che si vive individualmente può riguardare la famiglia o
la comunità di cui si fa parte, allora scattano dei meccanismi di forte amplificazione, per cui in
una situazione collettiva viene percepito il dovere di minimizzare con i propri comportamenti le
situazioni di rischio .
La protezione della vita nei confronti di pericoli esterni fa parte della costituzione genetica di
tutti gli esseri viventi, e da milioni di anni l’uomo mette in opera una varietà di tecniche per
controllare gli eventi ambientali, naturali o artificiali.
La paura, invece, è un meccanismo biologico di difesa e la percezione del rischio è un modo
per rendere accettabile il pericolo e vincere la paura. La paura, però, non è l’indicatore assoluto
del pericolo, perchè “a volte i rischi non raggiungono nemmeno la sfera della percezione”11 .
L’ “accettazione del rischio” dipende soprattutto dalle caratteristiche intrinseche della persona,
in particolare il livello culturale e la posizione sociale, possono giocare anche un ruolo
fondamentale. L’informazione sui rischi è un elemento che può facilitare l’accettabilità di
questi, ma non stravolgerla; infatti informazioni aggiuntive (anche dettagliate) sul rischio non
sempre mutano la sua percezione iniziale da parte della popolazione interessata. Infatti, è stato
rilevato che spesso l’atteggiamento di una persona avversa al rischio è da mettere in relazione
con la sua proiezione di valori positivi/negativi sull’oggetto da valutare.
La percezione del rischio può dipendere oltre che dalle caratteristiche dell’individuo specifico,
anche dalle caratteristiche del potenziale danno.
11
Andreoli V., Caglioti L., Carlone C., Clemente G. F., Fantini B. Grandolfo M, Ippolito F., Luik J. C., Marino C., Mauro
F., Oliverio A., Padovani L., Pistella F., Skrabanek P., Vitali E. D., 1994, op. cit. 1994, Pericoli e paure. La percezione del
rischio tra allarmismo e disinformazione, Marsilio Editore, Venezia. p. 7
14
Per esempio, se analizziamo l’Ottocento, i cambiamenti nei profili demografici delle
popolazioni dei paesi industrializzati, in particolare la caduta dei tassi di mortalità, hanno
modificato profondamente la percezione del rischio, mentre l’aumento della sensibilità rispetto
ai problemi legati al rischio è una novità della seconda metà del ‘900.
L’evoluzione della società dalla fase pre-industriale a quella post-industriale ha portato a
profonde modifiche socioeconomiche che hanno avuto conseguenze anche negli atteggiamenti
della pubblica opinione di fronte ai problemi del rischio ambientale; una volta soddisfatti i
bisogni primari e raggiunto il migliore tenore di vita, i valori sociali sono progressivamente
cambiati12.
Infatti fino alla seconda guerra mondiale il dibattito riguardava esclusivamente i tecnici, mentre
dopo la rivoluzione tecnologica, quest’ultima ha fatto percepire nuovi rischi per la salute e per
la vita differenti da quelli presenti e percepiti in precedenza. Questa novità ha determinato una
sensibilità particolare nei confronti dei rischi legati alla produzione industriale, come l’energia
nucleare, le radiazioni, l’inquinamento ambientale e l’utilizzo di nuovi prodotti chimici. Nelle
società postindustriali la qualità dei beni assume maggiore importanza rispetto alla quantità13.
La percezione dei rischi relativi ai problemi ambientali è fortemente influenzata
dall’atteggiamento sociale, oltre che dai comportamenti del singolo individuo; entra quindi in
gioco in modo importante nella fase di valutazione del rischio e di accettazione di valori
tollerabili.
Affinché la percezione del rischio ambientale sia congruente con il rischio oggettivo, sono
necessarie una serie di misure. Innanzitutto «serve quella che viene definita cultura del rischio,
che deve partire dalla scuola, [...] e in secondo luogo serve un’azione formativa credibile e
continua sui rischi e sulla loro valutazione [...]. Il terzo punto fondamentale è che l’azione
informativa non deve essere “a senso unico”, dalla fonte di informazione al pubblico, ma deve
12
Nelle società preindustriali e industriali, infatti, le attese maggiori della pubblica opinione erano legate allo sviluppo
economico e quindi alla disponibilità di beni e prodotti di largo consumo.
13
In questa fase acquistano sempre più valore la cultura, l’informazione, l’ambiente e il tempo libero. Si richiedono infatti
una migliore qualità della vita piuttosto che un semplice innalzamento del bene economico. La difesa dei valori naturali e
ambientali gioca in questo contesto un ruolo centrale nella società.
15
prevedere il coinvolgimento della popolazione creando un sistema interattivo che favorisca il
colloquio»14.
L’inquinamento ambientale, in particolare, che viene percepito come rischio ambientale, deve
essere definito in base a dati scientifici, e deve essere alla base di politiche di prevenzione
ambientale, nonché del comportamento dei singoli individui e della società civile nel suo
complesso.
1.3 - Siti inquinati e rischio ambientale
Per rischi ambientali si intendono quegli eventi che possono causare danni agli ecosistemi, con
ripercussioni, cioè sulla flora, sulla fauna e sulle componenti ambientali in generale, fino a
minacciare direttamente anche la specie umana. Per quanto la loro gravità sia rilevante, spesso
risultano difficilmente analizzabili, in quanto non è sempre individuabile il rapporto causa-
effetto.
La consapevolezza ormai raggiunta circa l’esistenza di tali rischi e le conseguenze economiche
dei danni prodotti ha indotto l’uomo a porre maggior attenzione alle conseguenze economiche
delle proprie azioni sull’ambiente e ad applicare sempre più in questo campo i principi
dell’analisi del rischio.
Tra i rischi ambientali si distinguono il rischio ecologico ed il rischio sanitario.
Per rischio ecologico si intende un effetto avverso sull’ambiente causato da attività umane ed è
il processo che valuta la probabilità che un determinato evento avverso possa accadere o stia
accadendo; tale effetto è espresso come stress su una matrice ambientale15.
Il rischio sanitario ha,invece, come obiettivo di indagine gli effetti sull’uomo.
L’analisi può distinguere gli effetti di un evento pericoloso in un determinato punto ipotizzando
la potenziale presenza di un uomo (rischio puntuale o individuale), oppure considerare gli
effetti negativi sulla popolazione presente sull’area di studio (rischio diffuso o collettivo).
14
Andreoli V. et alii (1994), op. cit. p. 104
15
Con il termine avverso si intende un’alterazione delle caratteristiche strutturali e funzionali del sistema ecologico che si
sta esaminando.