La centralità del concetto di al-wala' wa-l-bara' nellaformazione del pensiero salafita jihadista contemporaneo
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“ “L L’ ’u uo om mo o è è l l’ ’a an ni im ma al le e r re el li ig gi io os so o p pe er r e ec cc ce el ll le en nz za a. . N Ne el ll l’ ’o op pe er ra a s sa an nt ta a d di i s sp pi ia an na ar re e l la a v vi ia a d de el l p pr ro op pr ri io o f fr ra at te el ll lo o v ve er rs so o l la a f fe el li ic ci it tà à d de el l p pa ar ra ad di is so o, , h ha a t tr ra as sf fo or rm ma at to o i il l m mo on nd do o i in n u un n c ci im mi it te er ro o” ” ( (M Ma ar rk k T Tw wa ai in n) ) -1- PREMESSA 1 Per i nomi propri e per tutte le parole arabe citate nel testo e nelle note si è seguita la traslitterazione scientifica del sistema Pareja. 2 Nei casi in cui un termine o un nome arabo figura in una fonte secondaria, con traslitterazione non conforme a quella scientifica adottata nella presente ricerca, si è lasciata la grafia della fonte originale. Tale difformità si nota soprattutto nella citazione di autori anglofoni. Per i toponimi nel testo si è seguita, normalmente, la grafia italianizzata (ad esempio Iraq e non ‘Ir q, Beirut e non Bayr t). Tuttavia, quando questi toponimi vengono presi da un testo arabo, si è seguita la traslitterazione scientifica. Anche per Maghreb e Mashreq si è preferito lasciare la traslitterazione più corrente dei due termini, anziché quella scientifica di Ma rib e Ma riq che indicano rispettivamente l’Occidente (al-Ma rib ) e l’Oriente (al-Ma riq ) del mondo arabo. Per il termine ğih d (inteso come piccolo ğih d 3 o “guerra minore sulla via di Dio”), si è lasciata la traslitterazione comune non scientifica, ovvero jihad, tranne per i casi in cui il termine proviene da testi arabi o versi coranici; ne consegue che nomi derivati come jihadista, piuttosto che wahhabita o hanbalita, seguono tale traslitterazione non scientifica. La t ’ marb ah è indicata con h finale quando isolata e con t quando è in stato di annessione. 1 Camera D’Afflitto, Letteratura araba contemporanea, dalla nah ah ad og gi, Carocci editori, Roma, 2006, pag. 12-13. 2 Il font utilizzato per la traslitterazione scientifica è il Gentium Alt. 3 La parora ğih d significa letteralmente «sforzarsi» e si aggiunge, f sab li llah, «sulla via di Dio». Di fatto, nel Corano le prescrizioni sul ğih d mostrano una evoluzione cronologica da un’ampia tolleranza non violenta (per es., L, 45; CIX, 1-6 ecc.) a una guerra puramente difensiva (per es. XXII, 39-40) fino a prescrizioni molto più generali quali Cor. IX, 29. Infatti, si dice ğih d al-Akbar «lo sforzarsi ascetico sulla via di Dio» e ğih d al-A ar «guerra minore, sforzarsi combattendo sulla via di Dio». Bausani, L’Islam, Garzanti editori, Milano 2002, pag. 60. -2- Per la traduzione dei versi coranici, infine, si è fatto riferimento a quella di Alessandro Bausani in Il Corano, Biblioteca Universale Rizzoli, seconda edizione, 2007. -4- INTRODUZIONE La presente ricerca si prefigge lo scopo di analizzare dal punto di vista storico, testuale- esegetico e, infine, politico-strategico, il ruolo centrale che il concetto di al-wal wa-l-bar (la fedeltà e la rottura) ha progressivamente assunto nella formazione del pensiero salafita 4 jihadista contemporaneo. Dall’analisi diacronica del concetto al-wal wa-l-bar emerge che tale espressione, appartenente ad un registro ossidionale, è stata utilizzata dagli ulam hanbaliti 5 più autorevoli, come lo Šayh al-Isl m Taq al-D n Ab al- Abb s A mad Ibn Taymiyyah 6 , quale strumento di lotta contro qualsiasi forma di bida h (riprovevole innovazione) introdotta nell’ortodossia sunnita. 7 Di fatto, il suddetto concetto è stato impiegato nel corso della storia dell’Islam quale 4 Il termine deriva dal tentativo di riforma avviato alla fine del XIII secolo da Taq al-D n Ab al- Abb s A mad Ibn Taymiyyah (vedi sotto, nota 6), al fine di conciliare il patrimonio della tradizione religiosa con le nuove condizioni di vita moderna. Alla sua base si trova una ripresa in termini idealistici della città musulmana primitiva, attraverso l’insegnamento e le Vite dei «pii antenati», i Salaf, donde l’appellativo di salafiyyah che caratterizzerà le successive correnti fondamentaliste ispirate a questo progetto di «ritorno alle origini», attraverso l’esclusiva rivendicazione dell’autorità di Dio e del Profeta (Baffioni, C., Storia della filosofia islamica, Mondadori, Milano 1991, pag. 382). 5 Ma ahab (scuola giuridica) fondato da Amad Ibn anbal (m. 855) che operò inizialmente a Baghdad, in un periodo in cui la capitale dell’Impero abbaside veniva scossa da una profonda crisi religiosa caratterizzata dalla moltiplicazione delle eresie e dall’affermazione presso la corte abbaside della teoria mu tazilita. In tale contesto, la scuola hanbalita (le altre tre sono la scuola fi ita , la m likita e la anafita) propugnava un ritorno intransigente alle fonti (Corano e Sunna), le uniche in grado di salvare la ummah sempre più confusa e incerta (Filoramo, G., Islām, editori Laterza, 2007, pag. 117). Inoltre, ligio al massimo grado alla tradizione degli ad t , egli fu recisamente contrario all’uso dei ragionamenti filosofici nell’interpretazione della Rivelazione. Per questo, fu pesantemente perseguitato dai califfi mu taziliti (Cfr. Baffioni, cit., pag. 91). 6 Il più grande giurista e teologo hanbalita siriano, nato a arr n (Mesopotamia) il 22 gennaio 1263 e morto a Damasco il 26 settembre 1328. La sua opera più famosa, al-Siy sa al- ar iyya f i l al-r wa al-ra iyya (La politica conforme con la Legge divina per il bene comune del sovrano e dei sudditi), è databile tra il 1310 e il 1313. 7 Taqī al-Dīn Amad Ibn Taymiyyah, Iqti ā al- irā