9
I mormoni furono i primi colonizzatori di una gran parte
dell’Ovest
5
; nello Utah essi non furono soltanto i primi pionieri
ma sono, al presente, la grande maggioranza della popolazione.
Nel loro cuore considerano l’Ovest la loro patria esclusiva,
preparata per loro dalla Provvidenza del Signore, e il suo
paesaggio si connette intimamente con la loro coscienza e si
identifica col loro passato. La loro composizione etnica è il
risultato di un miscuglio degli originari ceppi americani, da cui
vennero i loro primi aderenti, con i convertiti di origine europea
– inglesi, scandinavi per lo più – che vennero a raggiungerli
nell’Illinois nella prima metà del XIX secolo e nello Utah nella
seconda metà dello stesso secolo
6
.
Dopo essere divenuti un gruppo omogeneo e perfettamente
assimilato essi mostrano di possedere un alto grado di
autocoscienza ed esibiscono delle caratteristiche speciali,
riconosciute sia da loro stessi, sia dai loro vicini, chiamati «
gentili ». Da questa loro terra, l’influenza dei mormoni si è estesa
5
Cfr. O’Dea Thomas, I Mormoni, trad. it., Firenze 1961, p. 9.
6
Cfr. O’Dea Thomas, I Mormoni, trad. it., cit., p. 10.
10
fino a superare i confini degli Stati Uniti. Dal loro seno uscirono
personaggi di primaria importanza nella vita pubblica, nelle
scienze e nella letteratura, sia negli Stati Uniti sia in ambito
internazionale
7
.
Soltanto per ricordare alcuni di questi personaggi
menzioniamo il senatore, nonché apostolo nella gerarchia
mormone, Reed Smoot, eletto nel 1902 e uno dei padri del
protezionismo americano; il miliardario J. W. Marriott, fondatore
dell’omonima catena di alberghi; e ancora, David Kennedy,
ministro del Tesoro con Richard Nixon alla Presidenza degli
Stati Uniti d’America
8
.
Chi sono, dunque, i mormoni? Quali le loro credenze? E
come venne a crearsi questa denominazione religiosa?
Nell’analisi che ci apprestiamo a presentare cercheremo di
chiarire simili quesiti compiendo la scelta metodologica di
concentrarci sulla storia e sulla dottrina del ramo principale del
mormonismo, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi
7
Cfr. O’Dea Thomas, I Mormoni, trad. it., cit., p. 10.
8
Cfr. Introvigne Massimo, Le Nuove Religioni, Milano 1989, p. 95.
11
Giorni con sede centrale a Salt Lake City, Stato dello Utah – la
denominazione principale e largamente maggioritaria fra quelle
che si richiamano al Libro di Mormon – non riservando più di un
rapidissimo cenno alla storia, peraltro interessante, dei gruppi
scismatici che se ne sono separati.
Ci soffermeremo ad analizzare la nascita del mormonismo,
un movimento religioso originato dall’esperienza e dalle vicende
di Joseph Smith, elencando poi i filoni principali in cui il
movimento mormone si è scisso alla morte del fondatore, pur
rimanendo nella sua grande maggioranza, come già sappiamo,
concentrato in un’unica organizzazione.
Questa tesi intende inoltre affrontare l’argomento di studio
esclusivamente su un piano scientifico che mentre presenta
fenomenologie e descrizioni – non disgiunte da tentativi di
spiegazione e di ricerca delle cause – evita giudizi, critiche o
risposte che muovano dal punto di vista specifico della teologia
cattolica.
Nella nostra analisi abbiamo preso in esame fonti primarie e
secondarie, fonti in lingua originale e traduzioni in italiano.
12
Tenterò in questa sede una ricostruzione quanto più rigorosa
possibile della storia e delle dottrine del movimento preso in
esame, il che implica un’analisi critica delle fonti.
Un problema che complica il compito di colui che si avvicina
a questi studi è quello della terminologia. Fino al Concilio
Vaticano II (11 ottobre 1962) molti studiosi cattolici parlavano di
setta per indicare qualunque gruppo religioso operante al di
fuori della Chiesa cattolica
9
, comprendendo così sotto il più
generico concetto, appunto, di setta sia l’eresia, sia lo scisma
10
. In
anni più recenti questo uso particolarmente ampio del termine
setta è stato abbandonato a beneficio di un termine più adeguato
alla natura di questi movimenti, denominazione religiosa
minoritaria.
Col tempo però il termine è andato sempre più caricandosi
di un significato peggiorativo, quando non diffamatorio. I
modelli proposti dai sociologi sono modelli che prendono in
9
Cfr. Koenig Franz, Dizionario delle Religioni, Roma 1960, p. 886, Sette; per la Chiesa
cattolica è setta qualsiasi comunità cristiana grande o piccola che si separa da essa
rifiutando la fede (eresia) o l’ubbidienza (scisma).
10
Cfr. AA.VV., Enciclopedia Cattolica, 12 voll., Città del Vaticano 1948-1954, XI vol.
1953, p. 868, Società Proibite (sètte).
13
esame il divenire dei gruppi nella storia; a tal proposito il
sociologo tedesco Ernst Troeltsch (1865-1923) spiega che il
gruppo rimane setta finché conta su un numero limitato di fedeli,
in cui tuttavia non esistono o quasi membri passivi (tutti sono
attivi e missionari); crescendo, diventa invece chiesa quando
costruisce intorno al primitivo nucleo di fedeli attivi un gruppo
più largo di fedeli passivi che, nonostante gli sforzi in contrario,
diviene rapidamente maggioritario. Secondo queste teorie Gesù
e i suoi primi discepoli avrebbero costituito un culto, trasformato
poi in setta grazie soprattutto a San Paolo, e quindi divenuto
chiesa ai tempi di Costantino, una volta accettato dalla società
circostante. Il criterio del rapporto con la società diventa infatti
decisivo nelle teorie che si ispirano alla moderna teoria della
devianza: i movimenti religiosi rimangono culti o sette finché sono
percepiti come devianti dalla maggioranza degli affiliati; quando
riescono a farsi accettare – magari rivedendo o abbandonando le
dottrine meno facilmente tollerabili dalla società (l’esempio
confacente alla nostra analisi è l’abbandono ufficiale della
poligamia nel 1890 da parte dei mormoni) – la teoria ci dice,
14
diventano chiese. Tali criteri però trascurano quasi totalmente gli
elementi dottrinali e – attraverso la sociologia della devianza –
rischiano di introdurre l’opinione della maggioranza come
nuova ortodossia. Il rischio è che venga definito setta qualunque
gruppo non accettato dalle maggioranze sociali. Inoltre questi
criteri richiedono un faticoso lavoro di adattamento quando si
tratta di studiare gruppi le cui situazioni sociali sono ben diverse
da un paese all’altro: i mormoni, ad esempio, non sono più
percepiti come un gruppo deviante o marginale negli Stati Uniti
d’America, ma non è così nei paesi del resto del mondo dove
costituiscono una ridotta minoranza. È sicuramente difficile dire
che i teologi cattolici o gli esperti di ecumenismo siano d’accordo
nel proporre una distinzione univoca fra comunità e chiese, da
una parte, e dall’altra sette e culti
11
.
Rimangono degni di nota i criteri per identificare i gruppi
cristiani che partecipano al movimento ecumenico adottati dal
Consiglio Mondiale delle Chiese e simili del resto a quelli
11
Cfr. Troeltsch Ernst, L’assolutezza del Cristianesimo e la storia delle religioni (1902-
1912), Brescia 2006, p. 46.
15
proposti dal Concilio Vaticano II nella Unitatis redintegratio (21
novembre 1964). In base a tali criteri partecipano al dialogo
ecumenico le comunità che riconoscono la Trinità e Gesù Cristo
come Signore e Salvatore
12
. Si trova qui, finalmente, il criterio
sicuro per distinguere tra chiese e sette? Considerando che la
chiesa prevede un’organizzazione istituzionale e gerarchica – che
nella setta manca – tale criterio non ci aiuta a gettar luce
sull’interminabile processo di classificazione dei numerosi
movimenti religiosi e per di più non è applicabile ai gruppi non
cristiani. L’interpretazione dei dogmi trinitari e cristologici
permette certamente di escludere chi nega senza mezzi termini
sia la Trinità che la divinità di Gesù Cristo, come i testimoni di
Geova
13
, ma tutto si complica per quei gruppi che affermano di
mantenere tali nozioni interpretandole soltanto in un modo
diverso da altri, come i mormoni. In particolare, Signore e
Salvatore significa univocamente che Gesù Cristo è figlio di Dio
ed è egli stesso Dio? Per concludere si è inteso quanto sia
12
Cfr. Introvigne Massimo, Le Sètte Cristiane. Dai Testimoni di Geova al Reverendo
Moon, Milano 1990, pp. 18-19.
13
Cfr. Introvigne Massimo, Le Sètte Cristiane, cit., p. 21.
16
complicato trovare una terminologia che ben rifletta la questione
teologica e metta d’accordo tutti.
Tornando al nostro argomento di discussione, la Chiesa di
Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni – la denominazione
maggioritaria – è una Chiesa che gestisce i suoi oltre dodici
milioni di fedeli
14
sparsi in tutto il mondo con tutte le risorse
della tecnologia più avanzata svincolata com’è, ormai, dai
pregiudizi che un passato legato all’adozione della pratica della
poligamia le aveva assegnato. La Chiesa di Salt Lake City è una
delle realtà religiose in più rapida e sicura crescita; i mormoni
sono conservatori ma non troppo e questo assicura loro
prospettive di innegabile crescita.
14
Cfr. Centro Studi sulle Nuove Religioni, Le Religioni in Italia, Massimo Introvigne e
Pier Luigi Zoccatelli (sotto la direzione di), cit., p. 402.
17
II. LA STORIA
La storia delle origini del movimento non può che
confondersi con la storia di Joseph Smith (1805-1844), il suo
fondatore, futuro « Profeta, Veggente e Rivelatore »
15
.
2.1. IL FONDATORE, JOSEPH SMITH
Joseph Smith Junior - come si firmerà fino alla morte del
padre - nasce a Sharon, nel Vermont, Stati Uniti d’America, il 23
dicembre 1805 da Joseph Smith Senior (1771-1840) e da Lucy
Mack (1775-1856)
16
, discendenti entrambi da famiglie un tempo
benestanti ma rovinate dalle crisi economiche
17
. Proprio al fine
di ricercare la prosperità perduta la sua famiglia si trasferisce
continuamente da un villaggio all’altro; nel 1820, quando il
15
Cfr. Introvigne Massimo, I Mormoni, Vicenza 1993, p. 14.
16
Cfr. Per quanto riguarda le loro tendenze religiose sembra che i genitori di Joseph
Smith siano stati affiliati talora ai metodisti e talora ai presbiteriani, cfr. O’Dea
Thomas, I Mormoni, Firenze 1961, p. 16.
17
Cfr. Introvigne Massimo, I Mormoni, cit., p. 15.
18
giovane Smith ha quindici anni, la sua famiglia vive a Palmyra,
nella parte settentrionale dello Stato di New York
18
.
2.1.1. Il distretto incendiato
La zona dove va ad abitare la famiglia Smith viene definita
the burned-over district, « il distretto incendiato » dal fervore
revivalistico protestante
19
. Durante la prima metà del XIX secolo
gli Stati Uniti conobbero un grande revival religioso, all'interno
del quale si svilupparono movimenti molto diversi tra loro;
all’interno di questo clima culturale e religioso la novità che
emerse dai diversi movimenti di revival religioso fu la profonda
convinzione del prossimo ritorno di Gesù Cristo sulla Terra e la
diffusione di questo messaggio provocò un enorme fermento in
tutti gli Stati Uniti d’America.
Anche se non ha visto importanti revival la zona è stata
comunque teatro, in quegli anni, di ricorrenti manifestazioni di
entusiasmo religioso e straordinariamente feconda di nuove
18
Cfr. Introvigne Massimo, I Mormoni, cit., p. 15.
19
Cfr. Introvigne Massimo, I Mormoni. Dal Far West alle Olimpiadi, Torino 2002, p. 13.
19
correnti religiose
20
. All’incirca tra il 1825 e il 1850 lo zelo
dell’evangelismo di carattere sensazionale e le conversioni di tipo
emotivo infiammarono questa zona affibbiandole questo
soprannome; si doveva all’indole caratteristica della gente di
quella zona se tutto quello che toccavano giungeva agli estremi
21
. La scena americana era caratterizzata dallo spirito di
contraddizione, dall’entusiasmo e dall’espressione emotiva,
dall’antiautoritarismo, dall’anticlericalismo e dalla tendenza allo
sperimentare nuove idee teologiche. Queste tendenze
raggiunsero l’acme della loro espressione nel distretto bruciato
dove la sensibilità innata si stava immunizzando a quel tipo di
shock che accompagna le innovazioni religiose in comunità di
carattere più conservatore
22
.
La zona di origine dei mormoni era ad ovest dei monti
Catskill e Adirondacks, dove la popolazione era caratterizzata
dal fervore morale proprio degli yankee. Lo yankee che emigrava
era un riformatore e proveniva dalla Nuova Inghilterra
20
Cfr. Introvigne Massimo, I Mormoni, cit., p. 15.
21
Cfr. O’Dea Thomas, I Mormoni, cit., p. 22.
22
Cfr. O’Dea Thomas, I Mormoni, cit., p. 23.
20
occidentale – gli Smith erano nella Nuova Inghilterra dal 1638 –
dove una tendenza democratica nella politica si accompagnava
alla dissidenza religiosa e dove la serietà morale e l’emotività
religiosa mantennero vivo l’entusiasmo evangelico fin verso la
metà del XIX secolo. Fu qui che la prospettiva secolare,
grandemente aumentata dall’apertura del canale di Erie nel 1825
e la concomitante crescita della popolazione, spinsero
velocemente la società verso una maturità economica di carattere
preindustriale, basata sull’agricoltura e sul commercio. La città
dove viveva Joseph Smith, Palmyra, si trovava a dodici miglia a
nord di un importante distretto industriale e, dopo l’apertura del
canale di Erie, era divenuta il principale mercato di quella zona
23
.
2.1.2. Le circostanze in cui nasce il mormonismo
Per comprendere appieno le circostanze in cui nacque il
mormonismo, bisogna tenere presenti sia le condizioni religiose
23
Cfr. O’Dea Thomas, I Mormoni, cit., p. 17.
21
dell’epoca sia la particolare psicologia di quella gente. La parte
occidentale dello Stato di New York fu la scena della più intensa
agitazione religiosa che la nazione abbia mai visto, prima o
dopo. La religione aveva presto dato luogo all’indifferenza in
molte comunità americane dopo che era venuta meno la prima
generazione di colonizzatori e c’era così un gran numero di
persone non appartenenti ad alcuna Chiesa. Agli ostacoli creati
da questo livello religioso bisogna aggiungere le esperienze
sconvolgenti dell’emigrazione. Specialmente via via che la
colonizzazione procedeva verso occidente gli emigranti si
trovarono lontani dalle antiche remore culturali e si trovarono in
mezzo a un mondo selvaggio che era quasi una tabula rasa
24
.
Tutti questi fattori tendevano a un progressivo decadere
della vitalità religiosa. Questo decadimento provocò due
reazioni assai forti: dapprima si ebbe il Grande Risveglio verso il
1740 che venne, però, a scadere in breve tempo, e poi si ebbe il
24
Cfr. O’Dea Thomas, I Mormoni, cit., p. 18.
22
Secondo Grande Risveglio, che interessò la maggior parte dei
gruppi religiosi
25
.
Non era, forse, esistito mai un terreno più favorevole a
ricevere questi moti di risveglio religioso come la parte
occidentale dello Stato di New York perché gli yankee che vi
abitavano avevano portato con sé le basi di una religione
rinascente
26
.
Questa gente, stanca del calvinismo come religione degli
uomini d’affari e scevra da vecchie inibizioni, era pronta per
misurarsi con nuove esperienze religiose; certamente non era del
tutto diffidente ma aveva, ad ogni modo, necessità di prove
acquisite, con l’esperienza, di ogni idea e tali prove dovevano
essere comprensibili.
Ne risultava una struttura caratteristica che mescolava
curiosità, tenacia e scetticismo con la credulità, che combinava
l’individualismo tipico di queste persone col senso comunitario e
25
Cfr. O’Dea Thomas, I Mormoni, cit., p. 19.
26
Cfr. O’Dea Thomas, I Mormoni, cit., p. 20.