Università degli studi della Basilicata – A.A. 2001/02
I. – Contesto storico e applicativo
Prima di poter operare con qualunque strumento, è auspicabile
conoscerne la storia allo scopo di comprendere meglio il suo funzio-
namento e mettersi in grado di utilizzarlo al meglio.
Questo ragionamento è stato il motivo di avvicinamento al te-
ma, articolato in una analisi storica e motivazionale delle circostanze
che hanno portato all'istituzione delle norme ISO 14000.
I.I – Sviluppo sostenibile
L'esplosione della questione ambientale nella seconda metà del
XX secolo ha evidenziato l'esigenza della conservazione delle risorse
vitali per l'uomo.
Tale conservazione non ha un carattere meramente difensivo,
ma deve caricarsi di una forte tensione progettuale per rimuovere le
cause strutturali di degrado e perseguire nuovi equilibri tra società e
ambiente, in modo che non vi sia più contrapposizione tra sviluppo e
conservazione, bensì una costante ricerca, articolata e complessa, che
viene riassunta nel concetto di sviluppo sostenibile.
La crescente richiesta sociale di difesa e riqualificazione del-
l'ambiente in cui viviamo si traduce in una domanda di progetto e di
pianificazione, in cui la ricerca di forme innovative di interazione tra
I. – Contesto storico e applicativo
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ambiente e società dovranno portare alla coabitazione tra sistema eco-
nomico e sistema ambientale.
L’espressione "sviluppo sostenibile" appare per la prima volta
nel 1987 nella relazione della Commissione "Ambiente e Sviluppo"
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Il cosiddetto “Rapporto Brundtland” dal nome del presidente
della stessa commissione, definisce lo sviluppo sostenibile come “lo
sviluppo capace di soddisfare i bisogni del presente senza compromet-
tere il soddisfacimento dei bisogni delle future generazioni, cioè senza
distruggere irreversibilmente le risorse di cui l’uomo dispone”
1
.
Lo "sviluppo" è stato il cardine della società industriale capitali-
stica: doveva creare benessere e consentire di realizzare le aspettative
della società, portando a una realtà migliore. Al contrario, è responsa-
bile di alterazioni dell’equilibrio ecologico che, se non controllate,
possono innescare degrado ambientale e pericolose conseguenze sul
paesaggio e sulla salute.
Non vi può essere sviluppo senza cambiamento e trasformazio-
ne. "Sostenibilità" rinvia al concetto di attenta valutazione di questi
cambiamenti positivi e negativi indotti dallo sviluppo, nell’ottica
dell’assorbimento degli stessi da parte dell’ambiente.
Ogni cambiamento deve essere quindi all'insegna del migliora-
mento economico, ambientale e sociale, fattori che devono necessa-
riamente coesistere come parti integranti e inscindibili di un unico
sistema complesso (vedi fig.1).
1
WCED, Our Common Future, Ginevra, 1987
I. – Contesto storico e applicativo
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fig.1 - Dimensioni dello sviluppo sostenibile
In altre parole, “non si può pensare di produrre vera ricchezza
a danno dell'ambiente e senza determinare equità ed efficienza: lo
sviluppo sostenibile nasce appunto dalla ricerca di equilibrio fra le
tre dimensioni: ecologica, economica e sociale”
1
.
È un equilibrio dinamico ed instabile che nasce dal compromes-
so fra una larga pluralità di interessi e di elementi.
1
Borlenghi Riccardo, Guida alle norme ISO 14000, ed. Hoepli, Milano, 2000
Dimensione
sociale
Pluralismo culturale
Senso di comunità
Equità
Giustizia
Dimensione
ecologica
Inquinamento
Consumo di risorse
Cambiamento climatico
Resilienza
Dimensione
economica
Crescita
Efficienza
Stabilità
Consumismo
I. – Contesto storico e applicativo
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I.II – Collocazione storica
A seguito della definizione di sviluppo sostenibile (1987), han-
no avuto origine una serie di conferenze mondiali sul tema, di cui la
prima è stata la Conferenza di Rio sull'ambiente e lo sviluppo nel
1992.
Tale conferenza è stata molto importante per la dichiarazione
conclusiva che costituisce di fatto il modello di riferimento per una
società sostenibile, “da perseguire attraverso l'avvio di nuovi livelli di
cooperazione tra gli stati, le aziende e le persone, orientandosi verso
accordi internazionali che rispettino gli interessi di tutti e proteggano
l'integrità dell'intero sistema ambientale e di sviluppo”
1
.
Tali principi portano inevitabilmente alla progressiva introdu-
zione delle tematiche ambientali nella gestione economica aziendale, e
di conseguenza alla necessità di predisporre strumenti affidabili per
tale gestione.
Anche in considerazione della rapida mutazione del contesto di
riferimento, in cui la legislazione ambientale si è fatta più severa e
complessa e i consumatori più attenti ed esigenti, è maturata l'esigenza
di concepire un sistema in grado di affrontare tutti gli aspetti aziendali
che hanno rilevanza sull'ambiente e che riguardano in modo comples-
sivo la struttura stessa dell'azienda.
1
ONU, Dichiarazione conclusiva della “Conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo”, Rio de
Janeiro, 1992
I. – Contesto storico e applicativo
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Tale esigenza ha portato alla individuazione di standard relativi
ai sistemi di gestione, indicando i requisiti di carattere generale che
l'azienda deve adottare per la propria attività. In particolare, per quan-
to riguarda i sistemi di gestione ambientale possiamo distinguere tre
diversi tipi di standard a seconda del proponente.
Per primi sono nati gli standard provenienti dal mondo della
produzione: essi hanno individuato alcuni principi generali per un
impegno nei confronti dell'ambiente. Ad esempio, il Programma "Re-
sponsible care" predisposto dalle Associazioni dell'Industria Chimica
o la Carta delle imprese per lo sviluppo sostenibile predisposta dalla
Camera di commercio internazionale.
Più che di standard veri e propri, si tratta di linee guida nate
dall’esigenza di adottare strumenti di gestione ambientale; difficil-
mente avranno ulteriore sviluppo, vista la successiva introduzione
degli attuali standard di riferimento di carattere internazionale.
Successivamente, altri standard caratteristici sono stati elaborati
dagli Enti di normazione nazionale ed internazionale, come l'UNI
(ente nazionale italiano di UNIficazione) italiano, il BSI (British Stan-
dard Institute) inglese, il CEN (Comitè Europèen de Normalisation)
europeo, il CSA (Canadian Standard Association) canadese, il SABS
(South African Bureau of Standards) sudafricano e l'ISO (International
Standard Organisation) organismo internazionale.
Questi ultimi sono volontari e finalizzati principalmente alla
possibilità di certificazione offerta delle aziende che implementano
sistemi di gestione conformi alle norme.
I. – Contesto storico e applicativo
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Parallelamente sono nati gli standard emanati da Istituzioni
Pubbliche, il più noto dei quali è il Regolamento elaborato nel 1993
dall'Unione Europea e denominato EMAS (Environmental
Management and Audit Scheme).
Tutti gli standard introdotti in precedenza hanno alcune caratte-
ristiche comuni così riassumibili:
ξ sono stati elaborati per aiutare le organizzazioni interessate a
implementare o migliorare il proprio SGA (Sistema di Ge-
stione Ambientale);
ξ sono standard volontari e cioè non esiste alcuna legge che
obbliga ad adottarli. Questo non significa che in ambito con-
trattuale non possa venire richiesto da parte del cliente di a-
dottare uno standard, creando così di fatto un obbligo com-
merciale, che comunque non ha nessun valore coercitivo;
ξ l’SGA e le prestazioni ambientali sono comunque stretta-
mente connesse, perché è il sistema che genera le informa-
zioni mediante le quali vengono valutate le prestazioni e sta-
biliti gli obiettivi per il futuro.
ξ le motivazioni che portano all'adozione degli standard non
sono importanti per l'utilità e i benefici che ne derivano;
ξ introducono linee guida per alcuni strumenti aggiuntivi
(auditing, labellig, valutazione delle prestazioni ambientali,
valutazione del ciclo di vita, ecc.);
ξ non fissano alcun valore di prestazione ambientale ma solo
un modo sistematico di gestire le prestazioni: stabiliscono
I. – Contesto storico e applicativo
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cioè come bisogna raggiungere un obiettivo e non quale deve
essere l'obiettivo da perseguire;
L'interesse verso gli standard volontari per i sistemi di gestione
ambientale è comunque recente e risale all'inizio degli anni '90.
Durante i lavori preparatori della conferenza di Rio nel 1990,
infatti, è stato affrontato, per la prima volta a livello internazionale
(ONU), il tema degli standard volontari per l'ambiente con un caloroso
invito a procedere a una loro elaborazione.
La risposta dell'ISO a questo crescente interesse è stata quella di
creare nel giugno '91 una commissione apposita, la Strategic Advisor
Group for the Environment (SAGE), che ha terminato i suoi lavori alla
fine del '92, raccomandando all'ISO di istituire al più presto nuovi
comitati tecnici per l'elaborazione di standard ambientali riguardanti
sia gli aspetti organizzativi sia i prodotti.
Nel gennaio '93 il Comitato Tecnico Direttivo dell'ISO ha ap-
provato le raccomandazioni del SAGE istituendo un nuovo comitato
tecnico – il TC 207 – con il compito di elaborare gli standard ambien-
tali.
A partire dalla seconda metà del '96 compare la serie di standard
ISO 14000, costituita da ben 18 documenti elaborati fino al 2000.
I principali vantaggi degli standard di tipo volontario sono i se-
guenti:
ξ sono stati elaborati sulla base del consenso e questo dovreb-
be incoraggiarne l’utilizzo;
ξ concorrono a ridurre il conflitto con le norme cogenti;
I. – Contesto storico e applicativo
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ξ possono incoraggiare altri ad elevare il proprio comporta-
mento ambientale;
ξ promuovono l’armonizzazione e quindi sono ben accettati da
enti esteri (banche, assicurazioni, azionisti, amministrazioni
pubbliche);
ξ incoraggiano il personale alla responsabilità ecologica.
Le norme per lo sviluppo dei Sistemi di Gestione Ambientale,
inclusi i principi di coordinamento con altri sistemi di gestione (quali-
tà, sicurezza, ecc.) sono applicabili a qualsiasi entità interessata a rag-
giungere e a dimostrare un buon livello di comportamento verso
l’ambiente, controllando l’impatto ambientale delle proprie attività,
prodotti e servizi.
Ciò comporta la necessità di stabilire una politica ambientale,
cioè gli obiettivi di salvaguardia ambientale, e quindi di poter succes-
sivamente valutare le proprie prestazioni ambientali.
I. – Contesto storico e applicativo
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I.III – La normativa internazionale
I documenti della serie ISO 14000 si propongono di promuove-
re lo sviluppo sostenibile attraverso il miglioramento del comporta-
mento ambientale delle organizzazioni.
In una recente ricerca dell’Organizzazione delle Nazioni Unite
vengono evidenziati quattro aspetti fondamentali dell'atteggiamento
comune di coloro che si sono in qualche modo impegnati per lo svi-
luppo sostenibile:
ξ la preoccupazione dell'impatto ambientale a causa della no-
stra attività;
ξ l'accettazione della responsabilità per tali impatti;
ξ l'aspettativa che gli impatti negativi possano essere ridotti o
eliminati;
ξ l'attribuzione delle responsabilità per tali impatti a tutti i
membri della comunità.
Tali aspetti sono tutti rintracciabili nell’ambito dello standard
ISO 14001:
Preoccupazione: Requisito 4.3.1: Aspetti ambien-
tali
Responsabilità: Requisito 4.1: Requisiti generali
Riduzione impatto: Requisito 4.2: Politica ambientale
Comunità: Requisito 4.4.2: Formazione,
sensibilizzazione e competenze
I. – Contesto storico e applicativo
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Evidentemente ciò dimostra che le norme sono uno strumento in
grado di contribuire allo sviluppo sostenibile.
tab.1 - Le norme della serie ISO 14000
Sigla d’identificazione Denominazione originale Anno
ISO 14001
Environmental Management Systems
Specification with guidance for use
1996
ISO 14004
Environmental Management System
General guidelines on principles, systems and
supporting techniques
1996
ISO 14010
Guidelines for environmental auditing
General principles
1996
ISO 14011
Guidelines for environmental auditing
Audit procedures Auditing of Environmental
Management Systems
1996
ISO 14012
Guidelines for environmental auditing
Qulification criteria for auditors
1996
ISO 14020
Environmental labels and declarations
General principles
1998
ISO 14021
Environmental labels and declarations
Self-declared environmental claims
1999
ISO 14024
Environmental labels and declarations
Type I environmental labelling – Principles
and procedures
1999
ISO 14025
Environmental labels and declarations
Type III environmental declarations
2000
ISO 14031
Environmental management – Environmental
performance evaluation (EPE) – Guidelines
1999
ISO 14032
Environmental management – Examples of
environmental performance evaluation (EPE)
1999
ISO 14040
Life Cycle Assessment – Principles and
framework
1997
ISO 14041
Life Cycle Assessment Goal and scope defini-
tion and inventory analisys
1998
ISO 14042
Life Cycle Assessment – Life Cycles impact
assessment
2000
ISO 14043
Life Cycle Assessment – Life Cycle interpre-
tation
2000
ISO 14049
Life Cycle Assessment – Exaples of applica-
tion of ISO 14041 to goal and scope definition
and inventory analisys
2000
ISO 14050 Vocabulary 1998
ISO 14061
Information to assist forestry organizationsin
the use of Environmental Management Sys-
tem standard ISO 14001 and ISO 14004
1998
I. – Contesto storico e applicativo
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Il cuore delle 18 norme costituenti la serie 14000, illustrate in
tab.1, riguarda i sistemi di gestione ambientale, che costituiscono lo
strumento principale per promuovere efficacemente l'attività di mi-
glioramento ambientale.
Le altre norme si riferiscono ad ulteriori strumenti, il cui utiliz-
zo consente di effettuare adeguate valutazioni, indispensabili per la
determinazione della politica ambientale e dei conseguenti obiettivi
ecologici; inoltre esse supportano l’SGA, ottimizzando il suo contenu-
to e il suo funzionamento.
L’SGA si prefigura quindi come un valido strumento per il ne-
cessario cambiamento di comportamento nei confronti dell’ambiente e
per garantire la congruenza delle attività con tale comportamento.
Esistono infatti innumerevoli aspetti determinanti per promuo-
vere la sostenibilità all’interno dei processi economici. Ad esempio,
esiste il problema di operare alcune valutazioni; il problema di sce-
gliere gli obiettivi; il problema del modello organizzativo più idoneo;
il problema di determinare le prestazioni ambientali attese e di verifi-
carne la rispondenza; il problema della scelta di progetti, processi e
prodotti idonei; il problema della definizione di adeguate procedure
esecutive, manutentive e gestionali, ecc.
L’implementazione di un SGA consente di affrontare tutti i
suddetti problemi secondo un quadro di riferimento unitario, con
l’ausilio di altri strumenti standardizzati che aiutano a guidare e go-
vernare la complessità insita nel processo edilizio.