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1. Introduzione
1.1. Articoli introduttivi
1.1.1. Estratto dall’ articolo “Cartolarizzazione e Credit Crunch”
-Fonte: Mercato Libero News - Pubblicato il 22 febbraio
2008
“”E’ ormai accettato da tutto il mondo con un minimo di ragionevolezza e buona fede (una
dimensione che esclude Krugman, Stiglitz e Greenspan) che il boom creditizio è stato
causato dall’aumento d’offerta monetaria operato dalla Federal Reserve lungo gli ultimi due
decenni. Ricordiamo che un’offerta monetaria lasca (bassi tassi d’interesse = cheap money)
incoraggia la domanda di credito di coloro che altrimenti non se lo sarebbero potuti
permettere (i clienti sub-marginali). Questi per definizione sono i piø rischiosi, perchØ quelli
a piø alto rischio di insolvenze. Ma ipotizziamo per un attimo che l’offerta monetaria fosse
rimasta costante. L’avvento di strumenti finanziari avanzati (la cosiddetta structured-
finance) ha portato strumenti per la gestione e il controllo del rischio quali ad esempio
le cartolarizzazioni (nella forma di mortgage-backed securities –MBSs-, collateralized
debt obligations –CDOs-, structured investment vehicles –SIVs, ABS, asset backed
securities ). Questi strumenti per definizione consentono di allargare la base dei crediti
concessi perchØ appunto il rischio viene gestito piø efficacemente. L’articolo sostiene
che l’introduzione delle cartolarizzazioni allarga la base oltre il limite dei clienti
marginali (quelli che che costituiscono la soglia di rischio di insolvenza). Qui sta il
“granchione”: si tratta di una congettura tutta loro il fatto che questo limite viene varcato. Chi
compra credito cartolarizzato, deve essere cosciente di ciò che compra, esattamente
come l’acquirente di un’auto di seconda mano. L’acquirente di titoli cartolarizzati è
tipicamente un investitore istituzionale.
…Tale acquirente avrebbe dovuto valutare con maggiore oculatezza l’acquisto tenendo conto
dei vari indicatori di rischio. Se le informazioni relative al rischio sono ambigue o assenti
(badate che qui sta il dibattito sulle cartolarizzazioni) è chiaro che l’acquisto diventa piø
rischioso, e quindi sconsigliabile. Ma ciò non rappresenta una giustificazione.
Ma chiediamoci come sarebbe possibile dare maggiore trasparenza. L’idea sarebbe quella di
avere un’informazione tracciata fra un portafoglio di prestiti originali (fonte di un flusso di
entrate future soggette ad un determinato grado di rischio) e lo strumento finanziario che gli
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rimpacchetta (la cartolarizzazione). Sembra un problema abbastanza banale, no? Qual’è
allora il motivo di tanto contendere fra i mercanti di …”cartolerie”? Il problema sta a monte,
cioè nel prestito stesso concepito in un regime di riserva frazionaria. Quando la banca
concede un prestito in regime di riserva frazionaria, rompe il link fra prestito e valore del
sottostante. A questo punto il valore del prestito diventa volatile, succube delle fluttuazioni
della moneta e fragile alle distorsioni del regime istituzionale bancario in qui questo si trova a
galleggiare. Poi il prestito viene risucchiato in una cartolarizzazione e rivenduto mescolato
assieme ad altri debiti con diversi gradi di rischio. Non e’ possibile ricostruire a ritroso il valore
effettivo del pacchetto cartolarizzato.
...Ma con le cartolarizzazioni di crediti concessi ai clienti sub-marginali tale
conseguenze vengono trasmesse a tutti coloro che hanno comprato e detengono gli
strumenti finanziari che derivano da tale credito. Possiamo ora rilassare l’ipotesi
introdotta in precedenza e reintrodurre la “turbolenza” indotta dall’inflazione monetaria
prodotta dalla banca centrale. La moneta si fa piø economica, la base si allarga ai potenziali
creditori sub-marginali, aumentando il rischio e mettendo quindi in moto la ricetta per le future
insolvenze ed i futuri default.In conclusione, le cartolarizzazioni non sono il problema, sono
strumenti venduti volontariamente fra privati in regime di rispetto dei contratti. Il problema è la
presenza della riserva frazionaria alla base della pila del credito; la sua presenza porta a due
gravi conseguenze:
1.rompe la connessione fra riserve reali e stratificazione del credito rendendo impossibile il
calcolo del valore degli strumenti ottenuti dall’operazione di cartolarizzazione
2. la purga della recessione, una volta che questa arriva, coinvolge non i prestatori che
hanno concesso il credito che causa malinvestment, ma coloro che hanno comprato
strumenti finanziari che derivano da una cartolarizzazione di tale credito.””
1.1.2. Estratto dall’ articolo “L’ingordigia origine della crisi” di
Antonella Olivieri - Fonte: il Sole 24 ORE - Pubblicato il
22 febbraio 2009
“”Bei tempi quando si frequentava la Borsa. Era un mondo vivo: era lì che si tenevano i contatti,
ci si incontrava, si scambiavano opinioni. Oggi che si parla attraverso i computer, è tutta un' altra
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cosa». Isidoro Albertini quest' anno compirà novant' anni, ma come tutte le mattine da piø di
mezzo secolo è alla sua scrivania. Attento come sempre a quanto succede sul mercato, anche
se da tempo ha lasciato l' operatività ai "giovani". Oggi ricopre la carica di presidente di Albertini-
Syz, naturale evoluzione dello studio dell' agente di cambio che forse piø di altri ha segnato la
storia di Piazza Affari.
……… Un' era, dunque, quella della globalizzazione dei mercati, che per oltre tre lustri ha vissuto
nell' esaltazione del mito americano. «Solo ora – ammette con rammarico Albertini – ci
accorgiamo che la decadenza è totale anche lì». Come è potuto succedere? Albertini non ha
dubbi: «L' ingordigia è alla base di tutto, una spinta che alla fine ha rotto gli argini». Provocando lo
sfracello della finanza che è sotto gli occhi di tutti. «Soros fa risalire l' inizio dei guai all' immediato
dopoguerra. Io sono piø propenso a pensare che l' errore sia stato piuttosto quello di
abbandonare la separazione tra banche d' affari e banche commerciali che era stata introdotta,
non a caso dopo il ' 29, con il Glass Steagall act. Queste banche universali erano diventate uno
strumento potentissimo, con rilevanza anche politica».
….Ma la droga che ha alimentato la bolla è stata «l' immensa liquidità che ha plagiato i mercati».
Ogni volta che il sistema entrava in crisi si iniettava un po' di liquidità, che alla fine, come una
droga, ha provocato assuefazione. Nel 2001 la prima potente dose da parte della Fed di Alan
Greenspan. «Qualcuno pensava che forse stava esagerando, ma nessuno si augurava che
chiudesse i rubinetti, perchè tutti avevano di che guadagnare dalla situazione – sottolinea – Le
banche, spinte dalla necessità di impiegare la liquidità, hanno fatto soldi con nuovi
strumenti che, col senno di poi, si sono rivelati dannosi. Le famiglie con la ricchezza finanziaria
sostenevano i consumi. E gli Usa si indebitavano con tutto il resto del mondo, creando uno
squilibrio mai corretto».
La bolla ha cominciato a spostarsi come una nube tossica. Dalle azioni agli immobili. «Per
aggiudicarsi i bonus, hanno venduto subprime, anche in Italia, persino a Comuni da 30
mila abitanti». Poi si è arrivati alle materie prime, partendo dal petrolio. «In pochi mesi le
quotazioni del greggio sono arrivate a 150 dollari al barile, per poi piombare a 35. Segno che
qualcosa non funziona. Il petrolio è una risorsa scarsa e qualche tensione sui prezzi è da mettere
in conto, ma non con oscillazioni di tale ampiezza». Quindi la bolla si è estesa ai succedanei
verdi, come la colza, persino il grano. «Una bolla questa che è scoppiata rapidamente, con
conseguenze però ancora tutte da valutare». Sulla Russia, per esempio, dove i grandi oligarchi
che hanno il controllo di settori chiave si sono trovati in difficoltà, mentre il rublo è finito sotto
pressione.””
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1.2. Crisi mondiale e crisi subprime: i punti di raccordo
Dal secondo semestre 2007 si sono manifestati i primi sintomi di quella che dalla fine del 2008 ad
oggi viene definita la peggiore crisi economica dal secondo dopoguerra. Date le proporzioni e
l’impatto che la congiuntura sfavorevole ha avuto e sta tuttora avendo nel mondo sia in termini di
impatto sull’economia finanziaria che sull’economia reale, alcuni studiosi hanno azzardato
persino un confronto con la crisi del 1929. Tuttavia:
• La crisi del ‘29 fu prima industriale e solo dopo finanziaria. Il sistema industriale piombò
nella spirale della sovrapproduzione (l' offerta divenne molto piø ampia della domanda) e,
conseguentemente, i profitti crollarono, molte aziende fallirono e il crollo in Borsa della
azioni non fu che una conseguenza di questo crac industriale;
• La crisi attuale segue un percorso opposto. E’ andata “in crac” prima la finanza, a causa del
crollo del castello di prodotti derivati agganciati ai mutui subprime statunitensi, per poi
impattare pesantemente sull' economia reale, in particolar modo sull' industria.
Molti economisti, infatti, sostengono che la crisi finanziaria in essere affonda le sue radici proprio
nei cambiamenti strutturali che hanno caratterizzato negli ultimi anni l’economia mondiale e in
particolare il settore finanziario stesso.
La crescita a livello globale, sostenuta in misura crescente dai paesi emergenti, si è accompagnato
ad un progressivo ampliamento degli squilibri e delle divergenze: ad una cronica carenza di
risparmi concentrata in alcune aree del mondo (in particolare Stati Uniti), è corrisposta una
crescente eccedenza in altre (soprattutto in Cina e negli altri paesi emergenti).
E’stato rilevato nel passato che squilibri macroeconomici simili hanno accompagnato spesso fasi
di rapido sviluppo; ma è anche doveroso sottolineare che simili situazioni di squilibrio sono state
sempre risolte dal sistema finanziario internazionale il quale, nell’esercizio della propria funzione
primaria, ha provveduto a raccogliere il risparmio là dove esso si era formato e ad incanalarlo
verso usi produttivi, in qualsiasi parte del mondo, diversificandone il rischio.
Alla luce di questa premessa, è doveroso completare l’analisi tentando di individuare i fattori
critici che convenzionalmente negli ultimi dieci anni hanno contribuito alla formazione della crisi
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finanziaria internazionale in essere. Gli stralci di articolo riportati a pagina 5-6-7 forniscono
elementi sufficienti a definire un perimetro di analisi, di seguito accuratamente sviluppato.
Mercati immobiliari
1. Il prolungato periodo di bassi tassi di interesse nominali e reali ha generato una forte
espansione del credito e degli aggregati monetari;
2. I premi al rischio nei mercati azionari, immobiliari, dei titoli di stato e delle
obbligazioni hanno raggiunto in diversi momenti un minimo storico.
L’unione di queste due componenti ha spinto i prezzi delle attività finanziarie e reali su valori
eccessivi e, a partire dall’anno 2000, il fenomeno si è manifestato in maniera particolarmente
acuta nei mercati immobiliari soprattutto in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti.
Qui:
• il rallentamento ciclico dell’economia;
• lo scoppio della bolla immobiliare e la conseguente inversione dell’andamento dei valori
immobiliari;
hanno portato ad un aumento drastico delle insolvenze, in particolare nel settore dei mutui
subprime.
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Fonte: Thomson Financial Datastream
Fonte: Thomson Financial Datastream
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Mercato prodotti strutturati
A partire dalla primavera 2007, le quotazioni dei prodotti strutturati, in particolare i titoli
cartolarizzati legati al mercato dei mutui statunitensi, hanno subito una sempre piø rapida discesa
e il loro mercato si è prosciugato.
Ciò ha generato difficoltà di finanziamento delle società emittenti prima e, a seguito del loro
inevitabile riassorbimento nel sistema bancario, delle banche stesse.
Fonte: Bloomberg
Sistema finanziario
Per quanto riguarda il sistema finanziario e, all’interno di esso, gli istituti bancari in particolare, si
è registrata una trasformazione rapida e profonda, accompagnata da una crescita senza precedenti
in termini di volume e numero di transazioni.
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Dal lato della domanda, si è assistito ad un aumento della quota di risparmio investita in prodotti
previdenziali e assicurativi a fronte del graduale invecchiamento della popolazione, mentre, come
sopra accennato, le condizioni favorevoli di accesso al credito hanno stimolato un forte aumento
della domanda dei mutui e di credito al consumo, anche nei confronti di soggetti con garanzie di
solvibilità inadeguate.
Dal lato dell’offerta, il processo tecnologico, la crescente integrazione dei mercati internazionali e
l’innovazione finanziaria hanno enormemente ampliato la gamma di prodotti e strumenti offerti e
le combinazioni possibili di rischio e di rendimento.
Sul piano internazionale, le banche hanno colto le opportunità offerte dallo sviluppo dei mercati,
estendendo le loro funzioni ben oltre il tradizionale modello di intermediazione. Una delle
principali attività perseguite
1
è stata frammentare l’attività di concessione del credito cedendo ad
altri operatori finanziari prestiti da esse in precedenza erogati, tramite le cosiddette attività di
cartolarizzazione.
Il fenomeno ha iniziato ad espandersi in maniera esponenziale, con l’obiettivo di aumentare la
leva finanziaria e raggiungere un livello di diversificazione dei rischio accettabile.
In realtà, la maggiore diversificazione dei rischi apparentemente raggiunta si è rilevata illusoria: il
rischio è risultato essere molto piø concentrato di quanto si pensasse e in gran parte gravante sulle
banche, le quali hanno raggiunto nel tempo un’esposizione al rischio eccessiva e, cosa ancora piø
sconcertante, assolutamente sottovalutata dalla maggior parte degli istituti finanziari.
La serie di elementi destabilizzanti sopra riportati ha avuto impatti straordinari su molte istituzioni
bancarie internazionali, costrette a registrare ingenti svalutazioni e perdite con riferimento a molti
asset cartolarizzati il cui valore è andato, appunto, progressivamente azzerandosi.
Solamente per ricordarne alcune, citiamo:
• la crisi delle GSEs (Government Sponsored Enterprises) meglio conosciute come Fannie
Mae e Freddie Mac, attualmente supportate da un piano di acquisti sul mercato di MBS
emesse dalle GSEs promosso dal Tesoro;
1
Vedi articoli introduttivi.
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• le enormi difficoltà finanziarie riscontrate dalle americane Bearn Stearns, Washington
Mutual (WAMU) e Merrill Linch, acquisite rispettivamente da JP Morgan Chase (le
prime 2) e da Bank of America;
• il gruppo assicurativo American International Group (AIG), che ha ricevuto un cospicuo
prestito di circa 130 miliardi di dollari dalla Fed;
Con riferimento al contesto europeo:
• la banca inglese Northern Rock, che fu tra le prime a capitolare sotto il peso degli asset
tossci aventi come sottostanti mutui subprime;
• la crisi della banca scozzese Halifax Bank of Scotland (HBOS), determinata dalla
forte esposizione sul mercato immobiliare, che ha portato l’istituto ad essere acquisito
da parte di Loyds TSB;
• La crisi di Fortis Bancque, Santander e Royal Bank of Scotland (quest’ultima con
maggiori difficoltà rispetto alle prime 2) derivante dall’acquisizione congiunta di
ABN Amro, pesantemente esposta in investimenti ABS.
1.3. Finalità della presente elaborazione
L’obiettivo del presente elaborato è partire dalle considerazioni di sintesi che possono essere
tratte dagli articoli riportati in apertura nonchØ dai molteplici livelli di analisi riportati alla
sezione precedente e, una volta compreso nel dettaglio il fenomeno della cartolarizzazione,
fornire al lettore gli elementi valutativi necessari per effettuare una contrapposizione tra i
benefici conseguenti all’utilizzo di questa forma di finanza strutturata e i “rischi” dalla
stessa derivante.
In sintesi
LA CARTOLARIZZAZIONE DEI CREDITI
- Modalità di strutturazione, Opportunità e Rischi -
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2. Alcune precisazioni
Prima di entrare nel dettaglio della presente trattazione, occorre premettere alcune osservazioni di
carattere terminologico ed alcune precisazioni in merito al significato che nel tempo è stato
attribuito al termine cartolarizzazione sulla base di alcune diverse interpretazioni.
Il fenomeno della cartolarizzazione (frequentemente indicato anche con il termine inglese
securitisation, neologismo anglosassone che racchiude la piø appropriata definizione di Asset
Backed Securitisation –ABS-, che in italiano è possibile tradurre appunto con “cartolarizzazione
di titoli”) rappresenta sicuramente uno dei piø rilevanti sviluppi della finanza internazionale degli
ultimi due decenni; protagoniste nel presente e nell’immediato passato, tali operazioni sono
destinato ad assumere ulteriore importanza nel prossimo futuro, quando le potenzialità di questa
tecnica finanziaria saranno pienamente sfruttate anche in paesi dove, sinora, il numero ed il
volume di questo genere di operazioni è risultato poco significativo.
Nel passato, il termine Securitisation (o Securitization) è stato usato secondo due accezioni
distinte:
1) Negli anni ottanta-novanta, la parola, tradotta in italiano con “titolarizzazione”, è servita per
descrivere il progressivo erodersi dell’intermediazione finanziaria come tradizionalmente
intesa (ovvero fondata prevalentemente sull’attività di raccolta del risparmio e di erogazione
del credito da parte di intermediari bancari) a favore di un sempre maggiore ricorso al
mercato dei capitali da parte delle imprese industriali e commerciali per la soddisfazione
delle proprie esigenze finanziarie; con riferimento ai sistemi finanziari internazionali, si parla
di un processo di evoluzione “market-oriented”.
L’utilizzo di forme di collegamento diretto tra unità finanziarie in deficit e unità finanziarie
in surplus, in particolar modo attraverso l’emissione ed il collocamento di titoli azionari ed
obbligazionari, (ed il conseguente effetto di disintermediazione degli istituti creditizi) hanno
comportato notevoli variazioni nel modo di operare degli istituti bancari: da un lato, si è
assistito alla riduzione del peso del margine di interesse quale principale componente di
reddito e, dall’altro, si è generato un aumento dei ricavi da servizi attinenti l’intermediazione
in valori mobiliari.
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Questo fenomeno di graduale trasformazione di spazi operativi del mercato creditizio in
spazi del mercato mobiliare, ben rappresentato nel grafico sottostante, viene generalmente
definito in natura come “securitisaton of finance”. Nell’ambito della securitisation of finance
si distingue, poi, la “securitisation of banking“, che fa riferimento sia alla tendenza delle
banche a operare sul mercato dei capitali, sia alla sostituzione degli impieghi tradizionali
delle banche (i prestiti) con investimenti in titoli.
0
100
200
300
400
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900
1975 1980 1985 1990 1995 1997
La securitisation nel mondo (dati in miliardi di dollari)
Emissione titoli Prestiti
2
2) In tempi piø recenti (indicativamente dalla seconda metà degli anni novanta), il termine
“Securitisation” è stato utilizzato, in un accezione piø specifica, per descrivere l’emissione
dei titoli di debito negoziabili su un apposito mercato secondario, i cui flussi di interesse e il
cui rimborso non sono garantiti dalla complessiva capacità reddituale e patrimoniale di una
determinata società privata/pubblica/ente (così come avviene per i tradizionali titoli
obbligazionari) ma dai cash flows derivanti da specifici assets appositamente scelti quali
oggetto dell’operazione di cartolarizzazione.
2
Fonte: OECD, Financial Market Trends
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Proprio quest’ultima accezione del termine “Securitization” costituisce l’argomento di analisi del
presente studio, ed è per questo utile specificare fin d’ora una breve definizione che costituisca la
base di partenza di qualsiasi congettura svolta nella presente trattazione.
2.1. Definizione
La cartolarizzazione è un processo finanziario finalizzato alla trasformazione
dei crediti in titoli negoziabili sul mercato; piø precisamente, la securitisation si
presenta come una tecnica finanziaria mediante la quale banche, società ed
Enti pubblici (esempio: lo stesso Ministero dell' Economia e delle Finanze)
selezionano ed aggregano i propri flussi di cassa attuali o futuri derivanti dagli
impieghi creditizi, mutui o altre classi di attivo predeterminate al fine di
costituire un supporto a garanzia di titoli di debito emessi sul mercato dei
capitali e negoziati in un apposito mercato secondario
3
.
3
Dal 17 gennaio 2000 i titoli Asset Backed Securities di diritto sia italiano sia estero possono essere quotati e
negoziati sul segmento EuroMOT di Borsa Italiana.
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3. Origine ed evoluzione storica
3.1. Mercato statunitense
La nascita della tecnica della securitisation viene fatta risalire alle emissioni prussiane
(Danimarca e Germania), dove da piø di 200 anni esistono due fiorenti mercati di mutui ipotecari
cartolarizzati; tuttavia, la securitisation così come oggi intesa, ovvero come tecnica di finanza
strutturata, ha origini molto piø vicine ai giorni nostri, sviluppandosi nel piø avanzato mercato
statunitense a partire dagli anni ‘70.
La prima moderna operazione di securitisation risale proprio al 1970 e riguarda la finanza
ipotecaria: l’agenzia federale statunitense Government National Mortgage Association (GNMA o
Ginnie Mae) emise i primi titoli (chiamati MBS – Mortgage Backed Securities) con copertura
finanziaria ottenuta dai mutui ipotecari garantiti dalla stessa agenzia.
Nei primi anni le emissioni di ABS negli Stati Uniti furono esclusivamente effettuate tramite
Agenzie Governative
4
, quale conseguenza della grande richiesta di mutui ipotecari da parte di
acquirenti di private abitazioni nei primi anni ‘70.
Le saving banks, ovvero gli istituti di credito statunitensi specializzati in questo tipo di operazioni
di emissione dei mutui ipotecari, incontrarono infatti all’epoca notevoli difficoltà nel reperire le
risorse finanziarie necessarie per far fronte all’incremento della domanda di mutui, a motivo del
loro elevato grado di indebitamento. Le cartolarizzazioni effettuate con l’intervento delle Agenzie
Governative infatti, consentirono di smobilizzare parte del portafoglio mutui e di far fronte alla
domanda di nuovi prestiti senza compromettere ulteriormente la propria situazione finanziaria.
5
In un secondo momento, dato l’enorme successo ottenuto da questi titoli, ben presto anche le
banche e le altre istituzioni del credito si organizzarono per strutturare operazioni di questo
genere.
La prima operazione di securitisation non garantita da un’agenzia pubblica fu effettuata dalla
Bank of America nel 1977; basata su di un portafoglio di mutui ipotecari, essa riscosse notevole
4
Il ruolo giocato dalle Agenzie governative, nate con la “National Housing Act”del 1934 allo scopo di affrontare la
crisi di liquidità del mercato dei mutui ipotecari conseguente la grande depressione degli anni ’30, è stato
determinante nello sviluppo del mercato statunitense degli MBS; per contro, la mancanza in Europa di organizzazioni
simili è da molti considerata una delle principali cause del ritardo che la stessa ha accusato rispetto agli USA.
5
La Torre: “le operazioni consentirono a banche e saving banks di migliorare anche la gestione del rischio di
interesse, dato che erano solite indebitarsi a breve temine, nonostante concedessero mutui a medio-lungo termine.
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successo così come per le innumerevoli altre emissioni private, tutte accolte con largo favore dal
pubblico degli investitori.
Nella fase successiva, il processo di cartolarizzazione dei crediti, pur rimanendo geograficamente
circoscritto nei confini del mercato statunitense, cominciò ad estendersi ad altre categorie di
prestiti; proprio a fronte dello sviluppo di queste forme di operazioni caratterizzate da un
sottostante diverso da quella dei mutui ipotecari (Mortgage-backed Securities), negli Stati Uniti
venne coniato il nuovo termine Asset Backed Securities, che sarà utilizzato da quel momento in
avanti per indicare tutti i titoli per i quali l’investimento sottostante è un’attività diversa dai
mutui
6
.
E’ necessario sottolineare che la crescita del volume e del numero di operazioni (vedi prospetto
allegato) è stato favorito da numerosi interventi legislativi che ne hanno reso piø agevole e
conveniente l’utilizzo; in particolare si fa riferimento alle norme che hanno permesso il
collocamento degli ABS e MBS anche presso i privati risparmiatori. Possiamo ricordare:
Anno di riferimento Descrizione dell’operazione
1982 Prime operazioni di securitisation di prestiti industriali e commerciali.
1984 Prime operazioni di securitisation di prestiti relativi al credito al consumo.
1985
La Marine Midland Bank di New York, assistita dalla Salomon Brothers,
cartolarizza prestiti concessi per l’acquisto di automobili.
1985
La Sperry Corporation decise la costituzione di un apposita sussidiaria, la
Sperry Lease Finance Corporation, affinchØ si occupasse dell’acquisto dei
contratti di leasing di computer presenti negli attivi di bilancio della capo
gruppo per poi cartolarizzarli.
1986 (aprile)
La Bank One di Columbus (Ohio), realizza il primo collocamento privato ,
con l’assistenza di Salomon Brothers, di titoli ABS collegati a carte di credito
1987 (gennaio)
La Republicbank di Delaware lancia la prima offerta pubblica di titoli legati
alle carte di credito.
1987 (febbraio)
La Bank of America lancia la seconda offerta pubblica di titoli legati alle
carte di credito.
6
Al di fuori degli Stati Uniti questa distinzione non viene operata, in quanto il mercato della Securitisation si è
sviluppato in maniera piø omogenea per tutte le diverse tipologie di attività che possono fungere da sottostante e
quindi il mercato delle MBS viene semplicemente considerato come un particolare settore del piø ampio mercato
delle ABS.
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Il particolare interesse verso l’emissione di ABS e MBS proseguì anche negli anni successivi: nel
solo anno 1988 la Chemical e la Citicorp, importanti società di consulenza, fornirono sevizio
come Lead Manager di operazioni di cartolarizzazione per un totale rispettivamente di 1,9 e 1,3
billioni di dollari.
Come accaduto in molti altri settori, mentre gli Stati Uniti proseguivano e consolidavano il
proprio processo di sviluppo delle tecniche di cartolarizzazione, il resto del mondo “restava a
guardare”.
Negli altri paesi industrializzati, infatti, si assistette ad un processo di sviluppo piuttosto lento,
ostacolato da un insieme di fattori che possono essere ricondotti a tre macro categorie:
1. i limiti posti dalle diverse regolamentazioni e, in taluni casi, l’assenza di norme a
regolamentazione del fenomeno;
2. la mancanza di omogeneità nel finanziamento dei prestiti;
3. la carenza di infrastrutture istituzionali.
In particolare, gli unici paesi che fin dalla meta degli anni ‘80 hanno tentato di seguire la via della
securitisation sono stati – con riferimento all’estremo oriente- il Giappone e - con riferimento al
contesto europeo- la Gran Bretagna e la Francia.
3.2. Estremo Oriente - Giappone
L’esperienza in Giappone iniziò a fine 1987, quando furono effettuate le prime operazioni aventi
ad oggetto esclusivo il mercato dei prestiti ipotecari. Tuttavia, mentre nel primo anno di attività il
fenomeno coinvolse solo l’1% del mercato, nel periodo successivo la tecnica fu progressivamente
estesa ad altre tipologie di attivi, tanto è che nel 1998 il mercato raggiunse un volume
complessivo di 12,5 miliardi di dollari.
A partire dal 1998 molti altri paesi dell’Estremo Oriente iniziarono a conoscere e ad apprezzare le
potenzialità della cartolarizzazione; al fine di fornire un ordine di grandezza, nel solo 1999 le
transazioni di titoli Asset-backed raggiunsero rispettivamente:
• 2 miliardi per quanto riguarda Hong Kong, considerata “la mecca” della securitisation dei
crediti;
• 1 miliardo circa con riferimento alla Corea del Sud e Singapore, Malesia, India, Tailandia
e Indonesia.