5
INTRODUZIONE
La capillare presenza cinese nel continente africano è ormai un dato
di fatto. Una politica di partnership innanzitutto economica, finita
sotto i riflettori solo recentemente, con molte zone d’ombra e
perplessità soprattutto da parte degli osservatori esterni, che temono
per una nuova “trappola del debito”. Intanto però le economie
africane crescono, anche grazie all’arrivo dei cinesi.
Pechino considera i Paesi africani, le loro ricchezze e gli spazi che
le loro economie offrono come una priorità per gli interessi cinesi.
La Cina è disposta ad investire, a prestare, a condonare e ad
intervenire di persona in Africa come forse nessun altro Paese è
pronto a fare in questo momento.
Non c’è settore produttivo o Paese africano che sfugga
all’attenzione cinese, fatta eccezione per quegli Stati che non
riconoscono la Cina Popolare e che ancora intrattengono relazioni
bilaterali solo con Taiwan.
Quest’ultimi, tuttavia, sono solo cinque (Gambia, Sao TomØ e
Principe, Swaziland, Burkina Faso e Malawi) su cinquantaquattro:
una percentuale minima.
Tutti gli altri, da nord a sud e da est ad ovest, sono per un motivo o
per l’altro partner della Cina, la cui economia in continua crescita
ha bisogno delle immense ricchezze naturali africane per nutrirsi, a
iniziare dalle fonti energetiche, e di un immenso bacino
commerciale su cui riversare i suoi manufatti.
Petrolio da Angola, Sudan e Nigeria, cotone da Benin, Togo, Mali e
Camerun, legname da Guinea Equatoriale, Gabon e Liberia, cobalto
dalla Repubblica Democratica del Congo, platino, oro e diamanti da
6
Zimbabwe e Sudafrica, uranio dal Niger: sono questi alcuni dei
prodotti che dall’Africa partono in direzione Cina
1
.
In cambio, il continente riceve un flusso in continuo aumento di
manufatti cinesi, che hanno ormai invaso i mercati e le case di
molte parti del continente, e grandi investimenti in infrastrutture,
dalle dighe e impianti idroelettrici alla realizzazione di oleodotti
strade e ferrovie, dalle telecomunicazioni alla costruzione di stadi e
palazzi statali
2
.
L’Africa è affascinata dai cinesi, dai loro dollari, dalla rapidità con
cui decide e agisce.
Affascina e convince capi di Stato e governi, mentre delude la
povera gente.
Non è piø un’offensiva quella cinese, è una vera e propria invasione
che ha spiazzato Stati Uniti ed Europa che, ormai, sono in una
posizione di subalternità, costrette a rincorrere Pechino.
Sembra che l’Occidente stia regalando il continente nero a Pechino
su un piatto d’argento.
Ormai si parla di “Cinafrica” o di “Africa Gialla”.
Serge Michel e Michel Beuret scrivono che “l’ingresso della Cina
sulla scena africana potrebbe rappresentare, per Pechino,
l’occasione per raggiungere il rango di superpotenza mondiale,
capace di miracoli sia nel proprio territorio che nelle zone piø
ingrate del pianeta. E per l’Africa, rappresenta forse l’opportunità
di quella rinascita tanto attesa sin dalla decolonizzazione degli
anni Sessanta, l’occasione finalmente arrivata, il segnale che nulla
sarà piø come prima”
3
1
Irene PANOZZO, La caccia grossa di Pechino in Africa, http://www.mwinda.it, 2008.
2
Ibidem.
3
Serge MICHEL e Michel BEURET, Cinafrica. Pechino alla conquista del continente nero, Il
Saggiatore, Milano, 2009.
7
I rapporti commerciali tra Cina e Africa sono aumentati in maniera
esponenziale negli ultimi anni, tanto che ormai il gigante asiatico è
diventato l'esempio di come il Terzo Mondo possa sfidare con
successo la maggiore potenza economica mondiale: gli Stati Uniti.
Dalla cooperazione economica ad una nuova fase di colonialismo, il
salto è breve.
Questa tesi vuole appunto analizzare il fenomeno dell’invasione
cinese in Africa.
Nel capitolo 1 verrà analizzata la storia cinese dall’800 ad oggi,
descrivendone il quadro politico attuale: questo farà comprendere la
“cornice” in cui si svolgono i fatti di cui si parla.
Nel capitolo 2 si entrerà nel vivo della tesi e verranno sviscerati tutti
gli aspetti della conquista cinese dell’Africa, analizzando
l’argomento in questione in modo completo.
Nel capitolo 3 si passerà “dal generale al particolare”, analizzando i
casi piø significativi dell’invasione cinese riguardanti singoli Paesi
africani.
Nel capitolo 4, infine, si comprenderà meglio la visione occidentale
dello sbarco della Cina in Africa e, cosa molto importante, verrà
analizzato come la Cina vede l’Occidente.
8
CAPITOLO 1
Storia della Cina dall’800 ad oggi e quadro politico
attuale
1.1 Introduzione
Iniziamo la nostra tesi ripercorrendo la storia della Cina.
La storia cinese abbraccia diversi millenni, tuttavia, ai fini del
nostro lavoro, sarà bene analizzare solo gli avvenimenti accaduti
dall’800 fino ai nostri giorni (tranne nel caso del paragrafo 1.6.3 in
cui partiremo dal 1700 e del paragrafo 1.6.5 in cui cominceremo la
nostra analisi dal 1500), selezionando i piø importanti e attinenti al
nostro lavoro.
Suddivideremo quindi tale periodo (dall’800 ad oggi) in cinque
parti distinte, che saranno nell’ordine: dal 1800 ai primi del ‘900,
dal 1921 (nascita del Partito Comunista Cinese) al 1927, dal 1927 al
1937 (il decennio di Nanchino), dal 1937 al 1949 (anno della
proclamazione della Repubblica Popolare Cinese), dagli anni ’50 ai
nostri giorni.
A questo punto mostreremo il quadro politico attuale in cui si trova
oggi la Cina analizzando il caso di Taiwan, il caso del Tibet,
l’ingresso cinese nel WTO e i rapporti attuali con l’Occidente (che
avremo modo di approfondire in parte anche nel capitolo 4
1
)
1
Anche se nel capitolo 4 ci si soffermerà soprattutto sulla visione occidentale dell’invasione
cinese in Africa, mentre nel paragrafo 1.6.5 esamineremo, seguendo un percorso storico, la
visione generale dell’Occidente nei confronti della Cina.
9
Illustreremo la storia della Cina poichØ sicuramente, per
comprendere un popolo, bisogna innanzitutto conoscere la sua
storia
2
.
1.2 Dal 1800 ai primi del ‘900
2
Mentre l’Europa già nel XIX secolo, grazie al formidabile sviluppo
dovuto alla rivoluzione industriale, aveva raggiunto una
considerevole potenza economica e militare, che la portò ad una
rapida espansione, la Cina dello stesso periodo stava attraversando
una progressiva fase di stagnazione, se non di involuzione, così che
il conflitto tra le due civiltà (orientale e occidentale) divenne presto
inevitabile.
Già agli inizi del 1820 una profonda crisi economica e monetaria,
esasperata dall’importazione e dalla massiccia distribuzione illegale
dell’oppio, sconvolse profondamente la Cina soprattutto nelle sue
regioni meridionali, causando notevoli sacche di miseria, una
diffusa mortalità, disordini sociali ed una conseguente migrazione
verso le aree meno popolate del Paese.
Le ripetute ribellioni sociali provocarono una progressiva
militarizzazione dello Stato, che si diffuse soprattutto in quelle aree
dove piø si era radicalizzato il dominio dei signorotti locali, che
durò addirittura sino all’avvento al potere dei comunisti nel 1921.
2
Per scrivere questo capitolo sono state utilizzate le seguenti fonti: Paul S. ROPP, L’eredità
della Cina, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1994; Maria WEBER,
Rapporto Cina, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1995; Sergio TICOZZI,
Il tao della Cina oggi, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1998, Jacques
FERNET, Il mondo cinese, Einaudi, Torino, 1978, Federico RAMPINI, Il secolo cinese,
Mondadori, Milano, 2005; Federico RAMPINI, L’ombra di Mao, Mondadori, Milano, 2006;
Guido SAMARANI, La Cina del Novecento, Einaudi, Torino, 2008; Helwig SCHMIDT-
GLINTZER, Storia della Cina, Mondadori, Milano, 2005.
10
Intorno al 1840 la Gran Bretagna, all’epoca potenza imperiale per
eccellenza, per garantirsi la penetrazione commerciale nel Paese,
attaccò la Cina.
Ebbe così inizio la Prima Guerra dell’oppio
3
, che si concluse nel
1842 con la stesura dei “Trattati ineguali” a Nanchino che
contemplarono la cessione agli inglesi di Hong Kong (vedi
paragrafo 1.6.2) a cui seguì la concessione forzata di nuovi
insediamenti territoriali stranieri a Shanghai ed in altre grandi città
portuali cinesi
4
.
Tra il 1850 ed il 1870 la profonda condizione di miseria presente
nel mondo contadino, esasperata da una forte diminuzione delle
risorse, resa ancor piø evidente dal forte aumento demografico,
scatenò una grande ondata rivoluzionaria nella società agraria
cinese.
Nelle città, come nelle campagne, si costituirono numerose società
segrete (come la Società dell’Osservanza, la Triade, la Picche
Rossa, il Loto Bianco, i Nian ecc.) che proliferarono rapidamente
reclutando tra le loro fila un numero sempre crescente di poveri ed
emarginati.
Contemporaneamente si sviluppò, grazie ai missionari occidentali,
un importante processo di cristianizzazione, prima ancora
dell’apertura della Cina verso il mondo esterno.
3
Il pretesto di cui si avvalse il governo inglese per dare inizio alla prima guerra dell'oppio
furono le misure attuate dal funzionario cinese Lin Tse-hsu, per impedire l'ingresso in Cina di
20.000 casse di oppio indiano, che commercianti inglesi tentavano di introdurre di
contrabbando nel Paese.
4
La Cina fu inoltre costretta ad aprire cinque porti esclusivamente per il commercio con la
Gran Bretagna, riservandole tariffe preferenziali, concessioni commerciali estese due anni dopo
a Stati Uniti e Francia.
11
Tra il 1856 ed il 1860 ebbe luogo la Seconda Guerra dell’oppio
5
,
che si concluse con l’occupazione di Pechino da parte delle truppe
inglesi e francesi e l’incendio del Palazzo d’Estate dell’Imperatore.
Come ritorsione alla sua legittima reazione, oltre al dover subire
l’espansionismo coloniale e pagare i danni di guerra, la Cina
dovette concedere il diritto di residenza agli occupanti nella stessa
capitale.
Tra il 1858 ed il 1860, con i trattati di Tientsin e di Pechino,
l’Impero cinese fu costretto a rilasciare nuove importanti
concessioni e a pagare consistenti indennità di guerra alle potenze
straniere; di conseguenza la sua economia, da sempre
prevalentemente agricola, ne risentì significativamente,
determinando uno stato di grave crisi economica, soprattutto nella
Cina meridionale, che ebbe come ulteriore ripercussione la
concentrazione delle terre nelle mani dei grandi proprietari terrieri.
Intanto il processo di colonizzazione portato avanti dagli Stati
imperialisti occidentali proseguiva senza sosta.
La Cina, che da sempre si trovava interamente circondata da popoli
barbari, dovette così subire l’onta della conquista e della sua
spartizione da parte delle potenze imperialiste.
5
Essa fu provocata dall'assassinio di un missionario francese, seguito, nell'ottobre del 1856, dal
fermo a Canton di un mercantile cinese battente bandiera inglese (l'Arrow) accusato di
contrabbando. Interessati a ottenere ulteriori concessioni, inglesi e francesi sfruttarono la
circostanza per occupare nuovamente Canton (1857) e altre località.
12
Durante la Prima guerra sino-giapponese del 1894-95, combattuta
per il controllo della Corea
6
, l'esercito giapponese guidato da
ufficiali professionisti sconfisse facilmente l'esercito Beiyang
7
, che
allora era la miglior forza militare che la Cina potesse mettere in
campo.
Il Giappone, forte della clausola di nazione piø favorita
8
, come le
altre Potenze occidentali iniziò a sua volta a costruire fabbriche sui
territori occupati, dando così inizio al periodo della “battaglia delle
concessioni”
9
.
La disfatta cinese subita ad opera del Giappone e l’occupazione
straniera screditarono le “politiche di autorafforzamento” che erano
state introdotte in quegli anni allo scopo di risollevare
economicamente il Paese e creare una forte flotta ed un potente
esercito.
Alla fine dell’800, in alcune delle principali città della Cina
10
, si
sviluppò una nuova classe sociale intermedia, che andò a costituire
un nuovo ceto borghese.
6
La Corea, governata dalla dinastia Yi, era di fatto sotto la sovranità della vicina potenza
cinese; ciò che divenne oggetto di scontro tra il partito dei conservatori, filocinese, e quello dei
riformisti, che prendevano invece a modello il nuovo Giappone Meiji.
7
Potente forza militare creata dal governo della Dinastia Qing alla fine del XIX secolo.
L'esercito Beiyang ebbe un ruolo fondamentale nella politica cinese per almeno un trentennio e
alcuni sostengono fino anche al 1949.
8
Nell'ambito del diritto internazionale, è la procedura secondo cui i Paesi contraenti si
impegnano ad accordare ai prodotti/beni provenienti da un paese estero condizioni doganali e
daziarie non meno favorevoli di quelle già stabilite negli accordi commerciali con un altro
Paese terzo.
9
in questo periodo la Cina conserva la sovranità delle aree date in concessione ma rinuncia
temporaneamente all’esercizio dei poteri sovrani. Le concessioni sono amministrate dalle
potenze europee come fossero territori coloniali.
10
Pechino, Shanghai, Canton ed altri centri della costa orientale.
13
Alcuni importanti funzionari governativi, vari rappresentanti del
nuovo ceto borghese e parte della classe intellettuale, promossero
un tentativo di rinnovamento amministrativo e sociale che sfociò,
nel 1898, in una serie di provvedimenti ufficiali, le cosiddette
“Riforme dei Cento Giorni”
11
, che furono promulgati
dall’imperatore Guangxu
12
nel tentativo di modernizzare l’Impero.
Tali riforme si conclusero però con un nulla di fatto, soprattutto per
la reazione di alcuni gruppi conservatori, dietro i quali si celava la
volontà dell’imperatrice madre Cixi
13
, che aveva giudicato lo spirito
rinnovatore troppo radicale ed avverso alla tradizione cinese.
Nello stesso periodo (fine ‘800-inizio ‘900) i contadini costituirono
un movimento armato organizzato contro gli stranieri e diedero il
via a disordini ed agitazioni mirate, note come la “Rivolta dei
Boxer”
14
del 1898-1900, che ebbero l’approvazione della Corte.
I Boxer erano i componenti di una società segreta originaria della
provincia dello Shandong che si dimostrò particolarmente ostile
all’invasione straniera.
Nel 1900 i Boxer, col sostegno dell’imperatrice reggente Cixi,
provocarono una gigantesca sollevazione popolare contro gli
stranieri
Le rivolte causarono la cosiddetta “Guerra dei Boxer”, dichiarata
dagli Stati imperialisti contro la Cina al fine di domare il
movimento xenofobo.
11
Le nuove disposizioni furono elaborate e raccolte in quaranta editti imperiali che videro la
collaborazione di personalità politiche riformiste di grande rilevanza culturale, come Kang
Youwei, Liang Qichao ed altri importanti uomini di pensiero.
12
Fu il decimo imperatore della Cina appartenente alla dinastia Qing. Il suo regno durò dal
1875 al 1908.
13
Zia del penultimo imperatore Qing, costituì un esempio concreto di doppiezza, corruzione,
crudeltà e seduzione, ma dimostrò anche di possedere un notevole senso dello Stato e grande
intelligenza nell’uso del potere politico che le consentì di destreggiarsi abilmente tra le
continue pressioni dei gruppi conservatori e di quelli riformisti, riuscendo a rimanere al potere
sino alla caduta dell’Impero.
14
I membri dei cosiddetti “Boxer” praticavano il pugilato e le arti marziali e rifiutavano l’uso
delle armi, nella convinzione che la boxe e gli amuleti posseduti li avrebbero resi invincibili.
14
I Boxer riuscirono all’inizio a conquistare Pechino, ma la reazione
delle potenze occupanti fu altrettanto dura e si concretizzò con
l’intervento di una forza congiunta composta dalle truppe di otto
Paesi stranieri: Francia, Germania, Regno Unito, Giappone, Stati
Uniti, Italia, Russia e Austria-Ungheria.
La rappresaglia contro i Boxer fu durissima: Pechino fu devastata e
saccheggiata, i palazzi reali furono distrutti e migliaia di cinesi
furono giustiziati.
L’imperatrice fu costretta a firmare il cosiddetto “Protocollo dei
Boxer” che impose al Paese nuove condizioni vessatorie, il
pagamento di una rilevante indennità di guerra, la cessione delle
dogane e la concessione alle truppe straniere del diritto di residenza
nel quartiere delle legazioni.
La Cina divenne così sempre piø succube delle Potenze straniere
vincitrici e l’imperatrice reggente Cixi fu obbligata ad avvicinarsi al
programma di modernizzazione del Paese che era sostenuto anche
dalla componente politica riformista.
Tra il 1901 ed il 1911 nella Cina imperiale si susseguirono alcuni
tentativi di instaurare un sostanziale processo di riforma, ma ciò
non fu sufficiente ad arginare il rafforzamento dei movimenti
d’opposizione nazionalisti e repubblicani.
All’inizio del Novecento, infatti, numerose insurrezioni armate
scoppiarono nel Paese, ma tutte furono prontamente domate e
fallirono miseramente.
15
Poco dopo la conclusione del conflitto col Giappone, l’esule
politico cinese Sun Yat-sen
15
, fondò a Tokyo il Movimento
Rivoluzionario Repubblicano, che nel futuro si sarebbe trasformato
nel Partito del Guomindang, Partito Nazionalista o GMD, col fermo
obiettivo di intensificare l’attività sovversiva ai danni del regime
imperiale.
1.3 La nascita del Partito Comunista Cinese (PCC)
Il Partito Comunista Cinese (PCC) nacque nel 1921, non a seguito
di una scissione, come i Partiti Comunisti europei, ma per diretto
influsso della Rivoluzione d'ottobre
16
.
¨ stato ed è uno dei grandi protagonisti della storia e della politica
cinese.
Il PCC nasce in uno dei momenti piø difficili per la Cina, messa in
ginocchio dall'imperialismo occidentale e giapponese e minacciata
dalla disgregazione politica e dal potere di vari signori locali.
Proprio nella protesta che si sviluppò contro l'imperialismo
giapponese si può vedere l’input politico che avrebbe portato alla
sua costituzione.
15
Egli Iniziò la sua attività politica a Hong Kong, dove si era laureato in medicina, nel 1894,
facendosi promotore di una rivoluzione democratica e nazionalista contro la dinastia Manciø
che allora governava la Cina.
16
In URSS, nell’Ottobre 1917, le Guardie Rosse occuparono i punti-chiave della capitale,
dando poi l'assalto al Palazzo d'Inverno (dove i ministri del governo furono arrestati) e da lì
annunciarono il passaggio del potere in mano ai bolscevichi. Venne a costituirsi così lo Stato
comunista.
16
All’epoca della nascita del PCC, la posizione dell’Internazionale
comunista
17
per quanto riguarda i Paesi colonizzati, che fu fatta
propria dai cinesi, chiedeva ai nascenti partiti comunisti di cercare
l’alleanza con la borghesia nazionale per affrontare la lotta per
l’indipendenza.
La rivoluzione comunista, si pensava, doveva essere preceduta da
una rivoluzione democratico-borghese, che avrebbe spazzato via
ogni residuo di feudalesimo e gettato le basi di un’economia
moderna.
Inevitabilmente questa posizione portò alla ricerca di un accordo
con Sun Yat-sen che, nel 1917 a Canton
18
, aveva organizzato un
proprio governo e rimesso in piedi il suo partito, il cosiddetto
Guomindang.
L’autorità centrale, infatti, andava scomparendo dopo la morte di
Yuan Shikai, il primo presidente della Repubblica di Cina che
aveva cercato senza successo di farsi proclamare imperatore.
Le stesse potenze straniere si trovarono in difficoltà nell’imporre la
propria volontà a un governo che non esisteva piø.
La Cina lentamente divenne succube dei cosiddetti “Signori della
guerra o Warlords”, governatori militari indipendenti che
disponevano di risorse e armate proprie
19
.
Sia i comunisti che Sun Yat-sen volevano porre fine a questo stato
di cose.
17
Col termine Internazionale comunista vengono identificate le organizzazioni che, a livello
mondiale, hanno coordinato l'attività politica dei partiti operai.
18
Città della Cina meridionale, capoluogo della provincia del Guangdong.
19
Per un approfondimento sui Warlords e sugli eventi che li videro protagonisti, cfr Jacques
Fernet, Il mondo cinese, Einaudi, Torino, 1978.
17
Tra il 1921 ed il 1927 il Partito Comunista ed il Guomindang,
passato sotto la guida di Chiang Kai-Shek
20
, fecero fronte unito
contro i Signori della Guerra allo scopo di riunificare il Paese.
1.4 Il decennio di Nanchino (1927-1937)
Nel 1927 Chiang Kai-Shek consolidò il suo potere e sconfisse i
Warlords.
Egli spostò quindi la sede del nuovo governo a Nanchino
21
(che
divenne così anche la nuova capitale cinese), dopo aver represso la
rivolta di Shanghai attuata dal partito comunista locale e dall'ala di
sinistra del suo stesso partito.
Fu il segno piø concreto della rottura coi comunisti: Chiang Kai-
Shek, aiutato da capitali e consigli stranieri e favorito dalla morte
della carismatica figura di Sun Yat Sen, cominciò ad attaccarli
senza tregua.
Tra il 1934 e il 1935, guidata da figure prestigiose come Mao
Zedong, Zhou Enlai
22
, Lin Biao
23
e Zhu De
24
, i cinesi comunisti
portarono a termine la “Lunga marcia”, ovvero l'attraversamento
della Cina da Sud a Nord per sfuggire alle truppe di Chiang Kai-
Shek.
20
Militare e politico cinese. Figlio di mercanti dello Zhejiang, durante gli studi militari in
Giappone aderì alla Tongmenhui di Sun Yat sen, ma condusse anche speculazioni finanziarie e
stabilì rapporti con militaristi del sud e con le società segrete di Shanghai.
21
Il nome Nanchino (Nanjing), significa "capitale del sud"; questo perchØ essa è stata capitale
dell’impero cinese anche dal III al VI secolo e per alcuni periodi anche nei secoli X, XIV e
XV. Essa assunse il nome di Nanchino nel 1421.
22
Esponente di spicco del movimento comunista cinese. Giocò un ruolo-chiave nella
stipulazione della nuova alleanza stretta con il Guomindang per opporre un fronte comune
all'invasione giapponese della Manciuria (1936).
23
Statista e rivoluzionario cinese. Militare di carriera nelle fila dell'esercito del Guomindang,
iscrittosi al Partito comunista cinese nel 1925 quando, due anni dopo, Chiang Kai-Shek diede
inizio alle epurazioni dei militanti comunisti entro il movimento nazionalista, egli disertò con il
suo reggimento e si unì agli uomini di Mao Zedong.
24
Generale cinese. Iscrittosi al Partito comunista nel 1922,
.
con Mao Zedong fondò l'Armata
Rossa, rimanendone ininterrottamente a capo sino al 1955.